In questa pagina ho riportato gli ultimi articoli che ho scritto per il quotidiano ambientalista Terra, il settimanale Carta, Manifesto, per siti come Global Project, FrontiereNews o siti di associazioni come In Comune con Bettin e altro ancora.
La Giunta Orsoni affonda. Bettin, Caccia e Seibezzi staccano la spina
13/06/2014EcoVeneziaE’ durato poco il ritorno di fiamma di Giorgio Orsoni, oramai ex sindaco di Venezia. Dopo aver patteggiato 4 mesi col giudice e aver ottenuto la revoca dei domiciliari, l’ex primo cittadino aveva ripreso possesso del suo studio a Ca’ Farsetti dichiarando di essere pronto a riprendere il suo mandato “nonostante i molti nemici che mi sono fatto nel corso del mio mandato”. E’ toccato alla sua stessa maggioranza spiegargli che proprio non era il caso. “Dopo questa inchiesta, niente sarà come prima - si legge in un comunicato diffuso dall’associazione In Comune a firma di Gianfranco Bettin, assessore all’Ambiente, e dei consiglieri Beppe Caccia e Camilla Seibezzi - L’esperienza della Giunta è oramai conclusa. Al sindaco abbiamo chiesto un ultimo gesto di responsabilità verso la città: presentare lui stesso le dimissioni in modo da consentire che siano votati gli atti di bilancio utili ai cittadini”.
Cosa che Giorgio Orsoni, messo alle strette, ha fatto nel primo pomeriggio di oggi. Secondo la normativa, la Giunta resterà ancora in carica venti giorni pur se limitatamente al disbrigo delle pratiche urgenti. Poi arriverà un commissario prefettizio che porterà la città a nuove elezioni.
Tutto da ricostruire quindi. Con una sola certezza. Dietro a quel mostro chiamato Mose si celava quello che abbiamo sempre saputo: uno scandaloso intreccio di malaffare e di corruzione che, fatti salvi i pochi ambientalisti che, fuori o dentro le istituzioni, lo hanno sempre combattuto, ha attraversato tanto la destra, Lega compresa, quando la sinistra. Non dimentichiamoci che i fondi dati (a quale titolo dobbiamo ancora capirlo) dal Consorzio all’ex sindaco per la sua campagna elettorale erano finalizzati a respingere la candidatura di Gianfranco Bettin alle primarie. Non si dica quindi che i politici sono tutti uguali. Non tocca a noi difendere Orsoni, ma è chiaro come il sole che le sue responsabilità - pure politicamente gravi - non sono neppure paragonabili a quelle di personaggi come Giancarlo Galan o Renato Chisso. E comunque, c’è chi da questa inchiesta, che ci auguriamo riesca ad andare sino in fondo, non sarà nemmeno sfiorato perché il sistema Mose lo ha sempre denunciato e combattuto. Ed è da queste persone che dobbiamo ripartire per costruire una Venezia degna.
L’emergere della palude di corruzione e malaffare che ha devastato l’ambiente condizionando le scelte strategiche ed infrastrutturali sul nostro territorio chiude - o perlomeno ce lo auguriamo - un’epoca. “Per noi, che abbiamo combattuto questo fenomeno - si conclude nel comunicato diffuso da In Comune -, denunciando da sempre il ruolo del Consorzio Venezia Nuova e le pressioni affaristiche che hanno portato all’approvazione dell’inutile e devastante progetto Mose, niente potrà né dovrà essere più come prima. Si deve aprire una stagione di autentico e profondo cambiamento, a partire dal rinnovamento del ceto e delle forze politiche coinvolte nelle inchieste. Questo vale anche per il Comune di Venezia, nonostante sia l’unica istituzione cui non venga contestato nelle inchieste un solo atto politico-amministrativo”.
Cosa che Giorgio Orsoni, messo alle strette, ha fatto nel primo pomeriggio di oggi. Secondo la normativa, la Giunta resterà ancora in carica venti giorni pur se limitatamente al disbrigo delle pratiche urgenti. Poi arriverà un commissario prefettizio che porterà la città a nuove elezioni.
Tutto da ricostruire quindi. Con una sola certezza. Dietro a quel mostro chiamato Mose si celava quello che abbiamo sempre saputo: uno scandaloso intreccio di malaffare e di corruzione che, fatti salvi i pochi ambientalisti che, fuori o dentro le istituzioni, lo hanno sempre combattuto, ha attraversato tanto la destra, Lega compresa, quando la sinistra. Non dimentichiamoci che i fondi dati (a quale titolo dobbiamo ancora capirlo) dal Consorzio all’ex sindaco per la sua campagna elettorale erano finalizzati a respingere la candidatura di Gianfranco Bettin alle primarie. Non si dica quindi che i politici sono tutti uguali. Non tocca a noi difendere Orsoni, ma è chiaro come il sole che le sue responsabilità - pure politicamente gravi - non sono neppure paragonabili a quelle di personaggi come Giancarlo Galan o Renato Chisso. E comunque, c’è chi da questa inchiesta, che ci auguriamo riesca ad andare sino in fondo, non sarà nemmeno sfiorato perché il sistema Mose lo ha sempre denunciato e combattuto. Ed è da queste persone che dobbiamo ripartire per costruire una Venezia degna.
L’emergere della palude di corruzione e malaffare che ha devastato l’ambiente condizionando le scelte strategiche ed infrastrutturali sul nostro territorio chiude - o perlomeno ce lo auguriamo - un’epoca. “Per noi, che abbiamo combattuto questo fenomeno - si conclude nel comunicato diffuso da In Comune -, denunciando da sempre il ruolo del Consorzio Venezia Nuova e le pressioni affaristiche che hanno portato all’approvazione dell’inutile e devastante progetto Mose, niente potrà né dovrà essere più come prima. Si deve aprire una stagione di autentico e profondo cambiamento, a partire dal rinnovamento del ceto e delle forze politiche coinvolte nelle inchieste. Questo vale anche per il Comune di Venezia, nonostante sia l’unica istituzione cui non venga contestato nelle inchieste un solo atto politico-amministrativo”.
In piazza per un mondo nuovo. Quello disegnato dalla nostra Costituzione
10/10/2013EcoMagazine, EcoVenezia, In ComuneCostituzione, strada maestra per un futuro di democrazia e di partecipazione. Questo è il sunto dell’incontro svoltosi ieri pomeriggio nella sala consiliare del Municipio di Mestre. L’iniziativa è stata organizzata a sostegno della manifestazione che si svolgerà a Roma in difesa della Costituzione e promossa da Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Lorenza Carlassare. Proprio la docente di Diritto Costituzionale all’università patavina, è stata l’ospite d’onore dell’incontro mestrino, attorniata da un insieme alquanto variegato di relatori, a testimonianza di come la difesa della nostra carta costituzionale sia sentita da tutti i cittadini. Erano presenti un giornalista, Beppe Giulietti, un sindacalista, Luca Trevisan, un religioso, don Luigi Tellatin, un amministratore, Gianfranco Bettin.
Saluti di Mario Bonifacio, del direttivo provinciale dell’Anpi, che ha portato l’adesione dell’associazione partigiani della provincia senza nascondere il suo sconcerto per la mancata adesione del nazionale.
Centrale l’intervento di Lorenza Carlassare, docente di Diritto Costituzionale all’università patavina, che si è chiesta come mai la Costituzione sia così detestata. “Le sua radici affondano in un sogno di libertà e di democrazia. E’ avversata perché, se fosse applicata, aprirebbe la strada ad una stagione di profonde e bellissime trasformazioni sociali. Gli attacchi alla Costituzione sono cominciati sin dalla sua nascita. Il primo sistema utilizzato per sabotare la sua dirompente forza di democratizzazione è stato quello di non applicarla sin da subito. Questo, per le forze della conservazione è stato sin dall’inizio il modo più efficace di contrastarla. Il secondo e più recente passo è stato quello di violarla. Gli esempi sarebbero tanti. Ricordo solo la sostituzione dei decreti legge ministeriali alle leggi votate e discusse in parlamento. L’ultimo tentativo di depotenziare la Costituzione è stato quello di proporre continuamente proposte di riforma in modo da farla passare come inadeguata. Anche ‘vecchia’, l’hanno chiamata, senza considerare che quella americana o quella inglese sono assai più datate. E senza considerare che i principi di democrazia e libertà su cui è fondata non invecchiano mai”.
Sugli obiettivi della manifestazione, la Carlassare ha ribadito che non è una zattera per profughi politici ma una iniziativa “che vuole soltanto risvegliare le coscienze per spingere i cittadini a riappropiarsi della propria vita. Perché la Costituzione non è una cosa astratta! Detta dei principi che vanno applicati. Un esempio? La collocazione delle risorse in questi tempi di crisi. Cosa ci dice la Costituzione? Non spendiamoli in bombardieri che contrastano i suoi articoli ma piuttosto investiamoli nelle scuole e nell’istruzione che lei stabilisce come garantiti. Lo stesso per il diritto d’asilo. La Bossi Fini è anticostituzionale perché l’articolo 10 garantisce i rifugiati. Un altro esempio? l’articolo 27 che subordina la pena carceraria alle condizioni del carcerato. E potremmo continuare fin che volete”.
La parola al giornalista Beppe Giulietti di Articolo 21. Associazione che si richiama espressamente alla Costituzione e al diritto di avere una libera stampa. Un diritto che, vorrei ricordare, non è esclusivo ai giornalisti ma a tutti i cittadini. Giulietti ha messo in guardia contro i rischi di derive presidenzialiste. “Già viviamo un presidenzialismo a reti unificate, ci mancherebbe vederlo anche nella Costituzione. Ci raccontano che le riforme sono necessarie? Io credo che l’unica cosa necessaria sia applicarla, la Costituzione. Ma prima ancora che le proposte di riforme non mi piace il contesto in cui questa proposte vengono portate avanti. Non c’è più De Gasperi. Adesso dovremmo discutere con un condannato in via definitiva? Ieri c’era un cemento antifascista alla base dell’assemblea costituente. Oggi, se mi passate il gioco di parole, ho dei forti pregiudizi su troppi pregiudicati che vorrebbero riscrivere la Carta Costituzionale. Come si fa a sedersi attorno ad un tavolo con gente che ha marciato contro i tribunali? Prima bisogna disinquinare l’ambiente, risolvere il conflitto di interessi, preparare una nuova legge elettorale. Tutti passaggi che non centrano con la Costituzione. Per questo, sabato a Roma marceremo per applicare e non per difendere la nostra carta costituzionale”.
Luca Trevisan della Fiom ha portato il dibattito sui temi del lavoro. “Siamo di fronte ad una crisi della rappresentanza che riguarda anche il sindacato e questa è anche conseguenza della mancata applicazione della Costituzione e della preponderanza delle forze della finanza. Il lavoro è diventato una merce e neanche delle più pregiate. Sono state ridotte le protezioni sociali e colpito il welfare. Le conquiste ottenute sono state messe in discussione. A Marchionne che afferma che in Italia non si può fare imprenditoria per colpa della Costituzione, rispondiamo che non è la Costituzione che bisogna cambiare ma le politiche. Dobbiamo cambiare modello di sviluppo e costruire una nuova economia. Sabato scenderanno in piazza tante persone provenienti da tanti schieramenti diversi per chiedere una prospettiva di cambiamento che tragga la sua forza proprio dalla Costituzione”.
Libera è l’associazione di don Luigi Ciotti che si batte contro le mafie. E il miglior libro anti mafia, ha spiegato don Luigi Tellatin, è proprio la Costituzione. “Basterebbe applicarla, far funzionare lo Stato e rafforzare la democrazia. Così la mafia diventerebbe inutile e sarebbe battuta”. Don Luigi è uno che nel suo comodino tiene sempre due libri: il Vangelo e la Costituzione. “Il mio vangelo laico”, spiega, ed invita a coltivare il senso della memoria contro un popolismo banale ma furbo che “svuota i principi in nome della tecnologia dei mercati”.
Chiusura per Gianfranco Bettin, assessore comunale all’Ambiente. “La Costituzione è stata una di quelle cose che solo gli italiani sono capaci di inventarsi nei momenti più bui. Oggi, è in atto un tentativo di svuotarla di significato, di impaludarla. Una tecnica consolidata che abbiamo visto all’opera troppe volte. Con la riforma sanitaria, ad esempio. Ma anche con la legge di interruzione della gravidanza o con la legge Basaglia. Leggi tanto innovative quanto scomode che subito dopo la loro approvazione o non vengono applicate o vengono delegittimate. Così sta accadendo con la Costituzione. Ricordate quando Berlusconi la definiva ‘una carta sovietica’ da cambiare a tutti i costi? Adesso il gioco è più sottile ed insidioso. Ci raccontano che è superata, che ha bisogno di essere riformata. Non è vero. E’ un tentativo di colpire i suoi principi sempre attuali. Un tentativo che va smascherato per quello che è”.
Bettin fa notare anche come la perdita di autonomia degli enti locali, i Comuni in primis -oramai ridotti a meri enti applicativi di quanto deciso a Roma se non direttamente da Bruxelles - vada ad inserirsi in questo tentativo di svuotamento della nostra carta costituzionale: “un vero attacco alla democrazia e alla partecipazione”.
“Per questi motivi - conclude l’assessore - la manifestazione di sabato non ha lo scopo di difendere il vecchio mondo ma di costruire quello nuovo. Con la Costituzione come arma da combattimento”.
Saluti di Mario Bonifacio, del direttivo provinciale dell’Anpi, che ha portato l’adesione dell’associazione partigiani della provincia senza nascondere il suo sconcerto per la mancata adesione del nazionale.
Centrale l’intervento di Lorenza Carlassare, docente di Diritto Costituzionale all’università patavina, che si è chiesta come mai la Costituzione sia così detestata. “Le sua radici affondano in un sogno di libertà e di democrazia. E’ avversata perché, se fosse applicata, aprirebbe la strada ad una stagione di profonde e bellissime trasformazioni sociali. Gli attacchi alla Costituzione sono cominciati sin dalla sua nascita. Il primo sistema utilizzato per sabotare la sua dirompente forza di democratizzazione è stato quello di non applicarla sin da subito. Questo, per le forze della conservazione è stato sin dall’inizio il modo più efficace di contrastarla. Il secondo e più recente passo è stato quello di violarla. Gli esempi sarebbero tanti. Ricordo solo la sostituzione dei decreti legge ministeriali alle leggi votate e discusse in parlamento. L’ultimo tentativo di depotenziare la Costituzione è stato quello di proporre continuamente proposte di riforma in modo da farla passare come inadeguata. Anche ‘vecchia’, l’hanno chiamata, senza considerare che quella americana o quella inglese sono assai più datate. E senza considerare che i principi di democrazia e libertà su cui è fondata non invecchiano mai”.
Sugli obiettivi della manifestazione, la Carlassare ha ribadito che non è una zattera per profughi politici ma una iniziativa “che vuole soltanto risvegliare le coscienze per spingere i cittadini a riappropiarsi della propria vita. Perché la Costituzione non è una cosa astratta! Detta dei principi che vanno applicati. Un esempio? La collocazione delle risorse in questi tempi di crisi. Cosa ci dice la Costituzione? Non spendiamoli in bombardieri che contrastano i suoi articoli ma piuttosto investiamoli nelle scuole e nell’istruzione che lei stabilisce come garantiti. Lo stesso per il diritto d’asilo. La Bossi Fini è anticostituzionale perché l’articolo 10 garantisce i rifugiati. Un altro esempio? l’articolo 27 che subordina la pena carceraria alle condizioni del carcerato. E potremmo continuare fin che volete”.
La parola al giornalista Beppe Giulietti di Articolo 21. Associazione che si richiama espressamente alla Costituzione e al diritto di avere una libera stampa. Un diritto che, vorrei ricordare, non è esclusivo ai giornalisti ma a tutti i cittadini. Giulietti ha messo in guardia contro i rischi di derive presidenzialiste. “Già viviamo un presidenzialismo a reti unificate, ci mancherebbe vederlo anche nella Costituzione. Ci raccontano che le riforme sono necessarie? Io credo che l’unica cosa necessaria sia applicarla, la Costituzione. Ma prima ancora che le proposte di riforme non mi piace il contesto in cui questa proposte vengono portate avanti. Non c’è più De Gasperi. Adesso dovremmo discutere con un condannato in via definitiva? Ieri c’era un cemento antifascista alla base dell’assemblea costituente. Oggi, se mi passate il gioco di parole, ho dei forti pregiudizi su troppi pregiudicati che vorrebbero riscrivere la Carta Costituzionale. Come si fa a sedersi attorno ad un tavolo con gente che ha marciato contro i tribunali? Prima bisogna disinquinare l’ambiente, risolvere il conflitto di interessi, preparare una nuova legge elettorale. Tutti passaggi che non centrano con la Costituzione. Per questo, sabato a Roma marceremo per applicare e non per difendere la nostra carta costituzionale”.
Luca Trevisan della Fiom ha portato il dibattito sui temi del lavoro. “Siamo di fronte ad una crisi della rappresentanza che riguarda anche il sindacato e questa è anche conseguenza della mancata applicazione della Costituzione e della preponderanza delle forze della finanza. Il lavoro è diventato una merce e neanche delle più pregiate. Sono state ridotte le protezioni sociali e colpito il welfare. Le conquiste ottenute sono state messe in discussione. A Marchionne che afferma che in Italia non si può fare imprenditoria per colpa della Costituzione, rispondiamo che non è la Costituzione che bisogna cambiare ma le politiche. Dobbiamo cambiare modello di sviluppo e costruire una nuova economia. Sabato scenderanno in piazza tante persone provenienti da tanti schieramenti diversi per chiedere una prospettiva di cambiamento che tragga la sua forza proprio dalla Costituzione”.
Libera è l’associazione di don Luigi Ciotti che si batte contro le mafie. E il miglior libro anti mafia, ha spiegato don Luigi Tellatin, è proprio la Costituzione. “Basterebbe applicarla, far funzionare lo Stato e rafforzare la democrazia. Così la mafia diventerebbe inutile e sarebbe battuta”. Don Luigi è uno che nel suo comodino tiene sempre due libri: il Vangelo e la Costituzione. “Il mio vangelo laico”, spiega, ed invita a coltivare il senso della memoria contro un popolismo banale ma furbo che “svuota i principi in nome della tecnologia dei mercati”.
Chiusura per Gianfranco Bettin, assessore comunale all’Ambiente. “La Costituzione è stata una di quelle cose che solo gli italiani sono capaci di inventarsi nei momenti più bui. Oggi, è in atto un tentativo di svuotarla di significato, di impaludarla. Una tecnica consolidata che abbiamo visto all’opera troppe volte. Con la riforma sanitaria, ad esempio. Ma anche con la legge di interruzione della gravidanza o con la legge Basaglia. Leggi tanto innovative quanto scomode che subito dopo la loro approvazione o non vengono applicate o vengono delegittimate. Così sta accadendo con la Costituzione. Ricordate quando Berlusconi la definiva ‘una carta sovietica’ da cambiare a tutti i costi? Adesso il gioco è più sottile ed insidioso. Ci raccontano che è superata, che ha bisogno di essere riformata. Non è vero. E’ un tentativo di colpire i suoi principi sempre attuali. Un tentativo che va smascherato per quello che è”.
Bettin fa notare anche come la perdita di autonomia degli enti locali, i Comuni in primis -oramai ridotti a meri enti applicativi di quanto deciso a Roma se non direttamente da Bruxelles - vada ad inserirsi in questo tentativo di svuotamento della nostra carta costituzionale: “un vero attacco alla democrazia e alla partecipazione”.
“Per questi motivi - conclude l’assessore - la manifestazione di sabato non ha lo scopo di difendere il vecchio mondo ma di costruire quello nuovo. Con la Costituzione come arma da combattimento”.
Finanza o democrazia? Un convegno per un nuovo patto costituente tra cittadini e cittadini
23/05/2013EcoVenezia, Global Project, In ComuneVenezia, e non a caso. La città lagunare, storico “ponte” mediterraneo di scambi tra oriente ed occidente, tra settentrione e meridione, sarà la sede del convegno internazionale di due giorni “L’Europa oltre l’Europa”, che si svolgerà venerdì 24 e sabato 25 maggio. In allegato, potete scaricare il ricco programma della manifestazione che, proprio per dare una idea della varietà delle discussioni prevsite, si terrà sia in sedi istituzionali come le sale messe a disposizione dallo Iuav o dal Comune di Venezia, quanto in spazi autogestiti come il Sale Docks. L’iniziativa è stata presentata questa mattina a Ca’ Farsetti.
Perché un convegno sull’Europa?
Perché, si legge nel documento di presentazione dell’incontro, “tre anni ininterrotti di politiche di austerity hanno profondamente modificato la costituzione materiale dell’Unione Europea. Il processo di integrazione economica e finanziaria appare oggi guidato da poteri economici e politici estranei alla stessa cornice istituzionale dei Trattati. La fase costituente dall’alto che stiamo subendo si sta dimostrando post- e anti- democratica. Tanto più che ciò si verifica nel contesto di una gestione della crisi finanziaria ed economica che sta impoverendo drammaticamente il continente e allargando la forbice delle diseguaglianze sociali ai danni di molti”.
Il seminario è stato organizzato da Global Project e da European Alternatives e si inserisce in un percorso che continuerà in Germania, a Francoforte, con Occupy Frankfurt, e in Grecia, ad Atene, con Alter Summit.
“Quando abbiamo lanciato la proposta di questo incontro sull’Europa - spiega Vilma Mazza, direttore di Global Project- non ci aspettavamo una risposta così entusiastica. Lo stesso numero dei relatori, provenienti non solo da pressoché tutti i paesi europei ma anche dall’area mediterranea e dall’est, e che supera la quarantina, è un dato che la dice lunga sulle dimensioni di questa ‘due giorni’ di incontri. Tra loro ci sono esperti, amministratori locali, rappresentanti di movimenti. Tre categorie che difficilmente troviamo all’interno della stessa sala di convegno ma che, proprio per questo, abbiamo voluto far incontrare. In questa Europa arroccata dietro alle decisioni della troika e dove gli spazi di democrazia si restringono sempre di più, riteniamo che sia necessario costruire una azione multipla e pensare ad un linguaggio condiviso per poter incamminarci verso un deciso cambiamento di rotta”.
“Come Comune siamo molto interessati a questo convegno e, in generale, a questo tipo di percorsi che intrecciano esperienze di base e ed esperienze amministrative - commenta Gianfranco Bettin, assessore all’Ambiente del Comune di Venezia -. L’Europa in cui ci riconosciamo di più è quella dei popoli e delle città, che poi costituiscono la vera radice dell’Europa. Due dimensioni che oggi sono entrate in crisi e poste sotto continuo attacco dal quell’Europa che prevale in questo momento, che è soprattutto quella delle oligarchie finanziarie. Oggi i popoli soffrono le politiche del rigore e le città sono il fulcro della leva con cui vengono applicate tali politiche nel welfare e nei beni comuni. Beni sotto continua pressione per essere ceduti e, con loro, cedere anche sovranità. L’affacciarsi di una diversa idea di Europa, in grado di produrre tanto pratiche amministrative quanto pratiche di conflitto capaci di opporsi a quanto avviene, è, per noi tutti, non soltanto importante ma addirittura vitale”.
Marco Baravalle di Sale Docks osserva come il convegno internazionale comprenda “un focus interessante sull’Europa dell’est e su Paesi di cui si parla poco, pur se negli ultimi anni sono stati al centro di politiche e di vicende contraddittorie come governance identitarie, euroscettiche e di estrema destra, ma anche di movimenti che si sono opposti a queste derive e dei quali sappiamo molto poco”.
“L’Europa oltre l’Europa - conclude Baravalle - sarà un appuntamento che ha come obiettivo essenziale quello di ridefinire che cosa intendiamo oggi con ‘Europa’, sia per trovare un linguaggio comune come ha detto Vilma Mazza che per costruire insieme pratiche amministrative e di movimento, come ha spiegato l’assessore Bettin. Oggi l’Europa è solo quella della troika e dell’austerity. E’ una Europa che non risponde democraticamente ai bisogni dei suoi cittadini, una Europa delle decisioni prese dall’alto col baricentro chiuso dentro le cassaforti dei gruppi finanziari. Durante il convegno, cercheremo di definire una Europa diversa, un’Europa dei diritti e dei movimenti sociali. Una Europa che abbia un centro di gravità mobile, pronto a spostarsi ad est o a sud, verso quello che non ha caso è stato chiamato l’Euromediterraneo”.
Perché, proprio come per il mondo, anche un’altra Europa è non solo possibile ma anche necessaria.
Perché un convegno sull’Europa?
Perché, si legge nel documento di presentazione dell’incontro, “tre anni ininterrotti di politiche di austerity hanno profondamente modificato la costituzione materiale dell’Unione Europea. Il processo di integrazione economica e finanziaria appare oggi guidato da poteri economici e politici estranei alla stessa cornice istituzionale dei Trattati. La fase costituente dall’alto che stiamo subendo si sta dimostrando post- e anti- democratica. Tanto più che ciò si verifica nel contesto di una gestione della crisi finanziaria ed economica che sta impoverendo drammaticamente il continente e allargando la forbice delle diseguaglianze sociali ai danni di molti”.
Il seminario è stato organizzato da Global Project e da European Alternatives e si inserisce in un percorso che continuerà in Germania, a Francoforte, con Occupy Frankfurt, e in Grecia, ad Atene, con Alter Summit.
“Quando abbiamo lanciato la proposta di questo incontro sull’Europa - spiega Vilma Mazza, direttore di Global Project- non ci aspettavamo una risposta così entusiastica. Lo stesso numero dei relatori, provenienti non solo da pressoché tutti i paesi europei ma anche dall’area mediterranea e dall’est, e che supera la quarantina, è un dato che la dice lunga sulle dimensioni di questa ‘due giorni’ di incontri. Tra loro ci sono esperti, amministratori locali, rappresentanti di movimenti. Tre categorie che difficilmente troviamo all’interno della stessa sala di convegno ma che, proprio per questo, abbiamo voluto far incontrare. In questa Europa arroccata dietro alle decisioni della troika e dove gli spazi di democrazia si restringono sempre di più, riteniamo che sia necessario costruire una azione multipla e pensare ad un linguaggio condiviso per poter incamminarci verso un deciso cambiamento di rotta”.
“Come Comune siamo molto interessati a questo convegno e, in generale, a questo tipo di percorsi che intrecciano esperienze di base e ed esperienze amministrative - commenta Gianfranco Bettin, assessore all’Ambiente del Comune di Venezia -. L’Europa in cui ci riconosciamo di più è quella dei popoli e delle città, che poi costituiscono la vera radice dell’Europa. Due dimensioni che oggi sono entrate in crisi e poste sotto continuo attacco dal quell’Europa che prevale in questo momento, che è soprattutto quella delle oligarchie finanziarie. Oggi i popoli soffrono le politiche del rigore e le città sono il fulcro della leva con cui vengono applicate tali politiche nel welfare e nei beni comuni. Beni sotto continua pressione per essere ceduti e, con loro, cedere anche sovranità. L’affacciarsi di una diversa idea di Europa, in grado di produrre tanto pratiche amministrative quanto pratiche di conflitto capaci di opporsi a quanto avviene, è, per noi tutti, non soltanto importante ma addirittura vitale”.
Marco Baravalle di Sale Docks osserva come il convegno internazionale comprenda “un focus interessante sull’Europa dell’est e su Paesi di cui si parla poco, pur se negli ultimi anni sono stati al centro di politiche e di vicende contraddittorie come governance identitarie, euroscettiche e di estrema destra, ma anche di movimenti che si sono opposti a queste derive e dei quali sappiamo molto poco”.
“L’Europa oltre l’Europa - conclude Baravalle - sarà un appuntamento che ha come obiettivo essenziale quello di ridefinire che cosa intendiamo oggi con ‘Europa’, sia per trovare un linguaggio comune come ha detto Vilma Mazza che per costruire insieme pratiche amministrative e di movimento, come ha spiegato l’assessore Bettin. Oggi l’Europa è solo quella della troika e dell’austerity. E’ una Europa che non risponde democraticamente ai bisogni dei suoi cittadini, una Europa delle decisioni prese dall’alto col baricentro chiuso dentro le cassaforti dei gruppi finanziari. Durante il convegno, cercheremo di definire una Europa diversa, un’Europa dei diritti e dei movimenti sociali. Una Europa che abbia un centro di gravità mobile, pronto a spostarsi ad est o a sud, verso quello che non ha caso è stato chiamato l’Euromediterraneo”.
Perché, proprio come per il mondo, anche un’altra Europa è non solo possibile ma anche necessaria.