Ma la Bonino invece perché?
19-07-2013, 13:11governo LettaPermalink
Forse mi sarò perso qualcosa, ma onestamente a questo punto non capisco che ci stia ancora a fare Emma Bonino al governo; cosa aspetti a dare - almeno lei - le dimissioni.
E, ci tengo a dirlo, ho capito abbastanza bene che, malgrado sia ministro degli esteri, non è in nessun modo responsabile di quanto è successo alla signora Ablyazov e a sua figlia. So che ha persino cercato di metterci una toppa, anche se concedere asilo politico a due persone che hanno già preso il volo è peggio del buco. So che nessuno l'ha informata dei fatti per tempo, e il punto è un po' questo. Ma insomma sono sicuro che non è sua responsabilità, e che avrebbe gestito il caso in modo molto diverso. Si tratta quindi di prendere atto che in Italia c'è qualcuno - limitiamoci a chiamarlo così, "qualcuno" - che per fare un favore a un amico leader di un Paese non democratico è in grado di deviare elementi delle forze dell'ordine e di ottenere una "rendition" (un sequestro di persone) senza che ne sia informato né il ministro degli interni né quello degli esteri.
Quello degli interni si chiama Angelino Alfano, e possiamo dircelo (siamo adulti): è semplicemente un segnaposto. Il fatto che non sia stato informato, o che magari non abbia semplicemente capito cosa stava succedendo, addolora ma non stupisce. Il segnaposto non può dimettersi perché il governo cade; il governo è un accrocchio vergognoso che si tiene insieme semplicemente per evitare che se ne crei nei prossimi mesi uno ancora più vergognoso. Napolitano è stato abbastanza chiaro: quel che è successo alla signora Ablyazov e a sua figlia è uno scandalo, ma non lo è abbastanza per causare una crisi di governo al buio - che oltre a rovinare l'estate e il rientro di milioni di cittadini, non restituirebbe una bambina al padre. Quindi Alfano resta. È penoso ma è così. Ma Emma Bonino perché? Cos'ha da difendere, se non la sua dignità, e magari quella di un piccolo partito che alle prossime elezioni difficilmente vorrà vantare i risultati di questo governo?
Qui non si discutono le capacità di Emma Bonino, finché durerà il governo potrà senz'altro fare ottime cose alla Farnesina. Ma durerà poco, e allora forse la cosa migliore di tutte sarebbe un bel gesto.
(PS: in realtà la Bonino dovrebbe rispondere di un altro guaio non piccolo, di cui si parla poco: la crisi diplomatica con la Bolivia, dopo che all'aereo del presidente Morales era stato negato di poter sorvolare lo spazio aereo italiano. Gli americani temevano che sull'aeroplano ci fosse Snowden. È un fatto molto più grave di quanto possa sembrare: Morales non è un criminale, ma il leader di un Paese che in fatto di democrazia ha qualcosa da insegnare al Kazakistan. E forse anche ad altri Paesi europei dalla reputazione un po' di ribasso, dove il confine tra forze dell'ordine e milizie personali di un tycoon capo di partito è sempre più sfumata).
E, ci tengo a dirlo, ho capito abbastanza bene che, malgrado sia ministro degli esteri, non è in nessun modo responsabile di quanto è successo alla signora Ablyazov e a sua figlia. So che ha persino cercato di metterci una toppa, anche se concedere asilo politico a due persone che hanno già preso il volo è peggio del buco. So che nessuno l'ha informata dei fatti per tempo, e il punto è un po' questo. Ma insomma sono sicuro che non è sua responsabilità, e che avrebbe gestito il caso in modo molto diverso. Si tratta quindi di prendere atto che in Italia c'è qualcuno - limitiamoci a chiamarlo così, "qualcuno" - che per fare un favore a un amico leader di un Paese non democratico è in grado di deviare elementi delle forze dell'ordine e di ottenere una "rendition" (un sequestro di persone) senza che ne sia informato né il ministro degli interni né quello degli esteri.
Quello degli interni si chiama Angelino Alfano, e possiamo dircelo (siamo adulti): è semplicemente un segnaposto. Il fatto che non sia stato informato, o che magari non abbia semplicemente capito cosa stava succedendo, addolora ma non stupisce. Il segnaposto non può dimettersi perché il governo cade; il governo è un accrocchio vergognoso che si tiene insieme semplicemente per evitare che se ne crei nei prossimi mesi uno ancora più vergognoso. Napolitano è stato abbastanza chiaro: quel che è successo alla signora Ablyazov e a sua figlia è uno scandalo, ma non lo è abbastanza per causare una crisi di governo al buio - che oltre a rovinare l'estate e il rientro di milioni di cittadini, non restituirebbe una bambina al padre. Quindi Alfano resta. È penoso ma è così. Ma Emma Bonino perché? Cos'ha da difendere, se non la sua dignità, e magari quella di un piccolo partito che alle prossime elezioni difficilmente vorrà vantare i risultati di questo governo?
Qui non si discutono le capacità di Emma Bonino, finché durerà il governo potrà senz'altro fare ottime cose alla Farnesina. Ma durerà poco, e allora forse la cosa migliore di tutte sarebbe un bel gesto.
(PS: in realtà la Bonino dovrebbe rispondere di un altro guaio non piccolo, di cui si parla poco: la crisi diplomatica con la Bolivia, dopo che all'aereo del presidente Morales era stato negato di poter sorvolare lo spazio aereo italiano. Gli americani temevano che sull'aeroplano ci fosse Snowden. È un fatto molto più grave di quanto possa sembrare: Morales non è un criminale, ma il leader di un Paese che in fatto di democrazia ha qualcosa da insegnare al Kazakistan. E forse anche ad altri Paesi europei dalla reputazione un po' di ribasso, dove il confine tra forze dell'ordine e milizie personali di un tycoon capo di partito è sempre più sfumata).
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(Forza)
18-07-2013, 18:51amici, giornalisti, ho una teoriaPermalinkVenerdì qualcuno è entrato nella casa bolognese di Alberto Nerazzini, il giornalista di Report. Gli ha portato via attrezzature audio e video professionali, e i computer vecchi e nuovi: e nessun altro oggetto di valore. Sui giornali non se n'è parlato molto - è quasi comprensibile, siamo in crisi di governo, come d'altronde sempre. E poi forse c'è anche una questione di temperamento. Nerazzini è bravo a fare le inchieste, sfido chiunque a dire di no. Può darsi che non sia altrettanto bravo a trasformare sé stesso in una notizia: altri forse al suo posto avrebbero subito forato il video dichiarando cose altisonanti del tipo Non Ci Arrenderemo Mai. Nerazzini si è limitato ad ammettere di aver perso l'archivio degli ultimi anni di lavoro, e che gli ci vorrà del tempo per ricominciare: se gli volevano tagliare le gambe gliele hanno tagliate. In quest'ultimo periodo era tornato a lavorare nella Locride, stava documentando un processo per 'ndrangheta. Però in questi anni, dalla Sicilia della malasanità alla Lombardia delle cliniche d'oro, di nemici se ne dev'essere fatti parecchi (continua sull'Unità.it).
Anche se è un mio amico, non so proprio cosa potrei consigliargli. Posso solo immaginare come ci si deve sentire nel momento in cui qualcuno ti dimostra che può entrare in casa tua quando vuole, e prenderti quello che vuole. Credo che valga la pena di tenere ancora in giro la notizia: c’è un giornalista, un bravo giornalista, che è stato vittima di un gravissimo atto d’intimidazione. E chiedere a chi passa di qui: ricordate quando Annozero faceva dei reportage coi fiocchi? A volte erano cose di Nerazzini. Vi ricordate certi servizi degli ultimi anni di Report che hanno lasciato il segno? Parecchi li ha realizzati Nerazzini. Fin qui non aveva una scorta, e adesso non ha più i microfoni e le videocamere. Fate girare: più gente lo sa meglio è. Di certo nessuno è indispensabile, ma se si ferma lui ci sentiremo tutti un po’ meno informati, un po’ più poveri. Dopodiché potrebbe anche fermarsi per un po’, ne avrebbe il diritto: negli ultimi dieci anni non è stato fermo un attimo, ne ha appena festeggiato quaranta e il suo ultimo lavoro sulla ‘Ndrangheta è stato trasmesso in Ontario, Canada (i boss cominciano ad ammazzarsi anche là). Cuffaro è in prigione, Don Verzè non c’è più, hai nemici in due continenti diversi: ma hai anche tantissimi amici. Forza.
Anche se è un mio amico, non so proprio cosa potrei consigliargli. Posso solo immaginare come ci si deve sentire nel momento in cui qualcuno ti dimostra che può entrare in casa tua quando vuole, e prenderti quello che vuole. Credo che valga la pena di tenere ancora in giro la notizia: c’è un giornalista, un bravo giornalista, che è stato vittima di un gravissimo atto d’intimidazione. E chiedere a chi passa di qui: ricordate quando Annozero faceva dei reportage coi fiocchi? A volte erano cose di Nerazzini. Vi ricordate certi servizi degli ultimi anni di Report che hanno lasciato il segno? Parecchi li ha realizzati Nerazzini. Fin qui non aveva una scorta, e adesso non ha più i microfoni e le videocamere. Fate girare: più gente lo sa meglio è. Di certo nessuno è indispensabile, ma se si ferma lui ci sentiremo tutti un po’ meno informati, un po’ più poveri. Dopodiché potrebbe anche fermarsi per un po’, ne avrebbe il diritto: negli ultimi dieci anni non è stato fermo un attimo, ne ha appena festeggiato quaranta e il suo ultimo lavoro sulla ‘Ndrangheta è stato trasmesso in Ontario, Canada (i boss cominciano ad ammazzarsi anche là). Cuffaro è in prigione, Don Verzè non c’è più, hai nemici in due continenti diversi: ma hai anche tantissimi amici. Forza.
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Fottiti apocalisse
16-07-2013, 13:12>1000, catastrofi, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, Emilia paranoica, fb2020PermalinkI Kaiju. Io non sono sicuro che a Cuneo possiate capire, che rompimento di coglioni siano i Kaiju. Uno guarda il telegiornale e pensa di farsi un'idea. Anch'io la pensavo così, poi si è aperta la faglia qua dietro. Niente di paragonabile per carità, lo sappiamo che i nostri son kaiju ruspanti, che non tirano giù grattacieli o centrali nucleari. Al massimo se la prendono con un condominio, una palestra, un magazzino. Però davvero non avete idea, di quanto rompano i coglioni i kaiju. Anche quando non escono. Magari stanno fermi per un mese - pensate che in quel mese noi si dorma? No, no, ci vanno nei sogni, li calpestano, sgambettano nei nostri progetti del futuro, ci lasciando la bava, fanno questo i kaiju. Ti svegli urlando: ma prenditi piuttosto un condominio. E lasciami i sogni. Prendi quello sfitto qua di fianco. Tanto i prezzi son crollati. Fanno questo i kaiju. Si siedono sul tuo mutuo ventennale, ci fanno la cacca di ammoniaca. Ti svegli sudato e vedi tua moglie che sta ditando lo smàrfon.
"Ma cosa fai a quest'ora".
"Ho sentito qualcosa".
"Stavi sognando".
"L'hai sentito anche tu, ti sei svegliato".
"Mi sono svegliato per la lucina di quel cazzo di smàrfon".
"Vedi? Lo sapevo io. Ne è uscito uno di seconda categoria, a Massa Finalese".
"Un kaiju di seconda categoria".
"Esatto".
"Mi hai svegliato per un cazzo di kaiju di seconda categoria, non lo senti nemmeno con gli strumenti un kaiju di seconda categoria".
"Magari adesso viene qui".
"Da Massa fin qui, certo. Manco i pompieri chiamano più, per un kaiju di seconda. Non ci vanno neanche i vigili urbani".
"Potrebbe essere l'inizio di una sequenza".
"Se prova ad attraversare il Secchia se lo mangiano le pantegane, un kaiju di seconda categoria. Io te lo rompo quello smàrfon di merda".
"Me l'hai regalato tu" (continua su +eventi)
Non so se da Cuneo riusciate a capirci, è che ce li portiamo a letto i kaiju. Di giorno rovistiamo i solai, le cantine abbandonate. Troviamo vecchi bracci di gru, motori dei Landini, campane sganciate da campanili sigillati.
“Ma cosa ci vuoi fare con la campana, dai”.
“È bronzo, è buono, ci facciamo la testa”.
“All’età del bronzo siam tornati?”
“Per prendere la rincorsa”.
Siamo la resistenza, cos’altro dovremmo essere. Abbiamo vaghe nozioni del tempo e dello spazio. A volte in qualche cassetto ci imbattiamo in un tesoro dell’infanzia – un torso intero di un Mazinga Z, qualche arto di Jeeg robot d’acciaio.
“Questo a diesel funziona”.
“E i raggi gamma?”
“Potremmo usare le resistenze”.
“Si fonde tutto”.
“Va bene, fottiamoci dei raggi gamma. Cerchiamo un’alabarda”.
“Spaziale”.
“L’antenna di via Marx”.
“Perfetta”.
Se avessimo saputo che tutto questo ci sarebbe servito – le catene di trasmissione dei Ciao Piaggio, carcasse di betoniere, l’argano dell’OM Lupetto, le teste di Daitarn…
“Non ci facciamo un cazzo con una testa di Daitarn”.
“Ma dai, è così bella”.
“Lo sai che va a energia solare, sì?”
“Così non sporca”.
“No, macché, devi soltanto rivestire tutta la città di pannelli fotovoltaici, pregare che non piova e aspettare che carichi per una settimana. E dopo hai abbastanza energia per fargli fare la demo. Hai presente la demo, sì?”
“E ora con l’energia del sole vincerò!“
“Con l’aiuto del sole vincerò. E poi si spegne”.
“Ma no, dai”.
“E il kaiju se lo incula”.
“Che schifo”.
“È successo, sai. A un Gundam di Crevalcore. Si è sbilanciato e si è bloccato a novanta. Il kaiju gli è arrivato dietro in un attimo”.
“Viviamo in tempi orribili”.
Ai bambini non sappiamo cosa dire. Tesoro, ci dispiace, abbiamo fatto un mutuo in una terra di mostri che non avevamo previsto – benché in certi affreschi cinquecenteschi ferraresi risultassero chiarissime evidenze di combattimenti tra draghi ed enormi armature – pensavamo fosse mitologia, pensavamo fosse fiction, ci dispiace tanto. Pensavamo che sarebbe andato tutto bene, l’economia avrebbe tirato per sempre, e sopra i vani degli euromissili americani avremmo riempito tutta questa vallata di villette a schiera col giardino l’altalena e la cuccia del cane. Invece stiamo scavando rifugi anche per te, tesoro. Facciamo fatica a guardarli in faccia, i bambini, e ci rimettiamo a rovistare vecchi garage.
“Una tastiera alfanumerica, potrebbe servire”.
“Se si leggessero le lettere… butta via, è uno Spectrum a sfioramento, ti partono le lame rotanti senza che te ne accorga. Ci tagliamo i piedi da soli”.
“Non ce le abbiamo le lame rotanti”.
“Mio cugino ha detto che ci porta le frese in ghisa, andranno bene. E questa che cos’è?”
“Robaccia, butta via”.
“Ma sembra antropomorfa”.
“È un pezzo di transformer”.
“Bleah. Ti suona il telefono”.
“Ah sì, è… è l’allarme”.
“Che palle. Che dice?”
“Ma niente, un… un terza categoria”.
“Dove?”
“A Fossoli”.
“Che palle. Che palle”.
“Avevano appena riaperto la scuola”.
“Viene verso di noi”.
“Piscerà su tutta la ciclabile, io adoro quella ciclabile. E la ferrovia…”
“Se intercetta il regionale per Suzzara fa un macello. Ci andiamo?”
“Non so. Abbiamo il torso di un Mazinga, i cingoli di un fiat trattori, la testa in bronzo…”
“Abbiamo l’alabarda”.
“In fondo è solo un terza categoria, voglio dire, gli fai un po’ di paura e scappa via”.
“Oppure gli spacchiamo il culo”.
“Pensi che possiamo?”
“Guardati intorno, fratello. Sta andando tutto a puttane. Dove vorresti essere mentre tutto va a puttane? Dietro una scrivania? In un cantiere? O dentro un torso di Mazinga?”
“Va bene, si va a Fossoli”.
“Stavolta gli spacchiamo il culo a quel bastardo. Dammi la mano”.
Abbiamo l’alabarda. Abbiamo i cingoli. Le lame rotanti arriveranno. Cancelleremo l’apocalisse un po’ per volta, come uno scarabocchio: con le nostre gomme staedtler smangiucchiate. I bambini alzeranno la testa e ci guarderanno negli occhi, e vedranno degli eroi.
(Pacific Rim è un film di Guillermo del Toro, costato dieci milioni di dollari in meno di World War Z e dieci milioni di volte più bello, con i robottoni di quando eravamo piccoli – sono proprio loro, sono arrugginiti, hanno tutte le scritte consumate, e si smontano appena provi a usarli. Ma sono tornati. Il mondo ormai se ne frega, il mondo ha altre priorità, ma loro hanno un lavoro da finire, un’apocalisse da cancellare. È difficile da spiegare, e non so se a Cuneo interessi. È un film di enormi robot che le prendono da enormi lucertoloni, e io ho pianto per mezz’ora. C’è che odio i kaiju. Li odio veramente tanto).
Pare che sia molto bello anche in 3d – lo dice Bernocchi ed è uomo di fede – la versione in occhialini è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:05 22:45 e al Multisala Impero di Bra alle 21:15. Lo trovate in 2d al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:00 e alle 22:40; ai Portici di Fossano alle 21:30; al cinema Italia di Saluzzo alle 21:30.
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Il vescovo in guêpière
15-07-2013, 21:26omofobie, santiPermalinkBrancati is not amused. |
A San Vitaliano capitò, verso la fine del settimo secolo, di svegliarsi molto presto, come tutti i giorni, per il servizio mattutino; di intonare i salmi in cattedrale con gli occhi probabilmente ancora incispati di sonno; e di cominciare a udire, negli intervalli tra inno e responsorio, qualche risolino sempre meno imbarazzato, finché non capì che stava succedendo qualcosa di veramente terribile; e solo in quel momento aprì gli occhi davvero; e solo in quel momento si accorse che era vestito da donna.
Da donna come?
La leggenda non lo dice! e quindi siamo liberi di sfrenarci: reggicalze, guêpière, eccetera. Anche se più probabilmente era un semplice sottanone: ma siamo nel settimo secolo, quasi ottavo, qualsiasi indumento femminile in quella situazione sarebbe risultato piuttosto conturbante. Bisogna anche dire che il mattutino si cantava molto presto: prima dell'alba. Con tutto questo, per arrivare vestiti da donna in cattedrale ci vuole una certa disattenzione. Vale la pena di ricordare ancora una volta che il travestitismo fu ritenuto per tutto il medioevo un peccato gravissimo (carnevale a parte), e che a Giovanna d'Arco alla fine bastò mettersi in pantaloni per farsi bruciare come eretica. In seguito Vitaliano riuscì a dimostrare che si era vestito così a sua insaputa: alcuni suoi nemici, preti invidiosi che mal digerivano la sua popolarità presso i fedeli capuani, gli avrebbero sostituito nottetempo i paramenti sacri con abiti femminei; Vitaliano poi era uno di quelli che al mattino si vestono alla cieca, senza neanche accendere il lume, e così... in fondo sempre gonne sono, no? Devo dire che non è così implausibile. Meno di un vescovo col fetish degli indumenti femminili? Non saprei.
La prima reazione di Vitaliano fu darsela a gambe in direzione Vaticano, dove il Papa lo avrebbe senz'altro capito e sostenuto... (continua sul Post).
Si scherza, maiale
15-07-2013, 02:20come diventare leghisti, governo Letta, razzismiPermalink
Suona il telefono, tu stai sicuramente facendo qualcosa di più interessante. Però chi lo sa, magari è una chiamata importante; così rispondi. È Calderoli.
Calderoli che balbetta e che t'informa che nelle prossime ore, su internet e sui giornali, compariranno notizie su di te, su di lui, che sono tutte una montatura, insomma lui non voleva dire quello che è stato detto da lui, un casino, un gran casino. Sarebbe probabilmente un casino anche se non provasse a spiegartelo Calderoli. Ma, insomma, per farla breve: orango tango.
A capo di cinque minuti, cinque minuti della tua vita che sarebbero preziosi anche se non fossi un ministro della repubblica, hai capito più o meno questo: Calderoli durante un comizio ti ha dato dell'orango tango. Però la cosa è arrivata ai giornali e quindi Calderoli adesso si sta scusando con te. Calderoli infatti non intendeva davvero paragonarti a un orango tango. Cioè, insomma, Calderoli a un comizio ha evocato un orango tango, ma si sa cosa succede ai comizi, no? Ai comizi leghisti, insomma. Si beve, si canta, se ne dicono tante, e insomma... orango tango. Ma non voleva veramente dire orango tango. Se non fosse stato un comizio, se non fosse stato Calderoli, non avrebbe mai detto orango tango. Purtroppo è capitato di essere a un comizio, ed essere Calderoli. Ma poteva capitare a chiunque, no? Di nascere Calderoli. Non lo si può veramente incolpare di questo, e così in un qualche modo bisogna pure perdonarlo, congedarlo, metter giù il telefono, ché i minuti sarebbero preziosi anche se non fossero i tuoi.
Solidarietà al ministro Kyenge, che ha ricevuto la telefonata che nessuno vorrebbe ricevere, e pare sia riuscita a metter giù senza mandarlo a cagare. Io non sono ministro della repubblica e quindi posso: Calderoli, da bravo, a cagare. E attenzione: quella cosa che ai maiali piace razzolare nelle loro feci... è una leggenda. Lo fanno solo se sono costretti, in cattività. Sono animali relativamente puliti. Anche tu hai ancora tanto spazio a disposizione, pulisciti almeno la bocca.
Calderoli che balbetta e che t'informa che nelle prossime ore, su internet e sui giornali, compariranno notizie su di te, su di lui, che sono tutte una montatura, insomma lui non voleva dire quello che è stato detto da lui, un casino, un gran casino. Sarebbe probabilmente un casino anche se non provasse a spiegartelo Calderoli. Ma, insomma, per farla breve: orango tango.
A capo di cinque minuti, cinque minuti della tua vita che sarebbero preziosi anche se non fossi un ministro della repubblica, hai capito più o meno questo: Calderoli durante un comizio ti ha dato dell'orango tango. Però la cosa è arrivata ai giornali e quindi Calderoli adesso si sta scusando con te. Calderoli infatti non intendeva davvero paragonarti a un orango tango. Cioè, insomma, Calderoli a un comizio ha evocato un orango tango, ma si sa cosa succede ai comizi, no? Ai comizi leghisti, insomma. Si beve, si canta, se ne dicono tante, e insomma... orango tango. Ma non voleva veramente dire orango tango. Se non fosse stato un comizio, se non fosse stato Calderoli, non avrebbe mai detto orango tango. Purtroppo è capitato di essere a un comizio, ed essere Calderoli. Ma poteva capitare a chiunque, no? Di nascere Calderoli. Non lo si può veramente incolpare di questo, e così in un qualche modo bisogna pure perdonarlo, congedarlo, metter giù il telefono, ché i minuti sarebbero preziosi anche se non fossero i tuoi.
Solidarietà al ministro Kyenge, che ha ricevuto la telefonata che nessuno vorrebbe ricevere, e pare sia riuscita a metter giù senza mandarlo a cagare. Io non sono ministro della repubblica e quindi posso: Calderoli, da bravo, a cagare. E attenzione: quella cosa che ai maiali piace razzolare nelle loro feci... è una leggenda. Lo fanno solo se sono costretti, in cattività. Sono animali relativamente puliti. Anche tu hai ancora tanto spazio a disposizione, pulisciti almeno la bocca.
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Gli eterni messaggiatori al PD
11-07-2013, 15:14Berlusconi, governo Letta, ho una teoria, PdPermalink Io non so se facebook e tutto il resto della socialità internettiana stiano diventando "la" realtà, un posto dove riesci a sentire gli Zeitgeist meglio che al bar (ieri al bar si lamentavano della legge elettorale e all'impunità dei ciclisti urbani). Quel che posso dire è che restano un luogo strano, dove i ragionamenti prendono derive assurde e io ieri sera, dalle reazioni sulla mia bacheca, mi ero quasi convinto che ci fosse stato un golpe in Italia. Invece cos'era successo, esattamente? Tutto e niente. Da un punto di vista tecnico, quasi niente: il gruppo parlamentare PdL alla Camera ha chiesto una pausa di riflessione, che gli è stata accordata ed è durata tre ore: nulla che non si possa recuperare. La pausa ufficialmente serviva ai deputati PdL per decidere se restare nella maggioranza o no - cioè se far cadere il governo o no. Su una cosa tanto importante tre ore di riflessione non è che sembrino tante, anche se siamo tutti convinti che la "discussione" nel PdL si esaurisca nell'aspettare una chiamata del boss appena si è chiarito le idee. Ma anche in quel caso tre ore forse non sono abbastanza
Da un punto di vista mediatico è successa una cosa immensa, perché il PdL aveva domandato una sospensione di quattro giorni, un vero e proprio sciopero del parlamento a causa della tempestività con cui la Cassazione aveva fissato una seduta al boss Berlusconi. A parte la pura comicità di un gruppo parlamentare che protesta perché la giustizia sta diventando troppo veloce, la cosa non sta veramente né in cielo né in terra e soprattutto in nessun manuale di Storia di nessuna nazione: il potere legislativo che sciopera contro il potere giudiziario? Che roba è? E che effetto dovrebbe ottenere? Boh. La sospensione era una proposta irricevibile, marziana, e non è stata ottenuta: però per quattro ore comunque la Camera si è fermata e questo è stato interpretato da un sacco di osservatori - sulla mia bacheca, perlomeno - come una concessione del PD al PdL. Cioè è come se i responsabili del PD avessero detto: quattro giorni no, ma quattro ore sì. Non è andata così ma su Facebook mica si raccontano le cose come stanno: si raccontano come la gente le percepisce, e la percezione generale è stata questa: il PD si è inchinato per quattro ore. Questo ci racconta qualcosa più degli utenti Facebook che del PD: la tendenza generale a spiegare ogni evento come fallimento del PD, errore del PD, défaillance del PD, complotto del PD. E a giudicare non tanto il PD dai fatti, ma i fatti in base a quanto ci parlano male del PD. Anche quando, a veder bene, il PD potrebbe persino averne imbroccata una (continua sull'Unita.it, H1t#188).
Da un punto di vista mediatico è successa una cosa immensa, perché il PdL aveva domandato una sospensione di quattro giorni, un vero e proprio sciopero del parlamento a causa della tempestività con cui la Cassazione aveva fissato una seduta al boss Berlusconi. A parte la pura comicità di un gruppo parlamentare che protesta perché la giustizia sta diventando troppo veloce, la cosa non sta veramente né in cielo né in terra e soprattutto in nessun manuale di Storia di nessuna nazione: il potere legislativo che sciopera contro il potere giudiziario? Che roba è? E che effetto dovrebbe ottenere? Boh. La sospensione era una proposta irricevibile, marziana, e non è stata ottenuta: però per quattro ore comunque la Camera si è fermata e questo è stato interpretato da un sacco di osservatori - sulla mia bacheca, perlomeno - come una concessione del PD al PdL. Cioè è come se i responsabili del PD avessero detto: quattro giorni no, ma quattro ore sì. Non è andata così ma su Facebook mica si raccontano le cose come stanno: si raccontano come la gente le percepisce, e la percezione generale è stata questa: il PD si è inchinato per quattro ore. Questo ci racconta qualcosa più degli utenti Facebook che del PD: la tendenza generale a spiegare ogni evento come fallimento del PD, errore del PD, défaillance del PD, complotto del PD. E a giudicare non tanto il PD dai fatti, ma i fatti in base a quanto ci parlano male del PD. Anche quando, a veder bene, il PD potrebbe persino averne imbroccata una (continua sull'Unita.it, H1t#188).
Infatti, da un punto di vista politico, cos’è successo? Il PdL, con la sua richiesta marziana, ha dimostrato una volta di più di anteporre il destino giudiziario del boss a qualsiasi altra questione ed emergenza – e non è così che si recuperano i voti persi alle ultime elezioni. Il PD, rifiutando uno scontro diretto, ha dimostrato di non vivere nell’ossessione antiberlusconiana: tanto più che la sospensione non avrà alcun effetto sul calendario della Cassazione, la seduta del 30 luglio resta dov’è. L’atteggiamento conciliante ha anche fornito uno strapuntino in più a chi in vista del congresso ha bisogno di far rimarcare la sua diversità, ed è un bene, visto che alla fine delle larghe intese il prossimo candidato PD dovrà recuperare un po’ di voti anche a sinistra. Insomma il gioco di sponda dei renziani o di Civati ci sta. Alla fine, quando si deposita la polvere, probabilmente i sondaggi (che si sbagliano sempre, comunque) non registreranno nessun incremento di voti per il PdL, visto che storicamente Berlusconi non ha mai guadagnato un voto con la sua eterna lagna sui suoi trascorsi giudiziari. Il PD magari si fletterà un po’, ma deve ancora giocarsi l’asso delle primarie e del nuovo leader; e finché i sondaggi stanno al pareggio, il governo non dovrebbe cadere. Insomma la partita va avanti, ma la sensazione è che le carte le stia dando il PD. Questo sembra a me, da quel che leggo in giro. Tranne su facebook, blog e dintorni.
Lì c’è il golpe, la berlusconizzazione definitiva del PD, la morte del PD, il divorzio dal PD, non voterò mai più PD. Citerò Alessandro Gilioli, non perché ce l’abbia con lui – gli rinnovo la stima – ma perché è una firma autorevole ed è rappresentativa di uno stato d’animo molto condiviso sui social network (almeno sui miei profili). Orbene per Gilioli questo è “peggio dei 101 e perfino del governo di larghe intese”, il Pd è diventato “complice attivo dell’eversione berlusconiana”, “è la prima volta che con un voto formale alle Camere il Pd si schiera con Berlusconi e i suoi eversori contro la magistratura” (anche se il voto formale era su un’altra cosa, vabbe’, formalità), “Insomma, si sono santanchizzati”. In mezzo a tutto questo, la Cassazione continua ad aspettare Berlusconi il 30 luglio e il PdL continua a dare la fiducia a un governo Letta: insomma, non è successo niente. Sì, ma il “valore simbolico” è stato enorme… Boh. Chi lo decide il valore simbolico? In base a che parametri? Temo che un evento sia simbolico nella misura in cui dimostra l’assunto che il PD sbaglia tutto. Ovvero: date le premesse (il PD sbaglia sempre tutto), modifichiamo i fatti (il PD non ha acconsentito a un fantomatico sciopero parlamentare) tanto quanto basta a sentire che abbiamo ragione: il PD sbaglia sempre tutto.
Chi non condivide, ovviamente, è un minimizzatore prezzolato. Sarà forse anche il mio caso: sarà che lo choc delle elezioni mi ha desensibilizzato, per cui ormai possono fare la Santanché vicepremier e non sentirei nessun dolore. Però.
Però non ci sto a sembrare il difensore d’ufficio di questo governo, che ha fatto diverse cose che non mi piacciono. Secondo me ce ne sarebbero di cose da discutere: la vergognosa rendition della signora Ablyazov; l’opacità assoluta con la quale si manda avanti il progetto F35 (non tanto per gli aerei in sé, visto che un’aeronautica militare ce la dobbiamo avere; ma non si capisce quale sia l’indirizzo strategico). E anche nel dibattito interno al PD ci sarebbero tante cose che non mi vanno. Ma invece di parlare di tutto questo parliamo dell’enorme vergogna di uno stop tecnico di quattro ore. Mah.
Io vorrei che Berlusconi fosse condannato in via definitiva (se è realmente colpevole); vorrei che il parlamento durasse un altro po’ e cambiasse la legge elettorale; e vorrei che il PD vincesse le prossime elezioni, dando all’Italia un governo di centrosinistra stabile che in Europa facesse fronte comune con altri governi progressisti contro il rigorismo tedesco. La sospensione di ieri non ha allontanato l’eventuale sentenza definitiva; non ha compromesso la legislatura (anzi il contrario) e dal punto di vista elettorale non porta certo acqua al mulino di Berlusconi; però non ha nessuna importanza, perché i miei contatti su facebook hanno capito meglio di me che si tratta della solita mossa falsa del PD. PD che non voteranno, per dare un messaggio al PD. Il PD poi tutti questi messaggi effettivamente li riceve, e si regola di conseguenza (spostandosi sempre più al centro). E tuttavia sembra che non ci sia limite alla quantità di messaggi che bisogna mandare al PD, e all’importanza che assume mandare messaggi al PD, anche rispetto ad altre priorità meno prioritarie, come dare un governo stabile, sottrarsi alla morsa dell’austerità, studiare misure anti-crisi, ecc.. Tutto questo si potrebbe anche fare, dopo. Prima bisogna mandare messaggi al PD. http://leonardo.blogspot.com
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Un film morto. Vivente. No, morto.
10-07-2013, 00:1921tw, catastrofi, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, fb2020PermalinkI SOLDI DEL BIGLIETTOOOOH...GRRRR.... |
1. Qualcosa sta succedendo a tutti i film di zombi. Forse è cominciato con quel telefilm tratto da quel fumetto. O con qualche remake del sequel del remake - insomma, a un certo punto tra i film di zombi si è sparso il contagio, in tutto il mondo sono diventati noiosi e prevedibili. Brad Pitt indaga. Passa da un set catastrofico a Philadelphia a un film di guerra girato in notturna per risparmiare, a un altro set catastrofico in Israele, e ovunque non trova che noia e prevedibilità. Da dove si è diffuso il morbo? "Non importa chi è stato il primo" gli dice una comparsa qualsiasi, "cerca piuttosto un modo per ravvivarli". Dopo un atterraggio di fortuna in Galles (equipaggio e passeggeri erano stati annoiati a morte dall'ennesimo film di zombi), Pitt precipita nei pressi di una cineteca e ha un'intuizione: per salvare il genere bisogna iniettargli il peggior virus narrativo dell'ultima generazione.
"Ditemi dove lo tenete rinchiuso".
"No, non possiamo... no! Guarda come ha ridotto Star Trek!".
"È la nostra unica speranza, liberatelo. Facciamoci tutti un'endovena di Lindelof".
2. Che poi non è nemmeno giusto dare la colpa a Lindelof. È un film nato sbagliato, da un'idea compromissoria (un film di zombi con meno sangue possibile, affinché non sia vietato ai 14enni negli USA che altrimenti restano a casa a guardarsi Romero in dvd), e con la terribile responsabilità di avere devastato un libro omonimo che proprio non se lo meritava. Il risultato finale, dopo ripensamenti e riscritture, sta al libro di Max Brooks come uno zombi sta a un essere umano: il libro era vivo, brillante, pieno di idee e di riflessioni sociali, politiche, economiche; il film è un brandello di narrativa morta, anzi più brandelli di narrativa morti messi assieme, che camminano stancamente in direzione del finale all'unico scopo di infettare qualche altro film, magari un sequel. In un certo senso Pitt e compagnia sono riusciti a realizzare non già un film di zombie, ma un film zombi, un film morto vivente. Più morto che vivente.
CIAO! Che fate di bello? Io ACQUISTO IL CORPO della moglie di Brad nei contenuti speciali. |
che lo hanno buttato via e Lindelof ne ha scritto uno diverso (che poi non è neanche così malissimo, dai). Dunque, l'aereo da Gerusalemme atterra senza grossi intoppi in Russia. Qui le simpatiche guardie aeroportuali sparano a tutti i vecchi i deboli e i malati, e arruolano gli altri nella grande guerra patriottica contro gli zombi. Brad e la cecchina israeliana vengono quindi impiegati nella difesa di Mosca, e hanno modo di notare che gli zombi slavi sono molto più lenti di quelli americani o israelopalestinesi. La geniale intuizione è che non reggano il freddo. Appena Brad se ne rende conto, primo al mondo (i canadesi troppo scemi per condividere l'informazione) si appende a qualche telefono satellitare e cerca ovviamente la moglie. Non so se avete notato, ma l'agente segreto delle Nazioni Unite, se deve fare una telefonata sola, non la fa alle Nazioni Unite, ma alla moglie per chiedere se i bambini stanno bene, e la fa coi nostri soldi di contribuenti mondiali, e poi uno si sorprende che gli zombi vincano le elezioni. Comunque. Adesso tenetevi: la famiglia si trova in un campo profughi in Florida, zona subtropicale (quindi zombi velocissimi), e per garantirsi la sopravvivenza la moglie VENDE IL SUO CORPO. E non lo vende a chicchessia, ma per esempio A MATTHEW FOX DI "LOST", che se siete pronti di riflessi avete notato in una scena iniziale su un elicottero; e se lo avete notato vi sarete pure chiesti: ma che ci fa Matthew Fox di Lost? Nulla; passava sul set per caso in elicottero; ma prima che Lindelof ci mettesse le mani COMPRAVA IL CORPO DELLA MOGLIE DI BRAD PITT, o le faceva da pappone, non ho capito bene. Brad capisce che deve assolutamente tornare a casa prima che le cose si mettano davvero male, quindi attraversa la Russia e il Pacifico e sbarca in Oregon. Fine del film e arrivederci al prossimo. Sette euro bene spesi, vero? Dopo tre anni che ci lavoravano lo script era una cosa del genere. Ne hanno anche girato dei pezzi (la battaglia di Mosca). Poi qualcuno deve essersi detto: ma sul serio? Dopo tutti gli sforzi per produrre un film di zombi senza sangue e sbranamenti; dopo averne girato metà al buio per evitare che si vedano i morsi e le budella; dopo aver dosato il sangue col contagocce... sul serio ci infiliamo il mercimonio della madre di famiglia iuessei? Come siamo riusciti a trasformare un bel romanzo satirico in un polpettone deprimente come questo? Chi ci aspettiamo che verrà a vederlo, quale famiglia porterà i figlioletti al cinema estivo a vedere un film di zombi in cui il papà diventa un fantaccino russo e la mamma con tanto amore per i figli fa le marchette in un campo profughi? Come ne usciamo da questo guaio?
"Apri la valigetta" (continua su +eventi!)
"No, la valigetta no!"
"Non abbiamo altra speranza".
"Ma hai visto cosa è successo a Prometheus"
"Ti dico che è l'unica speranza. Dieci milligrammi di Lindelof, sparati in vena. Persino gli zombi lo schifano".
4. Ma Brad Pitt da qui in poi farà sempre così? Metterà la famiglia in tutti i film che fa? Adotterà un bambino ogni volta? Se gli danno i Tre Moschettieri, lo trasformerà in "La famiglia D'Artagnan?" Se Craig gli cede il ruolo, lui sposa Ms Moneypenny nell'episodio "007 - Casa Dolce Casa"?
Però non è un muro. |
6. Ancora sull'episodio di Gerusalemme: alla fine gli zombi riescono a saltare la barriera, ma perché? Perché la gente dentro fa troppo rumore. E perché fanno troppo rumore? Perché i palestinesi e gli israeliani stanno innalzando canti di pace, sciagurati! Il complesso militare industriale ce la mette tutta per salvarci dai morti viventi, e i pacifisti con le loro canzoni inutili aprono i cancelli ai morti viventi. Ora, da un punto di vista politico i film catastrofisti si possono dividere in due famiglie, a seconda di come trattano il potere. Possono denunciarne la miopia, mettendo in scena presidenti e generali inetti che prendono decisioni sbagliate (spesso osteggiando con un geniale scienziato che ha capito tutto facendo equazioni sulla lavagna mesi prima). Oppure possono attaccarsi alle braghette dei generali come l'unica risorsa: viva lo Stato d'emergenza. Abbiamo bisogno di un esercito forte, in caso di catastrofi. E abbiamo bisogno di catastrofi, sennò ci stanchiamo a finanziare un esercito forte. Questo film - questa carcassa di film - è del secondo tipo, più per pigrizia che per reale convinzione. Vedi la disinvoltura con cui ammazza subito presidente e vicepresidente, così non c'è neanche bisogno di mostrare un fotogramma di Casabianca, ormai comandano gli ammiragli. E il geniale scienziato? Lo mandano subito nel posto più infestato al mondo, via il dente via il dolore.
7. Più che un film catastrofico, insomma, una catastrofe in sé: vedibile, persino divertente a sprazzi, come certi incidenti stradali che ci fanno rallentare, anche se il giorno dopo ricordiamo soltanto il senso di colpa. Vi susciterà la stessa simpatia delle lamiere contorte: un po' le stesse sensazioni di un B-Movie, ma con tanti milioni di dollari in più. E alla fine capisci come deve sentirsi Lindelof: l'ebrezza del Frankestein della narrativa fantastica anni '10. Mi avete dato dei pezzi di carne morta, organi sparsi che nemmeno combaciavano, io li ho cuciti assieme, gli ho dato un senso, e adesso vedete: cammina. Sì, via, più che camminare barcolla. Però funziona, si può fare! E arrivederci al sequel. Sì, certo, aspettaci.
Se volete evitare War World Z, state alla larga dal Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (20:10, 22:40, oppure in 3d, che scuro com'è dev'essere una fregatura memorabile, alle 20:15 e alle 22:45); dai Portici di Fossano (21:30); dal cinema Italia di Saluzzo (20:00, 22:15); dal Cinecittà di Savigliano (20:30, 22:30).
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Il pauperismo che avanza
08-07-2013, 18:24Beppe Grillo, ho una teoria, pontefici, preti parlanti, santiPermalink
E insomma i parlamentari M5S hanno restituito solennemente un milione e 570mila euro. Complimenti, grazie. Nel frattempo la maggioranza parlamentare - maggioranza che sarebbe stata ben diversa, se il M5S avesse voluto farne parte, ha deciso di proseguire col programma di ammodernamento dell'aeronautica militare che prevede l'acquisto degli F35. Costi stimati: tra i tredici e i diciotto miliardi di euro (ma dilazionati nei prossimi trent'anni); nel 2012 comunque nel progetto F35 il ministero della Difesa ne ha investiti 548,7. Milioni di euro. Quasi cinquecentocinquanta. Se sottrai il milione e mezzo che hanno restituito i parlamentari M5S (grazie!) fanno comunque cinquecentoquarantasette. Son tanti?
Possono sembrare tanti. D'altro canto costerebbe anche rinunciare agli f35 (dopo averci speso tanti soldi) e continuare a manutenere gli aerei che stiamo usando adesso - insomma, l'argomento è un po' populista. Ma il punto forse è questo. Ragioniamo pure populisticamente. Se gli eletti del M5S avessero voluto - se Grillo avesse voluto - oggi in Italia ci sarebbe una maggioranza PD + SEL + M5S. Una maggioranza di questo genere probabilmente non avrebbe più voluto spendere quei 550 milioni - non adesso, non così. Ma i parlamentari M5S non hanno voluto sporcarsi le mani - Grillo non ha voluto - e quindi ciao ciao cinquecentocinquanta milioni. A questo punto c'è bisogno di dirvi, populisticamente, cosa avreste dovuto fare con la vostra mancetta di un milione e mezzo? Dove avreste potuto destinarla, verso quali organi populisticamente designati? (Continua sull'Unita.it, H1t#187).
Possono sembrare tanti. D'altro canto costerebbe anche rinunciare agli f35 (dopo averci speso tanti soldi) e continuare a manutenere gli aerei che stiamo usando adesso - insomma, l'argomento è un po' populista. Ma il punto forse è questo. Ragioniamo pure populisticamente. Se gli eletti del M5S avessero voluto - se Grillo avesse voluto - oggi in Italia ci sarebbe una maggioranza PD + SEL + M5S. Una maggioranza di questo genere probabilmente non avrebbe più voluto spendere quei 550 milioni - non adesso, non così. Ma i parlamentari M5S non hanno voluto sporcarsi le mani - Grillo non ha voluto - e quindi ciao ciao cinquecentocinquanta milioni. A questo punto c'è bisogno di dirvi, populisticamente, cosa avreste dovuto fare con la vostra mancetta di un milione e mezzo? Dove avreste potuto destinarla, verso quali organi populisticamente designati? (Continua sull'Unita.it, H1t#187).
E allora a cosa serve restituire i soldi, risparmiare sui trasporti, mostrare gli scontrini? Non è più apparenza che sostanza? A che serve fare i francescani coi nostri soldi, mentre ai vertici si lasciano i generali e gli affarratori professionisti?
A proposito di Francescani, caro papa Francesco: è vero. Un prete su una bella macchina non manda un buon messaggio. Però quel che mi dispiace veramente è che quella macchina l’abbiate presa coi soldi dell’otto per mille di chi non voleva destinarvelo (più del cinquanta per cento dei contribuenti), e non ha barrato la vostra casella; e questo grazie a un meccanismo che fa sì che anche con meno del 40% di moduli compilati a vostro favore vi capiti di incassare l’85%. Non è una fregatura? Secondo me è una fregatura, e lo sarebbe anche se con quei soldi ci compraste tante fiat panda a metano. Certo, se andate in giro in audi la gente mormora di più. È tutto qui il problema? La gente che mormora?
Non andò forse così anche col Francesco originale? Era un periodo turbolento, molti contestavano il potere costituito e minacciavano di non pagare più la decima. In Francia i Catari avevano smesso di riconoscere l’autorità del Papa: troppo potente, troppo ricco, troppo lontano. Bisognava dare un messaggio di vicinanza ai poveri, possibilmente lasciandoli poveri come stavano e senza turbare i rapporti di potere. Così arrivò Francesco, col suo pauperismo benedetto da Stato e Chiesa. Lui si spogliava dei beni, la gente lo seguiva, e smetteva di lagnarsi del Clero esoso. Le teste calde potevano comunque andare alle Crociate – ci andò pure lui. Gran bella invenzione, il pauperismo. Mandi in giro un po’ di gente pulciosa, e la plebe si incanta, e il sacchetto della questua per incanto si rigonfia. Nel medioevo, almeno, andava così.http://leonardo.blogspot.com
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Tell me More
06-07-2013, 04:16anglistica, fb2020, religioni, santiPermalink6 luglio - Thomas More (1478-1535), politico, utopista, persecutore dei protestanti, perseguitato dagli anglicani.
The Sixteenth Century is the Century of the Common Man. (He puts down the jug) Like all the other centuries. And that's my proposition. (Robert Bolt, A Man For All Seasons, I).
Thomas More, a dire il vero, la Chiesa cattolica lo festeggia il 22 giugno, che è la data in cui fu tagliata la testa al suo amico, il vescovo John Fisher. Per disfarsi della sua Thomas dovette aspettare il 6 luglio. In questa giornata, dal 1980, lo celebrano gli anglicani, con sinistra ironia: fu proprio il fondatore della Chiesa anglicana, Enrico VIII, a chiedere e ottenere da una corte compiacente la testa di Fisher e di More: e proprio perché i due rifiutavano di riconoscerlo come un'autorità religiosa superiore al papa di Roma. Vi immaginate una cosa del genere nel calendario cattolico romano? Non so, un 17 febbraio festa di San Giordano Bruno martire?
Ma gli inglesi sono fatti così. Sanno ammirare anche gli avversari – non che ne ammazzino di meno, anzi. Però un posto nel calendario lo tengono anche per loro. Fair play. Thomas More visse sulla sua pelle le contraddizioni del Rinascimento, e ne morì: dopo aver teorizzato nella sua Utopia la tolleranza religiosa (ma anche la giornata lavorativa di sei ore, il comunismo, la decrescita felice, il controllo delle nascite, l'eutanasia) quando in Inghilterra cominciarono ad arrivare i protestanti veri fece di tutto, da Cancelliere del Re, per reprimerli, bruciandone i libri quando non riusciva a bruciarne i diffusori. È una contraddizione che fa discutere da cinque secoli. Cosa trasformò More da umanista a inquisitore? Stava invecchiando? O è il potere che ti logora, nel momento in cui lo erediti e all'improvviso lo status quo non ti sembra poi così male? Tante chiavi di lettura sono state proposte, ma quella che aggiungo qui è sicuramente inedita, perché coinvolge Beppe Grillo. Voi cosa ne pensate di Beppe Grillo?
Io fino a qualche anno fa non lo trovavo così male. Non avrei mai votato per lui, ma il fatto che riempisse le piazza non mi dava fastidio. Mi sembrava che desse voce a gente che non ne aveva, magari in modo un po' volgare ("Vaffanculo!"), ma in certi casi necessario. Poi però Grillo ha fatto il venti per cento, e ho cambiato idea. Ha stravolto l'assetto politico – il che avrebbe potuto essere un bene – ma alla fine il nuovo equilibrio che ne è derivato è molto meno decente del precedente. Ha fatto molto, molto più danno che utile. E mi ha trasformato in una persona peggiore. Sul serio. Sono diventato di destra, grazie a Grillo. Non sopporto più i movimenti di piazza, da quando li organizza Grillo. La "democrazia diretta", che sulla carta e soprattutto sul web poteva sembrarmi un'idea interessante, da quando la professa Grillo mi pare una favola per grulli. Non credo più nell'attacco alla Casta, da quando lo dirige Grillo. La politica come volontariato: qualche anno fa ci avrei creduto, ma Grillo coi suoi scontrini e i suoi assegnoni è riuscito a convincermi che i politici vanno pagati bene, anzi benissimo. Persino i pannelli solari comincio a guardarli con insofferenza – insomma, un sacco di cose (quasi tutte "di sinistra") che prima di Grillo esistevano soltanto sul piano teorico, quasi utopie, da quando c'è Grillo sono diventate proposte pratiche, il più delle volte pasticci inguardabili. E forse ho capito cosa successe a Thomas More quando conobbe Lutero.
Non lo incontrò mai fisicamente, ma ebbe con lui degli scontri memorabili nella realtà virtuale cinquecentesca, che era tutta di carta e piombo ma non meno litigiosa e virulenta di quella di oggi. L’Utopia di More esce nel 1516: Lutero è ancora un monaco sconosciuto che qualche mese più tardi appende alla bacheca della chiesa di Wittemberg 95 tesi teologicamente un po’ ardite. Nel giro di un paio di anni i suoi libri e opuscoli faranno il giro d’Europa: More non può fare a meno di leggerli e forse di trovare nella prosa furiosa del monaco una caricatura di certe idee che qualche anno prima aveva condiviso anche lui – però tutto distorto, semplificato, e portato avanti con una violenza verbale che non promette nulla di buono, insomma tutto... grillificato.
In un primo momento More non rispose a Lutero in prima persona. Preferì offrire la sua penna e i suoi concetti a Enrico VIII, trasformando il suo grosso e grasso monarca in un intellettuale di spessore europeo con un best seller cattolico, l’Assertio Septem Sacramentorum (difesa dei sette sacramenti). Il papa Leone X andò in sollucchero; nominò Enrico VIII Difensor Fidei, ma quando il difensor gli chiese di divorziare da Caterina d’Aragona fece orecchio di mercante. Nel frattempo Lutero stava meditando la risposta a Enrico VIII, che avrebbe contenuto tra le altre le parole “maiale” e “idiota”. Io non sto dicendo che Lutero sia stato il Grillo del sedicesimo secolo – non è stato solo questo – non voglio sminuire la sua figura di teologo e riformatore eccetera – però c’è qualcosa di grillino nel suo ostinato ricorso al turpiloquio. Sono tutti maiali, tutti diavoli, stanno tutti pasturando nello sterco del demonio, insomma sono tutti morti, morti, morti; la sua prosa di polemista è una saracinesca impestata di guano che si abbatte sulle forbite eleganze del Rinascimento.
Io sto respirando in effetti, e voi? È una gran cosa, nevvero? Non è difficile restare vivi, amici, basta non combinare guai – o se proprio li dovete combinare, fate solo i guai previsti. Ma non c’è bisogno che ve lo spieghi. Buona notte e, se dovessimo incrociarci, riconoscetemi.
The Sixteenth Century is the Century of the Common Man. (He puts down the jug) Like all the other centuries. And that's my proposition. (Robert Bolt, A Man For All Seasons, I).
Non pensarci troppo, amico Thomas (è il film del 1966, tratto dal dramma di Bolt). |
Thomas More, a dire il vero, la Chiesa cattolica lo festeggia il 22 giugno, che è la data in cui fu tagliata la testa al suo amico, il vescovo John Fisher. Per disfarsi della sua Thomas dovette aspettare il 6 luglio. In questa giornata, dal 1980, lo celebrano gli anglicani, con sinistra ironia: fu proprio il fondatore della Chiesa anglicana, Enrico VIII, a chiedere e ottenere da una corte compiacente la testa di Fisher e di More: e proprio perché i due rifiutavano di riconoscerlo come un'autorità religiosa superiore al papa di Roma. Vi immaginate una cosa del genere nel calendario cattolico romano? Non so, un 17 febbraio festa di San Giordano Bruno martire?
Ma gli inglesi sono fatti così. Sanno ammirare anche gli avversari – non che ne ammazzino di meno, anzi. Però un posto nel calendario lo tengono anche per loro. Fair play. Thomas More visse sulla sua pelle le contraddizioni del Rinascimento, e ne morì: dopo aver teorizzato nella sua Utopia la tolleranza religiosa (ma anche la giornata lavorativa di sei ore, il comunismo, la decrescita felice, il controllo delle nascite, l'eutanasia) quando in Inghilterra cominciarono ad arrivare i protestanti veri fece di tutto, da Cancelliere del Re, per reprimerli, bruciandone i libri quando non riusciva a bruciarne i diffusori. È una contraddizione che fa discutere da cinque secoli. Cosa trasformò More da umanista a inquisitore? Stava invecchiando? O è il potere che ti logora, nel momento in cui lo erediti e all'improvviso lo status quo non ti sembra poi così male? Tante chiavi di lettura sono state proposte, ma quella che aggiungo qui è sicuramente inedita, perché coinvolge Beppe Grillo. Voi cosa ne pensate di Beppe Grillo?
Io fino a qualche anno fa non lo trovavo così male. Non avrei mai votato per lui, ma il fatto che riempisse le piazza non mi dava fastidio. Mi sembrava che desse voce a gente che non ne aveva, magari in modo un po' volgare ("Vaffanculo!"), ma in certi casi necessario. Poi però Grillo ha fatto il venti per cento, e ho cambiato idea. Ha stravolto l'assetto politico – il che avrebbe potuto essere un bene – ma alla fine il nuovo equilibrio che ne è derivato è molto meno decente del precedente. Ha fatto molto, molto più danno che utile. E mi ha trasformato in una persona peggiore. Sul serio. Sono diventato di destra, grazie a Grillo. Non sopporto più i movimenti di piazza, da quando li organizza Grillo. La "democrazia diretta", che sulla carta e soprattutto sul web poteva sembrarmi un'idea interessante, da quando la professa Grillo mi pare una favola per grulli. Non credo più nell'attacco alla Casta, da quando lo dirige Grillo. La politica come volontariato: qualche anno fa ci avrei creduto, ma Grillo coi suoi scontrini e i suoi assegnoni è riuscito a convincermi che i politici vanno pagati bene, anzi benissimo. Persino i pannelli solari comincio a guardarli con insofferenza – insomma, un sacco di cose (quasi tutte "di sinistra") che prima di Grillo esistevano soltanto sul piano teorico, quasi utopie, da quando c'è Grillo sono diventate proposte pratiche, il più delle volte pasticci inguardabili. E forse ho capito cosa successe a Thomas More quando conobbe Lutero.
Non lo incontrò mai fisicamente, ma ebbe con lui degli scontri memorabili nella realtà virtuale cinquecentesca, che era tutta di carta e piombo ma non meno litigiosa e virulenta di quella di oggi. L’Utopia di More esce nel 1516: Lutero è ancora un monaco sconosciuto che qualche mese più tardi appende alla bacheca della chiesa di Wittemberg 95 tesi teologicamente un po’ ardite. Nel giro di un paio di anni i suoi libri e opuscoli faranno il giro d’Europa: More non può fare a meno di leggerli e forse di trovare nella prosa furiosa del monaco una caricatura di certe idee che qualche anno prima aveva condiviso anche lui – però tutto distorto, semplificato, e portato avanti con una violenza verbale che non promette nulla di buono, insomma tutto... grillificato.
In un primo momento More non rispose a Lutero in prima persona. Preferì offrire la sua penna e i suoi concetti a Enrico VIII, trasformando il suo grosso e grasso monarca in un intellettuale di spessore europeo con un best seller cattolico, l’Assertio Septem Sacramentorum (difesa dei sette sacramenti). Il papa Leone X andò in sollucchero; nominò Enrico VIII Difensor Fidei, ma quando il difensor gli chiese di divorziare da Caterina d’Aragona fece orecchio di mercante. Nel frattempo Lutero stava meditando la risposta a Enrico VIII, che avrebbe contenuto tra le altre le parole “maiale” e “idiota”. Io non sto dicendo che Lutero sia stato il Grillo del sedicesimo secolo – non è stato solo questo – non voglio sminuire la sua figura di teologo e riformatore eccetera – però c’è qualcosa di grillino nel suo ostinato ricorso al turpiloquio. Sono tutti maiali, tutti diavoli, stanno tutti pasturando nello sterco del demonio, insomma sono tutti morti, morti, morti; la sua prosa di polemista è una saracinesca impestata di guano che si abbatte sulle forbite eleganze del Rinascimento.
Quando legge la risposta More ci rimane male (“Niente è stato più doloroso per me che dover ripetere simili parole a orecchie rispettabili”), ma poi, da buon polemista, decide di rispondere per le rime, stavolta sotto pseudonimo. Del resto Enrico il Difensore della Fede non avrebbe potuto sottoscrivere un libello (Responsio ad Lutherum) in cui lo “schifoso fraticello” veniva definito “scimmia”, “ubriacone”, “cloaca di ogni merda,” eccetera. A difesa di Lutero intervenne qualche anno dopo William Tyndale, un protestante inglese la cui traduzione della Bibbia More osteggiò in tutti i modi. Alla Risposta al Dialogo di sir Thomas More, More replicò con una lunghissima Confutazione della Risposta, in cui smontava il libro di Tyndale in tanti paragrafi e replicava a ciascuno, per centinaia e centinaia di pagine, il più grande flame del Cinquecento, che si concluse col rogo purtroppo non metaforico dell’autore protestante.
Infatti proprio mentre l’umanista Thomas More replicava a questi riformatori; mentre il proto-socialista Thomas More ne notava i limiti, i pericoli, i disastri scatenati (il massacro dei contadini in Germania, che Lutero non seppe prevenire e alla fine approvò), l’ex utopista Thomas More si spostava sempre più a destra. Ai tempi dell’Utopia il cristianesimo poteva sembrargli una fede tra tante. Era facile pensarla così, nell’Inghilterra del 1516: un paese senza minoranze (gli ebrei erano stati cacciati da due secoli), in cui la tolleranza religiosa era una speculazione intellettuale, un’ipotesi per assurdo. Altra cosa era vedere i protestanti veri, scoprirli ben diversi da quelli immaginati sulla carta. Vederli imbastire teologie senza riflettere sulle ripercussioni politiche – salvo correre disperati a baciare il mantello dei principi quando i contadini si mettono a bruciare le chiese – e argomentare a furia di “maiale” “idiota” e “diavolo”. Questa gente è pericolosa, deve aver pensato More. Questi vanno eliminati, uno alla volta, prima che si diffonda il contagio come sul continente. Meglio bruciarne qualcheduno, che doversi trovare a bruciare interi villaggi tra un paio d’anni, come in Germania. L’umanista More, il teorico della tolleranza religiosa, divenne il persecutore dei cristiani riformati.
In Utopia ci sono le cartine e c’è anche l’alfabeto finto, insomma Tolkien non si è veramente inventato nulla. |
Infatti proprio mentre l’umanista Thomas More replicava a questi riformatori; mentre il proto-socialista Thomas More ne notava i limiti, i pericoli, i disastri scatenati (il massacro dei contadini in Germania, che Lutero non seppe prevenire e alla fine approvò), l’ex utopista Thomas More si spostava sempre più a destra. Ai tempi dell’Utopia il cristianesimo poteva sembrargli una fede tra tante. Era facile pensarla così, nell’Inghilterra del 1516: un paese senza minoranze (gli ebrei erano stati cacciati da due secoli), in cui la tolleranza religiosa era una speculazione intellettuale, un’ipotesi per assurdo. Altra cosa era vedere i protestanti veri, scoprirli ben diversi da quelli immaginati sulla carta. Vederli imbastire teologie senza riflettere sulle ripercussioni politiche – salvo correre disperati a baciare il mantello dei principi quando i contadini si mettono a bruciare le chiese – e argomentare a furia di “maiale” “idiota” e “diavolo”. Questa gente è pericolosa, deve aver pensato More. Questi vanno eliminati, uno alla volta, prima che si diffonda il contagio come sul continente. Meglio bruciarne qualcheduno, che doversi trovare a bruciare interi villaggi tra un paio d’anni, come in Germania. L’umanista More, il teorico della tolleranza religiosa, divenne il persecutore dei cristiani riformati.
Nel frattempo il destino gli stava preparando il peggiore degli sberleffi. Il suo re, il Difensore della Fede Cattolica, l’autore di quelle meravigliose pagine sui sette sacramenti scritte da More… stava diventando protestante anche lui. Un protestantesimo molto sui generis, tutt’altro che interessato alle disquisizioni sulla giustificazione mediante la fede e la dottrina delle indulgenze. Enrico voleva solo divorziare, e alla svelta, da una moglie che non gli stava dando nessun erede maschio e rischiava di legare per sempre la sua dinastia a quella degli Aragona. E poi, certo, voleva portarsi a letto Anna Bolena, ma quello nessuno davvero poteva impedirglielo: il punto è che voleva da Anna Bolena un erede, e che tutti lo riconoscessero tale. Il papa da quell’orecchio non ci sentiva – il papa era team Aragona. Non restava che farsi protestante, anzi, trasformare in protestanti tutti i propri sudditi, così, con un semplice taglio indolore, zac! Ahi, no, qualche testa comunque sarebbe dovuta cadere.
Di diventare martire, Thomas More non fu particolarmente entusiasta. Fece il possibile per evitare lo scontro diretto con un re che aveva servito con zelo per tutta la vita. Rassegnò le dimissioni da cancelliere – respinte – le rassegnò di nuovo allegando un certificato medico – e vabbe’, accettate. Si chiuse in un silenzio-assenso nel tentativo di salvare capra e cavoli; scrisse persino un bigliettino di auguri per le nozze di Enrico con Anna Bolena. Però al matrimonio no, non ci poteva andare. Dopo aver scritto fiumi di piombo contro i nemici della Chiesa cattolica, non poteva trasformarsi in anglicano come se niente fosse. Che figura ci avrebbe fatto coi lettori di tutta Europa? Non poteva perdere la faccia. Preferì perdere la testa. E gli inglesi queste cose le apprezzano. Noi invece, mah, forse preferiamo respirare.
Io sto respirando in effetti, e voi? È una gran cosa, nevvero? Non è difficile restare vivi, amici, basta non combinare guai – o se proprio li dovete combinare, fate solo i guai previsti. Ma non c’è bisogno che ve lo spieghi. Buona notte e, se dovessimo incrociarci, riconoscetemi.
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La morale stretta all'inguine
04-07-2013, 20:33sessoPermalink
Il mio molto trascurabile contributo al dibattito sugli shorts.
È probabile che in questi giorni saltellando per l'internet italiana abbiate sentito parlare di shorts, del fatto che tutte le ragazze abbiano il diritto di mettersi gli shorts e nessuno abbia il diritto di molestarle perché portano gli shorts. Questo fondamentale e rinfrescante dibattito, in cui mi tuffo buon ultimo e per il semplice motivo che è luglio e mi piacciono gli schizzi, è partito da un pezzo del Secolo XIX, perfettamente riassumibile nel titolo: Ragazze in shorts, vi siete viste?
Il suo autore, il giovane scrittore Marco Cubeddu, è stato accusato di rappresentare il punto di vista che molto maldestramente attribuisce a una sua "compagna": non possono lamentarsi se poi le stuprano. Ma tutto il pezzo è scritto con una goffaggine che mi porta a escludere la tesi della provocazione d'artista, roba da Foglio insomma: di solito quando si parte per queste imprese ci si munisce di armi retoriche un po' più affilate. Cubeddu invece oscilla sul tema con l'aria assonnata di uno che ha scambiato un articolo sul Secolo per il bar sottocasa, ma proprio quello in cui scende a fare colazione, e magari quel giorno ci è sceso in pigiama perché è già tardi e non aveva sentito la sveglia. "La violenza sulle donne", ci tiene a ricordarcelo, "è disgustosa". Lo scrive in grassetto, così ci rimane impresso. Ma poi sembra di vederlo davanti al cappuccino, ruminante brioches e riflessioni su tredicenni in shorts mentre ancora si stropiccia gli occhi, si scaccola; e partono virgole a casaccio, errori di sintassi ("Inoltre, anche se impopolare, bisogna dirlo"), e istanti di comicità involontaria che hanno fatto venir voglia di uscire in shorts persino a me. ("Nessuno dei miei amici si fidanzerebbe con una che si veste così", ah beh allora). Cubeddu, se passi di qui non prendertela, sono sicuro che nella tua breve vita hai già venduto più copie del misero autore di questo blog. Magari rileggiti alla fine, da' un'occhiata alla punteggiatura; è il minimo che ci si aspetti da un fan di Nabokov.
Il giorno dopo è uscito un altro pezzo, stavolta su Vice: un magazine on line, credo che si possa definire così, che è l'ultimo posto su internet in cui andrei a cercare del moralismo un tanto al chilo. Sul serio, prima che su Vice darei un occhio su youporn, hai visto mai. E invece. Sarà che ormai è un vizio pure il moralismo, in mancanza di meglio.
Anche qui la tesi di Chiara Galeazzi è già tutta nel titolo: NON È COLPA DEGLI SHORTS, MA DEGLI UOMINI CHE LA PENSANO COSÌ. Giusto per mettere subito in chiaro di cosa stiamo parlando: di "colpa". Più sotto verrà proposta anche il rimedio: il bromuro. No ironia. In realtà è un pezzo interessante - non meno involuto di quello di Cubeddu - in un certo senso lo riequilibra. Tanto è goffo e arruffato Cubeddu, così comodamente adagiato nello stereotipo di maschio italiano al bar (ti immagini le ciglia a mezz'asta mentre la pupilla corre dietro agli shorts della ragazzina), tanto è furiosa la Galeazzi: cosa stai guardando! porco! vergognati! Di quel tipico furore troppo sicuro delle proprie ragioni per riuscire a difenderle davvero. Parlo almeno nel mio caso: se Cubeddu sul Secolo mi aveva convinto a infilarmi gli shorts, Vice è riuscito a rimettermi in pantaloni. Sto persino valutando di uscire con un hijab stasera. Cos'ha combinato la Galeazzi? Nella foga di attribuire "colpe", è riuscita a rimuovere un fondamentale dettaglio di realtà: gli shorts mostrano le forme. Pensavo fosse pacifico, un dato acquisito (salvo il diritto di chiunque a mostrare le proprie forme) e invece no: per l'autrice gli shorts servono a "stare più fresche" e "muoversi agevolmente senza rischiare che si veda la vagina come succede con la gonna". Quindi, se uno scrittore osa anche solo suggerire che una tredicenne possa mettersi in shorts per mostrare le proprie forme, per esibirsi (e che ci sia a monte magari una questione culturale), ebbene, è un porco; la "colpa" è sua che "guarda". "E se basta indossare un capo per “provocare” qualcuno, è un problema di quelli che una volta si risolvevano con il bromuro di potassio". Gli shorts di una ragazzina ti eccitano? Hai un problema. Devi curarti. Con qualche bel rimedio di "una volta".
Mi tornano in mente le Femen: donne che si spogliano davanti all'obiettivo e mi gridano: vergognati maschio delle tue pulsioni. Forse è giusto vergognarsi ogni tanto. Ma nemmeno all'oratorio nessuno mi ha mai fatto un discorso tanto moralista. Alla fine le pulsioni fanno parte di me, esattamente come il seno fa parte di te che me lo mostri. Non è che ne vada fiero; il più delle volte preferisco non socializzarle perché non sono quasi mai particolarmente "sociali"; però le ho, e fin tanto che non faccio niente di male a nessuno, perché dovrei reprimerle? Bromuro ai maschi che si eccitano? Non è una proposta altrettanto totalitaria del velo alle donne? Adesso facciamo un esperimento. Citerò un brano della Galeazzi che cita un brano di Cubeddu, e voi mi direte chi dei due sembra più proteso verso il secolo XIX:
Ieri sera avrei giurato che al posto di "humbertiana" ci fosse una parola assai più diretta, di quelle da letterina di avvocato. Vabbe', auguri. Il brano di Cubeddu ne contiene tutta la goffaggine (la definizione di "quartine" che però nella frase successiva diventano "ragazzine di 2a e 3a media"). Ma rileggetelo: vi sembra "humbertiano"? A me no, non sembra humbertiano, né nel bene né nel male. È una descrizione neutra, senza particolari compiacimenti. Avesse scritto di tenere forme di cerbiatto involte in molli panneggi fradici. Avesse menzionato pelli d'oca o festeggiato lo sbocciare di certi caratteri sessuali secondari raccattando il classico aggettivo all'uopo, "turgido" - no, Cubeddu vola assai più basso "magliette bagnate per i gavettoni". Scrive "reggiseno". Scrive quel che vede. Probabilmente per la Galeazzi questo inclina già verso Humbert che, per chi si fosse messo in contatto da poco, era un insegnante morbosamente attratto dalle studentesse medie. Quindi? Come bisogna fare per scrivere la stessa scena senza sembrare Humbert? Togliamo "magliette bagnate"? Smettiamo di scrivere "reggiseni"? Non lo so, chiedo. Uno scrittore maschio può raccontare una scena del genere senza che gli sia rinfacciata una "colpa"? Le ragazze possono mostrare quello che vogliono; i ragazzi devono coprirsi gli occhi? Sarebbe un progresso?
Alla fine credo che sia lo scrittore che l'editor di Vice, da direzioni diverse, siano andati a sbattere contro lo stesso problema: essere moralisti oggi. Non è possibile. Affermare che debbano esistere regole, indicazioni, limitazioni della libertà personale - certo che esistono. Ma parlarne, discuterne, è una pratica autolesionista che scivola subito verso l'autodafé. Suggerire che alcune cose vadano bene e altre no - e forse cavarsi il reggiseno per giocare a gavettoni in un parco pubblico, fammi controllare il codice penale, può anche darsi di no - non si può. Confessare una difficoltà, un dubbio - è giusto che le dodicenni siano già inserite in un dispositivo di seduzione? Cubeddu non ci riesce, non trova le parole, ed è lo scrittore: figùrati gli altri. La Galeazzi prova un'altra opzione: siccome non si può vietare niente, rovesciamo la questione e neghiamo tutto. Non esiste nessun dispositivo di seduzione, gli shorts inguinali sono un indumento pratico; è la gonna che rischia di svelare la vagina. Ma negando ogni moralismo si finisce per non riconoscere il nostro quando ce lo troviamo davanti: e allora ogni maschio che non chiuda gli occhi o assuma bromuro davanti a una battaglia di magliette bagnate diventa un mostro, un errore da correggere.
Poi ovviamente i mostri esistono. Naturalmente la violenza sulle donne è il vero problema. Ma in coscienza non credo che il pezzo di Cubeddu abbia incoraggiato un solo atto di violenza in Italia, o incoraggiato un solo molestatore a provarci con una ragazza in shorts. È vero, ogni giorno in Italia migliaia di maschi non riescono a gestire le proprie pulsioni e molestano donne, ragazze, bambine. E poi ci sono milioni di altri maschi che non lo fanno. Che hanno imparato - in famiglia, a scuola, all'oratorio, in palestra, o magari ci sono arrivati da soli - a controllarsi. Che sanno quand'è giusto distogliere lo sguardo da uno paio di shorts attillati. Di questa quotidiana fatica ogni tanto alcuni maschi si lamentano: non è grave. I cani abbaiano alla luna, da milioni di anni. Come potete notare è ancora lì.
È probabile che in questi giorni saltellando per l'internet italiana abbiate sentito parlare di shorts, del fatto che tutte le ragazze abbiano il diritto di mettersi gli shorts e nessuno abbia il diritto di molestarle perché portano gli shorts. Questo fondamentale e rinfrescante dibattito, in cui mi tuffo buon ultimo e per il semplice motivo che è luglio e mi piacciono gli schizzi, è partito da un pezzo del Secolo XIX, perfettamente riassumibile nel titolo: Ragazze in shorts, vi siete viste?
Il suo autore, il giovane scrittore Marco Cubeddu, è stato accusato di rappresentare il punto di vista che molto maldestramente attribuisce a una sua "compagna": non possono lamentarsi se poi le stuprano. Ma tutto il pezzo è scritto con una goffaggine che mi porta a escludere la tesi della provocazione d'artista, roba da Foglio insomma: di solito quando si parte per queste imprese ci si munisce di armi retoriche un po' più affilate. Cubeddu invece oscilla sul tema con l'aria assonnata di uno che ha scambiato un articolo sul Secolo per il bar sottocasa, ma proprio quello in cui scende a fare colazione, e magari quel giorno ci è sceso in pigiama perché è già tardi e non aveva sentito la sveglia. "La violenza sulle donne", ci tiene a ricordarcelo, "è disgustosa". Lo scrive in grassetto, così ci rimane impresso. Ma poi sembra di vederlo davanti al cappuccino, ruminante brioches e riflessioni su tredicenni in shorts mentre ancora si stropiccia gli occhi, si scaccola; e partono virgole a casaccio, errori di sintassi ("Inoltre, anche se impopolare, bisogna dirlo"), e istanti di comicità involontaria che hanno fatto venir voglia di uscire in shorts persino a me. ("Nessuno dei miei amici si fidanzerebbe con una che si veste così", ah beh allora). Cubeddu, se passi di qui non prendertela, sono sicuro che nella tua breve vita hai già venduto più copie del misero autore di questo blog. Magari rileggiti alla fine, da' un'occhiata alla punteggiatura; è il minimo che ci si aspetti da un fan di Nabokov.
Il giorno dopo è uscito un altro pezzo, stavolta su Vice: un magazine on line, credo che si possa definire così, che è l'ultimo posto su internet in cui andrei a cercare del moralismo un tanto al chilo. Sul serio, prima che su Vice darei un occhio su youporn, hai visto mai. E invece. Sarà che ormai è un vizio pure il moralismo, in mancanza di meglio.
Anche qui la tesi di Chiara Galeazzi è già tutta nel titolo: NON È COLPA DEGLI SHORTS, MA DEGLI UOMINI CHE LA PENSANO COSÌ. Giusto per mettere subito in chiaro di cosa stiamo parlando: di "colpa". Più sotto verrà proposta anche il rimedio: il bromuro. No ironia. In realtà è un pezzo interessante - non meno involuto di quello di Cubeddu - in un certo senso lo riequilibra. Tanto è goffo e arruffato Cubeddu, così comodamente adagiato nello stereotipo di maschio italiano al bar (ti immagini le ciglia a mezz'asta mentre la pupilla corre dietro agli shorts della ragazzina), tanto è furiosa la Galeazzi: cosa stai guardando! porco! vergognati! Di quel tipico furore troppo sicuro delle proprie ragioni per riuscire a difenderle davvero. Parlo almeno nel mio caso: se Cubeddu sul Secolo mi aveva convinto a infilarmi gli shorts, Vice è riuscito a rimettermi in pantaloni. Sto persino valutando di uscire con un hijab stasera. Cos'ha combinato la Galeazzi? Nella foga di attribuire "colpe", è riuscita a rimuovere un fondamentale dettaglio di realtà: gli shorts mostrano le forme. Pensavo fosse pacifico, un dato acquisito (salvo il diritto di chiunque a mostrare le proprie forme) e invece no: per l'autrice gli shorts servono a "stare più fresche" e "muoversi agevolmente senza rischiare che si veda la vagina come succede con la gonna". Quindi, se uno scrittore osa anche solo suggerire che una tredicenne possa mettersi in shorts per mostrare le proprie forme, per esibirsi (e che ci sia a monte magari una questione culturale), ebbene, è un porco; la "colpa" è sua che "guarda". "E se basta indossare un capo per “provocare” qualcuno, è un problema di quelli che una volta si risolvevano con il bromuro di potassio". Gli shorts di una ragazzina ti eccitano? Hai un problema. Devi curarti. Con qualche bel rimedio di "una volta".
Mi tornano in mente le Femen: donne che si spogliano davanti all'obiettivo e mi gridano: vergognati maschio delle tue pulsioni. Forse è giusto vergognarsi ogni tanto. Ma nemmeno all'oratorio nessuno mi ha mai fatto un discorso tanto moralista. Alla fine le pulsioni fanno parte di me, esattamente come il seno fa parte di te che me lo mostri. Non è che ne vada fiero; il più delle volte preferisco non socializzarle perché non sono quasi mai particolarmente "sociali"; però le ho, e fin tanto che non faccio niente di male a nessuno, perché dovrei reprimerle? Bromuro ai maschi che si eccitano? Non è una proposta altrettanto totalitaria del velo alle donne? Adesso facciamo un esperimento. Citerò un brano della Galeazzi che cita un brano di Cubeddu, e voi mi direte chi dei due sembra più proteso verso il secolo XIX:
[Cubeddu]: Qualche settimana fa ero a Roma, per lavoro. Trascorrevo la pausa pranzo a Villa Borghese, sdraiato su una panchina. Quando, a un certo punto, sono stato travolto da una nube di “quartine” in shorts. Con “quartine”, a Roma, si intendono quelle di quarta ginnasio, cioè quattordicenni. Era appena finita la scuola. E le strade si sono riempite di ragazzine di 2a e 3a media. Non solo in shorts, ma anche in “minishorts” (il jeans arrivava molto più in alto della fine dei glutei). Alcune si toglievano le magliette e restavano in reggiseno. Altre, con le magliette bagnate per i gavettoni, il reggiseno non lo indossavano.
[Galeazzi]: Esercizi di stile di Queneau è un libro bellissimo: nella prima pagina c’è il brevissimo racconto di una situazione banale, che viene riscritta 99 volte, ogni volta con una variante stilistica diversa. In una ipotetica nuova versione di questo libro incentrata sui cambi di personalità dell’autore, il cui racconto breve iniziale è “È estate a Roma, un uomo si siede su una panchina a Villa Borghese, intanto gruppi di studentesse delle medie e delle superiori si recano al parco per giocare a gavettoni,” quella nel paragrafo qui sopra sarebbe la versione “humbertiana”.
Alla ricerca di figure archetipiche, Cubeddu non trova che questa. It's a long way to Nabokov. |
Poi ovviamente i mostri esistono. Naturalmente la violenza sulle donne è il vero problema. Ma in coscienza non credo che il pezzo di Cubeddu abbia incoraggiato un solo atto di violenza in Italia, o incoraggiato un solo molestatore a provarci con una ragazza in shorts. È vero, ogni giorno in Italia migliaia di maschi non riescono a gestire le proprie pulsioni e molestano donne, ragazze, bambine. E poi ci sono milioni di altri maschi che non lo fanno. Che hanno imparato - in famiglia, a scuola, all'oratorio, in palestra, o magari ci sono arrivati da soli - a controllarsi. Che sanno quand'è giusto distogliere lo sguardo da uno paio di shorts attillati. Di questa quotidiana fatica ogni tanto alcuni maschi si lamentano: non è grave. I cani abbaiano alla luna, da milioni di anni. Come potete notare è ancora lì.
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