Venezia in allerta per il picco di acqua alta
La città prova a rialzarsi dopo l’alta marea dei giorni scorsi, ma per mezzogiorno di oggi è prevista una nuova ondata di piena. Sospesi i mutui per un anno. Il comune invita i cittadini a documentare i danni subiti.
Cinque giorni dopo l’acqua granda, Venezia è ancora qua, «picada a un ciodo», appesa ad un chiodo, ma viva. Le scuole ancora chiuse e gli studenti in giro con scope e ramazze ad aiutare chi ne ha bisogno. Ad affiancarli, un nutrito numero di pensionati, già idraulici ed elettricisti, che hanno ripreso in mano i ferri del mestiere, e si sono messi a disposizione di quanti ne hanno bisogno. I negozi stanno lentamente tornado alla normalità, anche perché le maree di ieri e dell’altro ieri si sono rivelate meno pesanti del previsto. Il botto però, è atteso per oggi alle 12,30 in punto. Le previsioni del Centro Maree, che non è che ci abbia azzeccato molto in questi giorni di emergenza, parlano di 160 cm. sul livello del mare. Un numero che fa paura, e non soltanto perché significa che la città sarà sommersa per un buon 80 per cento, quanto perché era questa la marea prevista per la notte della mareggiata e che, grazie alla spinta di un «muro» di scirocco, è arrivata a ben 187 centimetri, sfiorando il record di quel terribile 4 novembre del 1966.
Chi ha qualche anno sul groppone, se lo ricorda bene quel novembre. Stefano Fiorin è un pescatore molto noto a Venezia, perché sul suo cofano va a pesca sia di branzini che di sacchetti delle immondizie. Quando ne vede uno, se lo tira in barca per consegnarlo ai punti di raccolta differenziata della Veritas, l’azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti. La laguna è casa sua. E chi non terrebbe pulita casa sua? «Mai visto tanti sacchetti a spasso per i canali come in questi giorni – racconta -. La grande differenza tra l’acqua alta del ’66 e questa è la plastica. Cinquant’anni fa non ce n’era. Perlomeno non come ai nostri giorni. Oggi la laguna ne è invasa. Io ho raccolto quello che ho potuto ma ho dovuto portarmi tutto a casa perché la Veritas non ha ancora ripristinato la raccolta differenziata. Dicono che non ce la fanno ancora».
Va meglio per il trasporto pubblico. Fatte salve un paio di linee dirette al Lido ed una mezza dozzina di approdi ancora sottosopra per la mareggiata, il servizio è tornato in funzione. I disagi sono comunque ancora notevoli in quanto, pur con acque alte di minore intensità, come si registrano in questi giorni, battelli e vaporetti sono costretti a fermarsi perché non riescono a passare sotto i ponti.
Sul fronte romano, il Consiglio dei ministri ha approvato la richiesta di Comune e Regione ed ha dichiarato lo stato di emergenza sia per la città di Venezia che per tutte le altre aree del Veneto colpite dall’alluvione. Il governo ha ufficialmente stanziato il primo finanziamento, ammontante a 20 milioni di euro. Fondi che saranno destinati ai privati con un massimale di 5 mila euro, e alle imprese, massimo 20 mila euro, che abbiano subito danni. L’amministrazione comunale veneziana ha deciso di posticipare la scadenza della tassa sui rifiuti (Tari) e di farla slittare di un mese, dal 16 novembre al 16 dicembre, sia per le aziende che per i residenti. Il Comune ha invitato i cittadini a documentare i danni subiti ed a presentare domanda di rimborso. Anche l’Abi, l’associazione Bancaria italiana si è mobilitata ed ha invitato le banche a venire incontro a quanti sono stati danneggiati dalla marea. Bnl e Unicredit hanno sospeso il pagamento dei mutui concedendo una moratoria di un anno. Questi istituti hanno anche varato un prestito speciale di solidarietà a condizioni agevolate per sostenere la ripresa dell’economia.
Il sindaco Luigi Brugnaro parla genericamente di «un miliardo di danni». Una cifra come un’altra, perché la conta dei danni non soltanto non è ancora iniziata ma non si sa ancora quando potrà concludersi, considerato che l’emergenza è ancora in atto. Senza contare che ci sono perdite che nessuna banca potrà ripagare. Ad esempio ai danni che l’acqua salata ha causato ai delicati mosaici della basilica di San Marco ed alla sua cripta. Oppure agli spartiti vergati a mano da Antonio Vivaldi, Benedetto Marcello e altri grandi della storia delle musica che si trovavano nella biblioteca del conservatorio Benedetto Marcello e che sono stati irrimediabilmente distrutti dall’acqua salata.
Non tutto a questo mondo si misura con i «schei».
Chi ha qualche anno sul groppone, se lo ricorda bene quel novembre. Stefano Fiorin è un pescatore molto noto a Venezia, perché sul suo cofano va a pesca sia di branzini che di sacchetti delle immondizie. Quando ne vede uno, se lo tira in barca per consegnarlo ai punti di raccolta differenziata della Veritas, l’azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti. La laguna è casa sua. E chi non terrebbe pulita casa sua? «Mai visto tanti sacchetti a spasso per i canali come in questi giorni – racconta -. La grande differenza tra l’acqua alta del ’66 e questa è la plastica. Cinquant’anni fa non ce n’era. Perlomeno non come ai nostri giorni. Oggi la laguna ne è invasa. Io ho raccolto quello che ho potuto ma ho dovuto portarmi tutto a casa perché la Veritas non ha ancora ripristinato la raccolta differenziata. Dicono che non ce la fanno ancora».
Va meglio per il trasporto pubblico. Fatte salve un paio di linee dirette al Lido ed una mezza dozzina di approdi ancora sottosopra per la mareggiata, il servizio è tornato in funzione. I disagi sono comunque ancora notevoli in quanto, pur con acque alte di minore intensità, come si registrano in questi giorni, battelli e vaporetti sono costretti a fermarsi perché non riescono a passare sotto i ponti.
Sul fronte romano, il Consiglio dei ministri ha approvato la richiesta di Comune e Regione ed ha dichiarato lo stato di emergenza sia per la città di Venezia che per tutte le altre aree del Veneto colpite dall’alluvione. Il governo ha ufficialmente stanziato il primo finanziamento, ammontante a 20 milioni di euro. Fondi che saranno destinati ai privati con un massimale di 5 mila euro, e alle imprese, massimo 20 mila euro, che abbiano subito danni. L’amministrazione comunale veneziana ha deciso di posticipare la scadenza della tassa sui rifiuti (Tari) e di farla slittare di un mese, dal 16 novembre al 16 dicembre, sia per le aziende che per i residenti. Il Comune ha invitato i cittadini a documentare i danni subiti ed a presentare domanda di rimborso. Anche l’Abi, l’associazione Bancaria italiana si è mobilitata ed ha invitato le banche a venire incontro a quanti sono stati danneggiati dalla marea. Bnl e Unicredit hanno sospeso il pagamento dei mutui concedendo una moratoria di un anno. Questi istituti hanno anche varato un prestito speciale di solidarietà a condizioni agevolate per sostenere la ripresa dell’economia.
Il sindaco Luigi Brugnaro parla genericamente di «un miliardo di danni». Una cifra come un’altra, perché la conta dei danni non soltanto non è ancora iniziata ma non si sa ancora quando potrà concludersi, considerato che l’emergenza è ancora in atto. Senza contare che ci sono perdite che nessuna banca potrà ripagare. Ad esempio ai danni che l’acqua salata ha causato ai delicati mosaici della basilica di San Marco ed alla sua cripta. Oppure agli spartiti vergati a mano da Antonio Vivaldi, Benedetto Marcello e altri grandi della storia delle musica che si trovavano nella biblioteca del conservatorio Benedetto Marcello e che sono stati irrimediabilmente distrutti dall’acqua salata.
Non tutto a questo mondo si misura con i «schei».