Venezia «Fu-Turistica» in piazza contro i «grandi hotel del mare»
13/06/2020Il ManifestoManifestazione oggi in Laguna. Il comitato No Navi rivendica un futuro diverso per la Città dei Dogi
Uno striscione lungo due chilometri. Il più grande mai sollevato sotto il cielo della laguna di Venezia. A sorreggerlo sarà una catena umana che partirà dal terminal crociere di San Basilio per arrivare alla Punta della Dogana, snodandosi lungo l’intera fondamenta delle Zattere, la più grande della città. Non a caso, si tratta della riva che costeggia il canale della Giudecca. Il canale che sbocca davanti piazza San Marco dove solo la Pandemia è riuscita, per ora, a fermare l’inquinante via vai delle Grandi Navi. Una battaglia, questa contro i «Grand Hotel del Mare», che per gli ambientalisti veneziani del comitato No Navi, tra gli organizzatori della manifestazione, è emblematica per ridare futuro e dignità a questa che un tempo era la Città dei Dogi.
Il nome dell’iniziativa che si svolgerà questo pomeriggio, a partire dalle ore 17 alle Zattere, è già un programma: «Venezia Fu-Turistica». E’ una speranza di Venezia futura infatti, quella che prenderà voce dallo striscione che sventolerà sul canale della Giudecca. «Venezia può rinascere solo se si libererà da questo corto circuito di speculazione che l’ha trasformata in una città museo, se non addirittura in un parco divertimenti per ricchi turisti» spiega Marta Sottoriva, studentessa di Ca’ Foscari e una delle organizzatrici della mobilitazione. «La pandemia ci ha riconsegnato una città deserta, in piena crisi perché l’unica economia che conosceva era quella del turismo. Ma Venezia è molto di più: ci sono giovani che qui sono nati o che qui hanno studiato e che qui vogliono rimanere per costruire il loro futuro che è il futuro stesso della città. Ma questo futuro sarà possibile solo uscendo dalla monocoltura turistica, con interventi a favore della residenziali capaci di fermare gli speculatori che hanno trasformato le nostre case in alberghi e B&B».
Una novità della mobilitazione di questo pomeriggio è la sua forte componente giovanile e studentesca. Molte delle ragazze e dei ragazzi che hanno realizzato l’impegnativo striscione provengono dalle file di Fridays For Future che, per l’appunto, figura tra gli organizzatori dell’iniziativa. «Venezia sopravvive solo se sopravvive la laguna in cui è immersa aggiunge Marta Sottoriva -. La tutela dell’ambiente è fondamentale per una città come la nostra che vive dell’equilibrio tra terra e acqua. I cambiamenti climatici rischiano di farci affondare. Il Mose, lo abbiamo visto anche con l’acqua alta di una settima fa, eccezionale e assolutamente fuori stagione, non è la soluzione ma il problema. La strada da percorrere è un’altra, quella della difesa del territorio da mercificazioni e inquinamenti. Venezia deve diventare la capitale della Giustizia Climatica».
«La pandemia dovrebbe averci insegnato qualcosa spiega Mattia Donadel, portavoce del comitato Opzione Zero ed invece, proprio in piena emergenza la Regione e il Comune hanno approfittato per accelerare l’iter di approvazione di un nuovo mega impianto di incenerimento da realizzare a Fusina, proprio a ridosso della gronda lagunare. Alle Zattere diremo No anche a questo progetto. La ripartenza che vogliamo è ben diversa dal rifare gli stessi errori del passato che sono stati la causa e non la soluzione del problema».
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29/05/2020Il ManifestoFatti e misfatti . "Cracking" di Gianfranco Bettin è stato incendiato e lanciato dentro i locali del municipio di Marghera, di cui l'autore è presidente. Sulle pagine bruciate svastiche e scritte che invocano "ordine"
Non è ancora chiaro se lo scopo era quello di provocare danni o addirittura di appiccare il fuoco all’edificio, oppure se le fiamme altro non sono che una sorta di ulteriore affronto al libro che, ricordiamolo, racconta la storia romanzata di una protesta operaia sullo sfondo del petrolchimico veneziano, tra malavita organizzata, criminalità finanziaria e lotte per il lavoro e per l’ambiente.
A trovare il volume mezzo bruciato, martedì mattina, è stato il personale incaricato della pulizia che ha immediatamente informato il presidente della Municipalità e le forze dell’ordine che hanno avviato le rilevazioni e le indagini del caso. “Un gesto da non sottovalutare ha dichiarato il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto nei confronti di uno studioso che che si è sempre battuto per difendere i cittadini e l’ambiente da ogni tipo di corruzione e di mafie”.
Un gesto vile che accumula nell’oltraggio Gianfranco Bettin all’intera comunità di Marghera. Le pagine risparmiate dalla fiamme, infatti, sono coperti di insulti non solo nei confronti dell’ambientalista, ma anche di tutta Marghera, descritta come luogo degradato e malavitoso, piena di drogati e assassini, oltre che fonte di inquinamento, invocando su tutta la zona il ripristino di “ordine e pulizia”.
Un programma politico, chiamiamolo così, piuttosto semplice ma che si sposa con le principali categorie di pensiero proprie dell’estrema destra. Quella delle “soluzioni finali”, per intendersi. Tra le pagine semi bruciate, infatti, campeggiano svastiche e altri simboli nazisti. Tutte le ipotesi sugli autori del gesto sono ancora aperte. Da quella fascista a quella di una semplice persona disturbata di mente, magari impaurita dal recente incendio alla 3V Sigma che ha sollevato sull’intera laguna una impressionante nube di fumo nero.
Senza dimenticare, come ha spiegato il prefetto, che tutto ciò potrebbe rivelarsi una vera e propria operazione di intimidazione, con tentativo di depistaggio verso una pista nera, da parte di quelle mafie ambientali che Gianfranco Bettin ha sempre coraggiosamente denunciato. Mafie che, proprio in questi tempi di fine lockdown,stanno cercando di cavalcare la crisi economica e la conseguente mancanza di liquidità di tante aziende per impossessarsi delle attività produttive venete.
“Non sappiamo ancora chi è stato - ha commentato lo scrittore -. Le indagini, come si dice, sono ancora in corso. Io stesso non so ancora bene come valutare questo gesto. Bruciare i libri è certamente un gesto nazista. Una azione violenta che accumula l’odio per me a quello per i libri ed a quello per l’intera comunità di Marghera, come fosse responsabile di una devastazione ambientale e, per certi versi anche sociale, che ha radici ben lontane da queste strade.
Esplode una fabbrica chimica, disastro annunciato a Marghera
16/05/2020Il ManifestoLa Sigma va in fiamme. Nube tossica sul cielo di Venezia. Diversi operai feriti, due gravi. Gli allarmi ignorati sulla sicurezza
Alle 10,15 di ieri mattina, Venezia è improvvisamente tornata alla normalità. Un forte botto causato dall’esplosione di un serbatoio ha scatenato un violento incendio a Porto Marghera che ha devastato gli stabilimenti dell’industria chimica 3V Sigma, azienda specializzata nella produzione di solventi e sbiancanti per cementifici. Un’alta colonna di fumo nero e maleodorante si è alzata dal luogo del sinistro ed è rimasta visibile per tutta la mattinata sull’orizzonte della città.
La violenza dell’esplosione ha danneggiato anche alcuni appartamenti vicini alla 3V Sigma, spaccando i vetri delle finestre e danneggiando gli interni. Il bilancio delle vittime conta numerosi feriti e due operai ricoverati in gravissime condizioni per ustioni.
Proprio due di quegli operai che il 10 luglio di un anno fa erano scesi in sciopero contro la mancata osservanza dei protocolli di sicurezza da parte dell’azienda, comprese le norme antincendio, e che qualche giorno fa, costretti a lavorare anche in pieno lockdown, avevano denunciato ancora una volta i rischi che correvano nella loro attività, ricevendo come risposta da parte dell’azienda solo la minaccia verbale di una denuncia per diffamazione.
Un disastro annunciato, quindi, quello accaduto ieri mattina a Venezia. Un disastro dal quale i comitati ambientalisti e la stessa Municipalità presieduta dall’ambientalista Gianfranco Bettin, avevano più volte messo in guardia il Comune e la Regione. Sotto accusa anche la gestione dell’emergenza da parte dello stesso Comune e dell’ArpaV.
L’allarme in terraferma è scattato con quasi un’ora di ritardo. Nella città lagunare, addirittura, dove la nube tossica si è diretta spinta dal vento, non sono neppure mai suonate le sirene. Irraggiungibili i siti della Protezione Civile e del Comune che solo alle 11,15 ha diffuso una nota in cui «in via prudenziale» invitava tutti i residenti a portarsi in un luogo chiuso, a chiudere le finestre sigillando i bordi con dei panni umidi, senza peraltro dare informazioni sulla natura dell’incendio e sulle sostanze che ammorbavano l’aria.
La paura è corsa sui social, dove i residenti postavano filmati e foto dell’impressionante colonna di fumo, chiedendosi quale fosse la portata del pericolo.
La situazione si è normalizzata solo dopo le 14, con la sirena del cessato allarme. Nel pomeriggio, gradualmente, anche il traffico automobilistico e quello ferroviario, interrotti in tutta l’area, sono tornati alla normalità. Anche il sindaco Luigi Brugnaro ha raggiunto l’area dove era scoppiato l’incendio per ribadire in una conferenza stampa che «la macchina comunale ha funzionato» e che contava di «riaprire quanto prima le strade che sono state chiuse, non appena avremo i dati dell’ArpaV sulla qualità dell’aria, così da poter far tornare le persone al lavoro».
La sua performance davanti alle telecamere è stata interrotta da alcuni attivisti del comitato contro il Rischio Chimico di Marghera che hanno chiesto un confronto col primo cittadino. Confronto negato perché Brugnaro si è semplicemente rifiutato di rispondere alle domande dei cittadini presenti. «Di fronte ad un disastro come questo che ha messo in pericolo tutta la città, il sindaco si preoccupa solo di far riprendere il prima possibile il lavoro agli operai – ha commentato Michele Valentini, portavoce del comitato Rischio chimico -. Gli obiettivi della sua amministrazione sono tutti qua: fare alberghi per i turisti, devastare la laguna per far spazio alle grandi navi e far lavorare gli operai.
La salute dei cittadini, l’avvio di una alternativa al turismo di massa, la tutela dell’ambiente e le famose bonifiche che Marghera attende da decenni sono temi che il suo programma elettorale non contempla nemmeno».
Le bonifiche, appunto. Dopo anni di progettazione e milioni di investimenti, la messa in sicurezza dell’area industriale di Venezia è ancora una utopia. Non solo. Comune e Regione stanno spingendo per la realizzazione di un nuovo, grande polo di incenerimento a Fusina. Sarà il più grande del Veneto e tratterà anche fanghi di depuratori e percolati di discariche contaminati da Pfas.
Un progetto contrastatissimo dagli ambientalisti. E viene da chiedersi se è questa la «normalità» alla quale Venezia vuole tornare dopo i mesi del coronavirus.
Il caso dell’hotel Monaco. Un motivo di più per chiedere una sanatoria. E subito!
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23/03/2020LasciateCIEntrare“Tenerli in queste condizioni non ha nessun senso e rischia solo di far espandere ancora di più il contagio. O li liberano tutti o li sistemano in un posto sicuro”. Carla si riferisce ai migranti “ospiti” del centro Ponte Galeria a Roma: 40 donne e 75 uomini, compreso il suo fidanzato. “Lo hanno fermato il 3 marzo – racconta -. Appena l’ho saputo ho chiamato la polizia per chiedere spiegazioni. Lui è nato in Tunisia ma vive in Italia sin da quanto aveva 14 anni. Ora ne ha 26 ma non è ancora riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana. La polizia mi ha detto di stare tranquilla, che era solo un controllo, ma intanto lo avevano già portato al centro”.
Crociera da incubo, la nave Costa Victoria in cerca di un porto
22/03/2020Il ManifestoCoronavirus. Paura a bordo, 1.400 persone tra passeggeri e personale sperano di attraccare al più prestoDoveva essere una spensierata crociera all’insegna della mondanità in «ambienti eleganti e confortevoli», studiati apposta per «regalarti il massimo del benessere, del comfort, del divertimento», come si legge nel sito della compagnia. Ma per i 718 passeggeri della Costa Victoria si è rivelata un incubo. Un incubo che ancora non si sa come, e dove, andrà a finire.
La grande nave era salpata da Venezia il 5 gennaio e qui avrebbe dovuto concludere il suo lungo viaggio attorno al mondo a fine marzo, dopo aver fatto scalo nei principali porti dei cinque continenti, dalle Barbados alle Antille Olandesi, dalle coste dell’Ecuador a quelle della Polinesia. L’esplosione della pandemia ha scombinato i programmi e l’elegante nave si è vista sbarrare, uno dopo l’altro, l’accesso di tutti i porti di destinazione. La crociera è finita prima del tempo ed ora la grande nave sta facendo precipitosamente ritorno alla casella di partenza, dove giungerà il 28 marzo.
I comunicati della compagnia in cui viene ripetuto che non ci sono contagiati a bordo sono smentiti dalle mail di passeggeri e lavoratori di bordo. «A Dubai, il 7 marzo, sono state fatte imbarcare anche persone che venivano da aree a rischio» si legge. «Molte persone vanno in giro tossendo pesantemente e non abbiamo nessuna certezza. La situazione è complicata e c’è paura. Non sono stati distribuiti dispositivi di protezione personali. Gli spettacoli sono stati sospesi per evitare la vicinanza, ma si continuano ad ammassare persone nei ristoranti».
A bordo ci sono solo due medici e un paio di infermieri. «Aiutateci» è l’appello che lancia uno dei 790 lavoratori di bordo. «È assurdo far sbarcare 1.400 persone in un’area pesantemente colpita dal virus: se risultassimo contagiati andremmo ad aggravare una situazione sanitaria già compromessa dall’attuale emergenza. Noi non vogliamo mettere in pericolo nessuno. Solo tornare a casa». I passeggeri vorrebbero sbarcare in un porto del sud, Bari o Napoli. Ma la nave che mercoledì è entrata nel canale di Suez, sta facendo rotta verso l’alto Adriatico. Due le ipotesi sulla destinazione finale: Trieste o Venezia. Nessuna certezza viene dalla compagnia di crociere che, dopo qualche giorno di sospensione dell’attività, ha già annunciato che la stagione turistica riprenderà regolarmente e ha già messo in vendita sul suo sito biglietti per partenze dal 1 aprile.
Chi non ha nessuna voglia di ripartire ma vorrebbe solo sbarcare, sono i passeggeri della Victoria, molti dei quali sono australiani e sono convinti, come assicurano anche i mass media del loro Paese, che la destinazione finale della nave sia rimasta quella, già prevista, di Venezia: uno dei focolai della pandemia. Costa Crociere non conferma ma nemmeno smentisce. Lo stesso presidente della Regione Veneto si è dichiarato contrario all’attracco della nave alla marittima di Venezia. «Non siamo dei lazzaroni – ha dichiarato Luca Zaia – ma non sappiamo quanti siano i contagiati a bordo che hanno bisogno di cure e non siamo nelle condizioni di poter garantire nulla perché siamo in emergenza».