Disarmati
edito da Altreconomia

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In piena facoltà egregio presidente
le scrivo la presente che spero leggerà
la cartolina qui mi dice, terra terra
di andare a far la guerra quest'altro lunedì

Ma io non sono qui, egregio presidente,
per ammazzar la gente più o meno come me
io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso,
ma sento che ho deciso e che diserterò.


Ho avuto solo guai da quando sono nato
e i figli che ho allevato han pianto insieme a me,
mia mamma e mio papà ormai son sotto terra
e a loro della guerra non gliene importerà.
Quand'ero in prigionia qualcuno mi ha rubato
mia moglie, il mio passato, la mia migliore età.
Domani mi alzerò e chiuderò la porta
sulla stagione morta e mi incamminerò.

Vivrò di carità sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna e a tutti griderò
di non partire più e di non obbedire
per andar a morire, per non importa chi.


Per cui se servirà del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro se vi divertirà
e dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi,
che possono spararmi io armi non ne ho.

“Il disertore” cantata da Ivano Fossati da una poesia di Boris Vian


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Un libro disarmante.
Riccardo Bottazzo racconta l’incredibile storia dei Paesi che hanno rinunciato all’esercito: alcuni, come le isole Marshall, per volontà di Paesi più potenti, altri, come la piccola isola di Nauru, perché sono fuori da qualsiasi scenario strategico e sono talmente piccoli che non hanno spazio per una base militare. Altri ancora, come Andorra, non hanno armamenti per tradizione.
Ma ci sono anche Paesi che sono arrivati a questa scelta consapevolmente come il Costa Rica, dopo una sanguinosa guerra civile, preferendo investire i fondi destinati ai militari nella scuola, nella salute e nell’ambiente, trovando una naturale stabilità economica e sociale.
In Oceania ci sono ben nove piccoli e giovani Stati-isola che non hanno istituito una forza armata nazionale. Molti hanno pagato un pesante tributo durante la Seconda guerra mondiale, altri sono vittime di esperimenti atomici o sono stati devastati dall’estrazione di risorse naturali. E poi c’è il caso del Giappone che un esercito non lo dovrebbe avere per Costituzione ma che ce l’ha lo stesso.
La prima parte di “Disarmati. Paesi senza esercito e altre strategie di pace” racconta la storia e il presente dei Paesi che vivono e prosperano senza fanti e carri armati. La seconda approfondisce, grazie ai contributi di esponenti del mondo pacifista, il rapporto tra l’apparato delle forze armate e questioni di stretta attualità come i cambiamenti climatici, il diritto internazionale, le guerre, i bilanci statali, la libertà individuale e altre ancora.

Gli autori
Riccardo Bottazzo (Venezia, 1962) è giornalista professionista e scrittore. Si occupa di ambiente, migrazioni e movimenti dal basso. Ha lavorato al settimanale Carta, al quotidiano Terra e collabora con testate quali Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews, Melting Pot e altri. Ama viaggiare e scrivere reportage: ha scritto e lavorato nei municipi zapatisti del Chiapas, in Messico, e tra il popolo waurani della foresta amazzonica dell’Ecuador devastata dai petroleros; in Patagonia ha raccontato la lotta dei mapuche per la loro terra svenduta a ricchi latifondisti stranieri; in Niger, e in altri Paesi della fascia sub sahariana ha seguito le rotte dei migranti verso la Libia. Nel 2009 è stato osservatore Onu alle elezioni politiche del Salvador. È autore tra gli altri libri di “Le isole dei sogni impossibili” (Il Frangente) sulle micronazioni dei mari.



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Incontri e recensioni

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“La pace non è solo l’assenza di guerra”
È possibile immaginare un paese senza esercito? Questa sera, allo Spazio 77, l’autore Riccardo Bottazzo racconterà quelli che già vivono e prosperano senza forze armate.

Parlare di stati senza esercito in un momento storico che vede la generale corsa al riarmo non è semplice, ma  il giornalista veneziano Riccardo Bottazzo ci prova, raccontando l’incredibile storia dei Paesi che “che vivono e prosperano senza fanti e carri armati”. Il suo ultimo libro "Disarmati - Paesi senza esercito ed altre strategie di pace" pubblicato da Altreconomia verrà presentato questa sera alle 18.30, presso lo Spazio Autogestito 77 di via Dalmazia, a Bolzano, e domani sera alle 20.00 a Trento, presso il Centro Sociale Bruno.
“L’ispirazione per questo libro è arrivata dopo una serie di viaggi – racconta Bottazzo a
salto.bz –. Sono stato in Islanda nel periodo in cui in Europa ogni angolo era sorvegliato da polizia armata per l’allarme terrorismo islamico. Nonostante l’allerta, c’era un modo diverso di vivere e approcciarsi alla questione della sicurezza, frutto di una lunga tradizione pacifista. Ma sono stati i viaggi in America Latina che mi hanno fatto accendere una lanterna. Dopo una serie di colpi di stato e una sanguinosa guerra civile, il Costa Rica ha deciso, per Costituzione, di disfarsi delle Forze Armate. I pochi armamenti sono stati venduti e quanto guadagnato è stato investito in ambiente, istruzione e servizi. La ricostituzione dell’esercito non è in discussione, nemmeno nei partiti di estrema destra. Tutti sono convinti, ad ogni livello, che senza esercito si viva meglio. Ricordo che un tassista mi disse che se pago un contadino mi darà i prodotti della terra, ma se pago un soldato mi darà i suoi, ovvero la guerra. Nonostante le difficoltà, e ce ne sono, è un sollievo per i costaricani sapere che non ci debbano essere forze armate da mantenere”.
I 24 paesi che Bottazzo racconta, portano alle spalle un’esperienza diversa,
ognuna delle quali merita di essere raccontata nella sua complessità: ci sono le isole Marshall, che non hanno eserciti per volontà di Paesi più potenti, altri, come la minuscola Nauru, perché al di fuori di qualsiasi scenario strategico e  talmente piccoli che non avrebbero spazio nemmeno per una base militare. Altri ancora, come Andorra, non hanno armamenti per tradizione, altri che questa tradizione l’hanno invece recuperata dopo la parentesi coloniale. “E poi ho voluto raccontare anche la particolare storia del Giappone – racconta il giornalista – che un esercito non dovrebbe avere per Costituzione ma invece ne possiede uno, che rappresenta una delle maggiori potenze militari al mondo. E questo per sottolineare come cambiano facilmente gli equilibri geopolitici: al termine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti proibirono la ricostituzione dell’armata giapponese, ma in seguito alla guerra fredda gli è stato imposto. Si chiamano Forze di Pace e avevano deciso, per mantenere un po' di coerenza, di non dotarsi di missili a lunga gittata, per definizione necessari ad attaccare. Ma con l’esacerbarsi della tensione con la Corea del Nord sta cambiando anche quest’aspetto.
La seconda parte del libro contiene una raccolta di interviste ad esponenti del mondo pacifista, con l'obiettivo di
mettere in connessione il rapporto tra l’apparato delle forze armate con questioni di stretta attualità come i cambiamenti climatici, il diritto internazionale, le guerre, i bilanci statali, la libertà individuale, il femminismo e molto altro ancora. Strategie, volutamente plurale, per ripudiare la polarizzazione che sta dominando il dibattito pubblico e mettendo in crisi anche una parte del mondo pacifista: “Durante le presentazioni mi fanno una serie di domande, la più gettonata è come risolverei la guerra in Ucraina. Ecco io non ho queste risposte e non le voglio nemmeno avere, perché sono e rimango un giornalista – ribadisce Bottazzo –. Io mi sono limitato a raccontare la storia di questi 24 paesi e queste domande le ho invece rivolte a chi poteva affrontare la questione privilegiando un determinato aspetto e individuando dei possibili percorsi da intraprendere, tutti con le loro contraddizioni. Tra questi – suggerisce il giornalista – c’è sicuramente il dare più spazio alla diplomazia, per esempio, cosa che nessuno sta facendo. Va inoltre però definito, cos’ è questa fantomatica pace che vogliamo raggiungere. Ebbene la pace non è assenza di guerra, ma un mondo dove tutti possono vivere e prosperare, stare bene e avere giustizia sociale, in un ambiente salubre. Come raggiungerla? Ci sono tante strade – conclude l’autore – prendere in considerazione la complessità può permetterci di intraprendere quella giusta”.
di Elisa Brunelli
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Disarmati, Paesi senza esercito e altre strategie di pace

Il 7 aprile, giorno dopo la presentazione del libro di Riccardo Bottazzo “Disarmati”, edito da Altraeconomia, alla libreria Alaska a Milano, mentre camminavo con amici per le strade del centro vicino al Duomo, mi imbatto in un giovane uomo che indossava una felpa con su scritto “Kill the russian”. 
Mi fa notare il tutto una giovane amica russa. 
Lo seguo e lo fotografo. 
Il disegno per chi non capiva la lingua era più che eloquente: un uomo col volto parzialmente coperto, un coltello insanguinato alla mano destra mentre con la sinistra tiene per i capelli la testa vomitante sangue di un russo appena sgozzato.
Penso che arrivare a convincere al disarmo una persona del genere sia difficile, ma Riccardo ci prova. 
Riccardo Bottazzo è un giornalista professionista che collabora con diverse testate scrivendo di ambiente, migrazione, viaggi, rotte migratorie e movimenti dal basso.

E’ stato osservatore Onu in Salvador nel 2009. 
Conosce bene la realtà del Chiapas dove si reca spesso, è stato tra il popolo waorani della foresta amazzonica dell’Ecuador. 
In Patagonia ha raccontato la lotta dei mapuche svelando gli interessi di multinazionali come Benetton che hanno fatto affari d’oro con i latifondisti locali. 
Ha percorso le rotte dei migranti dal Niger ed da altri paesi sub sahariani convergenti in Libia.
Appassionato di isole, isolano lui stesso in quanto veneziano, come ama sottolineare, ha scritto una raccolta di storie sulle micronazioni del mondo intitolata “Le isole dei sogni impossibili” (Il Frangente 2022)
Il volume di Bottazzo non apre un percorso romantico con scenari da peace and love sui paesi che hanno rinunciato ad un esercito. 
Elenca i paesi che attualmente non hanno un esercito, spiegandone con rigore giornalistico le diverse motivazioni di tale scelta sempre realizzabile. 
E’ interessante notare come questa rinuncia sia stata e sia realizzabile e che i paesi disarmati non abbiano rischiato di essere aggrediti con le forze militari più di quelli armati fino ai denti. 
Indubbio il fatto che l’abbattimento delle spese militari sia andato a tutto vantaggio di investimenti in servizi fondamentali come l’istruzione, la sanità e la cura del territorio. 
Alcuni di questi paesi hanno rinunciato all’esercito costretti da potenze che ne imponevano strategicamente il disarmo, altri perché avendo un territorio molto piccolo non avrebbero nemmeno saputo quali spazi dedicare agli armamenti, altri ancora come la Costa Rica hanno abbracciato questa scelta dopo una terribile guerra civile ed hanno saggiamente investito tutte le risorse risparmiate nel miglioramento dell’istruzione e della sanità.
A chi obietta che in Costa Rica sono ancora lontani dall’avere una sanità pubblica eccellente ed una scuola pubblica di prima categoria si può rispondere col confronto tra il prima ed il dopo la smilitarizzazione e con gli altri paesi dell’America Centrale in cui le guerre sono ancora una realtà. 
Una cosa è certa, gli abitanti dei paesi senza armi interiorizzano tale realtà e ragionano e culturalmente e politicamente tenendone conto. Nessuno schieramento politico di destra o di sinistra inserisce nei propri programmi il ripristino di un esercito.
Interessanti i punti di vista che emergono dalle interviste di personaggi pacifisti provenienti da aree diverse. 
Pacifisti e nonviolenti da sempre, meteorologi impegnati eticamente, politici che guardano al futuro consapevoli che l’economia possa e debba tenere conto dei cambiamenti climatici e che sia urgente dare soluzioni economiche adeguate in un mondo di pochi ricchi sempre più ricchi e di poverissimi sempre più numerosi.
In un intervista Daniele Lugli dichiara di non avere risposte. Le risposte semplici non funzionano. Bisogna aggiungere sempre un piccolo passo, un ingrediente, un qualcosa che tutti, in base alle proprie capacità, possono fare.
Le domande che sono emerse a Milano chiedono soluzioni all’autore che naturalmente non può dare, ma che fanno riflettere tutti. 
Come si può tenere a bada l’istinto alla guerra dell’essere umano? 
Che risposte dare alla guerra di invasione Russa in Ucraina? 
Che senso ha parlare di ONU?
di Grazia Satta
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Ci si può difendere senza un esercito?


I Paesi che non hanno militari, per scelta o per imposizione, nel libro "Disarmati" di Riccardo Bottazzo

Ci sono Paesi che hanno rinunciato ad avere un esercito, alcuni volontariamente, altri no. Una piccola galassia raccontata dal giornalista e scrittore Riccardo Bottazzo nel libro Disarmati - Paesi senza esercito e altre strategie di pace (edizioni Altraeconomia), frutto dei suoi viaggi e delle sue indagini. Dal Costa Rica, dove la popolazione mostra con orgoglio la propria scelta, alle isole Marshall, dove invece la rinuncia è frutto dell'imposizione da parte degli Stati Uniti. Il volume si chiude con l'analisi e la raccolta di voci e proposte pacifiste per la riduzione degli armamenti.

di Simona Ciaramitano
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