Il papa che fissò la Pasqua
28-07-2024, 00:30pontefici, santiPermalink28 luglio: San Vittore I, il papa che ha fissato la Pasqua (si fa per dire) (II secolo)
Palazzo Altieri |
Sapete quando cadrà la prossima Pasqua? Bisogna sempre controllare sull'agenda. Vi ricordate quand'è stata Pasqua l'ultima volta? No, è una festa mobile. Vi rendete conto del disagio che crea questa cosa, quanti problemi nella pianificazione dei calendari scolastici e non solo, quanta confusione e tempo perso, e il tempo è denaro eccetera? Di chi è la colpa di tutto questo, a chi dovremmo teoricamente chiedere i danni? Papa Vittore I, rarissimo esempio di pontefice romano di origine africana, ha una parte rilevante di responsabilità; anche se non ha deciso niente da solo. Al massimo decise che la questione andava risolta una volta per tutte, perché già allora molte diocesi orientali festeggiavano in una data diversa da quella romana e non mi sento neanche di dare loro torto: la data romana è un disastro.
Secondo la tradizione infatti la Pasqua deve sempre cadere di domenica, e fin qui non sarebbe un grosso problema – se Vittore o un altro papa avesse fissato, per dire, la seconda domenica di aprile, avremo un range di 7 giorni, un po' come i bank holidays anglosassoni. Ma dev'essere la prima domenica dopo un plenilunio, e ovviamente non un plenilunio qualsiasi: quello dopo l'equinozio di primavera. Quest'ultimo, grazie al cielo, per i Romani era un giorno fisso del calendario solare: il 21 aprile (oggi in effetti ammettiamo l'oscillazione causata dall'inserimento del giorno bisestile, ma i Romani erano gente pratica). Quanto al plenilunio, quello arriva ogni 28 giorni e mezzo, per cui abbiamo un'oscillazione di 28,5 giorni più un'altra oscillazione di sette giorni il che rende il calcolo della Pasqua romana un discreto disastro, che se non altro ha stimolato la creatività dei matematici che cercavano di calcolarlo in anticipo visto che il cielo non è sempre così limpido e la luna così visibile.
Ai tempi di Vittore, sotto l'imperatore Commodo che tollerava i cristiani perché era cristiana la sua concubina preferita (Marcia), l'uso romano era diffuso in quasi tutte le comunità. L'eccezione era costituita da alcune diocesi orientali che festeggiavano la Pasqua nello stesso giorno della Pesach ebraica, ovvero il 14 del mese ebraico di Nisan: da cui la definizione di quartodecimani. Ora, non è che il calcolo della Pesach fosse molto più semplice: il calendario ebraico è lunisolare, c'è comunque un'oscillazione di quasi un mese. I quartodecimani difendevano la loro tradizione associandola a personaggi autorevoli come Policarpo di Smirne e lo stesso Giovanni evangelista, e fino a papa Vittore avevano goduto di una certa tolleranza. Vittore prese la questione di petto: chiese di convocare sinodi in tutte le province, e quando la maggioranza si pronunciò per l'uso romano, considerò l'opzione di scomunicare i quartodecimani: se probabilmente non lo fece, fu per l'intervento mediatore di Ireneo di Lione.
La questione continuò a trascinarsi per qualche decennio, però nell'occasione Vittore dimostrò di considerarsi, se non già il capo della Chiesa, senza dubbio un primo tra pari: quello che promuove le discussioni, riconosce le decisioni della maggioranza e mette in riga le minoranze. Per questo motivo è stato definito il "primo Papa", cioè il primo vescovo di Roma ad aver assunto un atteggiamento pontificale che più tardi sarebbe stato messo più volte in discussione – specie quando Roma smise di essere il centro dell'Impero.
Vittore morì a quanto pare martire quando ricominciarono le persecuzioni. Fu dopo la morte di Commodo, vittima di una congiura a cui aveva preso parte la sua concubina (Marcia). Quanto alla data della Pasqua, quasi duemila anni dopo se ne discute ancora: anche se l'uso quartodecimano sembrava ormai estinto già ai tempi del Concilio di Nicea, gli ortodossi osservano ancora il calendario giuliano mentre a partire dal XVI secolo i cattolici sono passati al gregoriano. Qualche anno fa papa Francesco propose di trovare una data comune, poi non se n'è più parlato e comunque sarebbe sempre una data mobile. Io ho una proposta molto più semplice: aboliamo le vacanze di Pasqua (manteniamo solo pasquetta, che è un lunedì e non intralcia più di tanto), sostituiamole con dieci giorni di vacanze di primavera fissi, dal 20 aprile al primo maggio. Sarebbe tutto molto più semplice, davvero.
Era il rivo strozzato che gorgoglia
27-07-2024, 01:43DiscoEstate24, musicaPermalinkRicapitolando: a metà anni Novanta qualche vocalist da villaggio turistico in Sicilia si mette a recitare versi di poesie nel tentativo di emulare un successo di Fiorello; l'esperimento fallisce, l'estate finisce, i vocalist tornano a Torino o Bologna a studiare boh, ingegneria... ma proprio in quel periodo e in quei luoghi, curiosa coincidenza, prende forma il progetto Ossi di Seppia: ovvero la versione trip hop della prima raccolta poetica di Eugenio Montale, uscita clandestina per l'etichetta Autori Avari. A distanza di trent'anni e più, nessuno ha ancora capito chi fossero gli OdS; chi sa tace, forse perché si vergogna o più probabilmente perché le poesie di Montale sono ancora coperte dal copyright. I pochi che ricordano il progetto stanno ancora aspettando le Occasioni.
Sant'Anna e il primo bacio
26-07-2024, 00:58santi, sessoPermalink26 luglio: Santi Anna e Gioachino, nonni di Gesù
Hai capito i due vecchietti. |
Per molto tempo negli affreschi nessuno ha osato baciarsi; la pratica – pure attestata in letteratura sin dall'antichità – non sembra fosse ritenuta degna di raffigurazione. Troppo oscena? Se così fosse, probabilmente almeno un bacetto lo avremmo trovato sulle pareti dei bordelli di Pompei (in mezzo a scene più esplicite, che non è necessario rammentare ai lettori). Invece per vedere veri baci tra persone adulte bisogna a quanto pare pazientare fino alle soglie del secolo XIV, quando un artista già affermato come Giotto di Bondone passa da Padova per lavorare alla Basilica di Sant'Antonio ed Enrico Scrovegni gli propone di arrotondare affrescandogli una cappella di famiglia. Può darsi che il carattere privato dell'opera abbia contribuito ad allentare certe inibizioni, fatto sta che nella Cappella degli Scrovegni, Giotto piazza lì come se fosse niente i due primi baci della Storia dell'Arte, che sarebbero capolavori anche se non fossero i primi.
Uno dei due è il bacio di Giuda a Gesù nell'orto degli ulivi, il che ci indurrebbe a tutta una serie di considerazioni amarognole sul fatto che il primo bacio noto in pittura sia il suggello di un atroce tradimento; senonché sull'altra parete c'è un bacio ancora più interessante, tra due adulti consenzienti, coniugati e innamorati: Anna e Gioachino, i nonni materni di Gesù. Ancora per qualche secolo gli unici ad avere la licenza di baciarsi nei quadri e sulle pareti saranno loro, anche se non molti pittori mostreranno il coraggio di Giotto, persino nel Rinascimento. Più spesso, invece di dipingerli a labbra accostate, preferiranno fermarsi un attimo prima, quando i due volti non sono ancora troppo vicini; e sopra di loro aggiungeranno un angelo che con le mani li sollecita al gesto. Per quanto questo possa apparire un po' morboso alla nostra sensibilità, l'intenzione era esattamente l'opposta: alludere al concepimento carnale di Maria con un gesto che esprimesse affetto tra i coniugi ma il minimo di concessione alla sensualità. Il primo bacio non è in effetti un bacio qualsiasi. Durante il Medioevo aveva preso forma l'idea che Maria di Nazareth fosse stata concepita "per osculum", attraverso questo bacio.
La leggenda si intrecciava con la questione del peccato originale: secondo alcuni teologi (gli "immaculisti"), Maria era stata creata senza peccato originale, prima donna dai tempi di Eva. Ed evidentemente ad alcuni immaculisti – non a tutti – la sessualità risultava irrimediabilmente intrecciata col peccato di Adamo e di Eva. Dopotutto la punizione inflitta da Dio a quest'ultima prevedeva le doglie del parto ("partorirai con dolore"). Così poteva sembrare appropriato che Maria, in quanto Immacolata Concezione, non fosse stata concepita e partorita nel modo così crudo in cui veniamo alla luce noi peccatori.
Sacra Famiglia con Sant'Anna e San Giovannino (Bernardino Luini, da un cartone di Leonardo da Vinci) |
L'episodio del bacio, conosciuto come "incontro alla porta d'oro", è narrato nel protovangelo di Giacomo, il testo apocrifo che se non inventa Anna e Gioachino (mai nominati nei Vangeli) di certo li trasforma nei personaggi che per secoli avrebbero riempito lo sfondo delle pale d'altare. Che a Gerusalemme ci fosse una porta d'oro, dove i due coniugi si sarebbero incontrati dopo essersi temporaneamente separati, non risulta agli archeologi, ma non bisogna aspettare Freud per capire quanto sia prezioso per l'uomo quel varco finalmente aperto: è la breccia attraverso cui Adamo ed Eva uscirono dal giardino dell'Eden, la porta che dopo secoli viene riaperta attraverso il grembo di Maria. L'autore del protovangelo ha lavorato molto di fantasia, ma non era un contafrottole qualsiasi; rispetto ad altri pseudoevangelisti capisce la necessità di mantenere una coerenza narrativa col materiale evangelico. Dovendo raccontare l'infanzia di Maria a un pubblico che era curioso di conoscerla, e non disponendo probabilmente di una minima informazione utile sui suoi genitori, decide di riprendere due personaggi dell'Antico Testamento, i genitori del profeta Samuele, senza nemmeno preoccuparsi di cambiare nome al personaggio femminile. Anna e Gioachino sono l'ennesima coppia sterile della Bibbia, cui il Signore promette una discendenza in cambio di una serie di prove. In particolare Gioachino, che aveva sposato Anna già vedova, deve subire un'umiliazione (non gli viene concesso di partecipare a un sacrificio, in quanto considerato sterile) e ritirarsi nel deserto: lì lo raggiunge in sogno l'angelo custode per esortarlo a ricongiungersi con Anna, la quale dopo un sogno molto simile si reca alla Porta d'Oro per incontrarlo. Il bacio suggella quindi l'incontro dopo una separazione, la speranza dopo la disperazione, un patto con Dio e una promessa reciproca: tante cose che secondo Giotto di Bondone richiedevano una raffigurazione esplicita, e non c'è che da essergliene grati; anche se per qualche secolo baciarsi in pubblico continuerà a non essere una pratica così frequente.
Il successo di Anna nelle arti figurative non si limita alla scena del bacio, e dipende probabilmente dall'interesse dei committenti per un certo tipo di quadri che raffigurassero Gesù e altri personaggi evangelici durante l'infanzia o la giovinezza, e in contesti domestici. Siccome questi quadri spesso li pagavano i nonni, era opportuno accostare a alla giovane madre Maria una figura femminile più anziana e autorevole. Essendo uno dei pochi punti fermi del cerchio parentale di Gesù, Anna fu inevitabilmente coinvolta in altri legami da agiografi restii a inventarsi ulteriori personaggi: secondo alcuni dopo la morte di Gioachino si sarebbe sposata altre due volte, mettendo alla luce Elisabetta (madre di Giovanni Battista) e Maria Salomé, madre di Giacomo Minore: un tentativo di ribadire che il cosiddetto "fratello del Signore" ne era in realtà il cugino. Questa leggenda fu severamente censurata dal Concilio di Trento, ma non prima di aver permesso ai pittori di dipingere interni in cui Gesù ragazzino gioca con Giovannino e Giacomino o altri santi bambini, sotto gli occhi attenti di una matrona paziente, di solito vestita di verde.
Rifugio d'uccelli notturni
25-07-2024, 20:06DiscoEstate24, musicaPermalink(Non so se ci avete fatto caso, ma persino il livello dei tormentoni radiofonici estivi è in crollo verticale. Le cause possono essere molteplici; il successo dello streaming ha probabilmente determinato un tracollo culturale degli addetti alla programmazione radiofonica, ecc. ecc.. Comunque siamo a un punto in cui il tormentone potrei benissimo scoprirlo persino io, magari pescando tra gli episodi meno noti della discografia dell'ultimo mezzo secolo. Ad esempio:)
Pochi rammentano che nel 1993 Fiorello con la sua versione di "La nebbia agli irti colli" non solo riscosse un travolgente successo, ma scatenò per emulazione una vera e propria sotto-scena della discodance siciliana, i cui vocalist si misero a saccheggiare i versi dei più celebrati poeti italiani nella speranza che funzionassero bene con delle basi techno. Speranza quasi sempre delusa, e in effetti questa vague disco-lirica è passata alla storia per la velocità con la quale riusciva a svuotare le piste alla domenica pomeriggio: i ragazzini schizzavano via, forse in cerca di biblioteche dove approfondire la conoscenza dei classici, ma siccome era difficile che ne trovassero aperte più probabilmente si davano alla droca. Comunque questa rimane l'ineguagliata hit di dj Quasimodo, Rifugio di uccelli notturni.
L'accelerazione è percepibile
18-07-2024, 01:43autoreferenzialiPermalinkCioè no, non è successo, ma non mi spiace dare questa impressione. I santi hanno reso bene, non tanto perché hanno venduto più di quanto mi aspettavo (mi aspettavo pochissimo), ma per lo spazio che mi hanno fatto intorno, quel sentore di muschio e muffa più che consono a un sito internet più vecchio della maggioranza della popolazione umana al mondo. Pensatemi finalmente assorbito in una passione futile, ogni maschio della mia età ne ha almeno una; e non con gli occhi sbarrati davanti a questo schermo mentre vedo il mondo bruciare e mi torco le mani, e pesto i piedi, e dalla cucina qualcuno mi chiede cosa sto combinando, niente, niente, ho chiuso un attimo la Bibliotheca Sanctorum e sotto c'era un tweet da Gaza, bombardano la spiaggia. Vuoi vedere che Hamas ha messo i tunnel anche lì.
A novembre in USA si vota e chi vincerà sarà fuori da ogni giurisdizione, infallibile come il papa salvo che il papa al massimo oggi ti scomunica, laddove i presidenti tendono a bombardare. Sarà il comandante sul ponte di un Occidente che affonda, sarà nervoso e circondato da imbecilli, un'élite liberale che ha fatto tutto il possibile per mandare la nave a scontrarsi contro ogni logica di sopravvivenza. Sarà tante cose, ma a questo punto tenderei a escludere che sarà una persona equilibrata e sana di mente: Trump non lo era neanche quando aveva ancora due orecchie, Biden se lo fosse si sarebbe ritirato mesi fa. Questa persona si ritroverà sulle spalle l'emergenza climatica, il fallimento strategico e morale di tutte le campagne degli ultimi anni, e in mano la valigetta nucleare. Se non sembra un incubo, è perché a sognarlo tutti i giorni dopo un po' ci si sente come a casa.
Qualche fine settimana vado al mare, perché fa davvero troppo caldo; anche se a dirlo passi per un fanatico. Leggo qualcosa, scrivo qualcos'altro, guardo cartoni animati, faccio anche le parole crociate. Se pensassi che il mondo fosse finito, che non restasse più niente da fare, probabilmente mi comporterei nello stesso modo. Quindi forse lo penso.
Veronica che fotografò Gesù
12-07-2024, 00:34repliche, santiPermalink12 luglio – Santa Berenice/Veronica, paleo-fotografa.
Grazie Gesù (e chi ti smacchia più) (Mattia Preti). |
Una fotografia, diremmo noi.
La Veronica di Hans Memling (1475, notate le due punte della barba). |
Il Volto di Vienna. |
La Veronica di Roma |
Autoritratto in forma di Gesù Cristo (o di rockstar), Albrecht Dürer, 1500 (ecco, questo se non lo conoscessi potrei davvero scambiarlo per una foto). |
Re Abgar riceve un souvenir dalla Palestina (miniatura). |
Giovanni Damasceno, l’arabo che amava la Madonna. |
La santa che abbatteva le statue
11-07-2024, 02:33santiPermalink11 luglio: Santa Marciana di Cesarea di Mauritania (III secolo), martire e abbattitrice di statue
FALSA! SEI FALSA! |
È da un po' che nessuno maltratta una statua – perlomeno i giornali non ne parlano, e considerata la rilevanza che ultimamente davano al fenomeno, do per scontato che se qualche monello avesse maltrattato un nano da giardino ce lo farebbero sapere. O invece no, forse i giornalisti hanno capito di avere esagerato – lo spartiacque potrebbe essere stato quel fondo della De Gregorio di un anno fa, chiamò cerebrolesi dei tizi che avevano buttato giù una statuetta e i cerebrolesi se la presero – ma a quel punto non era nemmeno più chiaro perché le statue avessero tanta importanti, e perché vandalizzarle fosse considerato un gesto così importante e pericoloso.
Anche in questo caso il carattere effimero del fenomeno dipendeva soprattutto dal fatto che avevamo importato una pratica dagli USA, senza capire perché negli USA fosse così importante. Laggiù le statue provocano discussioni perché ogni comunità innalza le sue, senza chiedere il permesso agli altri. È il modo in cui si è sviluppata la società – una specie di guerra fredda tra comunità basate su identità razziali o religiose. Se sei razzista non è che puoi proprio dirlo in giro, ma puoi sventolare una certa bandiera, e/o esibire la statua di qualche vecchio schiavista. Finché qualcuno non prova a tirartela giù. Da noi è diverso, le statue di solito sono esposte in uno spazio considerato pubblico, e in molti casi sono pubbliche anch'esse. Per cui di solito il dibattito sull'opportunità di erigerne una si fa prima, o durante l'erezione. Per avere una statua devi entrare nel pantheon dei venerati maestri, dopodiché di te si parlerà generalmente bene e poco. Le eccezioni di solito segnalano l'originalità di qualche amministratore, o, nel caso di Montanelli, lo smottamento dell'opinione pubblica, che vent'anni fa lo trovava tutto sommato un gran personaggio e adesso no.
Comunque il fatto che l'ultima fiammata iconoclastica sia arrivata di riflesso dall'America non significa che in generale prendersela con le statue non abbia un senso e un'efficacia. È peraltro pratica già antica, dopotutto le statue esistono da che esiste l'umanità (le pietre sono la prima cosa che abbiamo cominciato a scheggiare). E come tutte le pratiche antiche senz'altro esiste un santo del calendario che l'ha praticata, e che si può proporre come patrono degli abbattitori di statue. Potrebbe trattarsi proprio di Santa Marciana di Cesarea di Mauritania, che fu condannata alle belve per aver decapitato una fontana.
La pagina che le dedicano gli Acta sanctorum è insolitamente asciutta: non vengono descritti miracoli, ogni accadimento sembra insolito, ma verosimile. Marciana è presentata come una vergine di grande bellezza e di indubbia moralità, decisa a vivere una vita di penitenza. Invece di ritirarsi nel deserto – pratica che si sarebbe diffusa soltanto nel secolo successivo – Marciana si trasferisce dalla piccola Russucur a Cesarea, capoluogo della Mauritania (oggi più o meno l'Algeria), e qui finisce molto presto nei guai. Durante una festa di quartiere, trovandosi davanti una statua della dea Diana su una fontana, rimane così scandalizzata da vandalizzarla, troncandole il capo. Immaginatevi gli opinionisti a quel punto: gioventù dissoluta, cerebrolesi, con quel che costa il marmo e la manodopera, ai miei tempi le fontane e le Diane si adoravano, altroché. La folla a momenti la lincia sul posto; durante il processo Marciana prende parola solo per dissuadere i cittadini dall'adorare dei di marmo o legno o qualsiasi metallo, e di convertirsi al vero Dio: una linea di difesa abbastanza azzardata, durante le persecuzioni di Diocleziano.
Marciana viene condannata "ad bestias": nel grande anfiteatro di Cesarea viene risparmiata da un leone, incornata e sollevata da un toro, dilaniata da un leopardo. Un tale supplizio può sembrare esagerato: sappiamo che a Roma, contro Perpetua e Felicita, non fu aizzato nemmeno un toro, ma una giovenca. Ma di solito in una storia di santi l'esagerazione serve a introdurre un intervento miracoloso, che qui non c'è. Forse davvero in Mauritania si usavano le fiere anche contro le ragazzine, del resto su quella sponda del mediterraneo era più facile procurarsele.
Se ad altri santi sono attribuiti comportamenti iconoclastici, è abbastanza curioso che in questo caso a distruggere un'immagine pagana davanti a tutti sia una vergine, da cui ci si aspetterebbe una condotta assai più timida. Si potrebbe persino ipotizzare che il gesto inconsulto di Marciana sia stato un raptus causato dal panico: proveniente da un piccolo centro, forse la santa non aveva mai visto una statua di buona fattura a grandezza naturale, qualcosa che per noi è abbastanza normale ma che per lei risiedeva nell'uncanny valley dei simulacri così simili all'umanità da risultare perturbanti. Potrebbe avere provato lo stesso orrore che proveremmo nei confronti di un androide semovente che pretende di parlarci come un essere umano. Non solo, ma il suo orrore nei confronti delle immagini potrebbe indicare la presenza di una corrente iconoclastica nelle piccole comunità cristiane africane, tre secoli prima dell'arrivo dell'Islam e delle guerre delle icone a Costantinopoli. Siamo abituati a pensare che l'avversione per le icone si irradi dalla Mecca, ma non avrebbe avuto il successo che avuto se avesse incontrato un terreno ostile. L'idea che le immagini fossero qualcosa di profondamente sbagliato circolava già, se non altro nelle comunità ebraiche e probabilmente anche in qualche comunità cristiana eccentrica o eretica. Può darsi che Marciana ne avesse fatto parte, prima di arrivare nel grande capoluogo e imbattersi in un idolo di marmo a grandezza naturale. E romperlo. Del resto per lei era una truffa. Fate presto a giudicare voi: vi capitasse l'occasione di sventare una truffa in una pubblica piazza, davanti a tutti, non ne approfittereste? Senza fare male a nessuno, le statue non provano dolore. Sono fredde, dure, non provano e non pensano niente, non l'hanno mai pensato. Sarà forse questo che affascina i giornalisti italiani.
A Rainha Santa Isabel
04-07-2024, 01:11santiPermalink4 luglio: Sant'Elisabetta (1271-1336), regina del Portogallo
Francisco de Zurbarán |
Un'altra volta la stessa Elisabetta stava portando del pane ai poveri, quando il marito sospettoso (e alquanto avaro) la scoprì: ferma là, cosa stai portando in grembo? E lei: ma niente, un mazzo di rose. Ora, questo miracolo ha molto più senso se è riferito a una santa che svolga una professione più umile, come Santa Zita che era una domestica, o al limite Francesca Romana che era una nobildonna, sì, ma stava a Trastevere e poteva davvero infilarsi un sacco di pane sotto il gonnellone. È appunto a causa della scarsa fantasia degli agiografi improvvisati se verso il Quattrocento questo miracolo comincia a essere attribuito a regine come Elisabetta d'Ungheria, e poi Elisabetta di Portogallo che peraltro era sua nipote. Comunque quando re Dionigi insiste per vedere cosa c'è davvero nel sacco, indovinate: il pane si è trasformato in un mazzo di rose. Per questo motivo Elisabetta è spesso ritratta coronata da rose, e Francisco de Zurbarán la ritrae con la gonna più grande che riesce a mettere nel quadro, perché se una regina deve proprio uscire di palazzo per portare pane ai poveri, sembra giusto che ne porti un'ingente quantità. In seguito viene introdotta la variante per cui a trasformarsi in un mazzo di rose non è un po' di pane, ma un sacchetto di monete che avrebbero finanziato opere di carità più degne di una regina. Ma d'altro canto cosa ci si aspetta da una santa regina?
Diverse cose. Che si sposino volentieri con il sovrano loro destinato; che gli scodellino rapidamente qualche erede maschio ma non troppi (sennò poi tocca combattere le guerre di successione); che sopportino invecchiando i tradimenti del marito e che alla sua morte si ritirino in un convento magari fondato e senz'altro finanziato da loro. Elisabetta non si scosta molto dal modello già incarnato dalla zia, Elisabetta di Turingia e Ungheria. Ci aggiunse comunque l'impegno con cui si dedicò a mettere pace tra i suoi litigiosi congiunti. In tutte le famiglie ci sono elementi così, di solito cucinano per le feste e cercano di far sedere tutti allo stesso tavolo; per Isabel invece si trattava di fermare eserciti già schierati cavalcando lungo la linea del fronte e brandendo un crocefisso, per evitare che suo figlio Alfonso Quarto attaccasse il padre Dionigi re del Portogallo e dell'Algarve.
Cosa metteva contro il padre e il figlio? Ma le solite questioni: Dionigi sembrava preferire ad Alfonso certi fratellastri di quest'ultimo, avuti da altre donne mentre la regina Isabel chiudeva santamente gli occhi. Per quanto i genitori gli assicurassero che lui restava il legittimo primogenito, Alfonso non si fidava del tutto e dando un occhiata al suo assai intricato albero genealogico non possiamo dargli torto. La stessa Elisabetta/Isabel, pur essendo figlia di Pietro III il Grande d'Aragona, era nipotina di Manfredi di Svevia, uno dei famosi figli del grande imperatore Federico II: tutti probabilmente illegittimi (non si è ancora capito se Federico sposò o no la madre di Manfredi sul letto di morte). Quanto a papà Dionigi, era un Borgogna, figlio di Alfonso III re come lui del Portogallo, ma la madre Beatrice era figlia illegittima di un altro re Alfonso, quest'ultimo di Castiglia, e Decimo della sua serie.
Vien da pensare che chiudere un occhio sulla legittimità degli eredi fosse l'unico modo per allargare un poco il pool genetico tra casate regnanti di Spagna, Borgogna e Sicilia, ormai ridotte a una sola famiglia neanche troppo allargata. Nota che tutti questi matrimoni tra consanguinei non impedivano agli Alfonsi e ai Dionigi di farsi comunque qualche guerra ogni tanto. Tanto più meritoria l'impresa di Sant'Elisabetta, che forse avvenne a Coimbra durante un assedio (qui avrebbe cavalcato un cavallo) e forse a Lisbona dove invece avrebbe montato una mula, o magari è capitato due volte. Non capita anche nella vostra famiglia che i litigi si somiglino un po' tutti.
Il marito premiò quest'opera di conciliazione facendola rinchiudere per un po' con l'accusa di tradimento, in quanto avrebbe sobillato il figlio. Una bella faccia, tosta, ma alla prima malattia seria se ne pentì e la riabilitò. Elisabetta, dopo aver accudito al marito malato, ottenendone il pentimento per i peccati quando questi era ormai in fin di vita, sarebbe entrata come terziaria francescana nel convento da lei fondato a Coimbra. Ne sarebbe uscita un'ultima volta per tentare di mettere pace tra il figlio Alfonso IV e il marito della figlia di quest'ultimo, anche lui un Alfonso, ma re di Castiglia e pertanto Undicesimo. Ma stavolta l'opera di pacificazione non funzionò e allora lei disse sai che c'è? Mi sono rotta di tutti questi Alfonsi di Castiglia e d'Aragona e di Borgogna, io torno a Coimbra e tra un po' me ne vado in paradiso, ciao. No, non lo disse (più probabilmente morì di febbre prima di arrivare nel teatro delle operazioni), ma non avrebbe avuto tutti i torti.
(Non compie gli anni nessuno in particolare)
02-07-2024, 12:10la musica è finita, musicaPermalink– Stavo pensando che all'età che mi ritrovo sarebbe anche il caso ogni tanto di scrivere un pezzo che esprima indignazione per il fatto che il mondo vada in direzioni che non avevo previsto e che nel futuro le persone non non vivranno come sono vissuto io, non ameranno le cose che ho amato io, non lavoreranno come lavoro io e forse non lavoreranno proprio nel senso che io do oggi al termine – del resto neanch'io sarei stato probabilmente un lavoratore nel senso che i miei nonni davano al termine (oddio anche mio padre credo che abbia sempre avuto dei dubbi su di me in tal senso).
Alcuni alla mia età preferiscono non affrontare ancora la cosa di petto, magari partire da un segmento più ristretto, ad es. i gusti musicali, c'è gente in tutti gli asili nido del mondo che non ascolterà la musica che abbiamo ascoltato noi e probabilmente svilupperà gusti musicali diversi dai nostri, non trovate tutto questo intollerabile? Alla mia età pare che diventi intollerabile.
Nei commenti di questo pezzo potreste dare il vostro contributo esprimendo solidarietà nei miei confronti e pena per chi viene dopo di noi, poveri esseri usciti da uno stampino a cui sarà per sempre preclusa una vera autentica esistenza, e suggerire anche motivi per cui questo è successo, potrebbe essere stata l'Intelligenza Artificiale o l'enigmatica Dittatura del Politicamente, fatto sta che dopo di noi il diluvio e non è che ci faccia piacere, però non possiamo che constatare che i tempora, i mores, è tutto andato a puttane esattamente nel momento in cui compivamo il 45esimo anno di età e ora ci aggiriamo scrollando la testa tra le macerie di questo disastro morale, ultimi superstiti di un'era di superuomini, sperando di incontrare qualcuno che ci capisca, poi da cosa nasce cosa. Purché non ne nascano bambini! Ci abbiamo già provato ma invece di dare la luce a individui perfetti come noi, maledizione, sono nate queste creature sciocche piangenti e puzzolenti che ascoltano la trep o i moleskin.
Bernardino, santo e assassino?
01-07-2024, 10:45Mondo Carpi, santiPermalink2 luglio: San Bernardino Realino (Carpi 1530 – Lecce 1616), poeta pentito e gesuita