un destino minuscolo
15-06-2010, 01:04calcio, contro la lingua italiana, scuolaPermalinkUna delle battaglie che perdo tutti i giorni è quella intorno alle lettere maiuscole. Poi per forza uno dice sei depresso – vi sembra qualcosa per cui vivere? Un motivo per svegliarsi la mattina? E guardate che dalla vita non chiedevo mica Waterloo o Stalingrado, eh, ma qualcosa di più interessante che consumare i giorni a correggere gente che non ritiene necessario mettere la maiuscola dopo il punto, personcine che trovano eccentrico il firmarsi con le iniziali maiuscole, scrivere Italia con la maiuscola...
Uno sarebbe anche tentato di dire vabbè, chissenefrega, ho una vita sola, arrangiatevi. Probabilmente a questa conclusione sono arrivate per prime le mie colleghe delle elementari, perché le ultime infornate di bambini che ci hanno consegnato non hanno proprio più la minima idea.
Molti hanno tagliato il nodo gordiano: scrivono tutto in stampatello e amen. Tu spieghi che lo stampatello è scomodo, che conoscere due grafie è meglio che saperne scrivere una sola, che è il momento di acquisire più manualità, di sperimentare la comodità, la fluidità del corsivo. Loro restano scettici. Tu li ammazzi con due ore di dettato. Lo scetticismo diminuisce. Ma rimane sempre il problema che non sanno dove mettere le maiuscole. Tu glielo spieghi. Loro ti guardano strano. Cos'è questo punto fermo che ci obbliga a mettere una maiuscola, talvolta persino ad andare a capo, ma chi si crede di essere? Ma poi in generale cos'è questa storia degli obblighi, delle regole, posso uscire? Voglio parlarne col preside. Posso mandargli mio padre? Mio padre si firma tutto minuscolo e non gli è mai successo niente.
Tu glielo spieghi. Tutti i santi giorni, tu gli ripeti i motivi per cui le maiuscole servono. Ci aiutano a orientarci sulla pagina. A distinguere il nome comune dal nome proprio. A dare importanza alle cose che se lo meritano. Il mondo è così vasto e così ricco di cose interessanti da studiare, ma non c'è mai abbastanza tempo perché ogni santo giorno bisogna ribadire il concetto che non vi potete firmare con le lettere minuscole, piccoli deficienti. Comunque è il mio mestiere, eh, mi pagano, per cui insisto. Ogni giorno.
Tempo buttato via. Soldi sprecati.
Uno sarebbe anche tentato di dire vabbè, chissenefrega, ho una vita sola, arrangiatevi. Probabilmente a questa conclusione sono arrivate per prime le mie colleghe delle elementari, perché le ultime infornate di bambini che ci hanno consegnato non hanno proprio più la minima idea.
Molti hanno tagliato il nodo gordiano: scrivono tutto in stampatello e amen. Tu spieghi che lo stampatello è scomodo, che conoscere due grafie è meglio che saperne scrivere una sola, che è il momento di acquisire più manualità, di sperimentare la comodità, la fluidità del corsivo. Loro restano scettici. Tu li ammazzi con due ore di dettato. Lo scetticismo diminuisce. Ma rimane sempre il problema che non sanno dove mettere le maiuscole. Tu glielo spieghi. Loro ti guardano strano. Cos'è questo punto fermo che ci obbliga a mettere una maiuscola, talvolta persino ad andare a capo, ma chi si crede di essere? Ma poi in generale cos'è questa storia degli obblighi, delle regole, posso uscire? Voglio parlarne col preside. Posso mandargli mio padre? Mio padre si firma tutto minuscolo e non gli è mai successo niente.
Tu glielo spieghi. Tutti i santi giorni, tu gli ripeti i motivi per cui le maiuscole servono. Ci aiutano a orientarci sulla pagina. A distinguere il nome comune dal nome proprio. A dare importanza alle cose che se lo meritano. Il mondo è così vasto e così ricco di cose interessanti da studiare, ma non c'è mai abbastanza tempo perché ogni santo giorno bisogna ribadire il concetto che non vi potete firmare con le lettere minuscole, piccoli deficienti. Comunque è il mio mestiere, eh, mi pagano, per cui insisto. Ogni giorno.
Tempo buttato via. Soldi sprecati.
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