La sindone azteca
12-12-2012, 04:37madonne, miti, religioni, santiPermalink12 dicembre 2012 - Nostra Signora della Guadalupe (1531) prima fotografia a colori della Storia.
[Si legge completo qui].
I latinoamericani già sanno, gli altri sospendano l'incredulità: a Città del Messico c'è una foto cinquecentesca della Madonna, a colori. Sembra un dipinto, ma chi ha potuto esaminarlo dice che non lo è, non c'è nessuna traccia di pigmento, e poi l'espressione del suo volto ha un che di irriproducibile. È l'immagine della Madonna più popolare del Sudamerica, e quindi, tra poco, di tutta la cattolicità. Alcune madonne sono finite sugli scudi e negli stemmi, ma Nostra Signora della Guadalupe è l'unica Madonna a essere stata sventolata come bandiera da un esercito, ovviamente rivoluzionario. Ah, e inoltre è probabilmente una divinità azteca sotto falso nome. Ma procediamo con ordine, o quasi.
Sono passati appena dieci anni da quando Cortés si è impadronito della città del Messico, che gli abitanti sopravvissuti al vaiolo e ai conquistadores chiamano ancora Tenochtitlan. Juan de Zumarraga, primo vescovo della Nuova Spagna, riceve la visita inattesa di un contadino azteco di mezz'età, nome di battesimo Juan Diego, al secolo Cuauhtlatóhuac. Mi manda nostra signora la Vergine di Dio, dice Juan al vescovo, stavo andando alla chiesa di Tlatelolco quando l'ho vista sul colle Tepeyac, mi ha detto di venire da voi perché vuole che le si costruisca un tempio lì. Zumarraga non è un frescone: nel vecchio mondo faceva l'inquisitore, anche nel Nuovo troverà il modo di bruciare qualche prete azteco che forse non aveva del tutto rinunciato ai sacrifici umani. Probabilmente sa che su quel colle fino a poco tempo prima c'era il tempio di una divinità chiamata Tonantzin, "Nostra Cara Terra", insomma diffida. Quando il giorno seguente Juan Diego ritorna da lui, raccontandogli di avere rivisto la Madonna che insiste con la storia del tempio, lo caccia in malo modo e lo fa addirittura pedinare. Juan, disperato, torna dalla Madonna scusandosi e implorandola di trovarsi un migliore avvocato. La Madonna lo esorta a non mollare e gli promette che l'indomani gli farà avere una prova da esibire al vescovo scettico.
Il giorno dopo, però, Juan non si fa vivo. È assente giustificato, suo zio è in fin di vita. Verso sera l'anziano parente gli chiede di andare l'indomani a Tlatelolco a trovargli un confessore. "Ma io veramente avrei già una missione per conto della Madonna, mi ha detto che mi deve dare una prova da esibire al vescovo..." "Madonna o non madonna, se non mi confesso entro domani io vado all'inferno". L'argomento infernale è come sempre decisivo. Juan decide di dare buca alla Madonna, ma invano: quella lo attende al varco l'indomani sulla strada per Tlatelolco. Quando la vede Juan si getta ai suoi piedi e cerca di spiegarsi. Non preoccuparti per tuo zio che sta già meglio, gli dice bonaria Nostra Signora. Piuttosto sali sul solito colle e raccoglimi dei fiori. Fiori? È il 12 dicembre, esattamente 481 anni fa, e il Tepeyac è una pietraia: e tuttavia Juan vi trova dei bellissimi "fiori di Castiglia" (rose?), che raccoglie nel suo mantello (tilma) e corre a offrire a Maria. Questa li manipola per qualche istante e poi li rimette nella tilma: portali al vescovo, vedrai che stavolta ti crede.
Mentre a casa lo zio guarisce miracolosamente, Juan torna per la terza volta dal vescovo inquisitore. Stavolta gli uscieri non lo vogliono nemmeno far entrare: poi notano i bei fiori nella sua tilma e cercano di portarglieli via, ma non si staccano: incuriositi dal fenomeno, vanno a chiamare Zumarraga. "Ancora lui? Cos'hai portato stavolta?" Juan Diego balbetta qualcosa e poi apre la tilma: ZOT! Succede qualcosa di inspiegabile, un flash illumina la stanza e sul tessuto vegetale del mantello di Juan Diego si sviluppa all'istante l'immagine di Nostra Signora della Guadalupe, così come la possiamo vedere adesso nel suo santuario effettivamente costruito alle pendici del Tepeyac (le foto in questo caso non valgono, l'espressione ha un che di ineffabile che si può notare soltanto dal vivo). Va bene, direte voi, ma allora perché non si chiama Nostra Signora del Tepeyac? Perché la vergine avrebbe insistito con Juan per farsi chiamare proprio Vergine della Guadalupe, che è un santuario della vecchia Spagna, e precisamente dell'Extremadura, la terra arcigna donde provenivano tanti conquistadores e in particolare Hernan Cortés? Ci sono tante teorie. Per esempio: forse Juan non ha detto davvero "Guadalupe", ha detto "Tecuatlanopeuh" ("Colei che ha origine dalle cime rocciose"), e gli spagnoli che lo ascoltavano hanno comprensibilmente interpretato con la parola più vicina nella loro lingua, ovvero "Guadalupe" (che per coincidenza era anche un santuario europeo veneratissimo da molti conquistadores, eccetera). Diego avrebbe potuto anche dire "Tecuantlaxopeuh" ("Colei che scaccia chi ci divorava"), o, ipotesi più accreditata, "Coatlaxopeuh", "colei che schiaccia il serpente", bella reminiscenza di Genesi ("Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno") e Apocalisse (la donna insidiata dal drago-serpente). La Madonna fotografata nella tilma non schiaccia un serpente ma sta in piedi sulla luna, come in tante immagini ispirate all'Apocalisse ("una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi"). Vale anche la pena di ricordare che Quetzalcoatl, uno degli dei più adorati dagli aztechi, era il "serpente piumato", un Prometeo locale squamoso e vagamente antropomorfo simile anche a un drago. Un personaggio estremamente complesso, ma per i primi missionari messicani un semplice demone da schiacciare col calcagno (continua sul Post)
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Rimuovere-la-mummia
11-12-2012, 01:12Berlusconi, MontiPermalinkCon lo spread non si ragiona, lo abbiamo capito; forse è l'unica cosa che abbiamo capito di questo spread, che per il resto non sappiamo ancora bene cosa sia, forse la media matematica dell'irrazionalità di un insieme di investitori impauriti, al punto che ormai basta un Buh!, ma meglio ancora un Berlusconih! e quelli corrono a nascondersi sotto il tappeto. Va bene. Sono fatti così. Ma il fatto che con lo spread sia inutile ragionare non significa che dobbiamo smettere anche noi. Cioè, al netto di tutto il rumore che fa paura in borsa, cos'è successo esattamente? Quasi niente.
Ma sul serio, quasi niente. Monti si è dimesso - continuerà a sbrigare gli affari correnti, il risultato è che si andrà a votare tre o quattro settimane in anticipo; forse manca il tempo per fare le primarie dei parlamentari del PD, ecco questo un po' mi dispiace. E poi, ovviamente, Berlusconi si è candidato.
Ma scusate, perché prima, invece?
Se volete l'irrazionalità dello spread è tutta qui. Berlusconi si candida e lo spread s'impenna. Ma perché prima, scusate, invece Berlusconi pensavate che si pensionasse? Ad Antigua, magari? Cosa ve lo faceva pensare? Tutto il cancan sulle primarie del Pidielle?
Il fatto che sia un po' matto non significa che Berlusconi non sia prevedibile. Molti matti lo sono e lo è anche lui. Peraltro non si sta comportando in maniera molto irrazionale. Il suo egotismo lo ha spinto negli anni a circondarsi di mediocri che, al momento in cui forse anche lui preferirebbe ritirarsi, non gli sembrano affidabili. E in effetti non lo sono. Può darsi che in qualche momento lui abbia davvero carezzato il proposito di lasciare la prima linea, ma non ha mai fatto l'unico passo necessario e sufficiente: trovarsi un candidato credibile. Magari a un certo punto ha pensato che le primarie potessero essere un sistema per farlo emergere, una specie di talent-show - poi deve aver dato un'occhiata alla puntata pilota e ha silurato il programma. Del resto se l'obiettivo è tra il 15 e il 20%, e le elezioni sono tra pochi mesi, il candidato migliore resta lui. Tutto abbastanza comprensibile - però lo spread s'impenna.
Però, scusate, il fatto che il PDL stesse pensando fino a qualche giorno fa di fare le primarie, di estrarre dal pantano primordiale in cui Berlusconi ha ridotto il centrodestra un nuovo candidato alla presidenza del consiglio - non significava mica che B. si fosse ritirato dai giochi, no? O lo pensavate davvero? Qualcuno lo pensava davvero? Forse lo spread lo pensava davvero. Però con lo spread è inutile ragionarci.
Voi però, abbiate pazienza, vi dovete rassegnare. Berlusconi è lì. Non se n'è mai andato, non si è nemmeno mosso parecchio. È sempre stato lì. Per un po' sembrava che non si sarebbe candidato, il che significava semplicemente che avrebbe candidato un suo prestanome. Sostenuto dalle sue aziende di famiglia. Dalle sue televisioni. Dai suoi giornali. Le televisioni a dire il vero soffrono un po' la congiuntura del mercato pubblicitario, e i direttori dei quotidiani vivono ormai in una dimensione allucinata, ma questo non toglie che Berlusconi sia lì. È molto meno smagliante che in passato, ma del resto non ci tiene più a vincere, non ne ha più bisogno. Gli basta un buon 15-20 per cento, e ce la dovrebbe fare. A dire il vero secondo me potrebbe anche prendere di più, ma chi glielo fa fare? Un 15-20% è perfetto per sedere al tavolo delle trattative, strappare qualche concessione, traccheggiare qualche anno, proseguire al libitum la commedia dell'assurdo sulla legge elettorale. La strategia più prevedibile è questa e tutto sommato Berl. è abbastanza prevedibile. Quindi di cosa ci stiamo spaventando adesso?
Che si candidi lui? È quasi una buona notizia: Berlusconi non si sarebbe candidato soltanto se avesse trovato una copia più giovane ed efficiente di sé stesso. Non l'ha trovata, allelujia, ci teniamo l'esemplare anziano e un po' suonato. Non pretendo che lo spread questo lo capisca, ma voi esattamente, cosa vi eravate immaginati? Di cosa pensavate che avremmo parlato in campagna elettorale? Di welfare e diritti? Di rilancio dell'economia? Di giovani e vecchi? Di rottamatori e usato sicuro? Di liberalismo e socialdemocrazia? E vi scoccia scoprire che parleremo, come al solito, di Berlusconi e non Berlusconi?
Abbiate pazienza. È vero che la mummia è ingombrante. È vero che manda un cattivo odore - il che forse potrebbe farci sospettare che tanto mummia non è. È vero che non se ne può più. È vero che chi la odia, me compreso, nel tempo si è reso insopportabile tanto quanto chi la ama. È vero tutto questo e anche di più, ma allora?
Pensavate di avere risolto il problema? E come pensavate di averlo risolto: non parlandone più?
Ma la mummia è rimasta lì, al centro del salotto. È da un anno che ci impedisce di avere una legge elettorale conforme a una democrazia decente. È da un anno che fa pendere (in modo abbastanza discreto, bisogna dirlo, fino a una settimana fa) una spada di Damocle sul governo tecnico. È da venti e più anni che si difende con le unghie, che continuano a crescere, e i denti, veri o finti non importa, chiunque provi ad attentare alle sue prerogative, alle sue frequenze, ai suoi monopoli, ai suoi processi, facendo e disfacendo governi a suo piacimento. La mummia è ancora lì, e tutti quelli che pensavano che bastasse tapparsi gli occhi e il naso per risolvere il problema sono finiti nella discarica prima di lei, perché la mummia è un problema enorme, che sta seduto su tutti gli altri problemi d'Italia. Sì, sarebbe ora di parlare di tutti gli altri problemi e magari tentare di risolverli. Ma dobbiamo prima liberarci della mummia, mi dispiace.
Vi annoia? Vi capisco. Ma vi è mai successo di risolvere un problema annoiandovene?
Ma sul serio pensavate che se ne stesse andando da solo? E perché? Non se ne va da solo. Ha interessi da tutelare, e attenzione: sono interessi aziendali, che non moriranno con lui. Con lui morirà soltanto il suo più grande combattente - bisogna dire che finora tutti gli aspiranti successori hanno deluso, e anche gli eredi non sembrano all'altezza. In ogni caso no, non se n'è mai andato. Ha solo provato l'effetto di stare un po' dietro le quinte. Non ha funzionato molto bene, rieccolo in scena. Ma la canzone è sempre quella. E anche la canzone dei suoi oppositori non può più di tanto suonare diversa.
Per esempio: riecco i ritornelli di chi vuole batterlo "alle urne". Stavolta del resto sembra facile - lui stesso non ci tiene molto a vincere. È proprio in questo momento che ha più senso dire no, Berlusconi non si batte alle urne. Il solo fatto che dopo vent'anni spesi a danneggiare la cosa pubblica per difendere gli interessi della sue aziende Berlusconi possa candidarsi è un insulto alla democrazia. Il solo fatto che si candidi, e che riporti nel nuovo parlamento qualche centinaio di peones pronti a difendere gli interessi delle sue aziende, sarà per lui una vittoria: quindi no, Berlusconi non si batte alle urne; se gli consentiamo di presentarsi, Berlusconi ha già vinto.
Berlusconi non si batte alle urne perché ha sempre giocato slealmente, e lo farà di nuovo: non ci sarà mai una vera partita democratica finché gli si consente di giocare. Bisognerebbe liberarsi dal complesso per cui la democrazia è una competizione Onesti vs Sleali. Noi non siamo gli Onesti, non siamo i Buoni, non siamo migliori di nessuno: vogliamo una serie di regole che tutelino i cittadini, e non dovremmo permettere che un partito politico non le rispetti. Le regole impedivano a Berlusconi di candidarsi nel 1994: glielo si è permesso e la democrazia in un certo senso è finita lì. Sarà ripristinata quando a Berlusconi sarà finalmente impedito di danneggiare la cosa pubblica. Ora che è stato condannatocon una sentenza definitiva la cosa dovrebbe essere un po' più semplice.
Se invece gli permetteremo di giocare, andrà a finire come al solito, che ci toccherà di giocare sporco quanto lui. Vinceremo, ma non saremo i Buoni, non saremo gli Onesti, saremo i soliti idioti che abbiamo conosciuto fin qui. Vogliamo cominciare a essere diversi? Vogliamo iniziare a rottamare vent'anni inutili e molto sciocchi? Bisogna-rimuovere-la-mummia. Io non so più in che lingua dirvelo, insomma, Bomb Cologno.
Ma sul serio, quasi niente. Monti si è dimesso - continuerà a sbrigare gli affari correnti, il risultato è che si andrà a votare tre o quattro settimane in anticipo; forse manca il tempo per fare le primarie dei parlamentari del PD, ecco questo un po' mi dispiace. E poi, ovviamente, Berlusconi si è candidato.
Ma scusate, perché prima, invece?
Se volete l'irrazionalità dello spread è tutta qui. Berlusconi si candida e lo spread s'impenna. Ma perché prima, scusate, invece Berlusconi pensavate che si pensionasse? Ad Antigua, magari? Cosa ve lo faceva pensare? Tutto il cancan sulle primarie del Pidielle?
Il fatto che sia un po' matto non significa che Berlusconi non sia prevedibile. Molti matti lo sono e lo è anche lui. Peraltro non si sta comportando in maniera molto irrazionale. Il suo egotismo lo ha spinto negli anni a circondarsi di mediocri che, al momento in cui forse anche lui preferirebbe ritirarsi, non gli sembrano affidabili. E in effetti non lo sono. Può darsi che in qualche momento lui abbia davvero carezzato il proposito di lasciare la prima linea, ma non ha mai fatto l'unico passo necessario e sufficiente: trovarsi un candidato credibile. Magari a un certo punto ha pensato che le primarie potessero essere un sistema per farlo emergere, una specie di talent-show - poi deve aver dato un'occhiata alla puntata pilota e ha silurato il programma. Del resto se l'obiettivo è tra il 15 e il 20%, e le elezioni sono tra pochi mesi, il candidato migliore resta lui. Tutto abbastanza comprensibile - però lo spread s'impenna.
Però, scusate, il fatto che il PDL stesse pensando fino a qualche giorno fa di fare le primarie, di estrarre dal pantano primordiale in cui Berlusconi ha ridotto il centrodestra un nuovo candidato alla presidenza del consiglio - non significava mica che B. si fosse ritirato dai giochi, no? O lo pensavate davvero? Qualcuno lo pensava davvero? Forse lo spread lo pensava davvero. Però con lo spread è inutile ragionarci.
Voi però, abbiate pazienza, vi dovete rassegnare. Berlusconi è lì. Non se n'è mai andato, non si è nemmeno mosso parecchio. È sempre stato lì. Per un po' sembrava che non si sarebbe candidato, il che significava semplicemente che avrebbe candidato un suo prestanome. Sostenuto dalle sue aziende di famiglia. Dalle sue televisioni. Dai suoi giornali. Le televisioni a dire il vero soffrono un po' la congiuntura del mercato pubblicitario, e i direttori dei quotidiani vivono ormai in una dimensione allucinata, ma questo non toglie che Berlusconi sia lì. È molto meno smagliante che in passato, ma del resto non ci tiene più a vincere, non ne ha più bisogno. Gli basta un buon 15-20 per cento, e ce la dovrebbe fare. A dire il vero secondo me potrebbe anche prendere di più, ma chi glielo fa fare? Un 15-20% è perfetto per sedere al tavolo delle trattative, strappare qualche concessione, traccheggiare qualche anno, proseguire al libitum la commedia dell'assurdo sulla legge elettorale. La strategia più prevedibile è questa e tutto sommato Berl. è abbastanza prevedibile. Quindi di cosa ci stiamo spaventando adesso?
Che si candidi lui? È quasi una buona notizia: Berlusconi non si sarebbe candidato soltanto se avesse trovato una copia più giovane ed efficiente di sé stesso. Non l'ha trovata, allelujia, ci teniamo l'esemplare anziano e un po' suonato. Non pretendo che lo spread questo lo capisca, ma voi esattamente, cosa vi eravate immaginati? Di cosa pensavate che avremmo parlato in campagna elettorale? Di welfare e diritti? Di rilancio dell'economia? Di giovani e vecchi? Di rottamatori e usato sicuro? Di liberalismo e socialdemocrazia? E vi scoccia scoprire che parleremo, come al solito, di Berlusconi e non Berlusconi?
Abbiate pazienza. È vero che la mummia è ingombrante. È vero che manda un cattivo odore - il che forse potrebbe farci sospettare che tanto mummia non è. È vero che non se ne può più. È vero che chi la odia, me compreso, nel tempo si è reso insopportabile tanto quanto chi la ama. È vero tutto questo e anche di più, ma allora?
Pensavate di avere risolto il problema? E come pensavate di averlo risolto: non parlandone più?
Ma la mummia è rimasta lì, al centro del salotto. È da un anno che ci impedisce di avere una legge elettorale conforme a una democrazia decente. È da un anno che fa pendere (in modo abbastanza discreto, bisogna dirlo, fino a una settimana fa) una spada di Damocle sul governo tecnico. È da venti e più anni che si difende con le unghie, che continuano a crescere, e i denti, veri o finti non importa, chiunque provi ad attentare alle sue prerogative, alle sue frequenze, ai suoi monopoli, ai suoi processi, facendo e disfacendo governi a suo piacimento. La mummia è ancora lì, e tutti quelli che pensavano che bastasse tapparsi gli occhi e il naso per risolvere il problema sono finiti nella discarica prima di lei, perché la mummia è un problema enorme, che sta seduto su tutti gli altri problemi d'Italia. Sì, sarebbe ora di parlare di tutti gli altri problemi e magari tentare di risolverli. Ma dobbiamo prima liberarci della mummia, mi dispiace.
Vi annoia? Vi capisco. Ma vi è mai successo di risolvere un problema annoiandovene?
Ma sul serio pensavate che se ne stesse andando da solo? E perché? Non se ne va da solo. Ha interessi da tutelare, e attenzione: sono interessi aziendali, che non moriranno con lui. Con lui morirà soltanto il suo più grande combattente - bisogna dire che finora tutti gli aspiranti successori hanno deluso, e anche gli eredi non sembrano all'altezza. In ogni caso no, non se n'è mai andato. Ha solo provato l'effetto di stare un po' dietro le quinte. Non ha funzionato molto bene, rieccolo in scena. Ma la canzone è sempre quella. E anche la canzone dei suoi oppositori non può più di tanto suonare diversa.
Per esempio: riecco i ritornelli di chi vuole batterlo "alle urne". Stavolta del resto sembra facile - lui stesso non ci tiene molto a vincere. È proprio in questo momento che ha più senso dire no, Berlusconi non si batte alle urne. Il solo fatto che dopo vent'anni spesi a danneggiare la cosa pubblica per difendere gli interessi della sue aziende Berlusconi possa candidarsi è un insulto alla democrazia. Il solo fatto che si candidi, e che riporti nel nuovo parlamento qualche centinaio di peones pronti a difendere gli interessi delle sue aziende, sarà per lui una vittoria: quindi no, Berlusconi non si batte alle urne; se gli consentiamo di presentarsi, Berlusconi ha già vinto.
Berlusconi non si batte alle urne perché ha sempre giocato slealmente, e lo farà di nuovo: non ci sarà mai una vera partita democratica finché gli si consente di giocare. Bisognerebbe liberarsi dal complesso per cui la democrazia è una competizione Onesti vs Sleali. Noi non siamo gli Onesti, non siamo i Buoni, non siamo migliori di nessuno: vogliamo una serie di regole che tutelino i cittadini, e non dovremmo permettere che un partito politico non le rispetti. Le regole impedivano a Berlusconi di candidarsi nel 1994: glielo si è permesso e la democrazia in un certo senso è finita lì. Sarà ripristinata quando a Berlusconi sarà finalmente impedito di danneggiare la cosa pubblica. Ora che è stato condannato
Se invece gli permetteremo di giocare, andrà a finire come al solito, che ci toccherà di giocare sporco quanto lui. Vinceremo, ma non saremo i Buoni, non saremo gli Onesti, saremo i soliti idioti che abbiamo conosciuto fin qui. Vogliamo cominciare a essere diversi? Vogliamo iniziare a rottamare vent'anni inutili e molto sciocchi? Bisogna-rimuovere-la-mummia. Io non so più in che lingua dirvelo, insomma, Bomb Cologno.
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Il Santo che sapeva leggere, persino
07-12-2012, 13:46cristianesimo, lingue morte, santiPermalink[Si legge intero qui]
In certe giornate di giugno, non potendo fare diversamente, mia madre mi caricava in macchina e mi portava con sé al lavoro, nella scuola materna che pochi anni prima avevo frequentato anch'io. Ero già più alto e robusto dei suoi alunni, e disponevo di tutto il necessario per sbulleggiarli, tranne l'inclinazione. Me ne stavo per lo più seduto su una panca, o un gradino, o un'altalena, a leggere qualcosa - era incredibile quanti libri ci fossero in un istituto per non alfabetizzati, ed era tutta roba di qualità, i classici, Rodari Lodi Calvino. A volte leggevo ad alta voce ai bimbi che me lo chiedevano peffavore, altre volte uno di loro veniva a chiedermi cosa stessi facendo, senza nessuna ironia: perché me ne stavo impalato davanti a quelle pagine senza leggerle? Dopo il mio iniziale stupore, mi ero rassegnato a spiegare ogni volta l'arcano.
"Sto leggendo con gli occhi".
"Eh?"
"Non c'è bisogno di parlare quando si legge. Si può fare anche solo con gli occhi".
"Cioè tu stai leggendo?
"Eccerto".
"Non ci credo. Dimmi cosa c'è scritto qui".
"Schiaccia il piede Cipollone / al gran principe Limone".
"Ma come fai?"
"Ma niente, è facile, alle elementari lo insegnano anche a te vedrai".
"Ma la maestra..."
"Anche la maestra sa leggere con gli occhi se vuole. Usa la bocca solo per leggere le fiabe a voialtri analfabeti".
"MAESTRA! TONDELLI MI A DETTO ALFANABETA!"
Giuro, mi chiamavano Tondelli già all'asilo.
Quando penso ad Ambrogio mi vengono sempre in mente quelle giornate di giugno in cui per la prima volta mi sentivo un grande in mezzo ai piccoli; uno che sa fare senza difficoltà qualcosa che loro nemmeno riescono a immaginare. Forse Ambrogio si è sentito così tutta la vita, l'unico adulto di tutta Milano, di tutto l'impero. Nelle sue Confessioni Agostino riporta, sbalordito, un dettaglio illuminante: Ambrogio sapeva leggere senza parlare, senza nemmeno muovere le labbra! Ma perché faceva così? Forse, riflette Agostino (certo non l'ultimo arrivato, anzi un famoso docente di retorica, uno specialista della parola orale e scritta), forse era un modo per non affaticare le corde vocali, stressate dalle continue prediche e orazioni. Si direbbe che al più grande intellettuale e scrittore del quinto secolo sfugga la semplice evidenza che leggere con gli occhi è il modo più spiccio. Quindi, insomma, i contemporanei di Agostino e Ambrogio non sapevano leggere in silenzio. Forse non era sempre stato così, per esempio Plutarco rappresenta sia Alessandro Magno sia Giulio Cesare nell'atto di leggere in silenzio almeno dei brevi biglietti. Magari verso il quarto secolo la qualità delle scuole era calata drasticamente: non possiamo saperlo perché non c'erano ancora le ricerche Ocse o Invalsi (continua sul Post)
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Nel 2013 quanto costerà un grillino
06-12-2012, 14:04Beppe Grillo, ho una teoriaPermalink
Caro sostenitore del Movimento 5 Stelle - spero che apprezzerai il fatto che non ti chiamo "grillino". Il fatto è che non credo, non voglio credere, che il vostro movimento si esaurisca in Grillo. Credo che sia stato un volano incredibile, e che gli dobbiate molto, ma pure che presto o tardi dovrete imparare a fare a meno di lui. Sono convinto che in fondo anche lui pensi la stessa cosa. Nel frattempo ci sono queste parlamentarie che, al netto di tutte le ironie sui videomessaggi, sembrano un esperimento interessante.
Caro sostenitore del M5S, io non conosco molto i tuoi candidati, non so chi dovresti mandare in parlamento. Se le cose continuano così, l'anno prossimo non saranno in pochi a trasferirsi in zona Montecitorio - Palazzo Madama. Di sicuro non peggioreranno l'ambiente, difficilmente potranno fare peggio di molti che frequentano le stesse sale in questo momento. Ma una volta arrivati lì i tuoi parlamentari saranno sottoposti a una pressione incredibile, ed è ragionevole pensare che molti cederanno: abbandoneranno Grillo e il M5S. Provo a spiegarti il perché.
L'articolo 67 della Costituzione dice che "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". In pratica il popolo è sovrano solo nel momento in cui elegge i suoi delegati, dopodiché costoro possono scegliere di cambiare idea, e votare leggi indigeste ai propri elettori, che finché dura la legislatura non hanno nessuno strumento per mandarli a casa. Quindi un eletto può fare quel che gli pare? Sì, ma sa che al massimo dopo cinque anni i suoi elettori gliene chiederanno conto, e se si è comportato male non lo rieleggeranno - in generale i politici ci tengono tantissimo a essere rieletti. Tranne i vostri (che per ora però non si sono ancora seduti su quelle maledette poltrone). I vostri per ora sono diversi, se non altro perché un punto fondamentale del programma è il tetto dei due mandati. E siccome questo tetto non vale soltanto per i parlamentari, ma per tutte le cariche pubbliche, i partecipanti alle parlamentarie che hanno già avuto una carica di qualsiasi tipo, qualora arrivassero davvero a Montecitorio o a Palazzo Madama, sanno di non poterci restare per più di una legislatura: cinque anni massimo, poi aria.
Non solo, ma in quei cinque anni non guadagneranno parecchio: il M5S si fa vanto di voler restituire tutti i finanziamenti che riceve, e per ora lo ha fatto. E tuttavia certi benefits non si possono semplicemente restituire. Quel che succederà ad alcuni militanti, capultati dalle parlamentarie a Montecitorio, sarà umanamente molto complesso: nel giro di pochi giorni entreranno a far parte della Casta - vi entreranno recalcitranti, d'accordo, ma siederanno agli stessi tavoli, berranno alla stessa buvette, cominceranno a compilare gli stessi rimborsi spese. I primi giorni saranno esilaranti.
Poi comincerà il mercato delle vacche (continua sull'Unita.it, H1t#157)
Caro sostenitore del M5S, io non conosco molto i tuoi candidati, non so chi dovresti mandare in parlamento. Se le cose continuano così, l'anno prossimo non saranno in pochi a trasferirsi in zona Montecitorio - Palazzo Madama. Di sicuro non peggioreranno l'ambiente, difficilmente potranno fare peggio di molti che frequentano le stesse sale in questo momento. Ma una volta arrivati lì i tuoi parlamentari saranno sottoposti a una pressione incredibile, ed è ragionevole pensare che molti cederanno: abbandoneranno Grillo e il M5S. Provo a spiegarti il perché.
L'articolo 67 della Costituzione dice che "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". In pratica il popolo è sovrano solo nel momento in cui elegge i suoi delegati, dopodiché costoro possono scegliere di cambiare idea, e votare leggi indigeste ai propri elettori, che finché dura la legislatura non hanno nessuno strumento per mandarli a casa. Quindi un eletto può fare quel che gli pare? Sì, ma sa che al massimo dopo cinque anni i suoi elettori gliene chiederanno conto, e se si è comportato male non lo rieleggeranno - in generale i politici ci tengono tantissimo a essere rieletti. Tranne i vostri (che per ora però non si sono ancora seduti su quelle maledette poltrone). I vostri per ora sono diversi, se non altro perché un punto fondamentale del programma è il tetto dei due mandati. E siccome questo tetto non vale soltanto per i parlamentari, ma per tutte le cariche pubbliche, i partecipanti alle parlamentarie che hanno già avuto una carica di qualsiasi tipo, qualora arrivassero davvero a Montecitorio o a Palazzo Madama, sanno di non poterci restare per più di una legislatura: cinque anni massimo, poi aria.
Non solo, ma in quei cinque anni non guadagneranno parecchio: il M5S si fa vanto di voler restituire tutti i finanziamenti che riceve, e per ora lo ha fatto. E tuttavia certi benefits non si possono semplicemente restituire. Quel che succederà ad alcuni militanti, capultati dalle parlamentarie a Montecitorio, sarà umanamente molto complesso: nel giro di pochi giorni entreranno a far parte della Casta - vi entreranno recalcitranti, d'accordo, ma siederanno agli stessi tavoli, berranno alla stessa buvette, cominceranno a compilare gli stessi rimborsi spese. I primi giorni saranno esilaranti.
Poi comincerà il mercato delle vacche (continua sull'Unita.it, H1t#157)
Caro sostenitore del Movimento 5 Stelle, probabilmente non ignori che il prossimo parlamento, se davvero non si riuscirà a modificare la legge elettorale, rischia di trovarsi in una situazione di stallo, senza una maggioranza. Il più accreditato a vincere le elezioni per ora è il PD di Bersani, ma non è detto che abbia abbastanza seggi per sostenere un governo stabile. Per questo motivo Bersani ha concluso un’alleanza con SEL, e ha messo più volte nero su bianco la disponibilità ad allearsi con l’UDC – che però non è detto che passi la soglia di sbarramento e riesca a portare davvero qualcuno alla Camera, e soprattutto al Senato. Ma anche in quel caso, sarebbe una maggioranza molto instabile, in cui dovrebbero convivere postcomunisti e amici di Cuffaro. Quindi? Quindi qualsiasi parlamentare da fuori volesse unirsi a una maggioranza di questo tipo sarebbe sicuramente molto, molto ben accetto. Certo, tradirebbe la fiducia dei suoi elettori, ma troverebbe ponti d’oro disponibili a traghettarlo in altri partiti, dove tutti sarebbero ben lieti di stringersi per fargli posto. Non solo. In situazioni del genere si possono fare offerte irrifiutabili: qualche sottosegretariato importante, qualche posto in qualche commissione. Quando parlavo di mercato delle vacche mi riferivo a questo. È un’antica prassi nel nostro parlamento, ancora più antica della costituzione e della repubblica. Se non hai una maggioranza, te la procuri. Là fuori c’è una forte pressione a trovare una maggioranza, e non si andrà per il sottile. Tanto più che si dovrà quasi subito nominare l’inquilino del Quirinale, e la storia recentissima ha dimostrato che di tutto si tratta tranne che di una semplice figura simbolica.
Naturalmente posso sbagliarmi. Può darsi che nessun parlamentare a cinque stelle cederà alle pressioni dell’ambiente, e che tutti resteranno fedeli a un Movimento che li costringe a restituire gran parte dei loro fondi, e che comunque a molti di loro non rinnoverà la fiducia dopo un primo mandato. Se andrà così, significa che tu, che voi (e Beppe Grillo, e Casaleggio) sarete riusciti a selezionare una classe politica incorruttibile, disposta a seguire le direttive di voi elettori perinde ac cadaver, come zombies teleguidati. Consentimi però di dubitarne. In fondo persino Di Pietro, uno dei pochi politici che rispettate, è riuscito a portare in parlamento personaggi come Scilipoti o Sergio De Gregorio. I militanti a cinque stelle che avranno la ventura di sedersi tra i banchi del parlamento saranno, per lo più, uomini e donne con pregi e difetti, come quelli che abbiamo visto eletti nelle amministrazioni locali. Sarà sempre più difficile per loro eludere l’attenzione di stampa e tv: di questo Grillo potrà incazzarsi, ma non potrà farli dimettere. Tra di loro potrebbe anche esserci qualche leader naturale, che polarizzi l’attenzione e che la distolga dal comico genovese. Potrebbe persino essere un bene.
Ma ci sarà facilmente anche chi tradirà, e accetterà di entrare in questa o quella coalizione governativa. Il bello è che non avrà nemmeno la sensazione di tradire: come Scilipoti, sarà convinto di fare il bene dell’Italia mentre si preoccupa di fare del bene a sé stesso. Se per esempio è un ambientalista, si convincerà di poter fare qualcosa di buono per l’ambiente all’interno di qualche ministero o commissione. Ma intanto non sarà più costretto a rendere i soldi che gli spettano; non sarà più soggetto ai diktat di un “capo politico”; e il suo nuovo partito non lo costringerà a mollare dopo il secondo mandato. Sarà veramente difficile per lui resistere alla tentazione.
Dunque, caro sostenitore del M5S, quale candidato devi scegliere? Davvero non saprei. Magari mentre dai un’occhiata ai videomessaggi, prova a pensare alle stesse persone mentre entrano, un po’ spaventate, nel transatlantico di Montecitorio. Immaginali tra i banchi mentre seguono le discussioni. Prova a figurarteli mentre qualcuno offre loro la possibilità di entrare in un altro partito, uno dei partiti veri, quelli che non restituiscono i finanziamenti. I candidati che cerchi, forse, sono quelli impermeabili alla casta. Ma com’è fatto un candidato impermeabile alla casta? Bella domanda, non saprei proprio rispondere.http://leonardo.blogspot.com
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Odino + Turchia = Babbo Natale
05-12-2012, 18:42cristianesimo, feste, miti, santiPermalink6 dicembre - San Nicola vescovo (270-343), taumaturgo, portatore di doni, icona postmoderna
Il santo più popolare del calendario non è Pietro. Lui ha solo la basilica più grossa, e in molte vignette fa il portiere, ma diciamo la verità, non lo invocano in tanti San Pietro. Anche Paolo, e sì che tutta la baracca del cristianesimo in fondo l'ha messa in piedi lui, ma i teologi non sono mai veramente popolari. Non è padre Pio, perlomeno non ancora; Wojtyla il suo quarto d'ora l'ha già avuto; il santo più popolare del calendario, a pensarci bene, dovrebbe essere la Madonna: cioè non c'è gara, pensa solo a quante feste e quante apparizioni, e icone, statue, quadri e tondi - ma proprio mentre sto per dichiarare chiuso il televoto, mi assale un dubbio: la Madonna sarà pure la diva di Lourdes e Loreto, ma quante letterine riceve? C'è un santo che ne riceve tutti gli anni da ogni angolo del mondo, un santo venerato persino dove i cattolici non hanno mai veramente preso piede - in Russia, negli USA, in Turchia - un santo che i bambini imparano a pregare e ad aspettare assai prima di frequentare catechismo. Un santo che da solo nel 2006 riceveva il 90% di tutta la posta recapitata in Finlandia, non male per uno che in Finlandia non c'è mai veramente stato. Quel santo è, ovviamente, Babbo Natale. Cioè Santa Klaus, Sinterklaas, San Nicola. Il vescovo di Myra (Licia), nato a Patara (Licia). Ma dov'è la Licia? Oggi è in un angolino della Turchia in basso a sinistra, ma per molto tempo ha fatto parte del mondo greco, poi romano, poi bizantino. Il modo in cui un vescovo dell'epoca costantiniana sia diventato, in seguito a un complicato sovrapporsi di immagini e racconti, il testimonial della Coca-Cola e il portatore di doni più famoso di tutti i tempi, meriterebbe un libro a parte. Che probabilmente è stato già scritto. Facciamo finta di averlo letto e tracciamone un agevole riassunto.
Antefatto. Nelle lunghe, lunghissime notti antecedenti al solstizio d'inverno, i barbari dell'Europa centrosettentrionale intrattengono e blandiscono i bambini raccontando di Odino, il Dio guercio che cavalca nella notte in testa al suo corteo di demoni. Di uscire di casa quindi non se ne parla, ma se si lascia qualche carotina sul davanzale per Sleipnir, il cavallo a otto zampe di Odino (sulla cui origine incestuosa è meglio sorvolare), e poi si va a letto presto senza fare capricci, Egli lascerà qualche leccornia, o un regalino: balocchi di legno intagliato, noccioline, calze di lana, roba del genere. Le farà passare dal camino. Ma bisogna dormire o almeno tenere gli occhi ben chiusi, Odino mai e poi mai vorrebbe essere sorpreso mentre si intrufola nel nostro camino. Tutto chiaro fin qui? Ora cambiamo drasticamente latitudine.
Dà la vertigine pensare che, a differenza di altri santi popolarissimi, Nicola è realmente esistito, in un mondo diversissimo dal nostro, un mondo senza coca-cola e panettone, ma un mondo non immaginario. Eppure è abbastanza probabile che ci sia stato un vescovo, contemporaneo dell'imperatore Costantino, che si distinse per la condotta irreprensibile, lo zelo con cui difendeva i bisognosi, e perché no, i regali. Era probabilmente il rampollo di una locale famiglia facoltosa, e la carica di vescovo se l'era guadagnata a suon di donazioni. L'impero romano era una formidabile macchina militare e burocratica senza nessun welfare state, niente mutua, niente assicurazioni, la pensione solo ai militari. La Chiesa nasce anche per colmare questa lacuna: i cristiani più ricchi donano del loro alla collettività, e ricevono in cambio ruoli e titoli di prestigio.
In uno dei miracoli di più antica circolazione, Nicola salva tre fanciulle bellissime che il padre, ridotto in miseria, aveva ormai destinate al meretricio. Il metodo con cui Nicola risolve il problema è degno di nota: nottetempo getta attraverso le finestre dei sacchetti pieni d'oro, e scompare. Da buon cristiano non cerca ricompensa sulla terra per le buone azioni che commette. Dei tanti aneddoti riferiti a lui, non è solo il primo riportato nella Legenda Aurea (libro un po' noioso, la maggior parte dei lettori si ricorda solo le prime pagine di ogni capitolo), ma è anche il primo in cui a Nicola sono associati dei sacchi. Al terzo lancio il padre delle ragazze, rimasto sveglio per curiosità, riuscirà finalmente a sorprendere lo strano ladro all'incontrario. Il vescovo gli ordinerà di non fare il suo nome, i regali devono restare un segreto (qualcosa non deve essere andata per il verso giusto, visto che 1700 anni dopo siamo ancora qui a parlarne) (continua sul Post, Ho! Ho! Ho!)
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Avete vinto voi
04-12-2012, 02:03internet, primarie 2012, Renzi, TwitterPermalink
Congratulazioni ai renziani (SENZA IRONIA, MI CONGRATULO DAVVERO, vi invidio anche un po')
Le primarie sono andate benissimo, abbiamo vinto tutti. A saperlo prima potevamo magari evitare di incanaglirci sulle procedure, che è il modo migliore per delegittimarci a vicenda. Però è facile col senno del poi. Quindi sì, poteva andare persino meglio - ma è andata benissimo.
Bersani ha il margine che gli serviva per chiudere la discussione: queste sono le sue seconde primarie, non era tenuto a farle, le ha volute fare a due turni e li ha vinti tutti e due. Ora magari si potrebbe per un po' cessare di sventolare i santini di Berlinguer - Berlinguer, con tutto il rispetto, non ha mai dovuto rifondare un partito (a Bersani è successo un paio di volte) né combatterci dentro una mezza guerra civile: il suo compromesso storico era tutto sommato più indigesto di quello che stiamo mandando giù con Monti, e il suo massimo risultato fu un 33%, da morto. Bersani è vivo, è segretario nel momento peggiore dal dopoguerra, e ieri i sondaggi davano il suo partito al 34. Certo, sono solo sondaggi. Però comincia veramente a mostrare gli anni, il santino di Berlinguer.
Ma quelli che devono essere veramente contenti sono i sostenitori di Renzi: io, almeno, se fossi un sostenitore di Renzi, a questo punto avrei di che dirmi soddisfatto. Basta pensare a com'era il PD neanche due anni fa: a quel tempo una minoranza interna con un'identità riconoscibile e compatta come quella che gli hanno dato i renziani era inimmaginabile. La questione generazionale non era al primo punto né al secondo, forse non era nemmeno nelle agende dei più. I liberaldemocratici sembravano una presenza residuale. Oggi possono dire, con qualche ragione, di essere quasi il 40 per cento. Renzi poteva pretendere di più? Secondo me no, non sono nemmeno sicuro che ci abbia davvero provato. Verso la fine mi sembrava quasi che stesse provando a scassare il PD, ma forse sono prevenuto.
Una delle sue carte vincenti, che negli ultimi giorni è stata giocata a ripetizione, era la vocazione maggioritaria, il rifiuto di alleanze stile Ulivo: un bluff che si può giocare soltanto se si ha una ragionevole certezza di non vincere mai. Renzi non sarà il candidato del 2013, non sapremo mai se in una situazione di necessità avrebbe rifiutato i voti di un Casini (col risultato di consegnare comunque l'Italia a qualche altro governo tecnico sostenuto da Casini). I suoi sostenitori possono continuare a crederlo, e questo è un altro bel motivo per essere contenti che abbia fatto una bella campagna e abbia perso, evitando di sporcarsi le mani con la morchia della prassi. Il suo discorso da perdente poi è stato un capolavoro, la conferma di un vero talento per le autocritiche, che a sinistra apprezziamo tantissimo. In questo momento è un grande leader senza partito, mentre nel centro liberale c'è qualche partito senza leader: chissà come andrà a finire. Io se fossi un renziano, o per meglio dire un liberaldemocratico del PD che questa volta ha appoggiato Renzi, comincerei a guardarmi in giro: se non altro perché Renzi non era il candidato perfetto - lo ha ammesso anche lui - e anche se era umanamente assai migliore di come il suo staff lo ha cucinato verso la fine, molti renziani, pardon, libdem che hanno sostenuto Renzi, si meritavano di meglio.
Ne approfitto per salutarli, mi dispiace che si siano molto incazzati per le ultime cose che ho scritto. Non chiedo scusa perché non sarebbe serio: quelle cose le ho scritte e tutto sommato le penso: mi sembra che Renzi abbia imposto la sua leadership in modo non trasparente, con un uso dei sondaggi che avrebbe dovuto destare qualche diffidenza in più, e che in linea di massima si sia dimostrato un pessimo negoziatore - e la negoziazione è una delle principali abilità dei politici, più dei bei discorsi che comunque uno bravo a scriverteli lo trovi. A me poi rileggendomi non sembra di esserci andato giù così pesante. Ma forse era l'atmosfera generale: mi pare che molti, su internet, siano reduci da quindici giorni di guerra fratricida. Mi chiedo se non sia un po' l'effetto di twitter e dei social network in genere, perché ogni volta che ho messo il naso fuori di casa non ho trovato nessuno davvero incazzato per Renzi o per Bersani. Nulla di paragonabile allo psicodramma dell''89, quando i comunisti cambiarono nome, o alle litigate furibonde tra rifondaroli e prodiani nel '98 (quanto sto diventando vecchio, mi sembro Matusalemix su una panchina).
Su twitter dovremmo tutti per legge seguire almeno una dozzina di persone che parlano solo di cose di cui non sappiamo niente: sarebbe sano, ci aprirebbe gli orizzonti. Altrimenti finiamo per soffrire realmente, fisicamente, per delle tempeste che si consumano in bicchieri d'acqua. La percentuale di persone a cui interessavano le primarie (tre milioni su sessanta) era già abbastanza esigua; la percentuale di questi tre milioni interessati a polemizzare sul comitato dei garanti o sulle inserzioni pubblicitarie (o anche al limite sui contenuti) era comunque minima. Però, certo, su twitter uno rischia sempre di selezionare solo le persone che hanno gli stessi interessi che hai tu, e se ci vai più volte al giorno a un certo punto rischi di confondere twitter col paesaggio, vedi un centinaio di persone che litigano (son tante: dal vero raramente hai visto centinaia di persone litigare) e ti convinci che là fuori litighino tutti. Secondo me no, secondo me la maggior parte degli elettori ha letto un po' di cose sui quotidiani (o su internet) magari ha visto il dibattito di sky, ha apprezzato i toni di tutti e in particolare di un candidato, ha votato per lui; e c'è senz'altro stato anche qualcuno che per curiosità si è fermato a guardare il dibattito il mercoledì seguente su rai1, e magari gli è piaciuto e gli è venuta mezza voglia di andare a votare - ma quando ha capito che non era tanto semplice, il più delle volte ha lasciato perdere; ecco, a tutta questa gente secondo me la rissa sulle regole e sulle giustifiche è scivolata intorno, come tutte le polemiche tecniche e noiose. Almeno mi piace pensarla così.
L'invito a non confondere internet col mondo, in ispecie quella piccola porzione del mondo che è l'Italia, suona sempre un po' antipatica. La raccomandazione a mantenere una vita anche offline, se ve la fa uno che scrive lenzuolate da dodici anni su un blog, è facile che la rispediate al mittente. Troppo giusto, però lasciatemelo dire, secondo me ve la siete presa troppo. Non credo che i miei pezzi, soprattutto gli ultimi, abbiano conquistato un solo voto a Bersani, o tolto un solo voto a Renzi. Non è per quello che li ho scritti, non sono bravo a fare propaganda. Li ho scritti perché mi diverte scrivere questo genere di cose, mi piace ragionare sulle cose che succedono, e mi piace anche molto litigare, non è una cosa di cui vada fiero, ma preferisco farlo sul mio blog personale dove non dovrebbe davvero farsi male nessuno. Non credo di avervi fatto davvero male, e poi sul serio, di che vi lamentate? Avete un partito che supera il 33 per cento, e che quasi sicuramente governerà il Paese. Certo, sarà costretto ad allearsi con gente orribile, ma voi potrete dire in continuazione Not In My Name (anche su questo blog, venite copiosi a smerdare l'autore, non c'è problema). Bersani dovrà fare delle scelte impopolari, scelte che anche a Renzi sarebbero toccate (ma secondo me non ci ha mai pensato seriamente). In tutti i casi deluderà i suoi elettori e la vecchia classe dirigente ne risulterà definitivamente compromessa. A quel punto può toccare a voi. A Renzi non so, ma a voi sicuramente. C'è solo da mostrare di essere un po' migliori, e non sarà così difficile. Congratulazioni, avete perso la migliore battaglia che potevate perdere, e l'avete persa bene. Per come vanno le cose, anche solo statisticamente, una guerra prima o poi la vincete.
Le primarie sono andate benissimo, abbiamo vinto tutti. A saperlo prima potevamo magari evitare di incanaglirci sulle procedure, che è il modo migliore per delegittimarci a vicenda. Però è facile col senno del poi. Quindi sì, poteva andare persino meglio - ma è andata benissimo.
Bersani ha il margine che gli serviva per chiudere la discussione: queste sono le sue seconde primarie, non era tenuto a farle, le ha volute fare a due turni e li ha vinti tutti e due. Ora magari si potrebbe per un po' cessare di sventolare i santini di Berlinguer - Berlinguer, con tutto il rispetto, non ha mai dovuto rifondare un partito (a Bersani è successo un paio di volte) né combatterci dentro una mezza guerra civile: il suo compromesso storico era tutto sommato più indigesto di quello che stiamo mandando giù con Monti, e il suo massimo risultato fu un 33%, da morto. Bersani è vivo, è segretario nel momento peggiore dal dopoguerra, e ieri i sondaggi davano il suo partito al 34. Certo, sono solo sondaggi. Però comincia veramente a mostrare gli anni, il santino di Berlinguer.
Ma quelli che devono essere veramente contenti sono i sostenitori di Renzi: io, almeno, se fossi un sostenitore di Renzi, a questo punto avrei di che dirmi soddisfatto. Basta pensare a com'era il PD neanche due anni fa: a quel tempo una minoranza interna con un'identità riconoscibile e compatta come quella che gli hanno dato i renziani era inimmaginabile. La questione generazionale non era al primo punto né al secondo, forse non era nemmeno nelle agende dei più. I liberaldemocratici sembravano una presenza residuale. Oggi possono dire, con qualche ragione, di essere quasi il 40 per cento. Renzi poteva pretendere di più? Secondo me no, non sono nemmeno sicuro che ci abbia davvero provato. Verso la fine mi sembrava quasi che stesse provando a scassare il PD, ma forse sono prevenuto.
Una delle sue carte vincenti, che negli ultimi giorni è stata giocata a ripetizione, era la vocazione maggioritaria, il rifiuto di alleanze stile Ulivo: un bluff che si può giocare soltanto se si ha una ragionevole certezza di non vincere mai. Renzi non sarà il candidato del 2013, non sapremo mai se in una situazione di necessità avrebbe rifiutato i voti di un Casini (col risultato di consegnare comunque l'Italia a qualche altro governo tecnico sostenuto da Casini). I suoi sostenitori possono continuare a crederlo, e questo è un altro bel motivo per essere contenti che abbia fatto una bella campagna e abbia perso, evitando di sporcarsi le mani con la morchia della prassi. Il suo discorso da perdente poi è stato un capolavoro, la conferma di un vero talento per le autocritiche, che a sinistra apprezziamo tantissimo. In questo momento è un grande leader senza partito, mentre nel centro liberale c'è qualche partito senza leader: chissà come andrà a finire. Io se fossi un renziano, o per meglio dire un liberaldemocratico del PD che questa volta ha appoggiato Renzi, comincerei a guardarmi in giro: se non altro perché Renzi non era il candidato perfetto - lo ha ammesso anche lui - e anche se era umanamente assai migliore di come il suo staff lo ha cucinato verso la fine, molti renziani, pardon, libdem che hanno sostenuto Renzi, si meritavano di meglio.
Ne approfitto per salutarli, mi dispiace che si siano molto incazzati per le ultime cose che ho scritto. Non chiedo scusa perché non sarebbe serio: quelle cose le ho scritte e tutto sommato le penso: mi sembra che Renzi abbia imposto la sua leadership in modo non trasparente, con un uso dei sondaggi che avrebbe dovuto destare qualche diffidenza in più, e che in linea di massima si sia dimostrato un pessimo negoziatore - e la negoziazione è una delle principali abilità dei politici, più dei bei discorsi che comunque uno bravo a scriverteli lo trovi. A me poi rileggendomi non sembra di esserci andato giù così pesante. Ma forse era l'atmosfera generale: mi pare che molti, su internet, siano reduci da quindici giorni di guerra fratricida. Mi chiedo se non sia un po' l'effetto di twitter e dei social network in genere, perché ogni volta che ho messo il naso fuori di casa non ho trovato nessuno davvero incazzato per Renzi o per Bersani. Nulla di paragonabile allo psicodramma dell''89, quando i comunisti cambiarono nome, o alle litigate furibonde tra rifondaroli e prodiani nel '98 (quanto sto diventando vecchio, mi sembro Matusalemix su una panchina).
Su twitter dovremmo tutti per legge seguire almeno una dozzina di persone che parlano solo di cose di cui non sappiamo niente: sarebbe sano, ci aprirebbe gli orizzonti. Altrimenti finiamo per soffrire realmente, fisicamente, per delle tempeste che si consumano in bicchieri d'acqua. La percentuale di persone a cui interessavano le primarie (tre milioni su sessanta) era già abbastanza esigua; la percentuale di questi tre milioni interessati a polemizzare sul comitato dei garanti o sulle inserzioni pubblicitarie (o anche al limite sui contenuti) era comunque minima. Però, certo, su twitter uno rischia sempre di selezionare solo le persone che hanno gli stessi interessi che hai tu, e se ci vai più volte al giorno a un certo punto rischi di confondere twitter col paesaggio, vedi un centinaio di persone che litigano (son tante: dal vero raramente hai visto centinaia di persone litigare) e ti convinci che là fuori litighino tutti. Secondo me no, secondo me la maggior parte degli elettori ha letto un po' di cose sui quotidiani (o su internet) magari ha visto il dibattito di sky, ha apprezzato i toni di tutti e in particolare di un candidato, ha votato per lui; e c'è senz'altro stato anche qualcuno che per curiosità si è fermato a guardare il dibattito il mercoledì seguente su rai1, e magari gli è piaciuto e gli è venuta mezza voglia di andare a votare - ma quando ha capito che non era tanto semplice, il più delle volte ha lasciato perdere; ecco, a tutta questa gente secondo me la rissa sulle regole e sulle giustifiche è scivolata intorno, come tutte le polemiche tecniche e noiose. Almeno mi piace pensarla così.
L'invito a non confondere internet col mondo, in ispecie quella piccola porzione del mondo che è l'Italia, suona sempre un po' antipatica. La raccomandazione a mantenere una vita anche offline, se ve la fa uno che scrive lenzuolate da dodici anni su un blog, è facile che la rispediate al mittente. Troppo giusto, però lasciatemelo dire, secondo me ve la siete presa troppo. Non credo che i miei pezzi, soprattutto gli ultimi, abbiano conquistato un solo voto a Bersani, o tolto un solo voto a Renzi. Non è per quello che li ho scritti, non sono bravo a fare propaganda. Li ho scritti perché mi diverte scrivere questo genere di cose, mi piace ragionare sulle cose che succedono, e mi piace anche molto litigare, non è una cosa di cui vada fiero, ma preferisco farlo sul mio blog personale dove non dovrebbe davvero farsi male nessuno. Non credo di avervi fatto davvero male, e poi sul serio, di che vi lamentate? Avete un partito che supera il 33 per cento, e che quasi sicuramente governerà il Paese. Certo, sarà costretto ad allearsi con gente orribile, ma voi potrete dire in continuazione Not In My Name (anche su questo blog, venite copiosi a smerdare l'autore, non c'è problema). Bersani dovrà fare delle scelte impopolari, scelte che anche a Renzi sarebbero toccate (ma secondo me non ci ha mai pensato seriamente). In tutti i casi deluderà i suoi elettori e la vecchia classe dirigente ne risulterà definitivamente compromessa. A quel punto può toccare a voi. A Renzi non so, ma a voi sicuramente. C'è solo da mostrare di essere un po' migliori, e non sarà così difficile. Congratulazioni, avete perso la migliore battaglia che potevate perdere, e l'avete persa bene. Per come vanno le cose, anche solo statisticamente, una guerra prima o poi la vincete.
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Perché Renzi è pronto per governare l'Italia
01-12-2012, 03:55primarie 2012, Renzi, sondaggiPermalink"Simpatico, convincente, la pensa come me, quindi voto quell'altro". |
Ma insomma alla fine di tutto un tizio così secondo voi è adatto? Metti che vinca le primarie del partito senza riuscire a distruggerlo - metti che poi vinca le elezioni: a quel punto, secondo voi, Matteo Renzi è pronto per governare l'Italia?
Un tizio che a un certo punto - ma voi riuscite a ricordare quando? - ha deciso che il leader dei giovani rinnovatori del PD era lui, ed evidentemente aveva ragione visto che i giovani rinnovatori gli sono quasi tutti andati dietro - però com'è andata esattamente, chi lo ha deciso che il Primo Rottamatore doveva essere lui e soprattutto, scusate la stucchevole domanda, ma i soldi? I fondi per organizzare tutti quei meeting e le leopolde, tutto quel fittissimo calendario di incontri che di fatto lo ha consegnato ai media come un candidato in pectore alle primarie già un anno prima che si decidesse di farle, le primarie, dove li ha presi?
Uno che se gli fai questa domanda: Matteo Renzi, ma i soldi? lui ti risponde sempre È tutto Online, che sarà anche vero per carità che da qualche parte on line ci sono le fatture e tutto quanto, ma mi fa venire in mente quel tipo di ragazza che le chiedevi il numero ti rispondeva è nell'elenco (sant'iddio quanto son vecchio, mi ricordo quando esisteva l'elenco degli abbonati telecom, quanto si vede che voterò Bersani).
Io poi ogni tanto ci vado on line, ma siccome le fatture mi addormentano vado a vedere altre cose, per esempio la pagina in cui risponde alle accuse di aver preso soldi da Lusi, il maneggione della Margherita. Va da sé che tutti sono innocenti fino a prova contraria, e prove che Renzi abbia preso soldi da Lusi non ce ne sono, però la "verità su: Lusi" contenuta nel sito ufficiale di Matteo Renzi è la seguente.
Il Sindaco, del resto, ha sempre dichiarato di non aver ricevuto un soldo e, riflettendoci, non lo avrebbe certo detto in modo così chiaro, fin dal primo giorno, se non ne fosse stato più che certo.
Sul serio, c'è scritto così. Ogni tanto vado a controllare se il testo non è cambiato, se non hanno magari trovato uno stagista più professionale, se Gori per caso non ha dato un'occhiata - ma secondo me Gori i siti non li legge. Prendo atto che a tutt'oggi primo dicembre 2012 Renzi dichiara di non aver ricevuto un soldo e la dimostrazione è che lo ha dichiarato chiaramente e subito, non come i bugiardi che ci mettono un po' e tentennano; lui lo ha detto subito, quindi è vero: ma insomma, uno così che non si è ancora capito molto bene dove ha trovato i soldi
è adatto a governare l'Italia?
Un tizio così, che dai e dai una conferenza qui e una leopolda là, alla fine è riuscito ad accreditarsi come candidato in pectore alle primarie - con il piccolo problema che è un tesserato del PD, e a norma di statuto il candidato del PD alle primarie di coalizione poteva essere soltanto il segretario. Certo, un tizio così avrebbe potuto uscire dal PD, ma non lo ha fatto. Però a furia di interviste, e comparsate, e sondaggi (quanti sondaggi! e costano) è riuscito a convincerci tutti che valeva la pena di fare un'eccezione, che sarebbe stato un valore aggiunto. Un tizio così che si è fatto spianare la strada dai sondaggi, e poi si è fatto rifare una norma statutaria a sua misura,
è adatto a governare l'Italia?
Ci sto pensando.
Un tizio così, che all'assemblea nazionale che ha discusso e votato la deroga non c'era (in generale non va spesso alle assemblee dove parlino altri che lui), un tizio così dal giorno dopo ha iniziato a montare un casino sull'Albo degli elettori che, a detta sua, il PD voleva mettere on line con tutti i dati sensibili degli elettori, un'accusa quasi infamante; un tizio così che se cambi le regole per concedergli di candidarsi, lui in cambio ti accusa di violare la privacy dei tuoi elettori, è adatto a governare l'Italia? Non so.
Un tizio così, che ha imbastito la sua campagna sul fatto che il PD potrebbe vincere le elezioni con un largo vantaggio se solo lo guidasse lui: ed è un peccato, anzi una rara ingiustizia che tutte le persone che voterebbero il PD solo se lo guidasse lui non abbiano avuto voglia di andare a votarlo alle primarie domenica scorsa. D'altro canto se glielo chiedi è un problema di code, c'erano code dappertutto siccome bisognava anche firmare, non come le altre volte. Per la verità si doveva firmare anche le altre volte; la novità è stata che i volontari del PD hanno cercato di tenere aperti gli uffici per ricevere le iscrizioni anche qualche giorno prima - nel frattempo lui faceva scrivere ai suoi influencer che iscriversi sarebbe stato faticoso, che le code avrebbero preso come minimo 15 minuti, che ne valeva la pena ma era anche una palla, diciamolo. Un tizio così, un comunicatore tanto astuto, è pronto per Palazzo Chigi?
Io un'idea sto cominciando a farmela.
Un tizio così - che poi, chi l'ha detto che alle elezioni davvero varrebbe cinque, dieci punti in più di Bersani? I sondaggi. E i sondaggi, perdonate, chi li paga? No, scusate, son vecchio, mi ricordo di Pilo, qui dentro nessuno si ricorda di Pilo, era un tale che per far vincere le elezioni al suo datore di lavoro (uno che non si era mai candidato prima) si inventava sondaggi favorevolissimi e la gente diceva: però, questo è forte, questo vale già il 20%, e poi è uno nuovo, quasi quasi lo voto anch'io - e andò a finire che la profezia si autoavverò... ma erano i primi anni '90, eravamo tutti molto ingenui, non c'era mica Internet a diffondere nozioni e competenze. Un tizio così, che ieri per esempio butta lì un sondaggio che dice che se uscisse dal PD - naturalmente non lo farebbe mai, eh, però se lo facesse, se dopo aver fatto cambiare le regole per candidarsi perdesse e fuoriuscisse dal partito - prenderebbe tra il 12 e il 25 per cento, in pratica rischierebbe di diventare lui, Matteo Renzi, il primo partito in Italia; non so se mi spiego, c'è da ringraziarlo per la sua abnegazione, lui potrebbe vincere da solo e invece ha deciso di aiutare noi poveri rottami del pd, ma non siamo dei veri ingrati a respingere il suo spam? Un tizio così...
(...anche se a dire il vero non tutti i sondaggi dicono la stessa cosa, per esempio ce n'era uno ieri SWG che diceva che Renzi, da solo, varrebbe tra il quattro o il cinque, comunque parecchio, ma non necessariamente abbastanza per superare la soglia di sbarramento e mandare almeno un deputato alla Camera. Ed è anche curioso il fatto che sondaggi diversi dicano cose tanto diverse, viene da pensare che alcuni sondaggi magari siano stati un po', come dire, piegati ad esigenze di propaganda, oddio che parola antica, da bersaniano veramente). Comunque, dicevo, un tizio così...
è la persona giusta per governare l'Italia nei prossimi anni?
Credo di saperlo.
Un tizio così, che perde il primo turno ma s'impunta, per un giorno intero dice di avere informazioni diverse -da chi? ha una struttura parallela che scrutina a distanza e più rapidamente? o anche lì, si fida di sondaggi che però, guarda un po', si inventano un milione di elettori in più? Un tizio così, che ancora per un giorno insiste sul fatto che a lui risulta un 4% di elettori in più, parliamo di migliaia di voti in più, insomma sono brogli, e piuttosto gravi: sta accusando i dirigenti e i militanti del suo partito di truffare, è un'accusa pesante e se ne potrebbe prendere la responsabilità, magari facendo un gesto eclatante, magari fuoruscendo dal suo partito, visto che comunque un 15-20 per cento lo fa da solo... invece resta e ricomincia a leggere le regole delle primarie a modo suo. Un tizio così, è il tizio giusto per noi? Eh, mi sa che è abbastanza chiaro.
Un tizio così, che a quattro giorni dalle elezioni si mette a comprare inserzioni assai costose, e quando gli chiedono Quanto sono costate, lui ancora una volta risponde On Line, è tutto On Line, non è una risposta meravigliosa? Che poi è il tuo interlocutore a fare la figura da fesso, siccome è tutto On Line ma lui non sa trovare l'url giusta, ahah, matusa. Un tizio così, che si mette a bombardare di spam la gente, pensateci bene: quindici giorni prima aveva fatto un esposto al Garante della Privacy, accusava il PD di voler pubblicare (On Line) i dati sensibili dei suoi elettori, ecco: un tizio così quindici giorni dopo bombarda di spam le caselle dei suoi potenziali elettori, ma dove li avrà trovati gli indirizzi, ma siamo sicuri che non siano anche loro dati un pochino sensibili? Un tizio così che in sostanza fa quel cazzo che gli pare, che rivolta la regola a seconda di come gli conviene in quel momento, che si fa precedere da sondaggi favorevolissimi che nessuno gli contesta più da un pezzo, ma un tizio così è veramente adatto per governare l'Italia?
Secondo me sì.
Andiamo, è evidente.
In verità non si capisce perché non lo acclamiamo subito e non la facciamo finita.
Si è fatto da sé, spendendo un po' di soldi che comunque sono tutti On Line da qualche parte; si è fatto precedere da faustissimi sondaggi; le regole le aggira, le stravolge, le piega finché non sono roba sua: un tizio così è esattamente quel tipo di persona che gli italiani vogliono, magari ci mettono un po' a capirlo ma poi per quindici, vent'anni non se ne staccano più. Matteo Renzi è la persona più adatta a governare l'Italia, ma "adatto" non suona così bene, bisognerebbe proprio usare l'inglese "fit", perché è proprio una cosa fisica, a Renzi l'Italia calza perfettamente, è già una penisola su misura per lui, ci sarà senz'altro un sondaggio del Sole 24 Ore che ce lo conferma.
E poi un tizio così, una volta che avrà preso possesso della penisola che non gli fa difetto, come si comporterà?
Ma anche questo lo sappiamo già.
Comincerà a dire che le regole non vanno bene; che bisogna cambiarle; che fosse per lui avrebbe già calato le tasse e infilato soldi nelle tasche degli italiani che devono smetterla di remare contro; che è colpa della passata stagione, è sempre colpa di chi era al governo prima; ma anche di chi faceva l'opposizione, prima; è sempre colpa di qualcosa prima. Si circonderà di gente che sappia ascoltarlo e che non l'annoi troppo con chiacchiere non richieste; e tuttavia dopo un po' comincerà a prendersela con loro perché non fanno niente di quello che lui aveva promesso, e che lui alla fine se potesse farebbe ma non può, maledizione, non ha mica tutti questi poteri dopotutto è solo il Presidente del Consiglio, come diceva già quell'altro, può giusto decidere da che parte far andare il suo cavallo, tranne che ormai chi ci va più a cavallo, magari un cavallo virtuale, ci sarà di sicuro un app.
Matteo Renzi è sicuramente la persona più adatta a governare l'Italia mentre precipita nello stesso baratro in cui sta precipitando da vent'anni in moto rettilineo. Tanto nessuno sa veramente quando si toccherà il suolo, ammesso che un suolo ci sia - nel frattempo farci governare da simpatici istrioni è divertente. Ci siamo molto divertiti con quell'altro, ammettiamolo, ci faceva sentire così intelligenti mentre ridevamo di lui sui blog. Così impegnati mentre denunciavamo le sue truffe i suoi furti le sue collusioni e concussioni. Così chic mentre ironizzavamo sulla sua tamarraggine senza redenzione. Se tutto questo vi manca, e io so che vi manca, votate Matteo Renzi.
Se invece avete paura che da qualche parte un suolo ci sia, ecco, magari no.
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Renzi e il Partito nella Nuvola
30-11-2012, 01:58burocrazy, generazione di fenomeni, internet, Pd, primarie 2012, Renzi, scuolaPermalinkFinché un bel momento si accorge che la polemica sulle regole gli è scappata di mano, e che averla trascinata fino a questo punto sarà controproducente anche per lui, sia che vinca sia che (più probabilmente) perda. Così a due giorni dal voto registra un messaggio pregando, "implorando" i suoi sostenitori di parlar d'altro, "di politica, del futuro del Paese". A parte rimarcare la faccia tosta, quasi ammirevole, di chi avendo esaurito i sassi da gettare s'ingegna all'ultimo momento a nascondere la mano, io vorrei qui provare a spiegare senza troppa polemica perché Renzi non può fare così: non può pretendere che i ragni non pizzichino, che le cicale non cicalino, che i suoi sostenitori non polemizzino sulle regole. La polemica sulle regole non è una cosa semplicemente strumentale, un trucco per attirare l'attenzione. La polemica sulle regole è ormai diventata il messaggio, e riflettendoci un poco non poteva che andare a finire così.
La rissa sulle giustificazioni scritte, sui certificati, sui documenti, non è un incidente che ci ha coinvolti per sbaglio. È il modo in cui si è espressa la vera identità del movimento renziano, che non è la bozza Ichino o la vocazione maggioritaria o la mano tesa agli elettori di centrodestra. Il renzismo è, prima di tutte queste cose, un movimento generazionale, che interpreta la frustrazione di una categoria abbastanza precisa di persone. Hanno quasi tutti meno di 45 anni; alcuni sono professionisti, altri sono precari, ma in ogni caso lavorano tutti. E sul luogo di lavoro si scontrano, tutti i giorni, con gli over 50: che mantengono posizioni di potere, che hanno sempre la maggioranza, che sono troppi, si autolegittimano ma spesso non sanno come si accende il tablet che hanno appena comprato, che non si rassegnano a essere rottamati. Lo zoccolo duro di Renzi è questo, e per quanto cerchi di allargarlo alla fine i suoi ultras sono fatti così; non è un caso il fatto che litighino sulle regole, che vivano la giustificazione scritta come un'umiliazione, che non capiscano come mai l'iscrizione ai registri non si può fare on line. Non è un dettaglio. È qui che passa il fronte della guerra generazionale: carta contro iPad, giustificazione scritta contro moduli on line, file nei seggi contro clic e tag, sedi di partito vecchia maniera contro social network: burocrazia contro internet.
Sono i quasi-nativi digitali. Fin qui internet è stato l'unico ambito che ha dato loro soddisfazioni e riconoscimenti: le rare volte che sono riusciti a convincere i colleghi a snellire una procedura passando dalla carta alla cloud, oppure quella volta che il direttore ha chiesto di loro per risistemare un sito o una banca dati. Internet è l'unico territorio amico, l'unico luogo in cui si sentono più sicuri dei loro avversari: è normale che cerchino di trasferire la battaglia lì, che a tre giorni dalla fine di tutto aprano un sito internet allo scopo di attingere a un enorme bacino di potenziali elettori di Renzi. Non ha importanza che questo bacino esista o no: ricorrere a internet è una reazione istintiva, un riflesso involontario: non c'è problema che la Nuvola non possa risolvere.
La carta, invece, è il nemico. Le code sono sempre lunghissime, estenuanti, retaggi di una civiltà analogica che dev'essere smantellata al più presto e sostituita da qualche software o app altri nomi a caso che ogni tanto effettivamente Renzi pronuncia. Il renzismo non è un'ideologia, è una frustrazione: noi siamo nel 2.0 e ci tocca prendere ordini da gente che va in crisi se la fotocopiatrice è in standby? E adesso cosa vogliono, la giustifica come a scuola? Dobbiamo scrivere? Su dei pezzi di carta? Douglas Coupland si preoccupava che fosse la prima generazione senza Dio; per adesso questo più di tanto non si nota, almeno da noi; si nota più il fatto che sia stata la prima generazione a diventare adulta senza abituarsi a timbrare un cartellino. Mettersi in coda non è semplicemente una rottura: è umiliante.
Ne conosciamo tutti di tipi così. Per esempio io nel mio luogo di lavoro conosco un tizio che ha un problema col registro di carta: non riesce a gestirlo. Proprio non ce la fa, piuttosto di mettere i numerini con la penna nei quadratini si farebbe ore di riunioni, di lezioni, di qualunquecosa. Ce l'ha a morte con la Gelmini, con Profumo, con la Moratti, con tutti quelli che non gli hanno ancora dato il registro elettronico che a sentir lui sarebbe facilissimo da usare, praticamente si riempirebbe da solo. E in effetti lui ce l'ha già una specie di registro elettronico, se lo è fatto per i fatti suoi, lo ha messo nella Nuvola e ci si trova abbastanza bene, ma quello di carta non sa proprio più fisicamente come si riempie, è un'angoscia. Ecco, quel mio collega sotto sotto è un renziano - anche se su tutti i blog scrive in lungo e in largo il contrario.
La rissa sulle giustificazioni scritte, sui certificati, sui documenti, non è un incidente che ci ha coinvolti per sbaglio. È il modo in cui si è espressa la vera identità del movimento renziano, che non è la bozza Ichino o la vocazione maggioritaria o la mano tesa agli elettori di centrodestra. Il renzismo è, prima di tutte queste cose, un movimento generazionale, che interpreta la frustrazione di una categoria abbastanza precisa di persone. Hanno quasi tutti meno di 45 anni; alcuni sono professionisti, altri sono precari, ma in ogni caso lavorano tutti. E sul luogo di lavoro si scontrano, tutti i giorni, con gli over 50: che mantengono posizioni di potere, che hanno sempre la maggioranza, che sono troppi, si autolegittimano ma spesso non sanno come si accende il tablet che hanno appena comprato, che non si rassegnano a essere rottamati. Lo zoccolo duro di Renzi è questo, e per quanto cerchi di allargarlo alla fine i suoi ultras sono fatti così; non è un caso il fatto che litighino sulle regole, che vivano la giustificazione scritta come un'umiliazione, che non capiscano come mai l'iscrizione ai registri non si può fare on line. Non è un dettaglio. È qui che passa il fronte della guerra generazionale: carta contro iPad, giustificazione scritta contro moduli on line, file nei seggi contro clic e tag, sedi di partito vecchia maniera contro social network: burocrazia contro internet.
Sono i quasi-nativi digitali. Fin qui internet è stato l'unico ambito che ha dato loro soddisfazioni e riconoscimenti: le rare volte che sono riusciti a convincere i colleghi a snellire una procedura passando dalla carta alla cloud, oppure quella volta che il direttore ha chiesto di loro per risistemare un sito o una banca dati. Internet è l'unico territorio amico, l'unico luogo in cui si sentono più sicuri dei loro avversari: è normale che cerchino di trasferire la battaglia lì, che a tre giorni dalla fine di tutto aprano un sito internet allo scopo di attingere a un enorme bacino di potenziali elettori di Renzi. Non ha importanza che questo bacino esista o no: ricorrere a internet è una reazione istintiva, un riflesso involontario: non c'è problema che la Nuvola non possa risolvere.
La carta, invece, è il nemico. Le code sono sempre lunghissime, estenuanti, retaggi di una civiltà analogica che dev'essere smantellata al più presto e sostituita da qualche software o app altri nomi a caso che ogni tanto effettivamente Renzi pronuncia. Il renzismo non è un'ideologia, è una frustrazione: noi siamo nel 2.0 e ci tocca prendere ordini da gente che va in crisi se la fotocopiatrice è in standby? E adesso cosa vogliono, la giustifica come a scuola? Dobbiamo scrivere? Su dei pezzi di carta? Douglas Coupland si preoccupava che fosse la prima generazione senza Dio; per adesso questo più di tanto non si nota, almeno da noi; si nota più il fatto che sia stata la prima generazione a diventare adulta senza abituarsi a timbrare un cartellino. Mettersi in coda non è semplicemente una rottura: è umiliante.
Ne conosciamo tutti di tipi così. Per esempio io nel mio luogo di lavoro conosco un tizio che ha un problema col registro di carta: non riesce a gestirlo. Proprio non ce la fa, piuttosto di mettere i numerini con la penna nei quadratini si farebbe ore di riunioni, di lezioni, di qualunquecosa. Ce l'ha a morte con la Gelmini, con Profumo, con la Moratti, con tutti quelli che non gli hanno ancora dato il registro elettronico che a sentir lui sarebbe facilissimo da usare, praticamente si riempirebbe da solo. E in effetti lui ce l'ha già una specie di registro elettronico, se lo è fatto per i fatti suoi, lo ha messo nella Nuvola e ci si trova abbastanza bene, ma quello di carta non sa proprio più fisicamente come si riempie, è un'angoscia. Ecco, quel mio collega sotto sotto è un renziano - anche se su tutti i blog scrive in lungo e in largo il contrario.
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Vinci prima tu
29-11-2012, 10:12ho una teoria, Pd, primarie 2012, Renzi, tvPermalink
C'è stato un momento, ieri sera, in cui credo che tutti abbiamo capito chi aveva vinto il dibattito. Alla fine di un break pubblicitario, quando davanti a noi si è materializzato all'improvviso Bruno Vespa, e con lui una carrellata di personaggi che sullo sfondo azzurrino di Porta a Porta non ci erano mai sembrati così esili, fragili, grigi: la Santanchè, Lupi, la Gelmini, persino la Meloni. La sigla era la solita da vent'anni a questa parte, l'immagine sembrava sbiadita come certe vhs che non abbiamo più tolto dallo scatolone dell'ultimo trasloco.
È stato quello il momento in cui abbiamo tutti capito chi aveva vinto il dibattito. Pochi secondi dopo abbiamo rivisto due candidati credibili alla presidenza del consiglio scambiarsi frecciate e battute cordiali. Non sembrava Rai1, non sembrava nessuna litigiosa tribuna televisiva di qualche anno o mese fa. Il dibattito lo ha vinto il PD, che non è mai stato così interessante, così vivace, così credibile. Qualunque sia il vincitore di queste primarie, il PD ne esce molto più forte di come ci era entrato.
Ha vinto Renzi? (continua sull'Unita.it, H1t#156). Dei due, Renzi era quello obbligato a vincere; giocava il match della vita e non lo ha giocato malissimo – ma non lo ha nemmeno stravinto, mi pare che Bersani si sia difeso bene. Lo sfidante ha insistito molto (troppo, secondo me – ma sono di parte) sugli errori commessi dalla sinistra negli ultimi vent’anni: un tema molto caro al suo zoccolo duro, e che può intercettare qualche consenso al centro e a destra (ammesso che poi vadano a votare); ma nemmeno lui probabilmente pensa di poter recuperare il 9% così. Viceversa, ha platealmente evitato di dire qualsiasi cosa di vendoliano: per sua esplicita ammissione, quei voti non gli interessano (d’altro canto negli ultimi giorni ha più volte segnalato la sua totale adesione alle proposte di Ichino, forse il modo più semplice di chiarire le idee ai vendoliani ancora indecisi). Ha persino ammesso che preferisce perderle, le primarie, se non riesce a far capire al Sud che è venuto “il momento della scossa”. Credo che l’affermazione abbia un senso più generale: piuttosto che fare concessioni e annacquare i suoi contenuti, Renzi queste primarie preferisce perderle.
È stato quello il momento in cui abbiamo tutti capito chi aveva vinto il dibattito. Pochi secondi dopo abbiamo rivisto due candidati credibili alla presidenza del consiglio scambiarsi frecciate e battute cordiali. Non sembrava Rai1, non sembrava nessuna litigiosa tribuna televisiva di qualche anno o mese fa. Il dibattito lo ha vinto il PD, che non è mai stato così interessante, così vivace, così credibile. Qualunque sia il vincitore di queste primarie, il PD ne esce molto più forte di come ci era entrato.
Ha vinto Renzi? (continua sull'Unita.it, H1t#156). Dei due, Renzi era quello obbligato a vincere; giocava il match della vita e non lo ha giocato malissimo – ma non lo ha nemmeno stravinto, mi pare che Bersani si sia difeso bene. Lo sfidante ha insistito molto (troppo, secondo me – ma sono di parte) sugli errori commessi dalla sinistra negli ultimi vent’anni: un tema molto caro al suo zoccolo duro, e che può intercettare qualche consenso al centro e a destra (ammesso che poi vadano a votare); ma nemmeno lui probabilmente pensa di poter recuperare il 9% così. Viceversa, ha platealmente evitato di dire qualsiasi cosa di vendoliano: per sua esplicita ammissione, quei voti non gli interessano (d’altro canto negli ultimi giorni ha più volte segnalato la sua totale adesione alle proposte di Ichino, forse il modo più semplice di chiarire le idee ai vendoliani ancora indecisi). Ha persino ammesso che preferisce perderle, le primarie, se non riesce a far capire al Sud che è venuto “il momento della scossa”. Credo che l’affermazione abbia un senso più generale: piuttosto che fare concessioni e annacquare i suoi contenuti, Renzi queste primarie preferisce perderle.
Il 35% per un outsider è un ottimo risultato, destinato a migliorare al secondo turno. Bersani è un avversario leale e forse Renzi si vede già leader di una robusta corrente di minoranza. Questo magari non è del tutto coerente con la tanto sbandierata vocazione maggioritaria, ma è l’opzione più realistica e anche più comoda – dal momento che chi vincerà e governerà si ritroverà nella situazione più delicata dal secondo dopoguerra. Io, lo ammetto, non credo che Renzi sia la persona più adatta per quell’incarico. Quel che è più interessante è che lo stesso Renzi non sembra tenerci più di tanto. http://leonardo-blogspot.com
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Il giorno in cui Mario Monti mi spezzò il cuor
28-11-2012, 18:15Monti, scuolaPermalink"Per esempio, due ore in più".
Bisognerebbe sempre partire da una notizia, e la notizia questa volta forse non c'è. Un politico che dice una bugia, in Italia, è una notizia? No, probabilmente no. Un politico che in diretta tv dice una bugia grossa, una bugia smaccata, un'informazione la cui plateale falsità si può verificare in pochi secondi, è una notizia? Purtroppo no.
Anche il fatto che il politico stia concedendo un'intervista, e che l'intervistatore si guardi bene dal rettificare, dal controllare, dal far presente che no, le cose non stanno semplicemente così: è una notizia? Mi dispiace, non lo è, circolare.
La bugia è abbastanza pesante: getta discredito su un'intera categoria di lavoratori, bollati come conservatori e corporativi perché indisponibili a fare "per esempio, due ore in più settimanali". Niente di nuovo. Il politico che la pronuncia, in diretta, in prima serata tv, su una rete nazionale, è il presidente del Consiglio dei Ministri, e capirai. Dov'è la notizia? è sempre andata così. Avvisateci magari quando un presidente in prima serata tv tenterà di dirci la verità. Fino a quel momento, ci dispiace, nessuna notizia. Oppure se vi va posso scrivere sul mio piccolo diario on line che Mario Monti, domenica, mi ha spezzato il cuoricino.
Fino a sabato non è che fossi un suo ammiratore, ma evidentemente nutrivo per lui più stima di quanto fossi disposto ad ammettere. Era palese che la sua agenda non fosse la mia (manco ne avessi una che non preveda il sopravvivere a oltranza); né potevo dire di avere molta fiducia nel suo rigorismo, ma è un discorso lungo e in fondo il commissariamento della repubblica italiana non è responsabilità sua. Lui per me restava semplicemente un tecnico, uno che ha un lavoro da fare (giusto, sbagliato che sia) e cerca di farlo con serietà. La sua agenda non mi piaceva, la sua serietà mi serviva. Ne avevo un bisogno forse disperato, una di quelle necessità da innamorati, che ti spingono a immaginare che una cosa esista anche quando forse non c'è, e forse neanche la serietà di Monti c'è. O si è dissolta nei mesi necessari a trasformarsi da un docente universitario a un politico. La non-notizia di domenica sera è che Mario Monti è diventato un politico italiano, uno di quelli che va in tv a raccontare balle, e più sono grosse, ed evidenti, meglio è, tanto nessuno gliene chiederà conto.
Nello specifico, la bugia è triplice. Le ore di lavoro in più non sono "per esempio, due settimanali" (prima bugia). Controllate ovunque: appena un mese fa in una bozza di decreto le ore erano sei, pari a un terzo dell'orario settimanale. E non si tratta di ore di lavoro, ma di lezione (seconda bugia), che l'insegnante deve preparare, organizzare, gestire. Per un insegnante di lingue straniere, o educazione artistica, o musicale, quelle due ore equivalgono a una classe in più: venticinque ragazzi in più con cui lavorare, venticinque famiglie in più con cui interagire. È tempo, è fatica, è lavoro in più. E non è vero (terza bugia) che in questo modo si sarebbero liberate risorse: è vero semplicemente il contrario. Il governo vuole risparmiare sulle risorse, tagliando le cattedre: a perdere il posto saranno come sempre i giovani, i più bassi in graduatoria.
Ma in fondo queste tre bugie sono tutte comprese in una sola, ovvero: Monti non ha mai chiesto agli insegnanti di fare due ore in più alla settimana. Il ministro Profumo non ha mai proposto agli insegnanti di fare due ore in più alla settimana. Invece di lamentarsi in tv contro la categoria conservatrice e corporativista, perché non ce lo chiedono? Scoprirebbero cose interessanti.
Per esempio: io due ore in più le farei anche a partire da domani. E non credo di costituire un'eccezione. Anzi so di non costituire un'eccezione, perché non sono il solo che a settembre prova a chiedere al dirigente se non sia possibile fare una o due ore in più. E non è per spirito di missione o filantropia; o meglio, non è certo il mio caso: conosco colleghi missionari e filantropi, ma non è il mio caso. Io due ore in più alla settimana le farei volentieri perché risparmierei tempo e fatica. Perché in questo momento io sto facendo un corso di italiano di cinque ore, cinque ore alla settimana, che fidatevi, per insegnare la prima lingua ad alunni sempre meno alfabetizzati sono maledettamente poche. E siccome il tempo frontale a mia disposizione è poco, io devo compensarlo con più lavoro a casa: più compiti da correggere, più verifiche scritte, più cose che potrei agevolmente evitarmi se solo potessi restare coi ragazzi almeno una, due ore in più alla settimana. Professor Monti, no pardon, Presidente Monti: me le offra quelle due ore, anche a metà del loro prezzo (e parliamo di uno dei prezzi più bassi in Europa), e veda se le rispondo di sì o di no. Ma sì, vabbe', a chi sto parlando.
Non c'è nessun presidente Monti che mi ascolti. Non c'è nessuno che mi voglia veramente far lavorare. È il solito fantoccio, il solito bluff. Nessuno mi ha veramente chiesto di fare due ore in più. Hanno buttato lì sei ore in più a zero euro per farci incazzare un po', se lo sono prontamente rimangiati e sono andati in tv a lamentarci che c'incazziamo per niente, che siamo corporativi. Noi insegnanti, corporativi.
Ma magari fossimo un po' corporativi. Quattro sindacati su cinque hanno revocato uno sciopero la sera prima. La sera prima. Siamo la corporazione più ridicola mai vista e davvero non sorprende, non fa notizia, che un politico di razza possa andare in tv a prenderci in giro. Onestamente ce lo meritiamo. C'è ben poco da lamentarsi, a meno che uno non sia sotto sotto un'anima bella che crede nelle favole, le favole dove i professori sono persone oneste che non mentono mai, neanche quando diventano Presidenti dei consigli.
Chiedo scusa per lo sfogo, bisognerebbe sempre partire da una notizia e la notizia questa volta non c'è. Il presidente del Consiglio dei ministri dice bugie in diretta tv, gettando discredito su un'intera categoria di lavoratori. E da qualche parte di sicuro un cane ha morso un uomo. Buonanotte.
Bisognerebbe sempre partire da una notizia, e la notizia questa volta forse non c'è. Un politico che dice una bugia, in Italia, è una notizia? No, probabilmente no. Un politico che in diretta tv dice una bugia grossa, una bugia smaccata, un'informazione la cui plateale falsità si può verificare in pochi secondi, è una notizia? Purtroppo no.
Anche il fatto che il politico stia concedendo un'intervista, e che l'intervistatore si guardi bene dal rettificare, dal controllare, dal far presente che no, le cose non stanno semplicemente così: è una notizia? Mi dispiace, non lo è, circolare.
La bugia è abbastanza pesante: getta discredito su un'intera categoria di lavoratori, bollati come conservatori e corporativi perché indisponibili a fare "per esempio, due ore in più settimanali". Niente di nuovo. Il politico che la pronuncia, in diretta, in prima serata tv, su una rete nazionale, è il presidente del Consiglio dei Ministri, e capirai. Dov'è la notizia? è sempre andata così. Avvisateci magari quando un presidente in prima serata tv tenterà di dirci la verità. Fino a quel momento, ci dispiace, nessuna notizia. Oppure se vi va posso scrivere sul mio piccolo diario on line che Mario Monti, domenica, mi ha spezzato il cuoricino.
Fino a sabato non è che fossi un suo ammiratore, ma evidentemente nutrivo per lui più stima di quanto fossi disposto ad ammettere. Era palese che la sua agenda non fosse la mia (manco ne avessi una che non preveda il sopravvivere a oltranza); né potevo dire di avere molta fiducia nel suo rigorismo, ma è un discorso lungo e in fondo il commissariamento della repubblica italiana non è responsabilità sua. Lui per me restava semplicemente un tecnico, uno che ha un lavoro da fare (giusto, sbagliato che sia) e cerca di farlo con serietà. La sua agenda non mi piaceva, la sua serietà mi serviva. Ne avevo un bisogno forse disperato, una di quelle necessità da innamorati, che ti spingono a immaginare che una cosa esista anche quando forse non c'è, e forse neanche la serietà di Monti c'è. O si è dissolta nei mesi necessari a trasformarsi da un docente universitario a un politico. La non-notizia di domenica sera è che Mario Monti è diventato un politico italiano, uno di quelli che va in tv a raccontare balle, e più sono grosse, ed evidenti, meglio è, tanto nessuno gliene chiederà conto.
Nello specifico, la bugia è triplice. Le ore di lavoro in più non sono "per esempio, due settimanali" (prima bugia). Controllate ovunque: appena un mese fa in una bozza di decreto le ore erano sei, pari a un terzo dell'orario settimanale. E non si tratta di ore di lavoro, ma di lezione (seconda bugia), che l'insegnante deve preparare, organizzare, gestire. Per un insegnante di lingue straniere, o educazione artistica, o musicale, quelle due ore equivalgono a una classe in più: venticinque ragazzi in più con cui lavorare, venticinque famiglie in più con cui interagire. È tempo, è fatica, è lavoro in più. E non è vero (terza bugia) che in questo modo si sarebbero liberate risorse: è vero semplicemente il contrario. Il governo vuole risparmiare sulle risorse, tagliando le cattedre: a perdere il posto saranno come sempre i giovani, i più bassi in graduatoria.
Ma in fondo queste tre bugie sono tutte comprese in una sola, ovvero: Monti non ha mai chiesto agli insegnanti di fare due ore in più alla settimana. Il ministro Profumo non ha mai proposto agli insegnanti di fare due ore in più alla settimana. Invece di lamentarsi in tv contro la categoria conservatrice e corporativista, perché non ce lo chiedono? Scoprirebbero cose interessanti.
Per esempio: io due ore in più le farei anche a partire da domani. E non credo di costituire un'eccezione. Anzi so di non costituire un'eccezione, perché non sono il solo che a settembre prova a chiedere al dirigente se non sia possibile fare una o due ore in più. E non è per spirito di missione o filantropia; o meglio, non è certo il mio caso: conosco colleghi missionari e filantropi, ma non è il mio caso. Io due ore in più alla settimana le farei volentieri perché risparmierei tempo e fatica. Perché in questo momento io sto facendo un corso di italiano di cinque ore, cinque ore alla settimana, che fidatevi, per insegnare la prima lingua ad alunni sempre meno alfabetizzati sono maledettamente poche. E siccome il tempo frontale a mia disposizione è poco, io devo compensarlo con più lavoro a casa: più compiti da correggere, più verifiche scritte, più cose che potrei agevolmente evitarmi se solo potessi restare coi ragazzi almeno una, due ore in più alla settimana. Professor Monti, no pardon, Presidente Monti: me le offra quelle due ore, anche a metà del loro prezzo (e parliamo di uno dei prezzi più bassi in Europa), e veda se le rispondo di sì o di no. Ma sì, vabbe', a chi sto parlando.
Non c'è nessun presidente Monti che mi ascolti. Non c'è nessuno che mi voglia veramente far lavorare. È il solito fantoccio, il solito bluff. Nessuno mi ha veramente chiesto di fare due ore in più. Hanno buttato lì sei ore in più a zero euro per farci incazzare un po', se lo sono prontamente rimangiati e sono andati in tv a lamentarci che c'incazziamo per niente, che siamo corporativi. Noi insegnanti, corporativi.
Ma magari fossimo un po' corporativi. Quattro sindacati su cinque hanno revocato uno sciopero la sera prima. La sera prima. Siamo la corporazione più ridicola mai vista e davvero non sorprende, non fa notizia, che un politico di razza possa andare in tv a prenderci in giro. Onestamente ce lo meritiamo. C'è ben poco da lamentarsi, a meno che uno non sia sotto sotto un'anima bella che crede nelle favole, le favole dove i professori sono persone oneste che non mentono mai, neanche quando diventano Presidenti dei consigli.
Chiedo scusa per lo sfogo, bisognerebbe sempre partire da una notizia e la notizia questa volta non c'è. Il presidente del Consiglio dei ministri dice bugie in diretta tv, gettando discredito su un'intera categoria di lavoratori. E da qualche parte di sicuro un cane ha morso un uomo. Buonanotte.
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