Il partito amatoriale
20-03-2014, 03:16Beppe Grillo, grafica, ho una teoria, lavoroPermalink
Sei un sostenitore, un attivista, un portavoce, un affezionato elettore o semplicemente un qualsiasi cittadino o cittadina? Sei un grafico o aspirante tale? Credi come noi nel creative commons, nella libera circolazione e nel libero uso delle idee?
Cerchiamo te.
(http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2014/03/contest-grafico-m5s-camera.html)
È possibile che la prima (o la seconda) forza politica in Italia non abbia i soldi per pagare dignitosamente un grafico? È plausibile che un movimento che mobilita migliaia di persone in tutta la penisola, e che in virtù della generosità di attivisti e simpatizzanti può permettersi di rifiutare i rimborsi elettorali, sia costretto per rinnovare la farraginosa grafica del suo sito a varare un "contest" - ovvero a farsi regalare dai concorrenti il materiale riservandosi di "avviare una eventuale collaborazione" col vincitore? ("Tutti i contributi utilizzati saranno considerati ceduti a titolo gratuito": e perché dovreste assumerci, dopo averci saccheggiato?)
Non è possibile. E infatti non è così. I soldi per rifare un sito, per la precisione il "restyling grafico di M5S Montecitorio", ci sarebbero. Se i deputati non vogliono autotassarsi, potrebbero chiederli a Grillo, che dopotutto qualche soldo col blog lo porta a casa; o alla Casaleggio Associati. Il vecchio trucco del contest, già sperimentato da centinaia di enti locali desiderosi di farsi un logo o un sito a costo zero, non è ispirato da semplice tircheria (anche se sullo stereotipo del genovese Grillo ci marcia da una carriera). Il fatto è che il M5S non cerca professionisti, ma dilettanti allo sbaraglio. Ai deputati cinque stelle non serve un bel sito con una grafica accattivante, ma una pagina web sgraziata con fotomontaggi orrendi. Il sito di Beppe è fatto così, ed è di gran lunga il blog più letto in Italia: perché cambiare?
(continua sull'Unità, H1t #223)
Cerchiamo te.
(http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/2014/03/contest-grafico-m5s-camera.html)
È possibile che la prima (o la seconda) forza politica in Italia non abbia i soldi per pagare dignitosamente un grafico? È plausibile che un movimento che mobilita migliaia di persone in tutta la penisola, e che in virtù della generosità di attivisti e simpatizzanti può permettersi di rifiutare i rimborsi elettorali, sia costretto per rinnovare la farraginosa grafica del suo sito a varare un "contest" - ovvero a farsi regalare dai concorrenti il materiale riservandosi di "avviare una eventuale collaborazione" col vincitore? ("Tutti i contributi utilizzati saranno considerati ceduti a titolo gratuito": e perché dovreste assumerci, dopo averci saccheggiato?)
Non è possibile. E infatti non è così. I soldi per rifare un sito, per la precisione il "restyling grafico di M5S Montecitorio", ci sarebbero. Se i deputati non vogliono autotassarsi, potrebbero chiederli a Grillo, che dopotutto qualche soldo col blog lo porta a casa; o alla Casaleggio Associati. Il vecchio trucco del contest, già sperimentato da centinaia di enti locali desiderosi di farsi un logo o un sito a costo zero, non è ispirato da semplice tircheria (anche se sullo stereotipo del genovese Grillo ci marcia da una carriera). Il fatto è che il M5S non cerca professionisti, ma dilettanti allo sbaraglio. Ai deputati cinque stelle non serve un bel sito con una grafica accattivante, ma una pagina web sgraziata con fotomontaggi orrendi. Il sito di Beppe è fatto così, ed è di gran lunga il blog più letto in Italia: perché cambiare?
(continua sull'Unità, H1t #223)
È vero che è molto brutto, ma pare che si tratti di una bruttezza funzionale: se fosse più gradevole non avrebbe la stessa forza. Su Rivista Studio un mese fa Roberto Marone definiva la grafica di Beppegrillo.it un “unicum nel panorama della propaganda di tutto l’occidente”:
“un uso spintissimo del fotomontaggio per irridere chiunque e qualsiasi cosa, come un ariete per veicolare qualsiasi messaggio e sminuire qualsiasi avversario. Perfetto, e potentissimo. L’uso di grafiche prodotte da chiunque, e in qualsiasi circolo della penisola, senza alcuna cura, griglia grafica, o criterio di omologazione, in una sorta di “va tutto bene”. [...] È come se tutto fosse consegnato a un’apparente amatorialità, in cui qualsiasi stilema dell’alfabeto visivo si presenta grezzo e lasciato al caso. Una sorta di aggregatore di amateur politico, sgranato ma vero, brutto ma reale. Dove quindi persino l’immagine, solitamente studiata, è dal basso e quindi pericolosamente coincidente con un del basso.
Eppure, nonostante questo, nonostante tutto, è un alfabeto perfettamente riconoscibile, graniticamente identitario, e quindi perfettamente funzionale. Genera appartenenza, visite, condivisioni, e coincide con una propaganda in cui l’a-professionismo è un diritto e il manifesto del mio pensiero è lo stesso manifesto della tua pizzeria. Perché il messaggio è che può fare comunicazione chiunque, può essere della partita chiunque e, quindi, può fare politica chiunque”.
Chiunque può fare politica: chiunque può fare comunicazione (compreso Messora o Casalino, o Nik il Nero: personaggi improbabili, e proprio per questo a loro modo irresistibili), chiunque può fare il restyling di un sito. I professionisti hanno tutto il diritto di risentirsi e protestare. Che senso ha destinare la diaria a un fondo per le piccole e medie imprese, e poi pretendere di non pagare il grafico, che nella maggior parte dei casi è piccola impresa pure lui? Ma è proprio questa contraddizione la forza del M5S: da una parte il rovesciamento del rapporto tra politici e cittadini (“i politici sono nostri dipendenti”), dall’altra la de-professionalizzazione: ai nostri dipendenti non è più richiesta nessuna esperienza o competenza, e guai a chi pensa di far carriera e metter da parte qualcosa.
Qualcuno avrà già scritto che Grillo, a modo suo, non fa che proseguire la tendenza alla precarizzazione delle figure professionali: anche i politici devono diventare CoCoPro, lavoratori a progetto. E abbiamo visto con quanta rapidità sia disposto a licenziarli se non gli servono più. In questo senso, più che lo stereotipo del ligure micragnoso, ha senso rispolverare quello del piccolo imprenditore del nord, sempre arcisicuro della potenza delle sue visioni anche se nel 2014 non capisce l’inglese e il suo sito internet ha la stessa grafica dal 1998. Se fallirà, sarà sempre a causa degli altri: le banche cattive, lo Stato vampiro, eccetera. http://leonardo.blogspot.com
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