"L'accoglienza che vogliamo non è una utopia"
02/02/2014 Pubblicato su Manifesto
“Non voglio e non posso dettare i contenuti della Carta, questa deve nascere da tutti voi e dal vostro incontro con la comunità dell’isola, ma credo comunque che questa debba tener conto del fatto che le attuali politiche migratorie violano non soltanto i diritti dei migranti, ma anche quelli delle popolazioni legate al destino di confine”. Così, dopo i saluti di rito, con un piede in isola e uno in mare, la sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha cominciato il suo applaudito intervento davanti all’assemblea degli attivisti venuti dal continente e dei rappresentanti delle categorie economiche e delle associazioni dei residenti. L’incontro si è svolto venerdì pomeriggio, in apertura, prima di cominciare la discussione vera e propria sui contenuti della Carta di Lampedusa.
La grande partecipazione, sostiene la sindaca, dimostra che la Carta di Lampedusa ha già raggiunto il suo primo obiettivo e si è rivelata un utile strumento per aggregare “un mondo di persone che su temi come le migrazioni, la lotta alle mafie e le battaglie per i diritti umani ha fatto una ragione di vita”.
L’unicità dell’isola, continua Giusi Nicolini, non sta solo nella sua geografia ma anche e soprattutto nel coraggio con cui ha affrontato situazioni difficili. “Anche il papa, quando è venuto a trovarci, non ha cessato di stupirsi nel constatare cosa ha saputo donare in termini di accoglienza questa piccola comunità. Credete che non è retorica o vanagloria affermare che la nostra isola, così piccola e così sola, ha saputo affrontare flussi per noi enormi di migrazioni. Lampedusa ha dimostrato quando sia cinico, ipocrita e pure falso sostenere che la grande Europa non possa accogliere le persone che sono passate di qua. Lampedusa ha saputa far cadere il velo della menzogna di politiche sicurtarie che alimentano e allo stesso tempo si nutrono di paure ingiustificate. Quelle stesse politiche che hanno fatto scempio dell’immagine che aveva la mia bella isola. Lampedusa ha saputo accogliere e come lo ha fatto in passato, lo saprà fare anche in futuro. Ma deve essere chiaro che anche l’Europa lo può e lo deve fare”.
Chiudersi in una fortezza, avverte la sindaca, non servirà a difendere e a far sopravvivere una economia in profonda crisi. “Così come non servirà negare il diritto all’accoglienza a coloro che prima di tutto sono naufraghi delle politiche di sviluppo che l’Europa ha scelto per il loro Paese”.
Le frontiere, continua Giusi Nicolini, non possono limitare il diritto ad una vita degna. “Non c’è una sola Lampedusa, in Europa e nel mondo. Sono tante le Lampedusa nel mare Mediterraneo così come tra l’Australia e le Filippine. Tutte queste Lampedusa vogliono che il diritto di asilo diventi effettivo, che la tratta venga combattuta e resa inutile da un modo diverso di affrontare le politiche migratorie. Non ci sarebbe bisogno di Mare Nostrum se ci fossero forme diverse e più agili per concedere il diritto di asilo”.
Lampedusa quindi come perfetto paradigma per rovesciare un linguaggio politico che continua ad imprigionarsi dentro gabbie sicurtarie. “Lampedusa deve trasformarsi in quel modello che in nuce già è. Non più una frontiera militarizzata, sostenuta da navi cisterna e sotto il giogo di una continua emergenza, ma un luogo che possa dimostrare a tutte le Lampeduse del mondo come potrebbero essere: la porta di ingresso per un accoglienza dignitosa in cui anche i diritti degli abitanti siano rispettati. Se solo imparassimo a guardare al fenomeno della migrazione in modo diverso, basandosi più sui dati che sulle nostre paure...”
La Carta di Lampedusa, afferma la sindaca, ha tutte le potenzialità per dare le ali a questa che non è solo una utopia. “Noi che viviamo in questo piccolo scoglio perso in mezzo al mare - conclude tra gli applausi sia degli attivisti che dei residenti - sappiamo bene che non ci sono sogni impossibili. E se siete venuti sino a qua, lo sapete bene anche voi. Per questo, sono sicura che ci sorprenderete”.
La grande partecipazione, sostiene la sindaca, dimostra che la Carta di Lampedusa ha già raggiunto il suo primo obiettivo e si è rivelata un utile strumento per aggregare “un mondo di persone che su temi come le migrazioni, la lotta alle mafie e le battaglie per i diritti umani ha fatto una ragione di vita”.
L’unicità dell’isola, continua Giusi Nicolini, non sta solo nella sua geografia ma anche e soprattutto nel coraggio con cui ha affrontato situazioni difficili. “Anche il papa, quando è venuto a trovarci, non ha cessato di stupirsi nel constatare cosa ha saputo donare in termini di accoglienza questa piccola comunità. Credete che non è retorica o vanagloria affermare che la nostra isola, così piccola e così sola, ha saputo affrontare flussi per noi enormi di migrazioni. Lampedusa ha dimostrato quando sia cinico, ipocrita e pure falso sostenere che la grande Europa non possa accogliere le persone che sono passate di qua. Lampedusa ha saputa far cadere il velo della menzogna di politiche sicurtarie che alimentano e allo stesso tempo si nutrono di paure ingiustificate. Quelle stesse politiche che hanno fatto scempio dell’immagine che aveva la mia bella isola. Lampedusa ha saputo accogliere e come lo ha fatto in passato, lo saprà fare anche in futuro. Ma deve essere chiaro che anche l’Europa lo può e lo deve fare”.
Chiudersi in una fortezza, avverte la sindaca, non servirà a difendere e a far sopravvivere una economia in profonda crisi. “Così come non servirà negare il diritto all’accoglienza a coloro che prima di tutto sono naufraghi delle politiche di sviluppo che l’Europa ha scelto per il loro Paese”.
Le frontiere, continua Giusi Nicolini, non possono limitare il diritto ad una vita degna. “Non c’è una sola Lampedusa, in Europa e nel mondo. Sono tante le Lampedusa nel mare Mediterraneo così come tra l’Australia e le Filippine. Tutte queste Lampedusa vogliono che il diritto di asilo diventi effettivo, che la tratta venga combattuta e resa inutile da un modo diverso di affrontare le politiche migratorie. Non ci sarebbe bisogno di Mare Nostrum se ci fossero forme diverse e più agili per concedere il diritto di asilo”.
Lampedusa quindi come perfetto paradigma per rovesciare un linguaggio politico che continua ad imprigionarsi dentro gabbie sicurtarie. “Lampedusa deve trasformarsi in quel modello che in nuce già è. Non più una frontiera militarizzata, sostenuta da navi cisterna e sotto il giogo di una continua emergenza, ma un luogo che possa dimostrare a tutte le Lampeduse del mondo come potrebbero essere: la porta di ingresso per un accoglienza dignitosa in cui anche i diritti degli abitanti siano rispettati. Se solo imparassimo a guardare al fenomeno della migrazione in modo diverso, basandosi più sui dati che sulle nostre paure...”
La Carta di Lampedusa, afferma la sindaca, ha tutte le potenzialità per dare le ali a questa che non è solo una utopia. “Noi che viviamo in questo piccolo scoglio perso in mezzo al mare - conclude tra gli applausi sia degli attivisti che dei residenti - sappiamo bene che non ci sono sogni impossibili. E se siete venuti sino a qua, lo sapete bene anche voi. Per questo, sono sicura che ci sorprenderete”.