Tempo di bilanci
Tunisi, quinto giorno di carovana - Carovanieri in libera uscita, oggi. Chiuso il Social Forum, un ristretto gruppo di attivisti è partito la mattina buon’ora per il sud per riprendere il lavoro nei vari progetti. Il grosso della truppa è rimasto a Tunisi e si è concessa una giornata di riposo.
A cinque minuti dal nostro hotel, parte uno scassato trenino che collega Tunisi nord con gli scavi archeologici di Cartagine e il tranquillo villaggio di Sidi Bou con le sue caratteristiche case bianche e azzurre. Il secondo soprattutto, è un luogo spiccatamente turistico ma che vale comunque una visita, incastonato come è in un mare blu cobalto e circondato da colline rivestite di grandi fiori multicolori. Sul trenino, i ragazzi locali, questa mattina particolarmente su di giri per il derby calcistico che si sarebbe giocato nel pomeriggio, ci hanno insegnato come basti infilare un piede tra le porte mentre il treno sta partendo, per impedirne la chiusura e viaggiare poi con le porte spalancate attaccati alla carrozzeria esterna. Il che, secondo loro, è un gran divertimento.
Carovanieri in libera uscita, quindi, ciascuno seguendo l’ispirazione dettata dalle proprie inclinazioni, siano esse del genere “vacanze culturali” o “spiaggia e narghilè”. Domani, si parte per raggiungere i compagni al sud. La prima meta sarà Sidi Bouzid.
Ma adesso è venuto il momento di tirare un primo breve bilancio del Social Forum di Tunisi. Diciamo subito che chi si aspettava un forum dalle proposte forti, come è stato quello di porto Alegre, è rimasto deluso. D’altra parte, abbiamo già scritto che le grandi battaglie non passano più per appuntamenti di questo tipo. Non è stato neppure un forum di facciata, una passerella per associazioni governative e ong incapaci di proporre vere alternative alla globalizzazione, come è stato per quello di Dakar. Grazie anche alla caotica situazione politica tunisina, il Social Forum di Tunisi ha aperto i battenti a tante organizzazioni che hanno portato all’interno dei dibattiti tante contraddizioni ma anche tante potenzialità. In poche parole, se è vero che erano presenti nostalgici di Saddam Hussein e associazioni siriane filo Assad è anche vero che abbiamo incontrato tanti attivisti che lottano contro il regime, ben sapendo delle difficoltà di costruire in un auspicabile futuro post guerra, un percorso democratico al fianco delle formazioni integraliste oggi loro alleate contro il dittatore. Contraddizioni e potenzialità che sono presenti in tutti i livelli sociali di questa sponda di Euromeditteraneo.
Piuttosto vale la pena di sottolineare le assenze di questo forum. In quanto a quelle geografiche, abbiamo notato l’assenza di tanti movimenti sudamericani che sono state l’anima pulsante dei primi forum sociali. Ma i motivi di tale assenza fondamentalmente sono da ricercarsi nella lontananza e nel costo del viaggio. Per quanto riguarda quelle tematiche, se tanto spazio è stato dato alla questione femminile, non abbiamo trovato un solo stand, un solo atelier (perlomeno non non ne abbiamo visti) dedicati all’orientamento sessuale. Per il mondo arabo questi temi continuano ad essere tabù.
Ma a conti fatti, il Social Forum è stato comunque una grande vetrina dei movimenti. Le interviste, i dati, le mail, i contatti, gli articoli, le informazioni che abbiamo recuperato saranno utili per costruire battaglie future capaci di suscitare una eco anche dall’altra parte del mare perché anche dall’altra parte del mare ci sono attivisti e associazioni che lottano per quell’ “otro mundo” che è sempre più possibile.
Carovanieri in libera uscita, quindi, ciascuno seguendo l’ispirazione dettata dalle proprie inclinazioni, siano esse del genere “vacanze culturali” o “spiaggia e narghilè”. Domani, si parte per raggiungere i compagni al sud. La prima meta sarà Sidi Bouzid.
Ma adesso è venuto il momento di tirare un primo breve bilancio del Social Forum di Tunisi. Diciamo subito che chi si aspettava un forum dalle proposte forti, come è stato quello di porto Alegre, è rimasto deluso. D’altra parte, abbiamo già scritto che le grandi battaglie non passano più per appuntamenti di questo tipo. Non è stato neppure un forum di facciata, una passerella per associazioni governative e ong incapaci di proporre vere alternative alla globalizzazione, come è stato per quello di Dakar. Grazie anche alla caotica situazione politica tunisina, il Social Forum di Tunisi ha aperto i battenti a tante organizzazioni che hanno portato all’interno dei dibattiti tante contraddizioni ma anche tante potenzialità. In poche parole, se è vero che erano presenti nostalgici di Saddam Hussein e associazioni siriane filo Assad è anche vero che abbiamo incontrato tanti attivisti che lottano contro il regime, ben sapendo delle difficoltà di costruire in un auspicabile futuro post guerra, un percorso democratico al fianco delle formazioni integraliste oggi loro alleate contro il dittatore. Contraddizioni e potenzialità che sono presenti in tutti i livelli sociali di questa sponda di Euromeditteraneo.
Piuttosto vale la pena di sottolineare le assenze di questo forum. In quanto a quelle geografiche, abbiamo notato l’assenza di tanti movimenti sudamericani che sono state l’anima pulsante dei primi forum sociali. Ma i motivi di tale assenza fondamentalmente sono da ricercarsi nella lontananza e nel costo del viaggio. Per quanto riguarda quelle tematiche, se tanto spazio è stato dato alla questione femminile, non abbiamo trovato un solo stand, un solo atelier (perlomeno non non ne abbiamo visti) dedicati all’orientamento sessuale. Per il mondo arabo questi temi continuano ad essere tabù.
Ma a conti fatti, il Social Forum è stato comunque una grande vetrina dei movimenti. Le interviste, i dati, le mail, i contatti, gli articoli, le informazioni che abbiamo recuperato saranno utili per costruire battaglie future capaci di suscitare una eco anche dall’altra parte del mare perché anche dall’altra parte del mare ci sono attivisti e associazioni che lottano per quell’ “otro mundo” che è sempre più possibile.