Davvero preferireste non esistere?
25-02-2016, 18:26cattiva politica, omofobiePermalink
La schiavitù scomparve ufficialmente in tutto il territorio negli Stati Uniti il 6 dicembre 1865, dopo che l'assemblea legislativa della Georgia ebbe ratificato il XIII emendamento che la proibiva, promosso da Lincoln. Era il ventisettesimo Stato a ratificarlo, su 36: a quel punto, oltrepassata la soglia dei tre quarti, l'emendamento entrava a far parte della Costituzione. Lincoln era già stato assassinato, ultima vittima di una guerra che aveva fatto quasi un milione di morti. Malgrado tutto questo, i cittadini afroamericani di molti Stati del sud non avrebbero avuto il diritto di voto ancora per un secolo. Il XIII emendamento, liberandoli, contribuì a renderli in un qualche modo cittadini di serie B. In alcuni casi rese più dure le loro condizioni di vita, negli Stati in cui i legislatori bianchi repressero le loro aspirazioni varando leggi che sostanzialmente li criminalizzavano: in Mississippi chi non rinnovava ogni anno il contratto di lavoro col piantatore poteva essere subito arrestato per vagabondaggio. A 150 anni di distanza, i neri degli USA hanno ancora la netta sensazione che nel lungo, faticosissimo processo di acquisizione dei diritti civili, qualcosa sia andato storto subito e non sia stato ancora raddrizzato. Premesso questo: voi nel 1865 avreste preferito restare schiavi? Vi sareste tenuti le catene?
Chi in questi mesi ha seguito con crescente frustrazione l'iter del ddl Cirinnà ha tutti i motivi per dirsi insoddisfatto del risultato. È vero, oggi è stata riconosciuta l'esistenza di una categoria di cittadini di serie B, che può unirsi ma non può sposarsi; che può condividere i beni, ma non la genitorialità. Tutto questo è ingiusto e avvilente, anche perché è stato causato dall'imperizia dei legislatori e dai calcoli sbagliati di qualche avventuriero politico. Detto questo: preferivate davvero continuare a non esistere?
A questo punto della storia il dibattito sul disegno di legge lo possiamo dare per consumato: ognuno può aver arbitrato uno o più match pubblici tra grillini e renziani, e decretato il vincitore, il più convincente nel rimpallare le accuse, le controaccuse e le responsabilità. Archiviamo anche la manfrina sul regolamento, i canguri e i supercanguri, e tutti i ragguagli dei politici che hanno provato a spiegarci le cose per punti, o con la lavagnetta - tra cui brillano quei poveri renziani che per 48 ore hanno ripetuto che Renzi non poteva mettere la fiducia, no no, era tecnicamente impossibile - dopodiché Renzi ha annunciato che l'avrebbe messa, e vabbe'. Diamo per espressa la rabbia nei confronti del blocco trasversale cattolico-conservatore, l'ingenuità degli elettori del PD che scoprono un nido di reazionari nel loro partito, la frustrazione di chi anche stavolta resterà senza diritti fondamentali - perdonate la bruschezza, ma anche se mi fermassi a piangere e a indignarmi con voi non sposterei di un centimetro il problema.
A questo punto a mio parere l'unica discussione che abbia ancora un senso è quella che da sempre più mi preme: l'eterna lotta tra il male e il meno peggio. Ovvero: è davvero utile il compromesso? Per me sì. La Cirinnà mutilata della stepchild adoption potrà farvi senso, ma è comunque meglio di niente. In linea di massima qualcosa è sempre meglio di niente, quando si parla di estendere i diritti civili a minoranze non riconosciute. Grazie al cielo, anzi, a Montesquieu, non ci sono soltanto i legislatori: ci sono anche i giudici, che per forza di cose hanno le idee più chiare. Fino a oggi i gay, per la giustizia, non esistevano: un parlamento oggi li ha riconosciuti, ma allo stesso tempo li ha penalizzati; sulla Costituzione però c'è scritto che i cittadini sono tutti uguali e di questo prima o poi i giudici dovranno tener conto: non è che siano rapidissimi, eh? ma possono essere più veloci dei legislatori. Comprendo la rabbia di tutti quelli che credevano che fosse la volta buona (anche se i numeri non ci sono mai stati, e l'inaffidabilità del M5S non è una nozione così inedita). Però, davvero: se il vostro interesse è che le cose cambino, e non fargliela vedere a Giovanardi e Adinolfi, il compromesso al ribasso è sempre meglio di nessun compromesso.
O no? Io ho in mente almeno due o tre esempi in cui si è arrivati all'uguaglianza attraverso una lunga serie di successi parziali e compromissori (ad esempio la sentenza della Corte Suprema USA l'estate scorsa). Voi avete in mente almeno una situazione in cui dire di no a un compromesso abbia portato in tempi brevi a un miglioramento?
Se pensate che la Cirinnà mutilata sia una pessima legge, e che Renzi non merita di essere celebrato per una vittoria di Pirro, avete la vostra parte di ragione. Ha sbagliato a mandare avanti una legge senza avere una reale maggioranza? Son cose che a volte si fanno: chiedere trentuno per ottenere trenta (in questo caso facciamo anche venticinque). A questo punto, però, a parte i proclami di intransigenza che forse servono a farvi sentire meglio, si tratta come sempre di capire cosa succederà. Non credete più in Renzi? Si può lavorare a un partito che stia alla sua sinistra: lo spazio c'è - ce n'è di più da oggi, se ci riflettete. Credete ancora, malgrado tutto, che non ci sia speranza né vita fuori dal PD? Sta per arrivare la prova del nove. Quando si ricomincerà a parlare di elezioni, si potrà oggettivamente valutare quanto Renzi creda in questa battaglia. Basterà contare i teodem nelle liste. Se la percentuale risultasse invariata rispetto al '13, saprete di essere stati ingenui a contare su di lui. Ma la percentuale potrebbe anche calare. E potrebbe calare proprio perché il ritardo italiano sui diritti civili costringerà Renzi a scegliere da che parte stare. Faccio presente che, per quanto sia giustamente desiderato, il matrimonio gay non è la vittoria finale che schiuderà i cancelli dell'Eden laico: all'orizzonte c'è il testamento biologico, e poi bisognerà rendere di nuovo effettivo il diritto all'aborto, ecc.
A chi ha la sensazione di vivere in tempi bui, e in un Paese sempre meno moderno, spero di non apparire troppo antipatico facendo presente che ci sono stati tempi ancora più bui e Paesi ancora meno moderni, e che non sempre - anzi, quasi mai - l'alba arriva in un istante:a volte bisogna procedere a tentoni, occupando ogni piccolo spazio che il nemico ti concede, e mantenendo un certo spirito anche quando ti accorgi che stai ripiegando che palle queste metafore guerresche. No, grazie al cielo, anzi, all'antifascismo, viviamo in una democrazia: un luogo molto imperfetto dove però dopo ogni sconfitta la palla torna al centro, e si riparte. Si può anche imparare dagli errori, volendo.
Chi in questi mesi ha seguito con crescente frustrazione l'iter del ddl Cirinnà ha tutti i motivi per dirsi insoddisfatto del risultato. È vero, oggi è stata riconosciuta l'esistenza di una categoria di cittadini di serie B, che può unirsi ma non può sposarsi; che può condividere i beni, ma non la genitorialità. Tutto questo è ingiusto e avvilente, anche perché è stato causato dall'imperizia dei legislatori e dai calcoli sbagliati di qualche avventuriero politico. Detto questo: preferivate davvero continuare a non esistere?
A questo punto della storia il dibattito sul disegno di legge lo possiamo dare per consumato: ognuno può aver arbitrato uno o più match pubblici tra grillini e renziani, e decretato il vincitore, il più convincente nel rimpallare le accuse, le controaccuse e le responsabilità. Archiviamo anche la manfrina sul regolamento, i canguri e i supercanguri, e tutti i ragguagli dei politici che hanno provato a spiegarci le cose per punti, o con la lavagnetta - tra cui brillano quei poveri renziani che per 48 ore hanno ripetuto che Renzi non poteva mettere la fiducia, no no, era tecnicamente impossibile - dopodiché Renzi ha annunciato che l'avrebbe messa, e vabbe'. Diamo per espressa la rabbia nei confronti del blocco trasversale cattolico-conservatore, l'ingenuità degli elettori del PD che scoprono un nido di reazionari nel loro partito, la frustrazione di chi anche stavolta resterà senza diritti fondamentali - perdonate la bruschezza, ma anche se mi fermassi a piangere e a indignarmi con voi non sposterei di un centimetro il problema.
A questo punto a mio parere l'unica discussione che abbia ancora un senso è quella che da sempre più mi preme: l'eterna lotta tra il male e il meno peggio. Ovvero: è davvero utile il compromesso? Per me sì. La Cirinnà mutilata della stepchild adoption potrà farvi senso, ma è comunque meglio di niente. In linea di massima qualcosa è sempre meglio di niente, quando si parla di estendere i diritti civili a minoranze non riconosciute. Grazie al cielo, anzi, a Montesquieu, non ci sono soltanto i legislatori: ci sono anche i giudici, che per forza di cose hanno le idee più chiare. Fino a oggi i gay, per la giustizia, non esistevano: un parlamento oggi li ha riconosciuti, ma allo stesso tempo li ha penalizzati; sulla Costituzione però c'è scritto che i cittadini sono tutti uguali e di questo prima o poi i giudici dovranno tener conto: non è che siano rapidissimi, eh? ma possono essere più veloci dei legislatori. Comprendo la rabbia di tutti quelli che credevano che fosse la volta buona (anche se i numeri non ci sono mai stati, e l'inaffidabilità del M5S non è una nozione così inedita). Però, davvero: se il vostro interesse è che le cose cambino, e non fargliela vedere a Giovanardi e Adinolfi, il compromesso al ribasso è sempre meglio di nessun compromesso.
O no? Io ho in mente almeno due o tre esempi in cui si è arrivati all'uguaglianza attraverso una lunga serie di successi parziali e compromissori (ad esempio la sentenza della Corte Suprema USA l'estate scorsa). Voi avete in mente almeno una situazione in cui dire di no a un compromesso abbia portato in tempi brevi a un miglioramento?
Se pensate che la Cirinnà mutilata sia una pessima legge, e che Renzi non merita di essere celebrato per una vittoria di Pirro, avete la vostra parte di ragione. Ha sbagliato a mandare avanti una legge senza avere una reale maggioranza? Son cose che a volte si fanno: chiedere trentuno per ottenere trenta (in questo caso facciamo anche venticinque). A questo punto, però, a parte i proclami di intransigenza che forse servono a farvi sentire meglio, si tratta come sempre di capire cosa succederà. Non credete più in Renzi? Si può lavorare a un partito che stia alla sua sinistra: lo spazio c'è - ce n'è di più da oggi, se ci riflettete. Credete ancora, malgrado tutto, che non ci sia speranza né vita fuori dal PD? Sta per arrivare la prova del nove. Quando si ricomincerà a parlare di elezioni, si potrà oggettivamente valutare quanto Renzi creda in questa battaglia. Basterà contare i teodem nelle liste. Se la percentuale risultasse invariata rispetto al '13, saprete di essere stati ingenui a contare su di lui. Ma la percentuale potrebbe anche calare. E potrebbe calare proprio perché il ritardo italiano sui diritti civili costringerà Renzi a scegliere da che parte stare. Faccio presente che, per quanto sia giustamente desiderato, il matrimonio gay non è la vittoria finale che schiuderà i cancelli dell'Eden laico: all'orizzonte c'è il testamento biologico, e poi bisognerà rendere di nuovo effettivo il diritto all'aborto, ecc.
A chi ha la sensazione di vivere in tempi bui, e in un Paese sempre meno moderno, spero di non apparire troppo antipatico facendo presente che ci sono stati tempi ancora più bui e Paesi ancora meno moderni, e che non sempre - anzi, quasi mai - l'alba arriva in un istante:
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