20-06-2002, 01:45calcio, dietrology, fratelli d'I., mondiali, società dell'avanspettacoloPermalink
Cinque o sei motivi per incassare con stile
Ammesso e persino concesso che di complotto si sia trattato, Madame, penso converrai che noi vittime potevamo incassare con più stile. Non sto parlando del gioco di Trapattoni, ma dei cronisti e commentatori che da due giorni non fanno che insistere su questo punto: "se la fifa è una mafia, perché non ne facciamo parte?" Da questo punto di vista non potrei scrivere qualcosa di più giusto e divertente di Zucconi (anche perché lui lo pagano). Mi sarebbe piaciuto che qualcuno almeno intonasse un piagnisteo sulla morale del gioco, sulla trasparenza dei bei tempi andati, che magari non ci sono mai stati, ma almeno ai ragazzini bisognerebbe raccontare che una volta le squadre vincevano lealmente, no?
Insomma, non dico la morale, ma perfino il moralismo è morto. Il mondiale è un palio di Siena dove la corruzione fa parte della competizione, Carraro è il dodicesimo uomo, che non ha saputo giocare la sua partita nelle tribune d'onore e ai ricevimenti che contano, per cui va licenziato a furor di popolo.
Per quanto mi riguarda, l'eliminazione non mi secca un granché. Convinto come sono che tutta la saggezza del mondo consista nella capacità della volpe di parlar male dell'uva che non riesce a raccogliere, avevo già preparato cinque o sei argomenti per dimostrare che Anzi, È Molto Meglio Così, e li ripassavo l'altro ieri in attesa del golden goal.
Ecco qui:
– Meglio perdere con la Corea che con un'antipatica squadra blasonata, tipo Francia o Inghilterra o Germania, che quando poi vai all'estero ti sfottono (prova a spiegargli che è un complotto degli arbitri, loro che non hanno avuto Piazza Fontana Ustica e Gladio ti daranno del paranoide).
– Perdere contro gli arbitri ci permette di fingere ancora per quattro anni di avere una grande squadra che gioca un grande calcio. Alè, l'illusione continua.
– O invece, al contrario, l'ennesima sconfitta ci costringerà a prendere atto che il nostro è un calcio malato, come diceva il tale.
– E poi tutto sommato, a me questi calciatori italiani in tutina aderente (Coco incappucciato sembrava decisamente un preservativo) non stanno tanto simpatici. Non è solo un fatto di stipendi: sì, guadagneranno un po' di più di un deputato, ma creano senz'altro più indotto e più felicità della maggior parte dei parlamentari. No, è una questione di stile. Non mi piace l'italiano che rappresentano, abbronzato, ben rasato, palestrato, pubblicizza le n i k e, esce con le veline, in ritiro fonde la playstation. Scusate se insisto sul concetto, ma a me piaceva Paolo Rossi, sembrava un mucchietto d'ossa gracili e si alzava più in alto dei brasiliani per segnare di testa. Se non avessi visto lui forse non avrei mai toccato un pallone. L'idea che i muscoli non siano tutto, e che tutti giorni si rimetta la palla al centro e si possano riscattare i propri errori. Rossi veniva da una squalifica, era un modello di riscatto. Vieri, scusatemi, al massimo è un modello di p u t t a n i e r e.
– E non scordiamo la politica, eh? Berlusconi si sarebbe preso tutto il merito. Qualcuno ricorda anche che, statisticamente, un mondiale perso anticipa una crisi di governo. (Bisognerebbe avere l'onestà di ricordare che i mondiali li abbiamo persi quasi tutti, e che i governi ci cadono in media ogni uno-due anni).
-- Così magari ricominceremo a leggere qualcosa di serio sui giornali. Ieri la strage di Gerusalemme (19 ragazzi morti) sul Resto del Carlino era a pagina 21.
– E magari per un po' non sentiremo più l'Inno di Mameli. Devo dire che stavolta si è passato il segno, soprattutto con le giovani generazioni. Mia madre mi riporta che i bambini lo cantano spontaneamente alla scuola materna, compresa la strofa di Balilla, e poi quel bel ritornello, "siam pronti alla morte". Quanto a me, la mia terza l'ultimo giorno di scuola me lo cantò all'unisono in tono di insubordinazione perché non li portavo fuori. Al che io risposi: 1. Se erano pronti alla morte, erano in grado anche di passare gli ultimi cinquanta minuti in aula a parlare dell'esame di licenza. 2. Sembravano proprio una bella classe di balilla idioti e desiderosi di andare a crepare per gli interessi altrui, ero molto deluso. Forse ho esagerato, ma cavolo, era l'ultimo giorno. Poi al tema d'italiano un ragazzo si portò un tricolore e a un certo punto ci s'involtolò dentro. Gli portava fortuna, secondo lui.
A proposito, devo fare ammenda per le mie previsioni e i miei calcoli sballati. Su questo blog di cazzate ne ho scritte molte senza che nessuno me le facesse notare, ma la scorsa settimana ho sbagliato a calcolare una differenza reti e mi avete scritto in cinque. Ragazzi, onestamente ci sono cose più importanti nella vita. Perché, ammesso e persino concesso che di complotto si sia trattato, Madame, penso converrai che ci son complotti ben più gravi da denunciare oggigiorno. Per esempio…
Ammesso e persino concesso che di complotto si sia trattato, Madame, penso converrai che noi vittime potevamo incassare con più stile. Non sto parlando del gioco di Trapattoni, ma dei cronisti e commentatori che da due giorni non fanno che insistere su questo punto: "se la fifa è una mafia, perché non ne facciamo parte?" Da questo punto di vista non potrei scrivere qualcosa di più giusto e divertente di Zucconi (anche perché lui lo pagano). Mi sarebbe piaciuto che qualcuno almeno intonasse un piagnisteo sulla morale del gioco, sulla trasparenza dei bei tempi andati, che magari non ci sono mai stati, ma almeno ai ragazzini bisognerebbe raccontare che una volta le squadre vincevano lealmente, no?
Insomma, non dico la morale, ma perfino il moralismo è morto. Il mondiale è un palio di Siena dove la corruzione fa parte della competizione, Carraro è il dodicesimo uomo, che non ha saputo giocare la sua partita nelle tribune d'onore e ai ricevimenti che contano, per cui va licenziato a furor di popolo.
Per quanto mi riguarda, l'eliminazione non mi secca un granché. Convinto come sono che tutta la saggezza del mondo consista nella capacità della volpe di parlar male dell'uva che non riesce a raccogliere, avevo già preparato cinque o sei argomenti per dimostrare che Anzi, È Molto Meglio Così, e li ripassavo l'altro ieri in attesa del golden goal.
Ecco qui:
– Meglio perdere con la Corea che con un'antipatica squadra blasonata, tipo Francia o Inghilterra o Germania, che quando poi vai all'estero ti sfottono (prova a spiegargli che è un complotto degli arbitri, loro che non hanno avuto Piazza Fontana Ustica e Gladio ti daranno del paranoide).
– Perdere contro gli arbitri ci permette di fingere ancora per quattro anni di avere una grande squadra che gioca un grande calcio. Alè, l'illusione continua.
– O invece, al contrario, l'ennesima sconfitta ci costringerà a prendere atto che il nostro è un calcio malato, come diceva il tale.
– E poi tutto sommato, a me questi calciatori italiani in tutina aderente (Coco incappucciato sembrava decisamente un preservativo) non stanno tanto simpatici. Non è solo un fatto di stipendi: sì, guadagneranno un po' di più di un deputato, ma creano senz'altro più indotto e più felicità della maggior parte dei parlamentari. No, è una questione di stile. Non mi piace l'italiano che rappresentano, abbronzato, ben rasato, palestrato, pubblicizza le n i k e, esce con le veline, in ritiro fonde la playstation. Scusate se insisto sul concetto, ma a me piaceva Paolo Rossi, sembrava un mucchietto d'ossa gracili e si alzava più in alto dei brasiliani per segnare di testa. Se non avessi visto lui forse non avrei mai toccato un pallone. L'idea che i muscoli non siano tutto, e che tutti giorni si rimetta la palla al centro e si possano riscattare i propri errori. Rossi veniva da una squalifica, era un modello di riscatto. Vieri, scusatemi, al massimo è un modello di p u t t a n i e r e.
– E non scordiamo la politica, eh? Berlusconi si sarebbe preso tutto il merito. Qualcuno ricorda anche che, statisticamente, un mondiale perso anticipa una crisi di governo. (Bisognerebbe avere l'onestà di ricordare che i mondiali li abbiamo persi quasi tutti, e che i governi ci cadono in media ogni uno-due anni).
-- Così magari ricominceremo a leggere qualcosa di serio sui giornali. Ieri la strage di Gerusalemme (19 ragazzi morti) sul Resto del Carlino era a pagina 21.
– E magari per un po' non sentiremo più l'Inno di Mameli. Devo dire che stavolta si è passato il segno, soprattutto con le giovani generazioni. Mia madre mi riporta che i bambini lo cantano spontaneamente alla scuola materna, compresa la strofa di Balilla, e poi quel bel ritornello, "siam pronti alla morte". Quanto a me, la mia terza l'ultimo giorno di scuola me lo cantò all'unisono in tono di insubordinazione perché non li portavo fuori. Al che io risposi: 1. Se erano pronti alla morte, erano in grado anche di passare gli ultimi cinquanta minuti in aula a parlare dell'esame di licenza. 2. Sembravano proprio una bella classe di balilla idioti e desiderosi di andare a crepare per gli interessi altrui, ero molto deluso. Forse ho esagerato, ma cavolo, era l'ultimo giorno. Poi al tema d'italiano un ragazzo si portò un tricolore e a un certo punto ci s'involtolò dentro. Gli portava fortuna, secondo lui.
A proposito, devo fare ammenda per le mie previsioni e i miei calcoli sballati. Su questo blog di cazzate ne ho scritte molte senza che nessuno me le facesse notare, ma la scorsa settimana ho sbagliato a calcolare una differenza reti e mi avete scritto in cinque. Ragazzi, onestamente ci sono cose più importanti nella vita. Perché, ammesso e persino concesso che di complotto si sia trattato, Madame, penso converrai che ci son complotti ben più gravi da denunciare oggigiorno. Per esempio…
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