Traditori ed eroi
04/09/12
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Ma se tra le case di Sarajevo est, annesse alla Republika Srpska, Jovan Diviak è un criminale e un traditore, nella Sarajevo federale Jovan Diviak è un eroe. L’affetto e l’ammirazione con i quali viene riconosciuto e salutato dalle gente che incrocia per strada non lasciano dubbi in proposito.
Camminare per le vie di Sarajevo accanto a lui è come camminare accanto ad una leggenda vivente. I vecchi lo salutano col rispetto che si deve ad un grande amico, i giovani lo fermano timidamente per chiedergli di farsi fotografare accanto a loro.
Oggi, nella nostra seconda giornata a Sarajevo, il generale ha accettato di incontrarci e di trascorrere mezza giornata con “i suoi amici italiani”. Con lui abbiamo visitato il museo della Memoria e quindi percorso i 25 metri ancora conservati dello stretto tunnel che si snodava sotto l’aeroporto e che, unica via di comunicazione, collegava la città assediata alle linee del monte Igmar che resistevano ai bombardamenti e agli attacchi dei serbi. Davvero, sono state ore emozionanti oltre che estremamente interessanti perché nessuno al pari di Jovan Diviak conosce la disposizione delle truppe e gli accadimenti di quei terribili giorni in cui Sarajevo veniva violentata nell’indifferenza della comunità internazionale. Traditore ed eroe allo stesso tempo. La storia ha posto Jovan Diviak di fronte ad una scelta. E lui ha fatto quella giusta. “Ogni giorno abbiamo una grande responsabilità - spiega sorridendo - dobbiamo scegliere con che faccia domani mattina ci guarderemo nello specchio”.