Arrivo ad Heraklion

Heraklion - Che siamo fuori stagione lo sapevamo già. Che fosse la stagione migliore, per visitare Creta, lo immaginavamo. Che ci abbiamo azzeccato, lo abbiamo intuito in queste poche ore che abbiamo trascorso ad Heraklion. Sbarcati dall'aereo alle 17 precise, dopo uno scalo veloce ad Atene, abbiamo avuto poco tempo per vedere la città. Giusto una passeggiata per sgranchire le gambe e per cercare qualcosa da mangiare in una trattoria. I nostro albergo è a ridosso delle mura veneziane - qui è un continuo rimando alla Serenissima Repubblica marinara. Per raggiungere il centro, la porta veneziana, la fontana Morosini e altre venezianità, basta seguire per 5 minuti il lungomare illuminato giusto da qualche nave alla fonda, perché qui alle 6 è già buio e il mare lo si respira solo. Il centro città è un susseguirsi di "salizade", diremmo a Venezia. Calli larghe piene di negozi e di ristorazioni. Per lo più sono costruite su un selciato chiaro, molto bello e luminoso. La vita è, naturalmente vicino all'acqua. Moltissimi i bar e le pasticcerie, molto eleganti e raffinate, strapiene di cretesi che si godono la temperatura mite. Gli spazi all'aperto sono coperti di tende di nylon e riscaldati dai "funghi". Si sta bene e la gente può anche fumare al tavolo che nessuno ci fa caso, come fosse all'aperto. I cretesi, anche i più giovani, preferiscono cioccolate e pasticcini alle birre. Per il resto, la città ci ha fatto un'ottima impressione. Anche la gente che abbiamo incontrato. Anche i semplici camerieri, sono cortesi senza essere affettati, e ti aiutano nella scelta avvertendoti, per di pù se ordini troppa roba! A questo proposito, un metro di giudizio, a mio avviso, è sempre il rent car. Non efficiente come quelli nordici - passata della carta di credito e tanti saluti, ma cortesi e abbastanza veloci. E' la prima volta che l'impiegata si è presentata con il suo nome e col suo telefono "per ogni necessità". Per strada, la guida è un po' creativa (parcheggiano in doppia fila senza problemi) ma comunque si fermano ai semafori. Ed è più di quello che ho visto in tanti Paesi mediterranei. Ultima nota positiva. La prima scritta che ho visto su un muro è stata "antifa! E così ne ho viste tante altre, in tutti muri del centro. Beh... già questo basta a rendermi simpatici i cretesi!

Da Helsinki a Capo Nord


8.407 chilometri dopo

Venezia - Si torna a casa. Un ultimo giro per la piazza sul mare, tra bancarelle di carabattole per turisti e battelli che vendono pesce ai nativi. Un saluto al monumento di Sibelius in mezzo ad una marea di turisti giapponesi. E poi il saluto alla nostra brava Clio e l'aereo per la laguna. L'ultimo post è sempre il più difficile da scrivere. Ed anche il più triste, perché in Finlandia siamo stati bene. Forse non rimpiangeremo Helsinki ma senz'altro porteremo nel cuore un Paese coperto da sterminate foreste, e la sua lieve terra sospesa tra cieli azzurri e gelidi laghi. Un Paese di donne e uomini "civili", intendendo con questo termine la capacità di rispettare le regole di convivenza in cui ci si riconosce con la cultura sufficiente per saper difendere ed apprezzare i beni comuni. Un Paese che, per più di un mese, ci ha regalato paesaggi sconfinati, architetture d'avanguardia, case accoglienti, strade, parchi e luoghi pubblici mantenuti alla perfezione e curati sino al vaso di fiori colorati sul lampione nelle vie più laterali del villaggio più remoto.
E ci ha regalato anche tante renne che ti attraversavano la strada all'improvviso così che non ti potevi distrarre un secondo, tanti musei divertenti ed istruttivi, magari balordi e stravaganti ma mai banali, tanti traghetti gratuiti perché raggiungere l'isola è un diritto, tanta acqua potabile e gratuita (anche questo è un diritto). E poi ospedali per orsi orfani, villaggi di Babbi Natali, impressionanti formazioni geologiche, castelli e fortezze che non hanno mai vinto una battaglia, monumenti alle vittime della guerra che nulla concedono alle retoriche nazionaliste. Tutto questo e molto altro ancora, la Finlandia e Capo Nord, ci hanno regalato, assieme a tante, tante storie. Storie di terra, storie di mare, storie di foreste e storie di viaggi. Storie tutte da raccontare. E così non mi resta altro da scrivere che: grazie, Finlandia!

Sei isole per una inutile fortezza

La storia di Suomenlinna, la fortezza che sorge su un arcipelago di sei piccole isole davanti al porto di Helsinki, è un riassunto di tutte le vicende militari accadute in terra di Finlandia. Costruita dagli svedesi per opporsi all'avanzata dei russi, al momento fatidico si è rivelata perfettamente inutile e si è arresa senza colpo ferire. Poi arriva la guerra di Crimea e con lei la navi della flotta di Sua Maestà Britannica che spazzolano i figli della Santa Madre senza scomporsi più di tanto. Storie così ne avremmo sentite una mezza dozzina nel nostro viaggio. Nel caso di Suomenlinna, il risultato finale della battaglia è stato di 21 mila cannonate messe a segno dagli inglesi, contro le zero messe a segno dai russi. Il che la dice tutta sull'efficacia delle fortificazioni realizzate sull'isola. Quel che rimane delle mura, dopo la grandinata di cannonate targata Unin Jack, è oggi a disposizione dei turisti o dei finlandesi che vengono a prendersi una giornata di riposo dal traffico di Halsinki. Si raggiunge l'arcipelago su una motonave che pare proprio una di quelle che a Venezia portano al Lido o a Burano. Anche i turisti sembrano gli stessi: famiglie spagnole caciarone, giapponesine vestite da bamboline. La sola differenza è che qui nessuno ti chiede il biglietto. C'è una macchinetta davanti all'imbarcadero e danno per scontato che chi sale se ne sia servito. E questa è una delle cose che mi sono piaciute di più della Finlandia. Nessuno, nemmeno lo Stato, cerca di fregarti e tutti, compreso lo Stato, danno per certo che tu sia onesto con loro.
La traversata dura una quindicina di minuti, tra isole ed isolette. Appena sbarcati, un operatore del servizio informazioni turistiche ti regala una mappa delle isole scritta in più lingue. Ci sono alcuni musei militari con annesso negozio di souvenir, qualche caffè, qualche casa abitata ed una chiesa con un campanile che fa anche da faro. Per la parte più interessante della fortezza, a due chilometro e mezzo dal pontile, è preferibile seguire un percorso ben segnalato, ma sei libero di girare come credi. I finlandesi ci vengono a fare picnic nei bei prati tra un mastio diroccato dalle bombe ed un cannone arrugginito.

Delusione Helsinki

Helsinki è tanto brutta quanto la Finlandia è bella. Chi lo sa perché, ma ci si illude sempre che le capitali siano un riassunto potenziato, nel bene e nel male, del loro Paese. Ma non è mai così. Perlomeno nella mia esperienza. La prima delusione cocente è arrivata dalla celebre Temppellauktion Kirkko, la chiesa scavata nella roccia che le guide vantano come la principale attrattiva turistica della città. Beh… è davvero banale ed inutile! Dovrebbe incarnare la spirituale finnica fondata sul rispetto della natura ma la roccia e il cemento armato con cui è stata realizzata non ha neppure l'odore delle sterminate foreste finlandesi. Da fuori sembra una collinetta attrezzata a campo giochi ed è visibile solo la porta di un caffè (che fa parte della struttura) e l'entrata al tempio che è solo un banale portone. Pare la caverna di Bilbo Baggins, se non fosse che questa dentro è accogliente. La chiesa invece è piuttosto piccola e non c'è praticamente niente di originale se non i muri che sono sono di pietra lasciata apposta un po' grezza. Non è neppure una grotta vera. Insomma, di interessante c'è solo la notizia: "la prima chiesa al mondo scavata interamente nella roccia". Se vi accontentate di questo, va bene così. Anche il decantato tetto realizzato con un "filo di rame lungo 22 chilometri" attorcigliato, non ha nessun senso. Lo stesso effetto che non è poi questo granché si poteva ottenere con del legno ricoperto di rame. Ma i "22 chilometri" hanno il solo obiettivo di battere un record e far felici i turisti giapponesi che a decine si fanno i selfie dentro Temppellauktion.
Le altre due chiese che caratterizzano il modesto paesaggio di Helsinki sono ancora peggio. La cattedrale color rosso ortodossa che sorge sull'isola di Katanajocca si gioca tutto sulla guglie a cipolla e su una pala d'altare che in Italia la più povera chiesa di Umbria o di Toscana terrebbe nascosta in sagrestia. La sua dirimpettaia bianca luterana è di un kitsch addirittura imbarazzante. Tutto quello che si può dire a suo favore è che è alta e che si vede da lontano, pesando come un macigno nello skyline dalla città.
Per il resto la città non ha proprio niente. E, salvo rare eccezioni peraltro mai bene inserite nel contesto urbanistico, ci si chiede perché non ci abbiano lavorato tutti quei maestri che hanno realizzato ardite forme architettoniche in altre città della Finlandia. Strade squadrate e trafficatissime, enormi supermercati del niente come l'immenso casermone Stockmann, una periferia dormitorio piena di brutti e grigi condomini riempiti di mini appartamenti che arriva sin dentro la città. Anche il lungomare non è valorizzato e si riduce ad una piazza dove si affollano turisti e bancarelle di souvenir. Questa dovrebbe essere il "cuore" di Helsinki, e questo la dice tutta su questa inutile città che è sul mare ma in cui non si riesce neppure a sentire l'odore del mare.

Sulla strada costiera

La Finlandia è una terra di pietre e di legno. Di legno proveniente dalle sue sterminate foreste e di pietre lentamente trascinate per millenni dai ghiacciai durante le ere glaciali. Pietre che oggi troviamo ancora là, incastonate in mezzo ai campi di grano come pietre preziose in montature d'oro zecchino o ricoperte da strati di umido muschio a in mezzo alle perenni foreste. Legno e pietra che troviamo anche nelle case e nelle chiese finniche, a testimoniare che sono loro, il cuore pulsante del Paese. Pietre e legno che predominano come elemento architettonico in tutte le città e i paesi che troviamo nella strada costiera che va da Hamina ad Helsinki.
Da Lahti, impieghiamo appena un'ora e mezza per raggiungere Hamina ma prima ancora di vedere le prime case della città, il luccicante riverbero azzurro del cielo all'orizzonte e il gusto di salato di cui si insapora l'aria, ci avvertono che - finalmente, dopo tante foreste - abbiamo raggiunto il grande mare. Hamina è una città costruita su pianta ottagonale. Cosa piuttosto rara in Finlandia. A posarne le fondamenta sono stati gli svedesi. Un altro baluardo - inutile come tutti gli altri - della loro lunga guerre con i russi in terra finnica. Al centro dell'ottagono c'è il municipio. Le case più antiche sorgono tutte intorno, lungo le strade poste a raggiera.
Da Hamina proseguiamo verso ovest, sino a raggiungere Helsinki nella serata. La tappa successiva è stato il museo del mare di Kotka, la città interamente costruita su un'isola. Che dire? Il museo è bellissimo, come sempre in Scandinavia, e lascia spazi al gioco e all'immaginazione. Ne ricaverò senz'altro un bel po' di articoli per Liguria Nautica.
Non sul mare, ma su piccoli laghetti le cui sponde sono collegate da graziosi ponti, troviamo Ruotsinpyhtää. Il nostro intento era quello di visitare l'antica ferriera. Troviamo il museo chiuso ma scopriamo un villaggio incantevole immerso in una paesaggio fiabesco, fatto di edifici rosso scuro che si specchiano in acque placide. Una mostra d'arte realizzata in quello che un tempo era un grande granaio, ci ha dato la dimensione di come, in Finlandia, la cultura sia profondamente diffusa a tutti i livelli.
Ultima tappa, Porvo che è per Helsinki quello che Burano è per Venezia. Mi spiego per i non veneziani (o non buranelli): Porvo sta a pochi chilometri dalla capitale ed è la meta ideale per una scampagnata di un giorno sia per il residente che per il turista, desiderosi di immergersi nei colori tipici della Finlandia e in ambiente dove la natura è ancora predominante. La Porvo vecchia - quella che vale la pena di visitare - è due strade ed un fiume. Due strade contornate da case tradizionali in legno colorato. Un fiume che riflette il rosso scuro degli edifici più antichi costruiti sulle sue sponde. Barche di tutti i tipi, dal ketch elegante al motoscafo, dondolano placidamente nei suoi moli. Crociere salpano regolarmente per le isole e sentieri naturalistici portano in paradisi di verdi foreste e di azzurro mare.
La costiera est di Helsinki è stata davvero una bella sorpresa e un condensato delle tante meraviglie che abbiamo ammirato nel nostro viaggio. Peccato solo che una di queste ci sia sfuggita. L'antica birreria di Malmgård, dove 12 generazioni di mastri birrai producono un nettare realizzato con un'acqua che - a pare di tanti bevitori - è assolutamente speciale. Noi ci siamo andati ben decisi a farcene una idea personale con qualche assaggio, ma lo stabilimento era chiuso. Restava nell'aria solo un caldo profumo di miele di bosco, pane appena cotto e malto tostato. Ci siamo accontentati di questo.

A sud di Tampere

Il verde assedio di pini e betulle che soffocano i panorami lapponi si fa meno opprimente quando si scende a sud di Tampere. Vaste distese di grano di colore dell'oro si alternano all'azzurro freddo dei laghi e dei fiumi, indistinguibili senza una carta geografica in mano. La regione è tra quelle più densamente popolate della Finlandia e, seppure risulti praticamente deserta se misurata col metro italiano, per chi viene del nord del Paese la differenza salta agli occhi. I villaggio di tre case sono ormai un ricordo e, in prossimità delle placide cittadine, tranquillamente adagiate sui loro corsi d'acqua, si trovano grandi supermercati e pompe di benzina. Anche le attività umane cominciano a caratterizzare il territorio. Iittala, che visitiamo in mattinata, è famosa per il vetro soffiato. Niente da spartire con i maestri di Murano, ma la fabbrica che lo lavora, barcamenandosi tra artigianato e catena di montaggio, produce comunque dei validi prodotti, puntando per di più sul design che sulla qualità del vetro o della lavorazione.
Nella strada che ci porta a Lahti troviamo anche un paio di chiese: quella di Hattula, purtroppo chiusa per una indisponibilità del sagrestano, e quella di Hollola. In quest'ultima riusciamo ad entrare e rimaniamo colpiti dalla stranezza di una pianta a due navate, con l'altare piazzato davanti al colonnato centrale. Statue lignee colorate, come raramente ne abbiamo viste in Finlandia, ci hanno comunque restituito una dimensione più vicina a quella cui siamo abituati del cristianesimo, dopo lo shock della cattedrale di Tampere senza neppure un cristo, un crocefisso o una madonna alle pareti.
Prima di riparare a Lahti, non ci siamo persi la casa e lo splendido atelier dello scultore Emil Wikström (1864-1942) a Visavuori. Una specie di fortino in mattoni rossi con tanto di torretta adibita ad osservatorio astronomico che sorge su un verde promontorio del lago Rauttunselkä e si affaccia su isole ed isolette fittamente coperte da alte conifere.

L'angelo ferito di Tuomiokirkko

Da estate all'inverno, dal sole caldo alla fredda pioggia, dai 23 ai 13 gradi celsius in un paio di ore. Non è la prima volta che la Finlandia ci tira questo scherzo. Ed ai finlandesi tutto ciò deve apparire normale. Girano sotto la pioggia battente in maglietta e pantaloncini corti come niente fosse. Sono pochi quelli che si prendono la briga di aprire un ombrello. Sono tanti i ciclisti con caschetto e maglietta attillata che pedalano sulle loro bici da corsa incuranti dell'ira di Giove Pluvio. Anche nel campo da golf pare che della pioggia non gliene freghi niente a nessuno e continuano ad andar di mazza sulla palla. Per i bambini poi, è una festa. Sotto la finestre del mio B&B - con riscaldamento acceso! - saltano e sguazzano sulle pozzanghere in maglietta e sandali. Noi intanto, abbiamo rimesso le scarpe invernali.
La mattina però, il sole splendeva che pareva estate. Intendo: estate non come la concepiamo nel Mediterraneo. Qui hanno criteri diversi. Ci siamo fatti un bel giro per il centro della città ammirando soprattutto il recupero di tutti gli edifici industriali. Fabbriche e casermoni risalenti ai primi del '900, ai tempi in cui Tampere aveva un suo importante ruolo nel tessile. Il centro Finlayson, sulle rive del Tammerkoski, il primo in tutta la Scandinavia ad essere alimentato dall'energia elettrica prodotta dallo scorrere del fiume, oggi ospita pub, negozi e musei, ed è il cuore della vita culturale cittadina. Ma tanti altri edifici in mattone rosso sono diventati sale da concerto, teatri e centri commerciali. Oggi Tampere, che per la sua tradizione operaia nella guerra civile è stata la capitale dei Rossi, è una bella città, vitale e colta, che ha saputo trasformare un problema come quello della chiusura di tante fabbriche, in un patrimonio urbanistico.
Ma assieme alle sue fabbriche ottocentesche dismesse che si specchiano sul Tammerkoski, una cartolina iconografica di Tampere non può prescindere dalla sua celebre cattedrale luterana: Tuomiokirkko. L'avevamo vista ieri sera dall'esterno e ci aveva regalato una impressione da castello della fiabe. Una costruzione che starebbe bene anche in una Disneyland qualsiasi. Vista da dentro è tutta un'altra cosa e l'impressione giocosa viene scalzata da una sensazione di inquietudine che arriva all'angoscia. I pilastri in granito, la bassa volta con cui si accede alla navata centrale illuminata da vetrate seminascosto alla vista, l'asimmetria non direttamente percepibile che falsa lo spazio, il grande quadro che domina l'altare e che non ha, al contrario delle altre chiese, un immediato riferimento religioso… tutto concorre a spiazzare il visitatore. I quadri soprattutto sono davvero conturbanti. La pala realizzata da Magnus Enckell mostra quello che dovrebbe essere una risurrezione. Ma le figure, alcune nude altre vestite con larghi abiti bianchi che si incamminano verso non si sa dove non mostrano né gioia né gloria. Tutto intorno alla sala centrale un lungo affresco opera di Hugo Simberg mostra i 12 apostoli ritratti come dei bambini nudi che tirano a fatica una grossa ghirlanda cosparsa di fiori e di spine come a circondare il mondo. Ti vien voglia di scappare prima che la catena si chiuda. Ancora più inquietanti sono gli altri dipinti che si trovano nella galleria, tutti opera di Simberg. Tre scheletri che coltivano amorevolmente un giardino (o un cimitero) di piante e di piante dipinte nello stesso dipinto. Ancora più inquietante è l'opera che raffigura due bambini che trasportano in barella un angelo ferito e dolente, dalla testa china. La spiegazione ufficiale è che i bambini "soccorrono" l'angelo ma gli sguardi dei ragazzi non sono per nulla rassicuranti e restituiscono a chi osserva il dipinto un senso di profondo disagio. Tutte opere che col cristianesimo, pure nella sua versione luterana, hanno ben poco a che spartire (Chi ha mai sentito di un angelo ferito? E chi lo avrebbe ferito, poi?) e che spiegano le accese polemiche che queste opere, esposte in una cattedrale, suscitarono tra i fedeli quando la chiesa venne inaugurata nel 1907.

Valtatie 66

La strada che da Tampere porta a Virrat, la Valtatie 66, è per i finlandesi quello che la Route 66 è per gli statunitensi o la Routa 40 per gli argentini. Cantata da musicisti e percorsa da viaggiatori di tutti i tipi. La 66 ha anche una sua versione acquatica, la via dei Poeti, che porta sempre da Tampere a Virrat ma in barca, di lago in lago e di fiume in fiume, intrecciandosi con il percorso della nostra strada. Noi arriviamo a Virrat da est, dopo aver visitato due splendide chiese in legno. La prima in particolare, quella di Petäjävesi, era davvero suggestiva. Costruita nel 1763 e scampata agli incendi che hanno fatto tabula rasa delle altre chiese del suo tempo, mantiene il fascino del signorotto di campagna. Purtroppo non abbiamo potuto visitarla come avremmo voluto in quanto c'era una funzione in corso. Ci hanno colpito comunque i tavolati lignei deformati dal tempo e la faccia rubiconda del santo raffigurato sotto l'altare. Una nota, stampata in italiano, sottolineava l'orgoglio degli abitanti del paese in quanto i dipinti che ornavano le pareti erano stati commissionati a "pittori professionisti".

La seconda chiesa che abbiamo visto, più grande e più imponente ma anche meno suggestiva è quella di Keuruu, ma ce la siamo goduta ugualmente grazie alla spiegazione gentilmente offertaci dal logorroico, ma anche molto simpatico prete che ha aperto le porte dell'antico edificio apposta per noi.
Quindi abbiamo preso la 66, tra acquitrini, laghi e foreste di giovani abeti meno opprimenti che in altre parte della Finlandia, sino a raggiungere Tampere, dove alloggeremo un paio di notti e dove in serata, dopo una breve passeggiata, siamo riusciti a vedere, pur senza entrare, la bella cattedrale che pare un castello di principesse, con tanto di mura di cinta.
Ma prima di arrivare in città - Tampere è uno dei pochi insediamenti finnici che davvero possono fregiarsi di questo titolo - abbiamo fatto tappa per rifornimenti a Ruovesi e, nel prato antistante la chiesa locale, coperta da una tettoia per preservarne la struttura, abbiamo visto una di quelle lunghe piroghe in legno incatramato, da 18 remi per parte, con le quali i fedeli raggiungevano la chiesa per partecipare alla funzione domenicale. Esaminarne i particolari costruttivi è stato davvero interessante per un appassionato di navigazione come me! Certo, lo scafo era un'opera più da falegnami che da carpentieri e dubito che in mare quello scafo avrebbe percorso molte miglia. Eppure, come ci aveva spiegato il loquace prete protestante, i fedeli ci navigavano tutta la notte. Otto ore andare e otto tornare da Mänttä a Keuruu. Domeniche d'inverno comprese. Fede o pazzia?

Caro Alvar

Da Savonlinna a Jyväskylä. In linea retta i chilometri non sono poi molti. Ma lo spazio, su questa terra che in Finlandia chiamano la regione dei laghi, non segue le rigide regole euclidee. La strada segue i profili dei laghi, costeggia fiumi e corsi d'acqua, e salta di isola in isola su ponti di tutte le dimensioni. Siamo nella grande regione dei laghi, la grande regione dove c'è più acqua che terra e che dà alla Finlandia meritato titolo di "terra dei mille laghi". Che poi, se li conti sono anche di più: 187 mila e 888, secondo la stima ufficiale della società geografica finnica.
E sempre di isola in isola, siamo a Mikkeli. Città che ti mostra subito tutta la koinè della Finlandia. Strade squadrate, villette con giardino ben curato nelle periferie, edifici moderni e alti al massimo tre piani adibiti a negozi e supermercati nel centro. Una bella e ampia via perdonabile che porta alla piazza centrale piena di caffè e banchetti di specialità (ah, quanto gli piace sedersi all'aperto con una brioche ed un caffè annacquato ai finlandesi). Uno spazio coperto adibito a "salone del gusto", così che lo possono utilizzare anche d'inverno. Tanto verde ed aiuole fiorite ad angolo di strada, un paio di musei assolutamente inutili e privi di materiale di qualche interesse che non sia la storia locale degli ultimi 50 anni, ma comunque disegnati da qualche grande architetto, e poi qualche attività all'aperto. A Mikkeli ad esempio stavano preparando una gara di go kart in pieno centro con un impegno degno dell'avvenimento dell'anno.
Tutto quanto abbiamo detto vale anche per Jyväskylä, con la differenza che invece dei go kart hanno organizzato una manifestazione di pallacanestro e la via principale della città era invasa da specie di bisonti biondi che si litigavano una palla. Ma Jyväskylä, dove ci siamo fermati per la notte, ha anche qualcosa in più. E' la città di Alvar Aalto. Intendiamo (perché molte altre città finlandesi si disputano questo titolo), la città in cui ha vissuto da ragazzo, dove ha studiato, dove gli hanno consigliato di darsi al giornalismo perché per l'architettura era negato, dove ha realizzato le sue prime opere e dove gli hanno dedicato un bel museo. Ce ne saranno una dozzina, in tutta Jyväskylä, di edifici disegnati da lui. Tutti gli altri fanno a gara per assomigliarli. Il massimo del minimo lo abbiamo toccato a Seinäjoki, a 10 minuti d'auto da qui, dove il maestro ha realizzato il celebre municipio che da fuori pare una austera fortezza e dal cortile interno il patio della casa dei tuoi sogni. La tecnica di usare mattoni grezzi è stata copiata da tutti gli edifici del paese, compresa una puzzolente fabbrica, un chiosco di bibite e un supermercato. E noi, che sull'architettura non siamo particolarmente ferrati, se ne stavamo là a fotografare questi muri credendo di trovarci davanti al municipio. Poi, per fortuna, ci siamo accorti del cartello "Town Hall a 200 metri da qui". Ma non son scherzi da fare, caro Alvar!
See Older Posts ...