It's Getting Better (con l'Errata corrige)
01-07-2021, 18:21beatles, editoriaPermalinkDel resto anche i migliori fanno grandi errori |
Sono passati giusto giusto due anni da quando cominciai a scrivere pezzi sulle canzoni dei Beatles, per un progetto a cui non sapevo ancora che forma dare; poi diventò una classifica sul Post e un libro per Arcana. L'anno scorso invece a questo punto ero nel panico perché dovevo consegnare a fine mese e mi mancavano ancora, boh? cinquanta pezzi? ma siccome ero partito dal fondo erano i cinquanta pezzi più importanti. Era un anno complicato, non c'è bisogno di spiegarlo, ma probabilmente mi sarei ridotto all'ultimo momento in ogni caso perché è così che faccio le cose (non mi giudicate) (siete come me). Alla fine il libro non è venuto affatto male: l'unica cosa che non riesco a perdonarmi sono i refusi. Ce ne sono veramente troppi, ogni volta che lo apro ne trovo qualcun altro. Dici: e vabbe', sei un tizio che scrive di getto e consegna all'ultimo momento, tante grazie. No, aspetta.
Parliamo di pezzi che scrivevo su un blog; poi li trascrivevo su un altro blog (quello del Post), correggendo tutti i refusi che trovavo. Poi li ricopiavo di nuovo sul mio blog perché per una questione di incomprensioni tra Blogger e Wordpress bisogna fare così, non vi annoio ma fidatevi. E anche lì continuavo a trovare magagne e anche lì le ricorreggevo. In seguito continuavo a leggerli maniacalmente per settimane perché uno dei sistemi per trovare un'idea è rileggermi. E altri errori ne trovavo. Finché, appunto, un anno fa non ho buttato tutto su un file di testo, togliendo un sacco di cose che in un libro non avrebbero avuto molto senso e inoltre avevo paura di sforare – anche qui, lettura e rilettura e correzioni. Dopodiché la bozza era finita e l'ho mandata all'Arcana. All'Arcana mi hanno tolto l'accento al "sé stesso", sapevo che l'avrebbero fatto, io ho provato anche a negoziare e loro sapevano di non avere del tutto ragione, ma non c'è niente da fare, se lavori nell'editoria lo sai che ti tocca. A parte questo diversi errori li hanno trovati pure loro, e li hanno corretti; in alcuni casi mi hanno chiesto cosa diamine avessi scritto e a quel punto l'errore l'ho corretto io, ma capite che a questo punto avevamo già falciato centinaia di refusi, ormai pensavo che le bozze fossero buone. Ciononostante le ho rilette tutte una volta e mezzo, mi ricordo bene, con la tipografia già in stato di allerta, le ho rilette e ho trovato ancora qualcosa (però a quel punto lo sapete che l'autore ormai non legge più; è convinto di leggere ma in realtà salta le parole). Dopodiché siamo andati in stampa: e malgrado tutto questo, abbiamo ancora decine di refusi. Veramente io non so, forse non dovrei scrivere nella vita, anzi fortuna che faccio un altro mestiere.
Comunque.
Mi rivolgo ai gentili acquirenti, che non ringrazio mai abbastanza. Siccome non posso entrare nelle case di ciascuno di voi e correggervi le copie a mano (ma guardate che lo farei volentieri); in attesa di ristampe che saranno, si spera, un po' più corrette, ho pensato di allungarvi qui un
ERRATA CORRIGE
Che non è neanche il primo, visto che il buon Codogno ci aveva già pensato mesi fa. Alcuni di quelli che lui ritiene errori secondo me non sono proprio errori; è un po' come quando Ringo va controtempo, è una questione di stile. Altri invece sono proprio errori e nel frattempo ne ho trovati altri, del resto adesso davvero mi basta aprirlo a una pagina a caso – guardate l'ho appena fatto – pagina 230 – mioddio c'è scritto "occasione" due volte in due righe – che vergogna.
Comprate Getting Better, possibilmente in libreria
22-11-2020, 13:06autoreferenziali, beatles, editoriaPermalinkVi scrivo invece per rinnovarvi il consiglio di non acquistare il libro cartaceo su Amazon, quando potete trovarlo in libreria – se non c'è, basta ordinarlo: tanto non c'è fretta, i Beatles ormai quello che dovevano fare l'hanno fatto. Credo che le librerie svolgano un servizio importante e irrinunciabile, soprattutto nei piccoli centri (tanto più in un momento critico come questo), e poi magari se lo ordinate voi ne prendono qualche copia in più e la lasciano a scaffale. Un libro sui Beatles ha di buono che sarà interessante anche per i clienti della stessa libreria tra qualche anno.
Il business degli immigrati, il business Mondadori, l'egemonia a Cologno
04-05-2017, 02:02editoria, internet, migranti, razzismi, RenziPermalinkMa perché "Quelli"? Io nella foto ne vedo uno solo. |
Il fatto che il pezzo sia accompagnato da un link al libro di Mario Giordano (Mondadori) ci può fornire un indizio.
Il fatto che nel video Donadel affermi: "Si dice che gli italiani leggano poco, meno di un libro all'anno. Fidatevi: questo è il tipo di libro che vale la pena leggere", ce ne offre un altro.
(Notate la delicatezza: ci tiene a farci capire che anche se non riusciamo a leggere un libro in un anno, questo riusciamo a leggerlo).
Poco dopo Donadel, che altrove è presentato come "ragazzo" o "studente", afferma di lavorare nella "comunicazione". Quindi qui avremmo un giovane sedicente professionista che reclamizza un libro. Domanda: lo starà reclamizzando gratis? Avrà speso 400€ del suo salario di giovane comunicatore così, per il gusto di dare un po' di visibilità a un libro di un affermato giornalista della Mondadori? Potremmo anche credere che le cose stiano così, in fondo a vent'anni di cose molto sceme ne abbiamo fatte tutti. Chi, avendone le possibilità, non avrebbe speso tempo e denaro per aiutare Mario Giordano a vendere un libro Mondadori in cui punta il dito sulle organizzazioni non governative?
In seguito il video di Donadel è stato ripreso da Striscia la Notizia, una trasmissione della Mediaset; il giovane e brillante comunicatore è stato ospite di Matrix (sempre Mediaset) e ha scritto per Panorama (Mondadori). A me non sembra così scemo in fin dei conti. Non posso non notare che continua a collaborare con lo stesso gruppo editoriale che trasmette, in fascia preserale, un programma xenofobo a cadenza quasi quotidiana su Retequattro. Poi se volete potete pure dare la colpa a internet, questo brutto posto dove nidificano le post-verità. Senza dubbio anche Donadel ha iniziato a pigolare qui, ma mi sembra che ormai abbia spiccato il volo.
Nel frattempo un giudice ha aperto un'inchiesta conoscitiva su una cosa di cui, per sua ammissione, non conosce un granché; il vicepresidente della Camera ha definito le navi delle ONG dei taxi per migranti; il governo Gentiloni ha aperto i Centri Permanenti per il Rimpatrio; inoltre il decreto Minniti-Orlando toglie ai rifugiati il diritto di fare ricorso contro la sentenza di un giudice che li rimanda in Libia. Ma cambiamo argomento - è da un po' che non si parla più di Renzi, come se non fosse l'unica vera cosa interessante al mondo, no? Il ritorno di Renzi, l'odissea di Renzi, la riscossa di Renzi.
L'altro giorno Andrea Romano, forse ancora un po' eccitato per il buon risultato delle primarie, l'ha definito il definitivo consolidamento di "quella che oggi possiamo serenamente definire una egemonia culturale del riformismo sulla sinistra italiana".
Non credo di avere le competenze per discutere col professor Romano della definizione gramsciana di egemonia culturale. Pure, sono abbastanza sicuro che non si trattasse di una medaglietta che spetta a chi si fa le primarie in casa e le vince; anzi, la questione dell'egemonia serviva a spiegare che certe volte avere una maggioranza è inutile, visto che le idee che hai in testa continua a spiegartele una minoranza.
400€ e ti porti a casa il pacchetto, egemonia inclusa. |
No, sul serio, cosa potete fare?
BOMBARDARE COLOGNO MONZESE, SCIOCCHERELLI!
Cioè, andava fatto 15 anni fa, ma non esiste un tardi che sia peggio di mai.
Tradurre è un mestiere per signorine?
19-05-2015, 01:30editoriaPermalinkNon ricordo molto del corso, a parte un paio di ragazze che lo frequentavano, e una battuta che a un certo punto fece un relatore: uno dei requisiti essenziali per fare una buona traduzione, spiegò, è avere un marito ricco. Presi nota. Se vado a vedere i miei appunti dell'università e oltre, ci trovo tante battutine argute, troppe. Oggi è la classica cosa che ritwitterei, pentendomi in mezz'ora. Rientra in una concezione un po' sessista del laureato in materie letterarie come "signorina di buona famiglia" che compie gli studi più per tenersi impegnata e incontrare persone interessanti che per reali esigenze economiche. Io purtroppo qualche tipo di esigenza del genere cominciavo ad avvertirla.
Ho smesso molto presto di fare traduzioni, benché l'attività in sé abbia di tutto per piacermi: sei da solo davanti a un testo e lo riscrivi, è meraviglioso (avendo tutto il tempo e i dizionari del mondo). Purtroppo farlo per mestiere significava per me accettare scadenze impossibili, vegliare tutta la notte scrivendo cose che al mattino risultavano indecenti, odiare i propri limiti e (soprattutto) non guadagnare abbastanza. Così dopo un po' ho smesso. Nessuno si è perso niente.
Questo non è un pezzo sul fallimento di ISBN edizioni. Non avrei nulla di originale da dire - quando un'impresa fallisce, molte persone si fanno male. Succede tutti i giorni, peraltro: non è strano che faccia più notizia una piccola azienda che smercia parallelepipedi di carta rilegata rispetto a una qualsiasi altra industria? Qualche mese fa fu Renzi, mi pare, a spiegare che negli Usa è diverso; negli Usa fallire è normale, una cosa che succede a tutti, si fallisce e poi si riparte, ecco, magari è davvero così - resta il fatto che i creditori fanno un bagno. A un certo punto Coppola si lascia sfuggire che gli stampatori avrebbero molti più motivi per protestare dei traduttori. Ma sono imprenditori, non intellettuali: quindi hanno una percezione del problema che il lavoratore cognitivo, magari fresco di laurea, non ha (e meno tempo da perdere su twitter?) Sanno che ogni contratto nasconde una percentuale di rischio: che su nessuno possono confidare al 100%, e in particolare su un editore di nicchia.
Il lavoratore cognitivo è l'anello più debole: ammesso che si renda conto del rischio, lo corre lo stesso perché è "un'occasione da non perdere", o perché non c'è altro all'orizzonte. Anche il fatto di essere in molti casi sottopagato - l'evidenza di avere un bassissimo potere contrattuale - non lo mette in guardia più di tanto. Del resto là fuori c'è sempre qualcun altro che può fare il lavoro che tu non accetti. L'anno scorso, mi pare, ci fu una lunga campagna per convincere cognitari e stagisti a non lavorare gratis, interessante se non altro per come fraintendeva un banale principio dell'economia: se da una parte università e corsi di giornalismo e scrittura creativa sfornano centinaia di migliaia di giovani apprendisti intellettuali disposti a tutto per "farsi un nome", hai voglia a far le campagne. Come puoi impedire loro di soffiare il lavoro ai penultimi arrivati? È cultura, è immateriale, non puoi fare picchetti all'ingresso. Puoi 'sensibilizzarli'. Cioè puoi trasformare una questione economica in un problema etico. Ma funziona? Con me non funzionerebbe - perché uso il condizionale? Con me non ha funzionato.