Il Ponte sullo Stretto è un fake (almeno su facebook)
02-12-2023, 03:24ferrovie, governo MeloniPermalinkA proposito del Ponte sullo Stretto, la cui erezione ormai è imminente (non sto nella pelle), non avrei nulla da aggiungere a quel poco che ho scritto: senonché ho trovato una di quelle immagini che valgono davvero le proverbiali mille parole. Eccola qui dalla pagina Facebook di cui tutti stanno parlando: Ponte sullo Stretto di Messina.
Perché il Ponte non c'è già?
20-03-2023, 00:41ferrovie, governo MeloniPermalinkChe a questo punto si riparli di Ponte sullo Stretto non è affatto sorprendente. Così permettetemi di cominciare con una domanda molto semplice, che rivolgo soprattutto a chi crede che il ponte si possa fare subito, anzi vada fatto subito, anzi è un peccato che non esista già:
e perché non esiste già?
Il Çanakkale 1915, con la campata più lunga del mondo (2023 metri) (lo Stretto di Messina supera i 3000) |
Rifletteteci bene. Se siete convinti che un ponte con una campata unica di tre chilometri si possa fare, cosa ci ha impedito di farlo fin qui?
La volontà politica? Non è vero: un sacco di governi hanno vinto le elezioni promettendo il ponte sullo Stretto, e le hanno vinte bene, con ampie maggioranze. Quindi potevano farlo. E perché non lo hanno fatto?
Guardate che non siamo mica nati ieri. Di ponte sullo stretto parliamo da due millenni, la terra per costruire i piloni l'abbiamo confiscata vent'anni fa, e da più di dieci paghiamo una penale a una ditta che aveva vinto un appalto. Tanto valeva farle costruire il ponte.
E perché non glielo abbiamo fatto costruire?
Il progetto c'era. Aveva vinto una gara, e benché avesse destato più di una perplessità tra gli addetti ai lavori, qualche ingegnere e architetto deve pur averne firmato i progetti: quindi perché sono rimasti progetti?
Chi esattamente si è messo in mezzo alla più grande realizzazione ingegneristica italiana di tutti i tempi? Perché ci dev'essere stato qualcuno che ha bloccato tutto, altrimenti non si spiega. Eppure per quanto cerchi non riesco a trovarlo.
Ci tengo comunque a ricordare che non sono stato io – per quanto paradossale, una precisazione del genere a questo punto è necessaria. Eppure io alla fine chi sono? Nessuno.
Sono solo un tizio che ogni tanto, quando scoppia una discussione sul Ponte, interviene portando alcune informazioni che a dire il vero sono alla portata di tutti:
a) Lo Stretto è largo 3 km.
b) La profondità non rende possibile piantare piloni nella zona centrale.
c) Non esiste (ancora) una tecnologia che ci consenta di costruire ponti con una campata molto superiore ai 2 km.
Il ponte di Akashi, che per vent'anni ha mantenuto il record di campata più lunga. |
Punto di vista perfino comprensibile... e tuttavia il ponte non si è fatto lo stesso, credo per i soliti tre motivi che sono più forti di qualsiasi obiezione: lo Stretto continua a essere lungo 3 km, la profondità non rende possibile piantare piloni in mezzo, e una campata più lunga di 2 km non s'è ancora vista. Tutto qui.
Di solito chi sostiene il Ponte parla della necessità di innovare, di fornire collegamenti più veloci e efficienti, e perché no, di stupire il mondo con un'opera unica al mondo. Tutte esigenze condivisibili, e tuttavia dopo averle espresse a me piace intervenire ricordando che lo Stretto rimane lungo 3 km; la profondità continua a non rendere possibile piantare piloni in mezzo, e la tecnologia non fa quel passo necessario a permetterci di costruire ponti con una campata centrale superiore ai 2 km.
E la discussione dovrebbe finire qui. Invece di solito è qui che comincia. Perché il mio interlocutore – quello che difende la necessità di innovare, di collegamenti più veloci ed efficienti, ma anche, perché no, di una maxiopera che richiamerebbe l'attenzione del mondo intero – a quel punto l'interlocutore se la prende con me. Perché?
Perché conosco la geografia.
Se gli faccio presente che lo Stretto è lungo 3 km, mi accusa di non credere alle innovazioni. Siccome gli spiego che non si possono piantare piloni nella zona centrale, mi risponde che non capisco la necessità di collegamenti più veloci ed efficienti tra la Sicilia e il continente. Siccome gli ricordo che non esistono al mondo campate più lunghe di 2 km, mi accusa di sabotare la maxiopera, di cospirare contro l'immagine internazionale dell'Italia.
E dopo un po' che si discute così, di solito avviene questo fenomeno per cui sembra che il vero motivo per cui il ponte non si fa non siano i 3 km, né la profondità: no, il vero motivo sarebbe la mia ostilità al progetto. Mia e di chissà quanti altri milioni di persone che io con le mie opinioni rappresenterei: siamo noi, noi nemici delle innovazioni, dei collegamenti e del made in Italy, quelli che rendono impossibile ai siciliani arrivare in Calabria in treno. Pensa che roba: c'è il progetto, c'è il cantiere, ci sono già gli operai pronti con gli utensili in mano, e li stiamo già pagando; e però il ponte non si fa perché il signorino, che sarei io, conosce la geografia e quindi pesta i piedi: no, no no, mi dispiace sono tre chilometri, fermi tutti.
Ma non è vero –
– e anche se fosse, sai che c'è? Volete il ponte?
Va bene, fatelo.
Se è la mia ostilità a tenere lontana Scilla da Cariddi, ebbene la mia ostilità può cedere di schianto, con un atto performativo: ecco, smetto di oppormi al Ponte; fatelo pure.
Lo farete?
No, non subito.
E si capisce: i km sono ancora tre; la profondità è ancora eccessiva, e nel mondo nessuno sta veramente cercando di costruire campate di tre chilometri.
Invece molti sostenitori del progetto, in buona fede o meno, si comportano come se da qualche parte ci fosse un Movimento No Pont disposto a sabotare la gettata dei piloni: non fosse per questi No Pont, ormai Messina e Reggio sarebbero una città sola; ma siccome sono dappertutto, camuffati tra il popolo e le istituzioni... niente da fare, il Ponte ancora non si fa: il che almeno ci consente di ripromettere la stessa cosa a ogni tornata elettorale.
È un meccanismo così rodato che ormai anch'io ho la sensazione di farne parte, ogni volta che il politico di turno tira fuori l'argomento e quelli come me recitano la parte degli oppositori. Come se fossimo noi il motivo per cui il ponte non si fa: non la geografia, non i 3 km, non la profondità, non i limiti dei materiali e delle tecnologie, no: sarei io, coi miei discorsetti on line, col mio scetticismo di maniera.
Come se a me alla fine poi dispiacesse il ponte in sé: e invece no, giuro, non ho mai bloccato un cantiere, non ho mai boicottato nessuna impresa, non solo: il giorno che si farà ne sarò contento.
Ma non si fa.
E perché non si fa, secondo voi?
Il ponte sullo Stretto esiste già
28-09-2016, 01:52catastrofi, ferrovie, RenziPermalinkPeccato, perché è facile. Ripetete con me: Stretto di Messina, 3 km. Adesso lo sapete.
Inoltre in certi punti è molto profondo, quanto profondo? Abbastanza da rendere tecnicamente impossibile piantare dei piloni sul fondale, come si immaginava ancora negli anni Ottanta - si vedevano modellini di ponti a tre campate, a cinque campate, Craxi diceva che ormai era tutto pronto, si sarebbe fatto il ponte (io leggevo Topolino). Non andò esattamente così, e già allora c'era chi accusava l'indecisionismo italiano, il disfattismo italiano, ecc.. Però da lì in poi nessuno ha più proposto di piantare piloni nello Stretto. Pare che per adesso proprio non si possa (e sarebbe anche un problema farci passare le navi). Dagli anni Novanta in poi, il progetto proposto e approvato prevede una campata unica: una torre da 300 metri in Calabria, l'altra in Sicilia, e in mezzo... tre km senza sostegno. Sono tanti? Sono pochi?
Di solito a questo punto qualcuno tira fuori i giapponesi, che non sono disfattisti, non sono indecisionisti, e che con tutto il rischio sismico che si ritrovano riescono comunque a stendere ponti pazzeschi. Vero. In fatto di ponti i giapponesi sanno proprio il fatto loro. Negli anni Novanta la campata più lunga del mondo, ovviamente, era in Giappone. E quanto è lunga?
Salutate l'Akashi Bridge, inaugurato nel 1998, lungo la bellezza di tre chilometri e novecento metri.
Visto? Quindi, se si può fare in Giappone, perché no tra Reggio e Messina? Perché sempre questo disfattismo?
Aspetta. Il ponte giapponese arriva a 3900 metri, ma la campata centrale è lunga soltanto 1991. Ripeto: al momento è la campata più lunga del mondo. Neanche due chilometri. Vi ricordate quanto è largo lo Stretto di Messina? Dai che ve lo ricordate. Tre chilometri.
Tutto qui.
Quando Berlusconi annunciava al mondo che avremmo presto costruito il Ponte sullo Stretto, stava dicendo nientemeno che avevamo intenzione di migliorare il record del mondo di campata unica del 42%. Al tempo lo spernacchiavamo - anche Renzi diceva che c'erano altri problemi, le case antisismiche, la banda larga, ecc.. Adesso Renzi promette la stessa cosa - no, a dire il vero dice solo che il Ponte creerà migliaia di posti di lavoro. Addirittura decine di migliaia di posti di lavoro. Magari ha ragione.
Se la vediamo da questo punto di vista, il Ponte funziona, già da vent'anni. Tanti appalti sono già stati appaltati, tanta gente ci ha mangiato. Solo di penali il governo Monti ha dovuto sborsare 300 milioni di euro. Briciole. Nel 2007 il governo Prodi rischiava di dover pagare 500 milioni di penale, proprio all'Impregilo. Un sacco di soldi, un sacco di posti di lavoro - cioè, lavoro, aspetta, non è che sia proprio necessario di lavorare. Anzi nel caso del Ponte non ce n'è proprio bisogno. Basta vincere un appalto e aspettare che cambi il governo: di solito il centrodestra lo vuole e il centrosinistra lo blocca. A volte il centrosinistra non vince le elezioni e allora il centrodestra se lo blocca da solo, nel 2011 successe appunto questo.
Nel frattempo il mondo gira, e in tante altre nazioni meno disfattiste della nostra si costruiscono grattacieli, dighe, ponti; per esempio adesso il recordo mondiale di ponte a campata unica è... è sempre lo stesso di vent'anni fa.
Ciao Akashi, quanto tempo ti è passato sotto. |
Neanche i giapponesi l'hanno migliorato: né del 42%, né del 5%, né di niente. Forse hanno finito gli Stretti. O forse nemmeno loro, sono in grado, per adesso, di costruire una campata unica più lunga di due km. Magari tra un po', con una tecnologia diversa. Ma per adesso non lo fanno.
Peraltro, si tratta di un ponte non ferroviario: farci passare i treni sarebbe stato problematico anche per i giapponesi? Una buona notizia è che il ponte ha già retto, durante la sua fabbricazione, un sisma di magnitudo 6,8 avvenuto proprio nella faglia di Akashi: il terremoto di Kobe del '95, terribile anche per gli standard nipponici: quindicimila morti. I piloni del ponte di Akashi si sono allontanati appena di 120 centimetri, e dopo qualche mese i lavori sono ripresi. Magari se il ponte fosse stato già terminato, si sarebbe deformato un po'. Comunque anche il rischio sismico non sembra insormontabile, se ci sono riusciti i giapponesi. Magnitudo 6,8. A Messina c'è mai stato un sisma più forte?
Certo che c'è stato. Nel 1908 i sismografi hanno registrato una scossa di 7,1 magnitudo - ricordiamo che è una scala logaritmica: si tratta di un terremoto sensibilmente più disastroso di quello di Kobe. E ovviamente, se è già successo, non possiamo escludere che un giorno non ce ne sia un altro di intensità anche superiore. E qui potremmo anche inserire un lungo discorso sulla storica tendenza degli italiani a sottostimare il rischio sismico - Messina e Reggio sono due città che già rischiano troppo, un filo di cemento sospeso a trecento metri sul mare non aggraverà la situazione, ma nemmeno l'allevia. Aggiungete qualche considerazione sulla surrealtà di essere italiani, di vivere in un Paese dove solo un mese fa sembrava necessario rifare tutte le scuole, tutte le città secondo criteri antisismici, e adesso, e adesso niente, ci siamo rimessi a discutere del solito ponte.
Di solito a questo punto qualcuno invoca l'autorità: ma insomma, c'è un progetto, c'era un comitato scientifico che lo ha approvato, evidentemente il ponte si può fare, no? Già. Però nessuno lo fa, un ponte lungo così: né a Messina né altrove. Nel frattempo il coordinatore del comitato scientifico che approvò il progetto preliminare ha scritto un libro in cui sostiene che la campata unica è troppo lunga; ha accusato la società dello Stretto di Messina di aver nascosto una faglia sismica, è stato condannato per diffamazione. Insomma tutto questo consenso scientifico forse non c'è. Le sue obiezioni sono condivise da altri architetti, ingegneri e accademici: cito Massimo Majowiecki (IUAV di Venezia):"Allo stato attuale, pertanto, è più che legittimo domandarsi quali siano gli schemi d’impalcato da impiegare per la realizzazione di grandissime luci, che eccedano la misura di 2000m. È doveroso, invece, recepire e studiare i dati forniti dalla ricerca Giapponese, che, nella misura di 2000m, individua il limite applicativo delle soluzioni alari, aerodinamicamente efficienti" (la fonte è purtroppo il blog di Beppe, ma l'intervista è interessante). Lo stesso Majowiecki ha cofirmato una proposta alternativa (una specie di funivia) che tiene conto del problema del vento - sì, il vento crea più problemi dei terremoti. Una bella ricostruzione della storia del Ponte l'aveva scritta qualche anno fa Luca Silenzi.
In rete c'è anche la storia "Zio Paperone e lo Stretto di Messina", costruita su una trovata geniale: un ponte di corallo, una barriera che si autoriparerebbe da sola. In fondo il Ponte è un po' questo: una struttura immaginaria che facciamo a pezzi periodicamente, e periodicamente torna a protendersi tra il promontorio del Dire e l'irraggiungibile costa del Fare. Ho detto "immaginaria", ma in realtà esiste. Il ponte fa discutere, fa votare, fa vincere appalti, fa commissionare studi di fattibilità, il ponte fa un sacco di cose. L'unica cosa che non fa, e che non farà ancora per parecchi anni, sarà portare i siciliani in Calabria e viceversa. Ma quello in fondo è un dettaglio.
27 adulti andata e ritorno grazie
27-06-2012, 22:55ferrovie, ho una teoria, scuolaPermalinkCara Trenitalia, quante te ne potrei dire, ma chissà quante te ne dicono tutti i giorni: chissà quanti ti rimproverano i tuoi ritardi, le tue biglietterie chiuse, il tuo sito inaffidabile, eccetera. Ma se proprio devo aggiungermi al coro dei tuoi detrattori, cercherò almeno di metterci qualcosa di mio. Per esempio: cara Trenitalia, cos'hai contro le gite scolastiche? (Continua sull'Unita.it, H1t#133).
Vedetta valsusina
02-03-2012, 17:45ambiente, ferrovie, ho una teoria, manifestaiolismiPermalinkSiamo a Montebello, nell'Oltrepò pavese, a duecento chilometri di distanza dal fronte della Val di Susa. Anche a quel tempo c'era un conflitto in corso, che forse nessuno aveva ancora osato chiamare Seconda Guerra d'Indipendenza. In sostanza Napoleone III mira a cacciare gli austriaci dalla pianura padana, e a formarvi uno Stato satellite dell'Impero francese, da affidare alla dinastia dei Savoia e alle cure del conte di Cavour. È il venti maggio e nella zona cominciano a prendere posizione truppe francesi e piemontesi; ma si è capito che anche gli austriaci sono in zona. Un ragazzino del luogo, Giovanni Minoli (nessun grado di parentela col giornalista), sale su un frassino per dare un'occhiata. Un cecchino austriaco lo colpisce di striscio. Minoli viene prontamente soccorso dai soldati francesi e piemontesi, che lo ricoverano a Voghera, ma la medicina del tempo è quel che è, e insomma Minoli muore per un'infezione polmonare, dopo sette mesi di agonia.
Probabilmente i Sallusti dell'epoca, perché in tutte le epoche ce ne sono (anche se forse a noi è toccato il peggiore) lo avranno definito un "cretinetti": cosa c'è in effetti di più cretino che salire su un albero in un campo di battaglia? Se ti prendi una palla a un polmone te la sei meritata tutta. E poi cos'è questa frenesia di voler aiutare i soldati: non poteva salirci uno di loro, sull'albero, ché la guerra sarebbe il loro mestiere? Ne avranno fatti, di discorsi del genere, ai tavolini dei caffè.
Ma presto c'è stato altro di cui parlare. (Continua sull'Unita.it, H1t#115)
Cretinetti 2022
29-02-2012, 00:53ambiente, ferrovie, futurismiPermalinkMagari tra vent'anni nessuno ci penserà più, al TAV e alla Val di Susa. Sarà una zona depressa come tante, dissestata come tante; qualche pastore sarà andato a starci coi fondi dell'Unione. Non faremo nemmeno in tempo a vedere gli armenti, mentre sfrecciamo verso Parigi a fare chissàche. Avremo ricordi molto vaghi, di una cosa su cui avevamo preso una posizione, poi un'altra, quand'eravamo giovani; del fatto che non riuscissimo a trovarci a nostro agio mai, né quando votavamo un Ulivo che se ne fotteva dell'ambiente, né quando ci imbarazzavamo a trovarci dalla stessa parte dei pancabbestia. Magari andrà così.
Magari anche un po' peggio. Il traffico su gomma resisterà, perché più duttile; molta gente smetterà di viaggiare per riunioni di lavoro che si possono fare benissimo davanti a un video; e così ci ritroveremo per anni a pagare il costo di un enorme tunnel che alla fine ci sarà servito a poco. Qualche giornalista un po' più scrupoloso, o qualche ricercatore universitario senza un'idea migliore per una tesi di dottorato, riuscirà finalmente a mettere sui piattini della bilancia tutti i pro e tutti i contro (facile, col senno del poi), e scoprirà che il secondo piattino sarebbe effettivamente risultato di qualche oncia più pesante, se sull'altro non si fosse posata la fame di appalti, la brama di commesse, il keynesismo clientelare e cialtrone di questi vent'anni (che pure ha fatto respirare tante ditte che senza il TAV sarebbero a gambe all'aria da un pezzo).
Simili sorprendenti conclusioni avranno qualche eco nella stampa borghese, sempre piena di quel sano buon senso che ci fa prendere le decisioni più ponderate e meno avventurose; magari il Sallusti di turno, perché ci sarà sempre un Sallusti (anche se spero che a noi sia capitato il peggiore), leggerà il rapporto e sbotterà: ecco per cosa paghiamo le tasse, per i buchi inutili che i nostri papà facevano nelle montagne. Ma cosa avevano in testa, quei deficienti? Invece di fare le cose che andavano fatte. E titolerà: CI TOCCA PAGARE PER QUEI CRETINETTI.
Spero che quel giorno Luca Abbà possa farsi almeno una risata amara. Tieni duro.