Alla presidente dei post-servi

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L'Italia ha sospeso i fondi a Gaza,
tu no. 

Presidente Giorgia Meloni,

devo confessare che avevo basse aspettative, e tuttavia.

Da un tweet del suo ministro degli esteri di venerdì scorso (venerdì scorso!) scopro che l'Italia non sta più assolvendo ai suoi doveri di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese – gli aiuti all'UNRWA sono "congelati" non si sa bene da quando, forse da cento giorni. Nel frattempo la striscia di Gaza è stata quasi completamente rasa al suolo: le vittime dei bombardamenti e dei combattimenti sono più di ventimila, in gran parte civili (lo stesso esercito israeliano riconosce che Hamas è ancora operativo). Intere famiglie sono state spazzate via dalla guerra; gli israeliani ostacolano l'accesso di aiuti alimentari e sanitari a Gaza e venerdì abbiamo scoperto che comunque tra quegli aiuti nulla più viene dall'Italia.


Il blocco degli aiuti quindi sarebbe persino precedente al cosiddetto scandalo UNRWA, ovvero alla scoperta che alcuni dipendenti UNRWA avrebbero collaborato agli eccidi di Hamas del 7 ottobre scorso; il che sarebbe gravissimo se si potesse dimostrare. Senz'altro ci tiene molto il governo israeliano: probabilmente è un modo per spostare l'attenzione dalla sentenza preliminare della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, che rappresenta già una severa censura del comportamento assunto dall'esercito israeliano in questi mesi nei confronti della popolazione civile della Striscia. Ma prendendo anche per vero quel che avrebbero confessato dodici dipendenti su tredicimila (interrogati dall'intelligence israeliana e dallo Shin Bet); considerata la penetrazione capillare di Hamas nella società gazawi, un numero così esiguo di sospettati è quasi un'indiretta conferma dell'autonomia dell'UNRWA rispetto ad Hamas.

Insomma qualsiasi governo sovrano attenderebbe prima di prendere per fondate le accuse mosse da Israele all'UNRWA, ma per il nostro governo il problema non si pone: a quanto pare i fondi li avevamo sospesi già, molto prima che qualche nostro importante alleato ci imponesse di farlo. O forse ce l'hanno imposto prima, come fanno i padroni ai servi un po' rintronati e noi questo siamo evidentemente, presidente. Altri governi, in queste ore, stanno mostrando un atteggiamento meno servile e più consono alle rappresentanze democratiche di Paesi sovrani: la Spagna, l'Irlanda, non stanno sospendendo gli aiuti, nemmeno la Scozia: noi sì. 

Presidente Meloni: il sospetto di essere cittadino di un Paese che non stava facendo praticamente nulla per evitare un genocidio lo nutrivo anche prima di venerdì; ma non immaginavo in che misura lei, in che misura noi fossimo già complici. Il nostro sostegno a Israele, mai così esplicito, è un incoraggiamento a proseguire nella direzione in cui sta andando, e la direzione in cui sta andando non è solo quella di una catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza. È anche un disastro morale per Israele, e per la complessa e struggente storia che rappresenta.   

Presidente Meloni, so che senza essersi mai definita fascista, non è mai nemmeno riuscita a dichiararsi antifascista – nemmeno adesso che ormai ha vinto tutto quello che poteva vincere, e nessuno può più scavalcarla: nemmeno adesso. E va bene. I fascisti si sa, facevano i gradassi in tempo di pace; quando scoppia la guerra annusavano il vento per capire dove stesse passando il sedere del più forte, e lì si attaccavano. Lei in teoria non fa così, lei è post. 

Io, l'avrà capito, non ho nessun rispetto per il partito che lei dirige, per la storia che c'è dietro, per il suo Almirante e il suo Berlusconi. Il giorno in cui ha vinto le elezioni è per me uno dei momenti più bui della storia della Repubblica. E però anche in quel momento mi restava la curiosità: cos'avrebbe fatto una gregaria di formazione, nel momento in cui saliva sul gradino più alto? Avrebbe forse scoperto la sua personalità, svelato finalmente un pensiero autonomo, qualcosa di simile a una volontà propria? Quanto meno me l'auguravo, sarebbe stata una bella sorpresa per tutti. E invece non c'è niente da fare: eccola al postservizio dei primi che le hanno mostrato i muscoli. 

Io non sono veramente nessuno e questo mio sfogo non è un granché, ma confesso che mi piacerebbe che le mie parole in un qualche modo si scavassero un sentiero tra la selva retorica che la circonda, e la pungessero in una qualche regione dove altre persone hanno una coscienza. Lei i palestinesi li conosce, è stata a Betlemme; quando Renzi era al governo chiedeva i Due Stati per Due Popoli: ora vede un popolo affamare l'altro e gli dà una mano. E quando al prossimo comizio ciancerà di orgoglio nazionale, di sovranità e di altre sciocchezze, lo so che è impossibile, ma vorrei che un poco si vergognasse, sarebbe ora: per lei e per noi. Postservi, non siamo altro che postservi: il postpadrone ordina e lei ha già eseguito. 

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