Il ponte sullo Stretto esiste già

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Ciao, siccome Renzi l'altro giorno per festeggiare l'Impregilo è tornato sull'argomento (in modo molto vago, peraltro), nei prossimi giorni si parlerà del ponte sullo Stretto di Messina, dell'opportunità che rappresenta, dei rischi che comporta, ecc. ecc. Siccome non è la prima volta, e non sarà l'ultima, tanto vale equipaggiarsi. Ad esempio: lo sapete quanto è stretto lo Stretto? Più o meno 3 km.: una semplice nozione geografica che molti sostenitori del progetto, curiosamente, non condividono.

Peccato, perché è facile. Ripetete con me: Stretto di Messina, 3 km. Adesso lo sapete.

Inoltre in certi punti è molto profondo, quanto profondo? Abbastanza da rendere tecnicamente impossibile piantare dei piloni sul fondale, come si immaginava ancora negli anni Ottanta - si vedevano modellini di ponti a tre campate, a cinque campate, Craxi diceva che ormai era tutto pronto, si sarebbe fatto il ponte (io leggevo Topolino). Non andò esattamente così, e già allora c'era chi accusava l'indecisionismo italiano, il disfattismo italiano, ecc.. Però da lì in poi nessuno ha più proposto di piantare piloni nello Stretto. Pare che per adesso proprio non si possa (e sarebbe anche un problema farci passare le navi). Dagli anni Novanta in poi, il progetto proposto e approvato prevede una campata unica: una torre da 300 metri in Calabria, l'altra in Sicilia, e in mezzo... tre km senza sostegno. Sono tanti? Sono pochi?

Di solito a questo punto qualcuno tira fuori i giapponesi, che non sono disfattisti, non sono indecisionisti, e che con tutto il rischio sismico che si ritrovano riescono comunque a stendere ponti pazzeschi. Vero. In fatto di ponti i giapponesi sanno proprio il fatto loro. Negli anni Novanta la campata più lunga del mondo, ovviamente, era in Giappone. E quanto è lunga?


Salutate l'Akashi Bridge, inaugurato nel 1998, lungo la bellezza di tre chilometri e novecento metri.

Visto? Quindi, se si può fare in Giappone, perché no tra Reggio e Messina? Perché sempre questo disfattismo?

Aspetta. Il ponte giapponese arriva a 3900 metri, ma la campata centrale è lunga soltanto 1991. Ripeto: al momento è la campata più lunga del mondo. Neanche due chilometri. Vi ricordate quanto è largo lo Stretto di Messina? Dai che ve lo ricordate. Tre chilometri.

Tutto qui.

Quando Berlusconi annunciava al mondo che avremmo presto costruito il Ponte sullo Stretto, stava dicendo nientemeno che avevamo intenzione di migliorare il record del mondo di campata unica del 42%. Al tempo lo spernacchiavamo - anche Renzi diceva che c'erano altri problemi, le case antisismiche, la banda larga, ecc.. Adesso Renzi promette la stessa cosa - no, a dire il vero dice solo che il Ponte creerà migliaia di posti di lavoro. Addirittura decine di migliaia di posti di lavoro. Magari ha ragione.

Se la vediamo da questo punto di vista, il Ponte funziona, già da vent'anni. Tanti appalti sono già stati appaltati, tanta gente ci ha mangiato. Solo di penali il governo Monti ha dovuto sborsare 300 milioni di euro. Briciole. Nel 2007 il governo Prodi rischiava di dover pagare 500 milioni di penale, proprio all'Impregilo. Un sacco di soldi, un sacco di posti di lavoro - cioè, lavoro, aspetta, non è che sia proprio necessario di lavorare. Anzi nel caso del Ponte non ce n'è proprio bisogno. Basta vincere un appalto e aspettare che cambi il governo: di solito il centrodestra lo vuole e il centrosinistra lo blocca. A volte il centrosinistra non vince le elezioni e allora il centrodestra se lo blocca da solo, nel 2011 successe appunto questo.

Nel frattempo il mondo gira, e in tante altre nazioni meno disfattiste della nostra si costruiscono grattacieli, dighe, ponti; per esempio adesso il recordo mondiale di ponte a campata unica è... è sempre lo stesso di vent'anni fa.

Ciao Akashi, quanto tempo ti è passato sotto.

Neanche i giapponesi l'hanno migliorato: né del 42%, né del 5%, né di niente. Forse hanno finito gli Stretti. O forse nemmeno loro, sono in grado, per adesso, di costruire una campata unica più lunga di due km. Magari tra un po', con una tecnologia diversa. Ma per adesso non lo fanno.

Peraltro, si tratta di un ponte non ferroviario: farci passare i treni sarebbe stato problematico anche per i giapponesi? Una buona notizia è che il ponte ha già retto, durante la sua fabbricazione, un sisma di magnitudo 6,8 avvenuto proprio nella faglia di Akashi: il terremoto di Kobe del '95, terribile anche per gli standard nipponici: quindicimila morti. I piloni del ponte di Akashi si sono allontanati appena di 120 centimetri, e dopo qualche mese i lavori sono ripresi. Magari se il ponte fosse stato già terminato, si sarebbe deformato un po'. Comunque anche il rischio sismico non sembra insormontabile, se ci sono riusciti i giapponesi. Magnitudo 6,8. A Messina c'è mai stato un sisma più forte?

Certo che c'è stato. Nel 1908 i sismografi hanno registrato una scossa di 7,1 magnitudo - ricordiamo che è una scala logaritmica: si tratta di un terremoto sensibilmente più disastroso di quello di Kobe. E ovviamente, se è già successo, non possiamo escludere che un giorno non ce ne sia un altro di intensità anche superiore. E qui potremmo anche inserire un lungo discorso sulla storica tendenza degli italiani a sottostimare il rischio sismico - Messina e Reggio sono due città che già rischiano troppo, un filo di cemento sospeso a trecento metri sul mare non aggraverà la situazione, ma nemmeno l'allevia. Aggiungete qualche considerazione sulla surrealtà di essere italiani, di vivere in un Paese dove solo un mese fa sembrava necessario rifare tutte le scuole, tutte le città secondo criteri antisismici, e adesso, e adesso niente, ci siamo rimessi a discutere del solito ponte.

Di solito a questo punto qualcuno invoca l'autorità: ma insomma, c'è un progetto, c'era un comitato scientifico che lo ha approvato, evidentemente il ponte si può fare, no? Già. Però nessuno lo fa, un ponte lungo così: né a Messina né altrove. Nel frattempo il coordinatore del comitato scientifico che approvò il progetto preliminare ha scritto un libro in cui sostiene che la campata unica è troppo lunga; ha accusato la società dello Stretto di Messina di aver nascosto una faglia sismica, è stato condannato per diffamazione. Insomma tutto questo consenso scientifico forse non c'è. Le sue obiezioni sono condivise da altri architetti, ingegneri e accademici: cito Massimo Majowiecki (IUAV di Venezia):"Allo stato attuale, pertanto, è più che legittimo domandarsi quali siano gli schemi d’impalcato da impiegare per la realizzazione di grandissime luci, che eccedano la misura di 2000m. È doveroso, invece, recepire e studiare i dati forniti dalla ricerca Giapponese, che, nella misura di 2000m, individua il limite applicativo delle soluzioni alari, aerodinamicamente efficienti" (la fonte è purtroppo il blog di Beppe, ma l'intervista è interessante). Lo stesso Majowiecki ha cofirmato una proposta alternativa (una specie di funivia) che tiene conto del problema del vento - sì, il vento crea più problemi dei terremoti. Una bella ricostruzione della storia del Ponte l'aveva scritta qualche anno fa Luca Silenzi.

In rete c'è anche la storia "Zio Paperone e lo Stretto di Messina", costruita su una trovata geniale: un ponte di corallo, una barriera che si autoriparerebbe da sola. In fondo il Ponte è un po' questo: una struttura immaginaria che facciamo a pezzi periodicamente, e periodicamente torna a protendersi tra il promontorio del Dire e l'irraggiungibile costa del Fare. Ho detto "immaginaria", ma in realtà esiste. Il ponte fa discutere, fa votare, fa vincere appalti, fa commissionare studi di fattibilità, il ponte fa un sacco di cose. L'unica cosa che non fa, e che non farà ancora per parecchi anni, sarà portare i siciliani in Calabria e viceversa. Ma quello in fondo è un dettaglio.
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