Superman e il mercurio nelle vene

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C'è una regola che mi sono dato anni fa e mi ci sono trovato bene: prenditela solo con chi è più grande di te. Siccome sono rimasto molto piccolo, questo non mi impedisce di prendermela con chiunque. Non mi consente però di farmi gioco di questa signora, e del movimento da burletta che rappresenta, una specie di sfogatoio per tensioni che nemmeno i più organizzati movimenti paranazionalisti, postfascisti e populisti riescono più a controllare. Certo mi è capitato di infierire su chi faceva discorsi molto simili, ai tempi in cui votavano tutti Grillo e Grillo aveva improvvisato un movimento che lambiva il 30% dell'elettorato: mi è capitato perché in quel caso ci vedevo un raggiro, una circonvenzione di incapace, un venditore di filtri magici che mandava i suoi commessi in parlamento.

Questa signora mi sembra molto più una vittima che complice: se non ho molte speranze di farle cambiare idea, non traggo nessuna soddisfazione dall'osservarla peggio informata di me. In lei vedo una signora angosciata; vorrei rassicurarla sul fatto che le sue angosce sono completamente campate in aria, ma c'è questo piccolo problema che sono angosciato anch'io.

Vorrei poterle dire che il 5G non fa più male del 4G che stanno usando i suoi amici per riprendere il suo comizio, anzi consentirebbe al pubblico da casa uno streaming più efficace, di qualità quasi televisiva; dopodiché tra i suoi sproloqui e i discorsi dei parlamentari non sarà più possibile notare la differenza (che tende in effetti a sbiadire). Vorrei poterle dire che Bill Gates non ha nessuna intenzione di renderci più robotici di quanto non abbia già fatto col suo strumento più diabolico, che è poi quello davanti al quale sto da dieci ore e non ho ancora finito la mia giornata. Vorrei poterle dire che non deve preoccuparsi di queste sciocchezze, bensì... di problemi ancora più grandi e plausibili, guerre, pestilenze, diluvi. E mi domando se tutto lo scemenzaio a base di 5G e mercurio nelle vene non sia un nemico di cartapesta che alcuni consapevolmente si costruiscono, per distrarsi dai problemi veri – non faccio anch'io la stessa cosa quando ancora me la prendo con un Renzi o con quel che resta del giornalismo italiano? Con tutti i veri problemi che ci sarebbero, già.

Quel che mi muove del discorso della signora, è che partendo da premesse di cartapesta la conclusione è assolutamente condivisibile: ci vuole più istruzione. Per carità lo hanno detto in tanti, che bisogna ripartire dalle scuole – e quasi tutti avevano la ricetta sbagliata, e quando hanno potuto dare un contributo hanno spesso arrecato più danni che utile. Questo non toglie che è proprio così: ci vuole più istruzione. Lascio qui un rimpianto per quel modello di partito come intellettuale collettivo, che nel secolo scorso si sarebbe preso carico delle angosce della signora, avrebbe saputo interpretarle, distillarne l'essenza e studiare una risposta che sapesse di speranza, offrendole nel frattempo strumenti per esprimere il suo disagio, esperti con cui parlare (anche di 5G e vaccini), compagni e compagne in cui riconoscere la stessa condizione.

Quel partito non esiste più per motivi storici, necessari; e anche quando esisteva era un meccanismo tutto fuorché perfetto, che mi avrebbe ispirato ansia e diffidenza. Allo stesso tempo non riesco ad arrendermi all'idea che tutto quello che si possa offrire a questa signora è una pedana da debuttante allo sbaraglio, un siparietto sui social per prendersi gioco di lei, e pensare che questi votano, ah ah. Sissignore, questi votano, tanto quanto quelli che hanno creduto in Berlusconi liberale o in Renzi rottamatore: la sfida della Repubblica era appunto renderli tutti elettori informati e responsabili. Lei almeno di questo confusamente si rende conto: chi la spernacchia su facebook, non più.



Di sproloqui come questo in rete ce n'è miliardi: il motivo per cui mi sono soffermato davanti a questo è un imbarazzante senso di simpatia. La signora potrebbe avere la mia età: i suoi incubi sono sinistramente simili a quelli della mia infanzia. Altri passeranno e ridono, ma io non posso ridere degli incubi dei bambini anche e soprattutto quando il bambino sono io. C'è tutto il repertorio di ansie dei nati negli anni Settanta: i vaccini di massa, negli anni in cui si facevano a scuola e si cauterizzavano col fuoco; un genuino orrore per il robot, visto non come un semplice automa semovente, ma come destino dell'uomo in una dittatura totalitaria, ed è un'ossessione da Guerra Fredda che sta ai miei coetanei come quella per gli zombie sta a chi è nato appena qualche anno dopo, inculcata da tonnellate di fantascienza distopica che alla fine non faceva che volgarizzare le premesse orwelliane: lo Stato totalitario ci succhierà l'individualità dalle vene, ci renderà automi privi di volontà propria. Stiamo ancora combattendo quel fantasma – forse è destino di tutti i bambini quando crescono – e tanto peggio se un simile Stato qui da noi non si vede: l'invisibilità essendo condizione necessaria ai fantasmi per esistere. Sarà una loggia segreta, sarà Bill Gates, sarà una rete mondiale.

Sarà il supercomputer di Superman III, che trasforma una normalissima zia in un automa con gli occhi color mercurio, in quella sequenza che ha infestato i sogni di tutti i miei coetanei – ecco, quando ho sentito la signora sono dovuto andare su Youtube, non tanto per rivederla nella sua interezza ora che finalmente ho abbastanza coraggio: ma per dare un'occhiata ai commenti e scoprire che è proprio così, la gente continua a passare e a raccontare quanto si è spaventata, anni di incubi. E io vorrei dire a tutti: era solo un film, una gag sconclusionata in un film per ragazzi. Non è vero niente, non esistono i computer supercattivi, non è di loro che non ci dobbiamo preoccupare. Vorrei essere sempre questa persona che sfiora appena la testa a tutti questi ragazzini e dice basta, tutto quello che ti fa piangere nel letto da anni è una cazzata, ora che te l'ho detto non piangerai più, non avrai più paura. Questo mi basterebbe fare nella vita, e non ci sto riuscendo, e mi dispiace. Per la signora, per tutti, per me.


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Sei sicuro di essere più intelligente della senatrice complottista?

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Cara persona intelligente, che nel giorno della scossa più forte hai condiviso il tweet della senatrice 5stelle, arrabbiata con Renzi perché ritocca i dati dei sismografi per non rimborsare i terremotati. Lo hai ripostato anche otto ore dopo. Ci hai scherzato coi tuoi contatti. Ci hai scritto un pezzo sopra e lo hai pubblicato su un blog o su un quotidiano.

Dobbiamo parlare.

Perché lo fai? Perché ogni volta che vado su un social, invece di trovare subito cose interessanti, trovo strafalcioni ridicoli e bufale stantie, messe in giro da te o da altre persone come te, ugualmente intelligenti?

Un grafico altrettanto chiaro in italiano
ancora non si trova.
Potresti dirmi che lo fai per denunciare l'ignoranza altrui, tanto più grave quando appartiene a una persona investita di potere e responsabilità, come appunto una senatrice. E ci potrebbe anche stare. Probabilmente è stato anche grazie alla pronta reazione di chi le stava intorno che la senatrice ha modificato il tweet pochi minuti dopo - senza peratro rinunciare all'impianto complottista. Ai tempi del terremoto in Emilia - appena quattro anni fa - la stessa bufala circolò indisturbata per settimane. Adesso appena qualcuno la mette in circolo viene preso in giro universalmente. E però qualcosa non mi torna.

Il tweet originale sul complotto anti-magnitudo sarà resistito per quanto, mezz'ora? Ma dodici ore dopo la mia bacheca era ancora invasa dagli screenshot, dalle immagini prese al volo di quel tweet. Come se la cazzata in questione fosse davvero troppo bella per non essere diffusa, reclamizzata, amplificata. Cara persona intelligente.

Sei sicuro che sia una buona idea? Prendere una cazzata che è durata pochi minuti, clonarla e disseminarla ovunque puoi sui social e sulla rete in generale?

Ci provo con un esempio scolastico, che spero non complichi le cose: se vuoi insegnare a un bambino come si scrive "scuola", sulla lavagna devi scrivere esattamente: "scuola". Se sai che qualcuno scrive "squola", lo correggerai sul suo quaderno: ma non devi mai, mai scrivere sulla lavagna la parola con la q. Perché anche se la barri col gessetto rosso, anche se spieghi ad alta voce che è la grafia sbagliata, anche se passi mezz'ora a sottolineare il concetto, se quella q resta sulla lavagna c'è sempre il rischio che qualche alunno distratto non faccia caso al contesto, e creda che quella sia la grafia corretta. E in quella classe ci sono sicuramente degli alunni distratti.

E sui social la maggior parte degli utenti è distratta. Se tu segnali un tweet stupido ai tuoi amici o ai tuoi follower, sei davvero sicuro che tutti capiranno che è stupido? Stai sopravvalutando la loro attenzione, il loro interesse, forse anche la tua intelligenza. Che è poi il motivo - temo - per cui passi gran parte del tempo sui social a cercare i contenuti più cretini e a condividerli: lo stesso impulso che ci porta a guardare i reality o i talent. Sono pieni di coglioni che fanno errori che noi non faremmo. Ci fanno sentire intelligenti. Ma non è necessariamente così.

Sul serio: tra una senatrice che scrive una scemenza e tu che la twitti a ripetizione, chi dei due ha imparato qualcosa l'altro ieri? Almeno la senatrice lo ha cancellato: magari parte da una situazione di ignoranza più grave della tua, ma dimostra di potersi correggere. Domenica era ancora convinta che ci fosse un sistema di rimborso danni legato alla magnitudo registrata da un sismografo ufficiale, oggi no. Tu invece domenica credevi di essere più intelligente di lei e hai continuato a spammare le sue sciocchezze tutto il giorno: col probabile risultato di averle fatte leggere a qualche distratto che l'altro ieri non ci pensava, e adesso magari è convinto che Renzi vada in giro a truccare i sismografi. Cara persona intelligente.

Ma sei sicuro?
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Non ho mai visto Carcassonne

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Ricapitolando: nel '35 il nuovo governo sciovinista francese (che nei libri postbellici non risulta) comincia a deportare i catari in Corsica e Algeria. Quelli che almeno in un primo momento erano stati concepiti come campi di prigionia diventano campi di sterminio in seguito alla vicenda del Languedoc, un vecchio transatlantico affondato dalla marina francese dopo che i deportati catari ne avevano preso il controllo. Tutto questo ufficialmente all'insaputa della popolazione. E va bene.

I catari avevano sempre avuto molti nemici, in Francia e altrove. Ma anche molti amici. Com'era possibile che nessuna potenza straniera fosse intervenuta? La cosa più difficile da mandar giù era il ruolo di Roosevelt. Aveva veramente finanziato il New Deal coi patrimoni sequestrati ai banchieri catari? I campi di concentramento per i cittadini giapponesi erano davvero nati cinque anni prima per segregare gli americani di fede catara? Più facile da capire l'indifferenza di Hitler, che stava preparando qualcosa di analogo in Germania. L'Italia in un primo momento aveva lasciato aperta la frontiera ai profughi (con grande disappunto della Santa Sede). Mussolini sperava in un qualche modo di poter usare la "questione catara" per uscire dall'isolamento internazionale seguito all'invasione dell'Etiopia. Nella versione non censurata del discorso del 10 giugno, il dittatore accenna più volte alla causa dei Catari. Forse era esistito un progetto per trasformare un settore della Corsica in un "Foyer catarà". In realtà Mussolini non si era sbilanciato più di tanto, ma il risultato fu l'adesione indiscriminata di molti profughi catari al fascismo - a differenza che in Spagna, dove si erano schierati contro Franco pagandone le conseguenze. Dopo l'otto settembre gran parte dei catari italiani erano rimasti fedeli all'Asse: entrando chi nell'esercito repubblichino, chi direttamente nelle SS. E tra il 1945 e il 1946 erano scomparsi. Evaporati.

Ai catari di Nagasaki non era andata molto meglio. Come mai una bomba più potente di quella di Hiroshima aveva fatto - secondo i resoconti ufficiali - metà delle vittime? E perché era stata scelta proprio Nagasaki? Com'era possibile che nessuno, nemmeno Truman, avesse dato un ordine preciso? Per quanto folle, tutto a un certo punto sembrava quadrare. I soprabiti neri di Pirandello, che in una prima stesura del racconto (poi censurata) prendevano vita e raccontavano l'orribile storia del loro popolo. La funebre allusione tra le righe di quella canzone di Brassens. "Non ho mai visto Carcassonne". Il massacro dei catari era la pagina di Storia che gli Alleati avevano deciso di strappare a Jalta. Imbarazzante per la Quarta Repubblica e per gli USA, irrilevante per Stalin. Dal suo punto di vista due milioni di individui non dovevano sembrare che un trascurabile episodio.

Se davvero vuoi vedermi proseguire in questo delirio, occorre che tu voti per Carcassonne, che oggi gioca contro La pace separataPuoi farlo mettendo Mi piace su facebook, o esprimendoti nei commenti. Grazie per l'attenzione e arrivederci al prossimo spunto.
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I falsi miti del regresso (appunti)

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Gli abitanti di quella porzione occidentale del mondo, all'inizio del XXI secolo, assistevano con vari gradi di consapevolezza a due enormi cambiamenti, che visti da vicino potevano sembrare di proporzioni apocalittiche: la globalizzazione economica e il riscaldamento globale. Fenomeni complessi, che oggi si liquidano in un paio di paragrafi sul manuale.

Nel 1990 il crollo del blocco sovietico aveva accelerato un processo di globalizzazione già in corso: se in quel momento molti in occidente esultarono per la fine della Guerra Fredda e l'apertura di nuove rotte commerciali, il modo in cui la globalizzazione si fece davvero sentire nei trent'anni successivi fu il crollo del costo del lavoro. A quel punto un terzo della popolazione mondiale era indiano o cinese; ed era disposto a lavorare per meno di un decimo del salario di un operaio francese o tedesco; e sarebbe stato così per un altro mezzo secolo. Questo portò i partiti tradizionali di sinistra alla crisi irreversibile, ironia della sorte, proprio nel momento di massimo splendore del Partito Comunista Cinese. Molti diventarono protezionisti: si opposero con forza a ogni progetto di accordo internazionale sul commercio. La "globalizzazione" diventò un'entità ostile, che si immaginava pilotata da lobbies di milionari, speculatori, "neoliberisti". Fin qui era facile capire la dinamica del mito. Nasceva a sinistra come racconto consolatorio, si prestava a supporto di un progetto di riposizionamento: i leader delle sinistre occidentali avevano tutti gli elementi per capire che in un mondo di sette miliardi di abitanti il dumping salariale avrebbe distrutto le classi medie, ma qualcosa dovevano pure raccontare ai loro elettori, mentre li traghettavano verso posizioni protezionistiche o reazionarie.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabelloneQuesti sono appunti sulla traccia di Tutto quel che sai è vero!) (Poi li metto a posto meglio). (Ci faccio dei dialoghi). (Non sarà così noioso, prometto).

A un certo punto aveva preso un improvviso vigore una vecchia idea fino a quel momento circolante soltanto in qualche circolo di destra: il sovranismo monetario. Gli studiosi del secolo successivo, con larghe dosi di senno del poi, accusano spesso gli artefici dell'unione monetaria europea di non aver calcolato il "contraccolpo emotivo" dell'euro: non si dà una valuta nuova in mano a centinaia di milioni di persone senza aspettarsene uno. Nei 20 successivi l'euro divenne, nella cultura popolare, la causa di tutte le crisi. I suoi vantaggi furono minimizzati, gli svantaggi magnificati: nel frattempo le burocrazie al potere, spaventate dall'idea che l'unione potesse implodere, terrorizzavano gli elettori prospettando vere e proprie catastrofi nel caso un Paese volesse rinunciare all'euro e tornare a una divisa nazionale. La religione del signoraggio nasce in questa temperie.

La situazione sarebbe già stata caotica anche se nel frattempo l'atmosfera non avesse iniziato a scaldarsi. Del negazionismo relativo al riscaldamento globale, nella mia tesi, non avevo intenzione di parlare se non per sommi capi: era un argomento talmente famoso e sviscerato che non intendevo andare oltre i due o tre riferimenti biografici più noti. Si trattava del fenomeno di negazionismo più conosciuto e studiato: si sapeva che era stato finanziato dalle multinazionali criminalmente interessate a perpetuare lo status quo - in primis le compagnie petrolifere - e abbracciato acriticamente dai conservatori di tutto l'occidente. Verso il 2010 però era chiaro anche a loro che il mondo si stava scaldando. Doveva sentirsi in giro una gran necessità di miti consolatori; quello delle scie chimiche non era poi un granché, ma sempre meglio di niente. La cosa curiosa è che il mito era fiorito in qualche oscuro modo intorno a una tecnologia realmente esistente - il cloud seeding - che anche se in quegli anni sembrava passato in secondo piano, rappresentava comunque una speranza: se il clima era davvero modificabile su larga scala, perché non modificarlo per il meglio?

Entrambi i miti (il signoraggio e le scie chimiche) emergevano come risposta semplice, rassicurante, a problemi complessi: contro il dumping globale di miliardi di lavoratori sottopagati, era sufficiente chiudere le dogane e stampare cartamoneta. Contro il riscaldamento globale, era sufficiente localizzare gli aeroplani che irroravano le scie riscaldanti. Come ci aveva detto il prof. Arci: il mito è la storia che racconti al bambino quando hai fretta o sonno. Perché fa sempre più caldo? figliolo, la rivoluzione industriale, la sovrappopolazione... papà, ti ho chiesto perché fa sempre più caldo. Ci sono uomini cattivi che ci scaldano il cielo. Ah, ok.

Se l'argomento ti interessa, almeno più della Prigioniera della torre, non ti resta che mettere Mi piace su facebook, o esprimervi nei commenti. Grazie per l'attenzione e arrivederci al prossimo spunto.
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Tutto quello che sai è vero!

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Questa mi sembra ancora attuale. Un laureando in antropologia del XXV secolo è tutto contento perché è finalmente riuscito a convincere i suoi relatori a leggersi una tesi sul "Complottismo negli anni immediatamente precedenti alla Terza Guerra Mondiale" (cioè i nostri). Non è facile laurearsi sul XXI secolo, perché è uno dei più studiati in assoluto e gli insegnanti non ne possono più, come Pasolini a Lettere. Ma questo laureando è riuscito a far fruttare la sua attrazione morbosa e metodica per un aspetto poco conosciuto del periodo: le ipotesi di complotti globali che affiorarono dopo il 2000 in modo assolutamente improvviso e virale. Le scie chimiche, la fobia antiHAARP, il signoraggio: chi ha inventato questo mare di puttanate? Persone quasi sconosciute, giornalisti burloni o mitomani in buona fede. Come spiega alla sua fidanzata (che lo lascia poco dopo, esasperata) questi signori nessuno sono gli ultimi misconosciuti profeti dell'umanità: gli ultimi ad aver intercettato la regione più misteriosa dell'immaginario collettivo, quella più riottosa a ogni sforzo di razionalizzazione. I complottismi dei primi anni Duemila sono stati gli ultimi tentativi dell'umanità di lanciare una nuova religione che assorbisse i traumi del momento: il riscaldamento globale, la globalizzazione economica, ecc.. Dopo di loro ci fu la guerra (che fu orribile, ma di cui nella storia si parla solo per vaghi accenni), e poi... più niente di irrazionale. Ma neanche niente di interessante.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui).

Da bambino in una soffitta aveva trovato tutta la saga,
da qui l'ossessione.
In effetti, man mano che la narrazione procede raccontando le ricerche del laureando e le sue frustrazioni sentimentali, il lettore dovrebbe cominciare a percepire che qualcosa non va. Siamo nel 2400 e - cognomi cinesi a parte - tutto sembra andare come ai giorni nostri, solo coi treni che partono in orario. Le persone si laureano, poi cercano lavoro e quasi sempre lo trovano; nel frattempo cercano un partner e, se proprio sono sicuri, quasi sempre ottengono dall'Autorità il permesso di riprodursi (mai più di una volta). Esistono diverse nazioni e federazioni, ma niente guerre. Anche la criminalità è molto diminuita, per via che si produce più o meno quanto si consuma e le possibilità di innalzarsi oltre il proprio segmento sociale sono probabilmente nulle (il laureando è figlio, nipote e bisnipote di laureati come lui). Ma soprattutto, la gente continua ad ascoltare i Beatles, a indossare magliette con le banane di Andy Warhol, a leggere la saga di Harry Potter e guardare i film con Schwarzenegger. Il periodo tra la Seconda e la Terza Guerra Mondiale è un'età dell'oro di cui la cultura popolare non riesce più a liberarsi - come la Grecia delle polis per i Romani. Le uniche opere interessanti contemporanee sono deliberati calchi di quelle prodotte tra il 1950 e il 2020. Persino i computer non hanno una potenza di calcolo molto superiore a quella degli ultimi laptop prodotti prima della Guerra. La spiegazione ufficiale è che la miniaturizzazione aveva raggiunto il limite quantico ecc. ecc. L'idea che circola è che la Stasi tecnologica e culturale sia il prezzo da pagare per evitare conflittualità e una guerra che sarebbe l'ultima. La situazione è tale che un amico stilista del Laureando sa già esattamente cosa andrà di moda di lì a cinque anni. "Ma la moda non dovrebbe essere imprevedibile?" "Quella vera". "In che senso?" "Nel senso che non c'è più moda da quattrocento anni, stiamo semplicemente ricopiando e rielaborando seguendo cicli che sono stati codificati dopo la guerra". "Quindi se quest'anno vanno di moda il nero, tu puoi dedurre che tra cinque anni spopola l'animalier?" "È più complicato di così, ma in sostanza sì".

In questo mondo congelato, il Laureando comincia ad avere la sensazione che qualcosa non vada. Come capita spesso, la tesi di laurea dopo un po' gli va alla testa. Comincia a vedere le scie in cielo e a domandarsi perché a volte gli aeroplani le lasciano e a volte no. Dopo aver intervistato un economista comincia a pensare che i signoraggisti non avessero proprio tutti i torti, e che il caos post-Bretton Woods sia stato il vero motivo che ha portato allo scoppio della Terza Guerra. La paranoia si fa sempre più potente, anche perché le delusioni amorose lo inducono ad abusare di sostanze ricreative. Finché qualche domanda troppo diretta a un pezzo grosso del Ministero dei Trasporti lo mette nei guai. Arrestato e detenuto per mesi senza un motivo, il Laureando ha un'illuminazione: tutti i complottismi che nel XXI secolo erano semplici sciocchezze prodotte e alimentate dall'inconscio collettivo, si sono realizzate. Nel XXV secolo gli aeroplani irrorano veramente l'atmosfera di sostanze che stabilizzano il clima e il desiderio sessuale. Dopotutto era un'idea geniale. C'è veramente un'installazione di antenne che produce terremoti - o meglio assorbe l'energia cinetica delle scosse e la libera periodicamente in luoghi deserti scelti all'uopo. Il Bilderberg nel XXI secolo era un semplice club dove si pagava un sacco per assistere a conferenze noiose, ma nel XXV è diventato il circolo degli illuminati che dirigono il mondo e impedisca che vada a puttane ancora una volta. Questo è quello che capisce il Laureando in crisi di astinenza da mescalina. Ma le cose saranno andate davvero così? L'unico modo per saperlo è votare per Tutto quello che sai è vero! Potete cliccare sul tasto Mi Piace di Facebook, o linkare questo post su Twitter, o scrivere nei commenti che questo pezzo vi è piaciuto. Grazie per la collaborazione, e arrivederci al prossimo spunto.
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Cos'è successo davvero ad Andrea Scanzi? DITECELO!!!

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Credo che anche voi, come me, se avete avuto il dubbio privilegio di intravedere questo tweet...



...vi state chiedendo da qualche ora perché, percome, percosa.

Scartiamo subito l'ipotesi più banale, quella del fotomontaggio scherzoso un po' grilleggiante. Chiunque abbia prodotto questa orripilante immagine, dimostrando una dimestichezza con la funzione scontornante di Photoshop che l'anonimo macellaio di beppegrillo.it si sogna, voleva fare una cosa seria. Spaventarci. Schifarci. Magari farci sputare lo spumante a San Silvestro. In ogni caso, attirare la nostra attenzione.

È lecito domandarsi se non c'è qualcosa dietro.

Il tweet è di Scanzi. Gli altri tre nella foto non lo hanno twittato. Nemmeno di rimbalzo. Per forza - penserete voi - è troppo orrendo. Già. Ma notate la struttura della foto. Notate la posizione centrale di Andrea Scanzi. Notate in che modo le mani degli altri tre si intrecciano sulle sue spalle, come a volerlo... trattenere? non notate nella sua espressione una sfumatura di smarrimento? Non vi sembra che stia chiedendo aiuto?

E perché mai Andrea Scanzi dovrebbe chiederci aiuto? E farlo di nascosto, tramite un fotomontaggio? Un fotomontaggio che lo ritrae nelle vesti di... Paul McCartney?

Proprio Paul, il Beatle misteriosamente scomparso e rimpiazzato nel '68?

Confesso di averlo un po' perso di vista, Scanzi. Tanto si sa come la pensa. Tanto si sa come la scrive. Tanto si sa dove trovarlo in tv... anche se è da un po' che in tv non lo vedo, ma... magari sono io che cambio canale e me lo perdo. In effetti, se fosse Andrea Scanzi fosse misteriosamente scomparso; se fosse stato rimpiazzato da un generatore automatico di opinioni di Andrea Scanzi, me ne accorgerei?

E d'altro canto, come si fa a rimproverare Scanzi di avere sempre le idee di Scanzi - Cioè alla fine questo discorso potrebbe valere per tutta la Rete; siamo tutti generatori automatici di opinioni che dopo un po' diventano prevedibili. Però questo fotomontaggio ha davvero qualcosa che non va.

È come una stecca improvvisa nel placido spegnersi di una sinfonia. Attira la mia attenzione e mi spinge a scuriosare, dopo mesi (dopo anni) nel blog di Andrea Scanzi.

Quello che trovo ha dell'incredibile.

No, non è vero, è solo la classica frase a effetto per mantenere la vostra attenzione.

Sta funzionando?

AH AH AH! (Fa ridere perché si assomigliano).
Scopro che Scanzi, ultimamente, indulge ad automatismi sospetti. Per esempio usa sempre la stessa immagine per introdurre qualsiasi post su Renzi. L'immagine è un divertissimo accostamento tra Renzi e Mr Bean, ah ah ah - sì, ma quello non vuol dir niente, magari è una scelta per confortare i lettori. I pezzi poi, cosa vuoi mai, la solita zuppa antirenziana; di buon livello, per carità, e non si discute la genuinità e la sostanza degli ingredienti. Ma comunque la solita zuppa. Possibile che uno spirito libero come Andrea Scanzi non si stia, in un qualche modo, annoiando? La prima nota dissonante la trovo in un post del due dicembre.

"Ieri ho visto un po’ di Piazzapulita. Dovevo essere ospite anch’io ma – per vari motivi – ho declinato". 

"Vari motivi". Non spiega quali. Dovevano essercene davvero di molto importanti, per indurlo a disertare una trasmissione televisiva in prima serata. Ma non li dice. Nel pezzo invece si lascia sfuggire che


"I 5 Stelle hanno mille colpe, e sono bravi a sabotarsi da soli, ma..."
Ora, chi segue Scanzi sa che "I 5 Stelle hanno mille colpe ma..." è più che un tormentone: è la trave di tutto l'edificio retorico scanziano: su un lato i mille difetti dei poveri 5 Stelle, sull'altro lato l'enorme responsabilità di tutti gli altri.

"...mi pare che al governo non siano mai stati, che non abbiano indagati tra le loro fila e che tutto sommato il loro programma (spesso discutibile) lo rispettino".

 Ma qui più che l'edificio abbiamo la nuda struttura: hanno mille colpe, sono bravi a sabotarsi, amen. Tutto qui, è l'ultima critica ai 5 Stelle che si legge sul blog di Scanzi, datata 2 dicembre, nascosta in un pezzo dove avverte che non è andato in tv per misteriosi motivi. Non trovate anche voi che ci sia qualcosa che non va?

No?

Nel frattempo nel M5S ci sono state epurazioni, direttori, referendum su nuovi regolamenti, raccolte di firme di dubbia utilità... ma Scanzi ha smesso di parlarne.

Risaliamo ancora più a monte. Il 30 novembre il blog pubblica un intervento di Scanzi alla puntata di Otto e mezzo di due giorni prima - è l'ultima testimonianza televisiva documentata di Andrea Scanzi. La trascrizione dell'intervento è tra virgolette. È una scelta strana, perché il pezzo non è davvero, come sta scritto in fondo, lo "Scambio integrale, serrato ma garbato, con l’ex deputato M5S Artini)". Chi lo ha trascritto lo ha ovviamente rimesso un po' a posto, eliminando le repliche dell'interlocutore; trasformando un dialogo in un pezzo leggibile.



E lo ha messo tra virgolette.

Perché?

Voi vi sognereste mai di mettere tra virgolette un vostro post, sul vostro blog? Lo sapete a cosa servono davvero le virgolette, no? A citare un discorso altrui.

Un discorso altrui.

Chi ha preso il controllo del blog di Andrea Scanzi?

Se risaliamo ancora più a monte troviamo, finalmente, delle critiche al M5S dall'inconfondibile sapore scanziano. Sono datate... sette ottobre!

"La fuga dai talkshow è una puttanata totale e della lotta tra pizzarottiani e talebani non ce ne frega una beata minchia: datevi una svegliata, individuate un portavoce (Di Maio) che dia battaglia anche in tivù al Partito Unico, usate il Circo Massimo come luogo per ripartire con slancio (non per frignare, gridare al complotto e regolare conti interni). E finitela una volta per tutte con questo masochismo da asilo Mariuccia".

Puttanata totale. Beata minchia. Asilo Mariuccia. Questo è l'Andrea Scanzi che tutti ci ricordiamo. Che fine ha fatto? Chi lo sta sostituendo, nel suo stesso blog? E perché?

Qualche ipotesi.

1. Un banale incidente, come quello che costrinse i tre Beatles superstiti a sostituire McCartney con un sosia. Ecco il vero "motivo" per cui non avrebbe potuto comparire a Piazzapulita il due dicembre. E siccome abbiamo la prova video della sua presenza a Otto e Mezzo il 28 novembre, l'incidente dovrebbe essere avvenuto in quella finestra temporale.

A proposito, avete dato un'occhiata a quel video? Avete notato quanto sia scadente la traccia audio? Non sembra che qualcuno borbotti tutto il tempo in sottofondo? Sarebbe interessante estrapolare quei suoni e riascoltarli accelerati invertiti o rallentati finché non ci dicano qualcosa del tipo SCANZI IS LOST.

Dal 28 novembre lì in poi A.S. sarebbe stato sostituito da un bot - o dallo sforzo congiunto degli altri tre "fantastici" colleghi, che a dire il vero cominciano in punta di piedi, rimettendo a posto un suo intervento tv e virgolettandolo. Poi la necessità di non disilludere i fan scanziani li convince a pubblicare altri post a nome suo; magari anche qualche tirata antirenziana di repertorio nel cassetto da qualche settimana. Tutta roba che se non è già scritta, si scrive facile, e anche le immagini si possono riciclare. Verso la fine dell'anno gli impostori però cominciano a sentire il disagio della situazione e in un qualche modo (magari inconscio) cercano di avvisarci: Scanzi is Lost! Scanzi è come il Beatle farlocco!

2. Scanzi potrebbe essere vittima di una oscura lotta di potere nello spazio contiguo tra Fatto Quotidiano e Movimento 5 Stelle. Una lotta sotterranea, oscura, di cui le epurazioni in parlamento non sono che un'eco lontana. Di questa lotta non sappiamo praticamente nulla - possiamo soltanto cercare di interpretare le vaghe allusioni dei protagonisti. Perché Grillo ha deciso di tenere il discorso di fine anno in una catacomba? Sveglia!

Ipotizziamo che Casaleggio e Grillo siano ai ferri corti. Grillo non può più uscire alla luce del sole perché Casaleggio ha dalla sua l'aeroflotta delle scie chimiche. Scanzi, da sempre fortemente critico nei confronti di uno dei due (quale non saprei, magari dopo decidiamo) potrebbe essere stato vittima di un agguato, o di un rito sacrificale, probabilmente consumatosi nelle calende di Dicembre, per ingraziarsi qualche divinità ctonia. Sono cose che succedono più spesso di quanto non si creda nei movimenti di popolo.

3. Non so, dite voi.

Una cosa è chiara: qualcosa è successo ad Andrea Scanzi. Qualcosa che non può assolutamente passare sotto silenzio, qualsiasi cosa sia. La gente deve sapere. Anche se non vuole. La verità è un boccone amaro che dobbiamo farle ingollare a forza, appena lo avremo trovato o anche prima. Per adesso tenete la bocca aperta e gridate con me: che fine ha fatto Andrea Scanzi? Ditecelo.
O gridate con noi.

La gente deve sapere. Fate girare.
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