Non entrate nella Stanza
14-03-2016, 18:55cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivoPermalink
Room (Lenny Abrahamson, 2015).
Quando era molto piccolo un giorno Jack scese dall'abbaino sin nella pancia della mamma. Nove mesi dopo ne sgusciò fuori e adesso è il più veloce di tutta la Stanza, cioè il mondo, non più di 16 metri quadrati: un gabinetto, una vasca una cucina, un televisore che mostra persone che non esistono, e un armadio per chiudersi dentro quando la sera arriva il Vecchio Nick. Lui è l'unico uomo dell'universo: a volte porta qualcosa da mangiare, a volte un regalo, ma non è un amico. Questo è il grande mondo di Jack, che oggi compie cinque anni. Buon mattino sedia uno. Buon mattino sedia due. Buon mattino, lavandino.
Qualcosa mi diceva di stare lontano da Room, qualcosa che avrei dovuto ascoltare con più attenzione. Forse è una stagione della vita, una crosta che verrà via qualche anno: diciamo che i bambini maltrattati mi danno da fare - no, è un po' più grave. Mesi fa ho abbandonato un film a metà perché un bambino piangeva e nessuno correva ad aiutarlo: non avrei mai dovuto guardare Room. Non è uno di quei film che dopo due ore finisce. C'è una piccola stanza che ti entra nel cervello e chissà quando se ne va. Senza mai mostrare una sola scena di autentica violenza, affidandosi soltanto alla verosimiglianza, Abrahamson costruisce uno degli inferni più credibili mai portati al cinema. Diventa impossibile non introdursi col pensiero in quella stanza e cominciare a riflettere su cosa avremmo fatto al posto di Jack e della sua mamma disperata, buonasera sedia uno, buonasera sedia due. Per sfuggire all'orco che gli ha dato la vita Jack deve trattenere il fiato, morire e rinascere: è il bambino più coraggioso del mondo, ma intanto stavo morendo io... (continua su +eventi!)
Il regista sembra limitarsi a scegliere la storia più agghiacciante e il punto di vista più innocente: Room non è l'esperimento tecnico che rischiava di essere, in compenso spacca abbastanza il cuore. C'è un'enorme crudeltà che viene data per tutto il tempo data per scontata: una domanda (perché?) che continueremo a urlarci dentro ma che al coraggioso Jack non interessa: nessuno si domanda perché è venuto al mondo dopotutto. È come chiedersi perché il cielo è azzurro, perché Dora l'esploratrice è bruna. Nessuno è veramente cattivo nel mondo di Jack: persino i giornalisti di cronaca, che in tutti gli altri film sono sempre le persone più orribili e superficiali, stavolta sono visti con occhi diversi, più sottili. Brie Larson porta a casa senza neanche troppo sforzo la parte della vita, ma per quanto meritato il suo oscar è impreciso: l'unico vero protagonista è il piccolo Jacob Tremblay, non c'è un solo istante in cui questo piccolo, orribile, indimenticabile film non sia suo. Addio sedia numero uno. Addio sedia numero due. Addio lavandino
Room è al Cityplex di Alba (19:30), al Fiamma di Cuneo (21:00) e al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (22:30).
Quando era molto piccolo un giorno Jack scese dall'abbaino sin nella pancia della mamma. Nove mesi dopo ne sgusciò fuori e adesso è il più veloce di tutta la Stanza, cioè il mondo, non più di 16 metri quadrati: un gabinetto, una vasca una cucina, un televisore che mostra persone che non esistono, e un armadio per chiudersi dentro quando la sera arriva il Vecchio Nick. Lui è l'unico uomo dell'universo: a volte porta qualcosa da mangiare, a volte un regalo, ma non è un amico. Questo è il grande mondo di Jack, che oggi compie cinque anni. Buon mattino sedia uno. Buon mattino sedia due. Buon mattino, lavandino.
Qualcosa mi diceva di stare lontano da Room, qualcosa che avrei dovuto ascoltare con più attenzione. Forse è una stagione della vita, una crosta che verrà via qualche anno: diciamo che i bambini maltrattati mi danno da fare - no, è un po' più grave. Mesi fa ho abbandonato un film a metà perché un bambino piangeva e nessuno correva ad aiutarlo: non avrei mai dovuto guardare Room. Non è uno di quei film che dopo due ore finisce. C'è una piccola stanza che ti entra nel cervello e chissà quando se ne va. Senza mai mostrare una sola scena di autentica violenza, affidandosi soltanto alla verosimiglianza, Abrahamson costruisce uno degli inferni più credibili mai portati al cinema. Diventa impossibile non introdursi col pensiero in quella stanza e cominciare a riflettere su cosa avremmo fatto al posto di Jack e della sua mamma disperata, buonasera sedia uno, buonasera sedia due. Per sfuggire all'orco che gli ha dato la vita Jack deve trattenere il fiato, morire e rinascere: è il bambino più coraggioso del mondo, ma intanto stavo morendo io... (continua su +eventi!)
Il regista sembra limitarsi a scegliere la storia più agghiacciante e il punto di vista più innocente: Room non è l'esperimento tecnico che rischiava di essere, in compenso spacca abbastanza il cuore. C'è un'enorme crudeltà che viene data per tutto il tempo data per scontata: una domanda (perché?) che continueremo a urlarci dentro ma che al coraggioso Jack non interessa: nessuno si domanda perché è venuto al mondo dopotutto. È come chiedersi perché il cielo è azzurro, perché Dora l'esploratrice è bruna. Nessuno è veramente cattivo nel mondo di Jack: persino i giornalisti di cronaca, che in tutti gli altri film sono sempre le persone più orribili e superficiali, stavolta sono visti con occhi diversi, più sottili. Brie Larson porta a casa senza neanche troppo sforzo la parte della vita, ma per quanto meritato il suo oscar è impreciso: l'unico vero protagonista è il piccolo Jacob Tremblay, non c'è un solo istante in cui questo piccolo, orribile, indimenticabile film non sia suo. Addio sedia numero uno. Addio sedia numero due. Addio lavandino
Room è al Cityplex di Alba (19:30), al Fiamma di Cuneo (21:00) e al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (22:30).
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