Il suicidio programmato del Pd

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Questo blog, per quanto ormai catatonico, finché è acceso resta un pungolo – c'è sempre la remota possibilità che qualche discendente lo ritrovi e si domandi: ma insomma, lui dov'era mentre la catastrofe si compiva? Dopo aver dettagliato per mesi e per anni ogni singola sciocchezza di Berlusconi e ogni ingenuità dei suoi avversari, cosa stava facendo quando i nodi vennero al pettine e una legge elettorale scritta dalla sinistra regalò due terzi dei seggi a una destra immorale e immonda? Ascoltava Battiato, compulsava i padri bollandisti, si era rincitrullito? Non aveva niente da dire, come Kraus nel '33? Sì, beh, in parte è così. Il disastro che sta arrivando è così prevedibile, così effettivamente previsto, che non me ne dovete volere se negli ultimi secondi prima della collisione preferisco distogliere lo sguardo: non ho un fetish per questo tipo di spettacolo. La rabbia che provo per tutti gli errori che sono stati fatti, in particolare da chi in teoria mi rappresentava: errori che ho segnalato, al tempo, con tutta la voce che avevo (poca), su tutte le testate in cui mi facevano scrivere (ma non mi leggevano)... questa rabbia non posso non provarla anche nei confronti di me stesso: se davvero avevo tutte queste ragioni, avrei dovuto gridarle più forte, trovare parole più convincenti, unirmi al coro di chi ne aveva di simili. E dovevo farlo qualche anno fa, adesso è tardi. 


Tutto quello che sta succedendo, per quanto così nuovo, non è che l'esito di mosse sbagliate che sono state fatte anni fa, al punto che a volte mi domando se la sinistra non abbia perso la partita più o meno nel 2008, se tutta la disfatta non sia alla fine l'eredità che ci lascia Walter Veltroni: una bomba a tempo concepita per decimare il progressismo italiano e magari porre fine alla repubblica parlamentare. Veltroni ovviamente ignorava la reale conseguenza delle sue azioni, quando chiudeva con la sinistra e battezzava quella "vocazione maggioritaria", che come avremmo capito più tardi consisteva nel cercare disperatamente la legge elettorale più adatta a far vincere le destre: quindici anni dopo, Enrico Letta lo avrà capito di essere una specie di esecutore testamentario, il tizio incaricato di staccare la spina? Il fatto che lo siano andati a prendere a Parigi, quando lui ormai faceva tutt'altro, è un indizio molto forte.

Il Pd poi è il partito della ragionevolezza, anche a discapito dei fatti, ed è in effetti ragionevole che ritengano necessario perdere queste elezioni: in fondo fin qui ha funzionato così, il Pd perde e dopo un po' torna al governo lo stesso, quindi perché darsi la pena? E se stavolta il giochetto non riuscisse, perché aa Meloni e compagnia potrebbero dilagare in virtù di una legge elettorale demenziale che Letta non aveva la possibilità politica (ma forse nemmeno la volontà) di cambiare... beh, per i maggiorenti Pd questa non sarebbe tutto sommato una tragedia, bensì una conferma che il sistema maggioritario funziona e ci regala quell'alternanza all'americana che Veltroni tanto sognava. Alla fine la ragionevolezza del Pd, che tanti vantaggi gli ha portato in questi anni, rischia di essere il suo difetto finale, in quanto basato su idee astratte di democrazia e alternanza che i dirigenti democratici tendono a scambiare con la realtà: l'idea tanto veltroniana delle elezioni come disfida leale ad armi pari, oggi vinco io e tra cinque anni vinci tu, li porta a correre verso la disfatta con un entusiasmo accelerazionista: prima perdiamo meglio è, si dicono sottovoce, prima perdiamo prima vinciamo. Che la sconfitta possa essere così pesante da annichilirli, da togliere i pochi spazi che gli sono rimasti, non lo sospettano nemmeno. A ogni tornata perdono pezzi e fanno finta di niente, convinti che prima o poi vinceranno loro e recupereranno tutto, come se le regole del gioco lo prevedessero; e intanto perdono spazio sulla Rai, i quotidiani nazionali piuttosto di tifare per loro si inventano fenomeni discutibili come Calenda e compagnia. Non hanno nemmeno i soldi per i manifesti, e non li hanno anche grazie a Enrico Letta che profittò del breve periodo in cui governava per tagliare i finanziamenti ai partiti e sostituirli col demenziale due per mille: stava segando il ramo su cui si sedeva, al tempo lo scrissi, ma forse non lo scrissi abbastanza bene, non lo scrissi abbastanza forte, insomma non è servito a niente. 

Ho scritto anche tante volte a proposito del voto utile, e intendiamoci: non rinnego una parola. Un voto in sé non è che possa cambiare più di tanto le cose, ma non ha altra utilità. Il voto di protesta non protesta un bel niente, così come l'astensione che non ha mai, ribadisco mai, creato le premesse per sollevazioni popolari. Il voto identitario è una sciocchezza, anche solo per il fatto che il voto è segreto: l'identità puoi esprimerla in tanti luoghi reali e digitali, ma quando voti stai semplicemente mettendo un +1 e a nessuno interessa se il tuo 1 è più lungo o più corto: vale comunque 1, cerca di metterlo dove è più utile. Ma che sia più utile continuare a darlo a questo Pd, un partito che ogni volta che ha avuto la possibilità di scrivere le regole le ha scritte favorevoli per l'avversario; ecco, questo è discutibile. Chi da quindici anni non fa che provare a impiccarsi dovrebbe almeno smettere di chiederci la corda in prestito. Può darsi che alla fine io lo voti comunque, semplicemente per la credibilità dei candidati che hanno espresso nella mia circoscrizione: così come in altre circoscrizioni non lo voterei mai, proprio perché non riterrei utile mandare certi candidati alle camere. E forse anch'io di nascosto da me stesso spero che la sconfitta, se proprio sconfitta dev'essere, sia così travolgente da chiarire anche ai sordociechi che il Pd va rifatto da capo, o sostituito con qualcos'altro magari un po' meno ragionevole e un po' più, come dire, furbo. Sempre ammesso che resti qualche spazio, che una destra supermaggioritaria non decida di riscrivere un po' di costituzione, che Corriere e Repubblica non decidano che il progressismo è qualche altro ex portaborse di industriali, eccetera. Comunque vada, ci vediamo di là.

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Ma se tutto invece andasse bene (che incubo)

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Si diceva che non abbiamo la minima idea di cosa succederà quest'autunno, e quindi mi è venuta in mente questa eventualità: metti che tutto vada bene.

Non sarebbe incredibile?

Eh.

Il covid, ad esempio: ha continuato a colpire, nel suo piccolo, per tutta l'estate (e le vittime, a contarle, non sono poi così poche), però la curva è in declino. Certo, ora comincia la scuola. Da me sono bastate le riunioni preliminari dei docenti per contare i primi tamponi positivi, ma magari è una coincidenza. Ma... mettiamo invece che tutto vada bene; mettiamo che il covid non colpisca più. Sarebbe bello, vero? Già.

E la guerra? Per quel che sembra di capire, l'esercito russo ha preso una bella batosta. Questo a dire il vero non significa che la guerra stia per finire, anzi potrebbe succedere esattamente il contrario; che i russi si irrigidiscano, intensificando i bombardamenti di ritorsione e che gli ucraini non siano interessati a scendere a compromessi. Ma... mettiamo invece che tutto vada bene; mettiamo che la guerra finisca all'improvviso con un cambio di regime a Mosca, con i successori di Putin ansiosi di venderci il loro gas a prezzi di sconto. Sarebbe bello, vero? Già.

Ma non solo. Sentite che altro potrebbe succedere. Potremmo avere un autunno eccezionalmente mite, e quindi nemmeno tutta questa necessità di bruciare gas. Potremmo avere a questo punto una ripresa economica, galvanizzata dai provvedimenti già presi dai governi Conte e Draghi. Non sarebbe fantastico? 

Sì, in teoria sarebbe fantastico, sì, senonché...

...tutto questo succederebbe proprio all'indomani di una vittoria elettorale di Giorgia Meloni, sulla carta l'oggetto più a destra della storia d'Italia dopo il 1945. Cioè se tutto andasse così bene, la più miracolata sarebbe lei (già fin qui favorita da fin troppe circostanze, e dall'insipienza di avversari e alleati concorrenti). 

Per cui succede questa cosa terribile: non solo non credo che tutto andrà bene (è mai successo che tutto sia andato bene? Sarebbe la prima volta), ma nemmeno riesco ad augurarmelo. Cioè tre anni di pandemia e poi arriva aa Meloni proprio quando finisce la pandemia? Una guerra che rischiava di diventare mondiale e poi arriva aa Meloni e all'improvviso si sgonfia? Sarebbe... immeritato, ecco. E soprattutto non credo che ci converrebbe, nel medio-lungo termine. 

Così, se proprio volete sapere come mi sento in questi giorni: odio la guerra, e ho persino paura che finisca. Ho orrore per la pandemia, che però se finisce proprio adesso mi fa incazzare. E mi detesto per i discorsi che mi ascolto fare. 

(Certo, se proprio volessi sperare che tutto vada bene, dovrei ipotizzare anche una sconfitta daa Meloni; ma razionalmente non ci riesco: mi sembra più facile una resa di Putin. Tanto vantaggiosa risulta la legge elettorale che i suoi avversari le hanno regalato).

(Che poi in effetti, anche se per assurdo vincessero i suoi avversari, dopo una simile prova di ottusità strategica, siamo onesti: se lo meriterebbero? Probabilmente comincerebbero a discutere una legge elettorale ancor più demenziale affinché almeno vinca le prossime elezioni: e sappiamo che ne sarebbero capaci).

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I santi ribelli a Faenza il 23 settembre!

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Buonasera a tutte e tutti, solo una breve segnalazione: sono stato invitato dalla redazione del Post a Talk, nell'ambito del quale avrò il privilegio, ma diciamo pure il piacere, di presentare a Faenza il Catalogo dei santi ribelli con Laura Tonini venerdì 23 settembre alle ore 18 nel cortile piccolo. È un evento a iscrizione e quindi... sì, potreste persino non trovare posto se non vi prenotate (diciamo che è un'eventualità) (non lo so quanto sia piccolo il cortile piccolo). Finisce tutto alle 19 perché poi ci sono Concita De Gregorio ed Erica Mou quindi non è che possiamo prendercela comoda. 

Detto questo... ma poi chi ha vinto la Gara? Ebbene si tratta di Summer on a Solitary Beach: vittoria non banale ma sostanzialmente appropriata a un torneo così estivo. Questo il podio:

1. Summer on a Solitary Beach (Battiato/Pio, #7)

2. Centro di gravità permanente (Battiato/Pio, #1)

3. Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)

E così l'Era del cinghiale bianco, dopo la soddisfazione di aver azzannato Cuccurucucù, rimane al quarto posto. Grazie a tutti per la partecipazione e la compagnia. 

Ps: lo so che succedono tante cose nel mondo (guerre, elezioni), e mi piacerebbe pure scriverne, ma cose non banali che per adesso non mi vengono (e settembre comunque per me è un mese durissimo). Il blog ritornerà, prima o poi ritorna sempre. 

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128. Di tanto in tanto un grido copriva le distanze

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Ed eccoci alla Finalissima della Gara delle canzoni di Franco Battiato, che ci ha tenuto compagnia per tutta l'estate, anzi dai giorni di maggio, e che finisce così all'improvviso com'è cominciata: del resto sono già tornate le piogge, presto riapriranno le scuole, cadranno foglie lungo i viali, e ancora un altro inverno che probabilmente non porterà la neve, ma in ogni caso a quel punto la Gara sarà solo un ricordo lontano, chi aveva vinto poi? Una di queste due:

1981: Summer on a Solitary Beach (Battiato/Pio, #7)

1981: Centro di gravità permanente (Battiato/Pio, #1)

Si vota qui – il tabellone

È il quarto derby della Voce del padrone, il disco che ha portato ai quarti cinque canzoni su sette (le due che non ce l'hanno fatta erano state eliminate da altri brani della Voce). Un disco che comincia con Summer on a Solitary Beach, la cui canzone più conosciuta è Centro di gravità permanente. Non era sinceramente la finale che mi aspettavo: pensavo che Cuccurucucù avesse una marcia in più. Ma è una finale abbastanza logica. Centro è sempre stato il brano favorito, e lo è diventato sempre di più quando si è capita la netta preferenza della giuria popolare per gli anni Ottanta, e in particolare per la Voce. Può darsi che insomma si ripeta quanto successo con il torneo delle canzoni dei Beatles, ovvero che il risultato sul campo confermi il pronostico del ranking, che in quel caso indicava A Day in the Life. Anche se il ranking dei Beatles era molto più 'tecnico', il risultato di una media delle classifiche delle testate musicali. E come nel caso dei Beatles, a guardarla da vicino questa Canzone Numero Uno non sembra così migliore di tutte le altre: vince ma non stravince. Ha solo quel qualcosa in più che fin qua l'ha fatta preferire a ogni altro pezzo che le si è parato davanti. Può darsi che quel Qualcosa In Più, in entrambi i casi, sia una certa ecletticità. A Day in the Life è di John, ma c'è anche un po' di Paul. È una ballata, ma è anche molto sperimentale. È in Sgt. Pepper, ma c'entra poco col concept del disco. È ironica e stralunata, ma anche straziante: un funerale sotto acidi. Centro di gravità permanente non somiglia in nessun modo ad A Day in the Life, ma per una singolare coincidenza manifesta un analogo eclettismo. Anch'essa sembra due canzoni in una; una strofa criptica, un ritornello di esibita cantabilità. C'è Gurdjieff e c'è il twist. La puoi ballare da bambino e ne puoi riscoprire i sottotesti da adolescente. E puoi trovare ridicoli i sottotesti da adulto e rimetterti a ballarla come da bambino (ma in senso ironico). 

Alla doppia e tripla chiave di lettura di Centro di gravità, si contrappone l'immediatezza di Summer on a Solitary Beach. Qui non ci sono ironie che tengono: c'è solo l'epifania di una spiaggia solitaria che Battiato evoca con sofisticata precisione. Se Centro è due canzoni in una, Summer è un mantra di due soli accordi ripetuti per cinque minuti: una fissità lievemente increspata da qualche variazione ritmica. Mi domando se non sia stata favorita, nella sua lunga ascesa al podio, dalla scelta di giocare alla Gara nei mesi estivi, quando il desiderio o la nostalgia di una spiaggia è più cocente: e d'altro canto avremmo potuto disputarla in qualsiasi altra stagione? Battiato è stato davvero il Cantante dell'Estate, Summer ne è la prova più vivida. È il risultato di un lungo studio di marine che Battiato aveva cominciato ad abbozzare ai tempi di Sulle corde di Aries, se non già coi suoi tentativi cantautoriali degli anni '60. Lo sguardo verso il mare, la tensione verso un orizzonte metafisico, si proietta già verso i temi dei decenni successivi. Sceglierete Centro di gravità se amate il Battiato ironico e soprattutto autoironico; voterete per Summer se lo preferite quando naufraga in cerca dell'assoluto. 

Si vota qui – il tabellone

Potete votare fino alla mezzanotte tra il 5 e il 6 settembre, dopodiché... la Gara sarà finita, tutto qui, non si vince niente, non so nemmeno se scriverò ancora un pezzo per segnalare il vincitore. Su Battiato, vi prevengo, ne scriverò altri nei prossimi mesi, per riorganizzare il materiale che ho scritto qui un po' per volta alla carlona in qualcosa di più sistematico. Lo so che sembra che io stia parlando di FB da una vita (e immagino che alcuni non ne possano più), eppure certe cose mi sembra di cominciare a capirle soltanto adesso. Vi ringrazio di avermi tenuto compagnia su facebook e su questo blog moribondo, mentre fuori proseguiva la guerra, finiva la scuola, prendevo il covid, guarivo, assistevo alla crisi di un governo e al suicidio programmato delle forze di centrosinistra, andavo al mare, tornavo, mi rimettevo a lavorare: ma almeno avevo qualcosa da scrivere tutti i giorni che non c'entrava quasi nulla con la guerra, col governo, coi fascisti, col covid, col mare – anzi no, col mare un po' c'entrava. Mi ha fatto bene, sul serio, e spero che ne abbia fatto un po' anche a voi. A presto. 

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127. Coppie di anziani che ballano

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Finale 3°-4° posto

Si vota qui – il tabellone

1979: L'era del cinghiale bianco (Battiato/Pio, #12)

1982: Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)

È andata così. Il più grande mistero della Gara resterà, per quanto mi riguarda, dove sono finiti almeno metà dei cento elettori che dovevano assolutamente mandare il Cinghiale in semifinale (eliminando così una favorita come Cuccurucucù), ma una volta che il Cinghiale è passato gli hanno fatto mancare il loro sostegno – non hanno votato per Centro di gravità: non hanno proprio votato. Forse erano più voti anti-Cuccurucucù che pro Cinghiale, ma insomma la corsa sorprendente dell'ultimo pezzo anni '70 finisce qui, alla finalina di consolazione. Forse sorprende di più il cedimento di Voglio vederti danzare, superata da Summer per una manciata di voti. Stabilire quale delle due canzoni meriti il podio è una questione ancora più fatua del solito, ma ormai siamo qui.   

Cos'hanno in comune i due brani? Un riff strumentale virtuosistico e trascinante – in effetti, se il Cinghiale è un po' un unicum della produzione di Battiato, con quel violino così in evidenza, Voglio vederti è il brano post-Cinghiale che più ce lo ricorda. I quattro album che cominciano col violino del Cinghiale e terminano col valzer di Voglio vederti rappresentano la fase più intensa della collaborazione con Giusto Pio (il cui contributo comincerà a ridimensionarsi a partire dal 1983), da cui il felice paradosso per cui i suoi dischi più pop, Battiato li ha scritti mentre collaborava con un violinista classico. 

Che cos'hanno di diverso? Potremmo dire che in Voglio vederti Battiato si ritrova alle prese con lo stesso problema dell'Era del cinghiale – un brano di quattro minuti che ha il suo punto di forza nel riff strumentale – ma grazie all'esperienza acquisita non commette lo stesso errore del Cinghiale, un rondò la cui prevedibilità degli elementi, dopo i primi ascolti, rischia di annoiare. In Voglio vederti FB la fa tutte per non annoiare l'ascoltatore: cambia la tonalità (sempre più in alto!), modifica la melodia della strofa, perfino il riff viene modificato, arabescato, man mano che la canzone va avanti: fino all'imprevedibile valzer finale. Ma ripeto, forse il fascino del Cinghiale sta nella sua meccanica prevedibilità. Voterete per il Cinghiale se mezzo secolo dopo ne siete ancora succubi; preferirete Voglio vederti danzare se il vostro Battiato preferito è quello che danza intorno al mondo. In ogni caso dovete votare a partire da oggi; il sondaggio scade la mezzanotte tra il 4 e il 5 settembre.   

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126. E nel pomeriggio, mentre il sole ci nutriva

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1981: Summer on a Solitary Beach (Battiato/Pio, #7)

1982: Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)

Benvenuti alla seconda semifinale della Gara delle canzoni di Franco Battiato (si vota qui), un po' più prevedibile della prima: entrambi i brani hanno vinto con un buon margine ai quarti, e in generale non si sono mai scontrati con brani di ranking superiore. Summer ha sconfitto As Tears Go By, Le sacre sinfonie del tempo, Shock in My Town, Tozeur, Gli uccelli; invece Voglio vederti danzare, che dopo la caduta della Cura era il brano col ranking più alto di tutto il lato destro del tabellone, si è trovata davanti Meccanica, Ermeneutica, Frammenti, Up Patriots Bandiera bianca, insomma questa semifinale se la sono largamente meritata entrambi. Chi vincerà? Non saprei proprio: certo, Voglio vederti gode di una popolarità largamente superiore anche presso un pubblico extra-battiatesco: ma non è certo il pubblico che continua a votare per la Gara, e che viceversa potrebbe, con deliberato snobismo, concentrare il voto sul brano un po' meno noto (che poi è comunque famosissimo, ma ha un titolo che non si lascia memorizzare: l'avesse chiamata Mare mare, sarebbe in tutte le playlist estive, e a Carboni non sarebbe rimasto che comporre I've Even Bought a Motocycle).  

Cos'hanno in comune i due brani? C'è un'ora di musica in tutto, che Battiato ha composto in una ventina di mesi tra 1980 e 1982, e che da sola sarebbe sufficiente a farcelo considerare uno dei più grandi autori della canzone italiana. Quest'ora comprende i due dischi usciti tra 1981 e 1982 – 14 brani in tutto: il primo è Summer on a Solitary Beach, l'ultimo Voglio vederti danzare: gli estremi della sezione aurea (e cominciano e finiscono con un sentore di valzer). Nel primo sta prendendo il sole al mare, nell'ultimo sta ballando: più pop di così non poteva essere, non sarà mai più (eppure, che differenza con tutti i sottoprodotti di generatori di canzonette estive successive, ma anche precedenti). C'è anche tutto il suo gusto per l'esotismo, che in Summer gli suggerisce una strofa in anglo-francese, e in Voglio vederti si scatena con radio Tirana e le cavigliere del Katakali. Con la musica si possono fare tante cose: in questi due brani FB ci vuole soprattutto mandare in un altro spaziotempo: un'estate infinita e remota (come sono tutte le estati già al primo settembre), o una balera romagnola, ma anche irlandese e tzigana o derviscia.  

Che cos'hanno di diverso? Se si considera che le hanno scritte gli stessi autori nel giro di pochi mesi, c'è da strabiliare per quanto siano diverse (e comunque straordinariamente efficaci). Summer è un brano di due accordi, i due accordi più simili e facili da mettere assieme, I e vi: l'unico espediente per contrastare la monotonia è la sospensione ritmica nel (primo) ritornello. La progressione di Voglio vederti danzare è un'allegra sarabanda di accordi, ripetuti in quattro tonalità diverse, e c'è in giro ancora gente che dice che Battiato non avesse una gran voce. Voterete Summer se nella vostra testa Battiato è quello che prende il sole in occhiali scuri su una sedia a dondolo; preferirete Voglio vederti danzare se lo vorreste veder danzare un'ultima volta con i dervisci tourneur o con le z******* del deserto. In ogni caso dovete votare a partire da oggi; il sondaggio scade la mezzanotte tra il 2 e il 3 settembre.   

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125. Non sopporto i cori russi

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1979: L'era del cinghiale bianco (Battiato/Pio, #12)

1982: Centro di gravità permanente (Battiato/Pio, #1)

Ed eccoci alla prima semifinale della Gara delle canzoni di Franco Battiato (si vota qui), con quella che forse è la sorpresa più grossa del torneo: in breve è successa questa cosa, che a mezzanotte di ieri L'era del cinghiale bianco aveva un voto in più di Cuccurucucù, e le regole sono le regole: quella che secondo me era la favorita (oltre che la mia preferita, dopo il tracollo di Stranizza d'amuri) rimane ai quarti, e il Cinghiale diventa la prima canzone del torneo a mandare a casa un brano della Voce del padrone. Ricordiamo che è solo un gioco – buffo, è da tanto che non lo scrivevo, coi Beatles dovevo farlo molto più spesso, il fatto è che fin qui non ci sono stati molti risultati imprevedibili. Da qui in poi invece mi aspetto di tutto, insomma un pezzo che ha battuto L'oceano di silenzioE ti vengo a cercare e Cuccuruccucù evidentemente ha abbastanza sostenitori da portare a casa il torneo. D'altra parte, Centro di gravità è la testa di serie numero uno – cioè il brano più ascoltato su Spotify, sì, ma ricordiamo che il secondo brano più ascoltato su Spotify (La cura) ci ha lasciato serenamente agli ottavi. Insomma io mi giocherei la tripla, un'espressione che i più giovani non capiranno, del resto perché i giovani dovrebbero venir qui? Fatevi il vostro torneo con la miglior canzone di... di Sfera Ebbasta. 

Cos'hanno in comune i due brani? Una certa schizofrenia strutturale, che prevede la giustapposizione di una strofa in minore, riflessiva, e un ritornello squillante e cantabile (anche se nel caso del Cinghiale non è cantato, bensì strumentale). Il fascino particolare sta proprio nella sensibile differenza tra strofa e ritornello, con una dinamica che risente ancora di una certa mentalità prog, ma al servizio di un progetto molto più pop: alla fine è il ritornello di entrambe che salta fuori dalla radio e ti si ficca in testa. Non è del tutto una coincidenza nemmeno che in una strofa di tutte e due le canzoni Battiato ritragga sé stesso mentre passeggia in una città di sera, a Tunisi o a Pechino: in entrambe le canzoni c'è un momento in cui si passeggia e un momento in cui ci si mette a ballare. Bisogna ammettere che in Centro il passaggio è più fluido, mentre nel Cinghiale è ancora meccanico (e forse troppo insistito: è una canzone che poteva durare un minuto in meno). A meno che parte del fascino del Cinghiale non risieda proprio in questa meccanicità inesorabile.   

Che cos'hanno di diverso? Il Cinghiale è (forse) il brano più esoterico, pieno di enigmi non risolti: Centro di gravità è il manifesto del Battiato popolare ed essoterico (con due s), quello che vuole smettere di stupire con enigmi e anzi conciarsi come una popstar per arrivare a più pubblico possibile. Nel Cinghiale Battiato trova una sua formula di new wave, nel Centro proclama che la new wave non gli piace – ma in generale non gli piace nulla di quello che sta facendo: i cori finto russi dei madrigalisti, la finzione rock di Patriots, e in generale tutta la musica che proviene dal blues e dall'Africa: non la sopporta. Vi capita mai di dire a voce alta che odiate il vostro mestiere? Sono momenti, poi passano. Voterete L'era del cinghiale bianco se vi piace il Battiato enigmatico che sta ancora cercando di capire come si vendono le canzoni al grande pubblico; voterete Centro di gravità permanente se lo preferite nel momento in cui ha capito come venderle, e se ne sta già un po' pentendo. In ogni caso dovete votare a partire da oggi; il sondaggio scade la mezzanotte tra il primo e il 2 settembre.   

Si vota qui – il tabellone

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Perché votiamo a settembre

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(Volevo scrivere qualcosa sulle elezioni, ma c'era nell'aria un temporale che non riusciva a risolversi. Ho passato ore a tenere d'occhio il cielo da tutte le finestre di casa per capire da che parte avrei dovuto chiudere nel momento della bomba d'acqua, come un marinaio che saltella da poppa a prua e non trova pace. Il cielo notturno s'illuminava a volte per un istante, come un globo di neon, sfarfallava, prima di spegnersi o esplodere. Non si spegneva mai e non esplodeva mai). 

I motivi per cui si votava in primavera confesso di non averli mai afferrati. Probabilmente c'era un non detto, ragioni molto pratiche e poco nobili, quadrature di conti, cose del genere. Che le istituzioni si stessero, progressivamente, sfaldando, lo abbiamo notato anche dal fatto che si cominciava a votare sempre prima: a marzo, a febbraio. Nulla di incostituzionale, eppure a chi stava al mondo da un po' risuonava come uno scricchiolio sempre meno ignorabile. E quest'anno si vota a settembre, con un'accelerazione che è tipica dei disastri. Perché votiamo a settembre? I motivi di giugno ce li siamo già più o meno dimenticati – Conte ha pestato i piedi, Draghi era stanco, Aa Meloni aveva i sondaggi buoni. Niente che non fosse già successo, postumi di qualche elezione amministrativa. Sì, ma di solito a questo punto si faceva un governo balneare e buona lì. Invece voteremo a settembre. Appena entrati a scuola, ci fermeremo per votare. Perché stavolta non potevamo fare diversamente? Crisi di governo ne abbiamo avute così tante – i meno giovani ricorderanno che anche ai tempi dello stabilissimo pentapartito, occorreva rimpastare in media ogni venti mesi. Cosa ha di veramente diverso, questa crisi, da tutte le crisi dal 1946 in poi? 

Beh, tutto. Viviamo in tempi esageratamente interessanti. C'è una guerra – ce ne sono state tante, ma questa è una guerra con la Russia e se sembra scongiurata la possibilità di combatterla con le testate nucleare, forse è previsto che diamo il nostro contributo spegnendo il riscaldamento. C'è un'epidemia – ce ne sono state tante, ma facevano meno notizia e probabilmente meno morti: oddio, questa continua a farne tantissimi ma una specie di comitato dell'inconscio collettivo ha deciso che ne siamo fuori (decisivo il sostegno di un po' tutti gli organi di stampa, che forse a questo punto erano stanchi di intervistare virologi, inoltre gli industriali che li pagano preferiscono avere un po' più morti e un po' meno lockdown). Che altro c'è? Beh, date un'occhiata alla finestra, magari il monsone sta passando anche da voi. I raccolti come stanno andando? Nella mia zona hanno raccolto un quarto del granoturco che si aspettavano di raccogliere, questo capisco che non sia interessante quanto i tweet di qualche tizio che si batte per il 5%, in fondo il granoturco si dà alle bestie. Carestia, Guerra, Epidemia danno sempre la sensazione di incontrarsi in un posto per caso, ma a ben vedere viaggiano assieme. Ecco perché voteremo a settembre. Ecco perché Conte non poteva andare avanti, perché Draghi era stanco, perché aa Meloni aveva fretta. Voteremo a settembre perché dopo non abbiamo la minima idea di cosa ci succederà.

Sul serio: non abbiamo la minima idea. Per dire: Putin potrebbe cedere all'improvviso. È sinceramente il mio scenario preferito. Quello che sta stritolando l'Europa è in fondo un braccio di ferro, e i bracci di ferro hanno di buono che finiscono all'improvviso (sì, ma a volte per arrivare a questi finali improvvisi ci vogliono 40 anni, vedi Guerra Fredda). Per ottenere un cambio di regime in Russia, la Nato ha messo in atto una serie di misure che hanno portato alla recessione gran parte d'Europa (compresa, si spera, la Russia). Ora il punto è: cederanno prima i russi, che forse all'austerità sono più abituati e hanno meno margini per esprimere il loro malcontento, o gli europei, in particolare noi europei occidentali, i bambini viziati del mondo, ancora coi postumi delle sbornie coloniali? Nessuno lo sa davvero, anche perché dipende dal clima, e il clima sta cambiando troppo velocemente. Metti che l'estate si protragga fino a ottobre, e le ottobrate a novembre: magari teniamo duro e molla Putin. Metti invece che da qui in poi sia una lunga stagione delle piogge con un settembre già freddino, e un governo che ci propone di tenere il riscaldamento al minimo: ce la facciamo? E chi lo sa. Non ne ho la minima idea, così come non mi sarei mai aspettato che gli italiani rispettassero un lockdown rigido come quello del 2020. Magari ci terremo caldi cantando, va' a sapere. Oppure andremo a cercare i governanti coi forconi. I prezzi dei generi alimentari aumenteranno? Ovvio che aumenteranno, ma di quanto? Dovremo chiudere le scuole, non per il contagio (quello a quanto pare dobbiamo prendercelo e ringraziare), ma per risparmiare il riscaldamento – ovvero per farlo pagare alle famiglie che dovranno scaldarsi i figli in casa? Magari obbediremo: per cacciare Putin questo e altro. O magari cominceremo a inneggiare a Putin, da quel che vedo in giro non mi sento di escluderlo. 

Non credo che nessuno possa escludere niente. Il virus si evolve, il clima cambia, la guerra sembra a uno stallo (uno stallo che potrebbe risolversi domani o durare come l'Afganistan). Voteremo a settembre perché da ottobre in poi nessuno ha la minima idea, e un'altra cosa interessante che succede quando nessuno ha la minima idea è che nel dubbio alza il prezzo, così che per esempio quello del gas è aumentato molto prima che ce ne fosse davvero penuria. Qualcuno ci sta ovviamente speculando sopra, ma dando una scorsa ai titoli dei giornali non è che la cosa interessi molto: l'idea di includere la lotta alla speculazione tra gli argomenti della campagna elettorale non è venuta a nessun personaggio di rilievo. Eppure sembra ai miei occhi di profano un argomento perfetto: la gente teme i rincari di bolletta, teme l'inverno gelido, e alla borsa di Amsterdam qualcuno sta speculando sulle loro paure. C'è un problema popolare, c'è un colpevole meschino... no, niente da fare, alla fine a proporre il price cap dev'essere lo stesso Draghi che del capitalismo non è nemmeno il volto umano, diciamo il volto non ancora completamente deformato dagli spiriti animali. Draghi alla fine resterà disponibile, se abbiamo capito la sceneggiata del meeting di Rimini. Il centrodestra vuole vincere la gara elettorale, è programmato per farlo (tanto quanto il Pd di Letta è programmato per perderla). Il fatto che l'Italia sia nella situazione più complessa e indecifrabile dal 1943 non è che gli sfugge, ma per gente come la Meloni o Salvini è un dettaglio: devono vincere, tutti glielo chiedono da anni, è il traguardo della carriera, della vita, poi magari a governare chiameranno qualcuno del mestiere. Lo stesso Berlusconi alla fine vorrebbe solo un riscatto, che tutti se lo ricordassero come il nonno della patria al Quirinale e non come il satiro di palazzo Grazioli. Mi viene in mente quel periodo in cui i ragazzini si erano convinti che il mondo sarebbe finito nel 2012 (gli adulti li avevano convinti, per vendergli libri e film). Ce ne fu uno che mentre cercavo di spiegare che era tutta una sciocchezza, mi chiese: ma io entro il 2012 faccio in tempo a prendere il patentino? L'importante era riuscire a mettersi tra le gambe in tempo un motorino, dopodiché il mondo poteva benissimo perire. Salvini, Aa Meloni, Berlusconi mi ricordano un poco quel ragazzo. 

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124. Al suono di cavigliere del Katakali

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1981: Bandiera bianca (Battiato/Pio, #6)

1982: Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)

Benvenuti alla Gara delle canzoni di Franco Battiato (si vota qui) – più precisamente al quarto quarto. Anche qui, come nel primo quarto, non sussistono più anomalie: è andato tutto proprio come previsto dal ranking, il che ci può lievemente sorprendere se ricordiamo quanto trascurabile fosse la metrica su cui suddetto ranking si basava: il numero di ascolti su Spotify. In effetti, non è così strano che Voglio vederti danzare sia il terzo brano più ascoltato, e che Bandiera bianca sia il sesto – a sorprendermi se mai è la sopravvivenza di quest'ultimo, senz'altro uno dei brani di Battiato che ha sempre goduto di maggior attenzione (specie radiofonica), ma da un punto di vista estetico, mi sento di dire, decisamente non tra le sue otto canzoni più belle. Anzi da alcune testimonianze traiamo il sospetto che Battiato l'avesse concepita come un pezzo di musica deliberatamente brutto, specchio dello spirito dei tempi che in quel periodo in particolare lo disgustava (non che in seguito gli sia mai apparso uno spirito dei tempi più  simpatico) (si è semplicemente addolcito lui, con l'età e soprattutto col successo); (uh com'è difficile restare giovani e severi quando i palazzetti si riempiono e le mamme ti abbracciano). Ricordiamo che nessuna canzone della Voce del padrone, fin qui, è mai stata battuta da una canzone che non fosse della Voce del padrone: l'exploit potrebbe riuscire stavolta a Voglio vederti danzare, che sopravanza Bandiera bianca nel ranking, nella popolarità, e poi in generale è proprio una canzone meglio, dai.     

Cos'hanno in comune i due brani? Entrambi furono le bandiere dei rispettivi album: in particolare Bandiera bianca fu l'unico singolo estratto dalla Voce, anche se fu in seguito superato in popolarità almeno da Centro di gravità e Cuccurucucù (le quali a quanto pare non uscirono su 45giri: ecco perché il 33 vendette come il pane). Neanche Voglio vederti danzare uscì come singolo, ma era di gran lunga il brano più radiofonico di quel lavoro non altrettanto vendibile che si chiamava L'arca di Noè. Entrambe si prendono, strana coincidenza, una licenza ritmica nel ritornello, dove il 4/4 va a farsi benedire proprio nel momento in cui il galateo radiofonico ci terrebbe di più. 

Che cos'hanno di diverso? C'è una certa complementarità, in effetti: Bandiera bianca è il brano più disarmonico dell'album più commerciale (ma servì proprio a cementare il carisma, il sintomatico mistero del personaggio); Voglio vederti danzare è il brano più compromissorio di un disco molto meno compromissorio. Diciamo che all'inizio del 1981 Battiato doveva ancora assumere un atteggiamento di altera alienità che alla fine del 1982 rischiava di danneggiarlo: Voglio vederti danzare significa anche Voglio rassicurare la Emi che anche questo disco lo vendiamo. La prima è un'indignata osservazione della miseria morale contemporanea, la seconda una rapita contemplazione della bellezza che l'umanità è in grado di sprigionare, quando danza (purché siano danze tradizionali e radicate nei rispettivi territori) (va bene qualsiasi territorio, dall'Irlanda alla Romagna all'Albania, purché non siano i ritmi angloamericani ormai egemoni anche nell'hit parade italiana). Voterete Bandiera se vi piace il Battiato/Savonarola che punta il dito sulle nequizie occidentali; voterete Voglio vederti danzare se lo preferite rapito dall'incanto per la danza e per le culture pre-industriali. In ogni caso dovete votare a partire da oggi; il sondaggio scade la mezzanotte del 31 agosto.   

Si vota qui – il tabellone

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123. Con le regole assegnate a questa parte di universo

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1981: Summer on a Solitary Beach (Battiato/Pio, #7)

1981: Gli uccelli (Battiato/Pio, #15)

Benvenuti alla Gara delle canzoni di Franco Battiato (si vota qui) – a che punto siamo? Siamo ai quarti, in particolare nell'angolo in alto a destra del tabellone, quello che ha visto l'unico vero terremoto dei pronostici: la favorita del settore (La cura, secondo posto nel ranking) ha ceduto nei sedicesimi contro Segnali di vita, la quale poi negli ottavi ha ceduto il passo agli Uccelli, ed ecco spiegata la presenza tra le prime otto del brano col ranking più basso (Gli uccelli è appena quindicesima). Ha già partecipato a un derby della Voce del padrone, e oggi si ritrova invischiato nel secondo. Noto en passant che nessuna canzone della Voce, fin qui, è stata sconfitta da una canzone di un altro album.     

Cos'hanno in comune i due brani? Beh, sono stati scritti nello stesso periodo da due compositori al top della forma. Sono due brani che in qualsiasi momento uno li ritrovi, riescono immediatamente a creare un incanto particolare – questo è il motivo forse per cui cerchiamo di non ritrovarli troppo spesso, almeno io ho passato anni interi senza ascoltarli e da questo forse dipende anche quel senso di sorpresa che provo quando le ritrovo. Sono proprio ben fatte, con soluzioni di arrangiamento che sfidano il tempo: alcune davvero sofisticate (la complessità ritmica di Summer), altre di commovente semplicità artigianale (il rumore delle ali che si aprono negli Uccelli, ottenuto dispiegando un foglio di giornale). Non sono tra i brani più conosciuti dell'album, ma ne dimostrano la qualità media altissima.

Che cos'hanno di diverso? Da un punto di vista armonico, sono due canzoni agli antipodi: Summer è la dimostrazione di come si possa fare una canzone molto bella con due soli accordi; Gli uccelli contiene forse il maggior numero di accordi che Battiato abbia mai deciso di inserire in una canzone, con cambi di chiave mai banali che diventano, è stato già notato, il correlativo oggettivo dei voli imprevedibili degli uccelli. In effetti cosa c'è di più statico di un pomeriggio al sole, cosa c'è di più dinamico del volo dei pennuti; potrebbero essere due canzoni dedicate ai due elementi, Aria e Acqua (nel qual caso Sentimiento nuevo potrebbe essere il Fuoco e Centro di gravità la Terra).Voterete Summer se naufragar vi è dolce in un mare di memorie estive; voterete Gli uccelli se invidiate loro le ascese velocissime, codici di geometria esistenziali. In ogni caso dovete votare a partire da oggi; il sondaggio scade il mezzogiorno del 31 agosto.   

Si vota qui – il tabellone

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