¡Vivos los queremos!
Contro las mentiras, giustizia per i 43 di Ayotzinapa
Davanti alla Procura Generale Federale un presidio lungo 1139 giorni chiede giustizia
Davanti alla Procura Generale Federale un presidio lungo 1139 giorni chiede giustizia
Città del Messico - Il Paseo della Riforma è una della strade più eleganti della capitale messicana. Grandi marche, negozi di lusso, ristoranti esclusivi, i grandi palazzi istituzionali, tra i quali la Procuradia General de la Republica. Ed è proprio davanti alla facciata barocca della procura generale che troviamo un… accampamento con tanto di tende, installazioni, bandiere e striscioni che colpisce i passanti come un pugno allo stomaco. A colpire chi passa per il Passo sono soprattutto quelle 43 immagini. I 43 volti dei giovani studenti della scuola di Ayotzinapa, fatti scomparire il 26 settembre 2014 a Iguala. Una scritta in grande e in costante aggiornamento segna il numero "1139".
Cosa significa, ce lo racconta Adrian, un attivista dei diritti civili che ci fa entrare nell'accampamento e ci accoglie come compagni. "Sono i giorni che siamo qua. Oggi sono 1139, domani saranno 1140 e dopodomani 1141. Noi non ce ne andiamo via sino a che non ci avranno detta tutta la verità sui ragazzi desaparecidos". Adrian fa parte dell'associazione Plantòn por los quareianta y tres che raccoglie varie associazioni che appoggiano le richieste dei familiari degli studenti desaparecidos. "Perché siamo su questa strade elegante davanti alla Procuradia General? Perché questo è il luogo dove è stata fabbricata la mentira historica. Qui si sono inventate tutte le bugie che il Governo ha diffuso per nascondere la verità su ciò che è accaduto nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2014. Una mentina historica che è stata più volte smentita dalle prove raccolte dai membri del Giei, un’equipe di antropologi forensi internazionale che si è occupata di raccogliere le prove necessarie per dimostrare che i corpi dei 43 desaparecidos non sono stati bruciati nella discarica di Cocula, come invece ha sempre sostenuto il Governo, e che ha contributo a dimostrare il coinvolgimento dell’esercito e di altre autorità che quella notte erano presenti sul luogo. Quello che è accaduto non può essere fatto passare solo come uno scontro tra narcotrafficanti".
Adrian ci spiega che la loro presenza fissa in quel luogo è necessaria per non far calare l’attenzione sul caso. Tre anni fa il movimento nato dalla solidarietà espressa nei confronti dei 43 studenti aveva fatto sì che vari collettivi e organizzazioni messicani si unissero nella richiesta di giustizia. Ora, con l'approssimassi delle elezioni politiche federali, il rischio è che l’appoggio della gente e della stampa, nazionale e internazionale, venga meno, facendo il gioco di coloro che si sono macchiati di questo crimine. "Per questo, noi non ce ne andremo da qui. Continuiamo oggi come ieri a chiedere giustizia per i nostri studenti e che i colpevoli non rimangano impuniti. Vivi ce li hanno presi, vivi li rivogliamo”.