Il peggio di Leonardo 2010 (2)
08-02-2011, 11:29autoreferenziali, essere donna oggi, greatest postsPermalinkQuello che sto facendo, disse il vecchio, è una cosa sommamente reazionaria. Parlare di contatori, di accessi, nel 2011! Molti lo hanno addirittura tolto, il contatore, o finto di. A un certo punto – più o meno verso il 2005, quando gli accessi hanno smesso di crescere in modo rettilineo – ci siamo convinti che i dati dei contatori non fossero attendibili, o comunque interessanti. L'unico modo di valutare l'importanza di un blog era il ranking, e siccome quallo lo decideva google senza spiegarci il perché, e non c'era insomma modo di specularci su – abbiamo iniziato a sviluppare ranking alternativi, classifiche basate sui link. Più uno era linkato, più era importante. Notate che essere i più linkati non significa necessariamente essere i più letti: i tumblr per esempio non fanno che linkarsi, ma portano pochi accessi; per contro ci possono essere personaggi più o meno sconosciuti fuori dalla loro cerchia che hanno comunque accumulato zoccoli duri di migliaia di lettori. Ma questo era abbastanza irrilevante. Stare in classifica significava semplicemente essere al centro della nuvola. Poi però secondo me la nuvola si è dissolta, oppure è entrata in un'altra nuvola più grande, insomma, la butto lì, ma secondo me da facebook in poi le classifiche hanno smesso di avere senso. Non segnalano più il vero traffico, che oggi passa per i social network ed è oggettivamente molto più difficile da tracciare. Ma insomma, il mio pezzo più linkato su blogbabel risale al 2007, votate Rosy Bindi alle primarie del PD, rendetevi conto. È possibile che non abbia più scritto nulla di altrettanto interessante? Voglio dire che l'altra sera, mentre mi addormentavo, ho scritto un pezzo praticamente con un occhio solo, mi è uscito un po' approssimativo, ebbene, nel giro di due giorni quel pezzo ha totalizzato più di tremila accessi, se fossimo ancora nel 2010 sarebbe a metà di questa classifica, e stavolta non è neanche servito facebook, sapete cos'è successo? L'ha linkato Ok No Virgilio, esatto, esiste ancora, e se ti trova qualcosa d'interessante ti manda tremila accessi in due giorni. Ma le classifiche non se ne accorgono. Ma a questo punto vale la pena, mi chiedo, accorgersi delle classifiche? Ci rispondiamo da soli: abbiamo smesso di leggerle, piuttosto andiamo su friendfeed a contare i like. Comunque secondo Google Analytics i cinque pezzi più letti del 2010 sono i seguenti:
5. Cattiva Giovanna
Io non ho cambiato idea: lo spot è divertente e autoparodico, e non offende il corpo delle donne più di quanto non prenda per il culo il desiderio maschile (le donne dello spot sono vestite, brave a verniciare, fanno tutto loro, il maschio è un pirla guardone). Però probabilmente in luglio non avevo idea della posta in gioco. Insomma, c'è una guerra, là fuori, e gli spot beceri sono campi di battaglia. Poi un bel giorno arrivo io, pretendo di fare il solito pezzo semiologo un tanto al chilo, fenomenologia del fernovus + abbasso qualsiasi censura, e scoppia il casino. Lì si è vista la potenza di facebook, perché un certo pubblico qui non c'era mai arrivato. Hanno lasciato cose fantastiche, una mi ha scritto che le donne non fanno più le serve, al sud ce ne sono che portano i camion. Mi hanno detto che non potevo costringerle a vedere questo spot – in effetti no, non posso e nemmeno ci tengo, ma forse vi sfugge il problema: al massimo siete voi che avete costretto me a non vederlo più in tv. Va bene, ho sbagliato, volevo far salotto nel bel mezzo di una guerra. Del resto avete ragione, tutti questi culi e queste tette sono una vergogna – però spiegatemi perché Brava Giovanna siete riuscite a rimuoverla mentre il sedere di Belem è rimasto sodissimo al suo posto. Ah, no, pare che lo stiano togliendo. Ok, state vincendo, mi arrendo.
4. Uno, cento, mille Cossiga
Non si sa mai cosa può decidere il successo di un pezzo, ma in generale non è quasi mai quello che c'è scritto sopra. Certe volte è il titolo. In questo caso piuttosto le foto. In margine a un articolo tutto sommato sensato in cui si ipotizzava la presenza di infiltrati alle manifestazioni studentesche, le foto di un manifestante ragazzino che durante gli scontri di Milano sembrava collaborare con la polizia, foto che anche grazie a questo sito hanno fatto il giro d'Italia. Di solito non cancello gli errori che faccio, mi sembra giusto che finiscano nell'archivio anche loro. In questo caso le foto le ho tolte, perché mi è sembrato che danneggiassero il messaggio. Si è saputo che quel ragazzo non era un infiltrato, ma appunto, il pezzo diceva che chiunque può essere infiltrato senza volerlo: basta fare esattamente la cazzata che si aspettano che tu faccia. Cossiga insegna, dobbiamo esser fessi per non voler imparare.
3. Nella polvere ci ritroveremo
In gergo si chiama OS war. Scrivere un pezzo anti-Apple, o filo-Apple (ma funzionano meglio i primi). Come sparare ai pesci in un barile, salvo che i pesci fanno un po' pietà, i fanboy Apple no, nessuna. Diciamo che è troppo facile così, diciamo che a ogni blog è concesso scrivere un pezzo del genere una volta ogni cinque, vah, dieci anni. È una promessa. NdB da un anno a questa parte ho rotto solo un laptop e un disco mobile.
2. Alle mie quotidiane verginelle
Pezzo di berlusconologia emotiva. Ve l'ho detto, questa roba invecchia in fretta, ma se la scrivi al momento giusto è irresistibile. È buffo, a distanza di mesi è difficile ricordarsi di cosa si trattasse – dunque, il PdL era stato escluso dalle elezioni della regione Lazio per un problema di timbri, ed era partita tutta una mobilitazione stile Repubblica, Noi Non Ci Stiamo, Noi Abbiamo Sempre Avuto Tutti I Timbri In Regola (che posso dirvi, beati voi), Fotografiamoci con il nostro certificato del catasto in ordine. Insomma, si sentiva nell'aria la necessità di un pezzo cinico. Questo è stato anche segnalato dal New York Times, che deve avere un algoritmo strano; ho persino provato a tradurlo, non so se ci sono riuscito.
1. Eliminato
In un anno in cui ci hanno lasciato, tra gli altri, Beniamino Placido, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Edoardo Sanguineti, Bekim Fehmiu, Lelio Luttazzi, Cossiga, Monicelli, Bearzot, l'unico coccodrillo a finire nella top 10 (ma al primo posto) è quello su Pietro Taricone. Anche in questo caso il titolo ha fatto discutere, per via del cinismo. Ecco, vorrei dire che a volte io faccio tutto il possibile per sembrare cinico, ma stavolta mi è venuto spontaneo, non me ne ero assolutamente reso conto. Il titolo l'ho trovato alla fine, era la conclusione di un ragionamento che stavo facendo: il vero show Taricone lo ha giocato dal 2001 in poi, quando uscito dalla casa ha smesso di “essere sé stesso” per cercare di diventare qualcosa di migliore. Ogni tanto ci capitava di ritrovarlo, al tv, o al cinema, e in generale si faceva il tifo per lui, sembrava che potesse farcela. E poi un giorno ha smesso di esserci, di colpo; e la cosa mi fa ancora, se ci penso, una certa impressione. Eliminato. Non volevo offendere nessuno, non mi pare ci sia niente di male nel prendere la vita come un gioco. Mi sembra perfino una bella epigrafe, “eliminato”, personalmente non la vorrei sulla mia tomba, ma solo perché non sento di meritarmela: mi sembra piuttosto (soprattutto se mi confronto con uno come Taricone) di essere un panchinaro storico. Fine della top10.
Non trovate che manchi qualcosa?
Io sì. I pezzi belli. Ecco, tra i dieci più letti, o segnalati, o visitati, non ce n'è nessuno che avrei votato io. Sembra proprio che abbiamo gusti diversi: a me piacciono i raccontini, ai lettori le parolacce. Veniamo a un compromesso: raccontini con più parolacce? Non so, ditemi voi.
5. Cattiva Giovanna
Io non ho cambiato idea: lo spot è divertente e autoparodico, e non offende il corpo delle donne più di quanto non prenda per il culo il desiderio maschile (le donne dello spot sono vestite, brave a verniciare, fanno tutto loro, il maschio è un pirla guardone). Però probabilmente in luglio non avevo idea della posta in gioco. Insomma, c'è una guerra, là fuori, e gli spot beceri sono campi di battaglia. Poi un bel giorno arrivo io, pretendo di fare il solito pezzo semiologo un tanto al chilo, fenomenologia del fernovus + abbasso qualsiasi censura, e scoppia il casino. Lì si è vista la potenza di facebook, perché un certo pubblico qui non c'era mai arrivato. Hanno lasciato cose fantastiche, una mi ha scritto che le donne non fanno più le serve, al sud ce ne sono che portano i camion. Mi hanno detto che non potevo costringerle a vedere questo spot – in effetti no, non posso e nemmeno ci tengo, ma forse vi sfugge il problema: al massimo siete voi che avete costretto me a non vederlo più in tv. Va bene, ho sbagliato, volevo far salotto nel bel mezzo di una guerra. Del resto avete ragione, tutti questi culi e queste tette sono una vergogna – però spiegatemi perché Brava Giovanna siete riuscite a rimuoverla mentre il sedere di Belem è rimasto sodissimo al suo posto. Ah, no, pare che lo stiano togliendo. Ok, state vincendo, mi arrendo.
4. Uno, cento, mille Cossiga
Non si sa mai cosa può decidere il successo di un pezzo, ma in generale non è quasi mai quello che c'è scritto sopra. Certe volte è il titolo. In questo caso piuttosto le foto. In margine a un articolo tutto sommato sensato in cui si ipotizzava la presenza di infiltrati alle manifestazioni studentesche, le foto di un manifestante ragazzino che durante gli scontri di Milano sembrava collaborare con la polizia, foto che anche grazie a questo sito hanno fatto il giro d'Italia. Di solito non cancello gli errori che faccio, mi sembra giusto che finiscano nell'archivio anche loro. In questo caso le foto le ho tolte, perché mi è sembrato che danneggiassero il messaggio. Si è saputo che quel ragazzo non era un infiltrato, ma appunto, il pezzo diceva che chiunque può essere infiltrato senza volerlo: basta fare esattamente la cazzata che si aspettano che tu faccia. Cossiga insegna, dobbiamo esser fessi per non voler imparare.
3. Nella polvere ci ritroveremo
In gergo si chiama OS war. Scrivere un pezzo anti-Apple, o filo-Apple (ma funzionano meglio i primi). Come sparare ai pesci in un barile, salvo che i pesci fanno un po' pietà, i fanboy Apple no, nessuna. Diciamo che è troppo facile così, diciamo che a ogni blog è concesso scrivere un pezzo del genere una volta ogni cinque, vah, dieci anni. È una promessa. NdB da un anno a questa parte ho rotto solo un laptop e un disco mobile.
2. Alle mie quotidiane verginelle
Pezzo di berlusconologia emotiva. Ve l'ho detto, questa roba invecchia in fretta, ma se la scrivi al momento giusto è irresistibile. È buffo, a distanza di mesi è difficile ricordarsi di cosa si trattasse – dunque, il PdL era stato escluso dalle elezioni della regione Lazio per un problema di timbri, ed era partita tutta una mobilitazione stile Repubblica, Noi Non Ci Stiamo, Noi Abbiamo Sempre Avuto Tutti I Timbri In Regola (che posso dirvi, beati voi), Fotografiamoci con il nostro certificato del catasto in ordine. Insomma, si sentiva nell'aria la necessità di un pezzo cinico. Questo è stato anche segnalato dal New York Times, che deve avere un algoritmo strano; ho persino provato a tradurlo, non so se ci sono riuscito.
1. Eliminato
In un anno in cui ci hanno lasciato, tra gli altri, Beniamino Placido, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Edoardo Sanguineti, Bekim Fehmiu, Lelio Luttazzi, Cossiga, Monicelli, Bearzot, l'unico coccodrillo a finire nella top 10 (ma al primo posto) è quello su Pietro Taricone. Anche in questo caso il titolo ha fatto discutere, per via del cinismo. Ecco, vorrei dire che a volte io faccio tutto il possibile per sembrare cinico, ma stavolta mi è venuto spontaneo, non me ne ero assolutamente reso conto. Il titolo l'ho trovato alla fine, era la conclusione di un ragionamento che stavo facendo: il vero show Taricone lo ha giocato dal 2001 in poi, quando uscito dalla casa ha smesso di “essere sé stesso” per cercare di diventare qualcosa di migliore. Ogni tanto ci capitava di ritrovarlo, al tv, o al cinema, e in generale si faceva il tifo per lui, sembrava che potesse farcela. E poi un giorno ha smesso di esserci, di colpo; e la cosa mi fa ancora, se ci penso, una certa impressione. Eliminato. Non volevo offendere nessuno, non mi pare ci sia niente di male nel prendere la vita come un gioco. Mi sembra perfino una bella epigrafe, “eliminato”, personalmente non la vorrei sulla mia tomba, ma solo perché non sento di meritarmela: mi sembra piuttosto (soprattutto se mi confronto con uno come Taricone) di essere un panchinaro storico. Fine della top10.
Non trovate che manchi qualcosa?
Io sì. I pezzi belli. Ecco, tra i dieci più letti, o segnalati, o visitati, non ce n'è nessuno che avrei votato io. Sembra proprio che abbiamo gusti diversi: a me piacciono i raccontini, ai lettori le parolacce. Veniamo a un compromesso: raccontini con più parolacce? Non so, ditemi voi.
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7 fiasche di lacrime ho versato
28-01-2008, 18:43anniversari, autocritiche, autoreferenziali, blog, greatest postsPermalinkLa settimana scorsa non ve ne sarebbe potuto fregar di meno, ma questo blog ha compiuto 7 anni. La lagna su quanto siamo vecchi ve la risparmio per l'anno prossimo, quando lo saremo ancor di più.
Quel che posso dire è che più vado avanti, meno mi fermo a riflettere su quello che sto facendo e perché. Credo non valga solo per il blog: a una prima fase in cui ragioni molto sul senso di quello che fai (e metà dei tuoi discorsi sono metadiscorsi), subentra una certa insofferenza alle teorie. È anche abbastanza normale che tu faccia più fatica a ricordare i pezzi di quest'anno rispetto a quelli di tre anni fa: come diceva tra gli altri Coupland, la memoria è un bicchiere che si riempie nei primi anni, e il resto cola giù. Il risultato è che negli ultimi tempi, spulciando l'archivio, mi capita un'esperienza comune a voialtri lettori, ma che non avevo mai fatto: leggere un pezzo di Leonardo senza sapere dall'inizio dove vuole andare a parare. Vi dirò, a volte è una delusione.
C'è da aggiungere un dettaglio non irrilevante: negli ultimi 12 mesi il blog ha quasi raddoppiato gli accessi. Naturalmente non ho la minima idea di quanti di questi accessi siano lettori autentici (ai quali poi andrebbero sommati i sottoscrittori dei feed); l'unica cosa che posso dire è che il sito sta andando molto bene (ma andando bene dove? Boh). Anche la posizione in classifica per il momento è lusinghiera - qui però bisogna intendersi. Vedo che molti tendono a considerare una buona posizione come un attestato di qualità del proprio blog. Io - che grosse ansie di prestazione non le ho, o almeno le ho superate, salvo ricadute della mezza età - di solito faccio il ragionamento inverso, ovvero: valuto la qualità di una classifica dalla posizione del mio blog. Per me una buona classifica dei blog italiani deve avermi almeno nei primi 30 - facciamo 40, via: se non ci sono, non credo sia una buona classifica. Senza offesa, eh.
La cosa lievemente inquietante è che gli accessi aumentano soprattutto durante le crisi politiche: a febbraio dell'anno scorso, e adesso. In generale la politica è l'argomento che richiama più visitatori: tra i pezzi più apprezzati ci sono senz'altro un paio di requiem per Prodi, i commenti alla candidatura di Veltroni alla segreteria del Pd, e la mia dichiarazione di voto per Rosy Bindi. Purtroppo sono tutti pezzi un po' effimeri, che sulla distanza perdono quasi tutto il loro mordente. Mentre io, se non s'è capito, quando scrivo qua sopra ho sempre in mente lettori del futuro, e mi chiedo spesso se sarò in grado di appassionarli un poco, o perlomeno di farmi capire.
La verità è che di politica scrivo quando non mi viene in mente nient'altro, ma che il mio approccio a quei temi, negli ultimi anni, è sempre più superficiale. La nascita del PD da quel punto di vista lo ha dimostrato: nel momento in cui avrei potuto impegnarmi concretamente nella realizzazione di qualcosa, ho preferito defilarmi e continuare a scrivere questi commenti stizzosetti. La prospettiva di dover partecipare a lunghe riunioni in cui senz'altro avrei parlato troppo e sarei stato frainteso, e mi sarei assunto responsabilità di cui poi mi sarei pentito, mi ha preventivamente congelato. Di questo passo forse mi ridurrò come quegli opinionisti sgonfiati che continuano a dare addosso ai loro vecchi avversari per inerzia - con la differenza che loro almeno li pagano.
Però non è così che vorrei finire. Quello che in realtà vorrei pubblicare qui, quello che mi piace veramente scrivere, sono semplici raccontini sui fatti del giorno, più o meno come gli ultimi due che ho pubblicato. In realtà è da sette anni che ci provo, ma è frustrante. Se sono in palla me ne posso venire in mente due o tre in una settimana: e poi, per sei mesi, più niente. Invece la politica è sempre lì, a portata di mano.
Ora c'è il solito giochino del compleanno. Riassumo per i nuovi arrivati: dovreste scrivere nei commenti il pezzo che vi è piaciuto di più dell'annata 2007, senza paura di sembrare prevedibili o scontati o chissenefrega. Di solito il pezzo migliore è il primo che vi torna in mente. Se però non siete sicuri, ne ho selezionati alcuni che sono piaciuti a me. Per una buffa coincidenza, c'è anche il pezzo più breve e quello più lungo di questi sette anni. Grazie per l'attenzione. E' superfluo aggiungere che senza di voi sarei una persona ancora più insicura e depressa (riuscite a pensare a quanto sarei insicuro e depresso?)
Il meglio del 2007, più o meno:
- Edizione straordinaria
- La versione di PP
- Amare i bambini
- Storia di Mària
- Chi ha ucciso Goku
- Scampato alle Diaz
- Veltroni è un sogno
- Con o senza P
- Il mondo di Junior
- Giorni, nuvole e uomini verdi
- Deal or no Deal
- Ma quanto dolore per quel segno sul muro
Quel che posso dire è che più vado avanti, meno mi fermo a riflettere su quello che sto facendo e perché. Credo non valga solo per il blog: a una prima fase in cui ragioni molto sul senso di quello che fai (e metà dei tuoi discorsi sono metadiscorsi), subentra una certa insofferenza alle teorie. È anche abbastanza normale che tu faccia più fatica a ricordare i pezzi di quest'anno rispetto a quelli di tre anni fa: come diceva tra gli altri Coupland, la memoria è un bicchiere che si riempie nei primi anni, e il resto cola giù. Il risultato è che negli ultimi tempi, spulciando l'archivio, mi capita un'esperienza comune a voialtri lettori, ma che non avevo mai fatto: leggere un pezzo di Leonardo senza sapere dall'inizio dove vuole andare a parare. Vi dirò, a volte è una delusione.
C'è da aggiungere un dettaglio non irrilevante: negli ultimi 12 mesi il blog ha quasi raddoppiato gli accessi. Naturalmente non ho la minima idea di quanti di questi accessi siano lettori autentici (ai quali poi andrebbero sommati i sottoscrittori dei feed); l'unica cosa che posso dire è che il sito sta andando molto bene (ma andando bene dove? Boh). Anche la posizione in classifica per il momento è lusinghiera - qui però bisogna intendersi. Vedo che molti tendono a considerare una buona posizione come un attestato di qualità del proprio blog. Io - che grosse ansie di prestazione non le ho, o almeno le ho superate, salvo ricadute della mezza età - di solito faccio il ragionamento inverso, ovvero: valuto la qualità di una classifica dalla posizione del mio blog. Per me una buona classifica dei blog italiani deve avermi almeno nei primi 30 - facciamo 40, via: se non ci sono, non credo sia una buona classifica. Senza offesa, eh.
La cosa lievemente inquietante è che gli accessi aumentano soprattutto durante le crisi politiche: a febbraio dell'anno scorso, e adesso. In generale la politica è l'argomento che richiama più visitatori: tra i pezzi più apprezzati ci sono senz'altro un paio di requiem per Prodi, i commenti alla candidatura di Veltroni alla segreteria del Pd, e la mia dichiarazione di voto per Rosy Bindi. Purtroppo sono tutti pezzi un po' effimeri, che sulla distanza perdono quasi tutto il loro mordente. Mentre io, se non s'è capito, quando scrivo qua sopra ho sempre in mente lettori del futuro, e mi chiedo spesso se sarò in grado di appassionarli un poco, o perlomeno di farmi capire.
La verità è che di politica scrivo quando non mi viene in mente nient'altro, ma che il mio approccio a quei temi, negli ultimi anni, è sempre più superficiale. La nascita del PD da quel punto di vista lo ha dimostrato: nel momento in cui avrei potuto impegnarmi concretamente nella realizzazione di qualcosa, ho preferito defilarmi e continuare a scrivere questi commenti stizzosetti. La prospettiva di dover partecipare a lunghe riunioni in cui senz'altro avrei parlato troppo e sarei stato frainteso, e mi sarei assunto responsabilità di cui poi mi sarei pentito, mi ha preventivamente congelato. Di questo passo forse mi ridurrò come quegli opinionisti sgonfiati che continuano a dare addosso ai loro vecchi avversari per inerzia - con la differenza che loro almeno li pagano.
Però non è così che vorrei finire. Quello che in realtà vorrei pubblicare qui, quello che mi piace veramente scrivere, sono semplici raccontini sui fatti del giorno, più o meno come gli ultimi due che ho pubblicato. In realtà è da sette anni che ci provo, ma è frustrante. Se sono in palla me ne posso venire in mente due o tre in una settimana: e poi, per sei mesi, più niente. Invece la politica è sempre lì, a portata di mano.
Ora c'è il solito giochino del compleanno. Riassumo per i nuovi arrivati: dovreste scrivere nei commenti il pezzo che vi è piaciuto di più dell'annata 2007, senza paura di sembrare prevedibili o scontati o chissenefrega. Di solito il pezzo migliore è il primo che vi torna in mente. Se però non siete sicuri, ne ho selezionati alcuni che sono piaciuti a me. Per una buffa coincidenza, c'è anche il pezzo più breve e quello più lungo di questi sette anni. Grazie per l'attenzione. E' superfluo aggiungere che senza di voi sarei una persona ancora più insicura e depressa (riuscite a pensare a quanto sarei insicuro e depresso?)
Il meglio del 2007, più o meno:
- Edizione straordinaria
- La versione di PP
- Amare i bambini
- Storia di Mària
- Chi ha ucciso Goku
- Scampato alle Diaz
- Veltroni è un sogno
- Con o senza P
- Il mondo di Junior
- Giorni, nuvole e uomini verdi
- Deal or no Deal
- Ma quanto dolore per quel segno sul muro
Comments (32)
so you think 2007 is going to be...
24-01-2007, 19:18autocritiche, blog, greatest posts, scrittura bene video malePermalinkTanti auguri a me
E sì, anche quest’anno il blog ha compiuto gli anni.
Sono sei. Sono troppi. Nessun altro blog, in Italia, può vantare sei anni di archivio autentico. Del resto, perché ci si dovrebbe vantare di una cosa del genere? I più vecchi di me si nascondono: cambiano dominio e si mimetizzano tra i più giovani. Io invece qui invecchio pian piano, senza vergogna.
Per una storia breve del primo quinquennio, vi rimando al pezzo dell’anno scorso. Rimane da capire com’è andato il 2006. Poteva andare meglio, per tante ragioni.
Dalla politica alle ciabattine (e ritorno?)
Esattamente un anno fa avevo promesso di fare una cosa più politica, più seria. “Quando tutto quello che diciamo è indicizzato, forse dovremmo dire meno cazzate e più verità”, scrivevo. In effetti la politica è stato il tema caldo per i primi quattro mesi del 2006. Poi ci sono state le elezioni. E un po' di stanchezza, dopo le elezioni, era prevedibile. Passare da blog di lotta a blog di governo, ecc. ecc.
Ma quello che è successo alle ultime elezioni mi ha veramente stroncato. Senza troppo accorgermene, avevo davvero investito qualche energia nella speranza che da aprile in poi si voltasse pagina. Da lì in poi pensavo che si sarebbero aperti nuovi spazi – anche per criticare Prodi, una volta eliminata l’alternativa B.
Il pari e patta elettorale, da questo punto di vista, mi ha ucciso. Fuori o dentro Palazzo Chigi, Berlusconi continua a dominare il dibattito politico. Con lui in testa ai sondaggi, di parlar male di Prodi proprio non mi sento, passo, fate voi.
Così da maggio in poi qui c’è stata una svolta intimista (anche grazie a Grazia). In luglio, negli Usa, ho avuto la sensazione di poter scrivere qualunque cosa senza troppo preoccuparmi, tanto c’è un pubblico per ogni cosa. In autunno sono tornato a temi più ambiziosi, ma mi chiedo sempre più spesso che senso ha. Forse non ne ha.
Che ci fate (ancora) qui?
Io qui potrei scagliare la pietra per primo, e cominciare a lamentarmi del calo qualitativo e quantitativo, accusando la redazione di rifriggere sempre gli stessi argomenti (guerra-Berlusconi-latino-religione-Berlusconi-religione-latino-guerra). Potrei farlo, e potreste farlo anche voi. Ma attenzione. Prima di ogni valutazione bisogna arrendersi a un fatto: il blog non è mai andato bene come in questi ultimi mesi. Cinque-seicento accessi medi al giorno non li avevo mai avuti. Come mai continua ad arrivare tutta questa gente? Onestamente, non lo so.
A dire il vero, conosco solo dei motivi per cui la gente dovrebbe smettere di leggermi. Un blog generalista e tuttologo come questo non ha molte possibilità di sopravvivere, in un panorama complesso e specializzato come il nostro.
Io, per dire, se fossi un lettore mi sarei stancato da un pezzo. Negli ultimi anni il tempo che dedico ai blog è un po’ calato. Raramente mi capita di cercarne di nuovi. Gli unici che m’interessano solo quelli che conosco già e che trattano argomenti specifici in un modo familiare. In pratica: se voglio sapere qualcosa su un film, vado su un blog di cinema (sempre quello, al massimo un paio). Se voglio sapere che musica tira, vado da Enzo o da Inkiostro, (e tanto peggio se pigliano cantonate). Se voglio sentir parlare di tv… di web... o di letteratura… litigare con un giornalista nevrotico… riempite i puntini. Credo che l’approccio degli adulti ai blog sia più o meno questo: evitare le sorprese, consultare i più fidati.
Ma proprio da questo punto di vista, non riesco a capire bene chi viene qui. Leonardo è un blog senza tema (anche se le idee fisse non mancano): nessuno sa esattamente cosa troverà, quando clicca qui. Si parla di cinema o musica ma senza molto impegno; di politica, ma in modo sempre più tangenziale: si mettono insieme pensieri intelligenti, ma senza il tempo e la capacità di sistemarli. Gira che ti gira, è rimasto un blog “alla 2003”: un diario in pubblico. Evidentemente alla gente piace così.
Anche questo però ha un senso molto relativo. Chi è poi tutta questa “gente”? Che ci fai, oggi, con 600 accessi al giorno? Basta vedere quel che succede ogni volta che qualcuno s’inventa una nuova top 100 dei blog italiani: dopo qualche mese di saliscendi, Leonardo saluta e scompare. Perché il traffico vero ormai passa altrove. E non si capisce davvero perché continuo a dare importanza agli accessi o al ranking, visto che non sto vendendo niente. Ah no, scusate. Sto vendendo il libro. Già. Pensavo che il blog potesse lanciare un po’ il libro. In realtà per ora sta succedendo il contrario: il libro attira gente che prima non passava
Progetti per il futuro?
E quindi insomma, cosa fare nel 2007? Mah. L’anno scorso mi stavo prendendo ancora un po’ troppo sul serio. Ora, come vedete, anche se inizio a parlare di politica finisco con Bud Spencer. Sarà il riflusso, sarà l’età, la coscienza dei propri limiti.
In una formula: basta pipponi. Scrivere pezzi più leggeri. Magari un po’ più brevi (come dicevo quattr’anni fa). Magari scriverne un po’ di più. E forse pian piano riuscirò a specializzarmi anch’io, in qualcosa che ancora non so cos’è.
Fuori dalla Storia
Quanto alla Storia del Blog Italiano, quella non passa da qui da un pezzo. Il futuro sono i video – come ha capito persino Di Pietro: il blog del futuro è pieno di immagini in movimento che mostrano facce immobili che ti fissano e ti parlano. A me i mezzibusti annoiano, per cui mi fermo qui. A chi continuerà a passare, in deroga alle mode e alle teorie di scienze della comunicazione, un grazie dal più profondo del cuore – e compratemi il libro. Sono sei euro e venti. Che ci fai oggi con sei euro e venti?
Il post dell’anno
Come ogni anno, qui sotto potete farmi un regalo scrivendo qual è stato il post che vi è piaciuto di più nel 2006. Potete anche scrivere quello che v’è piaciuto di meno. Se siete indecisi, scrivete il primo che vi viene in mente: è quello giusto.
E sì, anche quest’anno il blog ha compiuto gli anni.
Sono sei. Sono troppi. Nessun altro blog, in Italia, può vantare sei anni di archivio autentico. Del resto, perché ci si dovrebbe vantare di una cosa del genere? I più vecchi di me si nascondono: cambiano dominio e si mimetizzano tra i più giovani. Io invece qui invecchio pian piano, senza vergogna.
Per una storia breve del primo quinquennio, vi rimando al pezzo dell’anno scorso. Rimane da capire com’è andato il 2006. Poteva andare meglio, per tante ragioni.
Dalla politica alle ciabattine (e ritorno?)
Esattamente un anno fa avevo promesso di fare una cosa più politica, più seria. “Quando tutto quello che diciamo è indicizzato, forse dovremmo dire meno cazzate e più verità”, scrivevo. In effetti la politica è stato il tema caldo per i primi quattro mesi del 2006. Poi ci sono state le elezioni. E un po' di stanchezza, dopo le elezioni, era prevedibile. Passare da blog di lotta a blog di governo, ecc. ecc.
Ma quello che è successo alle ultime elezioni mi ha veramente stroncato. Senza troppo accorgermene, avevo davvero investito qualche energia nella speranza che da aprile in poi si voltasse pagina. Da lì in poi pensavo che si sarebbero aperti nuovi spazi – anche per criticare Prodi, una volta eliminata l’alternativa B.
Il pari e patta elettorale, da questo punto di vista, mi ha ucciso. Fuori o dentro Palazzo Chigi, Berlusconi continua a dominare il dibattito politico. Con lui in testa ai sondaggi, di parlar male di Prodi proprio non mi sento, passo, fate voi.
Così da maggio in poi qui c’è stata una svolta intimista (anche grazie a Grazia). In luglio, negli Usa, ho avuto la sensazione di poter scrivere qualunque cosa senza troppo preoccuparmi, tanto c’è un pubblico per ogni cosa. In autunno sono tornato a temi più ambiziosi, ma mi chiedo sempre più spesso che senso ha. Forse non ne ha.
Che ci fate (ancora) qui?
Io qui potrei scagliare la pietra per primo, e cominciare a lamentarmi del calo qualitativo e quantitativo, accusando la redazione di rifriggere sempre gli stessi argomenti (guerra-Berlusconi-latino-religione-Berlusconi-religione-latino-guerra). Potrei farlo, e potreste farlo anche voi. Ma attenzione. Prima di ogni valutazione bisogna arrendersi a un fatto: il blog non è mai andato bene come in questi ultimi mesi. Cinque-seicento accessi medi al giorno non li avevo mai avuti. Come mai continua ad arrivare tutta questa gente? Onestamente, non lo so.
A dire il vero, conosco solo dei motivi per cui la gente dovrebbe smettere di leggermi. Un blog generalista e tuttologo come questo non ha molte possibilità di sopravvivere, in un panorama complesso e specializzato come il nostro.
Io, per dire, se fossi un lettore mi sarei stancato da un pezzo. Negli ultimi anni il tempo che dedico ai blog è un po’ calato. Raramente mi capita di cercarne di nuovi. Gli unici che m’interessano solo quelli che conosco già e che trattano argomenti specifici in un modo familiare. In pratica: se voglio sapere qualcosa su un film, vado su un blog di cinema (sempre quello, al massimo un paio). Se voglio sapere che musica tira, vado da Enzo o da Inkiostro, (e tanto peggio se pigliano cantonate). Se voglio sentir parlare di tv… di web... o di letteratura… litigare con un giornalista nevrotico… riempite i puntini. Credo che l’approccio degli adulti ai blog sia più o meno questo: evitare le sorprese, consultare i più fidati.
Ma proprio da questo punto di vista, non riesco a capire bene chi viene qui. Leonardo è un blog senza tema (anche se le idee fisse non mancano): nessuno sa esattamente cosa troverà, quando clicca qui. Si parla di cinema o musica ma senza molto impegno; di politica, ma in modo sempre più tangenziale: si mettono insieme pensieri intelligenti, ma senza il tempo e la capacità di sistemarli. Gira che ti gira, è rimasto un blog “alla 2003”: un diario in pubblico. Evidentemente alla gente piace così.
Anche questo però ha un senso molto relativo. Chi è poi tutta questa “gente”? Che ci fai, oggi, con 600 accessi al giorno? Basta vedere quel che succede ogni volta che qualcuno s’inventa una nuova top 100 dei blog italiani: dopo qualche mese di saliscendi, Leonardo saluta e scompare. Perché il traffico vero ormai passa altrove. E non si capisce davvero perché continuo a dare importanza agli accessi o al ranking, visto che non sto vendendo niente. Ah no, scusate. Sto vendendo il libro. Già. Pensavo che il blog potesse lanciare un po’ il libro. In realtà per ora sta succedendo il contrario: il libro attira gente che prima non passava
Progetti per il futuro?
E quindi insomma, cosa fare nel 2007? Mah. L’anno scorso mi stavo prendendo ancora un po’ troppo sul serio. Ora, come vedete, anche se inizio a parlare di politica finisco con Bud Spencer. Sarà il riflusso, sarà l’età, la coscienza dei propri limiti.
In una formula: basta pipponi. Scrivere pezzi più leggeri. Magari un po’ più brevi (come dicevo quattr’anni fa). Magari scriverne un po’ di più. E forse pian piano riuscirò a specializzarmi anch’io, in qualcosa che ancora non so cos’è.
Fuori dalla Storia
Quanto alla Storia del Blog Italiano, quella non passa da qui da un pezzo. Il futuro sono i video – come ha capito persino Di Pietro: il blog del futuro è pieno di immagini in movimento che mostrano facce immobili che ti fissano e ti parlano. A me i mezzibusti annoiano, per cui mi fermo qui. A chi continuerà a passare, in deroga alle mode e alle teorie di scienze della comunicazione, un grazie dal più profondo del cuore – e compratemi il libro. Sono sei euro e venti. Che ci fai oggi con sei euro e venti?
Il post dell’anno
Come ogni anno, qui sotto potete farmi un regalo scrivendo qual è stato il post che vi è piaciuto di più nel 2006. Potete anche scrivere quello che v’è piaciuto di meno. Se siete indecisi, scrivete il primo che vi viene in mente: è quello giusto.
Comments (36)
- tanti auguri a me
23-01-2006, 05:46autoreferenziali, blog, greatest postsPermalinkAncora autoreferenziale, chiedo scusa. Ma domani questa pagina compie cinque anni: sono tantissimi.
(And why do you torture me with leaves, eccetera)
Fa un certo effetto, ad esempio, trovarsi più o meno in 90esima posizione su una classifica dei blog italiani più lincati e scoprire (a prescindere dalla qualità, e dal senso della cosa) che a occhio il più vecchio sono io. Come se avessi ancora qualcosa da insegnare. Direi che molti hanno imparato meglio di me, ormai.
Quel che si matura, col tempo, è solo una certa vertigine ad aprire l'archivio. Per farmi coraggio ho provato a periodizzare tutto quanto. Vi farà un po' ridere, e io riderò con voi – ma è un ridere nervoso: i manoscritti abbandonati nel solaio e le lettere d'amore mai spedite mi hanno sempre fatto paura. Diciamo che tutto cominciò con un
Periodo criptico
All'inizio del 2001 il mio lavoro consisteva in dieci ore quotidiane davanti a un pc. Avevo perso il gusto alla scrittura privata e anche la piccola cerchia di scrittori-lettori-amici di paese si era ormai sfaldata. Così il 24 gennaio del 2001 apro un sito e decido di usarlo per scrivere le cose che mi vengono in mente. Mando una mail a qualche amico, ma non credo che nessuno abbia davvero seguito il link. Per un po' lo uso da blocco appunti – un blocco interlocutorio, perché non ho la minima idea di cosa fare da lì in poi: Rimettersi a studiare? Darsi al fundraising ministeriale? Restare semplicemente dove sono? Nel dubbio scrivo.
In maggio una sconosciuta da Chicago mi scrive per dirmi che le piace come scrivo. Anche lei ha un sito come il mio, si chiamano blog. Il suo si chiama anche La Pizia. Pizia, dove sei? Tutto questo è anche colpa tua!
Periodo epico
Il 13 maggio 2001 B. vince le elezioni e uno stormo di piccioni mi sbianca la macchina. Disperato, ma non domo, decido che farò tutto il possibile per cambiare il mondo – e il blog è il primo strumento che mi viene in mente. Tutti stanno già parlando del G8 di Genova in toni apocalittici, e io decido di andarci. In capo a pochi giorni divento una figura di riferimento – alle Diaz faccio funzione di portiere di notte, e intanto aggiorno il blog. La sera del 21 luglio sono in fila per aggiornare quando Glauco mi fa: vieni a bere qualcosa? Io avrei tanta voglia di lanciare al mondo i miei pensierini, ma inspiegabilmente lo seguo. Così, un quarto d'ora dopo, quando le camionette e le ambulanze arrivano (insieme) davanti alle due scuole, noi ci stiamo sbarrando nella birreria dietro l'angolo.
Dopo il G8 nasce Attac, con la sua sezione modenese; poi c'è l'11 settembre, la guerra in Afganistan, il Forum Sociale, un corteo al mese, e l'Iraq che si profila all'orizzonte. Succedono cose terribili e bisogna essere forti: cambio casa e lavoro, dagli ozi della new economy alla trincea della scuola media. Nel frattempo è tutto un fermento di idee, forum, discussioni… Ho messo anche un contatore, che nei giorni di Genova s'impenna: 80 accessi al giorno! Mi sembrava impossibile.
Periodo classico
Lentamente, ma inesorabilmente, questa idea del blog prende piede: nasce e prospera una comunità di persone unite solo dal vizio di postare, con le sue liturgie e i suoi punti di riferimento. Nell'ottobre del 2002 vengo lincato da Neri e Wittgenstein, e il contatore schizza su, su, duecento, trecento, quattrocento (e si ferma poco più su). Sviluppo una psicosi che m'impedisce di non postare una volta al giorno, cinque giorni a settimana. La vita sociale ne risente, ma chi se ne frega, il blog mi ha unito a una ragazza lombarda accessibile solo nei weekend.
Divento una piccola autorità nel settore. Rilascio interviste a Grazia e a Internet News. Finisco su tre libri. Mi monto la testa? Sì, probabilmente. Son pur sempre uno dei primi. Sputtano Camillo nel suo settore, anche se non lo ammetterà mai (perché è un bamboccione). Siccome un'idea al giorno è oggettivamente impossibile, imparo ad amministrarmi: sviluppo rubriche e tormentoni. Deriva populista, si direbbe oggigiorno. In realtà mi do via gratis; ma per un anno e mezzo è divertente.
Decadentismo
Smette di essere divertente nel 2004. In quel periodo sto vivendo di tre part time simultanei, più un ritorno di fiamma accademico, e sento che il livello delle idee nella vasca del cervello sta andando giù, giù, manca poco perché i miei utenti odano chiaro il risucchio finale. Anche il contatore flette un po' (ma nemmeno tanto). Indulgo in polemiche deliranti con personaggi improbabili, sto perdendo il controllo. Approfitto del nuovo menage con la mia donna per rallentare gli interventi: però non riesco più a capire a che mi serve il blog. Ormai ce l'hanno tutti, e scrivono di tutto: non è più la piccola arena di una volta, ognuno ha la sua stanza privata, come in chat. Perché dovrebbero venire nella mia? Cosa ho da offrire di diverso, di migliore, di più durevole? La speranza di passare a qualche tipo di professionismo letterario o giornalistico mi ha abbandonato, anzi ufficialmente non l'ho mai nutrita. "Forse", mi dico "il blogging ha esaurito la sua spinta propulsiva". Povero imbecille.
Futurismo
Decido di rompere il giocattolo, in modo che i pezzi non si possano più rimettere assieme. Mi metto in standby e poi faccio un salto di vent'anni nel futuro. Per un po' la vasca si rimette a pompare idee, ma in capo a due mesi sono di nuovo a secco. È un periodo difficile per mille altri motivi.
Nel frattempo tutt'intorno è un fiorire di blog professionali. Sì, c'è gente che dopo tanta fatica è riuscita a farsi pagare per lavorare al proprio giocattolone. Alcuni sono sempre stati più bravi di me, altri sono idioti patentati, a me non resta che sopportare virilmente e mangiarmi le mani in silenzio. Il blog dal futuro dimezza gli accessi, ma alla fine trova un suo pubblico: contenti loro.
E adesso
Non lo so. Mi sono stancato di guardare al futuro. Ma ho notato che più passano gli anni e più mi ritrovo sui blog. Ne scrivo meno e ne leggo di più.
Senz'altro qualcuno ci sopravvaluta. Google, per esempio, continua a fidarsi di noi in modo indecente. Ma col tempo comincio a pensare che si tratti di un modo per responsabilizzarci. Quando tutto quello che diciamo è indicizzato, forse dovremmo dire meno cazzate e più verità.
Fine dell'intimismo, insomma. E fine dei deliri autoreferenziali, come questo. Si tratta di procurare informazioni dettagliate e verificabili all'utente. Il modello è wikipedia: tutto è imperfetto, tutto si può migliorare, tutti sono responsabili. I risultati – per ora – sono una minibiografia di Sharon e una cattiveria su D'Alema. Funziona? Dal contatore sembrerebbe di sì, ma è una faticaccia. E il fraintendimento è sempre dietro l'angolo, come mi ha insegnato Libero. Insomma, non so quanto potrà durare. Tanti auguri a me.
A questo punto, come vuole la tradizione, debbo chiedervi quale post del 2005 vi è piaciuto di più. Di seguito vi allego un po' di proposte, ma voi potete sceglierne anche altri (il livello, rispetto all'anno scorso, è sceso nettamente).
Casa, dolce casa
“Papà, ti sanguina la faccia”.
“Tesoro, ti piacciono le carote?”
Il Trimonio spiegato a mia figlia, uno e due
"E allora quando io sarò grande, ci si potrà sposare in quattro, sembrerà una cosa normale".
"Ancora con questa storia? No, tesoro, non ci si potrà mai sposare in quattro".
Civilization VII: Lo Scenario Rutelli (e seguenti)
La sollevazione popolare nella città di Genova è stata sedata.
"Ottimo".
Perdite: una unità.
"Che significa?"
Democrazia abrogativa
"Oggi ho votato, nell'ordine: NO all'abrogazione del divieto di fumo nelle classi scolastiche, SI' all'abrogazione di all'enciclica De anima illa quam spermata quoque habent che sancisce che gli spermatozoi hanno un'anima, SI' alla rimozione di un condono edilizio per le case costruite sulla spiaggia di Torino; SCHEDA BIANCA al bilancio agricolo del mese scorso; NO…"
"La mente vacilla".
Il buon Pastore
perché non sono normale, la gente normale vede sparire il suo passato in nuvole rosee di rimpianto, mentre il mio passato è una piaga purulenta e vergognosa che puzza.
Agente CoPro, Operazione Stay Besides!
"Che la strage del Cermis era stata provocata da un kamikaze siriano che si era rotolato nella neve causando una valanga che aveva trascinato con sé i tiranti della funivia, malgrado l'eroico sforzo dei piloti USA di salvare i passeggeri…"
La fine??
Ogni umano è tuo figlio o tuo padre, ogni umana è tua figlia o tua madre. Ogni umano che muore, tu l'hai ucciso. Ogni umano che vive, tu l'hai generato.
La guerra dello stile di vita (su Piste).
Noi combattiamo per la nostra sicurezza, il nostro diritto a consumare tot petrolio a tot cents il litro, le nostre mensilità, il nostro traballante benessere. Per i piaceri della vita che i terroristi ci invidiano e che hanno intenzione di rovinarci. Ecco perché combattiamo.
Logo o non logo
Io Lapo Elkann, forse non è il momento giusto per dirlo, ma non l'ho mai capito veramente. (su Piste)
Ciao, come mi chiamo non ha importanza (su Sacripante!)
io non ho niente contro le grandi città, molte delle mie migliori amiche sono metropoli.
Albo d'oro
2001: ?
2002: Ungaretti
2003: Basic Culture Simulator 1.0
2004: Titicaca Lake
(And why do you torture me with leaves, eccetera)
Fa un certo effetto, ad esempio, trovarsi più o meno in 90esima posizione su una classifica dei blog italiani più lincati e scoprire (a prescindere dalla qualità, e dal senso della cosa) che a occhio il più vecchio sono io. Come se avessi ancora qualcosa da insegnare. Direi che molti hanno imparato meglio di me, ormai.
Quel che si matura, col tempo, è solo una certa vertigine ad aprire l'archivio. Per farmi coraggio ho provato a periodizzare tutto quanto. Vi farà un po' ridere, e io riderò con voi – ma è un ridere nervoso: i manoscritti abbandonati nel solaio e le lettere d'amore mai spedite mi hanno sempre fatto paura. Diciamo che tutto cominciò con un
Periodo criptico
All'inizio del 2001 il mio lavoro consisteva in dieci ore quotidiane davanti a un pc. Avevo perso il gusto alla scrittura privata e anche la piccola cerchia di scrittori-lettori-amici di paese si era ormai sfaldata. Così il 24 gennaio del 2001 apro un sito e decido di usarlo per scrivere le cose che mi vengono in mente. Mando una mail a qualche amico, ma non credo che nessuno abbia davvero seguito il link. Per un po' lo uso da blocco appunti – un blocco interlocutorio, perché non ho la minima idea di cosa fare da lì in poi: Rimettersi a studiare? Darsi al fundraising ministeriale? Restare semplicemente dove sono? Nel dubbio scrivo.
In maggio una sconosciuta da Chicago mi scrive per dirmi che le piace come scrivo. Anche lei ha un sito come il mio, si chiamano blog. Il suo si chiama anche La Pizia. Pizia, dove sei? Tutto questo è anche colpa tua!
Periodo epico
Il 13 maggio 2001 B. vince le elezioni e uno stormo di piccioni mi sbianca la macchina. Disperato, ma non domo, decido che farò tutto il possibile per cambiare il mondo – e il blog è il primo strumento che mi viene in mente. Tutti stanno già parlando del G8 di Genova in toni apocalittici, e io decido di andarci. In capo a pochi giorni divento una figura di riferimento – alle Diaz faccio funzione di portiere di notte, e intanto aggiorno il blog. La sera del 21 luglio sono in fila per aggiornare quando Glauco mi fa: vieni a bere qualcosa? Io avrei tanta voglia di lanciare al mondo i miei pensierini, ma inspiegabilmente lo seguo. Così, un quarto d'ora dopo, quando le camionette e le ambulanze arrivano (insieme) davanti alle due scuole, noi ci stiamo sbarrando nella birreria dietro l'angolo.
Dopo il G8 nasce Attac, con la sua sezione modenese; poi c'è l'11 settembre, la guerra in Afganistan, il Forum Sociale, un corteo al mese, e l'Iraq che si profila all'orizzonte. Succedono cose terribili e bisogna essere forti: cambio casa e lavoro, dagli ozi della new economy alla trincea della scuola media. Nel frattempo è tutto un fermento di idee, forum, discussioni… Ho messo anche un contatore, che nei giorni di Genova s'impenna: 80 accessi al giorno! Mi sembrava impossibile.
Periodo classico
Lentamente, ma inesorabilmente, questa idea del blog prende piede: nasce e prospera una comunità di persone unite solo dal vizio di postare, con le sue liturgie e i suoi punti di riferimento. Nell'ottobre del 2002 vengo lincato da Neri e Wittgenstein, e il contatore schizza su, su, duecento, trecento, quattrocento (e si ferma poco più su). Sviluppo una psicosi che m'impedisce di non postare una volta al giorno, cinque giorni a settimana. La vita sociale ne risente, ma chi se ne frega, il blog mi ha unito a una ragazza lombarda accessibile solo nei weekend.
Divento una piccola autorità nel settore. Rilascio interviste a Grazia e a Internet News. Finisco su tre libri. Mi monto la testa? Sì, probabilmente. Son pur sempre uno dei primi. Sputtano Camillo nel suo settore, anche se non lo ammetterà mai (perché è un bamboccione). Siccome un'idea al giorno è oggettivamente impossibile, imparo ad amministrarmi: sviluppo rubriche e tormentoni. Deriva populista, si direbbe oggigiorno. In realtà mi do via gratis; ma per un anno e mezzo è divertente.
Decadentismo
Smette di essere divertente nel 2004. In quel periodo sto vivendo di tre part time simultanei, più un ritorno di fiamma accademico, e sento che il livello delle idee nella vasca del cervello sta andando giù, giù, manca poco perché i miei utenti odano chiaro il risucchio finale. Anche il contatore flette un po' (ma nemmeno tanto). Indulgo in polemiche deliranti con personaggi improbabili, sto perdendo il controllo. Approfitto del nuovo menage con la mia donna per rallentare gli interventi: però non riesco più a capire a che mi serve il blog. Ormai ce l'hanno tutti, e scrivono di tutto: non è più la piccola arena di una volta, ognuno ha la sua stanza privata, come in chat. Perché dovrebbero venire nella mia? Cosa ho da offrire di diverso, di migliore, di più durevole? La speranza di passare a qualche tipo di professionismo letterario o giornalistico mi ha abbandonato, anzi ufficialmente non l'ho mai nutrita. "Forse", mi dico "il blogging ha esaurito la sua spinta propulsiva". Povero imbecille.
Futurismo
Decido di rompere il giocattolo, in modo che i pezzi non si possano più rimettere assieme. Mi metto in standby e poi faccio un salto di vent'anni nel futuro. Per un po' la vasca si rimette a pompare idee, ma in capo a due mesi sono di nuovo a secco. È un periodo difficile per mille altri motivi.
Nel frattempo tutt'intorno è un fiorire di blog professionali. Sì, c'è gente che dopo tanta fatica è riuscita a farsi pagare per lavorare al proprio giocattolone. Alcuni sono sempre stati più bravi di me, altri sono idioti patentati, a me non resta che sopportare virilmente e mangiarmi le mani in silenzio. Il blog dal futuro dimezza gli accessi, ma alla fine trova un suo pubblico: contenti loro.
E adesso
Non lo so. Mi sono stancato di guardare al futuro. Ma ho notato che più passano gli anni e più mi ritrovo sui blog. Ne scrivo meno e ne leggo di più.
Senz'altro qualcuno ci sopravvaluta. Google, per esempio, continua a fidarsi di noi in modo indecente. Ma col tempo comincio a pensare che si tratti di un modo per responsabilizzarci. Quando tutto quello che diciamo è indicizzato, forse dovremmo dire meno cazzate e più verità.
Fine dell'intimismo, insomma. E fine dei deliri autoreferenziali, come questo. Si tratta di procurare informazioni dettagliate e verificabili all'utente. Il modello è wikipedia: tutto è imperfetto, tutto si può migliorare, tutti sono responsabili. I risultati – per ora – sono una minibiografia di Sharon e una cattiveria su D'Alema. Funziona? Dal contatore sembrerebbe di sì, ma è una faticaccia. E il fraintendimento è sempre dietro l'angolo, come mi ha insegnato Libero. Insomma, non so quanto potrà durare. Tanti auguri a me.
A questo punto, come vuole la tradizione, debbo chiedervi quale post del 2005 vi è piaciuto di più. Di seguito vi allego un po' di proposte, ma voi potete sceglierne anche altri (il livello, rispetto all'anno scorso, è sceso nettamente).
Casa, dolce casa
“Papà, ti sanguina la faccia”.
“Tesoro, ti piacciono le carote?”
Il Trimonio spiegato a mia figlia, uno e due
"E allora quando io sarò grande, ci si potrà sposare in quattro, sembrerà una cosa normale".
"Ancora con questa storia? No, tesoro, non ci si potrà mai sposare in quattro".
Civilization VII: Lo Scenario Rutelli (e seguenti)
La sollevazione popolare nella città di Genova è stata sedata.
"Ottimo".
Perdite: una unità.
"Che significa?"
Democrazia abrogativa
"Oggi ho votato, nell'ordine: NO all'abrogazione del divieto di fumo nelle classi scolastiche, SI' all'abrogazione di all'enciclica De anima illa quam spermata quoque habent che sancisce che gli spermatozoi hanno un'anima, SI' alla rimozione di un condono edilizio per le case costruite sulla spiaggia di Torino; SCHEDA BIANCA al bilancio agricolo del mese scorso; NO…"
"La mente vacilla".
Il buon Pastore
perché non sono normale, la gente normale vede sparire il suo passato in nuvole rosee di rimpianto, mentre il mio passato è una piaga purulenta e vergognosa che puzza.
Agente CoPro, Operazione Stay Besides!
"Che la strage del Cermis era stata provocata da un kamikaze siriano che si era rotolato nella neve causando una valanga che aveva trascinato con sé i tiranti della funivia, malgrado l'eroico sforzo dei piloti USA di salvare i passeggeri…"
La fine??
Ogni umano è tuo figlio o tuo padre, ogni umana è tua figlia o tua madre. Ogni umano che muore, tu l'hai ucciso. Ogni umano che vive, tu l'hai generato.
La guerra dello stile di vita (su Piste).
Noi combattiamo per la nostra sicurezza, il nostro diritto a consumare tot petrolio a tot cents il litro, le nostre mensilità, il nostro traballante benessere. Per i piaceri della vita che i terroristi ci invidiano e che hanno intenzione di rovinarci. Ecco perché combattiamo.
Logo o non logo
Io Lapo Elkann, forse non è il momento giusto per dirlo, ma non l'ho mai capito veramente. (su Piste)
Ciao, come mi chiamo non ha importanza (su Sacripante!)
io non ho niente contro le grandi città, molte delle mie migliori amiche sono metropoli.
Albo d'oro
2001: ?
2002: Ungaretti
2003: Basic Culture Simulator 1.0
2004: Titicaca Lake
Comments (21)
25-01-2004, 21:01autoreferenziali, blog, cultura, genetica no ambiente sì, greatest posts, invecchiarePermalink
Tre anni
(e neanche una nozione superflua)
Io non so, onestamente quanti anni impieghi un corpo umano a rigenerare tutte le sue cellule, per cui si possa dire che è realmente diventato un altro corpo rispetto a tot anni prima. Sarà scritto da qualche parte che non trovo.
Non so neanche dopo quanti anni un’accusa cada in prescrizione.
Quello che so è che tre anni di solito sono il limite a partire dal quale le cose che ho scritto non le ho più scritte io, le ha scritte un altro, e non ha più molto senso correggerle o tentare di fare una figura migliore di quella che ormai s’è fatta. Magari se rileggo posso essere d’accordo, come capita di andare d’accordo con estranei che non si è mai visti in faccia (“toh! Questa cosa avrei voluto scriverla io… ah, aspetta, l’ho scritta io”).
Questo significa, tra l’altro, che le ragazze, signorine e signore in possesso di lettere firmate da me entro e non oltre la data del 26 gennaio 2001 sono pregate di non ritenerle più valide, distruggerle se è il caso, oppure continuare a leggerle e sghignazzare ma non attribuirle più al qui presente, che nel frattempo ha totalmente rigenerato le sue cellule ed è un altro uomo.
Significa anche che le pagine più antiche di questo sito, che sabato ha compiuto tre anni, stanno per scivolare inesorabilmente nella maturità: sono documenti di una persona che esisteva tre anni fa e che non ha ormai più nessun potere su di loro. Il bello è che tra tre anni succederà lo stesso di queste righe. (L’idea che si muore un po’ tutti i giorni mi dà una certa vertigine).
***
Il bilancio del 2003 ve lo risparmio. Fino a novembre gli accessi sono cresciuti, poi sono un po’ calati. È anche calato il mio interesse per gli accessi. Per un po' sono diventato il primo risultato mondiale per “Leonardo” su Google, il che è assurdo (in questo momento sono il n.2). Stavo pensando di usare il blog diversamente, scrivere meno e un po’ meglio, ma non è semplice. Scrivere è una ginnastica, e purtroppo per avere un paio di cose buone la settimana devo riscaldarmi con altre due o tre scemenze di contorno.
A complicare la cosa, molto spesso quello che io reputo scemenza può piacere a parecchi, e la “cosa buona” passare nell’indifferenza (o nell’imbarazzo) più totale. È per questo motivo che quindici giorni fa avevo chiesto ai lettori di esprimere una preferenza sui post di quest’anno: non è che abbiano risposto in tantissimi, eh? In ogni caso il vincitore della consultazione è questo. E mi pare un degno vincitore, per vari motivi:
1. Mentre di solito faccio le ore piccole a limare periodi, questa è appunto una scemenza scritta di getto in un dopopranzo.
2. Mentre di solito d’inverno qui si scrive a lambrusco, questo post andava a trebbiano.
3. Alla faccia di tutti quelli che mi danno del professorino, questo post è un inno alla crassa ignoranza.
4. Varie persone ci si sono riconosciute, e hanno voluto contribuire. Io non sono molto bravo nei lavori di gruppo, però sono contento di averci provato.
5. Per quanto scemenza, il Simulator ha dimostrato di funzionare benissimo, e io ne sono la prova vivente. Sul serio, io mi sto facendo strada continuando a raccontare palle come la leggerezza di Calvino. E la gente mi dà del professorino. Nel mondo dei ciechi il guercio è un re, chi l’ha detto? (non so neanche quello).
6. Per quanto scemenza, il Simulator è un’applicazione di uno dei principi fondamentali di questo blog sin da quando un tale (che nel frattempo non esiste più) cominciò a scrivere i primi post nel gennaio 2001: la critica al concetto di cultura. Cosa intendiamo con cultura? L’insieme di cose che sappiamo? Non più. Da un po’ di tempo a questa parte la cultura è diventata l’insieme di cose che fingiamo di sapere, o (nel migliore dei casi) le strategie che mettiamo in atto per fingere di sapere alcune cose.
I primi mesi di quel 2001, del resto, furono un periodo molto interessante. Tra le altre cose si finì di mappare il genoma umano, giungendo così (credo) alla dimostrazione scientifica che il concetto di razza non ha senso. Un po’ troppo tardi per evitare la tratta degli schiavi e Auschwitz, ma meglio di niente.
La destra identitaria aveva però già fiutato l’aria da un pezzo, e si stava ricalibrando su un nuovo concetto: la cultura, la “civiltà”: The Clash of Civilizations, come si chiamava il saggio di un professore americano che sbagliava le cartine. E fu il defunto Edward Said a ribattezzarlo The Clash of Ignorance. Avevano ragione entrambi: Civilization, Ignorance e Cultura sono tre parole per la stessa cosa. Una cultura non è fatta di nozioni, ma di finzioni, e si caratterizza più per le cose che sceglie di escludere che per quelle che include. E qui arrivano i blog, che ci servono proprio a definire la nostra “Cultura”, la nostra “Civilization”, la nostra “Ignorance”: si tratta di scegliere quali nozioni non c’interessano e quali vogliamo fingere di possedere.
Dal 2001 in poi ne abbiamo fatta di strada, e ne abbiamo scritte e lette, di scemenze. Cultura occidentale, Guerra Globale, Guerra al terrorismo, Islam terrorista, Islam moderato… un giorno (spero in meno di tre anni) tutti questi concetti ci sembreranno campati per aria come oggi ci sembrano campate per aria le speculazioni degli scienziati ‘ariani’ sul “primato della razza”.
Nel frattempo, se il discorso v’interessa, credo che continuerete a trovarmi in questo settore della barricata: là dove non solo si rifiuta a priori il concetto di “cultura”, il concetto di “civiltà”: ma si cerca in un qualche modo di dimostrarne l’impossibilità scientifica, così come nel 2001 è stata dimostrata l’impossibilità scientifica del concetto di “razza”. La demolizione della razza spettava ai biologi: la demolizione della cultura dovrebbe essere il lavoro degli umanisti. Non male come missione.
Ma credo che a un obiettivo del genere valga la pena di dedicare il proprio tempo libero, se non la propria vita. (Magari tra tre anni la penserò diversamente).
(e neanche una nozione superflua)
Io non so, onestamente quanti anni impieghi un corpo umano a rigenerare tutte le sue cellule, per cui si possa dire che è realmente diventato un altro corpo rispetto a tot anni prima. Sarà scritto da qualche parte che non trovo.
Non so neanche dopo quanti anni un’accusa cada in prescrizione.
Quello che so è che tre anni di solito sono il limite a partire dal quale le cose che ho scritto non le ho più scritte io, le ha scritte un altro, e non ha più molto senso correggerle o tentare di fare una figura migliore di quella che ormai s’è fatta. Magari se rileggo posso essere d’accordo, come capita di andare d’accordo con estranei che non si è mai visti in faccia (“toh! Questa cosa avrei voluto scriverla io… ah, aspetta, l’ho scritta io”).
Questo significa, tra l’altro, che le ragazze, signorine e signore in possesso di lettere firmate da me entro e non oltre la data del 26 gennaio 2001 sono pregate di non ritenerle più valide, distruggerle se è il caso, oppure continuare a leggerle e sghignazzare ma non attribuirle più al qui presente, che nel frattempo ha totalmente rigenerato le sue cellule ed è un altro uomo.
Significa anche che le pagine più antiche di questo sito, che sabato ha compiuto tre anni, stanno per scivolare inesorabilmente nella maturità: sono documenti di una persona che esisteva tre anni fa e che non ha ormai più nessun potere su di loro. Il bello è che tra tre anni succederà lo stesso di queste righe. (L’idea che si muore un po’ tutti i giorni mi dà una certa vertigine).
***
Il bilancio del 2003 ve lo risparmio. Fino a novembre gli accessi sono cresciuti, poi sono un po’ calati. È anche calato il mio interesse per gli accessi. Per un po' sono diventato il primo risultato mondiale per “Leonardo” su Google, il che è assurdo (in questo momento sono il n.2). Stavo pensando di usare il blog diversamente, scrivere meno e un po’ meglio, ma non è semplice. Scrivere è una ginnastica, e purtroppo per avere un paio di cose buone la settimana devo riscaldarmi con altre due o tre scemenze di contorno.
A complicare la cosa, molto spesso quello che io reputo scemenza può piacere a parecchi, e la “cosa buona” passare nell’indifferenza (o nell’imbarazzo) più totale. È per questo motivo che quindici giorni fa avevo chiesto ai lettori di esprimere una preferenza sui post di quest’anno: non è che abbiano risposto in tantissimi, eh? In ogni caso il vincitore della consultazione è questo. E mi pare un degno vincitore, per vari motivi:
1. Mentre di solito faccio le ore piccole a limare periodi, questa è appunto una scemenza scritta di getto in un dopopranzo.
2. Mentre di solito d’inverno qui si scrive a lambrusco, questo post andava a trebbiano.
3. Alla faccia di tutti quelli che mi danno del professorino, questo post è un inno alla crassa ignoranza.
4. Varie persone ci si sono riconosciute, e hanno voluto contribuire. Io non sono molto bravo nei lavori di gruppo, però sono contento di averci provato.
5. Per quanto scemenza, il Simulator ha dimostrato di funzionare benissimo, e io ne sono la prova vivente. Sul serio, io mi sto facendo strada continuando a raccontare palle come la leggerezza di Calvino. E la gente mi dà del professorino. Nel mondo dei ciechi il guercio è un re, chi l’ha detto? (non so neanche quello).
6. Per quanto scemenza, il Simulator è un’applicazione di uno dei principi fondamentali di questo blog sin da quando un tale (che nel frattempo non esiste più) cominciò a scrivere i primi post nel gennaio 2001: la critica al concetto di cultura. Cosa intendiamo con cultura? L’insieme di cose che sappiamo? Non più. Da un po’ di tempo a questa parte la cultura è diventata l’insieme di cose che fingiamo di sapere, o (nel migliore dei casi) le strategie che mettiamo in atto per fingere di sapere alcune cose.
I primi mesi di quel 2001, del resto, furono un periodo molto interessante. Tra le altre cose si finì di mappare il genoma umano, giungendo così (credo) alla dimostrazione scientifica che il concetto di razza non ha senso. Un po’ troppo tardi per evitare la tratta degli schiavi e Auschwitz, ma meglio di niente.
La destra identitaria aveva però già fiutato l’aria da un pezzo, e si stava ricalibrando su un nuovo concetto: la cultura, la “civiltà”: The Clash of Civilizations, come si chiamava il saggio di un professore americano che sbagliava le cartine. E fu il defunto Edward Said a ribattezzarlo The Clash of Ignorance. Avevano ragione entrambi: Civilization, Ignorance e Cultura sono tre parole per la stessa cosa. Una cultura non è fatta di nozioni, ma di finzioni, e si caratterizza più per le cose che sceglie di escludere che per quelle che include. E qui arrivano i blog, che ci servono proprio a definire la nostra “Cultura”, la nostra “Civilization”, la nostra “Ignorance”: si tratta di scegliere quali nozioni non c’interessano e quali vogliamo fingere di possedere.
Dal 2001 in poi ne abbiamo fatta di strada, e ne abbiamo scritte e lette, di scemenze. Cultura occidentale, Guerra Globale, Guerra al terrorismo, Islam terrorista, Islam moderato… un giorno (spero in meno di tre anni) tutti questi concetti ci sembreranno campati per aria come oggi ci sembrano campate per aria le speculazioni degli scienziati ‘ariani’ sul “primato della razza”.
Nel frattempo, se il discorso v’interessa, credo che continuerete a trovarmi in questo settore della barricata: là dove non solo si rifiuta a priori il concetto di “cultura”, il concetto di “civiltà”: ma si cerca in un qualche modo di dimostrarne l’impossibilità scientifica, così come nel 2001 è stata dimostrata l’impossibilità scientifica del concetto di “razza”. La demolizione della razza spettava ai biologi: la demolizione della cultura dovrebbe essere il lavoro degli umanisti. Non male come missione.
Ma credo che a un obiettivo del genere valga la pena di dedicare il proprio tempo libero, se non la propria vita. (Magari tra tre anni la penserò diversamente).
08-01-2004, 02:57autoreferenziali, greatest postsPermalink
Quand'è già l'otto di gennaio, e credevate di essere passati indenni da tutte le liste dicembrine, cliccate qui e.... trac! La lista più autoreferenziale, autocelebrativa, autoriparatrice di tutte.
I meglio pezzi di Leonardo del 2003, secondo me
(in ordine di apparizione):
-- Tollerando tollerando
-- La stanchezza di Rosa Parks
-- adrenalina
-- Basic culture simulator 1.0
-- i blog sono ecologici
-- anche i ricchi piangono
-- il cammino del diritto internazionale
-- cantico del 25 aprile (1, 2, 3).
-- memo per Michael
-- succedono più cose in cielo e in terra
-- mi dispiace se non si capisce l'ironia
-- vogliamo Don Giussani nudo.
-- ...and then just push me
-- Johnny: una questione pubblica
-- trova l'errore
-- l'importanza dell'Agro Pontino
A questo punto devo dire che l'autolettura, come ogni forma di cannibalismo, è divertente fino a una certa dose, poi dà la nausea.
ma se il mio giudizio lascia il tempo che trova, il vostro invece m'interessa molto. Non solo per captare un po' di benevolenza (che comunque è l'unica gratifica che mi arriva), ma anche un po' per capire il gusto del lettore medio: volete più Johnny o più scenette comiche con Berlusconi? Basta dirlo. (Io poi, continuerò a gestire quel che passa il convento, ma una dritta ogni tanto non nuoce).
Potete scrivere al solito forum (ah, perché non lo sapevate che ho un forum? Complimenti, è il secondo link dall'alto a sinistra). Non dovete per forza scegliere tra i post che ho scelto io, anzi. Va bene anche il sistema dell'anno scorso: contate fino a tre e scrivetemi il primo che vi viene in mente. E potete pure scrivere quello che vi è piaciuto meno (ma sappiate che così mi verrà voglia di riscriverlo).
A chi volesse votare Ungaretti, faccio presente che, per carità, mi fa piacere, ma non è del 2003, è dell'anno prima.
A chi quindi volesse farmi notare che nel 2002 scrivevo meno e scrivevo meglio, grazie sì, me n'ero già accorto da solo.
Ok, avete 15 giorni per votare partendo da adesso.
I meglio pezzi di Leonardo del 2003, secondo me
(in ordine di apparizione):
-- Tollerando tollerando
-- La stanchezza di Rosa Parks
-- adrenalina
-- Basic culture simulator 1.0
-- i blog sono ecologici
-- anche i ricchi piangono
-- il cammino del diritto internazionale
-- cantico del 25 aprile (1, 2, 3).
-- memo per Michael
-- succedono più cose in cielo e in terra
-- mi dispiace se non si capisce l'ironia
-- vogliamo Don Giussani nudo.
-- ...and then just push me
-- Johnny: una questione pubblica
-- trova l'errore
-- l'importanza dell'Agro Pontino
A questo punto devo dire che l'autolettura, come ogni forma di cannibalismo, è divertente fino a una certa dose, poi dà la nausea.
ma se il mio giudizio lascia il tempo che trova, il vostro invece m'interessa molto. Non solo per captare un po' di benevolenza (che comunque è l'unica gratifica che mi arriva), ma anche un po' per capire il gusto del lettore medio: volete più Johnny o più scenette comiche con Berlusconi? Basta dirlo. (Io poi, continuerò a gestire quel che passa il convento, ma una dritta ogni tanto non nuoce).
Potete scrivere al solito forum (ah, perché non lo sapevate che ho un forum? Complimenti, è il secondo link dall'alto a sinistra). Non dovete per forza scegliere tra i post che ho scelto io, anzi. Va bene anche il sistema dell'anno scorso: contate fino a tre e scrivetemi il primo che vi viene in mente. E potete pure scrivere quello che vi è piaciuto meno (ma sappiate che così mi verrà voglia di riscriverlo).
A chi volesse votare Ungaretti, faccio presente che, per carità, mi fa piacere, ma non è del 2003, è dell'anno prima.
A chi quindi volesse farmi notare che nel 2002 scrivevo meno e scrivevo meglio, grazie sì, me n'ero già accorto da solo.
Ok, avete 15 giorni per votare partendo da adesso.