La purga è nelle sale

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La notte del giudizio (The Purge, James DeMonaco, 2013)

In un futuro ormai prossimo, gli Stati Uniti sono soverchiati dalla produzione di film inutili. Decidono di purgarsene in agosto, facendone un mucchio unico e gettandolo nelle sale cinematografiche di un Paese alleato troppo debole per opporsi, che ne so, l'Italia. No, scherzo. In un futuro ormai prossimo, per rimediare alla violenza endemica, i Nuovi Padri Fondatori degli Stati Uniti hanno deciso di concentrare tutti i fatti criminosi in un giorno dell'anno: un solo giorno in cui si può fare qualunque cosa, compreso ammazzare, senza pagarne le conseguenze. Il giorno dopo sono di nuovo tutti tranquilli e non hanno più voglia di delinquere. Ve l'ho spiegata in tre righe, non crediate che il film ci metta molto più tempo.

È un peccato, perché è uno spunto interessante. Ricorda la cara vecchia fantascienza sociologica anni Cinquanta-Sessanta: è quella tipica idea su cui Robert Sheckley avrebbe scritto un raccontino fulminante, non più di cinque pagine. Anche questo script non dev'essere molto più lungo: in molti punti è palese l'affanno del montatore per raggiungere un minutaggio decente ("aggiungiamo ancora qualche minuto di tizi spaventati che brandiscono una torcia elettrica contro una parete"). Ricorda anche certa onesta produzione di serie B degli anni Settanta, ma con tanta crudeltà gratuita in meno. Ha visto giusto Nanni Cobretti (Nanni Cobretti vede sempre giusto) quando lo ha definito una specie di finto remake: malgrado sangue ne scorra, si ha costantemente la sensazione di vedere la copia sbiadita di un originale molto più cinico. Un indizio interessante sta nel curriculum dell'autore e regista, James DeMonaco: prima di questo film ha scritto, tra gli altri, il rifacimento del 2005 di Distretto 13 - le brigate della morte. Cosa aveva cambiato - cosa aveva ritenuto necessario cambiare per rendere il primo capolavoro di Carpenter appetibile e commerciabile a una nuova generazione? Tante cose. Troppe.

Per esempio: niente scena del gelato. Non si ammazzano più i ragazzini gratuitamente, non si può proprio più fare. E poi: le “brigate della morte”, gente che ammazza e si fa ammazzare per un niente, in sostanza la risposta di Carpenter agli zombie di Romero… nel rifacimento scritto da DeMonaco sono poliziotti deviati. Hollywood non può più stuzzicare il fascismo inconscio dello spettatore medio con lo spettacolo di gang fuori controllo: negli anni Settanta si poteva fare, adesso no, non a caso di tante cose ’70 che si sono rifatte, manca ancora all’appello il Giustiziere della Notte: troppo fascista. Il giorno che finalmente ci riusciranno (Stallone si è già prenotato) gli toccherà di sicuro ammazzare anche qualche poliziotto deviato (come succedeva pure all’ispettore Callaghan, mettiamo le cose in prospettiva). Secondo me a DeMonaco l’idea per The Purge è venuta proprio mentre riscriveva Distretto 13, che è più o meno lo stesso film: un assedio urbano. Insomma, sotto un involucro originale, che attirerà al cinema qualche appassionato d’antropologia (in fondo il carnevale medievale non funzionava allo stesso modo? E i saturnali nell’antica Roma?) c’è una storia vecchia come il cinema: quando scriveva il vero Distretto 13 Carpenter aveva in mente sia Zombi che Un dollaro d’onore.

Siccome coi soli appassionati di antropologia non si riempiono le sale (soprattutto in agosto), DeMonaco non si preoccupa minimamente di sviscerare l’idea del rito carnascialesco, e si dedica quasi subito alle variazioni sul tema della famiglia barricata in casa. Dalla sua parte ha almeno due attori d’eccezione (Ethan Hawke e Lena Headey) che da soli probabilmente valevano tutto il budget, e un sacco di spunti promettenti. La figlia ribelle col fidanzato sgradito a papà; il fratellino nerd con velleità umanitarie; il padre arrivista che deve dimostrare di avere conservato un barlume d’umanità; il quartiere “bene” che si barrica invano; i vicini impeccabili e antipatici, la gang di wasp assassini… con tanto materiale, qualche scena gli viene persino bene (memorabile il buon padre di famiglia che per salvare i figli spiega alla moglie come infierire su un ostaggio bendato), ma il bilancio finale è abbastanza fallimentare: un film di barricati in casa dove i personaggi saltano da una stanza all’altra continuamente, senza motivo sensato e senza raccordi, è un furto. Perché poi a far suspense coi corridoi bui sono bravi tutti ormai.

DeMonaco vorrebbe mantenere la barra a sinistra, e mostrare tutta la sua disapprovazione per una middle class che si difende dai poveri armandosi e alzando barricate; alla fine però si ha la sensazione che i personaggi che rinnegano la middle class e rifiutano il rito di violenza si comportino in modo assolutamente irragionevole. Il bambino, soprattutto. Dovrebbe dar voce all’innocenza, ma perlopiù commette coglionate incomprensibili. Alla fine non credo che nessuno si possa alzare dalla poltroncina senza la sensazione di essersi purgato di cinque o sette euro – e la cosa non ci rende meno violenti. Per niente. La notte del giudizio (titolo disonesto, il film si svolge di giorno) è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 21:30. Bisogna tener duro, l’estate sta finendo, la prossima settimana esce un Pixar, dai.
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Le autostrade

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(2000)

Vede ora il mondo con gli occhi di suo padre
Un grande esploratore di autostrade

Quella che porta al mare ha quattro strisce
Lisca di pesce in fondo alla pianura
Chi entra al casello a volte ha un po’ paura
Chi entra al casello a volte non ne esce

Danza la bambolina allo specchietto
ha un occhio ancora aperto
il collo è rotto

Vede ora il mondo come l'ha visto il padre
Ma come sono grandi le autostrade
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Le due corone di Massimiliano

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Nel 1939.
14 agosto - San Maksymilian Kolbe (1894-1941), missionario, radioamatore, vergine e martire.

Da bambino ti raccontano tante storie, però tu sei sempre libero di capirle a modo tuo. Ieri sera ho scoperto che la leggenda delle due corone di San Massimiliano l'avevo sempre fraintesa. Nella versione che rammentavo, il giovane non ancora Massimiliano (al secolo si chiamava Raimondo) riceveva nottetempo la visita di una misteriosa signora che gli mostrava due corone, una bianca e una rossa. I colori della Polonia, e i miei.

La signora gli diceva "Scegline una", e Raimondo, come fanno i bambini, rifiuta la contrattazione: "Perché? Mi piacciono tutte e due". Va bene, fa la signora: allora avrai tutte e due. Raimondino non lo sapeva, ma aveva appena scelto la VERGINITÀ e il MARTIRIO. Avevo sempre trovato un po' scorretto questo modo della madonna di strappare contratti di santità a bambini inconsapevoli. In effetti ho scoperto che la versione ufficiale è ben diversa: è la donna stessa presentarsi come Maria Immacolata e a spiegare a Raimondo cosa implichi scegliere una delle due corone, o entrambe. D'altro canto è pur sempre un bambino, quante volte da bambini abbiamo sognato di morire morti eroiche, generose e piene di significati, ma questo non autorizza la madonna a comparire proprio in quel momento e dire firma qui - e trent'anni dopo ci ritroviamo ad Auschwitz in una camera della morte ingombra di cadaveri. Insomma, io da bambino l'unica morale che riuscivo a trarre dalla leggenda è: non accettare i regali dagli sconosciuti in sogno, neanche dalla madonna. Soprattutto dalla madonna. Massimiliano Maria Kolbe però ha pensato diversamente, ha avuto una vita intensa e breve, piena di soddisfazioni e malattia, ed è morto da eroe. Da martire?

Padre Kolbe è anche il santo meglio onorato dai fumettisti italiani. Questo è Dino Battaglia nel 1962.
Non è stato subito così chiaro. Paolo VI, che lo beatificò, si contentò di definirlo "confessore" e "martire della carità", che non è proprio un martire al 100%, un martire in nome della fede. Massimiliano non era morto per difendere la fede cristiana, ma più prosaicamente per salvare la vita di un uomo: il soldato Franciszek Gajowniczek, compagno di prigionia e padre di famiglia. Scambiare la propria vita con quella di qualcun altro, morire al suo posto in uno dei modi più penosi possibile è cosa molto nobile, ma ancora negli anni Settanta non rientrava nella definizione compiuta di martirio. Per cambiare questa impostazione ci volle l'interessamento molto attivo di un papa compatriota, Giovanni Paolo II, che nel 1982 lo promosse non solo santo, ma martire a tutti gli effetti. Scegliendo di morire al posto del soldato Gajowniczek, Massimiliano avrebbe infatti combattuto il nazismo, ideologia anti-umana e... anti-cristiana. In un colpo solo Wojtyla procurava alla Polonia un santo recente e lo metteva in prima fila nella lotta contro il nazismo, che già negli anni Ottanta stava perdendo i suoi contorni storici per trasformarsi nel cosiddetto Male Assoluto. Trovare cattolici che invece di collaborare vi si fossero opposti apertamente diventava una priorità (continua sul Post...)
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Tra il Renzi e il fare

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C'è che in agosto la voglia di leggere più in là del titolo è persino inferiore al solito, e così uno al mattino legge "Renzi: prendere voti delusi Pdl" e nemmeno ci clicca sopra. Se ne va in spiaggia e poi, non avendo niente di meglio da pensare, ci riflette: ma che vuol dire?

Apparentemente è chiarissimo: Renzi da qualche parte deve aver detto che vorrebbe prendere voti anche dai delusi del Pdl. Non è una novità, anzi ormai è una rassicurante tradizione: il Papa dice di pensare ai poveri, Berlusconi dice che è onesto, Renzi dice che vuole prendere voti anche ai delusi del Pdl. Sono ritornelli talmente familiari che ormai non ci riflettiamo più. A stento ci ricordiamo che il quadro da qualche mese è cambiato, che il PdL non è più il partito di più di un terzo degli elettori (il 38% nel 2008), ma al massimo di un quinto (il 22% nel 2013). Nel frattempo l'astensione è molto cresciuta, per cui il dato non in percentuale è ancora più impressionante: da dodici milioni di voti a sette, quasi un dimezzamento.

I "delusi del PdL", insomma, se ne sono già andati, e quasi tutti non hanno scelto il PD: M5S e astensione si sono contesi le fette più grosse. Sì, se Renzi avesse vinto le primarie forse sarebbe andato in un modo diverso; non possiamo saperlo, ma soprattutto, Renzi non ha vinto le primarie. Quasi sicuramente vincerà le prossime; ma il rischio a questo punto è quello tipico dei condottieri di eserciti votati alla sconfitta (e il PD ha l'aria di un esercito del genere, non dite di no): prepararsi sempre alla battaglia precedente. Il PdL era la spugna da spremere sei mesi fa, a questo punto è già strizzata al massimo e non può che decomprimersi: per quante possa averne fatte Berlusconi, è difficile immaginarlo sotto una soglia del 15%. E soprattutto, che bisogno c'è di andare a prendere voti fin lì, con tutti i bacini di voti più vicini e comodi da attingere? C'è l'astensione, sia al centro che a sinistra. C'è Grillo che certi elettori sembra voler fare di tutto per perderli... (continua sull'Unita.it, H1t#193)

Ci sono insomma tante opzioni più praticabili che sbilanciarsi a destra – non al centro – ormai chi era al centro se n’è andato da un pezzo: il quinto degli elettori che ha scelto Berlusconi quest’anno è serenamente a destra. Cosa dovrebbe fare Renzi per conquistarli? Qualche battuta sulla Kyenge, pure lui?  Basterà levare l’IMU? Servirà promettere qualche sgravio fiscale, magari ai danni di altre categorie che invece sono deluse dal Pd? O basterà fare qualche sorriso sotto i riflettori? magari è gente che stava con Berlusconi perché sorrideva molto; ultimamente lo fa di meno e quindi sono delusi.
Senz’altro è gente che ha votato Berlusconi fino al marzo 2013: nonostante il fallimento del suo governo, nonostante gli scandali emersi, tra i quali il caso Ruby è il più pittoresco, certo non il più grave. Ma insomma a gente che ha votato un Berlusconi evasore e protettore delle olgettine, Renzi cosa può offrire?
A un certo punto sorge il sospetto che il suo piano per conquistare i delusi del PdL consista esattamente in questo: affermare davanti ai microfoni che li vuole conquistare. Può sembrare un approccio superficiale, ma in fondo in amore e in comunicazione politica le parole sono performative, diventano azioni: non ti amo finché non ho il coraggio di dirti “ti amo”, e non ti conquisto finché davanti ai giornalisti non ammetto che ti voglio conquistare. Va bene.
Ma poi i giornali li leggo anch’io, e il titolo Renzi: prendere voti delusi Pdl dà probabilmente più fastidio a me di quanto piacere non possa dare a un elettore PdL pur sensibile al corteggiamento renziano. È il solito problema, l’antico motivo per cui tanti come me non lo votarono alle primarie: a furia di cercare voti negli altri panieri, uno rischia di perdere i propri. Lo stesso Renzi del resto ne è consapevole, e in questi giorni addirittura è stato rimproverato sul Corriere perché adesso è troppo a sinistra. Mah. Verso sera mi decido a leggere sotto il titolo e scopro che Renzi praticamente ha detto di voler prendere voti da tutti: astensione, grillini, delusi del Pdl. Non è colpa sua se soltanto questi ultimi sono finiti nel titolo. Un’evidente caso di malizia del titolista, insomma. Cosa intendeva fare quest’ultimo? Conquistare un lettore deluso dal Pdl o infastidire un elettore del Pd come me? La seconda, temo.
Un appello a Renzi: va bene, ho capito, vuoi prendere voti un po’ da tutte le parti. È il vecchio mito di Tony Blair (che in realtà vinse anche grazie a un record di astensione). Vuoi vincere conquistando tanti delusi, compresi, perché no? Quelli del PdL. A questo punto, però, forse non vale più la pena di dirlo: fallo e basta. Grazie. http://leonardo.blogspot.com
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Il mio cuore è un... albatro?

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Tentativo di tormentone estivo 1991



Cosa vuoi, cosa vuoi?

Presumibilmente i tropici,
dove tra sogni esotici
il mare attende te.

Ma vedrai, ma vedrai:
ti accontenterai di Rimini,
borse di spiaggia in vimini
e cartoline osé




RIT: Vacanze solari, 
mondi di mare e plastica
la pelle fa ginnastica 
sotto ombrelloni blu

Vacanze di mare, 
salmastre ma romantiche
i ricordi sono amanti che
non ti lasciano mai più.




Cosa vuoi, cosa vuoi...
notti lunghe e ludiche,
passerelle impudiche
per peccati hot.

Ma vedrai, ma vedrai,
finisce in mucillagine
l'impero dell'immagine,
la spiaggia è un solo spot.

Vacanze solari, 
la noia è inammissibile
il conto prevedibile
il resto è la realtà.

Vacanze di mare, 
il mio cuore è un albatro
che annusa il mare fetido
e si allontana già.

(Inciso:) Sentirai la nostalgia
(vita mia, vita mia)
per questo imbarco per il nulla che c'è in te?
Ma vedrai, ma vedrai,
sarà tutta mucillagine
amore e melensaggine,
e il resto è la realtà.

Vacanze solari
vacanze solari
vacanze solari.
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Wolverine nella fabbrica delle delusioni

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Wolverine l'Immortale (The Wolverine, James Mangold, 2013)

Wolverine è il migliore in quello che fa. Uccidere? Sventrare? Annusare prede in mezzo al traffico metropolitano? No, quello era il Wolvie dei fumetti. Il Wolverine cinematografico è il migliore del mondo a nutrire rimorsi, avere incubi, ecc.. Non c'è notte che non si svegli con gli artigli in fuori, è seccante soprattutto se hai delle trombamiche, per cui è andato a vivere in montagna. Lo raggiunge una giapponese che parla come una guida turistica, avete presente, quelle che prima di affettarvi con la katana vi devono spiegare tutto il pedigree della katana, che era appartenuta al prozio del grande samurai Sto Katzo-San e tutto il resto. Indovinate che gli racconta: Logan, non puoi nasconderti al tuo destino, sei una macchina per uccidere, sei John Rambo col 100% di adamantio in più, dai, vieni in Giappone che ci divertiamo, c'è la Yakuza e il boss moribondo di una multinazionale che hai salvato da giovane a Nagasaki e ha un bellissimo ricordo del tuo fattore rigenerante, e i ninja neri sui tetti come nei vecchi fumetti di Miller, te li ricordi i vecchi fumetti di Miller, bei tempi quelli, però anche adesso non si sta male, dai, abbiamo katane vere e un sacco di effetti speciali, possiamo saltare sui treni a trecento chilometri all'ora, dai, vieni in Giappone con me.

"Va bene, ma solo 24 ore".
È uno di quei pochi casi in cui la
voce fuoricampo sarebbe
perfettamente giustificata. E
infatti non la usano.

Pagano sceneggiatori per scrivere frasi del genere. Vengo in Giappone - dal Canada - ma solo per 24 ore. All'inizio di un film di Wolverine. È come se i fratelli Grimm mettessero a Cappuccetto Rosso in bocca la battuta: "Beh, scambierò qualche parola col lupo, dopotutto; ma solo buongiorno e buonasera". Potrei continuare a lamentarmi per tutta la recensione. Perché mi ricordo la storia originale, e vederla saccheggiata così, profanata - non si potrà più riutilizzare, hanno bruciato in due ore sia l'idillio con Mariko sia la strage della famiglia - fa male. Ma lagnarsi non serve a niente. È come insistere sul fatto che Hugh Jackman non sia nella parte, per quanto si faccia crescere i basettoni io continuo a immaginarmelo col farfallino mentre canta scemenze a Broadway o presenta gli Oscar - ma dopo sei film forse vale la pena di rassegnarsi, o no? Nel frattempo si sono ruotati due Spider Men, due Supermen e ben tre Terribili Hulk, e Jackman è sempre lì. Si vede che a qualcuno piace. Qualcuno che non sono io, ma che compra più biglietti di me, evidentemente.

Alla fine il problema è tutto lì, cari appassionati di fumetti... (continua su +eventi!) Ogni volta che riportano un nostro personaggio al cinema, noi ci caschiamo. Entriamo aspettandoci cose che il cinema forse non ci può dare - o forse potrebbe almeno provarci - ma perché al mondo dovrebbe accontentare proprio noi, che siamo gli unici che di sicuro pagheranno il biglietto comunque? Noi siamo lo zoccolo duro dei film di supereroi, ce ne piace uno ogni tre ma ci andiamo lo stesso, e quando usciamo riempiamo l'internet di lamentele perché Silver Samurai non si può presentare e bruciare in quindici minuti, e che senso ha spendere tutti quei soldi in paludatissimi sceneggiatori se la storia originale di Claremont era cento volte più bella e cinematografica, eccetera eccetera eccetera. Siamo come gli elettori del PD. Per quale motivo al mondo i dirigenti del PD dovrebbero preoccuparsi di darci qualche soddisfazione? Se li abbiamo votati fin qui, è abbastanza chiaro che li voteremo anche la prossima, e quindi loro hanno altre priorità: conquistare gli elettori di Berlusconi, gli elettori di Grillo, ho sentito che esistono persino gli elettori di Ingroia, e gli astensionisti, tutta gente che con un po' di effettacci speciali che non c'entrano nulla col PD si può sul serio conquistare, e scassare il botteghino, che è quello che vogliamo anche noi elettori del PD, no? E comunque se la cosa non ci va possiamo sempre riempire l'internet con le nostre accorate lamentele, è un modo di divertirsi anche questo. È così che funziona. Il PD è fatto apposta per deluderci, e anche i film di supereroi. La malinconia che proviamo ogni volta che ci accorgiamo che di una bella saga magistralmente raccontata non è rimasto che qualche oggetto di scena, non è un fenomeno accidentale: è la natura stessa dell'oggetto "film di supereroi". Se il cinema è la fabbrica dei sogni, il cinema tratto dai fumetti è quel tipo di sogno che ti delude ogni volta che lo fai, quel sogno in cui le cose non vanno mai, mai, mai come vorresti. Allora esci dalla sala incazzato, ti sfoghi in un blog, e tre mesi dopo ci ricaschi. A proposito, la settimana prossima esce Kick-Ass 2. Probabilmente è una cazzata. Però, quasi quasi.

Wolverine l'immortale è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:10 e alle 22:45. Perché non andate al cinema d'estate? No, sul serio, perché? C'è l'aria condizionata, si sta bene, potete far tardi, perché?, se più gente ci andasse d'estate i distributori smetterebbero di trattarla come la stagione dei fondi di magazzino, e io non perderei ore della mia vita a guardare Wolverine l'immortale. 
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Il martire alla griglia

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Bernini a 16 anni scolpiva così, vi rendete conto.
Bernini a 16 anni scolpiva così,
vi rendete conto.
10 agosto - San Lorenzo (225-258), martire ai ferri.

La santità, come la fama, dipende da variabili imponderabili. C'è chi passa la vita a inseguirla invano, e chi diventa immortale senza averci mai provato, per cose che non ha mai fatto, o parole che non ha mai detto. È un po' quel che è successo a San Lorenzo, uno dei meno evanescenti tra i martiri del terzo secolo, nel senso che, a differenza di molti altri personaggi leggendari, potrebbe essere esistito realmente: in questo caso sarebbe nato alle pendici dei Pirenei, e da studente a Saragozza potrebbe aver conosciuto il futuro papa Sisto II, di cui sarebbe diventato stretto collaboratore, seguendolo a Roma e morendo pochi giorni dopo di lui, durante la persecuzione di Valeriano imperatore. Mentre però San Sisto II papa non è mai stato un santo particolarmente popolare - tranne a Manerbio (BS), Joppolo (VV) e pochi altri centri - il suo arcidiacono Lorenzo è stato per molti secoli un'indiscussa superstar della cristianità, patrono di Rotterdam e dei cuochi, dei pasticcieri, dei rosticceri, dei librai e dei vetrai, di un rione di Roma e di Grosseto. E tutto questo perché? Per un supplizio originale, che probabilmente non ha subito (la graticola ardente) e per una frase celebre che sicuramente non ha detto: Assum est: versa et manduca. "È cotto: gira e mangia".

Sono le parole che avrebbe rivolto ai suoi aguzzini, secondo Sant'Ambrogio, mentre lo arrostivano. Anche la graticola compare per la prima volta nel resoconto di Ambrogio, a cui non mancava la fantasia. Dal suo racconto poi derivano tutte le leggende seguenti, sempre più adorne di particolari improbabili: anche perché da un certo punto in poi nel medioevo smisero di capire l'ironia e la battutina del martire fu presa mortalmente sul serio; dunque i pagani furono accusati di grigliare i cristiani per mangiarseli. Nel frattempo comunque l'originale supplizio e il brillante motto di spirito avevano conquistato a Lorenzo un culto di primo livello: tanto che quando arrivarono a Roma le reliquie di un altro santo prestigiosissimo, Stefano primo martire, esse furono collocate accanto a quelle di Lorenzo, così anche se erano false i miracoli comunque li garantiva il martire precedente.

Ho inoltre saputo da fonte degna di fede che di giorno si suda.
Ho inoltre saputo da fonte certa
che di giorno si suda.
Lorenzo deve dunque tutta la sua fama a un motto di spirito che non ha nemmeno detto. Non è un caso tanto infrequente. Prendete Voltaire. I più lo conoscono per un aforisma che non ha mai detto (non sono d'accordo con te ma morirei perché tu possa eccetera) e che gli viene testardamente attribuito. Il suo caso è anche più grave perché, a differenza di un oscuro arcidiacono dell'oscuro terzo secolo, di cui non ci è arrivato nessun documento, di Voltaire abbiamo scaffalate di libri ricolmi di detti ben più arguti, ma non c'è niente da fare: se uscite per strada e chiedete di Voltaire, la possibilità che il passante vi citi Candido o il secolo di Luigi XIV è minima: vi diranno tutti che era quello disposto a morire purché voi abbiate il diritto di dire le vostre cazzate, povero Voltaire. Tra l'altro non ce lo vedo affatto a morire per dar voce a Rousseau, ma neanche per sogno. Come Neruda, quante poesie ha scritto Neruda, alcune anche belle: poi un giorno su internet qualcuno gli ha attribuito una mezza scemenza rifiutata dal team dei cioccolatini perugina, e da allora non c'è più stato niente da fare, oggi se digito Neruda su google lui automaticamente mi completa "Neruda lentamente muore", il che probabilmente è vero: ogni volta che qualcuno gliela attribuisce, Neruda muore un altro po'.

Quindi, insomma, non ha nessuna importanza quante cose belle abbiate detto o scritto nella vostra vita. La cosa a volte mi tormenta nella notte insonni. Io, sapete, sono uno che scrive parecchio, e da anni pubblico tutto. Ho un blog che è più grosso della bibbia ormai, non è un'iperbole: è davvero più grosso della bibbia, e l'ho scritto tutto io. Però i posteri non hanno bisogno di tutto questo materiale. Va da sé che se ho anche una possibilità, risicatissima, di sopravvivere, sarà per una frase o poco più. Ora, le possibilità che quella frase sia una stronzata sono altissime. Non è solo il fatto che io ne abbia scritte tante - veramente tante - è più forte di me - anche adesso, vedete? - ma c'è anche da calcolare una certa appiccicosità della stronzata; le stronzate resistono meglio, se ne calpesti una non te ne liberi più. E anche se non ne avessi mai detta una, anche in quella remotissima eventualità, non ha importanza: basta che qualcuno te l'attribuisca, e non te ne liberi più. Come Neruda, come Voltaire, come Lorenzo. Anche se il caso più famoso credo sia quello di Cambronne (continua sul Post...)
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Il successo dell'estate

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il successo dell'estate (1996)

pallida estate incombe sul rione
nel viale mormora un motore       fischia
un merlo in una gabbia su un balcone

le case hanno le palpebre abbassate
sonnecchiano            ma ancora un giradischi
gracchia il vecchio successo dell'estate

amore torna indietro non resisto
- mi soffoca un'attonita armonia -
da quando sei andata non esisto
da quando   te ne sei  volata via
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Invecchiando assieme

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Caro berlusconiano, compagno di un lungo viaggio:

Noi due ci siamo detestati per troppo tempo per non affezionarci un po'. Tanto più che siamo sulla stessa barca, ci siamo sempre stati, anche prima che subentrasse Letta al comando; e se dovremo affondare, affonderemo assieme. Io - contrariamente a quel che credi - non ti considero uno stupido. Per esempio: secondo me non ci credevi nemmeno tu, che sarebbe scoppiata la guerra civile ai primi d'agosto. Persino nel '43 attesero settembre. Caro berlusconiano. A trenta giorni da tutto quello che succederà, non voglio sfotterti o commiserarti; alla fine sarebbe come sfottere o commiserare me stesso. Preferirei sul serio sedermi accanto a te e riaprire l'album delle foto ricordo, dei bei tempi in cui ci incazzavamo ma ci divertivamo anche parecchio. Per esempio, ti ricordi del vulcano?

Quella volta che i suoi vicini di casa a Porto Rotondo chiamarono i vigili perché sembrava divampato un incendio, e invece stava andando in scena l'eruzione di un vulcano con lapilli, lava finta e tutto quanto? Ecco. Caro berlusconiano che magari apprezzavi l'estro con cui si divertiva il miliardario: ma ci hai mai pensato che quel vulcano glielo hai offerto tu, tutte le volte che hai pagato le tasse e invece lui no? E le cene eleganti. Quante volte ti ho sentito dire che ognuno nel suo tempo libero fa quel che vuole, compreso gestire un harem se se lo può permettere, ecco; Berlusconi decisamente se lo poteva permettere, coi soldi tuoi - sì, anche coi miei, d'accordo - ma hai mai pensato ai tuoi? Quando afferma di non aver mai pagato una donna, in fin dei conti non ha tutti i torti. Gliele hai pagate tu... (continua sull'Unita.it, H1t#192).

 Magari sei pure azionista Mediaset. Ecco, ti ha fregato anche lì. Ti ha nascosto un sacco di soldi che ti spettavano di diritto; li ha nascosti a te in quanto azionista e a te in quanto contribuente. E li ha spesi in vulcani finti, feste, olgettine, e milioni di altre bellissime maniere di passare il tempo a spese mie. E tue. Tue. Berlusconi ti ha fregato, dai. Lo sai benissimo. In cuor tuo l’hai sempre saputo, e gliel’hai perdonato. Non mi è veramente chiaro il perché.
Forse perché anche tu al suo posto avresti fatto lo stesso. Sì. Posso capirlo. Però alla fine della fiera al posto giusto c’era lui, e tu eri nel posto della vacca da mungere. Ti ha spremuto i soldi e poi ti ha chiesto il voto per aiutarlo a depenalizzare il falso in bilancio. E chissà, magari rubacchi anche tu. Succede, non voglio fare il moralista. Magari non dichiari proprio tutto, non fai qualche scontrino, eccetera. Va bene. È un buon motivo per farsi fregare volentieri da un professionista per più di vent’anni? Non lo so, chiedo. Pensa a tutte le volte hai imprecato perché i servizi della tua città lasciavano a desiderare. Le scuole fatiscenti, le forze dell’ordine senza benzina eccetera. E intanto lui non sapeva più dove cacciare i soldi, letteralmente. Li infilava nei cd di Apicella che regalava alle ragazze. No, forse non ci faceva nemmeno sesso, con quelle. Non so in che modo la cosa dovrebbe consolarci.
Caro berlusconiano, ti conosco da tanto tempo, e ancora stai sulla difensiva. Hai sempre paura di essere giudicato, di passare per incolto o stupido. Io non ti considero uno stupido, davvero. Non è la stupidità che ti ha portato a pagare per vent’anni un tizio che per te ha fatto poco o nulla. Non ho mai capito cosa sia, in effetti. Giusto ieri uno psichiatra ha affermato che noi italiani siamo tutti malati di masochismo nascosto. Ecco, questa è una teoria interessante. Spiegherebbe anche il perché invecchiando stiamo diventando così simili, io e te. http://leonardo.blogspot.com
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Il confine

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A settembre (1991)

Così adesso eccomi qui, dormo anche se è lunedì
e mi sento così pienamente vuoto.
Non son più quello che fui, è finito il tempo in cui
mi sbattevo per arrotondare un voto.
Ora me ne sto in disparte, leggo poco, gioco a carte,
ma mi stufo presto anche di un solitario.
È una buffa condizione, sembra d'essere in pensione,
avrei tempo anche per scrivere un diario.

Ma se tu qui non ci sei, di che cosa scriverei?
Non mi viene in mente niente di importante...

Dimmi dimmi che verrai, dimmi che ritornerai
a settembre.

Così adesso penso a te: di altri sogni non ve n'è
tu a quest'ora avrai passato già il confine(*),
chissà dove quando e chi, se non ti è piaciuto o sì;
io qui a letto aspetto le tue cartoline.
Forse non ne spedirai - anche tu concluderai
che non hai da dirmi niente di importante.

(Temo che non ti vedrò, non ti riconoscerò
a settembre).

Così adesso resto qui. Più tranquillo di così.
Ho imparato a preservarmi disperato.
Tu sei tutto quel che manca... sì, lo so, alla lunga stanca
un amore così inutile e scontato
che se fossi qui con me, temo che scoprirei che
non sarebbe infine niente di importante;

ma può darsi anche chissà che se ne riparlerà
a settembre.

(*) a 18 anni, figurati.
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