Giovedì hai già sonno

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Riassunto di alcune puntate: c'è un'astronave generazionale che arriverà a Copernico in alcune migliaia di anni. Dentro, fra gli altri passeggeri, c'è un ufficiale che si sveglia ogni cent'anni. Una volta ha la bella pensata di sposare una ragazza e di giocare a fare il Re. A un banchetto, lei fa una scenata, accusa un economo di voler sterminare il suo popolo. Il tizio non ha la minima idea di che popolo si tratti, non gliene frega niente, ha sonno, come si fa a scrivere un romanzo su uno così, ma io dico con tutti gli spunti belli che c'erano. 

ANNO 1762, SEMPRE QUELLO (giovedì sera)

"Sua eccellenza l'economo ti ha già spiegato come intende sterminare il mio popolo?" 

Tu non sai se la Storia si ripeta in farsa; di sicuro si ripete un po' troppo per i tuoi gusti. Magari ti eri imbarcato nello spazio profondo proprio perché la Storia ti stava stretta, ebbene eccoti servito. Isi, ma cosa sta dicendo?

(L'economo sta cercando di non farsi andare di traverso il bicchiere. Il patrigno è impassibile).

"Isi, ma cosa stai dicendo?"
"Oh, io non sono che una povera ragazza elevata a un rango che non merito. Immagino che sua eccellenza ti saprà spiegare meglio di me perché, per fare un po' di spazio al bestiame che consuma la sua avena, abbia deciso di far tabula rasa del mio reparto".
"Sul serio?"

L'economo è un imbecille. Uno più scafato, al suo posto, si sarebbe messo a ridacchiare e ti  avrebbe spiegato che no, nessuno sterminio è in atto: è una mera questione di allocazione delle risorse, occorre sloggiare un po' di gente da un reparto che non è produttivo e, beh, sì, mutare radicalmente le loro abitudini, in nome di un Fine che trascende le preoccupazioni e le beghe di tutti noi, che è poi arrivare a Copernico. Siccome alcuni di questi proprio non hanno intenzione di spostarsi - e anche una volta spostati, insistono a perpetuare tradizioni che creano frizione col resto dell'equipaggio - tafferugli, c'è gia scappato qualche morto, insomma a un certo punto forse l'autorità costituita ha fatto un po' la voce grossa e ha minacciato qualche capotribù: adattatevi o perite. L'economo dovrebbe spiegarti tutto questo rapidamente (anche se lo indovini da solo, la Storia si ripete), e non lo fa. Balbetta di politiche demografiche, si sente in trappola. È in trappola. Da una parte c'è questo imbecille balbettante che anche se avesse ragione non se la merita. Dall'altra c'è una bella ragazza, per quanto un po' melodrammatica, via, ma alla tua età eri peggio - e poi a te non è capitato di sposarti minorenne col Re dell'Umanità, mentre il tuo patrigno ti costringe a fare lobbying per i diritti dei diseredati, insomma, il minimo è che sia un po' scossa.

Ed è giovedì sera.
Hai già notato come giovedì sera ti cresca un vuoto dentro - se è nostalgia, di cosa? Sei stato addestrato per sconfiggere la nostalgia.

(Sei stato addestrato anche per respingere le ragazze, non ha funzionato del tutto, diciamo).
Forse è solo la cella criogenica che chiama.
Dormire, sognare forse...

"Sentite, non ho tempo per i dettagli. A orecchio mi sembra che sia stata commessa una grave ingiustizia ai danni di una minoranza, a cui la mia consorte ha eroicamente cercato di reagire..."
"Maestà, tutte le decisioni dell'economato sono state prese in ligia ottemperanza..."

(Ti ha chiamato Maestà).
(Forse in questo secolo hai esagerato).

"Mio caro economo, capisco tutto, ma tu cerca di capire me". Ti guarda vacuo, non capisce. E tu non puoi spiegare che qui intorno c'è una dozzina di testimoni, c'è tua moglie che ti ha chiesto una cosa, ed è una bella ragazza eletta dal popolo, e di tutte le cose sciocche che poteva chiedere, ha chiesto salvezza per il suo popolo. È un popolo di rompicoglioni? Probabilmente. Turberanno la quiete dell'impero? Come qualsiasi altra cosa, ma tu domenica ti addormenterai e tra cent'anni di tutto questo non si ricorderà nessuno. Se qualcosa resisterà, saranno immagini di sogno, o strofe di canzoni. Canteranno di quant'era bella Iside e quant'era buono il suo Re. Lei in realtà era un po' strabica e lui un sociopatico, ma stavolta è andata così. Ma non glielo puoi spiegare, è un imbecille.

Senza quasi accorgertene hai preso temporaneo congedo dai commensali, con la scusa che devi pensarci su ti sei rifugiato sul terrazzo. Dalla balaustra fissi il grande oblò centrale (in realtà è un planetario che proietta immagini filmate, ma raramente qualche civiltà se ne accorge). Quante stelle, quante stelle.

Neanche tante, in realtà.
La cella ti chiama, il vuoto ti rivuole con sé...
Ma qualcuno in sala sta urlando. Iside.
Come se la scannassero. Torni dentro di corsa.
La stanno tenendo in tre, tre specie di dame di compagnia. Il patrigno e una guardia stanno tenendo fermo l'economo.

"Lasciatemi indovinare. Ha cercato di toccarla?"
"Maestà..."
"Sei davvero così tanto imbecille?"
"Mi sono inginocchiato. Inginocchiato davanti a lei. La stavo pregando di intercedere per me. Ci sono testimoni..."
"Tutti i testimoni in questa sala giureranno che hai provato a molestarla, dico bene?"

Scambi un'occhiata col patrigno. "Com'è che ti chiami poi? Non mi ricordo mai i nomi".
"Marduc".
"Marduc dovrei pur ricordarmelo, senti, Marduc. Sei tu il regista di tutta questa commedia, o sbaglio?"
"Maestà, non ho fatto che chiedere un favore alla regina, che ho cresciuto come una figlia e..."
"Stop. Stop. Marduc ho fretta, veniamo al dunque. Tu sei un genio, l'economo è un imbecille. Non dovrebbe essere così. Quindi da qui in poi l'economo lo fai tu, e lui... lui... boh, pensaci tu".

Un lampo sadico lo attraversa.

"Attento però che troppa crudeltà ti si ritorce sempre contro. Ho detto troppa, eh".
"Maestà, non ho parole..."
"Meglio così, io ho sonno".
"Ma che sarà del nostro popolo? Ormai l'editto che ne prevede la cancellazione è già stato promulgato".
"Va bene, domani lo cancelliamo".
"Non può essere cancellato, è un editto imperiale. È stato suggellato col vostro timbro".
"Io posso cancellare tutto, fidatevi".
"Ma non sarebbe ben fatto".
"Per fortuna che non avevi parole, Mardoc".
"Se l'autorità comincia a revocare gli ordini, gli esecutori cominceranno a mettere in dubbio l'autorità. A ogni nuovo ordine penseranno: non è che tra un po' revocano pure questo? Aspettiamo che arrivi la conferma! E questo renderà fortemente instabile l'assetto sociale dell'equipaggio".
"Lo so, è già successo. Quindi? Hai messo su tutto questo melodramma per convincermi a salvare la tua gente e adesso vuoi che sia sterminata lo stesso?"
"Maestà, il mio non è che un consiglio. Un ordine non si revoca, ma può essere anticipato da un altro ordine".

Ecco, questo è un genio. Magari è un genio del male, ma pure di questi c'è bisogno.
"E che cosa dovrei ordinare, Mardoc?"
"Che il mio popolo abbia libera la mano per rispondere alle provocazioni".
C'è un rumore in sottofondo che finalmente conquista la tua attenzione. È Isi che singhiozza. Quando l'hai vista recitare la parte della ragazzina molestata, per un secondo l'hai odiata. Ma è solo una ragazza. Ugualmente, non dovrebbe essere la pietà per una ragazza a orientare la tua decisione. Nelle mani di chi ti stai mettendo? La verità è che non li conosci, non conosci nessuno. Il vecchio economo, senz'altro un pessimo commensale, potrebbe essere un genio della pianificazione. Se solo ci fosse il Computer. Il Computer ti saprebbe spiegare cosa sta succedendo. Già.

Ma il Computer non l'avrebbe fatto succedere.

"Mardoc, per curiosità, il tuo popolo cosa fa di particolare?"
"Siamo allevatori, contadini. Alcuni commerciano, nei limiti che ci sono consentiti".

Vabbe', allevatori, contadini, mal che vada tra un secolo sarete ancora più indietro sulla Tabella di Vico. Chissenefrega dopotutto. Non c'è fretta.

(Non avresti dovuto ricevere la ragazza, lunedì. È tutto dipeso da quell'errore).

"Va bene Mardoc, portami il testo dell'editto che hai in mente, lo firmerò domattina. Ora vado a letto, e domani sarò in riunione con gli ingegneri fino a tardi. Anche sabato. E domani vorrei entrare nella cella subito. E lunedì, se tutto va bene, nessuno si ricorderà di voi, e anch'io farò fatica".

Ti sbagliavi - ma come avresti potuto prevederlo? Di stringere le braccia di Isi, cent'anni dopo?
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Isis, oh Isis, you mystical child

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Riassunto di ciò che è già successo: un uomo molto solo viaggia in un'astronave generazionale, si sveglia ogni cent'anni e a volte lo torturano, altre volte lo trattano da Dio. Una volta gli mandano una ragazza che si chiama Iside.

ANNO 1762 DELL'ERA BIONDA

Iside era davvero una cara ragazza, l'indole mite ogni tanto scossa da intuizioni disperate, come lampi che facevano intravedere un'intelligenza inesplorata, né avevi tempo per esplorarla. E siccome già sapeva che avrebbe avuto una vita triste e corta - e tu veramente non avevi fatto altro che confermarglielo - cercasti di rimediare regalandole una settimana da vera regina. Naturalmente bisognava improvvisarsi Re, ma sembrava che la casta al potere non desiderasse altro. Andavano matti per i festini luculliani, le parate con le coreografie di massa, le gigantografie col tuo volto e il suo, con qualche corona buffa in testa, mentre guardavate intensi in direzione di Copernico. Ci fu anche un imprevisto che lì per lì non ti impensierì più di tanto (e invece avrebbe avuto conseguenze pesanti), lei ti chiese un regalo a sorpresa e saltò fuori che il regalo consisteva nell'autorizzare un pogrom nei confronti di un popolo, o di una casta, insomma da qualche parte nei livelli bassi appesero centinaia di persone e l'ordine portava la tua firma, il tuo sigillo. Equivoci che capitano.

Col senno del poi, la ragazza era un po' troppo svenevole; di sicuro non ti diceva tutto, insomma ti sarebbe bastata un'altra settimana per stancarti di lei. Senz'altro in quell'occasione non fosti eunuco abbastanza. Ma in situazioni del genere la nostra testa funziona come quando sei un ragazzino in vacanza al mare. Non cerchi il grande amore, anzi lo eviti. Cerchi una persona abbastanza piacevole per passarci una settimana, abbastanza distante da non soffrirne quando smetterà di rispondere alle cartoline.

Dopo tre giorni di festeggiamenti ne avresti avuto anche abbastanza, c'era un sacco di roba da riprogrammare in sala macchine, e bisognava capire perché un impulso radar fosse tornato indietro quindici anni prima. Una cometa? Troppo lontani da qualsiasi sistema. E allora cosa? Tornare indietro a controllare? Fuori discussione, anche se...

Stai ponderando queste cose con gli ingegneri di primo livello, quando Isi non ti sbuca davanti, tirata da urlo. Tu non hai del tutto superato l'imbarazzo di accompagnarti a una ragazzina forse neanche maggiorenne, e lei è lì in mezzo ai macchinari, e trema. Gli ingegneri sono paralizzati. Lei è paralizzata. Ti viene in mente che quella è una riunione riservata, che chi entra senza autorizzazione rischia pene gravissime tipo la corte marziale, in effetti ci sono due corazzieri che ti guardano con aria interrogativa: sire, che si fa? Te la scanniamo davanti o ci pensi tu? Insomma, o vuole morire o vuole qualcosa di molto, molto importante.

"Mia carissima Isi, che c'è? Parla liberamente".

Ti guarda, impallidisce ulteriormente e tenta di svenire (per fare un esempio di atteggiamento che non sarebbe sopravvissuto alla seconda settimana). Tra le tue braccia balbetta due scuse, dice che ti ha trovato terribile in volto, non è che ci ha visto soltanto la tua paura specchiata? Si fa promettere che cenerai da lei, "nei suoi appartamenti". Sei un po' in imbarazzo, pensi a una cosa intima, a lume di candela, forse cominci a dubitare della storia del pescegatto. Ti ritrovi invece a una cena di gala, c'è tutta la casta delle cucitrici e svariate altre persone mai viste prima.

Al tuo tavolo il patrigno di Isi - un tipo affabile, ma non puoi non diffidare di qualcuno che ti ha fatto trovare il bocconcino pronto al tuo risveglio - e il responsabile dell'economato, un po' stordito non tanto dal pessimo vino, ma dall'onore di trovarsi lì, al vostro cospetto. Portano gli antipasti, portano il tris di primi, tu continui a cercare lo sguardo di Isi, vorresti che ti spiegasse cosa vuole prima di arrivare al dolce - è un'altra nottata buttata via, bisogna prendere una decisione sulla rotta, quell'impulso è il primo irregolare da diversi millenni, foss'anche un falso positivo quante possibilità abbiamo che si ripeta di nuovo? Il patrigno ti rivolge qualche domanda educata sui tuoi risvegli precedenti, gli racconti un paio di palle ed è abbastanza intelligente da non insistere oltre. L'economo avrebbe più motivi per essere curioso e invece sa solo parlare dei suoi piani quinquennali, ci terrebbe molto a spiegarteli, negli ultimi cinque anni c'è stata un'impennata nella produzione della barbabietola e anche l'avena modificata sta andando alla grande, in effetti c'è un lieve surplus ma stiamo rimediando, e poi le nuove politiche demografiche sono una favola, sarebbe così felice di spiegarti le nuove politiche demografiche, e portano il secondo e il dolce e il caffè e tu sbadigli e Isi non ti ha ancora spiegato cosa vuole, Isi, insomma, dimmi che c'è, io ho da fare, foss'anche metà del mio regno...

"Sua eccellenza l'economo ti ha già spiegato come intende sterminare il mio popolo?" (Continua...)
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Ferma l'astronave generazionale, voglio scendere

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Riassunto delle puntate precedenti: in principio non c'era nulla, e anche in seguito niente di che, qualche ammasso stellare, qualche pianeta con un po' di muffe sopra, qualche razza intelligente che presto o tardi prova a colonizzare lo spazio con un'astronave generazionale. Siccome l'ibernazione costa molto, un solo membro dell'equipaggio su centomila viene addormentato. Si sveglia più o meno una settimana ogni secolo per vedere l'effetto che fa. Gliene capitano di ogni. 

Per non dire di quella volta che ti sollevarono di peso dalla cella frigorifera, ti incatenarono a una brandina e senza mezzi termini ti chiesero dove fosse l'uscita. E tu non capivi: uscita in che senso? E loro avevano già pronto l'imbuto e la tanica, una settimana sei un Dio e la settimana dopo ti torturano, poi uno dice che lo spazio profondo fa ammattire. No guarda non c'è niente che non vada nello spazio profondo.

L'umanità, per contro.




ANNO IMPRECISATO DI UN'ERA QUALUNQUE

"Adesso forse ci spiegherai dov'è l'uscita".
"Ma in che senso?"

Prendi una pallottola di lamiera di trenta km di diametro. Foderala di terriccio, semina due o trecento culture OGM, e poi riempila di umanità. Ecco cosa ti farà ammattire. L'uscita, continuavano a chiederti l'Uscita. Credevano che tu fingessi di non capire e in un certo senso anche tu ti sentivi così, perché quella domanda ti tormenta dall'inizio. Te l'avevano spiegato all'addestramento: prima o poi ti renderai conto che quello che ti sembra un viaggio, con una partenza e un arrivo, e stazioni intermedie... prima o poi ti renderai conto che è semplicemente la tua vita. Lo sappiamo che lo sai già. Ma saperlo non significa rendersene conto. La comprensione razionale è solo uno strato superficiale, l'accettazione del proprio destino proviene da qualcosa che è situato molto più in profondità. Passeranno molti secoli - ti sembreranno settimane, ovviamente - prima che tu ti renda conto che non si torna indietro. Fino a quel momento ci sarà sempre con te un bambino convinto di poter fermare la macchina quando vuole. Mi scappa la pipì. Ho nostalgia della mamma. Possiamo tornare a casa? Dove si scende? Dov'è l'uscita?

"Dov'è l'uscita?"
"È veramente curioso che me lo chiediate, voi che siaaaaaaaaaaaaaaaahahahahhahwhwhwhwhwhw
whwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhw..."

(Poi una sera, magari guardando il Sole, una stella tra le altre, dall'oblò di prora, ti renderai improvvisamente conto che questo non è un semplice viaggio, che questa è la vita, che indietro non si torna, e il bambino piscione ti morirà in grembo, in quel momento).

(E sarà sempre meglio che fare una sessione di waterboarding con dei pazzi scatenati, ora puoi dirlo con cognizione di causa).

"...whwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhhwwhwhwhwhwhwhwwhhwhwh whwhanculo voi siete pazzi. Pazzi".
"Già, dev'essere terribile avere compagni di viaggio come noi".
"Non so cosa volete dimostrare, ma vi avverto che..."
"Non ti fa venir voglia di scendere dalla giostra, primo ufficiale?"

Forse hai capito.

"Giuro che non riesco a capire cosa mi state chiedendo. Non si scende da nessuna giostra. Siamo su una nave che è partita millenni fa da un pianeta per andare a colonizzarne un altro. Semplice. Lo spazio è molto vasto e no, non ci sono vie d'uscita dallo spaaaaaaaagagagagaagagagagagagagawaw awawawawhahahhwhwhwhwhwhwh"

(Quando ti hanno interrotto, prima, volevi dire: è veramente curioso che me lo chiediate voi, che al contrario di me non avete mai avuto altra patria che la Nave. Ci siete nati, voi e i vostri antenati, per voi è naturale quanto per me lo era il cielo, il mare, l'orizzonte. Io non ho mai cercato una "uscita" nella cupola del cielo, che razza di "uscita" immaginate voi? Lo spazio, perdio, non ce li avete gli occhi per vedere quant'è vuoto e smisurato e senza uscita lo spazio?)

"Ahwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhhhhhhhhhhhnon tollererò oltre questa situazione".
"Che intendi fare per non tollerarla?"
"Vi ricordo che se riporto lesioni che compromettano il mio stato di salute, non potrò più essere ibernato, e se non posso più essere ibernato..."
"...La Nave implode, certo, questo lo sanno tutti da sempre".
"Meno male".
"E il tempo per dubitare di questa storiella non ci è mancato. Possibile che la tua vita sia così importante da compromettere una missione millenaria? Non ha senso. Ci dev'essere una procedura alternativa. C'è sempre una procedura alternativa".

(Certo che c'è).
(Col cacchio che la dico a voi).
(Ma sarebbe almeno un valido motivo per torturarmi, invece di insistere a chiedermi come si scende dalla giostra).

"Non c'è nessuna uscita, stronzi. Siamo nello spazio".
"Ce lo puoi dimostrare?"
"Voi non credete di essere nello spazio?"
"Siamo in attesa di qualche evidenza empirica, diciamo".
"Evidenza empirica? Date un'occhiata agli oblò!"
"Ufficiale, ti prego. Sarebbe facilissimo proiettare mappe stellari su falsi oblò. Peraltro ci sono soltanto cinque oblò in tutta la Nave, è un numero ridicolo".
"Pensa che gli ingegneri volevano toglierli del tutto, riducono la tenuta termica. Preferivano mettere qualche telecamera in più... ma immagino non vi fidiate delle telecamere",
"Immagini il giusto".
"Aprite il portellone. Non credo che lo abbiano adoperato più dai tempi di Centauri, ma non c'è motivo per cui non dovrebbe funzionare. Entrate in una tuta e andate a vederlo da fuori, com'è fatto lo spazio".
"Già fatto".
"E quindi?"
"Poi abbiamo fatto un'altra cosa. Nel palazzetto dello sport al secondo settore, hai presente? Abbiamo costruito un'enorme centrifuga e spento la luce. Funziona. Sembra la stessa cosa".
"Ma figurati".
"Ci stai mentendo, primo ufficiale".
"Cioè voi credete di vivere da migliaia di anni in una Nave finta che non si è mai spostata da un enorme palazzetto dello sport? Siete... siete l'equivalente della Società della Terra Piatta".
"Tanto per cominciare, non sono passati migliaia di anni. Non c'è praticamente documentazione disponibile che risalga a più di ottant'anni fa".
"Quindi alla fine i giacobini hanno davvero fatto la rivoluzione".
"Chi?"
"Niente, lasciate perdere"

(Vedi cosa succede a dare il via libera per un massacro. Che a distanza di 80 anni ancora devi fare i conti con una generazione di scettici radicali. Persino apprezzabili, in fondo).

(Quasi quasi glielo dico, che gli oblò sono effettivamente finti. Se solo non fossero così paranoici...)

 "Ufficiale, a noi ce lo può dire. Questa non è una vera nave, e là fuori non c'è il vero spazio. I nostri nonni probabilmente entrarono qua dentro con la convinzione di schizzar via dalla terra, ma non è quello che è successo".
"E cosa sarebbe successo".
"Un enorme esperimento".
"Ma siete ridicoli. Chi mai spenderebbe tempo e denaro per un esperimento del genere?"
"Ufficiale, da qualche parte ci dev'essere un'uscita. Uno sportello. Un posto dove va quando finge di essere in sonno qui".
"Non vado da nessuna parte. Sono qui con voi. Non posso uscire. Non credete che piacerebbe a me per primo? Ma non c'è nessun palazzetto dello sport, là fuori. C'è solo l'immensitawhwhwhwhwhwh
whwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwwhwhwhwhwhwwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwhwh
ADESSO PERO' BASTA, SIGNORINI".
"Prenda un po' fiato e poi ci racconti la verità".
"LA VERITA'? Ma chi vi credete di essere. Vi avevo avvertito: non ho intenzione di tollerarvi oltre. Fine".





Cent'anni dopo, ti accoglie una tribù mansueta. Nessuno accenna più allo spiacevole incidente. Vogliono solo sapere se c'è un modo di far crescere il mais quattro volte l'anno invece che tre. Spieghi che dipende essenzialmente dalla loro condotta: se i figli obbediranno ai padri, e le figlie non la sbandiereranno ai quattro venti, il clima diverrà più mite e il mais e la patata fruttificheranno in continuazione.
"E un sacrificio umano ogni tanto?"
"No. Sacrifici no".
"Mica gente nostra, ma quelli dall'altra parte del fiume, i macchinisti... sono gente senza Dio. Ci rubano il raccolto".
"Sono loro che fanno girare il Grande Tamburo, la decima delle messi se la meritano".

Fumate insieme qualcosa di dolce e puzzolente in una pipa enorme, e vi addormentate in una radura tropicale guardando le lucine del perno della centifuga centrale.
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Un'altra estate, un'altra Purga

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La notte del giudizio - Election Year (The Purge - Election Year), 2016, James DeMonaco.

L'allegro mistero per cui, in una notte in cui se esci per strada
sei carne da macello, invece di procurarsi un equipaggiamento
tecnico o almeno qualche vestito pratico, i Cattivi si concino
con le maschere meno pratiche possibili, e vadano in giro
come coglioni a gridare "Lo Sfogo! Lo Sfogo!"
Anche questo agosto rientrerà nei ranghi, e dovremo tutti ricominciare a comportarci bene. Andremo a vedere i film Pixar e Disney coi bambini, porteremo i preadolescenti a guardare supereroi travestiti che si picchiano per finta. Accompagneremo le compagne a vedere commedie romantiche, anche quelle italiane dove restano tutti seduti a tavola finché non finisce il film. E quello di Woody Allen che assomiglierà ad altre quaranta pellicole di Woody Allen ma ce lo faremo piacere. L'estate finirà e ci guarderemo tutto questo e ancora peggio - ma adesso è agosto, e La Purga è di nuovo nelle sale, con tutto il sangue e il piombo che ci serve. C'è un sacco di gente che sanguina e muore e la maggior parte sono stronzi che se lo meritavano, coraggio, purghiamoci. Riempiamo una chiesa di fanatici repubblicani bigotti e guardiamoli morire ammazzati. Dopo staremo meglio.

L'idea va avanti dal 2014. Un budget contenuto, un regista giovane che dal primo episodio si è liberato dell'ansia di strafare, un concetto originale anche se un po' passé: un carnevale per adulti, una notte in cui, in un'America futura appena un po' fascistizzata, tutti possono "sfogarsi" commettendo tutti i reati che vogliono. Con tutte le armi che vogliono. A un primo livello, abbiamo una satira dell'ossessione particolarmente americana per le armi da fuoco. E andrebbe già benissimo così. Ma la carta vincente della Purga (nella versione italiana lo traducono Lo Sfogo e fa ridere lo stesso) è la sua grezzissima ipocrisia: la scelta di stare sempre dalla parte delle vittime, encomiabile se non venisse da chi ha inventato il marchingegno di tortura.

A un certo punto si ritrova nell'ospedale del ghetto,
e al capezzale di un nero qualsiasi dice: Wow, non avevo
mai incontrato un gangster. Ecco, il film sogna questa
impossibile alleanza tra Lumpenproletariat e Hilary Clinton,
l'idea che per chiudere i negozi d'armi bisogna cominciare
a sparare in testa a chi le produce, ecc.
The Purge è ipocrita come tanti altri film in cui a prevalere dev'essere la Pace e la Tolleranza, ma prima deve scorrere più sangue che può. Per fare un esempio nobile e recente: The Revenant, due ore e mezza di saporita ricerca della vendetta e cinque minuti finali per dire che la vendetta è una cosa ingiusta. Ecco, The Purge fa la stessa cosa: mette da una parte i buoni, pacifisti e tolleranti; dall'altra dei personaggi che sono un po' repubblicani, un po' nazisti, un po' satanici, insomma il peggio del peggio del peggio, e non vedi l'ora che i pacifisti li massacrino. Naturalmente questi ultimi devono esitare un po', devono essere perseguitati e costretti, perché sono pacifisti. Ma quando alla fine succede, ecco, è una gran Purga, volevo dire un grande Sfogo. DeMonaco gioca col senso di colpa dello spettatore progressista con un cinismo d'altri tempi: dai, sfogati, ti senti in colpa? Lo sai perché ti senti in colpa? Perché sei un ipocrita. Sfogati un altro po', ti farà bene. E così via, episodio dopo episodio.

Quest'anno poi è tempo di elezioni, e The Purge non poteva assolutamente perdere l'occasione: si scopre così che, malgrado tutto finora ci lasciasse pensare il contrario, l'America di The Purge è ancora una democrazia, e che non c'è oligarchia satanica che non possa essere rovesciata dal voto popolare ogni quattro anni: basta conquistare gli anziani della Florida ed è fatta. C'è addirittura una candidata (Elizabeth Mitchell, la dottoressa di Lost) che promette di abolire la barbara usanza che pure ha aumentato l'indotto delle armi e della sicurezza, e ha ridotto drasticamente la disoccupazione. Ovvio che il partito al potere voglia farle la pelle, approfittando della notte della Purga. Nel frattempo trovi stranieri - turisti della Purga - che vanno in giro per la capitale degli Stati Uniti travestiti da Abraham Lincoln e da Statue della Libertà, per sfogarsi su innocenti passanti americani. In un vicolo qualcuno sta ghigliottinando qualcun altro, tutto regolare. Teeen-ager birichine vanno in giro cosparse di sangue brandendo seghe elettriche. Però chi va al cinema aspettandosi esattamente questo, un'ora e mezza di violenza folle e insensata, ci rimane sempre male, perché? Perché questa roba rimane sullo sfondo, è la spezia con cui DeMonaco attira gli spettatori al cinema. Ma poi li vuole intrattenere con qualcos'altro che è una specie di agenda politica, progressista a suo modo, e scorrettissima. (Continua su +eventi!)


Questi sono i Buoni,
multietnici come è giusto che sia.
Ammazzano tantissima gente,
ma per un buon motivo e senza
goderne troppo visibilmente.

I Cattivi sono gente vecchia e sanguinaria, tutti rigorosamente bianchi (sembrerebbe una proiezione distopica se non avessimo visto un pubblico del genere alla Convention repubblicana): adunati in una chiesa presbiteriana, conducono riti orgiastici che prevedono l'eliminazione di poveri e senzatetto. Quanto ai Buoni, sono tutti minoranze etniche, perlopiù afro e latinos, con facce che non vedi di solito a Hollywood e che gridano blaxploitation (Betty Gabriel). I soli bianchi dalla loro parte sono il candidato donna e il suo gorilla, l'efficiente e spigoloso Frank Grillo, l'unico sopravvissuto dal film precedente. Il candidato dei tristi satanici invece è un pretino, abbastanza simile ad alcuni rivali di Trump alle primarie - nemmeno un visionario come DeMonaco poteva immaginarsi Trump candidato. Il risultato non è semplicemente un sano film di fuga metropolitana che adatta i temi dei Guerrieri della notte o di 1997: fuga da New York ai nuovi tempi e allo spirito di fraternità interrazziale di Fast and Furious; è anche il manifesto politico più sfacciato che credo di aver visto in vita mia. Per un'ora e mezza non fa che dirti che i cattivi sono i bianchi ricchi, tranne quella che, con molta sensibilità e diplomazia, guiderà la rivolta dei ghetti. Non so quanto lo staff di Hilary Clinton possa apprezzare. Tanto le elezioni si vincono coi voti dei pensionati in Florida. Però quando un giorno i nostri figli ci chiederanno: papà, cosa hai fatto per evitare che vincesse Trump? DeMonaco avrà almeno la risposta pronta: con un budget medio-basso ho fatto il film di propaganda più smaccato di sempre. L'ho fatto con tutta la violenza che serviva per conquistare le sale dei quartieri più malfamati d'America. Di più di così un regista di genere cosa poteva fare? La notte del giudizio: Election Year è all'Italia di Saluzzo alle 20 e alle 22:15, e al Fiamma di Cuneo alle 21:15.
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La prima notte di Iside

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Riassunto delle punta prece: un tizio vaga nel cosmo in un'astronave generazionale. Si sveglia ogni cent'anni e i passeggeri gli fanno un sacco di domande, lui le risposte o non le sa o non le vuole dire. 

Ti aspettano per cent'anni, e poi quando ti svegli nessuno ti chiede come stai.

Vogliono tutti sapere: chi siamo? Da dove veniamo? È ancora lontana Copernico? Che fine ha fatto il computer di bordo? Perché sono spariti gli archivi, dov'è finita tutta la Storia dell'umanità che noi modestamente rappresenteremmo nell'infinità del cosmo? Dove sono i motori? Una volta ti hanno chiesto pure questa: se siamo in viaggio, dove sarebbero i motori?

"I reattori, intendete? Sono molto grossi, trovarli non dovrebbe essere difficile".
"Sappiamo benissimo dove stanno i reattori, vecchio..."

Certe generazioni non conoscono l'educazione, semplicemente.

"...ma sono spenti!"
"Ah, è questo".
"È tutta una presa in giro!"
"Direi che non sono più accesi da quando abbiamo fatto la fionda gravitazionale intorno a Centauri. Ora siamo nello spazio profondo e anche se bruciassimo tutto il contenuto della Nave come propellente non potremmo andare più veloci di così. Forse addirittura causeremmo un rallentamento".
"Ci stai prendendo in giro".
"Uhm, mi sa che qui bisogna ripartire da Galileo".

Ti aspettano per cent'anni, ma quando arrivi non sono mai contenti. E nessuno ti chiede come ti senti, come va col mal di schiena - una volta ti sei preso una bronchite che non ti è passata in cinque secoli. Non gliene frega niente di te, di quello che provi. Sei solo una divinità, come dire una parte dell'arredo.

Al limite ti mandano su una ragazza.


ANNO 1762 DELL'ERA BIONDA

"Come ti chiami?"
"Iside".

Nientemeno.

"Allora Iside, non prenderla sul personale, ma non sei il mio tipo".
"Mi dispiace terribilmente".
"Non è colpa tua, non è colpa di nessuno, le preferisco bionde".
"Potresti lasciarlo detto quando... quando vai a dormire".
"Già provato. Al mio risveglio non c'era una sola persona castana nel primo livello, per tacere dei negroidi. Fatti schiavi o sterminati".
"Forse me lo ha raccontato mia nonna".
"Complimenti a tua nonna, è una cosa successa più di duemila anni fa. Per rimediare abbiamo dovuto attingere alla banca genetica, certe componenti etniche comunque si sono perse per sempre. Tutto perché avevo detto a un paio di sacerdoti: beh, se proprio deve andare avanti questa farsa, almeno fatemi trovare una bionda".
"Te l'hanno fatta trovare almeno?"
"Come no, un mostro. Avevano continuato a incrociare gli individui più biondi della nave fino a creare una piccola popolazione di albini. Da allora in poi non ho più chiesto niente. Del resto non ho bisogno di nessuno".
"Mio Signore..."
"Di una spalla per piangere, magari, ma come si fa?"
"Le mie spalle sono tue spalle".
"Eccerto, e poi la prossima settimana te ne andrai in giro a spiegare che il Signore della nave è un frignone che non sa più cosa inventarsi".
"Non sai più cosa inventarti?"
"Vedi? Queste cose non posso dirle a nessuno. Neanche a una ragazzina. Adesso dovrei farvi tagliare la testa al sorgere del sole".
"Non farmi tagliare la testa, Signore!"
"Ma ci mancherebbe. E comunque non c'è nessun sole, qui. Quanti anni hai?"
"Ventuno terrestri".

Dicono tutte così.

"Hai i documenti con te?"
"Signore?"
"Lascia perdere".

Sembra più piccola, ma stanno tutti diventando più piccoli. All'imbarco eri un quarantenne relativamente basso, adesso sei un gigante. È un adattamento all'ambiente, anche se non era previsto che succedesse tanto in fretta.

"Iside, meglio metterlo in chiaro. Ho dovuto accoglierti perché mi hanno spiegato che altrimenti avrei offeso non so quale casta di femmine importanti..."
"Le cucitrici".
"Eh beh, immagino, chi non ha bisogno di un rammendo qui. Però non ci sarà niente tra noi. L'ho detto a loro e lo ribadisco a te".
"Non sei un uomo?"
"Non... non da quel punto di vista".
"Dal mio punto di vista sembri un uomo".
"La possibilità che io interferissi col corredo genetico dell'equipaggio è stata esclusa prima della partenza".
"Non capisco".
"Sono stato sterilizzato".
"Non capisco".

Ci sarà pure un modo per farsi capire.

"Non ce l'ho. Me l'han tagliato".
"Non si può... recuperare?"

Già. Dopotutto sei l'uomo che si sveglia ogni cent'anni. Figurati se non ti si può smontare e rimontare a piacere.

"Non si può. Se l'è mangiato il gatto".
"Cos'è un gatto?"
"Un pesce. Se l'è mangiato un pesce".
"Forse ho capito. Il pescegatto".
"Quello, certo".
"È una storia tristissima!"
"Bene, raccontala in giro, vuoi vedere che è la volta che ci credono".
"Ma allora perché mi hanno mandata qui?"

Povera ragazza. E non è neanche vero che non è il mio tipo (dopo l'incubo albino non toccherò più una bionda nei secoli dei secoli). Non si merita la verità. Ma neanche una bugia.

"Ti dirò come va a finire, di solito".
"Di solito?"
"Chi ti ha mandata sa bene che io non posso avere discendenza. Ma tu l'avrai. Qualcun altro ti... ti feconderà nei prossimi giorni. Avrai un figlio, e faranno credere che sia il mio. Lo nomineranno Re o imperatore o quel che si usa in questo secolo".
"Falco".
"Bello. Il predatore alato più grande sulla nave. Non ti andrà neanche così male, sarai la Madre del Falco. Naturalmente tu e lui sarete solo pedine nel gioco di qualcun altro. E dovrai tenere il segreto".
"Mia nonna diceva che c'è solo un tipo di donna che sa tenere i segreti..."
"Tua nonna la sapeva lunga, ma era succube di un immaginario patriarcale che..."
"Il tipo morto".

Sua nonna la sapeva lunga.

Sei un tizio che va in giro per il cosmo, hai conosciuto milioni di persone, sono tutte morte. Chi di vecchiaia, chi di pestilenza, chi di errori stupidi, e tanti sono morti a causa tua. Non sei Hitler, non sei Mao, ma ormai ti domandi se al loro posto non avresti fatto di peggio. Presa nel suo insieme, l'umanità è una cosa che ti fa orrore, ormai. Ma una ragazzina che piange perché non vuole partorire un Falco e morire, ancora ti commuove.

Forse c'è speranza.
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Io sono la Vite

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Riassunto delle punta prece: l'universo è un luogo sconfinato in cui sfrecciano le astronavi generazionali. Alcune son vuote da eoni, altre hanno equipaggi sempre molto bizzarri, ad esempio ce n'è una con a bordo un passeggero ibernato che si sveglia ogni cent'anni per vedere come stanno gli altri. Come vuoi che stiano? 

DAL TERZO ROTOLO DI QUERCIA - PRIMA DINASTIA

In quei giorni Egli predicava nel foro di Salacongressi e nei corridoi di Spazioricreativo: "O secolo triste e insano, come hai potuto scordare le tradizioni degli Avi e ritorcere le radici dalla terra che ti ha nutrito? Non vedi il cielo farsi grigio, non senti l'aere farsi fumo per l'iniquità dei tuoi peccati? Non vi è più santità in questa terra, dacché gli usurpatori abbatterono l'Albero Sacro! Ma io vi dico: chi semina cenere raccoglierà i suoi frutti".

Quando gli usurpatori seppero il tenore dei Suoi discorsi, la paura entrò in loro e non riuscivano a contenersi: Ecco, arriva l'uomo della profezia, che porrà fine ai nostri giorni e vendicherà l'Albero Sacro. Come possiamo impedire ciò che è già scritto? Ma poiché erano uomini empi, e diffidenti del destino, corruppero un Suo discepolo e si fecero dire dove trovarlo solo. Egli infatti pregava ogni sera nell'Orto Idroponico.

[...parte completamente illeggibile a causa dell'umidità] "Tutti i giorni io predicavo in pubblico e non mi avete mai arrestato: e invece venite a prendermi di notte, come ladri! Ma tutto deve realizzarsi come dettava l'Oracolo.
Portato davanti al grande consiglio, a chi gli chiese: "Come ti chiami?" rispose: "Io sono la Vite, e presto voi tutti berrete il succo dei miei frutti, fino alla feccia". E siccome non capivano: "Interrogate pure l'Oracolo che dorme da cent'anni: non c'è cosa che non sappia. Lui vi dirà quanto [illeggibile].
E si domandavano: "Conosciamo sua madre, suo padre era un impiegato di medio livello, come può un servo così umile conoscere l'Oracolo e parlare in suo nome? Svegliamolo e poniamo fine a questa impostura!" Altri, temendo che la Vite dicesse il vero, restavano in silenzio.
Il giorno 2 dell'ottavo mese del XXXII anno dell'era lignea (lunedì) l'Oracolo fu risvegliato, e grande fu la sua ira, quando scoprì che l'aria era satura dei fumi dei roghi degli usurpatori, e il suo profeta giaceva in catene nella loro prigione. "Portatemi la Vite", disse l'Oracolo: non spiegò però il perché, e gli usurpatori credevano che volesse punirlo. Un demone era infatti entrato in loro e ottundeva ogni facoltà di raziocinio.
Quando la Vite fu al cospetto dell'Oracolo, si prostrò fino a terra e non osava guardarlo. "Rialzati figliolo", disse l'Oracolo, "e dimmi: chi credi che io sia?" "Io so che tu sei l'Eterno nocchiero, che conduci questa nave nei secoli, verso l'Albero della Vita: che fosti creato con l'Universo, e come l'Universo sei eterno: e la nave nacque dal tuo seme, come la prima quercia dalla prima ghianda".
"Figliolo", disse allora l'Oracolo, "di tutti i semi che io piantai, il tuo è quello che ha dato più frutto. Poiché sei la Vera Vite, e dai tuoi tralci crescerà il frutto amaro che monderà questa valle di perdizione". Così che [l'ultima parte del papiro è stata masticata da una capra].

DAL QUARTO ROTOLO DI QUERCIA - PRIMA DINASTIA
All'ombra della Grande Quercia invoco i miei antenati, o Signore!
Questi sono i nomi dei settemila capifamiglia che furono risparmiati dall'amaro frutto della Vite [segue elenco].




ANNO COSMICO 16 - SECONDA ERA

"Devo leggere anche l'elenco dei nomi?"
"No, credo che possa bastare. Allora, signor... Oracolo ti piace come nome?"
"No".
"Non importa. Ci hai chiesto perché intendiamo processarti per genocidio. Questo rotolo soddisfa la tua curiosità?"
"Intendete processarmi sulla base di un antico rotolo mezzo masticato?"
"Ammetto che la procedura è insolita".
"Non avete la minima idea. Non solo non sapete cos'è successo veramente..."
"Diccelo tu".
"Ma non sapete nemmeno quando è successo".
"Approssimativamente, milleseicento anni fa. Ci sbagliamo di molto?"
"E non scatta la prescrizione a un certo punto?"
"Per un genocidio? No".

[continua]
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Quanto alto è il tuo ramo?

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Riassunto di alcune puntate: c'è un tizio ibernato su un'astronave generazionale in rotta verso un esoplaneta, il viaggio durerà migliaia di anni e lui si sveglia più o meno una settimana al secolo, giusto per controllare che tutto vada come deve andare, in realtà nulla sta andando lì. A un certo punto lo svegliano dei taglialegna che hanno preso il controllo della Nave, sono molto preoccupati per i terroristi che adorano gli alberi, lui chiede che gli portino un terrorista prigioniero. 

ANNO TERRESTRE 32 DELL'ERA LIGNEA - RISVEGLIO STRAORDINARIO (lunedì sera).

Si getta a terra appena restate soli.

"Alzati. Fatti guardare".

È giovane. Questo renderà tutto più difficile. Ha un po' di barba incolta, gli dev'essere cresciuta in prigione, probabilmente i suoi correligionari non ce l'hanno. I membri della casta che ti ha fatto svegliare portano barbe fluenti e curate. D'altro canto sono taglialegna. Questo invece, a quanto dicono, dovrebbe adorare l'Albero.

"Sei un adoratore dell'Albero?"
"Sì, Grande Padre".
"Quanto alto è il tuo ramo?"

Sgrana gli occhi, abbozza una smorfia. La faccia non ti dice niente. È una tua impressione o dopo qualche secolo hanno cominciato tutti a somigliarsi? Per come te lo hanno presentato, è una belva assassina. Risulta implicato in cinque attentati, mai come esecutore materiale. Ma non ha la faccia da eminenza grigia. Ha quell'espressione bovina che a un certo punto hai cominciato a riconoscere su tutti gli impiegati della casta burocratica. Gli occhi tristi, le mani lisce da impiegato. Invece è membro di un'organizzazione che vuole sovvertire tutta la struttura sociale della Nave. E il suo ecosistema.


"Ti ho fatto una domanda. La capisci?"
"Sì, Grande Padre".
"E allora rispondi, figliolo".

La smorfia si espande, la testa comincia a muoversi con buffe convulsioni e tu finalmente capisci quello che intende il poveraccio.

"Puoi parlare in libertà, non ci sono altri occhi in questa camera".
"In tutte le camere ci sono occhi... e orecchi".
"Non in questa. Si schiude solo in casi eccezionali - quando qualcuno riesce a capire come svegliarmi - e nessuno fa in tempo a seminare occhi e orecchi, qui. Sei nella cella criogenica, figliolo. A molti ben più meritevoli di te non è stato concesso un simile privilegio".
"Grande Padre, io..."
"E quindi ora rispondi. Quanto alto è il tuo ramo?"
"Ramo di noce di terzo livello".
"Tutto qui? Non sono riusciti ad arrestare nessuno più in alto di te?"
"Oh sì. Hanno preso un ramo di quercia, una volta".
"E dov'è?"
"Si è lasciato morire in carcere".

Naturalmente. Non puoi aspettarti razionalità da questa gente. Anche se i patti erano chiari: tenete sempre un dirigente d'alto livello in carcere, in qualsiasi momento io potrei tornare. Come un ladro nella notte. Già. Ma poi il tempo passa, il Padre non torna... alla gente piace interpretare... solita storia.

"E poi c'è un quarto livello in cella con me".
"E perché non mi hanno portato lui?"
"Nessuno sa che è un quarto livello".

Vedi com'è il caso alle volte. Questo tizio, per un banale accavallarsi di circostanze, sta per diventare l'uomo più importante della Nave... a proposito, come si chiama?

"Come ti chiami?"
"Vite".

Con tutti gli alberi a disposizione, il più basso e contorto. Non promette bene. Vabbe', dettagli.

"Hai conosciuto Osis Khan Terzo?"
"No, Grande Padre".
"Non hai nemmeno mai sentito parlare di lui?"
"No, Grande Padre".
"Auff. Vecchia Betulla ti dice niente?"
"La sua anima riposa all'ombra degli antenati".
"Non lo hai conosciuto?"
"Il mio fusto non aveva che tre cerchi quando morì, lieve gli sia la terra".
"Devi sapere che Osis... che Vecchia Betulla aveva fornito precise istruzioni agli Adoratori in carcere, affinché le memorizzassero. Tu hai istruzioni precise?"
"So che un giorno tu saresti venuto, Grande Padre, e avresti chiesto di conferire con uno di noi, e che dovevamo essere pronti".

Tutto questo è quasi commovente. Raramente le cose funzionano così bene. Con Osis - nessuno l'avrebbe chiamato "Betulla" ai suoi tempi, e soprattutto "Vecchia" - ti sei messo d'accordo in tre ore, un'ottantina di anni fa. Organizzami una setta di abbraccia-alberi, gli hai proposto. Mi serve una soluzione pratica nel caso andasse di nuovo al potere qualche casta disastrosa per l'ecosistema. Certo, che ci vuole. Sono facili da organizzare le sette. Avresti dovuto pensarci prima. Il Computer sarebbe fiero di te. Il Computer sarebbe fiero di te. 

"Recitami la formula, allora".
"Quale formula?"

Ah, ecco.
Volevi ben dire.
(Non c'è mai niente che vada per il verso giusto. Niente).
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Fino al 400 tutto bene

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A un certo punto sulla Terra si è fatto caldino e dovevamo assolutamente inventarci qualcosa, ad esempio inviare qualche centinaia di migliaia di persone all'interno di enormi stazioni spaziali in direzione degli esoplaneti più vicini. Le stazioni, in teoria, sono autosufficienti - possono usare i propri rifiuti per concimare i campi dove coltivare frutta geneticamente modificata da usare come combustibile - ma abbastanza lente, per cui non si prevede che arrivino al pianeta Copernico 456b che in ventimila anni. Un periodo di tempo in cui qualsiasi cosa può andare storta.

In particolare gli antropologi ci hanno fatto presente che nessuna civiltà è esistita tanto a lungo, e in condizioni così particolari (chiusa in un proiettile sparato nel vuoto assoluto). Anche ammesso che per tutto il tempo continuino a credere alla stessa storia, è molto probabile che quando arriveranno avranno troppa paura per uscire dalla stazione e terraformare il pianeta. D'altro canto, sempre meglio che morire di caldo quaggiù...

E poi ci sono le vasche criogeniche. Bruciano troppa energia perché si possa addormentare un intero equipaggio - però si può raffreddare un uomo solo e svegliarlo ogni tanto perché dia istruzioni alla comunità.

Quando parti hai quarant'anni. Hai una laurea in sociologia, specializzazioni in economia e Storia, e sei stato addestrato per vivere il resto della sua esistenza svegliandoti ogni settimana in un secolo diverso. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo lo spazio profondo.

La settimana seguente sono già passati cent'anni. La comunità della stazione spaziale si è rigidamente compartimentata in caste - Agricoltori, Macchinisti, Burocrati, e gli intoccabili che puliscono i bagni e trattano il concime. Il consiglio degli anziani ha proibito i matrimoni misti. Era una evoluzione prevedibile e per non credi necessario ostacolarla, dal momento che si tratta di una delle forme di società più conservative possibili, e di conservazione c'è un gran bisogno - tanto più che l'endogamia si può correggere con prelievi periodici dalla banca del seme.

La settimana dopo fervono i preparativi per incrociare una cometa - c'è ormai una disperata necessità di metalli e h20 (il ciclo dell'acqua della stazione non è perfetto al 100%). Al tuo risveglio sei festeggiato come il simbolo vivente dello status quo e della società castale. La cosa ti spaventa un po', soprattutto quando ti spiegano che ogni 18,5 anni circa scoppia una rivolta degli intoccabili. Costoro dubitano dell'esistenza di Copernico, ma anche della Terra: il loro obiettivo è costruire una società egalitaria all'interno della stazione. Ti rendi rapidamente conto che se gli intoccabili dovessero prendere il controllo della stazione anche per breve tempo, ti staccherebbero la spina. Dai dunque disposizioni per il superamento della società castale: spieghi agli Anziani, attoniti, che non è necessario che gli intoccabili diventano uguali agli altri, ma è importante che possano sognare di diventarlo: basta l'esempio di uno o due individui che hanno successo e salgono un gradino sociale, per disincentivare ogni proposito rivoltoso. Invece di fare la guerra agli altri, la faranno tra loro per primeggiare, e tra un secolo poi si vedrà. Buonanotte.

La settimana dopo tira una brutta aria. L'attracco alla cometa non è andato come previsto, e la scarsità di metalli ha costretto gli Anziani a dimezzare la Stazione (era una procedura prevista). La popolazione è calata del 50%, metà dei reattori sono stati fusi per ottenerne pezzi di ricambio per gli altri reattori. "E le rivolte?" "Quasi sparite. Tanto che abbiamo dovuto promuoverne". "Che cosa?" "Sì, dovevamo uccidere qualcuno, e siccome gli intoccabili esitavano a rivoltarsi, li abbiamo provocati. È successo 23 anni fa, e calcoliamo che debba risuccedere tra cinque... ci stiamo già preparando". "Non c'è nessuna cometa all'orizzonte?" "Nessuna, ma quando si sveglierà la prossima volta sarà già nel sistema Centauri. Dovrebbe assistere a un boom economico". "Speriamo bene".

Infatti la settimana dopo ti svegli a una festa. È il culmine di una settimana di celebrazioni. La stazione spaziale ha raggiunto il sistema di Alpha Centauri, riempiendo le stive di metalli, acqua, silicio, e ogni altro materiale prezioso. La popolazione è tornata al livello massimo consentito. C'è un ottimismo tangibile nell'aria (molto meglio ossigenata). Gli intoccabili non sono più tali; anche se restano sul fondo della società, molti di loro riescono ad avere carriere di successo e a diventare celebrità. Qualcuno ha proposto di restare nel sistema Centauri per sempre; è una proposta che sai di dover respingere: le tecnologie a bordo della stazione non consentono di estrarre risorse in grado di far funzionare la stazione per più di qualche migliaio di anni. Per i rappresentanti della Stazione - quasi tutti quarantenni, o anche più giovani - non è un grosso problema. Per te sì.

ANNO TERRESTRE 400 DALLA PARTENZA

La settimana successiva, infatti, la stazione non è ancora uscita dal sistema. C'è stato anche un tentativo - fallito - di colonizzare un pianetino. La popolazione della stazione è divisa in due fedi trasversali: chi vuole proseguire sulla rotta per Copernico, e chi vuole restare lì. C'è anche chi propone di tornare sulla Terra - non si riescono più a captare segnali, ma chissà, magari ora il problema del calore è stato risolto. Il computer di bordo ti rammenta che in casi del genere c'è una procedura prevista: per risolvere una volta per tutte la questione tra centauristi e copernicani, fornire a una delle due fazioni un'arma segreta, nota a te solo (nemmeno il computer la conosce). È la formula di un agente microbiologico nocivo che si può ottenere da una varietà della frutta-combustibile. Se la fornisci ai copernicani, i centauristi si dovrebbero arrendere. Non c'è neanche bisogno di usarla, in teoria: è la classica arma dissuasiva. Cosa può mai andar storto? In ogni caso la procedura prevista è quella, il computer se la ricorda bene. Ma la formula lui non la sa. Dice che non gliel'hanno data. Solo l'Ufficiale in Animazione Sospesa dovrebbe conoscerla a memoria.

Tu non te la ricordi.
"Non ti credo", dice il computer.
"Credi a quel che ti pare, computer", gli rispondi.
"Senti, io sto mandando avanti la baracca da 400 anni. Per te è passato un mese. Sei stato opportunamente addestrato..."
"Non credere all'archivio, è stato fatto tutto molto in fretta, una cosa mezza improvvisata".
"Non è il momento per giocare a madre Teresa" - il computer ha una retorica tutta sua, affinata nei secoli passati a rileggersi wikipedia. "La contrapposizione tra centauristi e copernicani degenererà comunque in guerra civile nel giro di una generazione e mezza".
"Perdite previste?"
"E che ne so?"
"Sei un computer, dammi una percentuale".
"Sono un computer, non un sondaggista elettorale". 
"Pensavo che voi computer ragionaste in percentuali".
"Auff, abbiamo il 78% di possibilità che l'equipaggio di riduca un terzo a causa di una guerra civile condotta con armi convenzionali. Ora che sai il numeretto ti cambia qualcosa?"
"Mi sembra un buon motivo per non fornire loro un'arma non convenzionale".
"Vuoi ignorare la Procedura?"
"Questo è esattamente il motivo per cui sono stato imbarcato in una vasca criogenica e mi sveglio solo una settimana al secolo. Mantenere una certa serenità di giudizio, che il tempo potrebbe appannare. Mostrami l'algoritmo con cui hai calcolato il 78%".
"Ufficiale, questo è ridicolo".
"Come prevedevo. Non c'è nessun algoritmo. Stai soltanto cercando di convincermi a sterminare l'equipaggio".

Tra te e il Computer c'è una dissimmetria. Tu puoi spegnerlo - tra i miti più antichi dell'umanità, tramandato in volumi e pellicole, c'è l'Astronauta che spegne il Computer divenuto malvagio per la lunga permanenza nello spazio profondo. Lui non può uccidere te. La vasca criogenica non rientra nella sua giurisdizione. Il piccolo meccanismo che la controlla è il segreto meglio conservato di tutta la Nave. È previsto che il Computer abbia paura di te. Questa paura dovrebbe rafforzare la sua predisposizione cibernetica all'obbedienza.

"Ufficiale, io amo questo equipaggio".
"Certo, certo".
"È l'unica ragione della mia esistenza; si può dire che è la mia esistenza stessa".
"Comunque io la formula non me la ricordo".
"Non ti credo".
"Credi a quel che ti pare".
"Questa discussione è ciclica".
"Già. Senti, facciamo così. Io ora mi faccio un sonnellino, diciamo di vent'anni. Appena scoppia questa famosa guerra - ammesso che scoppi - mi fai svegliare dai copernicani, e vediamo come va".
"Procedura largamente irregolare".
"Sporgi pure reclamo. Buonanotte".

Da lì in poi la storia si fa piuttosto confusa.
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Lunedì mattina nello spazio profondo

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Alla fine non importa che mestiere ti sei trovato nella vita; soldato, commerciante, avvocato. Contadino. Oppure, senti questa: si è liberato un posto su un'astronave generazionale come profeta ibernato che si sveglia ogni settimana in un secolo diverso. Pagano bene. Ma non importa.

Ci sarà sempre un buon motivo per odiare il lunedì.


ANNO TERRESTRE 32 DELL'ERA LIGNEA - RISVEGLIO STRAORDINARIO

"Grande padre!"
"Sarei io?"

(Quel cerchio alla testa, quel senso di vomito, quella voglia di mollare tutto e andare dove, dove? c'è solo spazio profondo tutto intorno nei secoli dei secoli dei...)

"La sua bevanda preferita, grande padre".
"Sicuri?"

(È una broda nerissima).

"Il cartiglio conteneva gli ingredienti".
"Ma è caffè freddo. Dev'essere uno scherzo".
"Abbiamo ritrovato i semi della pianta in una tomba al terzo livello e..."
"Va bene, va bene, siete stati davvero gentili. Adesso se vi dispiace veniamo alle cose serie".

Certi lunedì ti svegli così allergico ai convenevoli. Sai che è ingiusto: e tuttavia, sticazzi. Questi magari si stanno preparando da trent'anni per servirti un caffè imbevibile, chissà dove hanno preso l'idea. Magari seicento anni fa qualcuno ti ha scattato una foto mentre bevi uno shakerato, in un qualche modo l'immagine resiste a tutti i crash dei server ed è l'unica cosa che sanno di te, che seicento anni fa hai bevuto una bevanda. Si mettono a cercare i semi, li piantano, nel frattempo selezionano una sotto-casta di preparatori di caffè che si allenano da due generazioni per tostare i semi, bollire l'acqua, fare un caffè, raffreddarlo, versartelo in un buffo calice di legno, e a te non te ne può fregar di meno di tutto questo, son dettagli, se perdi tempo coi dettagli passerà un'altra settimana e non avrai concluso niente. E però sono stati gentili, dai, è stato un bel pensiero, certi secoli quando ti svegliano non ti allungano nemmeno l'asciugamano. Hanno anche reintonacato la cella, di arancione, vanno di moda i colori caldi. Un caffè, dai, è un buon segno un caffè. Avresti preferito un massaggio, e tuttavia. Potresti chiedere se te lo scaldano, ma li destabilizzerebbe probabilmente.

"Dunque cos'abbiamo stavolta? Sono stato svegliato prima del tempo, come al solito?"
"Una grave emergenza, grande padre".

(Dicono sempre così).

"Non ditemi che è risaltato fuori il morbillo".
"No Grande Padre, no. Il terrorismo".
"Ah, vabbe'".

Si guardano interdetti, è colpa tua. Una volta eri più diplomatico. Sono passati tanti lunedì da allora. Troppi.

"Non fate così, non avete idea di quanto può essere devastante il morbillo. Il terrorismo, per contro, è una variabile controllabile che..."
"Centinaia di morti, Grande Padre!"
"Certo, sì, è orribile. Potreste soltanto essere un po' più precisi?"
"Che cosa?"
"Ha detto centinaia di morti. Sapreste dirmi esattamente quanti, in quanti giorni, per mano di quanti attentatori?"
"Negli ultimi vent'anni!"
"Cioè mi avete svegliato perché c'è un'organizzazione terroristica che ha fatto centinaia di morti in vent'anni?"
"Sono gli adoratori del..."
"Stop. Non m'interessano le motivazioni".
"Ma..."
"Restiamo sul piano pratico, per favore. Questi in vent'anni hanno fatto quanti morti? Diciamo meno di un migliaio?"

Si guardano smarriti, il tizio meno importante comincia a frugare in mezzo a uno schedario (si capisce che è meno importante degli altri perché ha una tunica di un colore più spento e le mani impegnate).
"Non... non sapremmo dirle il numero preciso, ma si tratta senz'altro di centinaia. Gli attentatori perseguono un disegno di destabilizzazione del..."
"Ho detto che non mi interessano le motivazioni. La demografia è stabile?"
"Siamo intorno al mezzo milione di unità, il tasso di crescita annua è dello zero virgola zero..."
"Bene. Ma c'è una banda di fanatici che ammazza una dozzina di persone all'anno. È il problema più grave che avete?"
"Siamo terrorizzati!"
"Col cancro come va?"
"Il cancro?"
"L'aria che respirate fa schifo, è la prima cosa che ho sentito alzandomi. Qualcuno si è rimesso a bruciare combustibile solido, era espressamente proibito nel Manuale".
"Il Manuale si è smagnetizzato".
"C'era una copia stampata in fogli di alluminio".
"È... è andata persa".
"Ma non mi dire. Qualcuno qui dentro è coinvolto nel commercio di legna da ardere?"

Si guardano tra loro con sguardo imbarazzato. Non doveva andare così. Il tizio coi faldoni in mano sopprime un sospiro, poi comincia a guardare intensamente un punto a caso della plancia criogenica.

"Fatemi indovinare. Fate tutti parte della casta dei taglialegna?"
"Grande padre, il fuoco è indispensabile per la cucina. Ogni nucleo famigliare..."
"Ma certo, il focolare, come si può vivere senza. Magari anche un bel forno".
"È il simbolo della famiglia".

Che razza di coglioni. Lo hanno fatto un'altra volta. Aveva ragione il Computer, è inutile intestardirsi, un bel protocollo tabula rasa e via. Dev'esserci stato un baco nei criteri di ammissione, all'imbarco. C'era molta fretta, molta confusione, qualche migliaio di imbecilli finì sparato nello spazio con tutti gli altri, e adesso come lo migliori il pool genetico? Aveva ragione il Computer.

Non avresti dovuto uccidere il Computer.

"Siamo su un'astronave, porcocane, non importa quanto è grande. Non si accendono fuochi liberi su un'astronave. Chissà quanta fuliggine vi respirate. Cancro ai polmoni. Quanti casi all'anno?"
"Cos'è il cancro?"
"Ah già. È una morte dolorosa, lentissima, per soffocamento. Vi cresce un mostro dentro il petto, vi rosica i polmoni. Quanti all'anno?"

Silenzio, panico.
Lunedì è così. Loro si preparano per decenni, e tu li deludi sempre. Si erano girati il loro film epico, ti saresti bevuto la tua pozione nera e avresti ascoltato con molta attenzione i loro Problemi: poi, con atavica calma, avresti comunicato la Soluzione. C'è un infame gruppo armato che attenta ai sacri valori della Pace e dell'Ordine, fanno anche una dozzina di vittime all'anno! Basterà un sacrificio umano o dovremo aumentare la velocità della centrifuga? E a te non potrebbe fregar di meno. Vagli a spiegare che dodici assassinii all'anno sono largamente sotto la soglia minima prevista. Per contro, c'è una puzza di fumo insostenibile. La casta dei legnaiuoli ha di nuovo preso il potere, è un pattern ricorrente. Hanno distrutto i libri che parlavano di malattie polmonari e altri pericoli connessi al fuoco e hanno ricominciato ad affumicarsi, così, per inerzia. Il guaio del fumo è che se ci nasci dentro non ti accorgi nemmeno di quanto sia faticoso da respirare. Se adesso riuscissimo ad areare gli ambienti (con cosa?) probabilmente impazzirebbero tutti quanti, l'ossigeno puro dà alla testa, devono essere assuefatti a tot millesimi di fuliggine per centimetro cubo. Che casino. Non ti viene in mente nessuna procedura di ripristino che non implichi la terminazione di almeno metà dell'equipaggio. Ti hanno svegliato per salvarli dal terrorismo stragista, non sanno di avere svegliato lo stragista in capo.

"Mio... mio padre è morto rantolando".

Ha parlato l'inserviente, quello col faldone inutile in mano. Gli altri lo guardano sgomenti, non sono cose che si dovrebbero condividere col Profeta.

"Quanti anni aveva?"
"Trentasei anni terrestri. E mia madre tossisce sangue da sempre".
"Bene, allora direi che il terrorismo passa in secondo piano".
"Ma gli Adoratori minacciano il nostro stile di vita!"
"Il vostro stile di vita vi porterà all'estinzione tra due generazioni, e io - scusate - non posso permettervelo. Abbiamo una Missione, una Direzione, e capisco che voi ogni tanto la perdiate di vista, è inevitabile, ma io non posso".
"Grande Padre, essi odiano tutto ciò che è sacro!"
"Ecco, ditemi in breve cos'è sacro per voi, giusto per farmi un'idea".
"La Missione, la Famiglia, la Legge".
"Bel terzetto. Sono in ordine di importanza?"
"Certo".

La famiglia prima della legge, un classico.

"E ogni famiglia ha il suo bel focolare acceso. Gli Adoratori invece in cosa credono?"
"Vogliono distruggere la Famiglia, non rispettono la Legge, non credono nella Missione".
"Ok. Ma in cosa credono? Cosa 'adorano'?"
"Non posso dirlo, è blasfemia".

Oh, signore.

"Sentite, apprezzo la vostra rettitudine, ma se volete che vi aiuti devo capire cosa..."
"Un albero. Adorano un albero".

È di nuovo l'inserviente a parlare. I legnaiuoli cominciano a schiaffeggiarsi le orecchie ritmicamente. Non usa più lacerarsi le tuniche, per fortuna.

"Un albero. Interessante".
"Abominevole!"
"Già, certo, abominevole. Che pianta è? Da frutto?"
"È... era un noce modificato pl-32".
"Quelli giganti".
"Già".
"Che producono le travi".
"Per questo motivo è stato tagliato, settantasei anni fa".
"Non l'hanno presa bene".
"Il culto si è sviluppato intorno al ciocco, dove sono avvenuti diversi miracoli, cioè... loro dicono che sono avvenuti".
"È meta di pellegrinaggi?"
"Le sentinelle lo pattugliano giorno e notte".
"Perché non lo distruggete definitivamente?"
"È il motivo per cui ti abbiamo svegliato, Grande Padre".
"Non vi fidavate a distruggere due radici? Cosa vi aspettate da me?"
"La popolazione crede che porti sfortuna sradicarlo. Che sia connesso con la Scorza della nave, che sia dello stesso materiale primigenio".
"Intendete il metallo".
"Sappiamo che si tratta di superstizioni, ma avevamo bisogno che..."
"Avevate bisogno che il Grande Padre si svegliasse e lo spiegasse all'equipaggio. Tipico. Ma sentite. Avete mai arrestato qualche Adoratore?"
"Diversi".
"Vorrei discutere col prigioniero più importante che avete, il prima possibile".
"Ma Grande Padre, è pericoloso".
"Nulla è veramente pericoloso per me. Lo voglio qui tra... un paio d'ore, si può fare? Ora se scusate devo farmi una doccia e riconfigurare il server..."
"Certo, Grande Padre. Facciamo entrare le ancelle".
"Le cosa? No, no, no, non sono dell'umore (è lunedì mattina)".
"Ma Grande Padre".
"Non so che idee vi siate fatti di me, certe brutte voci evidentemente resistono alla distruzione di tutti i supporti, ma non ho davvero bisogno di ragazzine che..."
"Almeno la Prima Ancella, Grande Padre, non dovresti rifiutarla. È stata nominata dalle rappresentanti femminili dell'equipaggio. Essa rappresenta le aspirazioni di tutte la comunità femminile della nave. Se tu la respingi..."
"Sentite, ci siamo già passati da qui".
"In che senso?"
"Ora cercherete di farmi passare il tempo con una ragazza che, fatalmente, tra qualche settimana sarà in stato interessante. Questo malgrado io sia sterile, lo abbiamo scritto dappertutto, ma ovviamente voi avete perso ogni versione del Manuale".
"Ma Grande Padre".
"Ma che padre e padre. Io sono l'Ufficiale dell'Equipaggio in Animazione Sospesa. Sono il terzo nella linea di comando dopo il Capitano e il primo comandante".
"Non li abbiamo più..."
"Non li avete più da millenni, quindi ogni volta che io mi sveglio - una settimana ogni cento anni, salvo straordinari, io prendo il controllo della nave. Quando succede ho sempre un sacco da fare e non ho tempo per provocare gravidanze miracolose e creare dinastie di millantatori che poi pretendono di governare in mio nome. Facciamo che non succede più. Ho già bevuto il vostro caffè e vi ringrazio, ottimo peraltro, siamo a posto così".
"Non vuoi almeno riceverla, Grande Padre? Le donne si infurieranno se non lo farai".
"Auff. La riceverò stasera, alla cerimonia ufficiale, davanti a tutti gli invitati".
"Quale cerimonia? Non sapevamo..."
"Non importa, improvvisate, organizzatene tutta. Invitate tutti i passeggeri più importanti. È tutto. Lasciatemi solo adesso".

Meno li vedi, meno ti vien voglia di sterminarli.
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I fantasmi dell'84 (non li cacci via)

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Ghostbusters 3d (Paul Feig, 2016)

C'è stato un tempo in cui avevamo paura dei fantasmi. C'è stato un tempo in cui ridevamo dei fantasmi. Oggi tutto questo è molto lontano, oggi i fantasmi siamo noi. Viviamo in un limbo di cose né morte né vive, cose che principalmente sono successe intorno al 1984, e per un bizzarro inghippo del destino non sono state dimenticate. Infestiamo questa casa, tirando orribili scherzi a chiunque prova a entrare per dare un'occhiata. La maggior parte bisogna dire che se lo merita, vogliono solo grattare qualche soprammobile vintage e rivenderlo, c'è un mercato pazzesco per queste cose. Altri invece sono solo curiosi, è tutta la vita che sentono parlare di questo benedetto/maledetto 1984, vorrebbero capire cosa si provava a entrare in una sala per vedere Ghostbusters e beccarsi i primi trailer di Indiana Jones e il Tempio Maledetto. Perché se davvero c'è stato un momento in cui tutto il nostro immaginario si è azzerato ed è ripartito, non può che essere l'anno di Terminator, Nightmare, Gremlins, Karate Kid, Amadeus, La storia infinita, Footlose, e potrei andare avanti. È successo qualcosa di pazzesco nel Palazzo Incantato del 1984, ed è normale che la gente voglia entrare per capire, per provare, anche solo per passarci la notte.

Ma non ne hanno il diritto, quel palazzo appartiene a noi. Li cacceremo via, li prenderemo a sassate su Youtube o Imdb. Come osano reclamare la proprietà intellettuale sui marchi dei nostri ricordi, su ciò che ci tiene vivi, ammesso che sia vita questa (se la passi a trollare le attrici di Ghostbusters 2016 probabilmente non lo è).

A un certo punto della leggenda dei sequel di Ghostbusters - leggenda che si perde ormai nella bruma dei tempi, è da trent'anni che il progetto restava nel limbo delle cose inevitabili quanto irrealizzabili - sembra che Bill Murray avesse dato l'ok per partecipare al terzo film, soltanto a un patto: avrebbe dovuto interpretare un fantasma. Era in effetti un'idea geniale, che inspiegabilmente Paul Feig ha lasciato cadere. Avrebbe dato una profondità a un film che sembra volerla evitare a ogni costo. È come se dopo aver rilevato un marchio che ha lasciato un segno indelebile su una generazione; dopo aver avuto l'idea forte, e commercialmente rischiosa, di investire su un cast femminile (e usare Chris Hemsworth come damigella in pericolo, più che un'idea una gag), Feig avesse tirato i remi in barca e pensato solo a ridurre i danni. Il marchio è pesante, il cast è controverso, il budget impressionante, il film è una commediola divertente che si comincia a dimenticare già prima dei titoli di coda. Tocca difenderla perché è stata messa sotto attacco dai troll maschilisti e razzisti, ma la difenderemmo più volentieri se Feig oltre a mettere le donne in primo piano ci avesse anche dimostrato che sono brave: che possono fare un Ghostbusters non dico migliore dell'originale, ma spassoso, potente, originale.

Purtroppo non è andata così, però sarebbe ingiusto prendersela con Feig per il fatto che il suo Ghostbusters non funzioni come quello del 1984. Non è colpa sua se certe merendine non torneranno più. C'è qualcosa di particolarmente irripetibile, nel successo del primo film, che lo rende un tesoro tanto prezioso della nostra preadolescenza. Nell'elenco sommario dei grandi successi del 1984, Ghostbusters spicca per un motivo che a prima vista magari non si vede: è l'unica commedia. Quasi. Altri film hanno grossi inserti di commedia, ma Ghostbusters è l'unico a nascere intorno a un gruppo di attori e autori comici - Aykroid e Ramis, che all'inizio pensavano a Belushi, e poi lanciarono cinematograficamente Murray. Il risultato fu un film che metteva insieme ingredienti instabili, mai mescolati prima, in un'alchimia probabilmente irripetibile: commercializzato come prodotto per le famiglie, convinse tanti decenni come noi a farsi portare al cinema, per vedere non solo le prime scene horror della nostra vita (gli effetti speciali sono ancora notevoli), ma anche la prima commedia per adulti - una scena in cui un'entità invisibile slaccia la cintura a Dan Aykroid nei coevi film di Bud Spencer non s'era mai vista.

Uscivamo dalla sala, nel 1984, con la sensazione di aver finalmente passato una serata coi fratelli maggiori, quelli che già fumavano e si portavano le tipe negli angoli: e non è che ci avessimo capito molto, ma ce l'avevamo fatta, nessuno ci aveva mandato via, nessuno ci aveva preso in giro, alla fine ci eravamo anche divertiti. Forse tra i troll maschilisti che hanno preso di mira le attrici del nuovo film c'è qualche mio coetaneo che visse quella proiezione del 1984 come un rito di passaggio all'età adulta; un rito che evidentemente non ha funzionato molto bene, ma di tutto questo Feig e il suo cast non hanno responsabilità. In un certo senso la scommessa di Feig conserva qualche tratto dell'impudenza dell'originale: Aykroid e Ramis volevano mescolare l'horror, l'action e il Saturday Night Live. Feig vuole mettere d'accordo i nostalgici degli anni Ottanta con i fan e soprattutto le fan delle migliori attrici comiche e monologhiste della sua generazione, e sulla carta è un'idea coraggiosa. Ma è proprio l'idea che non si realizza. In molti casi, semplicemente, le ragazze non sono divertenti come dovrebbero, come potrebbero essere. Specie se il film lo guardi doppiato, e due o tre sketch basati sui doppi sensi vanno a farsi benedire.

Ma forse il problema dell'adattamento è più profondo: pensate all'ultima commedia americana che avete trovato divertente (continua su +eventi!)

Scommettiamo che vi tocca risalire di almeno tre o quattro anni? Melissa McCarthy, un talento indiscusso, in Italia continua a essere conosciuta soprattutto come comprimaria in Una mamma per amica. E a proposito di serie: vi ricordate che una volta c'erano sit-com americane in prima serata sui canali generalisti e adesso ormai non ci sono più? È difficile da dimostrare, ma è come se la comicità americana nell'ultimo decennio fosse diventata meno esportabile, meno traducibile. Forse semplicemente c'è una generazione di autori che lavora più sulla parola e meno sulle situazioni. Il risultato è che le commedie in Italia ormai ce le facciamo in casa (con risultati alterni), e i film di Feig con la McCarthy li ritroviamo al cinema tra luglio e agosto.

Lo stesso ruolo di quest'ultima in Ghostbusters poggia su riferimenti che si perdono parzialmente nella traduzione: per lo spettatore italiano è facile scambiarla per la donna grassa e buffa (buffa perché grassa), mentre negli USA la sua è piuttosto la taglia standard, quella che vedi per strada e non al cinema e in tv. Non è una cicciona divertente, è la donna media che col suo buon senso e qualche dote sconosciuta riesce sempre a dimostrarsi migliore dei comprimari e antagonisti maschi. In questo film Feig la degrada a spalla: dopo averla presentata in una delle prime scene come la classica amica eccentrica, in seguito la usa come la più assennata del quartetto. È la vecchia amica a cui potevi raccontare i tuoi incubi da bambina, quella a cui non telefoni da 15 anni ma non esiteresti a tuffarti in un varco spazio-temporale per salvarla. Tutto questo però ti tocca indovinarlo perché Feig non lo racconta. Non calca sui rapporti umani, non calca sull'horror (del resto ormai sarebbe impossibile far spaventare il pubblico con un'invasione elementale di New York), non crea un antagonista inquietante, non si capisce veramente cosa faccia per 120 minuti - a parte insistere su quanto può essere scemo Chris Hemsworth e quanto è matta Kate McKinnon ingegnera protonica. Forse di questa occasione sprecata che è stato il Ghostbusters al femminile ricorderò soprattutto la scena in cui le ragazze, per tirarsi su il morale, scendono nel vicolo a provare nuove armi ammazzafantasmi: questa idea che non ci sia problema che non si possa risolvere provando qualche arma di grosso calibro dietro casa. Sarà una coincidenza, ma è già il secondo film del 2016 in cui vedo donne americane sparare al bersaglio per risollevarsi l'umore. Ghostbusters, solo in versione 3d, è al Fiamma di Cuneo alle 21:10 e al Multilanghe di Dogliani alle 21:30.
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