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Mister Pappappero

Ai giornalisti e ai blog che dopo la sentenza Hutton hanno esclamato: Pappappero!, e anche Noi lo sapevamo da sei mesi, bisogna ricordare che questo è impossibile, perché, affinché la BBC e Gilligan fossero trovati colpevoli di qualcosa, bisognava che Lord Hutton valutasse i pro e i contro, e questo ha richiesto appunto diversi mesi.

(Anche se è pur vero che At the heart of the process is a mysterious lack of logic. On the one hand Hutton spent weeks listening to evidence about the preparation of the Government's case against Saddam in the September dossier, but when it came to writing his report he rejected the need to address the issue of the dossier's truth. 'A question of such wide import ... is not one which falls within my terms of reference.')

Cioè, al massimo Essi hanno azzeccato una previsione. Ma se adesso stessimo qui a contare tutte le previsioni che azzecchiamo. Per dire, io un anno fa sapevo (1) che la guerra si sarebbe fatta; (2) che sarebbero morti un sacco di civili; (3) che sarebbe morta anche più gente durante la successiva “pacificazione”; (4) che la Palestina sarebbe rimasta il disastro che è; (5) che l’opinione popolare nelle comunità islamiche avrebbe preso le parti di Saddam Hussein. E allora chi sono io, Mandrake? Il Divino Otelma? (Molto peggio: sono un comune pessimista).
L’unica previsione che ho sballato sono le Armi di Distruzione di Massa: credevo che alla fine le avrebbero pure trovate (al limite ce le avrebbero messe). Che figura. Tutta colpa di B… di B… di Gilligan. Mi dicono dalla regia che adesso tutta la colpa è di Gilligan.

Però questa cosa, che Essi sapevano già, mi fa pensare. Come facevano a sapere già tutto, Essi?
Forse Essi sapevano qualcosa che Lord Hutton non sapeva (ma perché non glielo sono andati a dire, così si faceva prima?)
Oppure Essi, in quanto esperti di cose inglesi, sapevano che Lord Hutton era già orientato a scaricare tutto il barile sulla BBC, dati i suoi precedenti (che includono anche un voto sull'immunità a Pinochet?)
Però in tal modo, Essi avvallano l’ipotesi che Lord Hutton abbia deciso sulla base alle sue convinzioni ideologiche. Insomma: se Essi stavano zitti, gli rendevano un servizio migliore.

Ma il fatto è che Essi non ce la fanno proprio. Tutto l’anno a copiare, tradurre, lincare, arrampicarsi in su, centimetro di specchio dopo centimetro di specchio. Se per una volta arriva una buona notizia, com’è possibile frenare l’urlo di gioia che viene dal cuore? E tale urlo di gioia è, per l'appunto, assimilabile a un “Pappappero!”

Essi poi dicono a quelli che non sono d’accordo di tacere, sennò il loro Pappappero non si sente forte e chiaro. E io mi chiedo se Essi non si riferissero per caso a me. Ma non credo. Tanto, le cose che scrivo io, Essi non le hanno mai lette, o se le hanno lette, non hanno capito il punto, e neanche le lettere prima del punto.
Io mi sforzo, badate, ma più semplice di così non ci riesco, per cui è l’ultima volta:

La BBC e Gilligan hanno reso più sexy il dossier: questo ha causato indirettamente la morte di una persona, Kelly. Quindi il direttore della BBC e Gilligan si sono dimessi. Bene.
Tony Blair ha raccontato un sacco di balle agli inglesi sulle armi di dimostrazione di massa: questo ha causato la morte di migliaia di persone, civili, effettivi britannici e iracheni. Quindi Tony Blair si deve dimettere migliaia di volte. Non lo fa? Male. Molto male.

Questa cosa, scritta in maniera più breve e sexy, suona così: “ne uccide più una bugia di Blair che venti di Gilligan, pecoroni”. Che è l’unica cosa che io avevo scritto sul caso Kelly. E l’avevo scritta più o meno… sei mesi fa. Ehi! L’ho scritta sei mesi fa! E avevo ragione! Ma forse allora io sono davvero il Mago Otelma!

A Essi raccomandiamo comunque di non tacere, di continuare così, ché sono troppo forti: e anche il giorno che Essi non sapessero cosa dire, per favore, non tacciano, che il contenuto ideologico del Loro blog ne potrebbe soffrire: dicano comunque qualcosa, al massimo facciano dei rumori con la bocca, purché di guerra (perché là fuori c’è una guerra, non lo sapete?): Tatatatatata, Badabum, Craaaak, Ziiiiiiip! Szock! E, si capisce, qualche Pappappero ogni tanto. La vita sarebbe così dura, senza queste piccole soddisfazioni.

Concludo salutando Essi – Essi in realtà sarebbero quasi sempre solo un blog, ma siccome Essi amano parlare sempre di Loro Stessi al plurale, anche io parlo di Essi al plurale, così non si sentono soli.

The BBC is a surprising victim. Of course, Andrew Gilligan was a fool. Of course, Greg Dyke and Gavyn Davies should have investigated Gilligan before they addressed the Government. But that is the extent of their crimes.

Compared to the invasion of a sovereign territory on flawed intelligence they are minor. The issue now is not whether Campbell lied; it is whether he and Blair got it wrong and skewed the processes of government to forge the dossier that took us to war.


A volte un dignitoso silenzio sarebbe più onorevole rispetto a simili imbarazzanti argomenti. Senza speranza.
postato da Essi
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Contro il cerchio e contro la botte
(Caso Kelly e "Resistenza irachena")

1. Contro il cerchio:

Sì, probabilmente se scoppiasse oggi, il Watergate, finirebbe così: Gola Profonda identificato e impiccato, dimissioni e scuse officiali del direttore del Post, e Nixon che vince un altro mandato. Da questo punto di vista il caso Kelly è molto istruttivo: ci ricorda che la democrazia non è una civiltà, ma una battaglia, o forse la tregua tra una battaglia e l’altra: negli anni Settanta un quotidiano di Washington aveva il potere di far dimettere un Presidente, oggi non più. La BBC, senza essere la Bibbia, era un modello di informazione indipendente, in grado di mettere in imbarazzo il potere politico. Appunto, era. Cos’è successo alle democrazie anglosassoni? Si sono un po’ italianizzate, forse.

Io non sono un esperto del caso Kelly, ma naturalmente sono deluso dal verdetto Hutton. Lo sono anche (senz’altro con maggior cognizione di causa) diversi commentatori anglosassoni, qui segnalati da Luca Sofri. Lo è anche Pfaall. Io resto del parere (che lascia il tempo che trova) che il sexing up ci sia stato da entrambe le parti. Per la verità, mi sembra che almeno dall’11 settembre in poi politici e giornalisti vivano in un regime di sexing up coatto, che lascia frastornati noi lettori, figurarsi loro. E chissà quante volte anch’io avrò sexed up qualcosa per farla leggere a qualcuno. Chiedo scusa (purtroppo non posso rassegnare le dimissioni da me stesso).
Tuttavia non posso credere che il sexing up di un giornalista della BBC valga quanto il sexing up di un governo democratico. Una bugia di Tony Blair può uccidere (e ha ucciso) molte più persone di una di Gilligan. Chi non lo capisce, o è in buona fede, o proprio non ci arriva. Io credo che Camillo ci arrivi, però, chissà, magari mi sbaglio (come su tante altre cose).

Detto questo, le scaramucce sull’affare Kelly smettono d’interessarmi. Chi insiste e insisterà sulle colpe della BBC e dei giornalisti in generale, dichiara implicitamente (o esplicitamente) che siamo in guerra e che in guerra è lecito dire bugie. Ma come si fa a dar retta a una persona che arriva e ti dice: “Guarda, ti ho detto delle bugie per il tuo bene, e me ne vanto?” Se trovi giusto dirmele, continuerai a dirmene, e magari me ne stai dicendo in questo momento. Il giornalismo furbacchione alla fine si tira la zappa sui piedi da solo. Alla lunga Camillo non lo leggi più, perché non ti fidi di lui. Neanche quando recensisce dischi jazz – non farà come con certi articoli, che annusa solo il riff iniziale e finale?

Uno sopporta qualsiasi umiliazione nella vita, tranne forse l’essere coglionato. A volte penso che il mio antiamericanesimo sia tutto qui. Chissà, se George Bush si fosse presentato dicendo: "Signori, invaderemo l’Iraq perché ci serve il petrolio e una testa di ponte in Medio Oriente, e per finire una cosa lasciata a metà da mio padre…" io non mi sarei sentito così offeso. Ma la guerra al terrorismo è stata combattuta anche nel mio cervello. Mi hanno raccontato che Saddam Hussein poteva colpire l’Occidente. Mi hanno perfino fatto sentire in colpa per stragi di curdi avvenute vent’anni fa nel disinteresse generale di chi sapeva e poteva evitare. Mi hanno anche preso per un pirla che si beve qualsiasi cosa, con appena un pizzico di sexing up… Non dico che abbiano tutti i torti: è pure possibile che io sia un pirla. Ma quest’aggressione psicologica è stata intollerabile. Credo che Blair e Bush dovrebbero dimettersi. Credo anche che lo stile di vita dell’uomo occidentale debba essere messo in discussione, e alla svelta. Fine del colpo contro il cerchio.


2. Contro la botte:

Un’altra scaramuccia che dopo un po’ non trovo più interessante è l’infinita disputa linguistica sulla “resistenza irachena”. In fondo basta sfogliare un dizionario, no?
Sabatini-Coletti: se sono gruppi “che adottano la violenza come metodo di lotta politica”, sono terroristi; se esercitano un’ “opposizione attiva… contro altre persone o cose”, fanno resistenza. Quindi, tutto sommato, possiamo concludere che sono entrambe le cose. E che anche il CLN era entrambe le cose. E la Giovine Italia.
Una volta chiuso il dizionario, però, ci accorgiamo di quanto sia importante il contesto intorno a una parola. “Resistenza” è una parola come un’altra, ma nel mondo della sinistra italiana poche parole hanno una connotazione così positiva. Io ho la pressione bassa, pure non posso evitare un piccolo tuffo al cuore ogni volta che sento la parola “Resistenza”. La mia impressione è che chi dice “Resistenza irachena” vorrebbe dire (o non si accorge di dire, il che è peggio), “siamo dalla vostra parte, ragazzi”. Ma tanto varrebbe dire: noi, del tal gruppo, stiamo dalla parte dei resistenti-insorti-combattenti-terroristi iracheni. Sì, proprio noi, che l’anno scorso andavamo in piazza con le bandiere arcobaleno. Quest’anno ci ha preso così.
Poi, però, siccome a belle parole siam buoni tutti, bisognerebbe anche cominciare a far qualcosa per questi ragazzi, che di un comizio o un articolo su Liberazione probabilmente non sanno che farsene: raccogliere fondi, spedire vettovaglie, e perché no, munizioni (ricordo che l’anno scorso di questi tempi cercavamo di bloccare i treni). Se abbiamo deciso che c’è una guerra, si fa la guerra, mica i discorsi.
Io però mi chiamo fuori. Non sono pronto per questa svolta filo-resistente-insorta-combattente. Dopo un anno passato a puntualizzare che non eravamo alleati del bieco dittatore Saddam Hussein, l’idea di mandare un aiuto anche simbolico a dei ba’atisti è ancora un po’ troppo forte. Tra un po’ di tempo, chissà. Ma siamo nel febbraio 2004! ho ancora in garage pacchi di adesivi arcobaleno!

A proposito di discorsi, ieri c’era un articolo molto interessante di Tariq Ali sul Manifesto (Forse oggi il link è spostato qui). tariq Ali è un intellettuale anglo-pakistano che sull’attuale fase di “pacificazione” in Iraq dice cose molto dure: gli iracheni stanno peggio oggi che sotto Saddam, l’Iraq sarà consegnato all’”impostore” Chalabi, l’Onu ha assunto la stessa posizione degli Usa, ecc.. E, naturalmente, il governo italiano che ha mandato un contingente è complice degli americani. E scrive:

Noi sappiamo che certamente Silvio Berlusconi e il suo principale compagno, Gianfranco Fini, non sono grandi ammiratori della Resistenza italiana. Non ci si può aspettare che improvvisamente sostengano una variante irachena o palestinese.

Io non so come possa reagire il lettore medio a un’affermazione così, ma per me è come strisciare le unghie su chilometri di lavagna. La resistenza irachena sarebbe una “variante” di quella italiana? In che senso una “variante”, quali cose variano e quali restano uguali? Le autobombe contro i civili iracheni sarebbero “varianti” delle forme di lotta partigiana? E devo dedurre che l’invasione americana (che sicuramente è più cruda di come ce la racconta la Fox) è una “variante” dell’occupazione nazista? Non varrebbe la pena di mettere nero su bianco cosa si intende per “variante”? Oppure: non varrebbe la pena di non mettere nero su bianco proprio nulla?

A me la Storia piace, ma se il suo destino è di attirarci costantemente in paragoni fuorvianti, forse varrebbe la pena chiudere gli archivi e sostituirla nelle scuole con due ore alla settimana di uncinetto. Anche perché questi discorsi non li facciamo tra noi, nel chiuso delle nostre salette o delle nostre coscienze, ma sotto gli occhi di una propaganda filoamericana molto smaliziata, che di farci passare per filo-terroristi ha una gran voglia. Ma non siamo mica allo stadio, qui, non basta tifare per un professionista che tira calci al pallone: si tratta di sostenere concretamente persone che stanno ammazzando altre persone. Non si potrebbe almeno aspettare e cercare di capire chi sono e cosa vogliono?

Due anni fa io ero contro il neoliberalismo occidentale. C’è stato l’11 settembre e il neoliberalismo occidentale ha sviluppato una nuova forma di imperialismo. A me non piaceva, e ho cercato di oppormi – per quel poco che potevo. Quando gli Usa hanno manifestato l’intenzione d’invadere l’Iraq, io ovviamente mi sono opposto. Non perché pensassi che si potesse evitare una guerra del genere (che era in agenda da un sacco di tempo), ma per cercare di consolidare in occidente una massa critica contro il neoimperialismo e il neoliberismo occidentale. Per questo motivo, mi sono alleato con i pacifisti tout court, anche se non sono un pacifista gandhiano. È stata un’ottima idea: il movimento pacifista ha dato, almeno per un momento, l’idea di quella massa critica. Mi pare una delle cose migliori che ho, che abbiamo fatto.
Ora mi si chiede di abbandonare quell’alleanza per mettermi a tifare per gente che non conosco, finanziata probabilmente da emiri e mullah che non apprezzo, che continua a combattere quello che l’anno scorso non volevo neanche che iniziasse, e cioè una guerra. Una guerra che, tra l’altro, ha scarsissime possibilità di vittoria. Ma allora anche voi mi avete preso per un pirla.
E se anche voi, come quegli altri, mi avete preso per un pirla, può darsi veramente che io… che io…
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