L’Area 51 esiste (i dischi volanti no)
09/10/13 Pubblicato su Cicap Veneto
Dopo il continente perduto di Atlantide e il Santo Graal gelosamente nascosto da una occulta confraternita che controlla i destini del mondo, c’era solo lei: l’Area 51. Non serve pescare tanto indietro nei ricordi per farsi venire in mente perlomeno tre o quattro storie di Topolino e Indiana Pipps dedicate a questa misteriosissima base persa nella zona più remota del remoto deserto del Nevada. Per tacere di film, telefilm e di libri che ci raccontano di UFO, esperimenti top secret, portali per altre dimensioni, viaggi interstellari, dischi volanti e molto altro.
E fino a che si rimane nel campo della fantasia… come dire… tutto è lecito e divertente. Lo dice uno che di Martin Mystere ha tutta la collezione, speciali compresi, che fa bella mostra in libreria proprio sopra i libri del CICAP! Il fatto è che alla favola della base segreta che nascondeva all’umanità resti di astronavi provenienti da altri pianeti – e in alcuni casi anche i loro occupanti – tante persone ci credevano sul serio! Basta battere “Area 51” su Google per venire impestati di siti che, senza alcuna evidenza, si sprecano in congetture che nulla hanno a che fare con la scienza o il vero giornalismo d’inchiesta. Ad onor del vero, bisogna ammettere che nessuno negava che in quella regione appartenente all’Air Force statunitense, ci fosse una base militare, più o meno, segreta. Una caserma con annesso aeroporto chiamata anche da chi ci lavorava, non senza una buone dose di sarcasmo, “Paradise Ranch”. L’Area 51 (il nome le viene dalla toponomastica dello Stato semplicemente perché è situata tra l’Area 50 e l’Area 52) infatti, è tutt’ora zona “off limits” per il traffico aereo civile ed è continuamente presidiata da guardie armate appartenenti all’agenzia di sicurezza Wackenhut. Queste pattugliano la zona sopra mimetiche Jeep Cherokee e hanno il loro bel daffare ad allontanare le comitive di ufologi che cercano di avvicinarsi a Paradise Ranch in gran segreto. A conti fatti, un cordone di sicurezza come si trova, nè più nè meno in tutte le basi militari a Stelle & Striscie ma che in quel tratto di deserto, dove le dicerie si mescolano alla fantascienza, alimenta strampalate tesi di chissà quale mysterioso mystero.
Come Loch Ness insegna, l’han capito per primi i commercianti di Rachel, la cittadina più vicina a Paradise Ranch, che hanno messo su un museo e un discreto merchandising destinato alle centinaia di appassionati di UFO e di complotti che visitano la zona armati di binocoli e di macchina fotografica, con la speranza di immortalare contatti ravvicinati di chissà che tipo. Non manca neppure a Rachel il tour operator del mistero che organizza visite sino alle piste d’atterraggio degli UFO. Lo stesso Stato del Nevada non ha perso l’occasione di pompare sull’effetto turistico chiamando la statale 375, che corre nei pressi dell’Area 51, con il simpatico nome di “The Extraterrestrial Highway”.
Da parte sua, il Governo degli Stati Uniti sin dal 14 luglio 2003 ha ammesso l’esistenza di una unità operativa nella zona, senza però fornire informazioni sui suoi scopi, col risultato di alimentare il complottismo sulla reale esistenza di veicoli extraterrestri all’interno della base.
Ma cosa c’è davvero all’interno dei capannoni di Paradise Ranch? Lo ha rivelato giovedì 15 Agosto il National Security Archive dell’Università George Washington che ha pubblicato una corposa documentazione di oltre 400 pagine che smonta tutte le teorie cospirazioniste su atterraggi di UFO o portali per altre dimensioni. Negli Stati Uniti infatti esiste una legge denominata Freedom of Information Act, emanata nel 1966 ma entrata effettivamente in vigore dopo una serie di emendamenti applicativi nel 2009, che vincola le amministrazioni pubbliche, governo federale compreso, a consentire a chiunque l’accesso alle loro “regole, opinioni, documenti e procedure”. Il sopracitato report denominato “Central Intelligence Agency and Overhead Reconnaissance: The U-2 and Oxcart Programs” racconta una storia ben diversa. Quella di una base dell’areonautica militare che sin dal ‘55 ha ospitato il progetto di un aereo spia chiamato U-2 (la band irlandese non c’entra niente) costruito dalla Lockheed Martin che aveva lo scopo di sorvolare ad altissima quota l’allora URSS, per fotografarne i dettagli del territorio e la disposizione delle basi militari. Si capisce quindi come mai l’Area 51 fosse tenuta segreta dai militari e al riparo da occhi indiscreti. In seguito, Paradise Ranch divenne la base di altre operazioni legate alla Guerra Fredda come lo sviluppo e la sperimentazione di velivoli come il noto SR-71 Blackbird, che alimentarono la leggenda di frequenti visite da parte di astronavi extraterrestri. Val la pena di sottolineare, come osserva Paolo Attivissimo nel suo blog, che “i militari trovarono molto utile sfruttare la spiegazione ufologica come copertura per questi voli: meglio lasciar credere a visitatori alieni che far sapere ai paesi nemici le caratteristiche tecnologiche dei velivoli più avanzati”.
Ma adesso che la verità storica è venuta a galla, che ne sarà dell’alone di mistero che circonda Paradise Ranch? Non c’è rischio: nessun cospirazionista che si rispetti si è mai fatto convincere da un documento ufficiale governativo. Anzi, il fatto stesso che qualcuno si dia tanta pena a fornire una spiegazione convincente, significa che qualcosa da nascondere c’è.
Nessun timore di fallimento per gli scaltri commercianti di souvenir di Rachel. Loch Ness, dicevamo, ci ha insegnato tante cose.
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