La colpa del sindacato è che esiste
30-10-2014, 17:37Cgil, lavoro, manifestaiolismiPermalinkCredo che le scemenze buttate lì dalla Picierno siano un autogol tale da non meritare nessun tipo di reazione oltre alla replica ufficiale e sorniona della CGIL. Se mi metto qua a parlarne non è perché mi piaccia vincere facile, pescando nel torbido dell'indignazione: mi interessano meno come infamie che come lapsus, proprio come la questione del gettone dell'iphone, che diceva molto di più di quello che intendeva dire. Perché alla fine di cosa stava accusando la CGIL, senza ovviamente prove, l'onorevole Picierno? Di scarsa trasparenza nelle consultazioni interne, e di corriere pagate. Nientemeno.
La prima è un'accusa più volte mossa al PD stesso durante le primarie, quando in effetti nelle sedi a votare possono entrare un po' tutti - e quando arrivano i cinesi o gli africani scoppia sempre il caso, c'è una certa democratica diffidenza per le truppe cammellate non ariane. Usare la stessa freccia per colpire la CGIL significa aver frainteso la consistenza del tuo avversario: non è il partito leggerino che fa entrare chiunque; è un sindacato pesante, novecentesco, con le tessere di cartoncino, le quote associative e i timbri addirittura. Con una frecciata come quella della Picierno ci si stuzzicano i denti - non sono mica simpatici volontari sorridenti che per due euro consegnerebbero una scheda elettorale a Gengis Khan; è una gerarchia di soldati di carriera, c'è gente che per salire i vertici si è dovuta lavorare la base per decenni. Ah, e non so da voi, ma qui è anche uno dei posti dove ti capita di vedere più stranieri: e tutti con le carte in regola. Magari i documenti di identità no, ma le trattenute sì, non è mica un ente di beneficenza.
La seconda accusa è meravigliosa. Corriere pagate. Da chi? Non ci fu dato sapere. Non resta che una congettura: siccome per decenni abbiamo sentito la stessa accusa ogni volta che un movimento riempiva una piazza, "eh sì ma le corriere ce le ha messe la CGIL, troppo facile così", e in effetti c'è sempre stata una bella differenza tra manifestazioni organizzate, o anche solo fiancheggiate dalla CGIL, e quelle in cui il biglietto del treno lo pagavi pieno - ecco, probabilmente la Picierno si è ritrovata in mano lo stesso copione e senza riflettere lo ha recitato fino al corto circuito finale: anche la CGIL, se riempie le piazze, è perché qualcuno paga le corriere. Chi? La CGIL.
No, ma davvero, una vergogna, dove andremo a finire? Un'associazione di cittadini che non solo organizza delle manifestazioni di protesta, ma addirittura è in grado di autofinanziarsele... Ti immagini se anche i partiti facessero così, senza bussare agli sponsor col cappello in mano; ti immagini i poveri lobbisti senza più ragion d'essere? La Picierno vive già in quel partito futuro leggero, leggerissimo, lo diresti di carta velina; il partito che rifugge i rimborsi pubblici e li abolirà persino (un pochino); il partito che di conseguenza per sussistere, per galleggiare, oltre a gonfiarsi d'aria dovrà scaldarla con le generose donazioni di privati cittadini (comunque è tutto on line, fidatevi), tra cui alcuni molto interessati che poi giustamente vengono a parlare alla Leopolda e a spiegare che futuro hanno in mente per noi; e dall'alto di quel partito leggero non può che irridere le sbuffanti e novecentesche corriere sindacali. Ma dove credono di andare quelli là, che ingenui: ancora a pagarsi la benzina nel 2014.
Io credo che se siamo in questa situazione in cui siamo oggi, nessuno sia esente dacolpe responsabilità: e meno di tanti il sindacato, a cui tanti errori si possono rinfacciare: strategici, tattici, davvero, quanti se ne vuole; e però di questi errori non sento quasi mai parlare.
La maggior parte delle accuse che sento rivolgere al sindacato - sia uno che trino - non riguardano la tattica o la strategia: riguardano il sindacato in sé. La CGIL non si è sbagliata in questa o quella occasione; la CGIL è sbagliata perché è, semplicemente, la CGIL: un sindacato. E fa le cose che fanno i sindacati (ad esempio, i cortei con le corriere pagate).
Ma in generale, quello che risulta intollerabile ai più è che la CGIL lotti per tutelare i propri iscritti (e contribuenti). Invece di avere un'idea di futuro, di bene in comune, una speranza per i giovani e per l'umanità, tutte queste belle cose che producono i partiti e più sono leggeri meglio è, la CGIL si ostina a difendere la posizione di chi paga ogni mese la CGIL.
Ciò risulta a molti insopportabile, come osa la CGIL tutelare i suoi iscritti? Magari a discapito - summa iniuria - di chi alla CGIL iscritto non è? Ma non si vergogna?
È un po' come prendersela con Marchionne perché cerca di ottimizzare i profitti - ha diritto di farlo, no? Arricchirsi - nei limiti definiti dalle leggi - è un diritto. Lo sanno tutti. Qualcuno forse sta dimenticando che anche associarsi per difendere o migliorare le proprie condizioni di lavoro è ancora un diritto. Conquistato parecchio tempo fa, a un prezzo ragguardevole: per toglierlo servirà abolire qualcosa di un po' più profondo di questo ormai mitologico articolo 18.
Si accusa il sindacato di conservatorismo, come se la diffidenza del lavoratore per le novità non fosse un dato acquisito sin dai tempi in cui i braccianti distruggevano le trebbiatrici a vapore - o più su, fino a Re Ludd. (Peraltro la Cgil è stata, nella maggior parte dei casi, molto più reattiva alle novità del mondo del lavoro dei partiti che la sostenevano o osteggiavano: ha iniziato a fornire servizi a precari e stranieri molto prima che diventassero soggetti di un qualche discorso politico: e non per filantropico disinteresse, ma perché per quei servizi i precari e gli stranieri sconosciuti alla politica erano disposti a pagare). Si invoca a gran voce una Thatcher italiana; lo si fa più o meno dai tempi della Thatcher vera: quarant'anni in cui non è che siano sempre stati costantemente al governo i comunisti - no, davvero, è un gran torto quello di non essersi abbassata quel tanto da permettere a Berlusconi o qualunque altro liberista alle vongole di camminarle in testa. In sostanza, il gran torto della CGIL è di aver protetto i diritti acquisiti dei suoi iscritti, ovverosia di aver funzionato: magari un po' meglio di tante altre imprese in questi anni.
La CGIL si può accusare di cento cose, ma non è che possa sciogliervi per farvi piacere. È il frutto di lotte lunghe dolorose e complicate: se ve la trovate tra i piedi, non è un incidente di percorso che si possa risolvere con due battute in tv o due manganellate in piazza. La CGIL ha degli obiettivi che non sono necessariamente i vostri, proprio come i vostri non sono necessariamente quelli della società in toto. Può anche darsi che voi sappiate meglio della CGIL ciò di cui l'Italia ha bisogno per crescere, o semplicemente per vivacchiare all'ombra di qualche potenza economica che se continuiamo ad abbassare le tutele magari potrebbe essere tentata a delocalizzare qui da noi. Capisco anche che Renzi e i suoi non la possano metter giù così brutale, che debbano per esigenze narrative tirar fuori in tv il Futuro, la Speranza, il Crederci e altre puttanate. Può benissimo darsi insomma che voi abbiate capito molte più cose di quante ne sanno giù alla Camera Del Lavoro.
Io, quando ci entro, continuo a vedere più varietà di facce che nelle adunate dei vostri partiti di carta velina. Facce giovani, adulte, anziane; bianche, scure, asiatiche; tanta gente che alla Leopolda per un motivo o per un altro ancora non ci va. Ma questo magari non significa nulla: in bocca al lupo.
La prima è un'accusa più volte mossa al PD stesso durante le primarie, quando in effetti nelle sedi a votare possono entrare un po' tutti - e quando arrivano i cinesi o gli africani scoppia sempre il caso, c'è una certa democratica diffidenza per le truppe cammellate non ariane. Usare la stessa freccia per colpire la CGIL significa aver frainteso la consistenza del tuo avversario: non è il partito leggerino che fa entrare chiunque; è un sindacato pesante, novecentesco, con le tessere di cartoncino, le quote associative e i timbri addirittura. Con una frecciata come quella della Picierno ci si stuzzicano i denti - non sono mica simpatici volontari sorridenti che per due euro consegnerebbero una scheda elettorale a Gengis Khan; è una gerarchia di soldati di carriera, c'è gente che per salire i vertici si è dovuta lavorare la base per decenni. Ah, e non so da voi, ma qui è anche uno dei posti dove ti capita di vedere più stranieri: e tutti con le carte in regola. Magari i documenti di identità no, ma le trattenute sì, non è mica un ente di beneficenza.
La seconda accusa è meravigliosa. Corriere pagate. Da chi? Non ci fu dato sapere. Non resta che una congettura: siccome per decenni abbiamo sentito la stessa accusa ogni volta che un movimento riempiva una piazza, "eh sì ma le corriere ce le ha messe la CGIL, troppo facile così", e in effetti c'è sempre stata una bella differenza tra manifestazioni organizzate, o anche solo fiancheggiate dalla CGIL, e quelle in cui il biglietto del treno lo pagavi pieno - ecco, probabilmente la Picierno si è ritrovata in mano lo stesso copione e senza riflettere lo ha recitato fino al corto circuito finale: anche la CGIL, se riempie le piazze, è perché qualcuno paga le corriere. Chi? La CGIL.
No, ma davvero, una vergogna, dove andremo a finire? Un'associazione di cittadini che non solo organizza delle manifestazioni di protesta, ma addirittura è in grado di autofinanziarsele... Ti immagini se anche i partiti facessero così, senza bussare agli sponsor col cappello in mano; ti immagini i poveri lobbisti senza più ragion d'essere? La Picierno vive già in quel partito futuro leggero, leggerissimo, lo diresti di carta velina; il partito che rifugge i rimborsi pubblici e li abolirà persino (un pochino); il partito che di conseguenza per sussistere, per galleggiare, oltre a gonfiarsi d'aria dovrà scaldarla con le generose donazioni di privati cittadini (comunque è tutto on line, fidatevi), tra cui alcuni molto interessati che poi giustamente vengono a parlare alla Leopolda e a spiegare che futuro hanno in mente per noi; e dall'alto di quel partito leggero non può che irridere le sbuffanti e novecentesche corriere sindacali. Ma dove credono di andare quelli là, che ingenui: ancora a pagarsi la benzina nel 2014.
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Io credo che se siamo in questa situazione in cui siamo oggi, nessuno sia esente da
La maggior parte delle accuse che sento rivolgere al sindacato - sia uno che trino - non riguardano la tattica o la strategia: riguardano il sindacato in sé. La CGIL non si è sbagliata in questa o quella occasione; la CGIL è sbagliata perché è, semplicemente, la CGIL: un sindacato. E fa le cose che fanno i sindacati (ad esempio, i cortei con le corriere pagate).
Ma in generale, quello che risulta intollerabile ai più è che la CGIL lotti per tutelare i propri iscritti (e contribuenti). Invece di avere un'idea di futuro, di bene in comune, una speranza per i giovani e per l'umanità, tutte queste belle cose che producono i partiti e più sono leggeri meglio è, la CGIL si ostina a difendere la posizione di chi paga ogni mese la CGIL.
Ciò risulta a molti insopportabile, come osa la CGIL tutelare i suoi iscritti? Magari a discapito - summa iniuria - di chi alla CGIL iscritto non è? Ma non si vergogna?
È un po' come prendersela con Marchionne perché cerca di ottimizzare i profitti - ha diritto di farlo, no? Arricchirsi - nei limiti definiti dalle leggi - è un diritto. Lo sanno tutti. Qualcuno forse sta dimenticando che anche associarsi per difendere o migliorare le proprie condizioni di lavoro è ancora un diritto. Conquistato parecchio tempo fa, a un prezzo ragguardevole: per toglierlo servirà abolire qualcosa di un po' più profondo di questo ormai mitologico articolo 18.
Si accusa il sindacato di conservatorismo, come se la diffidenza del lavoratore per le novità non fosse un dato acquisito sin dai tempi in cui i braccianti distruggevano le trebbiatrici a vapore - o più su, fino a Re Ludd. (Peraltro la Cgil è stata, nella maggior parte dei casi, molto più reattiva alle novità del mondo del lavoro dei partiti che la sostenevano o osteggiavano: ha iniziato a fornire servizi a precari e stranieri molto prima che diventassero soggetti di un qualche discorso politico: e non per filantropico disinteresse, ma perché per quei servizi i precari e gli stranieri sconosciuti alla politica erano disposti a pagare). Si invoca a gran voce una Thatcher italiana; lo si fa più o meno dai tempi della Thatcher vera: quarant'anni in cui non è che siano sempre stati costantemente al governo i comunisti - no, davvero, è un gran torto quello di non essersi abbassata quel tanto da permettere a Berlusconi o qualunque altro liberista alle vongole di camminarle in testa. In sostanza, il gran torto della CGIL è di aver protetto i diritti acquisiti dei suoi iscritti, ovverosia di aver funzionato: magari un po' meglio di tante altre imprese in questi anni.
La CGIL si può accusare di cento cose, ma non è che possa sciogliervi per farvi piacere. È il frutto di lotte lunghe dolorose e complicate: se ve la trovate tra i piedi, non è un incidente di percorso che si possa risolvere con due battute in tv o due manganellate in piazza. La CGIL ha degli obiettivi che non sono necessariamente i vostri, proprio come i vostri non sono necessariamente quelli della società in toto. Può anche darsi che voi sappiate meglio della CGIL ciò di cui l'Italia ha bisogno per crescere, o semplicemente per vivacchiare all'ombra di qualche potenza economica che se continuiamo ad abbassare le tutele magari potrebbe essere tentata a delocalizzare qui da noi. Capisco anche che Renzi e i suoi non la possano metter giù così brutale, che debbano per esigenze narrative tirar fuori in tv il Futuro, la Speranza, il Crederci e altre puttanate. Può benissimo darsi insomma che voi abbiate capito molte più cose di quante ne sanno giù alla Camera Del Lavoro.
Io, quando ci entro, continuo a vedere più varietà di facce che nelle adunate dei vostri partiti di carta velina. Facce giovani, adulte, anziane; bianche, scure, asiatiche; tanta gente che alla Leopolda per un motivo o per un altro ancora non ci va. Ma questo magari non significa nulla: in bocca al lupo.
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