Il meglio del mio meglio, più o meno
03-01-2016, 01:35autoreferenziali, blogPermalinkDevo dire che non me lo aspettavo, anche perché ho praticamente smesso di parlare di calcio e... boh, ma sul serio? Bisogna fare qualcosa. Non so cosa).
Nel frattempo ho deciso, molto vanitosamente, di pubblicare tutte le risposte che ho ricevuto sul "post del 2015 che ti ricordi meglio".. Avevo anche iniziato a linkarle, ma sono più di quattrocento e il sonno prevale. Butto tutto on line così alla carlona, credo che sarà lo spirito di questo 2016).
Un gioco
che facevamo i primi anni: mi dici qual è il post del 2015 che ti
ricordi meglio? Così, senza pensarci troppo: il primo che ti
viene in mente.
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recensioni (tutte)
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Claudio Augusto: so che sono stato quasi l'unico, ma ho amato quello
spunto e in generale ogni pezzo in cui appare Ognibene
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renzi e salvini, febbraio
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quelli
dopo gli attentati di Parigi
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Gara
degli spunti, quello su David Bowie, che tristezza che non te
l’abbiano preso
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...impossibile
senza andare a sbirciare
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antisemita
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parigi
piu vicina di africa
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buona
scuola
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Tutti i romanzi di agosto, pubblicane uno e compro il primo numero :)
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post su gender e famiglia cristiana ( spero sia del 2015 ) [è del 2014]
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Recensione del conto de li cunti (ma forse era il 2014)
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recensione di Suburra (e tutte le altre)
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Ho una
pessima memoria
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ops!
encefalogramma piatto
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non è di
quest'anno ma l'ho letto quest'anno: la madonna di Loreto e la sua
casetta volante
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Nessuno,
sei pedante.
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uno in
cui facevi i conti di quanto costano le scuole private allo stato
(o erano 2? o erano nel 2014? boh) [erano tre].
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il
basilisco
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nessuno
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Senza
ombra di dubbio: Vincenzo, così poco originale
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boh
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I prof che sia ammalano e sono cazzotti loro. Mi sono venuti i birividi
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booo
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mah uno su giuliani
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Marinetti duce, ma ciò non implica che sia stato il mio preferito.
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eh, boh
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gara
degli spunti: la roba con gesù che viaggia nel tempo. Almeno
credo
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non
ricordo niente
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quello
dove insulti gli Ebrei [???? Un aiutino? Un saluto a tutti gli amici ebrei che ci seguono da casa]
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boooo
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???
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Nessuno.
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boh
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Forse
quelli sulla vocazione autoritaria dell'italicum
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Islam non
è la risposta
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Erri De
Luca
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...
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recensione
di interstellar
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dopo
Parigi, a scuola
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Gara di
spunti
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Sono
troppi. No vabbe', questo qua allora :D
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Uno
sull'unità
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forse un
post su interstellar
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non mi
ricordo, mi scusi?
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mha...
bhe...
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la gara
degli spunti
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boh
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qualcosa
sulla scuola
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gara
spunti
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Devo
mettere 2008 alla domanda prima perché non so rispondere a
questa, ma direi circa 2006
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L'ultimo!
Ho la memoria corta
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I
procioni!
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Quelli
che non sono mai stati continuati, mannaggia a te
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Direi la
recensione cinematografica di Gone Girl, sperando che fosse del
2015
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Preside e
riforma scuola
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Lo spunto
sui Catari
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figlia
della generazione del telecomando, assimilo informazioni
bulimicamente, quindi non saprei dire perché leggo, ma poi
dimentico o incrocio i flussi, quindi andando a caso potrei
confondere un post tuo con un articolo di Vice. Sono pessima, lo
so.
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Fiume
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Assolto
per non aver commesso un fatto interessante
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Gara
degli spunti
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Vincitore
gara spunti astronave etc.
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I
procioni
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L’infinita
lista di argomenti per scrivere il tuo libro. Ma alla fine lo
scrivi?
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Gara
degli spunti
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boh
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PROCIONI!
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il
bambino ben vestito e nutrito
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Oltre
alla gara, tutti quelli sugli esteri (ok, mi hai sgamato)
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la gara
degli spunti (e spero ancora in gesù procione)
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Quelli
sulla riforma della scuola in generale
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Marinetti
Duce
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il
quart'ultimo
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"C'è
una sola cosa sicura nella vita, ed è brutta come Houellebecq"
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Charlie è
un martire
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quello
dopo gli attentati di parigi, sulla necessità di essere adulti
quando si parla di guerra
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recensione
interstellar
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Populismi
complementari
|
Populismi
complementari
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discussione
su contributi a scuola privata
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Gara
degli spunti
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grillo
non fa ridere
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Questo
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il
pianeta dei procioni
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Quello in
cui riveli che la buona scuola di Renzi è in realtà
un'invenzione dei procioni extraterrestri, e per questo hai deciso
di votare M5S.
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Quello
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Alcuni
degli spunti
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ah ah
ah... credo vivimuoriripeti, sempre che sia del 2015 ;-)
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Non mi
ricordo neanche come mi chiamo se non lo leggo sulla patente
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Spunti
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l'ultimo
film dimenticabile di Woody Allen, uno bello sul terrorismo ma era
partito da un santo, quello su san Paolo, quello su Bogdanovich
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...
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gara
degli spunti
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Sant'Ambrogio
|
San Dasio
|
Prof, è
morta mia nonna di 104 anni e...
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recensione
star wars perché è la più recente
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rece Il
viaggio di Arlo
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Il post a
puntate sulla fenomenologia del renzismo e la bozza del romanzo
sul tipo ibernato che vede le fasi di una civiltà su una
navicella.
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Populismi
complementari
|
gesù
crononauta
|
il
commento a Houellebecq
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Gli
spunti sui Catari! Se la Grande Gara non conta la recensione de Il
nome del figlio
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Genova
|
Le rece
cinematografiche
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mah
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Quello su
Houllebecq
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quello su
Civati
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recensione
mia madre
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uno degli
spunti
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Quello in
cui fingevi di voler votare i cinque stelle
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Gara
degli spunti
|
i
procioni
|
I
populismi complementari
|
Pasolini
doveva fare il prete.
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Recensione
Inside Up
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I
procioni!
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Impero
recalcitranti
|
Inside
out
|
islamici
che bloccano le gite
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La gara
degli spunti
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Charlie è
un martire e io l'ho tradito
|
Uno sulle
province, ma non ricordo il titolo orda
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Che sia
Fronte o che sia Islam, purché magnam
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Tre
motivi per cui passo coi 5 stelle
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renzi/italicum
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Boh
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Qualcuno
su Renzo e grillo e prospettive varie
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charlie
hebdo
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Il gender
non esiste
|
?
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L'Islam è
un problema (non una soluzione)
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Gara di
spunti
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Quello su
star wars
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Gara di
spunti
|
Lo spunto
dei procioni
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renzi
|
gara
degli spunti: perpendicolare
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Il post
che ha vinto la gara degli spunti
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ciccio,
mica siamo sposati! non ricordo nemmeno la data di nascita di mia
moglie...
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uno sulla
CIGL che mi ha fatto cambiare idea sul sindacato
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Grillo
e.......
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vari
Islam
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gara
degli spunti:i catari
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uno di
quelli sulla "buona" scuola?
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Vuoi più
bene all'aritmetica o a Renzi
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Quello in
cui spacchi il culo a quel saputello renziano di Francesco Costa.
L'argomento era la legge elettorale, mi pare.
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il.primo
pezzo tuo che ho letto; la recensione del film "cosa voglio
di più?"
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L?Isis è
tra noi e non vuole che andiamo in gita.
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guerra
degli spunti
|
la
finalissima degli spunti
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Se è una
guerra siate adulti, per favore.
|
Copernico
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qualcosa
sulla buona scuola
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Renzi
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Ti
piaccio? Ma quanto ti piaccio?
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No, la
tua scuola privata non mi fa risparmiare
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......................
:)
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La
recensione di star wars 7
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sul
conflitto in palestina
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Gara
degli spunti
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i
procioni
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gender a
scuola
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L'Isis
non vuole che andiamo in gita
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quello
del genitore che passa per pedofilo per controllare l'insegnamento
del gender a scuola
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possiam
oconvivere con chi crede nel corano
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La gara
degli spunti
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E se fare
un partito al 5% fosse invece un'ottima idea?
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La
bulimia non consente selezione (non credo sia un post)
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Quello
sul film di Shyamalan
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Pasoliniexploitation
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Lucia nel
cielo coi regali
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"Buon
compleanno!" "Eh, no! Ieri sai quanta gente ha compiuto
gli anni in Kenya, e tu non hai detto niente?"
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questo
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I pezzi
sulla Francia e Houllebecq
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non
possiamo non dirci renziani (mi pare)
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il gender
non esiste
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gli
imperi recalcitranti
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La gara
degli spunti
|
"L'isis
è tra noi" (in realtà i primi che mi vengono in mente sono
le recensioni di star wars e il viaggio di Arlo, ma anche Non
andremo in pensione.. e "perché i cristiani non
ammazzano..", ma che vuoi, sono tra i più recenti)
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Tutti un
po' piu' fanatici domani
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L'ultimo
che ho letto, che cazzo di domanda...
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Come
fanno le scuole private a fare risparmiare 6 miliardi allo stato.
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I
Procioni
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Io
renziano mio malgrado
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i post
sui santi
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Tutti un
po' più fanatici, domani (gennaio 2015)
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uno di
economia... dove purtroppo capisci poco e ti rifiuti di
documentarti
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Soffro di
amnesia a breve termine.
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quello
sugli studenti musulmani. scuola, insomma.
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Siamo in
guerra, facciamo gli adulti (più o meno)
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uno su
grillo e m5s
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critico
musicale album beatles
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abbaso
grillo:)
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Quello di
Beckett non è del 2015, vero? Bhe, comunque, quello!
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Quello su
Corano / Bibbia
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quello
sul bimbo che non dorme
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La gara
degli spunti
|
Se è una
guerra siate adulti
|
Quello
con le donnine nude.
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post
elezioni regionali francesi
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Non so
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monnalisa
|
il
racconto sui procioni
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fenomenologia
di renzi
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La teoria
'gender 'a scuola
|
quello su
woody allen
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Erode e
la strage degli innocenti
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eclissi
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la storia
del tipo che si sveglia ogni 100 anni
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Scuola
privata
|
Charlie è
un martire e io l'ho tradito
|
scuola
privata
|
Il
viaggio di Arlo
|
First We
Take Torpignattara
|
Don bosco
|
Gara
degli spunti
|
Don bosco
|
scuola e
gender
|
No
|
Quello
sul decalogo del gender nelle scuole
|
la
recensione di un film che nin mi ricordo più
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La tua
recensione di Star Wars
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4 pezzi
in ordine cronologico inverso: Spero che Erri De Luca non sia un
buffone - Guerra di religione nell'intervallo - Charlie è un
martire, e io l'ho tradito - Soffia sulle candeline
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Santa
Lucia
|
recension
di star wars (per forza)
|
Recensione
The Martian
|
Gender e
scuola
|
La
recensione a Still Alice, perché a me ha fatto cagare
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Comments (6)
Quindicesimo giro di pista
31-12-2015, 02:28autoreferenziali, blogPermalinkCon questo blog è la stessa cosa. Una volta c'erano altri blog con cui fare la gara - era divertente, ma essendo un gioco non era previsto che durasse. Da diversi anni in qua la gara la faccio con me stesso. Fino all'anno scorso girava ancora qualche soldo: ormai restano le briciole delle inserzioni, e anche quelle dovrebbero ridursi nel medio periodo. Non ha nessun senso scrivere un blog, tranne dimostrare che so ancora macinare tot post al mese, produrre tot clic al giorno. È una gara con un me stesso più giovane che scriveva pure peggio, e quindi che diritto ha di sovrastarmi? È una voce nello spazio profondo della blogosfera che urla: sono ancora qui, non mi sono rincoglionito. Ho ancora un sacco di cose da dire. Un sacco.
È stato un anno diverso dal solito, questo almeno posso dirlo. Mi sembrava di aver scritto meno del solito, salta fuori che non ho mai scritto tanti pezzi (280 in 12 mesi è un record). È stato un anno di esperimenti: il più interessante è stato quello sulla forma breve - i 1500 caratteri.
(I cinque pezzi più cliccati nel 2015:)
- Non voglio pagare per la scuola privata di tuo figlio, grazie
- Tutti un po' più fanatici domani
- No, la tua scuola privata non mi fa risparmiare
- Date un quotidiano a Calabresi
- Il gender non esiste; la scuola privata non dovrebbe
È andata così. L'anno era cominciato in modo abbastanza inerziale, quando all'inizio di marzo ho colto l'occasione di riciclare un vecchio, brevissimo pezzo che era andato fortissimo ai tempi di Piste - forse la prima volta in cui avevo capito come funzionava la viralità su facebook. Mi aspettavo di fare quei tremila accessi, ne ho fatti dodicimila. La cosa mi ha fatto pensare. E se stessi sbagliando tutto? Se la gente volesse pezzi più brevi?
(Avete già compilato il questionario? Sì? Grazie!)
In realtà ho sempre creduto che la gente in generale preferisca i pezzi brevi: soltanto, non li preferisce scritti da me. Non è il mio genere. C'è gente molto brava a stipare il mondo in una colonnina, duemila battute: io no. Però potevo provarci, giusto per togliermi il dubbio. 1500 battute al giorno. Provateci anche voi. Dopo un po' ritrovate la stima per Michele Serra, rivalutate Gramellini. È molto difficile non scrivere cazzate in 1500 caratteri. Ce l'ho fatta? Non saprei.
L'exploit del pezzo di Piste non si è più ripetuto. Ha evidentemente qualcosa di unico che non so riprodurre in laboratorio. Nel frattempo ho dimostrato a me stesso che riesco a scrivere pezzi brevi, e che se ne pubblico un paio al giorno attiro mediamente più accessi di un solo pezzo lungo. Sulla distanza però non c'è un vero allargamento nel bacino dei lettori. Stavo solo spremendo il pubblico più affezionato, costringendolo a passare due volte al giorno invece che una sola. E in generale, i pezzi lunghi continuano a essere più divertenti per me e per l'utente medio.
L'altro esperimento importante è stato la grande gara degli spunti. Mi sono divertito anche troppo - alla fine ero esausto e non ho più scritto niente per mesi. Ora come ora non so davvero cosa fare, il blog è in coma vigile. Ogni tanto mi sfiora una discussione che m'interessa - Muccino che se la prende con Pasolini, Houellebecq con Hollande e mi vien voglia di scrivere quelle diecimila battute. Nel frattempo è successa una cosa curiosa e imbarazzante: questo blog è diventato un sito di cinema. Grazie soprattutto alla collaborazione con +eventi, il tag "cinema" è arrivato a quota 260, surclassando "Berlusconi" (179) e "scuola" (178!). "Matteo Renzi" è ancora molto indietro (109), ma si è lasciato alle spalle "Beppe Grillo (85). Colgo l'occasione per ricordare che non capisco nulla di cinema (è un'opinione diffusa anche tra i lettori).
Cosa accadrà nel 2016? Non ne ho la minima idea. Mi piacerebbe scrivere un po' meno ma essere letto di più. Mi piacerebbe aumentare gli accessi, i like, tutte queste cose, lo so che sembra assurdo e puerile. Ma anche a voi piacerebbe che la vostra squadra vincesse qualcosa l'anno prossimo. E se se vi capita di correre, e di cronometrarvi, quando vi accorgete di perdere dei minuti rispetto all'anno precedente ci restate male. Ecco. Mi piacerebbe scrivere sempre meglio e non ammalarmi mai, non invecchiare eccetera. E se mi impegno magari andrà davvero così, no? Buon anno anche a voi.
Comments (7)
Sei film del 2015 che valeva la pena di vedere ma è troppo tardi (II)
30-12-2015, 22:48cinemaPermalinkChi è senza colpa (The Drop, Michaël Roskam).
Il problema di molti noir di derivazione letteraria è che vorrebbero avere il respiro di un romanzo senza sbordare oltre le due ore. The Drop risolve il problema abbassando le aspettative: è una short story in tutti i sensi, la storia circoscritta di un barista che trova un cane in un cassonetto e ha un problema con la mala. Probabilmente non funzionerebbe così bene se la short story in questione non l'avesse firmata Dennis Lehane. James Gandolfini ci saluta dando corpo a un memorabile gangster irlandese di mezza tacca. Tom Hardy si ritrova fuori ruolo (dovrebbe essere il cugino di Gandolfini, con un passato oscuro alle spalle), in una di quelle situazioni in cui puoi salvare la situazione soltanto con una prestazione memorabile. Se è tardi e non avete sonno e in tv non c'è niente che vi piaccia.
Vizio di forma (Inherent Vice, Paul Thomas Anderson)
Sto ancora aspettando che lo proiettino a Cuneo o provincia. Oltre a essere uno dei film più folli dell'anno, oltre a farci riscoprire quel lato giocoso di P. T. Anderson, che da tempo sembrava sotterrato sotto detriti tragici e pensosi, Inherent Vice è anche un altro esempio riuscito di letteratura al cinema - chi l'avrebbe detto che Pynchon avrebbe funzionato meglio di un Ellroy? Anderson getta alle ortiche ogni prudenza e decide di affrontare nel modo più letterale possibile le circonvoluzioni paranoidi del suo autore feticcio. Ai titoli di coda ti può capitare di provare le stesse sensazioni di quando finalmente chiudi uno di quei suoi libri sul tutto e sul niente: il sentimento di non averci capito un cazzo, ma in quattro dimensioni. Non so se mi spiego. Se non conoscete Pynchon questo film può perfino essere un buon punto di partenza, almeno per capire se vi piace il genere. E i Freak brothers vi dicono niente? Robert Crumb? Un grande Lebowski in acido, giusto per capirsi? Non è un film per tutti, ma lo dico con tristezza.
Predestination (Michael e Peter Spierig)
Anche questo non è un film per tutti, anzi mi domando per chi sia. Per caso vi riconoscete nel sottoinsieme di appassionati di fantascienza classica anni Quaranta che per qualche strano motivo non hanno letto All You Zombies di Heinlein o se lo sono dimenticato? Allora Predestination è il film che fa al caso vostro - ma a questo punto probabilmente ve lo siete anche visto. Gli Spierig hanno anche tentato di attualizzare la storia (già perfetta in sé), con qualche vago riferimento al terrorismo ed elevando il già complesso intreccio al quadrato: non è che scorra tutto liscio, ma per me nelle afose notti di luglio non c'è niente come una sala deserta e refrigerata e una storia bizzarra e fuori dal tempo come questa.
Il problema di molti noir di derivazione letteraria è che vorrebbero avere il respiro di un romanzo senza sbordare oltre le due ore. The Drop risolve il problema abbassando le aspettative: è una short story in tutti i sensi, la storia circoscritta di un barista che trova un cane in un cassonetto e ha un problema con la mala. Probabilmente non funzionerebbe così bene se la short story in questione non l'avesse firmata Dennis Lehane. James Gandolfini ci saluta dando corpo a un memorabile gangster irlandese di mezza tacca. Tom Hardy si ritrova fuori ruolo (dovrebbe essere il cugino di Gandolfini, con un passato oscuro alle spalle), in una di quelle situazioni in cui puoi salvare la situazione soltanto con una prestazione memorabile. Se è tardi e non avete sonno e in tv non c'è niente che vi piaccia.
Vizio di forma (Inherent Vice, Paul Thomas Anderson)
Sto ancora aspettando che lo proiettino a Cuneo o provincia. Oltre a essere uno dei film più folli dell'anno, oltre a farci riscoprire quel lato giocoso di P. T. Anderson, che da tempo sembrava sotterrato sotto detriti tragici e pensosi, Inherent Vice è anche un altro esempio riuscito di letteratura al cinema - chi l'avrebbe detto che Pynchon avrebbe funzionato meglio di un Ellroy? Anderson getta alle ortiche ogni prudenza e decide di affrontare nel modo più letterale possibile le circonvoluzioni paranoidi del suo autore feticcio. Ai titoli di coda ti può capitare di provare le stesse sensazioni di quando finalmente chiudi uno di quei suoi libri sul tutto e sul niente: il sentimento di non averci capito un cazzo, ma in quattro dimensioni. Non so se mi spiego. Se non conoscete Pynchon questo film può perfino essere un buon punto di partenza, almeno per capire se vi piace il genere. E i Freak brothers vi dicono niente? Robert Crumb? Un grande Lebowski in acido, giusto per capirsi? Non è un film per tutti, ma lo dico con tristezza.
Anche questo non è un film per tutti, anzi mi domando per chi sia. Per caso vi riconoscete nel sottoinsieme di appassionati di fantascienza classica anni Quaranta che per qualche strano motivo non hanno letto All You Zombies di Heinlein o se lo sono dimenticato? Allora Predestination è il film che fa al caso vostro - ma a questo punto probabilmente ve lo siete anche visto. Gli Spierig hanno anche tentato di attualizzare la storia (già perfetta in sé), con qualche vago riferimento al terrorismo ed elevando il già complesso intreccio al quadrato: non è che scorra tutto liscio, ma per me nelle afose notti di luglio non c'è niente come una sala deserta e refrigerata e una storia bizzarra e fuori dal tempo come questa.
Comments (2)
Sei film del 2015 che valeva la pena di vedere ma è troppo tardi (I)
30-12-2015, 01:55cinemaPermalinkRingrazio tutti quelli che hanno risposto al sondaggio (siete tantissimi!), compreso chi mi ha scritto: "Ho un figlio di quattro anni e mezzo e non ho tempo di andare al cinema. Tu come fai?"
Che è una domanda veramente buona.
Io con un figlio di quattro anni e mezzo se non avessi avuto un paio d'ore alla settimana per il cinema sarei impazzito. Ecco dunque la lista dei film del 2015 che vi siete quasi sicuramente persi e ai quali invece vale la pena dare una chance - secondo me. Niente capolavori, ma quando non sapete cosa guardare, qui c'è del buono. In ordine più o meno sparso:
Run all night (Jaume Collet-Serra, 2015)
Negli ultimi anni Liam Neeson, già Oskar Schindler e Michael Collins, si è specializzato nel ruolo di 'superpadre che spacca il culo a chi rapisce i suoi figli', scoprendo una nicchia di mercato di tutto rispetto, facendo $ a palate nonché salvandosi dall'alcolismo e dalla depressione - Che vuoi di più? Run All Night è il quinto film del genere, quello che ha incassato meno ma forse anche il più classico - in sostanza è Un dollaro d'onore ambientato a New York tra la mala irlandese. Non sono un patito di questo genere di porno-per-padri, ma guardando Run All Night mi sono divertito parecchio, e se lo trovo una sera sul digitale probabilmente me lo rivedo da capo. In un anno senza western di rilievo, Run All Night fa la sua porca figura.
La regola del gioco (Kill the Messenger, Michael Cuesta, 2014).
Questo è un film che fa incazzare. Non soltanto perché racconta di come Reagan permise ai narcotrafficanti di finanziare i contras in Nicaragua spacciando crack nei ghetti delle metropoli americane; non solo per il modo in cui la più blasonata stampa USA isolò e affondò l'unico reporter che aveva avuto il coraggio di raccontare la storia; ma anche perché avrebbe dovuto essere un gran film e purtroppo non lo è. Onore a Jeremy Renner che ci ha messo i soldi e la faccia, perché era una storia che valeva davvero la pena di raccontare. Ma andava raccontata meglio.
Giovani si diventa (While We're Young, Noah Baumbach, 2014)
C'è una minuscola percentuale di spettatori di Star Wars VII, che nel momento in cui Kylo Ren si toglie il casco, ha avuto un'illuminazione: il servo del Lato Oscuro della Forza è l'Hipster! Adam Drive in effetti nel 2015 aveva già prestato il volto a un'intelligenza oscura molto più inquietante di quella del nipotino di Darth Vader. While We're Young è il ritratto del Giovane Stronzo, un alieno che arriva dal nulla e si nutre dei ricordi della generazione precedente. È un film passato quasi inosservato, non solo da noi dove è arrivato nella stagione più morta. Avremmo dovuto guardarlo tutti, anche solo per il gusto di criticarlo. Parla di noi 40enni e del modo in cui stiamo invecchiando; dei berretti buffi che ci mettiamo in testa, della paura che ci fa l'artrite e della rabbia che ci fanno i giovani che si impossessano di tutto ciò che c'è di più sacro (ad es. Star Wars), e non c'è nulla che possiamo fare per evitarlo. (Continua...)
Che è una domanda veramente buona.
Io con un figlio di quattro anni e mezzo se non avessi avuto un paio d'ore alla settimana per il cinema sarei impazzito. Ecco dunque la lista dei film del 2015 che vi siete quasi sicuramente persi e ai quali invece vale la pena dare una chance - secondo me. Niente capolavori, ma quando non sapete cosa guardare, qui c'è del buono. In ordine più o meno sparso:
Run all night (Jaume Collet-Serra, 2015)
Negli ultimi anni Liam Neeson, già Oskar Schindler e Michael Collins, si è specializzato nel ruolo di 'superpadre che spacca il culo a chi rapisce i suoi figli', scoprendo una nicchia di mercato di tutto rispetto, facendo $ a palate nonché salvandosi dall'alcolismo e dalla depressione - Che vuoi di più? Run All Night è il quinto film del genere, quello che ha incassato meno ma forse anche il più classico - in sostanza è Un dollaro d'onore ambientato a New York tra la mala irlandese. Non sono un patito di questo genere di porno-per-padri, ma guardando Run All Night mi sono divertito parecchio, e se lo trovo una sera sul digitale probabilmente me lo rivedo da capo. In un anno senza western di rilievo, Run All Night fa la sua porca figura.
La regola del gioco (Kill the Messenger, Michael Cuesta, 2014).
Questo è un film che fa incazzare. Non soltanto perché racconta di come Reagan permise ai narcotrafficanti di finanziare i contras in Nicaragua spacciando crack nei ghetti delle metropoli americane; non solo per il modo in cui la più blasonata stampa USA isolò e affondò l'unico reporter che aveva avuto il coraggio di raccontare la storia; ma anche perché avrebbe dovuto essere un gran film e purtroppo non lo è. Onore a Jeremy Renner che ci ha messo i soldi e la faccia, perché era una storia che valeva davvero la pena di raccontare. Ma andava raccontata meglio.
C'è una minuscola percentuale di spettatori di Star Wars VII, che nel momento in cui Kylo Ren si toglie il casco, ha avuto un'illuminazione: il servo del Lato Oscuro della Forza è l'Hipster! Adam Drive in effetti nel 2015 aveva già prestato il volto a un'intelligenza oscura molto più inquietante di quella del nipotino di Darth Vader. While We're Young è il ritratto del Giovane Stronzo, un alieno che arriva dal nulla e si nutre dei ricordi della generazione precedente. È un film passato quasi inosservato, non solo da noi dove è arrivato nella stagione più morta. Avremmo dovuto guardarlo tutti, anche solo per il gusto di criticarlo. Parla di noi 40enni e del modo in cui stiamo invecchiando; dei berretti buffi che ci mettiamo in testa, della paura che ci fa l'artrite e della rabbia che ci fanno i giovani che si impossessano di tutto ciò che c'è di più sacro (ad es. Star Wars), e non c'è nulla che possiamo fare per evitarlo. (Continua...)
Comments (4)
Chi ha ucciso Woody Allen
29-12-2015, 02:5421tw, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, fb2020, invecchiare, Woody AllenPermalink
Irrational Man (Woody Allen, 2015)
– Woody Allen ha ucciso qualcuno. Impossibile stabilire chi e perché. Un'amante che sapeva troppo, un ricattatore, un semplice passante che non doveva essere in un certo posto proprio in quel momento. Woody Allen ha pagato un sicario, oppure lo ha ucciso con le sue mani: e il rimorso lo tormenta da allora - ma non si costituirà mai. Però ce lo sta dicendo da più di vent'anni - Crimini e misfatti è del 1989, e a ben vedere sotto il travestimento è una confessione fatta e finita. Da allora è tornato sullo stesso soggetto quante volte? Settembre, Pallottole su Broadway, Match Point, Cassandra's Dream, e adesso Irrational Man: tutte variazioni sul tema. Come si fa a non notare l'ossessione, come si fa a non sentire il muto grido di dolore sepolto sotto il rassicurante tappeto di fotografia elegante e swing d'epoca? Woody Allen è un assassino. Oppure:
– Woody Allen è morto. Impossibile stabilire chi è stato e quando. Un'amante che sapeva troppo, un ricattatore, un semplice psicopatico che lo ha trovato in un certo posto nel momento sbagliato. Woody Allen ci ha lasciato da un pezzo, ma il piccolo carrozzone che ha messo assieme in più di quarant'anni di carriera, la sua piccola Disney per anziani, doveva in un qualche modo andare avanti. Un film all'anno, niente che il pubblico pagante non si aspetti già. All'inizio hanno usato qualche vecchio copione scartato. Poi hanno iniziato a scriverne di nuovi alla sua maniera. Ultimamente usano un software che riesce a simulare anche l'invecchiamento di Woody Allen, per cui per esempio il 'suo' ultimo film, Irrational Man, sembra veramente scritto da un ottuagenario molto preoccupato di farsi capire a spettatori altrettanto rintronati. Joaquin Phoenix è un insegnante di filosofia morale depresso e alcolizzato: lo si potrebbe indovinare dagli occhi disperati, dal pancino alcolico, ma anche dal fatto che tira continuamente fuori una fiaschetta di scotch (la offre anche alle studentesse in mezzo al campus), e dalla voce fuori campo che martella ogni due minuti. ERO DISPERATO. LA VITA NON AVEVA PIU' SENSO. INFATTI AVEVO VOGLIA DI MORIRE. DA UN PO' ERO ANCHE IMPOTENTE. VI AVEVO GIA' DETTO CHE ERO MOLTO DEPRESSO? Così per un'ora. Nel frattempo Emma Stone si innamora di lui. Lo si capisce dal modo in cui sgrana gli occhioni, dal fatto che accetti di passeggiare con lui in mezzo al campus, che lo inviti alle feste dei compagni e a casa dei genitori,, dalle scuse che racconta al suo ragazzo ufficiale, nonché da dialoghi del tipo OH PROFESSORE HAI CAPITO CHE MI SONO INNAMORATA DI TE? ORA TI FICCO LA LINGUA IN BOCCA FAMMI UN CENNO SE TI ARRIVA IL MESSAGGIO. Woody Allen, insomma, è morto. Questa almeno è la mia ipotesi preferita, ma ce ne sono anche altre.
– Woody Allen sta benone, (continuava su +eventi!) rilascia interviste lucidissime. Ultimamente ha compiuto 80 anni e un sacco di gente su facebook si è divertita a stilare la sua lista dei cinque film migliori. È un gioco che funziona con Allen meglio che con qualsiasi altro regista, perché chiunque ne sappia almeno un po', senza sforzo riesce a ricordarsi una ventina di titoli. Tanta prolificità ha anche il suo lato oscuro, e infatti a un certo punto per il puro istinto di distinguermi ho pubblicato la classifica dei film di Allen che mi erano piaciuti di meno. Se ci riflettete, ha molto più senso, perché nessuno ci ha fatto vedere tanti film mediocri come Woody Allen – qualsiasi altro autore, dopo un paio di mosse false lo avremmo abbandonato. Invece da lui siamo tornati anno dopo anno, sempre sperando di assistere al miracolo di un nuovo Harry a Pezzi, un nuovo Zelig. E ci siamo sciroppati Another Woman, Vicky Cristina Barcelona, Magic in the Moonlight, senza neanche lamentarci troppo.
In questo senso Woody Allen è un po' come Bob Dylan, che oltre ai suoi capolavori, è riuscito a venderci una discreta manciata di dischi talmente scadenti che nessun altro artista ci avrebbe potuto propinare senza perdere la sua credibilità: dischi così orrendi che li ricordiamo con affetto. Alla fine chi ascolta Dylan, o chi guarda un film di Allen, ha soprattutto voglia di ritrovare un vecchio amico – non importa quanto sia fuori forma. Woody Allen magari è in perfetta forma, ma a questo punto si preoccupa dell'inevitabile invecchiamento del suo pubblico. Si chiederà: ma che razza di rincoglioniti tornano in sala a vedere qualunque cosa io faccia? Meglio non rischiare, meglio l'usato sicuro: ancora Dostoevskij, ancora un Raskolnikov (pazienza se rischia di sembrare quel tipo di studentessa di un suo film, che di ogni autore conosceva solo una citazione a effetto). Il protagonista deve essere un misantropo disilluso. Forse è meglio ribadirlo ogni due o tre minuti, metti che qualcuno in sala si addormenti – ehi non è uno scherzo, fare film di Woody Allen è una scienza, magari si sono addormentati durante un focus group.
Il protagonista deve commettere un omicidio, perché da sempre questo è l'unico modo che hanno i personaggi di Allen di votarsi al Male – omicidi e al limite le corna, ma queste ultime da un pezzo sono state derubricate a peccato veniale. Tutto il resto non conta - ad esempio farsi corteggiare da una studentessa davanti a colleghi e compagni di lei, per Allen è un comportamento normalissimo, accettato anche da superiori e genitori: ed è anche l'indizio più forte del fatto che ci troviamo ancora nell'universo mentale dell'autore e vecchio satiro Woody Allen, e non in quello di un software in grado di produrre intrecci verosimili.
Come in Pallottole su Broadway ci dev'essere un artista irresponsabile, irrazionale, assassino, e un piccoloborghese che lo ammira ma non potrà seguirlo per la sua strada: non si tratta di una vera e propria scelta, semplicemente la via del Male (ma anche dell'Arte) non è per lui/lei. Rispetto a dieci o vent'anni fa, la novità di rilievo non è tanto la colonna sonora più blues, ma l'atteggiamento sempre più didascalico, ai limiti dell'autoparodia. La trama che occupava una mezz'oretta di Crimini e Misfatti è dilatata sui novanta minuti. Allen può lavorare con gli attori migliori sulla piazza, e quello che vuole da loro ormai è che vestano una specie di costume kabuki e continuino a ripetere al centro della scena: SONO DISPERATO. VOGLIO MORIRE. TUTTO È ASSURDO. MA SE AMMAZZO QUALCUNO LA MIA VITA CAMBIA. AMMAZZO QUALCUNO. ECCO LA MIA VITA È CAMBIATA. SONO FELICE. HO FAME, RIESCO ANCHE A SCOPARE. Il risultato è un prodotto che oltre a funzionare in sala – ma in sala ormai ci andremmo in ogni caso – avrà un senso anche sul digitale terrestre tra un annetto o due, al pomeriggio, mentre stiriamo o diamo la polvere: quelle fiction che riesci a seguire anche se guardi una scena ogni tre.
Woody Allen a ottant'anni ci conosce meglio di noi stessi: ha capito che cominciamo a perdere colpi e si sta adeguando. Continua a macinare film che nessun altro sa fare, e che forse a nessun altro perdoneremmo. D'altro canto prima o poi ci regalerà qualche altra perla, anche solo un Whatever Works. Nel frattempo Irrational Man è al Cityplex di Alba (21:10), al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (15:10, 17:20, 20:10, 22:20), al Baretti di Mondovì (21:00) e al Cinecittà di Savigliano (22:30). Prego notare che è alla terza settimana di permanenza in sala; ed è quella tra Natale e Capodanno. Whatever works.
– Woody Allen ha ucciso qualcuno. Impossibile stabilire chi e perché. Un'amante che sapeva troppo, un ricattatore, un semplice passante che non doveva essere in un certo posto proprio in quel momento. Woody Allen ha pagato un sicario, oppure lo ha ucciso con le sue mani: e il rimorso lo tormenta da allora - ma non si costituirà mai. Però ce lo sta dicendo da più di vent'anni - Crimini e misfatti è del 1989, e a ben vedere sotto il travestimento è una confessione fatta e finita. Da allora è tornato sullo stesso soggetto quante volte? Settembre, Pallottole su Broadway, Match Point, Cassandra's Dream, e adesso Irrational Man: tutte variazioni sul tema. Come si fa a non notare l'ossessione, come si fa a non sentire il muto grido di dolore sepolto sotto il rassicurante tappeto di fotografia elegante e swing d'epoca? Woody Allen è un assassino. Oppure:
– Woody Allen è morto. Impossibile stabilire chi è stato e quando. Un'amante che sapeva troppo, un ricattatore, un semplice psicopatico che lo ha trovato in un certo posto nel momento sbagliato. Woody Allen ci ha lasciato da un pezzo, ma il piccolo carrozzone che ha messo assieme in più di quarant'anni di carriera, la sua piccola Disney per anziani, doveva in un qualche modo andare avanti. Un film all'anno, niente che il pubblico pagante non si aspetti già. All'inizio hanno usato qualche vecchio copione scartato. Poi hanno iniziato a scriverne di nuovi alla sua maniera. Ultimamente usano un software che riesce a simulare anche l'invecchiamento di Woody Allen, per cui per esempio il 'suo' ultimo film, Irrational Man, sembra veramente scritto da un ottuagenario molto preoccupato di farsi capire a spettatori altrettanto rintronati. Joaquin Phoenix è un insegnante di filosofia morale depresso e alcolizzato: lo si potrebbe indovinare dagli occhi disperati, dal pancino alcolico, ma anche dal fatto che tira continuamente fuori una fiaschetta di scotch (la offre anche alle studentesse in mezzo al campus), e dalla voce fuori campo che martella ogni due minuti. ERO DISPERATO. LA VITA NON AVEVA PIU' SENSO. INFATTI AVEVO VOGLIA DI MORIRE. DA UN PO' ERO ANCHE IMPOTENTE. VI AVEVO GIA' DETTO CHE ERO MOLTO DEPRESSO? Così per un'ora. Nel frattempo Emma Stone si innamora di lui. Lo si capisce dal modo in cui sgrana gli occhioni, dal fatto che accetti di passeggiare con lui in mezzo al campus, che lo inviti alle feste dei compagni e a casa dei genitori,, dalle scuse che racconta al suo ragazzo ufficiale, nonché da dialoghi del tipo OH PROFESSORE HAI CAPITO CHE MI SONO INNAMORATA DI TE? ORA TI FICCO LA LINGUA IN BOCCA FAMMI UN CENNO SE TI ARRIVA IL MESSAGGIO. Woody Allen, insomma, è morto. Questa almeno è la mia ipotesi preferita, ma ce ne sono anche altre.
– Woody Allen sta benone, (continuava su +eventi!) rilascia interviste lucidissime. Ultimamente ha compiuto 80 anni e un sacco di gente su facebook si è divertita a stilare la sua lista dei cinque film migliori. È un gioco che funziona con Allen meglio che con qualsiasi altro regista, perché chiunque ne sappia almeno un po', senza sforzo riesce a ricordarsi una ventina di titoli. Tanta prolificità ha anche il suo lato oscuro, e infatti a un certo punto per il puro istinto di distinguermi ho pubblicato la classifica dei film di Allen che mi erano piaciuti di meno. Se ci riflettete, ha molto più senso, perché nessuno ci ha fatto vedere tanti film mediocri come Woody Allen – qualsiasi altro autore, dopo un paio di mosse false lo avremmo abbandonato. Invece da lui siamo tornati anno dopo anno, sempre sperando di assistere al miracolo di un nuovo Harry a Pezzi, un nuovo Zelig. E ci siamo sciroppati Another Woman, Vicky Cristina Barcelona, Magic in the Moonlight, senza neanche lamentarci troppo.
In questo senso Woody Allen è un po' come Bob Dylan, che oltre ai suoi capolavori, è riuscito a venderci una discreta manciata di dischi talmente scadenti che nessun altro artista ci avrebbe potuto propinare senza perdere la sua credibilità: dischi così orrendi che li ricordiamo con affetto. Alla fine chi ascolta Dylan, o chi guarda un film di Allen, ha soprattutto voglia di ritrovare un vecchio amico – non importa quanto sia fuori forma. Woody Allen magari è in perfetta forma, ma a questo punto si preoccupa dell'inevitabile invecchiamento del suo pubblico. Si chiederà: ma che razza di rincoglioniti tornano in sala a vedere qualunque cosa io faccia? Meglio non rischiare, meglio l'usato sicuro: ancora Dostoevskij, ancora un Raskolnikov (pazienza se rischia di sembrare quel tipo di studentessa di un suo film, che di ogni autore conosceva solo una citazione a effetto). Il protagonista deve essere un misantropo disilluso. Forse è meglio ribadirlo ogni due o tre minuti, metti che qualcuno in sala si addormenti – ehi non è uno scherzo, fare film di Woody Allen è una scienza, magari si sono addormentati durante un focus group.
Il protagonista deve commettere un omicidio, perché da sempre questo è l'unico modo che hanno i personaggi di Allen di votarsi al Male – omicidi e al limite le corna, ma queste ultime da un pezzo sono state derubricate a peccato veniale. Tutto il resto non conta - ad esempio farsi corteggiare da una studentessa davanti a colleghi e compagni di lei, per Allen è un comportamento normalissimo, accettato anche da superiori e genitori: ed è anche l'indizio più forte del fatto che ci troviamo ancora nell'universo mentale dell'autore e vecchio satiro Woody Allen, e non in quello di un software in grado di produrre intrecci verosimili.
Come in Pallottole su Broadway ci dev'essere un artista irresponsabile, irrazionale, assassino, e un piccoloborghese che lo ammira ma non potrà seguirlo per la sua strada: non si tratta di una vera e propria scelta, semplicemente la via del Male (ma anche dell'Arte) non è per lui/lei. Rispetto a dieci o vent'anni fa, la novità di rilievo non è tanto la colonna sonora più blues, ma l'atteggiamento sempre più didascalico, ai limiti dell'autoparodia. La trama che occupava una mezz'oretta di Crimini e Misfatti è dilatata sui novanta minuti. Allen può lavorare con gli attori migliori sulla piazza, e quello che vuole da loro ormai è che vestano una specie di costume kabuki e continuino a ripetere al centro della scena: SONO DISPERATO. VOGLIO MORIRE. TUTTO È ASSURDO. MA SE AMMAZZO QUALCUNO LA MIA VITA CAMBIA. AMMAZZO QUALCUNO. ECCO LA MIA VITA È CAMBIATA. SONO FELICE. HO FAME, RIESCO ANCHE A SCOPARE. Il risultato è un prodotto che oltre a funzionare in sala – ma in sala ormai ci andremmo in ogni caso – avrà un senso anche sul digitale terrestre tra un annetto o due, al pomeriggio, mentre stiriamo o diamo la polvere: quelle fiction che riesci a seguire anche se guardi una scena ogni tre.
Woody Allen a ottant'anni ci conosce meglio di noi stessi: ha capito che cominciamo a perdere colpi e si sta adeguando. Continua a macinare film che nessun altro sa fare, e che forse a nessun altro perdoneremmo. D'altro canto prima o poi ci regalerà qualche altra perla, anche solo un Whatever Works. Nel frattempo Irrational Man è al Cityplex di Alba (21:10), al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (15:10, 17:20, 20:10, 22:20), al Baretti di Mondovì (21:00) e al Cinecittà di Savigliano (22:30). Prego notare che è alla terza settimana di permanenza in sala; ed è quella tra Natale e Capodanno. Whatever works.
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Ti piaccio? Ma quanto ti piaccio? (un sondaggio)
26-12-2015, 15:53autoreferenziali, blog, fioretti dell'anno nuovo, sondaggiPermalinkBuon anno tutti, il mio 2015 davvero non mi consente di lamentarmi. Prima del solito super-interessante bilancio di fine anno, vorrei chiedere qualcosa a quelle indispensabili persone che negli ultimi anni sento un po' più distanti, i lettori. Sì perché nei commenti siamo i soliti quattro gatti (benché graditi) e sui social, eh, non si capisce mai cosa succede sui social.
Per questo motivo ho pensato di farmi un'idea con uno di questi strumenti interattivi che ci sono su internet adesso. Si chiama "sondaggio", bisogna mettere qualche puntino in qualche pallina, vi prende tre minuti e ho cercato di farlo il meno noioso possibile. Grazie fin d'ora a tutti!
Per questo motivo ho pensato di farmi un'idea con uno di questi strumenti interattivi che ci sono su internet adesso. Si chiama "sondaggio", bisogna mettere qualche puntino in qualche pallina, vi prende tre minuti e ho cercato di farlo il meno noioso possibile. Grazie fin d'ora a tutti!
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Un uomo serio a Berlino
24-12-2015, 19:39>1000, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, memoria del 900PermalinkSembra che a Berlino stiano costruendo una specie di... muro. |
Il ponte delle spie (Steven Spielberg, 2015).
Rudolf Abel - ovviamente non si chiamava così - imparò a dipingere in America. Il mestiere del pittore era la copertura ideale per una spia: quando sei un artista, nessuno fa caso ai tuoi orari o ai tuoi itinerari. Puoi sparire per mesi e nessuno si preoccupa. Ma anche se resti fermo nello stesso posto per ore e ore, nessuno si porrà il problema: basta che davanti hai un cavalletto. Abel non era un pittore, ma non è che avesse molto altro da fare nei suoi lunghi pomeriggi en plein air o nella sua base segreta camuffata da atelier. Durante la guerra era stato un elemento prezioso, ma negli anni Cinquanta, a New York, l'impressione è che tirasse a campare: dopo l'esecuzione dei Rosenberg, gran parte dei suoi contatti erano bruciati. In più il KGB gli aveva procurato un compare inaffidabile, un finlandese che si scordava in giro i microfilm e col vizio peggiore che una spia possa avere, l'alcool.
Il nemico ti ascolta. |
A volte Spielberg sembra voler estrarre il cuore pulsante dell'America, altre volte sezionarne il sistema nervoso. Quello che ci conquista è il fatto che sia impossibile capirlo prima di dare un'occhiata: gli basta passare da una storia all'altra per oscillare allegramente dal pacifismo alla paranoia. L'autore che più di tutti ha amato gli alieni e ci ha invitato ad accoglierli a braccia aperte, è anche quello che ce li ha mostrati più spietati e assetati di sangue. Potrebbe essere interessante cercare di organizzare i suoi film in coppie antitetiche, ad esempio: Incontri ravvicinati come un anti-Squalo, La guerra dei mondi un anti-ET. Il soldato Ryan un anti-1940, The Terminal un anti-Prova a prendermi. Per certi versi Lincoln si presentava come una specie di Schindler allo specchio: le malefatte di un presidente eroico contro le opere di bene di un nazista profittatore.
Il loro copione, comunque uno dei meno storicamente inaccurati che Hollywood abbia messo in scena negli ultimi anni, è notevole per la quantità di materiale che decide semplicemente di ignorare: è il film di un avvocato, ma c'è poco spazio per le procedure e per l'inchiesta. Lo stesso profilo della spia Abel (un memorabile Mark Rylance) si staglia sul vuoto, dietro di lui non c'è sfondo né paesaggio. Persino la storia degli aerospia U2, così potenzialmente ricca di spunti, è liquidata in pochi minuti e con una sola (notevole) scena d'azione. Tutto il resto del film è davvero il ritratto in primo piano di un "uomo serio" che fa scelte difficili ma giuste, ritrovandosi in situazioni assurde ma senza mai perdere il senso di quello che sta succedendo - quel senso che tutti avevano smarrito nel delizioso film spionistico dei Coen, Burnt After Reading. Stavolta all'uomo serio le cose andranno bene, ritroverà il suo volto e la stima dei famigliari: la fiaba gelida avrà il suo lieto fine alla Spielberg, al punto che non è poi così strano ritrovare questo film di guerra fredda e spionaggio nelle sale per Natale. Chi ha gusto per i paradossi al limite noterà come la morale di tutta la storia sia pronunciata in russo, la prima e unica frase in russo che sfugge alla spia. Restare saldi, restare in piedi: inutile preoccuparsi. La Storia ci assolverà o ci masticherà vivi, non dipende da noi.
Il ponte delle spie è al Citiplex di Alba (20:45), al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (17:00, 19:55, 22:45); al Vittoria di Bra (21:30); al Fiamma di Cuneo (21:10), al Politeama di Saluzzo (21:30), al Cinecittà di Savigliano (21:30). Buon Natale!
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Star Wars 7, la recensione che non cede al lato spoiler
16-12-2015, 15:13>1000, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, futurismiPermalinkIn questi casi il tempo è tutto, non lo perderò in preamboli. Ho visto l'Episodio VII, prima di molti di voi.
È un grande potere quello sento in me, ora. Saprò usarlo al meglio? Saprò scrivere una recensione senza danneggiarvi, senza farvi venire neanche il sospetto che il nuovo xxxxxxxxxxxxx e il xxxxxxxxxxxxxxx di xxxxxxxxxxx, e che alla fine xxxxxxxxxxxxx si xxxxxxxxxx per xxxxxxxxxxxxxxx?
È così difficile, Maestro!
Oh come potrei approfittarne.
Star Wars VII: il risveglio della Forza, (J. J. Abrams, 2015)
Sento il Potere, ma sento anche la Paura. Forse non sono l'uomo adatto. Sono salito in questa cosa quando ero appena un giovanetto. Non capivo nulla di intreccio e di suspense, di montaggio men che meno, non capivo nulla di cinema e forse mai lo capirò. Volevo solo scappare dal mio pianeta di rottami, volevo vedere lo spazio. Ancora non sapevo quanto potesse essere freddo e avvilente, certe volte. Mi hanno detto un arnese in mano, tie', datti da fare. Spara ai film brutti e difendi quelli belli, inoltre da qualche parte c'è una principessa da salvare, un mega-cannone che ha sempre un minuscolo punto debole, e non scordarti che estetica ed etica sono gemelle dello stesso seme.
"Estetica e cosa?"
"Lascia perdere. Spara ai brutti. Io ti copro".
Trent'anni più tardi eccomi qui, Recensore della Grande Provincia di Cuneo. C'è senz'altro in me un briciolo di grandezza - ma c'è anche tanta meschinità, tanta invidia - ed ecco che all'improvviso precipita da queste parti un droide con un biglietto per la prima proiezione di Episodio VII. Che cosa devo fare maestro?
Chiudi gli occhi.
Ma così non si vede un...
È un modo di dire, idiota. Immagina il respiro dei tuoi lettori. Domandati: cosa vogliono da te? Vogliono sapere che alla fine xxxxxxxxxxxxxxxxx è xxxxxxxxxxxxxxxxx di xxxxxxxxxxxxx? O vogliono sapere soltanto se è una bella storia che vale la pena.
Che importa? Tanto ci andranno lo stesso.
Non cedere.
Massì, chissenefrega, è Star Wars, potrebbero riempire interi film di dialoghi di soap e mostri di gomma e la gente riempirebbe le sale lo stesso, con le loro spade colorate da minchioni. Non ha senso farli belli, questi film. Questa gente non si merita niente.
Non cedere al lato oscuro.
Poi certo, la Disney per togliere Star Wars al suo oscuro padrone si è svenata, è ovvio che deve recuperare presto l'investimento. Un film all'anno e pedalare. Dove c'erano solo rottami nel deserto arriveranno i centri commerciali, apriranno i discount. J. J. Abrams non fa prigionieri.
Ma ha fatto un brutto film?
(Continua su +eventi!)
È un grande potere quello sento in me, ora. Saprò usarlo al meglio? Saprò scrivere una recensione senza danneggiarvi, senza farvi venire neanche il sospetto che il nuovo xxxxxxxxxxxxx e il xxxxxxxxxxxxxxx di xxxxxxxxxxx, e che alla fine xxxxxxxxxxxxx si xxxxxxxxxx per xxxxxxxxxxxxxxx?
È così difficile, Maestro!
Oh come potrei approfittarne.
Star Wars VII: il risveglio della Forza, (J. J. Abrams, 2015)
Sento il Potere, ma sento anche la Paura. Forse non sono l'uomo adatto. Sono salito in questa cosa quando ero appena un giovanetto. Non capivo nulla di intreccio e di suspense, di montaggio men che meno, non capivo nulla di cinema e forse mai lo capirò. Volevo solo scappare dal mio pianeta di rottami, volevo vedere lo spazio. Ancora non sapevo quanto potesse essere freddo e avvilente, certe volte. Mi hanno detto un arnese in mano, tie', datti da fare. Spara ai film brutti e difendi quelli belli, inoltre da qualche parte c'è una principessa da salvare, un mega-cannone che ha sempre un minuscolo punto debole, e non scordarti che estetica ed etica sono gemelle dello stesso seme.
"Estetica e cosa?"
"Lascia perdere. Spara ai brutti. Io ti copro".
Trent'anni più tardi eccomi qui, Recensore della Grande Provincia di Cuneo. C'è senz'altro in me un briciolo di grandezza - ma c'è anche tanta meschinità, tanta invidia - ed ecco che all'improvviso precipita da queste parti un droide con un biglietto per la prima proiezione di Episodio VII. Che cosa devo fare maestro?
Chiudi gli occhi.
Ma così non si vede un...
È un modo di dire, idiota. Immagina il respiro dei tuoi lettori. Domandati: cosa vogliono da te? Vogliono sapere che alla fine xxxxxxxxxxxxxxxxx è xxxxxxxxxxxxxxxxx di xxxxxxxxxxxxx? O vogliono sapere soltanto se è una bella storia che vale la pena.
Che importa? Tanto ci andranno lo stesso.
Non cedere.
Massì, chissenefrega, è Star Wars, potrebbero riempire interi film di dialoghi di soap e mostri di gomma e la gente riempirebbe le sale lo stesso, con le loro spade colorate da minchioni. Non ha senso farli belli, questi film. Questa gente non si merita niente.
Non cedere al lato oscuro.
Poi certo, la Disney per togliere Star Wars al suo oscuro padrone si è svenata, è ovvio che deve recuperare presto l'investimento. Un film all'anno e pedalare. Dove c'erano solo rottami nel deserto arriveranno i centri commerciali, apriranno i discount. J. J. Abrams non fa prigionieri.
Ma ha fatto un brutto film?
(Continua su +eventi!)
No, Maestro, non ha fatto un brutto film. Ha voluto tornare all'originale, quando ancora non c'erano soap incestuose e dinastie. C'era solo un robottino perso nel deserto con un messaggio. Quando tutte le trame e sottotrame erano solo accenni tra una sparatoria e un inseguimento, e anche la Forza era poco più di un McGuffin, un espediente buttato lì per far andare avanti la storia. Quando si passava continuamente da un'astronave a un'astronave più grossa, i piani si improvvisavano lì per lì e le astronavi si imparavano a pilotare nei secondi del conto alla rovescia. Quando il lato Fantasy non aveva ancora preso il sopravvento sul lato Pirati, quando la formula segreta era 10% Misticismo, 10% Soap e 80% Baraccone. Che poi Maestro, perché? Perché quando le saghe vanno avanti il Soap prevale sempre sul Baraccone? È colpa del pubblico nerd che vuole tutto chiaro, tutto spiegato, tutto sempre messo a lucido, una galassia rigorosamente catalogata e organizzata? Il primo film era così sporco, arrugginito, periferico.
E questo?
Questo è sporchissimo, addirittura è ambientato tra le rovine dei precedenti... ops! Forse ho detto troppo. Ma il tritarifiuti spaziale ha di nuovo un ruolo importante, e quando hai sete ti bevi pure la bava dei brontosauri. Tutto quello che già successo è già sbiadito nella leggenda. Si riparte dal mistero, lo spazio è di nuovo pieno di meravigliosi buchi. Ci sono di nuovo personaggi che non hanno idea di cosa sta per succedere, eroi per sbaglio o di malavoglia. Giovani sospesi tra il rifiuto e l'ammirazione per la vecchia guardia. Le maschere non ci proteggono da volti orribili, ma dalla paura di non essere all'altezza.
Anche J. J. ha paura.
Puoi sentirlo?
Poteva deludere centinaia di milioni di spettatori. Abusare della loro fede. Consegnare un prodotto pieno di citazioni e senza vita.
È andata così, Maestro?
Apri gli occhi, e rispondi all'unica domanda.
Maestro io...
Tu?
mi sono divertito.
Questo era l'importante.
Anche se...
Anche se...
Beh, non è che tutto fili proprio liscio, cioè... ma il Lato Oscuro non ha proprio niente di meglio da fare che costruire la stessa arma sempre più grossa? In tutti i film un po' più grossa? Che razza di modello di sviluppo è? Se analizzi la trama da un punto di vista...
Ti sei divertito?
Sì maestro.
Non dimenticartelo. Sei euro. Che ci fai oggi con sei euro?
Il popcorn però è un furto. Per tacere del 3d, che francamente...
Nessuno ti obbliga. Adesso metti gli orari.
Star Wars: Episodio VII - Il Risveglio della Forza è al Cityplex di Alba (21:00), al Cinelandia di Borgo San Dalazzo (20:00, 21:00, 22:45); al Fiamma di Cuneo (21:00); al Multilanghe di Dogliani (20:45, 21:30); ai Portici di Fossano (18:30, 21:30); al Bertola di Mondovì (20:45); all'Italia di Saluzzo (21:30).
La versione 3d, che secondo me non vale la pena, la potete trovare al Cinelandia di Borgo (19:50, 22:40) e all'Impero di Bra (20:00, 22:30). Che la Forza sia con Cuneo e la sua grande provincia.
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Cos'è il Front National sotto il 50%? Nulla. Cosa sarà sopra il 50%?
14-12-2015, 02:29Francia, RenziPermalinkLe elezioni francesi sono quella cosa che dopo il primo turno ci regala una settimana di allegro allarmismo giornalistico: i fascisti stanno per prendersi la Francia! Non faranno prigionieri! - dopodiché arriva il ballottaggio, e un sacco di espertoni si allontana fischiettando.
Succede sempre così - voglio dire, solo quest'anno è già successo due volte. Quando mi capita di immaginare la bolla mediatica in cui viviamo come un acquario di pesci rossi, con una memoria a lungo raggio di pochi minuti, ho in mente situazioni del genere: in marzo - era ancora fresco lo choc della strage di Charlie Hebdo - il Front National fece un notevole exploit al primo turno, e al secondo portò a casa 0 dipartimenti. Zero. Nove mesi dopo, lo stesso risultato, e tutti stupiti. Ieri a pranzo un telegiornale italiano mostrava Marine Le Pen "preoccupata" - ecco, no, se ho capito anche poco di politica francese non credo che la Le Pen fosse preoccupata. È il suo mestiere, è la sua vita, probabilmente due conti ha avuto il tempo per farli. Ha visto suo padre perdere decine di elezioni e sa che le succederà la stessa cosa ancora per un po' di tempo. La barra è ancora lì dove la indicava il patriarca: il 50%.
Finché non ci arriva, il Front non è nulla. Quando ci arriva, sarà tutto. Ma ci vorrà ancora un po' di tempo, ammesso che.
A questo punto credo sia più facile anche qui da noi capire il punto di vista di Houellebecq. Un mese fa il Corriere, in crisi d'astinenza da pensierini fallaciani, lo andò a disturbare. Si aspettavano una tirata anti-islamica, si ritrovarono un pezzo che attaccava frontalmente Hollande e si chiudeva proponendo la democrazia diretta - da noi ne parlavano i grillini, prima di arrivare in parlamento (in seguito se ne sono quasi dimenticati). Ma che c'entrava la democrazia diretta col terrorismo?
Quasi niente. Occorre rassegnarsi: a Houellebecq non interessa particolarmente né il terrorismo né l'Islam. Quello che davvero lo preoccupa è il sistema elettorale francese. Lo aveva detto con chiarezza proprio al Corriere della Sera, nell'intervista rilasciata dieci mesi prima, all'indomani della strage di Charlie.
La chiave di Sottomissione è qui - davanti agli occhi di chiunque non si lasci distrarre dalla cronaca. Non è un libro che usa il sistema elettorale per suggerire che l'Islam possa conquistare la Francia; è un libro che usa l'Islam come paradosso per suggerire le iniquità e le perversioni del sistema elettorale francese. Per ammissione dello stesso autore, il protagonista avrebbe potuto convertirsi sia all'Islam che a un cristianesimo identitario vagamente lefebvriano: se alla fine ha scelto il primo, probabilmente è perché gli scenari paradossali sono meno faticosi da costruire di quelli realistici. La stessa cosa si potrebbe dire della Francia prossima ventura del suo romanzo: una nazione incerta se buttarsi sull'Islam o sul Fronte Nazionale, disposta a tutto pur di finirla coi partiti tradizionali.
Per Houellebecq era molto importante immaginare non tanto una rivoluzione islamica, ma una presa di potere attraverso le elezioni: a queste ultime dedica molta più attenzione che non al fumoso ritorno all'artigianato che verso la fine del libro viene buttato lì come la salvezza dell'economia francese. Lo stallo del primo turno, le irregolarità che causano la ripetizione del secondo, i bizzarri apparentamenti che portano il candidato islamico moderato a prevalere sulla solita Le Pen: tutto questo probabilmente ha addormentato molti lettori italiani, ma erano argomenti che all'autore premevano davvero. Francesi, in guardia: il sistema che vi ha regalato vent'anni di stabilità e altrettanti di decadenza, è lo stesso che useranno gli avversari per soggiogarvi. Basterà arrivare al 50%, e si prenderanno tutto. E probabilmente è giusto così - Houellebecq tifa per l'entropia, da sempre. E dunque? Non ho idea di cosa intenda H. per "democrazia diretta": quel che è sicuro è che la democrazia com'è adesso in Francia non lo convince.
Houellebecq ha in mente la Francia, ma se spostiamo il suo discorso all'Italia, c'è il rischio di fare qualche scintilla. Quello che H propone di eliminare è più o meno il sistema elettorale che Renzi e Boschi hanno appena fatto approvare in parlamento. Ovvero no, Renzi si è fatto confezionare una scorciatoia - a lui basterà il 40% per non far scattare il ballottaggio e ottenere una maggioranza solida alla Camera. E se non passa?
La domanda alla fine è sempre la stessa. Non occorre essere apocalittici alla Houellebecq per porsela: anzi, proprio perché non crediamo che la fine del mondo sia vicina, è lecito preoccuparsi non solo per come andranno le elezioni nel '16, ma anche nel '21 e più in là. Che vinca un partito islamico mi sembra comunque improbabile: ma prima o poi un leghista o un fascista ci arriva. E non avrà le limitazioni che impedirono a Berlusconi di abusare dei suoi poteri più di quanto non abbia fatto. L'italicum combinato con la riforma costituzionale trasformano il Capo dello Stato in un nobile soprammobile. Non ci sarà più il bicameralismo a temperare le iniziative legislative dei deputati, e questo è forse un bene - finché nella stanza dei bottoni non arriva qualche fascista o qualche incompetente.
Ma non siamo in Francia. Non abbiamo nessuna verginità da difendere. Fascisti e incompetenti ne abbiamo già avuti. È una cosa che ci capita ogni tanto. I padri costituenti magari non erano così autorevoli come poi ce li siamo immaginati, ma questa cosa almeno l'avevano notata. Non rifiutarono il presidenzialismo per un capriccio. A Renzi invece il presidenzialismo piace, ma è solo un corollario dell'enorme piacere che Renzi prova per sé stesso. Noi che Renzi non siamo, abbiamo il dovere di pensare a quello che verrà dopo. Che Dio ce la mandi buona - ma anche Allah, se vuole collaborare, non è il caso di fare gli schizzinosi.
In nero i dipartimenti vinti dal Front National AHAHAHAH |
Finché non ci arriva, il Front non è nulla. Quando ci arriva, sarà tutto. Ma ci vorrà ancora un po' di tempo, ammesso che.
A questo punto credo sia più facile anche qui da noi capire il punto di vista di Houellebecq. Un mese fa il Corriere, in crisi d'astinenza da pensierini fallaciani, lo andò a disturbare. Si aspettavano una tirata anti-islamica, si ritrovarono un pezzo che attaccava frontalmente Hollande e si chiudeva proponendo la democrazia diretta - da noi ne parlavano i grillini, prima di arrivare in parlamento (in seguito se ne sono quasi dimenticati). Ma che c'entrava la democrazia diretta col terrorismo?
Quasi niente. Occorre rassegnarsi: a Houellebecq non interessa particolarmente né il terrorismo né l'Islam. Quello che davvero lo preoccupa è il sistema elettorale francese. Lo aveva detto con chiarezza proprio al Corriere della Sera, nell'intervista rilasciata dieci mesi prima, all'indomani della strage di Charlie.
Se vogliamo parlare nello specifico del Front National, hanno due deputati e il 25% dei voti (alle Europee, ndr)... C’è uno scarto evidente. Il Front National ha un peso nella società che non corrisponde affatto alla sua rappresentanza parlamentare. Mi domando fino a che punto una situazione simile sia sostenibile, con questa astensione poi. C’è un sistema che dovrebbe essere democratico e che non funziona più». [...] Se François Hollande sarà rieletto presidente nel 2017 forse molte persone emigreranno. Per ragioni fiscali ed economiche, per l’idea che è difficile fare granché in Francia, un Paese che appare bloccato. E poi potremmo vedere qualcuno alla destra del Front National che si innervosisce e passa a un’azione violenta».
La chiave di Sottomissione è qui - davanti agli occhi di chiunque non si lasci distrarre dalla cronaca. Non è un libro che usa il sistema elettorale per suggerire che l'Islam possa conquistare la Francia; è un libro che usa l'Islam come paradosso per suggerire le iniquità e le perversioni del sistema elettorale francese. Per ammissione dello stesso autore, il protagonista avrebbe potuto convertirsi sia all'Islam che a un cristianesimo identitario vagamente lefebvriano: se alla fine ha scelto il primo, probabilmente è perché gli scenari paradossali sono meno faticosi da costruire di quelli realistici. La stessa cosa si potrebbe dire della Francia prossima ventura del suo romanzo: una nazione incerta se buttarsi sull'Islam o sul Fronte Nazionale, disposta a tutto pur di finirla coi partiti tradizionali.
Per Houellebecq era molto importante immaginare non tanto una rivoluzione islamica, ma una presa di potere attraverso le elezioni: a queste ultime dedica molta più attenzione che non al fumoso ritorno all'artigianato che verso la fine del libro viene buttato lì come la salvezza dell'economia francese. Lo stallo del primo turno, le irregolarità che causano la ripetizione del secondo, i bizzarri apparentamenti che portano il candidato islamico moderato a prevalere sulla solita Le Pen: tutto questo probabilmente ha addormentato molti lettori italiani, ma erano argomenti che all'autore premevano davvero. Francesi, in guardia: il sistema che vi ha regalato vent'anni di stabilità e altrettanti di decadenza, è lo stesso che useranno gli avversari per soggiogarvi. Basterà arrivare al 50%, e si prenderanno tutto. E probabilmente è giusto così - Houellebecq tifa per l'entropia, da sempre. E dunque? Non ho idea di cosa intenda H. per "democrazia diretta": quel che è sicuro è che la democrazia com'è adesso in Francia non lo convince.
Houellebecq ha in mente la Francia, ma se spostiamo il suo discorso all'Italia, c'è il rischio di fare qualche scintilla. Quello che H propone di eliminare è più o meno il sistema elettorale che Renzi e Boschi hanno appena fatto approvare in parlamento. Ovvero no, Renzi si è fatto confezionare una scorciatoia - a lui basterà il 40% per non far scattare il ballottaggio e ottenere una maggioranza solida alla Camera. E se non passa?
La domanda alla fine è sempre la stessa. Non occorre essere apocalittici alla Houellebecq per porsela: anzi, proprio perché non crediamo che la fine del mondo sia vicina, è lecito preoccuparsi non solo per come andranno le elezioni nel '16, ma anche nel '21 e più in là. Che vinca un partito islamico mi sembra comunque improbabile: ma prima o poi un leghista o un fascista ci arriva. E non avrà le limitazioni che impedirono a Berlusconi di abusare dei suoi poteri più di quanto non abbia fatto. L'italicum combinato con la riforma costituzionale trasformano il Capo dello Stato in un nobile soprammobile. Non ci sarà più il bicameralismo a temperare le iniziative legislative dei deputati, e questo è forse un bene - finché nella stanza dei bottoni non arriva qualche fascista o qualche incompetente.
Ma non siamo in Francia. Non abbiamo nessuna verginità da difendere. Fascisti e incompetenti ne abbiamo già avuti. È una cosa che ci capita ogni tanto. I padri costituenti magari non erano così autorevoli come poi ce li siamo immaginati, ma questa cosa almeno l'avevano notata. Non rifiutarono il presidenzialismo per un capriccio. A Renzi invece il presidenzialismo piace, ma è solo un corollario dell'enorme piacere che Renzi prova per sé stesso. Noi che Renzi non siamo, abbiamo il dovere di pensare a quello che verrà dopo. Che Dio ce la mandi buona - ma anche Allah, se vuole collaborare, non è il caso di fare gli schizzinosi.
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Veri detective (in Andalusia)
13-12-2015, 15:36cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, fb2020Permalink
La isla mínima (2014, Alberto Rodríguez).
Il franchismo è finito, la palude è rimasta. In paese ogni tanto qualche ragazza scompare, è normale: qui a parte la vendemmia e il contrabbando non c'è niente. Nessuno ne parla volentieri. Ogni tanto qualche ragazza ricompare, a pezzi, riaffiorando dalla laguna. Anche di questo nessuno parla.
Chi è già in crisi d'astinenza da True Detective potrà trovare un efficace placebo in La isla mínima, un thriller arrivato nelle sale spagnole l'anno scorso, che non fa nessun vero sforzo di sottrarsi al paragone con la serie americana uscita sei mesi prima. Persino i baffi del protagonista - l'accigliato Raúl Arévalo, un ispettore naturalmente in rotta di collisione coi superiori - sembrano ricalcati su quelli che si fa crescere Rust Cohle. Invece il suo collega (meno idealista e più praticone, ovviamente) è uno Javier Gutiérrez un po' troppo in forma per sembrare davvero un ex boia franchista cirrotico che cura i rimorsi e l'insonnia con l'alcool.
Il vero protagonista in questi casi è la cornice... (continua su +eventi!) quella foce del Guadalquivir che soffoca nei suoi miasmi tutto il pittoresco che ci aspettiamo dall'Andalusia. Le case coloniche abbandonate, le ville in mezzo al niente; il labirinto dei canali e delle strade sterrate su cui Seat e Diane si sfidano a sorpassare vecchi trattori. Tutto questo - se lo sai fotografare - funziona benissimo e costa anche poco. Ispirandosi a un reportage del fotografo Atín Aya, il regista ha fatto incetta di premi in patria, creando persino un'attrazione turistica: nei mesi successivi la regione andalusa ha creato una "Ruta Isla mínima", che porta nei luoghi del film.
Il franchismo è finito, la palude è rimasta. In paese ogni tanto qualche ragazza scompare, è normale: qui a parte la vendemmia e il contrabbando non c'è niente. Nessuno ne parla volentieri. Ogni tanto qualche ragazza ricompare, a pezzi, riaffiorando dalla laguna. Anche di questo nessuno parla.
Chi è già in crisi d'astinenza da True Detective potrà trovare un efficace placebo in La isla mínima, un thriller arrivato nelle sale spagnole l'anno scorso, che non fa nessun vero sforzo di sottrarsi al paragone con la serie americana uscita sei mesi prima. Persino i baffi del protagonista - l'accigliato Raúl Arévalo, un ispettore naturalmente in rotta di collisione coi superiori - sembrano ricalcati su quelli che si fa crescere Rust Cohle. Invece il suo collega (meno idealista e più praticone, ovviamente) è uno Javier Gutiérrez un po' troppo in forma per sembrare davvero un ex boia franchista cirrotico che cura i rimorsi e l'insonnia con l'alcool.
Il vero protagonista in questi casi è la cornice... (continua su +eventi!) quella foce del Guadalquivir che soffoca nei suoi miasmi tutto il pittoresco che ci aspettiamo dall'Andalusia. Le case coloniche abbandonate, le ville in mezzo al niente; il labirinto dei canali e delle strade sterrate su cui Seat e Diane si sfidano a sorpassare vecchi trattori. Tutto questo - se lo sai fotografare - funziona benissimo e costa anche poco. Ispirandosi a un reportage del fotografo Atín Aya, il regista ha fatto incetta di premi in patria, creando persino un'attrazione turistica: nei mesi successivi la regione andalusa ha creato una "Ruta Isla mínima", che porta nei luoghi del film.
Rispetto alla fiction americana la trama è ovviamente più lineare; gli spunti soprannaturali ridotti al minimo, col rischio di farli apparire gratuiti (i fantasmi di Gutiérrez si manifestano sotto forma di uccelli: bella trovata, purtroppo non sviluppata). Quello che un film spagnolo può permettersi di aggiungere alla formula USA è la metafora politica. Gutiérrez e Arévalo si ritrovano in una Spagna profonda dove il franchismo non è stato sconfitto, ma è stato lasciato decomporre con infinita pazienza. È un passato putrido e sempre meno confessabile che pesa sulle coscienze di tutti: anche i meno compromessi sanno di portarselo con sé. Vivere con gli assassini; lavorare ogni giorno con loro, stringer loro la mano e ritrovarsi a bere alla loro salute. Eppure a volte fa comodo averne uno bravo che ti copre le spalle.
La isla mínima è al Multisala Vittoria di Bra domenica alle 18:15 e alle 22; martedì alle 22:00.
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