«Alleanze per non estinguerci. Crisi climatiche e migrazioni»
23/09/2023Il report del dibattito da "A Bordo!", il festival di Mediterranea
I cambiamenti climatici salgono “A bordo!” di Mediterranea sulle ali del dibattito “Alleanze per non estinguerci”. Ospiti del palco centrale del Festival, venerdì 8 settembre, il condirettore di Fanpage, Adriano Biondi, l’attivista di Fridays For Future, Federica Marsella, e Sara Alberani di Mediterranea Saving Humans. Chi scrive ne ha gestito la moderazione.
Il primo punto della discussione non poteva non essere il controverso concetto di “migrante climatico”. Uno status non riconosciuto dal diritto internazionale, pure se, secondo una stima dell’OIM, l’organizzazione delle Nazioni Unite per le migrazioni, gli sfollati per cause ambientali sono diventati negli ultimi anni più numerosi di coloro che fuggono dalle guerre.
Ma sarebbe davvero utile ai fini della difesa dei diritti umani introdurre questo nuovo status nella giurisdizione internazionale? Anche a prescindere dalle nostre perplessità sull’utilità di adottare una qualsiasi “catalogazione” di chi migra, lo stesso Biondi ha sottolineato come le cause che spingono una persona a lasciare la propria terra siano difficilmente riconducibili a un solo motivo. Le guerre inoltre – e ne è un esempio la Siria -, sono strettamente legate all’avanzare della siccità e delle sempre più drammatiche condizioni della terra. Senza considerare che tra le prima cause scatenanti dei conflitti, c’è proprio il controllo e lo sfruttamento di quelle risorse fossili che scatenano i cambianti climatici.
Il concetto di “migrante climatico” inoltre, inserito in un dibattito più generale sul clima ancora inquinato dagli irriducibili negazionismi di destra, potrebbe rivelarsi addirittura controproducente per la difesa dei diritti di chi migra. Meglio piuttosto utilizzare un categoria più generale e che nessuno può mettere in discussione come quelle di sfollato per catastrofi ambientali e che comprende anche disastri come i terremoti, ad esempio, che non sono riconducibili ai cambiamenti climatici.
Federica Marsella di FFF ha sottolineato come il dibattito sul clima non possa prescindere da quello sui diritti umani. Non soltanto perché il riscaldamento mondiale causa migrazioni, povertà e sfruttamento, quanto perché la lotta al capitalismo fossile sia essenzialmente la stessa battaglia contro il patriarcato e la mercificazione dei diritti e dei beni comuni.
Difendere l’ambiente, significa abbattere quei divisivi muri su cui una certa politica fonda le sue irresponsabili fortune e comprendere che solo una “alleanza per non estinguersi” può aiutarci ad immaginare un futuro diverso per l’umanità e la nostra terra.
Bisogna aver chiaro che siamo tutti sulla stessa barca. O, se preferite, sullo stesso pianeta. I fenomeni atmosferici estremi legati al clima non guardano i confini ed i muri. Il recente uragano Daniel ha recentemente spazzato i campi profughi situati tra la Grecia e la Turchia causando complessivamente una quindicina di vittime tra sfollati e residenti. In Libia il numero di vittime causate dalle inondazioni raggiungerà le 10mila vittime.
Un concetto questo, ben spiegato dall’attivista di Mediterranea Sara Alberani che vive in una delle zone della Romagna devastate dall’ultima alluvione. Sara si è trovata a soccorrere i propri familiari e i propri vicini di casa aggrediti da un mare di fango. Davvero coinvolgente il suo racconto dei giorni del disastro. Un disastro che purtroppo non ha insegnato niente. Nessuno ha messo in discussione i criteri con i quali è stato cementificato il territorio romagnolo. Nessuno ha posto l’accento su un concetto di “sviluppo” irragionevole e non più sostenibile. In Romagna, come nel resto del modo, rimaniamo in attesa della prossima alluvione che di certo non si farà attendere.