Abbecedario brasileiro
A come Açaì; non vi saprei dire a cosa somiglia questo frutto, Se ne ricavano succhi e gelati da arricchire con musli, fette di banane e fragole. Non lasciate il Brasile senza averlo assaggiato.
B come Birra; Original o Antarctica. Tenuta in frigo che la mantengono solo a un paio di grado sopra la temperatura in cui ghiaccia e servita in bicchieri freddi. Va giù che non te ne accorgi.
C come Copavi; la cooperativa di Sem Terra che ci ha accolto come fratelli. Occupano le terre dei latifondisti/schiavisti e le coltivano in comune. La Copavi fornisce lo zucchero che vendiamo nei nostri spazi sociali e che d’ora in poi userò sempre ed in esclusiva per addolcire il mio caffè. Fatelo anche voi!
D come Democrazia; partecipata e dal basso. Non te la regala nessuno. Tanto meno i partiti politici o qualsiasi governo, destra o sinistra che sia. Pare sia stata sequestrata da un sistema economico che sta macinando diritti e ambiente per farne merce. I brasiliani sono incazzati e per questo, e non per altro, scendono in piazza.
E come Educazione; da questo lato dell’Equatore non è un optional. Nella metro e nei bus, solitamente affollati come la linea 2 a Rialto, ci si spintona come in una partita di rugby ma tutti sorridono, chiedono scusa e si sorreggono a vicenda. Se chiedi una indicazione si fanno in quattro per aiutarti. Che bella gente!
F come Farfalle; da non credere quando son grosse quelle che abbiamo visto nel Paranà. I colombi gli fanno una pippa.
G come Guaranì; una delle nazioni indigene più agguerrite e determinate nel voler far riconoscere i loro diritti. Li trovi anche a due passi dal Maracanà, in una palazzina che è loro ma che per il governo è occupata abusivamente. Dopo 513 anni di massacri e di ingiustizie dicono anche loro Ya Basta!
H come Hostel; il posto migliore per dormire in Brasile. Colorati e arzigogolati, pieni di musica e di gente simpatica. Ci sono sempre libri, riviste, pappagallini che ti saltano in mano, ti danno i bacini e poi ti scagazzano sulla spalla. Non mancano mai spazi e terrazze per la socialità, la caipirinha e la cachaca.
I come Infradido; le chiamano “hawaiane” ed a Rio le calzano tutti. Ma a Rio puoi uscire di casa in mutande da bagno e in pareo. A San Paolo lo stesso, solo che trovi anche quelli che si mettono il cappotto. E stai là a domandarti se fa freddo o se fa caldo...
L come Lingua; se ci si vuole capire ci si capisce. Noi italiani partiamo l’itañol, loro il portuñol. Non ho mai fatto delle chiacchierate così lunghe con persone di cui non parlo la lingua!
M come Mercatão; mi verrebbe da scrivere alla Renzo Arbore “mercatao meravigliao”. Quello di San Paolo che abbiamo visitato questa mattina è una sinfonia di colori, sapori e odori. Il Brasile è il Paese della frutta ma ricordiamoci che non tutti ne hanno accesso. Chi vive nelle favele mangia - quando va bene - solo riso e fagioli che riempie di più e costa di meno.
N come Não carne; non è un Paese per vegetariani. La carne entra dappertutto. Persino nei croissant della mattina al posto della marmellata. Inutile spiegare che non vuoi carne nel tuo piatto. In un modo o nell’altro ci entra sempre.
O come Obrigado; che sta a significare “grazie”. L’unica parola che davvero serve per viaggiare in Brasile. E’ un popolo gentile e disponibile. Il loro “grazie” è davvero un “grazie”.
P come Preti; impossibile non provare simpatia per quelli della teologia della liberazione che si sbattono nelle favele o nelle occupazioni. Come in tutto il Sudamerica, anche in Brasile convivono due chiese separate: quella che benedice i dittatori e quella che sta dalla parte delle vittime e ne finisce vittima
Q come Quasi religioni; in Brasile prolifera un fottio di sette e confessioni religiose rare o più spesso uniche. Dalla chiesa universale dei santi di Cristo ai testimoni dell’apocalisse del settimo giorno. Il tutto mescolato con santerie e riti magici scaricati da internet. Ogni strada ha il suo tempio, spesso ricavato in uno scantinato. Un vero melting pot di credenze che ha tratto vigore dalla crisi che in questo Paese sta attraversano la chiesa. Anche Francesco non è molto amato. Non dimentichiamoci che prima di essere papa è argentino.
R come Riso; inevitabile trovarvelo sulla tavola quando ordinate una qualsiasi piatto. Va mangiato assieme agli altrettanto inevitabili fagioli neri. All’inizio l’accostamento fa schifo ma ci si abitua presto.
S come Samba; la suonano tutti. Nei locali eleganti dei quartieri alti come nei cortei dei movimenti. Per i brasiliani è come respirare e vivere. La scuola di Samba del tuo “barrio” più che uno spazio sociale è una fede.
T come Taxi; i tassisti brasiliani sono come tutti gli altri tassisti del mondo. Solo che questi usano sempre il tassametro e immancabilmente ti raccontano subito che suo nonno era italiano. Solitamente sono pure simpatici così che non gli rispondi mai: “E a me che me ne frega?”
U come Università; per la maggior parte sono private e la laurea è compresa con il costo di iscrizione. Quelle pubbliche invece sono di buon livello ma accedervi è difficile. Speriamo che non sia il futuro del nostro Paese.
V come Veloso; il grande cantautore ieri ha fatto una improvvisata alla sede dei Media Ninja per solidarizzare con i movimenti. Come già Chico Buarque che donò parte del ricavato delle sue canzoni ai Sem Terra, anche Caetano Veloso ha voluto ricordare a tutti che in Brasile non si può fare vera musica senza essere veri attivisti.
Z come Z; ultima lettera dell’alfabeto anche in Brasile.
Come avrete intuito dall’Abbecedario che mi sono inventato, in questi due ultimi due giorni di carovana non è successo granché. Dal Paranà abbiamo fatto ritorno a San Paolo. Dodici ore filate di viaggio cominciate su un pullman puzzolente con la frizione bruciata che non riusciva a tirare nelle salite. In attesa della manifestazione di domani, ne abbiamo approfittato per conoscere un po’ di più questa immensa città visitando il memoriale dell’America latina di Oscar Niemeyer, il museo do futbol, il mercato della frutta. A differenza di Rio che ti viene incontro con le sue strade, San Paolo è una città che la devi cercare sotto i grattacieli.
C come Copavi; la cooperativa di Sem Terra che ci ha accolto come fratelli. Occupano le terre dei latifondisti/schiavisti e le coltivano in comune. La Copavi fornisce lo zucchero che vendiamo nei nostri spazi sociali e che d’ora in poi userò sempre ed in esclusiva per addolcire il mio caffè. Fatelo anche voi!
D come Democrazia; partecipata e dal basso. Non te la regala nessuno. Tanto meno i partiti politici o qualsiasi governo, destra o sinistra che sia. Pare sia stata sequestrata da un sistema economico che sta macinando diritti e ambiente per farne merce. I brasiliani sono incazzati e per questo, e non per altro, scendono in piazza.
E come Educazione; da questo lato dell’Equatore non è un optional. Nella metro e nei bus, solitamente affollati come la linea 2 a Rialto, ci si spintona come in una partita di rugby ma tutti sorridono, chiedono scusa e si sorreggono a vicenda. Se chiedi una indicazione si fanno in quattro per aiutarti. Che bella gente!
F come Farfalle; da non credere quando son grosse quelle che abbiamo visto nel Paranà. I colombi gli fanno una pippa.
G come Guaranì; una delle nazioni indigene più agguerrite e determinate nel voler far riconoscere i loro diritti. Li trovi anche a due passi dal Maracanà, in una palazzina che è loro ma che per il governo è occupata abusivamente. Dopo 513 anni di massacri e di ingiustizie dicono anche loro Ya Basta!
H come Hostel; il posto migliore per dormire in Brasile. Colorati e arzigogolati, pieni di musica e di gente simpatica. Ci sono sempre libri, riviste, pappagallini che ti saltano in mano, ti danno i bacini e poi ti scagazzano sulla spalla. Non mancano mai spazi e terrazze per la socialità, la caipirinha e la cachaca.
I come Infradido; le chiamano “hawaiane” ed a Rio le calzano tutti. Ma a Rio puoi uscire di casa in mutande da bagno e in pareo. A San Paolo lo stesso, solo che trovi anche quelli che si mettono il cappotto. E stai là a domandarti se fa freddo o se fa caldo...
L come Lingua; se ci si vuole capire ci si capisce. Noi italiani partiamo l’itañol, loro il portuñol. Non ho mai fatto delle chiacchierate così lunghe con persone di cui non parlo la lingua!
M come Mercatão; mi verrebbe da scrivere alla Renzo Arbore “mercatao meravigliao”. Quello di San Paolo che abbiamo visitato questa mattina è una sinfonia di colori, sapori e odori. Il Brasile è il Paese della frutta ma ricordiamoci che non tutti ne hanno accesso. Chi vive nelle favele mangia - quando va bene - solo riso e fagioli che riempie di più e costa di meno.
N come Não carne; non è un Paese per vegetariani. La carne entra dappertutto. Persino nei croissant della mattina al posto della marmellata. Inutile spiegare che non vuoi carne nel tuo piatto. In un modo o nell’altro ci entra sempre.
O come Obrigado; che sta a significare “grazie”. L’unica parola che davvero serve per viaggiare in Brasile. E’ un popolo gentile e disponibile. Il loro “grazie” è davvero un “grazie”.
P come Preti; impossibile non provare simpatia per quelli della teologia della liberazione che si sbattono nelle favele o nelle occupazioni. Come in tutto il Sudamerica, anche in Brasile convivono due chiese separate: quella che benedice i dittatori e quella che sta dalla parte delle vittime e ne finisce vittima
Q come Quasi religioni; in Brasile prolifera un fottio di sette e confessioni religiose rare o più spesso uniche. Dalla chiesa universale dei santi di Cristo ai testimoni dell’apocalisse del settimo giorno. Il tutto mescolato con santerie e riti magici scaricati da internet. Ogni strada ha il suo tempio, spesso ricavato in uno scantinato. Un vero melting pot di credenze che ha tratto vigore dalla crisi che in questo Paese sta attraversano la chiesa. Anche Francesco non è molto amato. Non dimentichiamoci che prima di essere papa è argentino.
R come Riso; inevitabile trovarvelo sulla tavola quando ordinate una qualsiasi piatto. Va mangiato assieme agli altrettanto inevitabili fagioli neri. All’inizio l’accostamento fa schifo ma ci si abitua presto.
S come Samba; la suonano tutti. Nei locali eleganti dei quartieri alti come nei cortei dei movimenti. Per i brasiliani è come respirare e vivere. La scuola di Samba del tuo “barrio” più che uno spazio sociale è una fede.
T come Taxi; i tassisti brasiliani sono come tutti gli altri tassisti del mondo. Solo che questi usano sempre il tassametro e immancabilmente ti raccontano subito che suo nonno era italiano. Solitamente sono pure simpatici così che non gli rispondi mai: “E a me che me ne frega?”
U come Università; per la maggior parte sono private e la laurea è compresa con il costo di iscrizione. Quelle pubbliche invece sono di buon livello ma accedervi è difficile. Speriamo che non sia il futuro del nostro Paese.
V come Veloso; il grande cantautore ieri ha fatto una improvvisata alla sede dei Media Ninja per solidarizzare con i movimenti. Come già Chico Buarque che donò parte del ricavato delle sue canzoni ai Sem Terra, anche Caetano Veloso ha voluto ricordare a tutti che in Brasile non si può fare vera musica senza essere veri attivisti.
Z come Z; ultima lettera dell’alfabeto anche in Brasile.
Come avrete intuito dall’Abbecedario che mi sono inventato, in questi due ultimi due giorni di carovana non è successo granché. Dal Paranà abbiamo fatto ritorno a San Paolo. Dodici ore filate di viaggio cominciate su un pullman puzzolente con la frizione bruciata che non riusciva a tirare nelle salite. In attesa della manifestazione di domani, ne abbiamo approfittato per conoscere un po’ di più questa immensa città visitando il memoriale dell’America latina di Oscar Niemeyer, il museo do futbol, il mercato della frutta. A differenza di Rio che ti viene incontro con le sue strade, San Paolo è una città che la devi cercare sotto i grattacieli.