Come ti tarocco l'elezione
Sensuntepeque, dip. di Cabañas, El Salvador - A Sensuntepeque, cittadina di 17 mila anime sprofondata nella selva tropicale del dipartimento di Cabañas, a due passi dalla frontiera con l’Honduras, un voto costa 20 dollari.
E 20 dollari, qui in Salvador, sono 20 giorni di vita per un bambino, considerando che il latte costa un dollaro a litro.
I “vigilates” dell’Arena, l’Alleanza repubblicana Nazionalista, che dovrebbero per l’appunto “vigilare” sul corretto svolgimento della pratica elettorale, girano per le strade con rotoli di banconote nuove fiammanti che provengono direttamente dagli Stati Uniti.
Un contributo alla campagna elettorale da parte di alcuni faccendieri nordamericani interessati ad un progetto di sfruttamento minerario, contestassimo dai contadini locali perché significherebbe il prosciugamento delle poche ed inquinate ma comunque vitali risorse idriche di mezzo dipartimento. Chi accetta la banconota, si fa fare un segno di pennarello indelebile sul dorso della mano perché non vendae due volte lo stesso voto. Se qualche osservatore internazionale ha qualcosa da ridire, l’arenero gli risponde che in Salvador non è vietato fare regali alla popolazione e che il beneficiato rimane comunque libero di votare per chi gli pare. “Sì señor, è vero – mi ha spiegato un anziano campesino con la mano segnata-. Ma sanno che nessuno di noi lo farebbe. Siamo poveri ma onesti. Ho accettato i soldi e ora devo votare per l’Arena, il partito dei ricchi, anche se so che è l’Fmln il partito dei poveri”.
Questo è solo uno delle tante situazioni di corruzione più o meno legale che ho registrato nella mia esperienza come giornalista e osservatore internazionale alle elezioni svoltesi il 15 marzo in Salvador. Nei giorni precedenti ho assistito al regalo di quintalate di ondulati per i tetti in cambio della consegna del Dui (il documento di identità) e di forniture di acqua potabile. In Salvador – paese campione mondiale del neo liberalismo dove di pubblico ci sono solo i debiti – l’acqua ancora bevibile è stata tutta privatizzata.
Non sono mancate le minacce ad osservatori e giornalisti. “Sta attento… molto attento. Perché non posso garantire la tua sicurezza in un paese come questo pieno di comunisti feroci - mi ha detto il responsabile locale del Tribunale Elettorale -. Per fortuna, sia pure come ultima istanza, per mantenere l’ordine abbiamo i volontari della Humo”. La Humo è una squadra della morte. Cinque omicidi e due desaparecidos, e parlo solo di casi accertati, è stato il bilancio pre elettorale degli squadroni neri.
Ma all’apoteosi del tarocco elettorale mi è toccato assistere il giorno delle votazioni. Ho contato personalmente e senza allontanarmi troppo dal “parque”, la piazza centrale dove erano i seggi, 14 carri bestiame, stracarichi di contadini stipati come bestie. Tutti a votare con la testa bassa, in fila ordinata col Dui in mano, dietro al vigilante arenero che li distribuiva ai seggi. Attorno, la gente dell’Fmln, il Frente Farabundo Martin di Liberazione Nazionale, gli urla di tornare a casa loro. “Sono tutti honduregni – mi ha spiegato un collega giornalista di Tegucicalpa, capitale dell’Honduras -. Lavorano come schiavi nei campi di caffè. Ogni volta che a Cabañas ci sono le elezioni, il loro padrone li porta qui come regalo agli amici fazenderos del Salvador”. Come fanno ad avere un Dui salvadoregno, mi chiedete? Beh… come ho già scritto, qui il governo ha privatizzato tutto il privatizzabile e anche di più. Compreso la stampa dei documenti di identità. L’appalto se lo è aggiudicato una impresa gestita da un noto politico dell’Arena. E nessuno controlla? Certamente. Il governo arenero ha incaricato alcuni funzionari di verificare la correttezza delle emissioni. Sono tutti areneri, tutti diventati improvvisamente deputati nelle ultime elezioni e tutti regolarmente inquisiti dalla magistratura. Sono anche tutti ricchissimi. Il Dui “falso ma vero” non serve solo per le elezioni politiche. Un ottimo cliente è pure il narcotraffico.
I “vigilates” dell’Arena, l’Alleanza repubblicana Nazionalista, che dovrebbero per l’appunto “vigilare” sul corretto svolgimento della pratica elettorale, girano per le strade con rotoli di banconote nuove fiammanti che provengono direttamente dagli Stati Uniti.
Un contributo alla campagna elettorale da parte di alcuni faccendieri nordamericani interessati ad un progetto di sfruttamento minerario, contestassimo dai contadini locali perché significherebbe il prosciugamento delle poche ed inquinate ma comunque vitali risorse idriche di mezzo dipartimento. Chi accetta la banconota, si fa fare un segno di pennarello indelebile sul dorso della mano perché non vendae due volte lo stesso voto. Se qualche osservatore internazionale ha qualcosa da ridire, l’arenero gli risponde che in Salvador non è vietato fare regali alla popolazione e che il beneficiato rimane comunque libero di votare per chi gli pare. “Sì señor, è vero – mi ha spiegato un anziano campesino con la mano segnata-. Ma sanno che nessuno di noi lo farebbe. Siamo poveri ma onesti. Ho accettato i soldi e ora devo votare per l’Arena, il partito dei ricchi, anche se so che è l’Fmln il partito dei poveri”.
Questo è solo uno delle tante situazioni di corruzione più o meno legale che ho registrato nella mia esperienza come giornalista e osservatore internazionale alle elezioni svoltesi il 15 marzo in Salvador. Nei giorni precedenti ho assistito al regalo di quintalate di ondulati per i tetti in cambio della consegna del Dui (il documento di identità) e di forniture di acqua potabile. In Salvador – paese campione mondiale del neo liberalismo dove di pubblico ci sono solo i debiti – l’acqua ancora bevibile è stata tutta privatizzata.
Non sono mancate le minacce ad osservatori e giornalisti. “Sta attento… molto attento. Perché non posso garantire la tua sicurezza in un paese come questo pieno di comunisti feroci - mi ha detto il responsabile locale del Tribunale Elettorale -. Per fortuna, sia pure come ultima istanza, per mantenere l’ordine abbiamo i volontari della Humo”. La Humo è una squadra della morte. Cinque omicidi e due desaparecidos, e parlo solo di casi accertati, è stato il bilancio pre elettorale degli squadroni neri.
Ma all’apoteosi del tarocco elettorale mi è toccato assistere il giorno delle votazioni. Ho contato personalmente e senza allontanarmi troppo dal “parque”, la piazza centrale dove erano i seggi, 14 carri bestiame, stracarichi di contadini stipati come bestie. Tutti a votare con la testa bassa, in fila ordinata col Dui in mano, dietro al vigilante arenero che li distribuiva ai seggi. Attorno, la gente dell’Fmln, il Frente Farabundo Martin di Liberazione Nazionale, gli urla di tornare a casa loro. “Sono tutti honduregni – mi ha spiegato un collega giornalista di Tegucicalpa, capitale dell’Honduras -. Lavorano come schiavi nei campi di caffè. Ogni volta che a Cabañas ci sono le elezioni, il loro padrone li porta qui come regalo agli amici fazenderos del Salvador”. Come fanno ad avere un Dui salvadoregno, mi chiedete? Beh… come ho già scritto, qui il governo ha privatizzato tutto il privatizzabile e anche di più. Compreso la stampa dei documenti di identità. L’appalto se lo è aggiudicato una impresa gestita da un noto politico dell’Arena. E nessuno controlla? Certamente. Il governo arenero ha incaricato alcuni funzionari di verificare la correttezza delle emissioni. Sono tutti areneri, tutti diventati improvvisamente deputati nelle ultime elezioni e tutti regolarmente inquisiti dalla magistratura. Sono anche tutti ricchissimi. Il Dui “falso ma vero” non serve solo per le elezioni politiche. Un ottimo cliente è pure il narcotraffico.