Cronache dalla Via della Seta: 5 giorni dopo
Mykolaiv, Ucraina – Siamo in viaggio da cinque giorni, oramai. La nostra mitica Ford Escort, a parte qualche brontolio della marmitta, tiene la strada e lo sterrato come dio comanda, l’equipaggio tiene botta alla grande e l’entusiasmo è sempre quello della partenza. Tutte le volte che abbiamo sbagliato strada l’abbiamo anche ritrovata grazie alle mappe e, soprattutto, grazie alla simpatia e alla gentilezza della gente che abbiamo incrociato nel nostro cammino. Non di rado, le difficoltà della lingua (che dall’Ucraina in poi sono diventate anche le difficoltà dell’alfabeto) sono state superate da un semplice gesto della mano. “Seguite la mia macchina” e l’autista, interpellato su quale fosse la strada per Odessa o per Turnu Severin, ci precedeva sino ad indirizzarci nella giusta via. E noi dietro, pensando che quello in cui ci è dato di vivere è un bel mondo a tutte le latitudini. Una opinione messa a dura prova solo dalla frontiere.
Quante ne abbiamo attraversate in solo questi primi cinque giorni di viaggio? Tante, troppe.
Assai di rado ci siamo imbattuti in doganieri cortesi e disponibili. Con simpatia ricordiamo solo un doganiere croato che, alla vista del grande adesivo NoBorders che colora il cofano della Gengis Khar, si è messo a ridere dicendoci: “No borders… niente confini? E allora passate pure!” Per il resto diciamo solo che tante energie – nostre e loro – potrebbero essere spese meglio e più proficuamente per gli interessi collettivi. Il peggio lo abbiamo toccato alla frontiera tra la Romania e l’Ucraina tra le quali una striscia di non più di dieci metri di terreno è controllata dalla Moldavia e ci ha sistemato ben due dogane, una con la Romania e una con l’Ucraina. E non fanno sconti. Insomma, chi vuole passare da quel valico, deve mettere in conto perlomeno tre ore di code tra timbri ed inutili scartoffie. E d’ora in avanti mi sa che sarà sempre peggio. Già per entrare in Russia dobbiamo attendere sabato perché questo è il visto che abbiamo ottenuto dall’ambasciata. Così, noi della Gengis siamo stati costretti a rallentare la tabella di marcia e a fermarci più di quanto pensavamo in Ucraina. Poco male. Ne approfittiamo per visitare la costa del mar Nero, tra enormi porti ed immensi cantieri navali. Adesso ci troviamo a Mykolaiv, una grande città che ha il primato di essere la capitale dei matrimoni combinati. Avete presente quelle agenzie alquanto dubbie che ai single italiani promettono di trovare una moglie ucraina disposta a diventare l’angelo del tuo focolare domestico? Beh, sono tutte qua. E c’è da dire che per i matrimoni gli ucraini hanno un amore particolare, considerato che è una delle industrie più fiorenti del Paese che spazia dalle auto di rappresentanza – come le assurde limousine lunghe dieci metri -, alle sale di cerimonia la cui pubblicità si trova su ogni muro, ai musicisti e agli intrattenitori, Chissà se il nostro Mattacchione Volante avrebbe un futuro levitando attaccato ad un bastone durante le cerimonie nuziali? Intanto, questa mattina si è esibito ad Odessa, nella centralissima piazza del teatro dell’Opera. La comprensibile tremarella per la prima uscita internazionale del nostro busker preferito in un tale palcoscenico, è stata subito superata dall’entusiasmo con il quale il pubblico ha salutato lo spettacolo e si è messo in fila per farsi fotografare accanto al nostro Mattacchione. Una esperienza che di sicuro ripeteremo in altre piazze. In fondo, come ha osservato Grazia, è andato tutto benissimo: non ci hanno neppure messo in galera!