Uno sguardo ardito e fiero che rincorre l'Aldilà
09-09-2023, 12:011977, anniversari, musica, Ottanta, replichePermalink![]() |
Ma sul serio ti prendevamo sul serio? |
[2013] Giovanni Lindo Ferretti prende forse il nome da San Giovanni, che come lui perse la testa, o dall'Evangelista, che invecchiando appartato scrisse di rivelazioni e apocalissi con l'aria di chi la sa lunga e invece magari bastava variare il dosaggio; da Lindo, ovvero "pulito", perché seppe ripulirsi di tanta rumorosa malvagità diffusa negli anni della perdizione; e dai Ferri di cavallo, che lo sostennero nei terreni impervi quando più facile era ricadere nelle paludosi valli della concupiscenza.
GLF nacque, se Wikipedia non tira i pacchi, a Cerreto, in culo ai lupi, nel decennale del primo giorno della Resistenza antifascista; e fu buon figliolo e chierichetto e spesso deliziava i parrocchiani cantando gli inni a maggior gloria di Dio eccetera. Crescendo nell'appennino reggiano fu avviato sin dalla più tenera età alla professione maggiormente richiesta in quelle terre benedette da Dio, ovvero l'operatore psichiatrico, cioè psico-socio-assistenziale, cioè assisteva i matti in manicomio anche se non si può più chiamare manicomio e non è giusto chiamarli matti e però andateci voi sul Crinale, andateci, poi ditemi. Fu forse operando in quel settore strategico dell'economia reggiana che incrociò per la prima volta il demonio, che stese la sua ala sopra di lui e gli disse, Lindo, dam rèta, i matti che cerchi non sono qui, va' in stazione e prendi il primo treno per Berlino, amarcmand, Ovest. Lui obbedì ma in cuor suo temeva che una volta arrivato nell'avamposto della civiltà occidentale non si sarebbe trovato a suo agio per la mancanza di cavalli e l'inveterata tendenza dei nativi a parlare in tedesco. Ma non temere Lindo, gli disse il demonio, ti manderò un tizio che conosce il reggiano come te, puoi chiamarlo Zamboni, insieme passerete il Muro e scoprirete il fascino vintage dei colbacchi e della cartellonistica del socialismo reale con quindici anni di anticipo su tutti i potenziali competitors. Poi tornerete in Italia e trasferirete lo stesso tipo di ironia sull'Emilia oppressa dal giogo del Partito Comunista Più Grande d'Occidente. E così fu, e per anni GLF divenne il punto di riferimento di una generazione di sconquassati che non sempre andando a furiosa caccia di gomitate in mezzo alla pista percepivano l'ironia demoniaca di chi cantava Voglio rifugiarmi sotto il patto di Varsavia.
Fu forse lo stesso demonio a rendersene conto, nel mentre che l'Unione Sovietica liquidava il Comecon, e gli disse: Lindo, qui cominciano a mancare i punti di riferimento, basta pankeggiare contro tutti, qui tra un po' ci sarà fame di guru e tu hai la fisionomia giusta. Cosa devo quindi fare? Chiese GLF. Boh, rispose il demonio, prova a a prendere le cose più sul serio, riscopri i valori veri in cui crede la gente, che ne so, la Resistenza, la pace nel mondo, la natura incontaminata. "Posso metterci i cavalli?" chiese GLF. Va bene, perché no, se ci tieni, infilaci pure i cavalli, e il tramonto dell'Occidente. E mi raccomando, ieratico. "Cioè?"
"Eh, come faccio a spiegarti, hai presente Battiato quando ha cominciato a sedersi sul tappetino in mezzo al concerto?"
"Forte Battiato, posso metterci anche Battiato?"
"Certo, mi fa piacere se ti piace, è un altro mio cliente".
E fu così che GLF sempre più ieratico e assorbito da mistiche comunioni equine nelle luci crepuscolari dell’occidente in guerra sopravvisse al crollo del Muro, e un mattino d’agosto si svegliò e il suo disco era primo in classifica e Jovanotti voleva fare un tour con lui, perché lo sentiva profondamente affine e inoltre Madre Teresa gli aveva dato buca. Il suo gruppo poi si sbandò, ma ormai il marchio GLF poteva camminare sulle sue gambe: tutto andava per il meglio, dal punto di vista del demonio, quando finalmente il Signore si tolse i tappi dalle orecchie, percepì l’abominio e gli inviò un orribile male, che per qualche tempo lo tolse dalle scene. Ma quando i dottori lo guarirono, grande fu la sua riconoscenza nei confronti del Signore.
“No, aspetta”, dissero i medici. “Cosa c’entra il Signore? Ti abbiamo guarito noi”.
“Voi non siete che strumenti nelle Sue mani”.
“Ma vaffanculo, mai che succeda il contrario, fosse mai venuto uno oggettivamente guarito da Padre Pio a ringraziare noi dottori, no, sempre il contrario, noi salviamo la gente e Cristo passa all’incasso, ma che senso ha?”
“È un senso più grande di voi”.
Guarito così nel corpo e nell’anima, si fece eremita nei luoghi della sua infanzia, circondato dall’affetto dei suoi cavalli (il loro scalpitìo è l’unica musica che so apprezzare, confessava) e ogni tanto inviava a valle lettere accorate sullo sterminio degli embrioni e sul tramonto dei valori veri: motivo di scandalo e turbamento per tutti i vecchi panchettoni che avevano creduto in lui ai tempi in cui nemmeno lui credeva in sé stesso.
Di lui si ricordano diversi miracoli: i Marlene Kuntz in classifica, Mara Redeghieri che non stona per un disco intero e da Villa Minozzo diventa la voce di una generazione per quasi un quarto d’ora; e quella volta che invocando Benedetto XVI fece schiantare nella boscaglia una pala eolica che gli turbava la concentrazione: e agli ingegneri e ai “managers” sbigottiti che si domandavano: com’è possibile, dev’esser stato un inverno particolarmente rigido, diceva: ma che particolarmente e particolarmente, questo è l’Appennino, convertitevi e leggete Ratzinger:
l’inverno per sua natura può essere rigido e il vento furioso, saperlo è obbligatorio, invocarlo a propria discolpa equivale a reclamare doverosa punizione. Per la manifesta incapacità, l’incuria nel costruire, il risparmio sui materiali fino alla frode, posso solo rallegrarmi, avessero fatte le cose per bene sarebbe ancora lì e chissà per quanto. Più si incupisce il mondo tra crisi economica e inconsistenza politica, più risulta evidente che abbiamo costruito sulla sabbia e si persevera. L’ostentazione di buoni sentimenti e rettitudine morale non basta a penetrare un mistero che contempla il male, il dolore, la caducità dell’umano operare. D’altra parte chi lenisce la propria disillusione con cinismo ed arroganza non può cogliere quanto di bene, quanto di bellezza e meraviglia la vita offre, comunque, e per quanto possa considerarsi libero ed autosufficiente non fa che offrire il proprio legame al nulla, al senza senso; la religione del nichilismo.
E andava avanti così per cartelle e cartelle, fino a stancarsi lui per primo. GLF è patrono dei cavalli, dei punk, dei cavalli punk e dei cavalli islamici punk. Lo invocano gli atei devoti e i musicisti che non sanno suonare, insomma tutti quelli a cui serve faccia tosta e follia. Buon compleanno.
I cattivi cinematografi
24-08-2023, 10:43cinema, italianistica, poesiaPermalink![]() |
f4 |
Un mese fa su Raiplay era disponibile, solo per un 48 ore, Il cattivo poeta e probabilmente ve lo siete persi. Sarò sincero, anch'io non sono riuscito a finirlo, e dire che non era esattamente il periodo dell'anno più oberato di impegni. Ricordo di aver messo pausa su un fotogramma in cui il protagonista, per la quinta od ottava volta, ci dava la sua interpretazione personale e senza dubbio convincente dell'espressione f4 basito. In sostanza è un giovane gerarca che dopo una fulminea carriera scopre, tipo nel 1936, che i fascisti sono però parecchio cattivi e torturano la gente, immaginate se succedesse a voi di aver pensato fino al giorno prima che erano tutti bravi e buonissimi e poi, così, passavo per caso nei sotterranei della sezione federale che dirigo e ma come, ci sono camerati che torturano gente, sconvolgente nevvero. Nel frattempo Castellitto interpreta il vecchio D'Annunzio ed è bravissimo, ovviamente, ma mi domando se non sia parte del problema, e il problema è: perché facciamo dei film così?
Uso la prima persona plurale perché l'industria cinematografica italiana campa anche dei miei contributi, e quindi perché invece di fare un film su D'Annunzio interessante (cioè parliamo di un poeta aviatore cocainomane, sessuomane che scappa dall'Italia per debiti, poi torna, conquista una città da solo e la gestisce per due anni finché non lo tirano via a cannonate, certo non è batman ma a occhio non è impossibile fare un film interessante su un personaggio così)... decidiamo scientemente di spendere dei nostri soldi per farne uno dove il protagonista per metà tempo attraversa corridoi, esattamente quel tipo di cose che il primo giorno di un corso di sceneggiatura dovrebbero insegnarti a tagliare, cioè il cinema dovrebbe isolare le cose interessanti della vita di una persona, che al 99% non sono traversate di corridoi. Ma ecco, in Italia succede questo, che abbiamo corridoi molto belli da mostrare, il film è girato al Vittoriale e ne è, in sostanza, una cartolina. Questa è un'altra parte del problema.
Poi abbiamo questi attori molto bravi che li metti lì e fanno qualsiasi cosa, per cui non è così indispensabile inventarsi un contesto in cui farli brillare, Castellitto è un D'Annunzio credibilissimo che però non ha niente da dire tranne devo incontrare Mussolini e convincerlo a non far scoppiare la seconda guerra mondiale, presto! presto! che è una buona idea per un soggetto, però da qui a farci un'ora e mezza di film qualcosa deve succedere, qualche altra idea di contorno ti deve venire, e ribadisco, parliamo di un poeta aviatore cocainomane sessuomane e conquistatore di città, potremmo non lo so, mostrare degli aeroplani che sorvolano Vienna? eh ma costano. Delle orge a Fiume? No, la proloco di Fiume non sgancia un euro, dobbiamo stare a Gardone, ci hai messo la penisola di Sirmione al tramonto? ah, tramonta dall'altra parte? Sticazzi, metti un altro quarto d'ora di Sirmione. E tutto quello che ha fatto D'Annunzio di interessante nella vita a parte aggirarsi per i corridoi del Vittoriale, amori guerre letteratura teatro? eh, tutto quello che ha fatto... ò dimo. A me dispiace, non tanto per il film che alla fine è un prodotto dignitoso (non l'ho finito, magari la seconda metà riscatta) ma per un'industria che funziona così, con una mentalità da ristorante per turisti che se la mena con il pitoresco e intanto risparmia pure sulla pummarola.
Lo stato dei social (agosto 2023)
12-08-2023, 08:18giornalisti, internetPermalinkOk allora ricapitolando:
– Non fa affatto caldo, e anche se invece fa caldo comunque il riscaldamento globale non esiste, e se esiste comunque è colpa del sole, gli uomini non c'entrano niente, e se c'entrano comunque è responsabilità degli uomini cinesi, degli indiani, mica nostra, sono loro che devono fare qualcosa, e se fanno qualcosa comunque non è abbastanza, ecco perché fa caldo.
– Le auto elettriche, tu poveretto credi che non inquinino, perché non ti sei ancora chiesto da dove prendono l'elettricità, ebbene la prendono da centrali ottocentesche che vanno a carbone e i vagoni del carbone li spingono a mano i bambini ottocenteschi.
– Se spendi 50 euro di carta, poi qualcun altro spende sempre quei 50 euro di carta; invece se usi la diabolica carta di credito, le banche intascano commissioni su commissioni su commissioni che alla fine della giornata i 50 euro li hanno raccattati su loro, insomma è un complotto delle banche per farsi pagare i servizi, non usare la diabolica carta di credito, a proposito sono cento euro o centotrenta con fattura.
– La sinistra mondiale è in combutta con la Mattel, George Soros e Netflix per omosessualizzarci tutti, in tal modo si ridurrà la popolazione e verremo più facilmente invasi dai barbari, non è successa la stessa cosa con l'impero romano? ah no? perché a quel tempo ancora la Mattel non vendeva bambolotti di plastica, inoltre il diabolico colore rosa non era ancora stato inventato.
– I barbari se ne starebbero anche a casa loro, purtroppo Soros e altri agenti demoniaci pagano le ONG per andarli a prendere con il Pull Factor, che è una specie di pulmino del mare.
– Il covid ormai si è capito, ci sono gli studi di studiosi di fama internazionale, che è stato tutto un complotto della tachipirina ai danni del brufen, ovviamente sponsorizzato da Soros che non perde un'occasione per ridurre la popolazione eterosessuale. Per fortuna i portuali di Trieste, coadiuvati dai runner e col decisivo interessamento di Agamben, hanno sventato anche questo complotto, comunque i morti per il caldo di cui sentite parlare sono in realtà morti per i vaccini, siccome in realtà non fa caldo (vedi punto 1).
– Gli ucraini non esistono, sono un'invenzione degli americani per mettere in difficoltà i valorosi russi, in realtà si tratta di nazisti che hanno bombardato ininterrottamente il Donbass dal 2010 in poi malgrado fosse un loro territorio, tanto che i russi si sono sentiti di dover intervenire, e in questo modo si sono trovati incastrati in questo guaio malgrado Putin sia un geniale leader e diplomatico e stratega.
– Greta Thurnberg è brutta e antipatica. Elly Schlein è antipatica e brutta. In generale tutte le donne che dicono qualcosa, se vai a vedere, sono brutte o lo diventeranno, e sempre antipatiche. Le donne dovrebbero essere più belle e simpatiche e disponibili nei nostri confronti, e invece ci tradiscono coi criptogheis che le portano a vedere i film della Mattel, e poi si lamentano del patriarcato, ma quale patriarcato, dov'è questo patriarcato quando abbiamo voglia di sc
– Malgrado tutti i punti di cui sopra si possano facilmente trovare tra i contenuti di qualche giornale di destra, e nei discorsi elettorali dei politici di destra, chi li sparge su facebook non è assolutamente di destra e quei giornali manco li legge, ci mancherebbe, chi dice queste cose è sempre un libertario "contro il coro" (che per una pura coincidenza è il sottotitolo del Giornale di Berlusconi) e nemico giurato del "mainstream". L'ipotesi di trovarsi a vivere in una bolla in cui anche se non leggi il Giornale ormai stai leggendo soltanto gente che lo legge è assolutamente da scartare.
... direi che per ora è tutto, la retorica della destra sui social in sostanza è questa cosa qua. Di grilli commestibili improvvisamente non si sente più parlare, ma potrebbe semplicemente essere un effetto di saturazione. Altri complottismi (scie chimiche, Ufo) sono ancora un po' borderline (ma stanno prendendo piede). Ponte sullo Stretto e Riapriamo le centrali nucleari sono argomenti meno condivisi, anche perché chi li spinge non è abbastanza trucido e continua a commissionare contenuti pseudotecnici, come se qui dentro ci fosse gente che si fa convincere dai dati.
La scelta di Teresa
09-08-2023, 00:00cristianesimo, ebraismo, memoria del 900, nazismo, santiPermalinkIl disegnatore del Crepuscolo
07-08-2023, 00:31coccodrilli, fumetti, in edicola, nostalgia, OttantaPermalinkSe n'è andato Giuseppe Montanari, il disegnatore che in coppia con Ernesto Grassani ha contribuito a fissare nel nostro immaginario la figura e il mondo di Dylan Dog, semplicemente perché nel tempo in cui un Roi chiaroscurava qualche sua incantevole tavola à la Dino Battaglia e uno Stano terminava una delle sue meravigliose vignette da Schiele de noartri, Montanari e Grassani avevano già due albi inchiostrati e pedalare. E DD era un prodotto industriale, anche se noi lettori fingevamo di no. Parte del suo successo era dovuto proprio a questa ipocrisia, per cui con lire Milleottocento speravamo di portarci a casa una pregevole opera sapientemente illustrata da artisti della graphic novel – poi lo aprivi e una volta su quattro oh no!, ancora Montanari e Grassani.
Montanari non era un artista della graphic novel, Montanari era un veterano delle edicole, veniva da Lanciostory, aveva disegnato Tiramolla e Lando e tanta altra robaccia che ancora era esposta in luoghi più equivoci del chiosco, e anche Dylan lo disegnava così, con uno stile tradizionale che inglobava senza scomporsi scene sexy e splatter che noi credevamo così dirompenti e innovative. Senza volerlo aveva azzeccato già negli anni '80 quell'aspetto crepuscolare di Dylan che sarebbe diventato evidente soltanto un po' più tardi, un'ostilità verso il tempo che passa che a livello superficiale diventa rifiuto per ogni cosa inventata dopo il 1986 – telefonini, internet, ma non è che il sintomo di un disagio più profondo.
Come tutti i personaggi dei fumetti, DD non può invecchiare, ma a differenza di Tex Willer e Paperino, DD oscuramente sospetta di vivere nella capsula del tempo sepolta da qualche adolescente. Il mondo vero, da qualche parte, sta invecchiando senza di lui, abitante di una Zona del Crepuscolo dove ogni mese può venire ucciso e imbalsamato. Montanari e Grassani erano perfetti per comunicare questa inquietudine, perché con pochi tratti facevano sembrare Dylan Dog, il fumetto più venduto degli anni Novanta, il 567897° enigma poliziesco illustrato della Settimana Enigmistica: quella capsula del tempo che ormai, le rare volte in cui passiamo per un'edicola, finiamo per comprare: perché ci ricorda papà, perché i giornali fanno tutti schifo e comunque le notizie del giorno le sappiamo, perché DD magari lo leggeremmo ancora ma ci vergogniamo, tra un po' avrà 50 anni, noi li abbiamo già.
Ai vecchi non gli tocchi le statue
06-08-2023, 01:07giornalistiPermalinkCe lo siamo detto e stradetto, i giornali seri vendono poco, ormai li comprano solo i vecchi e i vecchi hanno gusti ben noti: vogliono sentirsi dire che sono stati i migliori, dopo di loro il diluvio, maledetti giovinastri e così via. In edicola ci sono giornalacci che questa cosa la fanno meglio, che strillano titoli sprizzanti odio, e presto o tardi anche il giornalismo cosiddetto serio ci si deve confrontare: l'odio senile tira, viceversa la serena compostezza della maturità te la tirano dietro, e quindi? E quindi dagli con l'odio senile, anche perché voglio dire, hanno fatto male a una statua, come si può sopportare questa cosa? Non sto suggerendo che dietro la De Gregorio ci sia un direttore senza scrupoli che chiede di più! Concita, di più! voglio vedere la bava che cola, facci Feltri, facci Facci, non sto dicendo questo.
Sto dicendo che alla fine quando uno scrive di mestiere, se non ha 12 anni, il problema del pubblico se lo pone sempre: stai scrivendo ai vecchi, devi scrivere robe da vecchi; i vecchi preferiscono roba più biliare, tu ci metti la bile, al massimo il giorno dopo chiedi scusa. Il pezzo l'abbiamo letto tutti, ha fatto discutere, missione compiuta.
Vi vedo però che storcete il naso.
Non dovreste. Tanto per cominciare, da quand'è che non comprate un giornale. Poi sì, il discorso sull'abilismo, lo capisco, come se improvvisamente avessimo smesso di darci dei cretini (termine che indicava una persona dal cervello più piccolo), degli scemi (termine che indicava una persona con un punto vuoto nel cervello), dei fessi (termine che indicava persone con una fessura del cervello). No, non abbiamo affatto smesso, anzi continueremo, perché il linguaggio orale viaggia sempre a cavallo dell'illecito, le censure esistono precisamente per il gusto di aggirarle o semplicemente violarle; però vorremmo che i giornalisti giocassero un gioco diverso, che ci stessero più attenti perché... perché?
Vorremmo che pattugliassero una zona del discorso pubblico dove la gente si rispetta e non si offende, sì, ne avremmo bisogno. Avevamo anche sviluppato una serie di norme – niente di troppo rigido, questione di buonsenso – che aiutavano i professionisti a non perdere la brocca per strada, a non farsi sfuggire cose di cui si sarebbero pentiti appena in stampa, a evitare che un Facci definisse "fatta" una ragazza che ha denunciato una violenza, a evitare che una De Gregorio desse dei cerebrolesi a persone che ora potrebbero persino denunciarla (se non la denunciano i cerebrolesi per l'accostamento).
Queste norme complessivamente andavano sotto il nome di ... "politically correct", state per dire. E invece no. All'inizio si chiamavano "educazione". Anzi, forse il momento in cui abbiamo perso la partita è stato quello in cui abbiamo cominciato a dire "politically correct" invece di "educato". Se invece di chiedere scusa per non essere stato "correct" al professionista toccasse dire, scusate, sono stato proprio un maleducato, un cafone... sentite che suona diverso? Almeno a me suona molto diverso, ai giovani d'oggi chissà. Son talmente scemi.
Venite a prendervi il Perdono (ad Assisi)
01-08-2023, 07:00Chiesa, pontefici, santiPermalink2 agosto: Perdono di Assisi
Ludmiła Pilecka, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons |
Mentre il Beato Francesco, fatto l'inchino, usciva dal palazzo, il papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: "O semplicione dove vai? Quale prova porti tu di tale Indulgenza?". E il Beato Francesco rispose: "Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni".
L'esercito delle donne nude
31-07-2023, 10:48arti figurative, Berlusconi, coccodrilli, vita e mortePermalinkNon solo i tesori che accumuliamo in vita non ci salvano dal transito mortale, ma è possibile che lo rendano più disagevole. In Cina stanno ancora scavando soldati di terracotta, non finiscono mai; l'imperatore che si fece seppellire con loro aveva forse un piano che pure ai contemporanei del terzo secolo avanti Cristo poteva risultare puerile: sul serio vuoi portarti i soldatini? Pensi che diventeranno guerrieri veri e ti aiuteranno a soggiogare l'Altro Mondo? O vuoi semplicemente lasciare il segno più grosso che puoi in questo? Non lo sapremo mai veramente, e nel frattempo ci troviamo a gestire la dipartita del nostro imperatore, e il suo esercito di donne nude.
Secondo Repubblica l'ossessione di Berlusconi per i brutti quadri esplode in una fase molto tarda, in cui non solo il suo ruolo politico è diventato marginale, ma anche la liaison con Francesca Pascale è agli sgoccioli. L'ipotesi che si tratti di un tentativo di compensazione è servita su un piatto di cattivo gusto: come in politica e in amore, B. non perde tempo a farsi una cultura (tempo non ce n'è più) e si preoccupa soltanto della quantità: accende la tv e compra tutto quello che c'è. Nessun capitale potrebbe fare di lui un buon collezionista d'arte, mentre c'è ancora tempo e denaro per diventare il più grosso. Il suo consulente è un televenditore, e occasionalmente un critico d'arte più televisivo che accademico, Vittorio Sgarbi. La tv, questo vetro ormai appannato, rimane la sua sfera di cristallo per vedere il mondo e non è una tv qualsiasi, ma proprio quella equivoca e maleodorante dei primi Ottanta; quella che non ha inventato, ma che ha acquistato quasi in toto in pochi anni, creando un network che poteva rivaleggiare col servizio pubblico ma che perse quasi subito quella genuinità filibustiera che B. evidentemente rimpiangeva.
Ora non c'è più: ci lascia un Paese allo sbando, percorso da onde di populisti senza scrupoli che continuano a promettere il Bengodi o al limite il 1982; un network poco competitivo che prima o poi verrà rilevato da qualche fondo; e un capannone pieno di brutti quadri, paesaggi madonne e donne nude, che forse sognava di poter portarsi con sé dall'Altra Parte: ehilà guardate tutti, come mi sono divertito.
"E a noi che interessa?"
"Mah, speravo che... ma siete tutti soldati, qui?"
"Guardie dell'imperatore Qin. È lui che comanda quaggiù".
"Ma tu pensa. E... che tipo di quadri piacciono al tuo imperatore?"
"A lui piacciono le armi".
"Le armi, capisco, ho qui un Napoleone che passa le Alpi che sembra quasi l'originale, guarda che cavallo, che slancio... questo in camera da letto funziona, te lo posso dire in confidenza".
"L'imperatore non ha un letto".
"Beh questa è una vergogna cui dobbiamo assolutamente rimediare... se mi fai controllare qui dietro dovrei avere un baldacchino roccocò che è un bijou, pensa che me l'ha regalato..."
"Sparisci dal cospetto della guardia imperiale".
"Ma che maniere... se solo riflettessi su quanto sei fortunato".
"Io?"
"Sì, proprio tu, un soldato di terracotta a guardia del regno dei Morti da mille anni..."
"Duemiladuecento".
"Quel che è, come ti chiami?"
"Non lo so".
"Ti chiamo io Fedele per comodità. Fedele, io la vedo così. La sotto c'è un imperatore che si caga il cazzo da duemilaeduecento anni, e qui sopra c'è un bravo venditore con un sacco di roba veramente molto interessante, e in mezzo a questi due soggetti chi c'è?"
"Chi c'è?"
"Ci sei tu, Fedele, ti rendi conto?"
"Ci sono io?"
"Sei cinese, davvero? Ai cinesi poche parole e molti numeri. Tu mi fai passare, io comincio a piazzare prima due o tre pezzi, poi la voce si sparge, e tu ti prendi il cinque per cento".
"Non se ne parla".
"Ma Fedele, riflettici".
"Tu resti qui, mi dai un pezzo, io lo piazzo e ti rendo il cinquanta".
"Ma stai scherzando, ma io torno tra i Vivi piuttosto. Fedele tu sei una brava guardia, anzi sicuramente sei la migliore, sennò non saresti qui, ma non sei un venditore. Non ci si improvvisa venditore".
"E tu?"
"Io sono il migliore che c'è... la sai la barzelletta di quello che vende frigoriferi agli eschimesi?"
"Eri tu?"
"No io ho fatto di più. Io ho venduto la mafia agli italiani".
"Mi prendo il dieci per cento".
"Fedele, credimi, questo potrebbe essere l'inizio di una grande amicizia, ma devi avere fiducia in me. Il sette per cento dei primi cento pezzi e poi ti prendo in società. Qua la mano".
"Non posso mollare la spada, siamo della stessa argilla".
"Ah ti capisco, anche io non riuscivo a mollare niente. Dai io vado eh? Da' un occhio qui al carico, ripasso appena ho fatto".
All'ombra dei lanzichenecchi in fiore
27-07-2023, 18:01cultura, giornalistiPermalinkNon so se funziona anche fuori dai social, ma dentro quelli che frequento io si parla solo dell'avventura ferroviaria di Alain Elkann. Probabilmente andrà avanti così ancora per qualche giorno perché effettivamente da qualche parte doveva scoppiare quella bolla d'aria che è diventata Repubblica, e in generale i quotidiani 'autorevoli', e la cultura autopercepita che esprimono; poteva succedere in qualsiasi momento e con qualsiasi intervento, ma ha un senso che sia successo su un treno, mentre tutti partiamo per le vacanze, e a causa del padre del proprietario. È una storia insignificante, eppure dice tutto; ogni giorno si arricchisce di dettagli ancora meno significanti e ancora più eloquenti: il Comitato di redazione che prende le distanze, il Direttore che non pubblica la lettera del Comitato, il paginone culturale di due giorni dopo che ci spiega che Elkann è uno Scrittore, visto che non lo sapevamo, e il mio preferito fin qui è il tizio che esordisce scrivendo "vorrei fare il mestiere di critico che mi ha procurato una cattedra negli Stati Uniti", perché è professore emerito all'Università della Pennsylvania, mentre sulla pagina di Wikipedia silenziosa scompare l'informazione che anche Alain Elkann collaborava con la stessa università. E così via.
![]() |
Mi piacerebbe anche capire perché Dall-e, se gli chiedi un Renoir, ti dipinge un Cezanne. |
Ma insomma ne stanno parlando tutti, quindi cosa aggiungere? No, è che tra tante variazioni sul tema non ho ancora trovato qualcuno che si ponga il problema: chi sarebbe, Marcel, in quello scompartimento?
Marcel sarebbe un ragazzo seduto due file più al centro, un po' ubriaco perché qualcuno gli ha detto che un drink prima del viaggio ti risolve l'agorafobia ferroviaria, e allora ne ha presi due. A un certo punto ha scambiato sedile col suo amico Bloch (che continuava a prospettargli inverosimili avventure "al night") perché nel variopinto afrore dello scompartimento ha captato una chiara nota di muffa che gli ricorda uno scantinato del Bois de Boulogne, e ha capito che proviene dalla borsa o dagli indumenti di lino stazzonato di quel signore un po' fuori dal mondo che dal sedile su cui era prima appollaiato Bloch si può contemplare in tutto il suo appannato splendore. Ha le cuffiette perché finge di ascoltare una playlist di mauvaise musique, sperando che il tizio si lasci sfuggire una frase, un discorso, qualche considerazione sui bei tempi andati o sull'arte. Desidererebbe portarselo a casa, presentarlo alla nonna, ma sa che è una fantasia assurda – meno assurda è quella di vincere la timidezza, presentarsi con qualche pretesto, farsi introdurre in qualche atrio muscoso in cui vivrà con creature a lui simili che Marcel ora arderebbe dalla voglia d'incontrare – ma è anche vero che al Lido Hotel Bikini di Vieste ci stanno la Cicci e la Frenci e Bloch sostiene di potergliele presentare entro il tramonto.
Scherza sui Santi a Belluno
13-07-2023, 10:30autoreferenziali, segnalazioniPermalinkBuongiorno a tutti, con la consueta tempestività sono lieto di informarvi che venerdì 15 (cioè domani) alle 18:30 presento il Catalogo dei Santi Ribelli presso la Libreria degli Eddini a Belluno.
La mattina dopo poi sempre a Belluno sarò al Vivaio Letterario, ma credo sia già tutto prenotato