Un giorno da cretini

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Italiano medio (Maccio Capatonda, 2015)

Essere un cretino, almeno per un giorno. Non dirmi che non ne hai mai avuto voglia. Guardati intorno. In tv c'è Sanremo, e non ti piace una canzone. Al cinema c'è 50 sfumature di grigio, ti annoia già dal titolo. Non dirmi che non ci hai mai pensato: se stasera fossi un cretino allora sì che mi divertirei. Riderei di qualsiasi cosa, mi accoppierei con qualsiasi cosa; guiderei un macchinone in mezzo alla carreggiata perché sì; sarei felice. Magari non tutta la vita, ma se ci fosse una pillola e avesse un effetto di due ore, non la prenderesti?

Italiano medio è il film non troppo deludente di Maccio Capatonda, un comico che negli ultimi anni ha rischiato parecchio tra youtube tv e radio, oscillando tra l'abisso di non essere capito e quello di finire a lavorare allo zoo di 105. Non è poi così strano che dopo tanti rischi, nel momento di portare il suo mondo al cinema, abbia prevalso una certa prudenza: se Italiano medio ha un difetto è proprio di essere esattamente il film di Maccio Capatonda che un po' tutti ci aspettavamo. Non poteva mancare Herbert Ballerina, ovviamente c'è Ivo Avido, e tutta la compagnia di giro che rafforza la sensazione di trovarsi davanti a una puntata speciale di Mario, un po' meno folle di quelle che vanno in rotazione su Mtv. Del resto, avercene. Cioè non è che la situazione del cinema italiano (e non solo di quello) sia tale da farci sputare sopra a una puntata speciale di Mario. Il buon successo di Italiano medio non va solo letto in assoluto, ma anche confrontato con quello delle solite-commedie-italiane che stanno uscendo in questo stesso periodo e che scompaiono dai radar già alla seconda settimana. Maccio è andato molto meglio di Belen, questo forse un mese fa non era prevedibile - in realtà non ho niente contro Belen attrice, ma se in giro c'è un film che mentre ti fa ridere ti piazza qualche riferimento a Franzen o Palahniuk, non è una buona notizia?

Italiano medio è anche un compendio di tutto quello che Maccio ha fatto fin qui. Com'è noto, il film sviluppa le premesse di uno dei finti trailer che lo fecero conoscere negli ultimi anni di Mai dire Goal. Il trailer in questione per la verità è un po' più tardo (2012), ma il film che ne scaturisce potrebbe essere stato scritto anche dieci anni fa (continua su +eventi!) per come inquadra una serie di bersagli che oggi sono già un po' sfumati all'orizzonte: i calciatori scemi e le veline, i tronisti e i privé. Come già in Mario, Maccio qui dà libero sfogo a un antiberlusconismo viscerale come al cinema forse non abbiamo mai visto: l'arrivo della tv commerciale è considerato alla stregua della cacciata dal paradiso terrestre. La doppia identità del suo eroe, Giulio Verme, è un risultato di quello choc primigenio: da una parte un neobarbaro lobotomizzato, dall'altra un moralista sterile incapace di qualsiasi attrito con la realtà. Già questa piccola analisi, buttata lì in un film che non si vergogna nemmeno un istante di far ridere con scoregge e giochi di parole, sta qualche metro sopra alla capacità di autoanalisi delle commedie sofisticate che si fanno giù a Roma, dove essere berlusconiani o anti è semplicemente una questione di status, molto spesso ereditato o ricevuto in dote. Maccio è più viscerale, ma anche più interessato al concetto del "berlusconi in me": si capisce che è alla ricerca di una sintesi, e che è molto scettico sulla possibilità di raggiungerla (in questo senso il finale è sì, sorprendente, e ti riconcilia col senso del film). Forse ha qualche compromesso da rimproverarsi (lavora per uno dei programmi radiofonici più trucidi, gira film con la Medusa). Nel frattempo ti abbozza anche un'idea del grillismo, la solidarietà di un gruppo di freak che nel deserto sociale si ritrova insieme contro tutto senza nemmeno bene ricordarsi il perché. Pacifisti violenti, complottisti creativi, imbecilli che ci fanno sentire intelligenti, ex vip qualunque non rassegnati all'oblio, non manca nessuno. Non so se Italiano medio farà ancora ridere tra vent'anni, ma sicuramente tornerà utile per farci ricordare come ci sentivamo. Circondati da cretini, invidiosi dei loro trionfi, disperatamente disposti a dialogare con loro.

Alla terza settimana, Italiano medio è ancora al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (sabato solo alle 22:40; da domenica a venerdì alle 22:40 ma anche alle 20:30).
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