Ai vecchi non gli tocchi le statue
06-08-2023, 01:07giornalistiPermalinkCe lo siamo detto e stradetto, i giornali seri vendono poco, ormai li comprano solo i vecchi e i vecchi hanno gusti ben noti: vogliono sentirsi dire che sono stati i migliori, dopo di loro il diluvio, maledetti giovinastri e così via. In edicola ci sono giornalacci che questa cosa la fanno meglio, che strillano titoli sprizzanti odio, e presto o tardi anche il giornalismo cosiddetto serio ci si deve confrontare: l'odio senile tira, viceversa la serena compostezza della maturità te la tirano dietro, e quindi? E quindi dagli con l'odio senile, anche perché voglio dire, hanno fatto male a una statua, come si può sopportare questa cosa? Non sto suggerendo che dietro la De Gregorio ci sia un direttore senza scrupoli che chiede di più! Concita, di più! voglio vedere la bava che cola, facci Feltri, facci Facci, non sto dicendo questo.
Sto dicendo che alla fine quando uno scrive di mestiere, se non ha 12 anni, il problema del pubblico se lo pone sempre: stai scrivendo ai vecchi, devi scrivere robe da vecchi; i vecchi preferiscono roba più biliare, tu ci metti la bile, al massimo il giorno dopo chiedi scusa. Il pezzo l'abbiamo letto tutti, ha fatto discutere, missione compiuta.
Vi vedo però che storcete il naso.
Non dovreste. Tanto per cominciare, da quand'è che non comprate un giornale. Poi sì, il discorso sull'abilismo, lo capisco, come se improvvisamente avessimo smesso di darci dei cretini (termine che indicava una persona dal cervello più piccolo), degli scemi (termine che indicava una persona con un punto vuoto nel cervello), dei fessi (termine che indicava persone con una fessura del cervello). No, non abbiamo affatto smesso, anzi continueremo, perché il linguaggio orale viaggia sempre a cavallo dell'illecito, le censure esistono precisamente per il gusto di aggirarle o semplicemente violarle; però vorremmo che i giornalisti giocassero un gioco diverso, che ci stessero più attenti perché... perché?
Vorremmo che pattugliassero una zona del discorso pubblico dove la gente si rispetta e non si offende, sì, ne avremmo bisogno. Avevamo anche sviluppato una serie di norme – niente di troppo rigido, questione di buonsenso – che aiutavano i professionisti a non perdere la brocca per strada, a non farsi sfuggire cose di cui si sarebbero pentiti appena in stampa, a evitare che un Facci definisse "fatta" una ragazza che ha denunciato una violenza, a evitare che una De Gregorio desse dei cerebrolesi a persone che ora potrebbero persino denunciarla (se non la denunciano i cerebrolesi per l'accostamento).
Queste norme complessivamente andavano sotto il nome di ... "politically correct", state per dire. E invece no. All'inizio si chiamavano "educazione". Anzi, forse il momento in cui abbiamo perso la partita è stato quello in cui abbiamo cominciato a dire "politically correct" invece di "educato". Se invece di chiedere scusa per non essere stato "correct" al professionista toccasse dire, scusate, sono stato proprio un maleducato, un cafone... sentite che suona diverso? Almeno a me suona molto diverso, ai giovani d'oggi chissà. Son talmente scemi.
Venite a prendervi il Perdono (ad Assisi)
01-08-2023, 07:00Chiesa, pontefici, santiPermalink2 agosto: Perdono di Assisi
Ludmiła Pilecka, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons |
Mentre il Beato Francesco, fatto l'inchino, usciva dal palazzo, il papa, vedendolo allontanarsi, chiamandolo disse: "O semplicione dove vai? Quale prova porti tu di tale Indulgenza?". E il Beato Francesco rispose: "Per me è sufficiente la vostra parola. Se è opera di Dio, tocca a Lui renderla manifesta. Di tale Indulgenza non voglio altro istrumento, ma solo che la Vergine Maria sia la carta, Cristo sia il notaio e gli Angeli siano i testimoni".
L'esercito delle donne nude
31-07-2023, 10:48arti figurative, Berlusconi, coccodrilli, vita e mortePermalinkNon solo i tesori che accumuliamo in vita non ci salvano dal transito mortale, ma è possibile che lo rendano più disagevole. In Cina stanno ancora scavando soldati di terracotta, non finiscono mai; l'imperatore che si fece seppellire con loro aveva forse un piano che pure ai contemporanei del terzo secolo avanti Cristo poteva risultare puerile: sul serio vuoi portarti i soldatini? Pensi che diventeranno guerrieri veri e ti aiuteranno a soggiogare l'Altro Mondo? O vuoi semplicemente lasciare il segno più grosso che puoi in questo? Non lo sapremo mai veramente, e nel frattempo ci troviamo a gestire la dipartita del nostro imperatore, e il suo esercito di donne nude.
Secondo Repubblica l'ossessione di Berlusconi per i brutti quadri esplode in una fase molto tarda, in cui non solo il suo ruolo politico è diventato marginale, ma anche la liaison con Francesca Pascale è agli sgoccioli. L'ipotesi che si tratti di un tentativo di compensazione è servita su un piatto di cattivo gusto: come in politica e in amore, B. non perde tempo a farsi una cultura (tempo non ce n'è più) e si preoccupa soltanto della quantità: accende la tv e compra tutto quello che c'è. Nessun capitale potrebbe fare di lui un buon collezionista d'arte, mentre c'è ancora tempo e denaro per diventare il più grosso. Il suo consulente è un televenditore, e occasionalmente un critico d'arte più televisivo che accademico, Vittorio Sgarbi. La tv, questo vetro ormai appannato, rimane la sua sfera di cristallo per vedere il mondo e non è una tv qualsiasi, ma proprio quella equivoca e maleodorante dei primi Ottanta; quella che non ha inventato, ma che ha acquistato quasi in toto in pochi anni, creando un network che poteva rivaleggiare col servizio pubblico ma che perse quasi subito quella genuinità filibustiera che B. evidentemente rimpiangeva.
Ora non c'è più: ci lascia un Paese allo sbando, percorso da onde di populisti senza scrupoli che continuano a promettere il Bengodi o al limite il 1982; un network poco competitivo che prima o poi verrà rilevato da qualche fondo; e un capannone pieno di brutti quadri, paesaggi madonne e donne nude, che forse sognava di poter portarsi con sé dall'Altra Parte: ehilà guardate tutti, come mi sono divertito.
"E a noi che interessa?"
"Mah, speravo che... ma siete tutti soldati, qui?"
"Guardie dell'imperatore Qin. È lui che comanda quaggiù".
"Ma tu pensa. E... che tipo di quadri piacciono al tuo imperatore?"
"A lui piacciono le armi".
"Le armi, capisco, ho qui un Napoleone che passa le Alpi che sembra quasi l'originale, guarda che cavallo, che slancio... questo in camera da letto funziona, te lo posso dire in confidenza".
"L'imperatore non ha un letto".
"Beh questa è una vergogna cui dobbiamo assolutamente rimediare... se mi fai controllare qui dietro dovrei avere un baldacchino roccocò che è un bijou, pensa che me l'ha regalato..."
"Sparisci dal cospetto della guardia imperiale".
"Ma che maniere... se solo riflettessi su quanto sei fortunato".
"Io?"
"Sì, proprio tu, un soldato di terracotta a guardia del regno dei Morti da mille anni..."
"Duemiladuecento".
"Quel che è, come ti chiami?"
"Non lo so".
"Ti chiamo io Fedele per comodità. Fedele, io la vedo così. La sotto c'è un imperatore che si caga il cazzo da duemilaeduecento anni, e qui sopra c'è un bravo venditore con un sacco di roba veramente molto interessante, e in mezzo a questi due soggetti chi c'è?"
"Chi c'è?"
"Ci sei tu, Fedele, ti rendi conto?"
"Ci sono io?"
"Sei cinese, davvero? Ai cinesi poche parole e molti numeri. Tu mi fai passare, io comincio a piazzare prima due o tre pezzi, poi la voce si sparge, e tu ti prendi il cinque per cento".
"Non se ne parla".
"Ma Fedele, riflettici".
"Tu resti qui, mi dai un pezzo, io lo piazzo e ti rendo il cinquanta".
"Ma stai scherzando, ma io torno tra i Vivi piuttosto. Fedele tu sei una brava guardia, anzi sicuramente sei la migliore, sennò non saresti qui, ma non sei un venditore. Non ci si improvvisa venditore".
"E tu?"
"Io sono il migliore che c'è... la sai la barzelletta di quello che vende frigoriferi agli eschimesi?"
"Eri tu?"
"No io ho fatto di più. Io ho venduto la mafia agli italiani".
"Mi prendo il dieci per cento".
"Fedele, credimi, questo potrebbe essere l'inizio di una grande amicizia, ma devi avere fiducia in me. Il sette per cento dei primi cento pezzi e poi ti prendo in società. Qua la mano".
"Non posso mollare la spada, siamo della stessa argilla".
"Ah ti capisco, anche io non riuscivo a mollare niente. Dai io vado eh? Da' un occhio qui al carico, ripasso appena ho fatto".
All'ombra dei lanzichenecchi in fiore
27-07-2023, 18:01cultura, giornalistiPermalinkNon so se funziona anche fuori dai social, ma dentro quelli che frequento io si parla solo dell'avventura ferroviaria di Alain Elkann. Probabilmente andrà avanti così ancora per qualche giorno perché effettivamente da qualche parte doveva scoppiare quella bolla d'aria che è diventata Repubblica, e in generale i quotidiani 'autorevoli', e la cultura autopercepita che esprimono; poteva succedere in qualsiasi momento e con qualsiasi intervento, ma ha un senso che sia successo su un treno, mentre tutti partiamo per le vacanze, e a causa del padre del proprietario. È una storia insignificante, eppure dice tutto; ogni giorno si arricchisce di dettagli ancora meno significanti e ancora più eloquenti: il Comitato di redazione che prende le distanze, il Direttore che non pubblica la lettera del Comitato, il paginone culturale di due giorni dopo che ci spiega che Elkann è uno Scrittore, visto che non lo sapevamo, e il mio preferito fin qui è il tizio che esordisce scrivendo "vorrei fare il mestiere di critico che mi ha procurato una cattedra negli Stati Uniti", perché è professore emerito all'Università della Pennsylvania, mentre sulla pagina di Wikipedia silenziosa scompare l'informazione che anche Alain Elkann collaborava con la stessa università. E così via.
![]() |
Mi piacerebbe anche capire perché Dall-e, se gli chiedi un Renoir, ti dipinge un Cezanne. |
Ma insomma ne stanno parlando tutti, quindi cosa aggiungere? No, è che tra tante variazioni sul tema non ho ancora trovato qualcuno che si ponga il problema: chi sarebbe, Marcel, in quello scompartimento?
Marcel sarebbe un ragazzo seduto due file più al centro, un po' ubriaco perché qualcuno gli ha detto che un drink prima del viaggio ti risolve l'agorafobia ferroviaria, e allora ne ha presi due. A un certo punto ha scambiato sedile col suo amico Bloch (che continuava a prospettargli inverosimili avventure "al night") perché nel variopinto afrore dello scompartimento ha captato una chiara nota di muffa che gli ricorda uno scantinato del Bois de Boulogne, e ha capito che proviene dalla borsa o dagli indumenti di lino stazzonato di quel signore un po' fuori dal mondo che dal sedile su cui era prima appollaiato Bloch si può contemplare in tutto il suo appannato splendore. Ha le cuffiette perché finge di ascoltare una playlist di mauvaise musique, sperando che il tizio si lasci sfuggire una frase, un discorso, qualche considerazione sui bei tempi andati o sull'arte. Desidererebbe portarselo a casa, presentarlo alla nonna, ma sa che è una fantasia assurda – meno assurda è quella di vincere la timidezza, presentarsi con qualche pretesto, farsi introdurre in qualche atrio muscoso in cui vivrà con creature a lui simili che Marcel ora arderebbe dalla voglia d'incontrare – ma è anche vero che al Lido Hotel Bikini di Vieste ci stanno la Cicci e la Frenci e Bloch sostiene di potergliele presentare entro il tramonto.
Scherza sui Santi a Belluno
13-07-2023, 10:30autoreferenziali, segnalazioniPermalinkBuongiorno a tutti, con la consueta tempestività sono lieto di informarvi che venerdì 15 (cioè domani) alle 18:30 presento il Catalogo dei Santi Ribelli presso la Libreria degli Eddini a Belluno.
La mattina dopo poi sempre a Belluno sarò al Vivaio Letterario, ma credo sia già tutto prenotato
Priscilla e Aquila, i santi del futuro
08-07-2023, 01:16Chiesa, famiglie, santiPermalink8 luglio: Aquila e Priscilla (I secolo), collaboratori di Paolo apostolo
![]() |
Vi tengo d'occhio, uomini |
Aquila e Priscilla sono due santi con un grande potenziale ancora non sfruttato, secondo me. Per cominciare sono una coppia: marito e moglie. Ci sono altre coppie tra i santi, ma non così tante e non in una posizione così importante. Nei sei passi in cui sono nominati nel Nuovo Testamento (e sono tanti: certi apostoli godono di minore visibilità) compaiono sempre assieme, e da secoli gli studiosi si lambiccano per capire come mai di solito Aquila, il marito, venga nominato dopo di Priscilla: quel che è chiaro è che qualsiasi cosa decidono di fare, la decidono assieme e la fanno assieme. E fanno cose importantissime: ospitano Paolo di Tarso, forse si fanno convertire da lui, gli danno un lavoro, gli salvano, per sua ammissione, "la testa". Sono una coppia di imprenditori e viaggiano molto, per affari o perché questa cosa che ancora non si chiama cristianesimo è molto instabile e a volte li costringe a cambiare città: quando Paolo li incontra, sono appena stati espulsi da Roma per decreto imperiale, in quanto giudei. Ma probabilmente non sono entrambi giudei: lo è Aquila, ma Priscilla ha un nome veramente molto romano (forse è un vezzeggiativo: Paolo nelle lettere la chiama "Prisca"). Sono quindi la prima coppia multietnica del Nuovo Testamento, se non l'unica, e dimostrano anche in questo un dinamismo sociale che non sospetteremmo, se non avessimo appunto il Nuovo Testamento, uno dei pochi documenti a parlarci di questa classe media di professionisti completamente ignorata dalla storiografia ufficiale e snobbata dalla letteratura.
La santa tirata per i capelli
04-07-2023, 20:08santiPermalink![]() |
Wikipedia spiega che questo è un santino di Alberto Boccali. Prima della guerra credo che sarebbe stato considerato indecente. |
(Come ho iniziato a) capire Nerone
30-06-2023, 01:13catastrofi, Chiesa, cristianesimo, Roma, santi, StoriaPermalink30 giugno: Primi martiri della Chiesa di Roma (64)
Col tempo purtroppo cominci a capire chiunque, perfino Nerone. Il quale Nerone, è possibilissimo che non abbia gestito al meglio il grande incendio del 64; del resto era fuori città quando fu appiccato, e anche una volta accorso non è che potesse fare miracoli. Il fuoco dilagava in dieci quartieri su quattordici, comportandosi in modi imprevisti che i Romani non avevano mai avuto occasione di osservare. Non c'era mai stato un incendio così grande in città, e la città stessa non era mai stata così grande. Col tempo ho cominciato a capire come reagiscono le persone di fronte a fenomeni che non hanno mai avuto occasione di osservare: improvvisano. Trasformano i sospetti in realtà indiscutibili, confondono i sintomi con le cause, se durante un'alluvione vedono il fiume in piena portare tanti tronchi decidono subito che l'alluvione è colpa dei tronchi, perché il Potere non pulisce i fiumi dai tronchi? È chiaro che il Potere è in combutta coi tronchi per causare alluvioni che poi costano un sacco di soldi allo stesso Potere, ma se lo fa ci sarà un motivo. Piove per mesi? È colpa degli aeroplani che lasciano le scie, chi li ha messi in cielo tutti quegli aeroplani, eh? Le epidemie sono sparse dal Potere in virtù del malvagio protocollo Tachipirina E Vigile Attesa. I terremoti si potrebbero prevedere, ma il Potere non lo vuole, insomma il Potere passerebbe il tempo a tramare alle nostre spalle, e non un complotto solo ma tanti complotti diversi, come se ogni mattina si svegliasse indeciso sulla sfiga da somministrarci: che faccio stavolta, gli mando un'inondazione, un terremoto, un'epidemia?
![]() |
Una pagina del Laurenziano 68,2 |
![]() |
"È morto", gridarono le galline
13-06-2023, 14:31Berlusconi, coccodrilliPermalinkE così eccoci qui – no aspetta, ci siamo tutti?
Contiamoci.
Gli antiberlusconiani estetici li riconosci perché non tacciono, sono ancora convinti di avere tantissime cose da dire, cose interessanti. Quanto è stato rilevante, quanti mondi ha cambiato, sì, sì. In sostanza stanno dicendo che Berlusconi era gli anni Ottanta, nei suoi aspetti più sgargianti come in quelli più oscuri – una dentiera smagliante che si chiude sui misteri degli anni di piombo. Questo è stato Berlusconi: ecco perché non lo sopportavano più negli anni Novanta, perché si sono accorti di trovarlo simpatico negli anni Zero, e ora, per forza, gli manca. Almeno lui, ti spiegano, "voleva piacerci". In effetti la maggior parte dei suoi successori sembra che si accontentino di farci incazzare.
Gli antiberlusconiani esistenziali gemono a bassa voce mentre si tastano mentalmente alla ricerca di quel gran vuoto dentro che dovrebbero avere – erano quelli che temevano "il Berlusconi in sé", ecco, come sta quel Berlusconi adesso? Ma dov'è poi, nel cuore? nel cervello? Altri organi? Silenziosamente si domandano se non hanno sbagliato a chiamare "Berlusconi" una deriva morale che esisteva prima ed esisterà dopo il signore che ci ha lasciato ieri. Era un simbolo, è sempre stato solo un simbolo. Rappresentava tutte le cose che ci stavano rovinando, suonava falso e artificiale come gli spot dei suoi programmi, i giardinetti delle sue palazzine, le moine delle sue puttane. Se non ci fosse stato lui, ce ne sarebbe stato un altro. Ora lui non c'è più, qualcuno vuole prendere il posto? Perché dei simboli c'è sempre comunque bisogno. Gli antiberlusconiani esistenziali si guardano intorno, alla ricerca di qualche antiberlusconiano agonistico.
Gli antiberlusconiani agonistici si muovono impettiti, non dicono niente ma hanno già un discorso pronto appena qualcuno gli rivolgerà la parola (nessuno gli rivolge la parola). Sono venuti a onorare un Grande Avversario, quello era Berlusconi per loro: e siccome Berlusconi era Grande, in un qualche modo si sono convinti di esser grandi pure loro. Erano i politici che ci spiegavano che Berlusconi andava battuto "sul campo", erano quelli che pensavano che se un tizio con un impero mediatico che è quasi un monopolio ti fa la cortesia di partecipare a libere elezioni, tu ti candidi contro di lui e vinca il migliore!, è gente che ha accettato di giocare a calcio su un campo in salita, pendenza del 30%, e ancora chiede scusa perché non è riuscito a vincere, schema sbagliato, centravanti spompato, ma la prossima volta vedrete. Adesso però B. non c'è più, il che nella loro visione del mondo significa che si è ritirato dalla competizione, e quindi forse tocca a loro... gli antiberlusconiani agonistici li riconosci da quel folle brillìo negli occhi. Quel tipo di persona convinta che con qualche tweet sagace e il ghigno giusto puoi ereditare il consenso che un tycoon ha costruito procurandosi tre emittenti nazionali, concessionarie di pubblicità, giornali per venderla, e la Mondadori. Gli antiberlusconiani agonistici sperano che con una bella orazione funebre potrebbero tornare nelle grazie di una Barbara d'Urso, una Maria De Filippi, dai che alle prossime elezioni svoltiamo il 5%.
![]() |
I funerali della volpe |
Gli antiberlusconiani giudiziari controllano Wikipedia perché la precisione è importante, e di preciso per ora si può solo dire che B. è stato condannato per falso in bilancio. Tutti gli altri capi d'imputazione si sono estinti lungo la strada, o languono ancora in attesa della Cassazione o della prescrizione. È un bilancio piuttosto magro; del resto è complicato perseguire legalmente un tizio che ogni tanto va al governo e modifica le leggi a suo favore. Serviva probabilmente un'iniziativa extragiudiziaria, ma gli antiberlusconiani assiepati ai bordi del Palazzo di Giustizia non ragionano così. Anche loro probabilmente sono un po' smarriti, le loro manette come le braccia di Enea tre volte stringono il vuoto intorno ai polsi del fantasma del padre.
Gli antiberlusconiani qualsiasi non sanno neanche da che parte cominciare. Io per esempio ho scritto così tante cose su di lui che è come se non avessi scritto niente; e da qualche parte credo anche di aver detto che nel momento della caduta non mi sarei fatto uscire una sola parola di scherno; quello lo meritano solo i potenti, ma probabilmente pensavo a una caduta da una posizione di potere. Qualcosa che non è mai veramente successo: Berlusconi è ancora potente, e potentemente in grado di danneggiarci. Quello che è scomparso ieri, l'involucro mortale, era di gran lunga la cosa meno pericolosa di lui. Tutto il resto è ancora in circolazione, Cologno non è forse più l'unica Torre Oscura da abbattere ma non è mai stata l'unica, è stato ingenuo da parte mia il pensarlo (se mai l'ho pensato).
Così alla fine eccoci qui. È morto un tizio che in un qualche modo conoscevamo, da un sacco di tempo. Questo per forza ci dispiace, come di qualsiasi pezzo del nostro paesaggio che se ne va. È tempo che non ci verrà restituito, un danno che non ci sarà indennizzato, davvero non si capisce cosa dovremmo festeggiare. Dei morti non si dovrebbe mai parlare male, e quindi staremo zitti.
Leone l'incoronatore
12-06-2023, 02:10pontefici, santi, StoriaPermalink12 giugno: San Leone III Papa (dal 795 all'816), l'incoronatore di Carlo Magno
![]() |
Sorpresa! |
Non c'è aneddoto tramandato dai manuali scolastici che, a guardarlo un po' da vicino, non mostri qualcosa di completamente diverso. Può darsi che abbiate letto, al tempo, che Carlo Magno fu incoronato Sacro Romano Imperatore nella notte di Natale dell'anno 800, da un papa che in quell'occasione gli fece una sorpresa. Del resto che Carlo non fosse informato – e neanche troppo entusiasta – della nuova corona lo riferiscono sia le fonti pontificie che quelle carolinge, e quindi perché non crederci?
Perché, semplicemente, non è realistico che un sovrano che è già l'uomo potente d'Europa, una notte di Natale, si lasci appoggiare un'altra corona in testa a sua insaputa. Certo, le fonti pontificie hanno tutto l'interesse a ribadire che fu un'iniziativa del papa, visto che da quel momento si stabilisce il principio che il Sacro Romano Imperatore sarà incoronato a Roma; e anche i cronisti di corte, da Eginardo in poi, avevano buon gioco a raccontare di un monarca poco interessato all'ennesima corona, magari pure infastidito di doversi sobbarcare anche il retaggio di quegli imperatori che benché si definissero romani, a Roma non si vedevano da quasi quattro secoli. Ma davvero possiamo credere che fosse una decisione autonoma del papa? E a proposito, che papa era, che margini di iniziativa poteva avere, rispetto al suo imperiale protettore?
Nessuno. Leone III, a quel punto della sua carriera, era una pedina di Carlo Magno, al quale doveva non solo la sua carica, ma anche la vita. Avrebbe fatto tutto quello che Carlo gli chiedeva; difficilmente gli avrebbe messo in testa una corona che Carlo non voleva. Facciamo un passo indietro.
Leone a quel punto era papa da cinque anni, l'ultimo dei quali piuttosto turbolento. Era succeduto ad Adriano, il papa che alleandosi con i Franchi contro i Longobardi, e sollecitando l'intervento di Carlo nella penisola, aveva reso in sostanza quest'ultimo il signore di tutta l'Italia fino a Roma. I possedimenti longobardi in Italia settentrionale e centrale erano stati incamerati da Carlo; quanto a Roma, teoricamente era ancora un ducato dipendente dall'Impero Romano (quello con capitale Costantinopoli), ma in pratica era il papa a essere considerato la massima autorità in città. Più che normale che la carica facesse gola alle famiglie più importanti; e tuttavia questo non impedì l'elezione all'unanimità di Leone, un cardinale di origini umili o comunque oscure che aveva fatto carriera nella cancelleria del Laterano. Qualcuno evidentemente in città non era così contento, e così nell'aprile del 799, mentre si recava in un monastero per attendere a una funzione religiosa, Leone fu rapito da due patrizi. Uno dei due, Pascale, era nipote di Adriano, e con tutta probabilità credeva che il Soglio spettasse a lui; non voleva però uccidere per forza Leone, si sarebbe contentato di cavargli gli occhi o mozzargli la lingua, mutilazioni che forse pensava fossero sufficienti per far decadere un papa dal suo ruolo. A quanto pare però non ci riuscì e la scelta di non ucciderlo sul posto si sarebbe rivelata un grave errore, perché in un qualche modo Leone riuscì a evadere dalla cella dove era rinchiuso (calandosi con una corda), riparando prima in Vaticano e poi, scortato da un messo imperiale, a Paderborn, Sassonia, dove Carlo teneva corte in quel periodo. Una scelta arrischiata perché gli attentatori, per quanto dalle cronache non sembrassero così organizzati, erano comunque convinti di avere Carlo dalla loro, forse in forza del buon rapporto che quest'ultimo aveva avuto con Adriano. E se l'attentato fosse riuscito, se Leone fosse stato tolto di mezzo senza che Carlo avesse avuto da ridire, probabilmente Leone sarebbe stato liquidato come un usurpatore, un antipapa; radiato dal canone dei pontefici, e oggi non ne parleremmo più. Invece Leone ebbe la buona idea di recarsi direttamente da Carlo, e forse in quell'occasione fece conoscenza con l'eminenza grigia del re, Alcuino di York.
Alcuino è il più probabile responsabile delle scelte che furono prese allora, e che portarono alla nascita di un nuovo impero. A Paderborn non era arrivato soltanto Leone, ma anche i congiurati erano riusciti a recapitare dei messaggi in cui cercavano di far sentire la loro campana. A Leone venivano attribuiti comportamenti scandalosi i cui dettagli sono stati poi omessi dalle cronache, per via che la Storia la scrive sempre il vincitore. Carlo si ritrovava insomma a dover giudicare la condotta di un pontefice, una grana che avrebbe preferito evitare. Alcuino nell'occasione gli raccomandò la massima prudenza: in quanto detentore di un potere che derivava direttamente da Dio, il papa non poteva essere giudicato da nessun'autorità superiore a lui, ovvero da nessuno se non da Dio. Liquidare il papa fuggitivo sarebbe sembrato un atto di prevaricazione; Carlo decise di scendere a Roma a dirimere la questione.
A Roma si tenne un vero e proprio processo, che dimostra come il diritto romano aveva ormai ceduto il passo all'ordalia medievale. Gli accusatori del papa poterono riferire le loro accuse, ma non portarono prove; in compenso Leone giurò solennemente sul vangelo di essere innocente. Si trattava in sostanza di una versione ecclesiastica del giudizio di Dio; solo Dio aveva un'autorità superiore a quella di Leone, solo lui avrebbe potuto punirlo incenerendolo se giurava il falso. Leone giurò e non fu incenerito, quindi era innocente e poteva continuare a essere papa. I suoi rapitori invece furono condannati a morte; pena che Leone commutò subito in ergastolo perché avevano ancora troppi amici in città. Leone invece aveva un solo grande protettore: Carlo, che per rimetterlo sul Soglio era venuto fino a Roma, interrompendo chissà quale guerra di conquista o massacro di Avari. È abbastanza chiaro che Leone avrebbe fatto qualsiasi cosa gli chiedeva.
Nel frattempo anche a Costantinopoli non è che stessero fermi ad aspettare; Irene d'Atene, la basilissa che per anni aveva regnato come reggente del figlio Costantino VI; quando questo aveva finalmente raggiunto la maggiore età, aveva tramato per prendergli il posto e siccome anche lei non era un mostro invece di ucciderlo si era accontentato di farlo accecare – senonché, come spesso succedeva in questi casi, Costantino era comunque morto poco dopo a causa delle ferite. A quel punto Irene si era proclamata basileus, avete capito bene, al maschile: le basilisse erano le mogli o le madri dell'imperatore, ma Irene non si considerava più né madre né vedova né reggente: l'imperatore era lei, punto, forse aa Meloni pensava a questo precedente quando ha chiesto di farsi chiamare Signor Presidente der Consiglio, ma non tergiversiamo. Un imperatore donna non si era ancora esattamente visto, e questo forse diede ad Alcuino o ad altri l'idea per il regalo da fare a Carlo nella notte di Natale dell'anno 800; facciamo proclamare dal tuo papa che d'ora in poi l'imperatore sei tu, che ne pensi? Se Carlo fosse stato contrario, difficilmente ne staremmo parlando oggi. Nella pratica si trattava di un escamotage per dichiarare che Roma non dipendeva più da Costantinopoli, bensì da un altro imperatore che di romano aveva ancora meno, ma che di fatto la controllava già da anni.
Anche nelle beghe teologiche, Leone si trovò a barcamenarsi in una situazione in cui la priorità dei nuovi padroni carolingi era isolare Roma da Costantinopoli. Per questo motivo Carlo aveva fatto penare non poco Adriano ai tempi della questione iconoclastica; ora invece la tensione tra oriente e occidente aveva messo a fuoco la questione che poi sarà quella dello scisma definitivo, duecento anni dopo: il filioque. In molte chiese occidentali (non a Roma) il Credo niceno veniva recitato durante la messa, il che dava l'occasione a tutti i fedeli di ribadire che lo Spirito procede "dal padre e dal figlio". Questo nella versione latina: quella greca è un po' diversa, manca una congiunzione, insomma sembra che lo Spirito proceda solo dal padre. Come ammetteranno diversi teologi nei secoli successivi, si tratta di una questione fondamentale soltanto se si ha molta voglia di litigare. I carolingi evidentemente ne avevano; Carlo convocò un sinodo ad Aquisgrana che stabilì che il Credo latino con il suo bel filioque andava recitato in tutte le messe. Leone ratificò il decreto, ma solo per le chiese di rito latino; non che i greci gli avrebbero dato retta, ma voleva evitare di rompere con loro: a Roma ancora per più di un secolo si continuò a omettere il filioque.
Alla morte di Carlo, nell'814, forse Leone rischiò di essere vittima di un secondo attentato; stavolta non ebbe bisogno di sollecitare i messi del nuovo imperatore (Ludovico), che quando arrivarono trovarono la situazione già normalizzata. Leone sarebbe morto due anni dopo Carlo; in generale non è ricordato come un grande papa. Fu beatificato solo nel Seicento, e canonizzato nel secolo successivo. Addirittura negli anni Sessanta il suo nome era stato espunto dal Martirologio romano; poi è stato reinserito. Non è considerato patrono di nulla in particolare, ma se quando cercano di farvi fuori voi scappate dal vostro boss, Leone sa come vi sentite in quel momento.