I licei classici non sono abbastanza inutili?
18-02-2016, 14:20chiudere i licei (con i prof dentro), cultura, scuolaPermalink
Qualche giorno fa Matteo Renzi ha terminato una lectio magistralis in un'università argentina attribuendo una poesiola da bacio perugina al più famoso scrittore argentino di tutti i tempi, che è Jorge Luis Borges - l'inventore della Biblioteca di Babele. Per fare una proporzione, è come se un argentino ospite della Sapienza, volendosi congedare con un omaggio al nostro più grande poeta, se ne uscisse con "amore vuol dire non dover mai dire mi dispiace" (Dante Alighieri).
Nell'universo che alcuni chiamano Biblioteca di Babele esistono tutti i libri possibili. Tutte le combinazioni di libri di 410 pagine - ogni pagina 40 righe di 40 caratteri. Ci sono tutti i libri che mi piacerebbe scrivere e a voi non piacerebbe leggere; c'è il vangelo tale e quale l'edizione che avete in casa ma con la parola "lavandino" al posto di "Regno dei Cieli". C'è un'edizione dei promessi sposi in cui Lucia scappa con Don Rodrigo e a pagina venti comincia una spiegazione della relatività ristretta che è sbagliata, o forse no. C'è l'autentica spiegazione della vostra vita, con la descrizione veridica della vostra morte - ma è in mezzo ad altri volumi che la smentiscono, che cambiano alcuni dettagli inquietanti, che presentano tutto sotto una luce diversa, come fare a distinguerli. C'è il catalogo della biblioteca e c'è il senso della vita - e il secondo volume della Poetica di Aristotele, composto interamente di virgole. C'è un libro in cui Voltaire dà la vita affinché Rousseau possa esprimere la sua opinione, che è "mort ai ro.dodendrr,rr". Un libro in cui Einstein si preoccupa della sorte delle api, un altro in cui Neruda lentamente muore, e persino un libro (anzi ce ne sono milioni) in cui la poesia che Renzi ha attribuito a Borges è davvero di Borges. Purtroppo questo avviene in un altro universo.
Che poi si sa come vanno queste cose, no? Devi andare in Argentina, chiedi ai tuoi di farti un discorso sull'Argentina, loro googlano "poeti argentini" e trovano "Borges"; googlano "citazioni di Borges"... cioè alla fine è sempre colpa di google, dai. Al limite di Wikipedia. Non varrebbe neanche la pena di parlarne. Senonché ero già irritato per quella roba che aveva scritto Galimberti, l'ennesimo peana sulla fine del liceo classico e quindi della cultura, perché pare proprio non si dia cultura senza liceo classico.
Altri hanno già parlato a sufficienza di quanto sia in realtà angusta e piuttosto retroborghese l'idea di cultura di Galimberti - che infatti non riesce a non includere un feticcio ormai residuale, il "teatro": tra le attività che secondo lui sono cultura e distinguono l'uomo dalla "bestia" non c'è la capacità di percepire e misurare le onde gravitazionali attraverso un interferometro, ma c'è il "teatro": se vai a teatro sei un uomo, se stai in casa e guardi Superquark non è detto.
Son passati sette anni da quando Baricco propose di chiuderli, i teatri - cioè no: proponeva di tagliare i fondi statali e destinarli alle scuole, più o meno la stessa cosa - son passati dieci anni e in banca mi è arrivato un buono di 500 euro per il mio aggiornamento "culturale", che posso utilizzare sia per frequentare corsi d'aggiornamento, sia per andare al cinema o... a teatro. Pensateci bene: per il ministero è la stessa cosa se studio didattica o se vado a vedere i Legnanesi.
Ché poi a me andare a teatro è sempre piaciuto: ma questa idea che qualsiasi cosa vi avvenga sia "cultura" e meriti di essere salvata, finanziata... è un'idea che avrebbe fatto girare la testa i buoni borghesi di un secolo fa, che a teatro ci andavano per tirare i pomodori ai futuristi e guardare le gambe delle ballerine. Galimberti è più trombone di loro, Galimberti scambia perline per gioielli, qualsiasi cazzata per Galimberti diventa importante se si recita su un palco col sipario rosso. È il guardiano di un museo che non capisce, spolvera gli estintori ed è convinto che siano oggetti di valore inestimabile, la gente passa e non si cura delle loro rotondità sgargianti ma non è colpa loro: è che non hanno fatto il Classico, son bestie.
E allora Matteo Renzi? Uscito con 60/60 dal prestigioso Liceo classico Dante, Matteo Renzi che non trova un finale per un discorso e googla "Jorge Luis Borges citazioni"... Renzi e Galimberti dovrebbero essere due prodotti della migliore istruzione italiana, quella che produce esseri Umani, no scimmie chine sui calcolatori e gli interferometri: gente che s'intende di tutto ciò che è umano, e quindi anche di umane lettere. Com'è che invece Galimberti non sa distinguere la filosofia dalla lamentazione di un pensionato su una panchina? Un intellettuale in una società di massa da una jeune fille che studia lettere antiche per passatempo in attesa di fidanzarsi con un buon partito che la manterrà per il resto dei suoi giorni? E com'è che Renzi non sa distinguere un pensiero di Borges da un incarto di cioccolatino? Non dico che debbano servire a trovare un lavoro, questi studi classici: ma almeno a "studiare i classici", appunto. I testi perdio, cosa avete fatto in cinque anni se non sapete distinguere Borges da un cioccolatino, Benjamin da una portinaia. Chiunque abbia letto anche solo un libriccino di Borges, se ne può ben rendere conto che Borges non scriveva banalità sull'amicizia. Chiunque abbia letto un solo testo degli autori che Galimberti cita con rimpianto - Marcuse, Foucault - come fa anche solo per un istante a concepire una scemenza pseudoromantica come il "mondo del lavoro" contrapposto al "mondo della vita"?
Cioè forse abbiamo sbagliato tutto - forse il problema non è che il liceo classico sia inutile, ma che non sia abbastanza inutile. Non produce filosofi, ma imbecilli che scambiano soprammobili Biedermeier per statue di Prassitele. Non produce filologi, ma praticoni anche abbastanza astuti, che magari ti diventano presidenti del consiglio, ma non sanno chi è Borges. Con tutto che non sono affatto sicuro che sia utile sapere chi è Borges. Ma chiedi a un matematico, lo sanno tutti chi è Borges.
Nell'universo che alcuni chiamano Biblioteca di Babele esistono tutti i libri possibili. Tutte le combinazioni di libri di 410 pagine - ogni pagina 40 righe di 40 caratteri. Ci sono tutti i libri che mi piacerebbe scrivere e a voi non piacerebbe leggere; c'è il vangelo tale e quale l'edizione che avete in casa ma con la parola "lavandino" al posto di "Regno dei Cieli". C'è un'edizione dei promessi sposi in cui Lucia scappa con Don Rodrigo e a pagina venti comincia una spiegazione della relatività ristretta che è sbagliata, o forse no. C'è l'autentica spiegazione della vostra vita, con la descrizione veridica della vostra morte - ma è in mezzo ad altri volumi che la smentiscono, che cambiano alcuni dettagli inquietanti, che presentano tutto sotto una luce diversa, come fare a distinguerli. C'è il catalogo della biblioteca e c'è il senso della vita - e il secondo volume della Poetica di Aristotele, composto interamente di virgole. C'è un libro in cui Voltaire dà la vita affinché Rousseau possa esprimere la sua opinione, che è "mort ai ro.dodendrr,rr". Un libro in cui Einstein si preoccupa della sorte delle api, un altro in cui Neruda lentamente muore, e persino un libro (anzi ce ne sono milioni) in cui la poesia che Renzi ha attribuito a Borges è davvero di Borges. Purtroppo questo avviene in un altro universo.
Che poi si sa come vanno queste cose, no? Devi andare in Argentina, chiedi ai tuoi di farti un discorso sull'Argentina, loro googlano "poeti argentini" e trovano "Borges"; googlano "citazioni di Borges"... cioè alla fine è sempre colpa di google, dai. Al limite di Wikipedia. Non varrebbe neanche la pena di parlarne. Senonché ero già irritato per quella roba che aveva scritto Galimberti, l'ennesimo peana sulla fine del liceo classico e quindi della cultura, perché pare proprio non si dia cultura senza liceo classico.
Altri hanno già parlato a sufficienza di quanto sia in realtà angusta e piuttosto retroborghese l'idea di cultura di Galimberti - che infatti non riesce a non includere un feticcio ormai residuale, il "teatro": tra le attività che secondo lui sono cultura e distinguono l'uomo dalla "bestia" non c'è la capacità di percepire e misurare le onde gravitazionali attraverso un interferometro, ma c'è il "teatro": se vai a teatro sei un uomo, se stai in casa e guardi Superquark non è detto.
Per Galimberti è Cultura. Posso andarci col buono per l'aggiornamento culturale. |
Ché poi a me andare a teatro è sempre piaciuto: ma questa idea che qualsiasi cosa vi avvenga sia "cultura" e meriti di essere salvata, finanziata... è un'idea che avrebbe fatto girare la testa i buoni borghesi di un secolo fa, che a teatro ci andavano per tirare i pomodori ai futuristi e guardare le gambe delle ballerine. Galimberti è più trombone di loro, Galimberti scambia perline per gioielli, qualsiasi cazzata per Galimberti diventa importante se si recita su un palco col sipario rosso. È il guardiano di un museo che non capisce, spolvera gli estintori ed è convinto che siano oggetti di valore inestimabile, la gente passa e non si cura delle loro rotondità sgargianti ma non è colpa loro: è che non hanno fatto il Classico, son bestie.
E allora Matteo Renzi? Uscito con 60/60 dal prestigioso Liceo classico Dante, Matteo Renzi che non trova un finale per un discorso e googla "Jorge Luis Borges citazioni"... Renzi e Galimberti dovrebbero essere due prodotti della migliore istruzione italiana, quella che produce esseri Umani, no scimmie chine sui calcolatori e gli interferometri: gente che s'intende di tutto ciò che è umano, e quindi anche di umane lettere. Com'è che invece Galimberti non sa distinguere la filosofia dalla lamentazione di un pensionato su una panchina? Un intellettuale in una società di massa da una jeune fille che studia lettere antiche per passatempo in attesa di fidanzarsi con un buon partito che la manterrà per il resto dei suoi giorni? E com'è che Renzi non sa distinguere un pensiero di Borges da un incarto di cioccolatino? Non dico che debbano servire a trovare un lavoro, questi studi classici: ma almeno a "studiare i classici", appunto. I testi perdio, cosa avete fatto in cinque anni se non sapete distinguere Borges da un cioccolatino, Benjamin da una portinaia. Chiunque abbia letto anche solo un libriccino di Borges, se ne può ben rendere conto che Borges non scriveva banalità sull'amicizia. Chiunque abbia letto un solo testo degli autori che Galimberti cita con rimpianto - Marcuse, Foucault - come fa anche solo per un istante a concepire una scemenza pseudoromantica come il "mondo del lavoro" contrapposto al "mondo della vita"?
Cioè forse abbiamo sbagliato tutto - forse il problema non è che il liceo classico sia inutile, ma che non sia abbastanza inutile. Non produce filosofi, ma imbecilli che scambiano soprammobili Biedermeier per statue di Prassitele. Non produce filologi, ma praticoni anche abbastanza astuti, che magari ti diventano presidenti del consiglio, ma non sanno chi è Borges. Con tutto che non sono affatto sicuro che sia utile sapere chi è Borges. Ma chiedi a un matematico, lo sanno tutti chi è Borges.
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