Bulgaria, continua la mobilitazione in piazza
Le dimissioni del premier, Boiko Borisov, e l’annuncio delle elezioni anticipate non hanno placato le proteste in Bulgaria.
Le piazze di Sofia e delle maggiori città del Paese continuano ad essere presidiate giorno e notte da migliaia di manifestanti che si rifiutano di smobilitare, che hanno accolto con fischi il tentativo del capo dello Stato, Rossen Plevneliev, di calmare gli animi e che rispondono con pietre, bastoni e bottiglie alle cariche della polizia volte a ripristinare l’ordine.
Solo martedì scorso, una delle giornate in cui la protesta ha assunto contorni maggiormente violenti, si sono registrati 25 feriti, mentre a Varna ed a Veliko Tarnovo due manifestanti si sono dati fuoco. Una protesta, questa bulgara, che dura da oltre due settimane e che dopo aver costretto alle dimissioni l’impopolare ministro delle finanze ha travolto tutto il Governo di Borisov, primo ministro e leader dello schieramento di centro destra vincitore delle ultime elezioni. Boiko Borisov, eletto nel 2009, aveva portato avanti una politica di “risanamento economico” tanto benedetta dalla Unione Europea quanto maledetta dai cittadini. Vai a spiegare a quanti non riescono a coniugare il pranzo con la cena che grazie ai tagli del welfare, il debito pubblico è calato al 19,5 per cento del pil! Un “successo” pagato con una macelleria sociale senza precedenti, disastri ambientali cui non si potrà più porre rimedio ed una corruzione oramai istituzionalizzata.
Ma la protesta generalizzata esplosa nelle piazze di Bulgaria non ha denunciato solo il carovita e la corruzione dilagante tra i soliti noti dell’oligarchia politica - composta dagli stessi personaggi che ieri erano filosovietici e oggi sono tutti convinti liberisti. Sotto accusa sta tutta la politica di austerity che ha portato povertà e disperazione, e svenduto il Paese alle multinazionali straniere. In particolare, sotto accusa, sono i gruppi economici che hanno “acquistato” la produzione dell’energia elettrica causando un esponenziale aumento delle bollette. Questo infatti, è indicato da molti analisti come la causa scatenante la mobilitazione che è stata chiamata anche la “rivolta delle bollette”.
Quello che va sottolineato è che la protesta dei bulgari non è a favore di questo o quello schieramento politico. Tutti i tentativi dei partiti all’opposizione di guidare o anche di inserirsi nelle mobilitazioni sono stati respinti con forza dai manifestanti che accusano tutti i partiti, indistintamente, di aver gettato sul lastrico la popolazione. La protesta che non accenna a calmarsi è guidata da associazioni, sindacati di base, gruppi di cittadini appartenenti ad ogni categoria sociale: impiegati statali, professori, studenti, contadini e anche appartenenti ai sindacati di polizia.
Lo slogan più gettonato è “Basta con la miseria e la corruzione”, seguito da “Basta con i monopoli” e “Fuori i partiti, basta con la mafia del potere”.
Sostengono, i manifestanti, di avere tre nemici: i partiti, i politici e le multinazionali straniere. Ma a voler fare una ulteriore sintesi, il nemico è uno solo: quella insostenibile politica bancaria di “risanamento economico” che ha già macellato la Grecia e che, a partire dai Paesi più poveri come la Bulgaria, sta mietendo uno alla volta tutti gli Stati europei.
Solo martedì scorso, una delle giornate in cui la protesta ha assunto contorni maggiormente violenti, si sono registrati 25 feriti, mentre a Varna ed a Veliko Tarnovo due manifestanti si sono dati fuoco. Una protesta, questa bulgara, che dura da oltre due settimane e che dopo aver costretto alle dimissioni l’impopolare ministro delle finanze ha travolto tutto il Governo di Borisov, primo ministro e leader dello schieramento di centro destra vincitore delle ultime elezioni. Boiko Borisov, eletto nel 2009, aveva portato avanti una politica di “risanamento economico” tanto benedetta dalla Unione Europea quanto maledetta dai cittadini. Vai a spiegare a quanti non riescono a coniugare il pranzo con la cena che grazie ai tagli del welfare, il debito pubblico è calato al 19,5 per cento del pil! Un “successo” pagato con una macelleria sociale senza precedenti, disastri ambientali cui non si potrà più porre rimedio ed una corruzione oramai istituzionalizzata.
Ma la protesta generalizzata esplosa nelle piazze di Bulgaria non ha denunciato solo il carovita e la corruzione dilagante tra i soliti noti dell’oligarchia politica - composta dagli stessi personaggi che ieri erano filosovietici e oggi sono tutti convinti liberisti. Sotto accusa sta tutta la politica di austerity che ha portato povertà e disperazione, e svenduto il Paese alle multinazionali straniere. In particolare, sotto accusa, sono i gruppi economici che hanno “acquistato” la produzione dell’energia elettrica causando un esponenziale aumento delle bollette. Questo infatti, è indicato da molti analisti come la causa scatenante la mobilitazione che è stata chiamata anche la “rivolta delle bollette”.
Quello che va sottolineato è che la protesta dei bulgari non è a favore di questo o quello schieramento politico. Tutti i tentativi dei partiti all’opposizione di guidare o anche di inserirsi nelle mobilitazioni sono stati respinti con forza dai manifestanti che accusano tutti i partiti, indistintamente, di aver gettato sul lastrico la popolazione. La protesta che non accenna a calmarsi è guidata da associazioni, sindacati di base, gruppi di cittadini appartenenti ad ogni categoria sociale: impiegati statali, professori, studenti, contadini e anche appartenenti ai sindacati di polizia.
Lo slogan più gettonato è “Basta con la miseria e la corruzione”, seguito da “Basta con i monopoli” e “Fuori i partiti, basta con la mafia del potere”.
Sostengono, i manifestanti, di avere tre nemici: i partiti, i politici e le multinazionali straniere. Ma a voler fare una ulteriore sintesi, il nemico è uno solo: quella insostenibile politica bancaria di “risanamento economico” che ha già macellato la Grecia e che, a partire dai Paesi più poveri come la Bulgaria, sta mietendo uno alla volta tutti gli Stati europei.