La Trappola Trans

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Riassunto della puntata precedente: il Sanremo di Carlo Conti è, come si poteva prevedere, un passo indietro sia da un punto di vista artistico, sia del costume. È un festival che non può negare che esistano delle questioni aperte, dei conflitti in corso: ma invece di affrontarli li mette in scena in una versione edulcorata o farsesca: un Tale e Quale Show in cui al posto del cantante che l'anno scorso proponeva di fermare un genocidio ce n'è un paio che cantano, per l'ennesima volta, Imagine come se fosse mai servita a qualcosa; al posto del Benigni faro della sinistra antiberlusconiana c'è un Benigni anziano costretto ad autoprofanarsi ritornando all'Inno del Corpo Sciolto; e al posto del movimento Lgbt c'è Malgioglio. In particolare la grande assente sarebbe la queerness. Ora, il dibattito sulla queerness è stato fatto infinite volte e giunge sempre a un punto di stallo: c'è chi considera il queer come liberatorio sempre e comunque, e c'è chi è portato a immaginare che anche il queer, come qualsiasi altro atteggiamento umano, possa raggiungere un limite X oltre il quale risulti controproducente alla causa che dovrebbe difendere. Io perlomeno tendo a pensarla così, ma non perché mi ritenga un "moderato" nemico di qualche "massimalista": semplicemente credo che ogni contenuto possa essere distorto fino a trasformarsi nella parodia di sé stesso. 

Ad esempio due anni fa, dopo l'ultima esibizione di Rosa Chemical, il dubbio mi è venuto: ma non è che l'hanno fatto apposta? Chiara Ferragni, tra l'altro, era appena salita nell'empireo delle maestre di vita. Una scenetta che all'inizio mi era sembrata semplicemente estemporanea e di cattivo gusto è stata ripresa dalla stampa di destra con un'attenzione morbosa, perché? In un qualche modo sembrava dare forma allo stereotipo del travestito pericoloso che approccia eterosessuali e li converte alla fluidità – uno stereotipo che, ribadisco, non ha riscontri nella cronaca o nel mondo reale, ma che evidentemente fa parte dell'immaginario di tanti italiani, ed è un immaginario omofobo nel vero senso del termine "fobia", che prima di odio è paura. Se il movimento Lgbt ne ha tratto qualche vantaggio, io non l'ho visto. Davvero Rosa Chemical sembrava se lo fossero inventato i Feltri e i Sallusti a tavolino, con tutti i tatuaggi e gli ammiccamenti giusti per spaventare la maggioranza silenziosa. Nei mesi successivi è partita un'operazione di ridimensionamento della famiglia Ferragni che forse era inevitabile – avevano raggiunto troppo presto la quota Benigni, ormai erano i fari dell'opposizione al governo, ma si trattava di celebrità fragili, ancora affidate ad aziende a conduzione famigliare e tanta attenzione su di loro ha reso più evidenti le loro magagne. Questo però è già un altro discorso. Il discorso che volevo fare, me ne rendo conto mentre me lo scrivo, è il solito dai tempi di Genova: come fa un movimento a difendersi dagli agenti provocatori, da chi ne assume i comportamenti più estremi per suscitare un facile scandalo e suscitare una reazione violenta? Nel caso della queerness, la situazione si fa ancora più spinosa perché distinguere un queer dalla parodia di un queer è un'impresa davvero difficile – se non è Malgioglio. 

Qualche giorno fa, sull'organo dell'ipocrisia fintoprogressista, Paola Concia è stata così gentile da spiegarci che il movimento Lgbt italiano è stato rovinato dal "massimalismo". Copio e incollo: 

Abbiamo iniziato a copiare le rivendicazioni di oltre oceano, leggendo con ammirazione che i sessi erano più di due, che si dovevano avere bagni di genere neutro, che la fluidità di genere doveva diventare legge di stato, che le donne biologiche dovevano essere definite come persone che mestruano per non offendere nessuno, che esisteva un diritto alla filiazione da parte delle coppie omosessuali maschili e così via. Giorno dopo giorno, si è fatta strada l’idea tra noi che non bastava chiedere leggi contro le discriminazioni e per il matrimonio egualitario oppure una modifica della legge sulle adozioni e sulla legge 164/82 sulle persone transessuali - battaglie su cui avremmo potuto trovare al nostro fianco milioni di cittadini - ma che bisognava andare oltre. Gestazione per altri, schwa, asterischi e fluidità sono diventate le nostre parole d’ordine e i nostri campi di battaglia. Parcellizzare i diritti è diventato il nostro mantra, quando la garanzia dei diritti universali è sempre stata la nostra bussola.

Ora, a mio avviso questo discorso è interessante perché non una sola cosa di quelle descritte dalla Concia è dimostrabile – si tratta in effetti di talking points, parole d'ordine che quasi sempre sono state escogitate o messe in rilievo dalla stampa di destra. "Leggendo con ammirazione che i sessi erano più di due": se ne può parlare – se ne parla da decenni – ma c'è stata una concreta iniziativa legislativa in tal senso? "Si dovevano avere bagni di genere neutro": li avevamo all'università negli anni '90, più che altro per le limitazioni architettoniche, succede anche in molti bar; qualcuna/o è morta/o per questo? "Le donne biologiche dovevano essere definite come persone che mestruano": sul serio? È stato l'argomento di una rivendicazione seria di un movimento strutturato, o una boutade che ha fatto un po' discutere? "Diritto alla filiazione da parte delle coppie omosessuali maschili": questa è più seria, ed è triste vederla infilata in un mazzo di sciocchezze. Davvero, mancano soltanto i lego transgender di Mattia Feltri, è veramente strano che non li abbia tirati fuori, forse non ha fatto in tempo. "Gestazione per altri, schwa, asterischi e fluidità sono diventate le nostre parole d’ordine e i nostri campi di battaglia": ancora lo schwa, sul serio? L'ultima volta che ho controllato, erano stati pubblicati quattro libri contro lo schwa e ancora neanche un libro intero a favore – anche perché chi se lo leggerebbe un libro intero sullo schwa, santo Dio. Lo schwa, con buona pace di chi prova davvero a usarlo, è un feticcio della destra, non del femminismo. Fin qui è servito molto più a spaventare che a includere, il che è abbastanza buffo perché a differenza di Rosa Chemical non viene nemmeno a twerkarti sulle ginocchia; è una letterina abbastanza innocua che puoi benissimo evitare di leggere, se ti fa davvero così schifo. 

Quel che si capisce è che Paola Concia a un certo punto si è sentita scavalcata da un attivismo che chiedeva cose diverse da quelle che chiedeva lei, e ha deciso che queste cose non erano giuste e che quell'attivismo nuoceva alla sua causa. Il che è comprensibile e legittimo. Quel che non è legittimo è sostituire le istanze che non approvi con una parodia. Probabilmente capita a tutti di farlo, ebbene, a volte la chiamiamo 'satira' ed è accettabile. Se invece stai scrivendo un manifesto del movimento lgbt riformista no, siamo più dalle parti della bassa propaganda che si crede intelligente, e infatti siamo sul Foglio. "Massimalismo" è un termine che da decenni individua la cattiva fede di chi lo usa; mi verrebbe da far presente che la Concia potrebbe prendere le distanze dal "massimalismo" di chi ha deciso che la questione palestinese si risolve spianando la Palestina, ma cadrei nella stessa trappola.  Mentre invece è da un'altra trappola che volevo mettere in guardia, anche se non sono sicuro che esista. Ma nel dubbio – e nel buio – uno non fa male a dire a chi ha vicino: ehi, occhio, forse ci sono delle trappole.

Ehi, state attentə. Può darsi che anche in passato alcune vostre forme di lotta o di espressione abbiano goduto di un'esposizione particolare non perché funzionavano, ma perché i vostrə avversarə le consideravano talmente eccessive da trasformarsi in autoparodie. A torto o a ragione, non importa: ma può darsi che di alcuni argomenti si sia parlato di più perché a loro interessava che ne parlaste. Può anche darsi che ve ne siate resə conto ma abbiate comunque pensato di cavalcare il drago; forse vi illudevate di domarlo, o semplicemente vi stavate divertendo, e tanta attenzione lusingava quell'amor proprio senza il quale nessuno lotterebbe per nessuna causa. Non vi giudico, non credo avrei fatto meglio di voi. L'unica cosa che posso dire è: attentə, forse ci sono delle trappole. 

Comments (2)

Gabriele wrote ...
Vabbè ma da anni è notoriamente un'alfiera delle terf italiane, pieno di dogwhistle il suo articolo
2/17/2025, 11:45:00 PM

giuspe wrote ...
Piccola aggiunta (che non so quanto aggiunga, ma tant'è).

nel mondo della programmazione è abbastanza noto il concetto di "code smells" ("odori" o "puzze" del codice): se leggendo velocemente del codice si individuano certi pattern (gli "smells") é probabl probabile che siano presenti certi specifici problemi.
È un metodo infallibile? No: richiede di confermare il problema con letture più attente nel contesto specifico, è prono ad eccezioni e falsi positivi, etc.
Funziona, in generale? Sì, in una percentuale altissima di casi.

Leggendo le parole della Concia, ed avendo di quest'ultima solo vaghe distanti informazioni (parlamentare di lungo corso, di sinistra, associata a tematiche LGBTQ+, lesbica?) il "code smell" è abbastanza forte: sono molti dei talking point del femminismo TERF.

(Mistificazione / parodizzazione delle istanze che si oppongono; un vago senso di "dove andremo a finire signora mia"; un tiptap attorno al concetto di "ok i diritti, ma non esageriamo"; disponibilità ad andare a pescare alleati poco presentabili ma disponibili a fornire supporto sull'istanza specifica; ...)

Una breve ricerca conferma: per motivi anagrafici (è nata nel '63) e di banale posizionamento (molto vicina ad ArciLesbica, che negli ultimi dieci anni è diventata chiaramente TERF Central) il linguaggio ed il messaggio dell'articolo tornano perfettamente.

Capito questo, personalmente avrei smesso di leggere (il suo pezzo su Il Foglio), ma grazie per aver "preso il proiettile" al posto mio :)
2/16/2025, 1:57:00 PM

L'uomo irricattabile

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Ma io poi cosa dovrei scrivere, di un ministro della Cultura che prende il Tg1 per lo studio di Maria De Filippi, un posto dove umiliarsi in diretta davanti al maggior numero di italiani perché a un certo punto ci siamo convinti che questo tipo di autoumiliazione dovrebbe riabilitare le nostre figure, salvare le nostre famiglie e i nostri governi?


Tutto quello che mi viene da pensare è che a un certo punto il tizio si è definito non ricattabile. Ci sono precedenti illustri, ma nel suo caso probabilmente non si è nemmeno accorto che il ricatto si è già verificato. Per cui in un certo senso ha ragione: una persona che non è in grado di capire quando viene ricattata, non è ricattabile. Possiamo solo fantasticare:

"Le dirò una cosa rapidamente, dopodiché si dimentichi di avermi incontrato".

"Va bene, ma a questo punto è inutile che me la dica".

"Riferisca alla sua capo che ci piacerebbe un maggior allineamento con gli altri Paesi europei, specie nei confronti dell'Ucraina, e che in caso contrario il governo potrebbe nei prossimi giorni trovarsi a fronteggiare uno scandalo piuttosto imbarazzante..."

"Mio Dio, cosa abbiamo combinato?"

"Potrebbero essere divulgate informazioni imbarazzanti che riguardano lei... e la salute della sua famiglia. Mi sono spiegato?"

"Riguardano chi?"

"Lei!"

"Ma lei chi?"

"Non faccia finta di non capire!"

"Come si permette, io non faccio mai finta".

"Le sto dicendo che tutto questo sta per succedere! Siamo in possesso di materiale molto imbarazzante che la riguarda, e in più siamo protestanti, quindi siamo assolutamente convinti che un pompino possa fare saltare qualsiasi governo al mondo! Perciò, se il suo governo non si allinea, non avremo pietà! Paolo Mieli ha già coniato un nomignolo che la metterà al tappeto"

"Paolo Mieli..."

"Proprio lui!"

"È uno importante?"

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La Ballerina della Spada wrote ...
Sono mesi che Maria Rosaria Boccia va fotografando o filmando qualunque cosa, quindi è palese che si stesse preparando a ricattare Sangiuliano; è anche chiaro che non lo ha fatto per un interesse immediato tipo avanzare di carriera, bensì per uno scopo esterno, visto che se fosse voluta avanzare di carriera avrebbe fatto meglio a rimanersene al fianco del ministro.
Qui sembra proprio che qualcuno abbia individuato il punto più debole del governo (=il ministro più stupido), facendolo sedurre da una tizia di vent'anni più giovane che ha raccolto prove foto e video di tutto... il problema è chi?

La cosa divertente delle teorie del complotto è che, partendo dalle giuste basi, puoi dimostrare qualunque cosa.
Ad esempio c'è un tizio, un dittatore straniero, che negli ultimi tempi sembra avere investito non pochi soldi nel cercare di destabilizzare le democrazie europee; in particolare, in Italia ha puntato fra l'altro su un tipo barbuto che ama andare per sagre gastronomiche.
Adesso il tipo barbuto è vicepresidente del consiglio: bene, è ora di fra fruttare i soldi investiti e vedere l'Italia allinearsi all'Ungheria di Orban.

No.

"Come no? Dopo tutto quello che ho speso? Trovami subito una tizia che accalappi il più stupido del gruppo, in modo da sostituirlo con uno dei nostri"

Casualmente il successore di Sangiuliano è un filoputiniano d'acciaio...però si sa, le teorie del complotto non dimostrano nulla in quanto si reggono sul fumo e sulle illusioni ;)
9/9/2024, 8:26:00 PM

Leonardo T wrote ...
Israele.
9/9/2024, 12:26:00 AM

enrico wrote ...
Ecco, trovato. Colpa dell'Ucraina. Ma certo..Poi ci sarà anche lo zampino di Israele, ovviamente.
9/8/2024, 11:38:00 AM

Gli abusi di don Inzoli, un po' abusi un po' no

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 Caro Corriere, cosa vuol dire "accusato"?
Dunque don Inzoli è stato scoperto tra gli spettatori del convegno omofobo patrocinato dalla Regione Lombardia, il che risulta imbarazzante per organizzatori e patrocinatori del convegno, perché don Inzoli è stato accusato di pedofilia. Tutto chiaro? No, non proprio.

Da un punto di vista mediatico, non c'è dubbio che l'identificazione di don Inzoli sia un grosso colpo per chi quel convegno lo stava osteggiando. Si tratta però di un'arma impropria che avrei pudore di impugnare: Inzoli è un privato cittadino che ha il diritto di andare dove vuole. E cosa significa che è "accusato di pedofilia", come molti organi di stampa hanno scritto il giorno dopo? Lo status di "accusato" non esiste in giurisprudenza, né dovrebbe essere ammesso dal buonsenso, specie quando l'accusa è così grave e infamante. Si è pedofili o non lo si è. Si è pedofili se si è stati indagati, processati, condannati: altrimenti no.

Tra il bianco e il nero è ammessa una sola sfumatura: si può essere indagati per pedofilia. È il caso appunto di don Inzoli, ma chi conduce l'indagine in questione finora è stato talmente discreto che fino a qualche giorno non ero riuscito a trovarne notizia on line (ringrazio chi mi ha aiutato). In questo caso però non solo dovremmo ricordare che siamo tutti innocenti fino a prova contraria, ma che indagini di questo tipo spesso si sono concluse con un nulla di fatto: se a molti probabilmente non dice più nulla il nome di don Giorgio Govoni, morto condannato e in seguito riabilitato, i casi di Brescia o Rignano Flaminio dovrebbero essere a portata di memoria collettiva. Si può essere indagati per tante cose, ma si è innocenti fino a prova contraria: e fino a prova contraria si è liberi di andare ai convegni; non si capisce nemmeno chi ci dovrebbe tenere fuori. Tutto chiaro ora?

No, nemmeno ora.

Il caso di don Inzoli è ancora più complicato. Dichiarandolo "accusato di pedofilia", i giornalisti semplificano per necessità una questione abbastanza spinosa. Inzoli in effetti è sia innocente che colpevole, una situazione in cui in Italia si può trovare soltanto un sacerdote. Innocente per lo Stato, Inzoli è colpevole per la Chiesa cattolica. La Congregazione della Fede si è già pronunciata sul suo caso non una ma due volte: nel 2012 e poi, dopo un ricorso, nel 2014, con una "sentenza definitiva" in cui si mette nero su bianco la formula "abuso di minori".

"In considerazione della gravità dei comportamenti - si legge nel documento a firma del cardinale Muller - e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza".

L'"umile riservatezza" prescritta dalla Congregazione prevede che Inzoli non possa più celebrare messe in pubblico (può però consacrare l'eucarestia in privato, quindi è ancora un sacerdote). Non può risiedere nella diocesi di Crema e nemmeno "entrarvi", quasi che ai confini ci fosse ancora una guardia vescovile in grado di respingerlo. Non può attendere ad attività ricreative o pastorali che coinvolgano minori - una norma di buon senso - e deve intraprendere "per almeno cinque anni, un'adeguata psicoterapia", il che costituisce secondo me una notizia in sé (per la Chiesa la psicoterapia funziona! Chissà se gli psicoterapeuti sono tutti d'accordo).

Quindi, per questa grande e rilevante e autorevole comunità che è la Chiesa cattolica, don Inzoli non è "indagato", e nemmeno "accusato", ma è colpevole di gravi comportamenti e responsabile di uno scandalo provocato da abusi su minori. Per questo motivo non può più dir messa, circolare a Crema, e deve fare psicoterapia. Tutto qui? Tutto qui.

Ora i casi sono due: o ci fidiamo della Chiesa, o no. Chi tende a non seguire le sue direttive in materia di etica e sessualità forse dovrebbe prendere con le pinze anche le sue sentenze, che sono tutto quello che sappiamo: non conosciamo le motivazioni, gli atti, nulla. Solo una sentenza nel buio. Se capita ai tribunali della repubblica di condannare preti e laici e poi riabilitarli dopo anni, può succedere anche a questa Congregazione di cui non si sa poi molto.

Se invece ci fidiamo di quello che la Chiesa ci dice su don Inzoli, a questo punto vorremmo capire perché i suoi prudenti pastori, dopo averlo trovato colpevole di tanto scandalo, lo hanno lasciato libero di andare per le strade del mondo, purché fuori dalla diocesi di Crema: senza darsi pena di denunciarlo alle autorità dello Stato in cui vive: uno Stato che ha una sensibilità fortissima per gli abusi di questo tipo, e li sanziona con pene ben più pesanti di un ciclo di terapia. E infatti l'indagine della procura di Crema, quella di cui si sa così poco, è ferma alla fase della rogatoria internazionale. Per conoscere le prove che hanno portato la Congregazione a sospendere don Inzoli, i giudici di Crema hanno dovuto inoltrare una rogatoria in Vaticano. Tutto chiaro? Un prete commette abusi a Crema, un cardinale a Roma lo trova colpevole, un giudice a Cremona deve fare una rogatoria internazionale per scoprire il perché.

Se era un sistema per mettere a tacere la cosa, ha funzionato fino a un certo punto. Certo è impressionante quanto poco si sia parlato, fuori Cremona, di uno scandalo che ha coinvolto un prete già tanto potente e chiacchierato (in questo come in tanti altri casi Mazzetta resta un punto di riferimento prezioso e ormai unico). Allo stesso tempo, imprimere un segno indelebile di colpevolezza su un uomo e poi lasciarlo libero di intrufolarsi ai convegni poteva risultate alla lunga controproducente per la Chiesa che ancora rappresenta, e infatti così è stato. A tutti coloro che combattono quotidianamente contro le ingerenze del Vaticano suggerisco di desistere dal seguire a ruota ogni battutina di papa Francesco - le sta azzeccando tutte, fidatevi - e porre qualche semplice domanda: se un prete è innocente, perché non può più mettere piede in una diocesi? Perché non può più frequentare gli oratori? Se invece è colpevole, e di una cosa tanto grave, perché non lo avete denunciato a un tribunale vero?

Postilla: chiunque condividesse le idee di quel convegno, e ne avesse avuto a cuore la riuscita, e fosse stato presente, e abbastanza intimo con don Inzoli per chiedergli di andarsene per favore, lo avrebbe fatto. Se Formigoni non lo ha fatto, o non era così preoccupato della buona riuscita del convegno, o non è più in grado di farsi ascoltare nemmeno da un suo ex sodale caduto in disgrazia.
Comments (9)

Anonymous wrote ...
...OPPURE pare che alla fine non fosse nemmeno lui ma uno che gli somigliava...
1/27/2015, 5:49:00 PM

atlantropa wrote ...
[chiedo scusa per i pasticci seriali; rileggendo ho trovato un pajo di strafalcioni e diverse cose espresse abbastanza malamente; ho pensato fosse il caso di cancellare e riscrivere quelle parti]

Dopo tanto tempo, un pezzo deboluccio – imho, come del resto tutto ciò che segue.

Innanzitutto nella forma – facciamo finta, come ai vecchi tempi, che forma e sostanza siano faccende distinte.
Tanto per cominciare, si potrebbe osservare che parole come "accusato" hanno già un loro (più o meno preciso) significato in italiano, ben prima che nell'italo-giuridichese, e probabilmente del tutto a prescindere da esso. Voglio dire che mi pare si possa essere accusati di qualcosa da parte di qualcuno senza necessariamente che il qualcosa sia un delitto/reato ed il qualcuno un magistrato – chessò, un politico può essere accusato da un giornalista di contiguità con certi ambienti eventualmente poco raccomandabili, Renzi da parte mia o tua di essere un compiaciuto buffone, etc.
Inoltre, "fino a prova contraria" verità storica e verità giuridica sono – e per fortuna! – due piani distinti.
A latere, eccepire sulla correttezza tecnica del termine "accusato" diventa abbastanza problematico se poi dallo stesso pulpito si spara la bordata "si è innocenti fino a prova contraria" – a scanso di equivoci, il problema qui non è il "fino a prova contraria" (per quanto con poco sforzo si poteva far meglio), bensì proprio "innocente".

Ma soprattutto nella sostanza.
Da quello che capisco, in questo caso nessuno – a parte la Chiesa! – si sarebbe sognato di far passare gli abusi del cittadino don Xyz per un qualche tipo di "verità" (con l'iniziale majuscola o meno, giuridica o meno, etc.), al contrario i giornali si sarebbero limitati a dire (in italiano) che don Xyz è accusato di abusi (non necessariamente oggetto di indagine). Al netto di sofismi, mi pare ben poco contestabile.
1/26/2015, 4:31:00 PM

atlantropa wrote ...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
1/25/2015, 12:43:00 AM

atlantropa wrote ...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
1/25/2015, 12:40:00 AM

luca wrote ...
il secreto del confessionale vale anche per i processi canonici. semplicemente il vaticano è uno stato estero che ha avviato e concluso un procedimento non penale, ma canonico su un cittadino italiano. le misure prese dalla santa sede riguardano i diritti, i doveri e il ruolo che don inzoli ha nella chiesa cattolica. al resto ci deve pensare lo stato di cui il don è cittadino.

il fatto che in vaticano ci abbiamo messo di meno significa che hanno meno da fare o adottano procedure più snelle o gli imputati hanno meno garanzie.

a prescindere dalla rogatoria, i magistrati italiani dovrebbero avere tutti gli elementi e anche di più per processare don inzoli, che magari è innocente ed è stato ingiustamente punito dal vaticano...
1/22/2015, 12:01:00 PM

ryvert wrote ...
"Ora i casi sono due: o ci fidiamo della Chiesa, o no. Chi tende a non seguire le sue direttive in materia di etica e sessualità forse dovrebbe prendere con le pinze anche le sue sentenze."
Non sono d'accordo. Direttiva e sentenza sono atti ben diversi: il primo detta prescrizioni (sulla base di una visione del mondo che posso anche non condividere), il secondo accerta un fatto. La direttiva dice ciò che è giusto, la sentenza ciò che è vero. Da ateo, non seguo le direttive, ma posso fidarmi di una sentenza. Anche perché la Chiesa ha dimostrato di essere alquanto benevola verso i preti pedofili, perciò se ne condanna uno, significa che ha ragioni molto solide.

Ma non è nemmeno questo il punto. Anche se colpevole, don Inzoli era comunque un uomo libero e aveva il diritto di presenziare al convegno. E gli organizzatori del convegno non sono responsabili di chi decide - legittimamente - di presenziare.

Però gli avversari del convegno hanno fatto benissimo a evidenziare la presenza del prete condannato (dalla Chiesa) e accusato (dallo Stato) di pedofilia, perché senza dire nulla di falso hanno lanciato l'implicito messaggio: "Guardate che razza di gente partecipa a questo schifo di convegno". Mossa eticamente lecita - perché basata sull pura verità - ed efficace nello screditare il convegno stesso, quindi mediaticamente vincente.
1/22/2015, 11:32:00 AM

.mau. wrote ...
Concordato ( http://www.governo.it/Presidenza/USRI/confessioni/accordo_indice.html ), articolo 4, comma 4:
4. Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero.
Intendiamoci, è una mia supposizione: ma se don Inzoli ha parlato solo durante una confessione, la Chiesa cattolica può comminare sanzioni ecclesiastiche ma non darà mai informazioni allo Stato italiano.
1/21/2015, 8:16:00 PM

IZ wrote ...
.mau., in che senso “illegale”? Secondo il diritto canonico? Non è una domanda a trabocchetto, davvero non capisco.
1/21/2015, 4:58:00 PM

.mau. wrote ...
una risposta possibile è che Santa Romana Chiesa abbia usato una pratica illegale per avere le informazioni. Non parlo della tortura, ma della confessione.
1/21/2015, 2:49:00 PM

Elogio del bavaglio

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Siamo alla fine.
Per qualche anno ci siamo informati, ci siamo indignati, eccitati, divertiti. Abbiamo ascoltato cose che in fondo sapevamo già – però fa tutto un altro effetto, sentirle con le proprie orecchie. È stata un'epoca pornografica, forse col tempo ce ne vergogneremo: ma certi momenti non li dimenticheremo mai, li terremo sempre con noi. Ecco l'elenco completo.


E la n. 1 tra le Intercettazioni Che Ci Hanno Fatto Sognare è...


1) Per sollevare il morale del capo
Noi italiani poi non è che chiediamo tanto. Magari un po' di chiarezza, questo sì. Siamo una democrazia o siamo in una dittatura? Non si riesce a capire; in entrambi i casi la situazione non ha senso. In un regime di democrazia, un dirigente politico intercettato che ammetta di aver lucrato favori sessuali per ottenere la maggioranza in Senato cosa fa? Si dimette? Non sarebbe nemmeno sufficiente. Rendetevi conto un attimo di quello che intendeva combinare questo signore: far cadere un governo, gettare un Paese intero nel caos (il nostro Paese), comprando una signorina a un senatore. Uno così, in una democrazia, se lo scoprono, che fa? Si ritira dalla vita politica? Ma probabilmente anche dalla vita pubblica: si ritira in uno chalet in montagna e passa il resto della vita a pregare che la vergogna non gli sopravviva. Questo in una democrazia.

In una dittatura, per contro, lo scambio di favori sessuali e politici potrebbe anche essere all'ordine del giorno: ma un'intercettazione di questo genere non si sarebbe mai ascoltata. I nastri sarebbero distrutti, i magistrati sollevati dall'incarico, i giornalisti multati e deportati. E quindi, insomma, noi cosa siamo? Forse il problema è tutto qui, nel non riuscire a essere né carne né pesce. Al punto che persino io, che non ho mai potuto soffrire il concetto del tanto-meglio-tanto-peggio, mi scopro pronto a intonare il mio piccolo elogio della ghigliottina: nascondeteci le intercettazioni, toglieteci la libertà di stampa, e non trascurerei la necessità di oscurare internet, o almeno recintarla, come in Cina. Perché è quello che siamo: inutile fingere di essere diversi.

Siamo cresciuti col mito del Watergate: nel nostro inconscio collettivo campeggiava l'immagine di Humphrey Bogart che fa ascoltare al prepotente smascherato il rumore delle rotative per telefono: that's the power of the press, baby, non puoi farci niente. Al giorno d'oggi gli riderebbero in faccia, al signor Bogart. The power of the press, ma fammi il piacere. Non si dimette nemmeno un mafioso, perché dovrebbe dimettersi un magnaccia? Non si dimette nessuno. Le campagne di Repubblica, le inchieste di Report, i comici a Raitre, non sono opposizione; sono una valvola di sfogo che impedisce al calderone berlusconiano di scoppiare. Ascoltiamo il nostro scandalo settimanale e ci sfoghiamo. Addirittura ogni tanto ci fanno persino vincere le elezioni, avete notato? Una farsa. Abbiamo avuto D'Alema, Amato, Prodi – sono venuti, hanno rimesso più o meno a posto i conti, ma intanto chi regnava sugli italiani? Chi plasmava il nostro immaginario? Chi teneva le fila del vero potere? Sentite come lo tratta Saccà: lo chiama “Presidente”. Presidente di che? Siamo nel 2007, in teoria SB è un privato cittadino. Non fosse esilarante per decine di altri motivi (il giudizio tranchant su Martinelli, "senza alcuna piangeria", "Perché Legnano è Legnano"), la madre di tutte le intercettazioni meriterebbe di essere imparata a memoria perché ci fa sentire la Voce del Padrone. Nulla che non intuissimo già, si capisce: è da una vita che ci immaginiamo che le cose in Italia vadano avanti con telefonate così. E poi finalmente un giorno ne abbiamo ascoltata una. Possiamo chiedere di più? Vogliamo un pornosilvio tutte le settimane? Non è possibile. Se fossimo una democrazia, Berlusconi non avrebbe resistito a una botta del genere. Evidentemente non siamo una democrazia.

Ma allora chiedo coerenza. È da vent'anni che il calderone antiberlusconiano fischia, fischia, non sa fare altro, non se ne può più. Diamoci un taglio. L'altro giorno ho rivisto il tg1, c'era Berlusconi al telefono, ha parlato per cinque minuti senza interviste né contraddittorio (diceva che non mi avrebbe messo le mani in tasca, ho stretto le natiche d'istinto). È ancora poco. Io voglio Berlusconi per venti minuti tutte le sere, a reti unificate. Mi stanno bene Santoro e Floris, purché i loro ospiti parlino unicamente di Berlusconi, e ne parlino bene. Io voglio sanzioni pecuniarie, non per chi parla male di Berlusconi, ma per chi omette di parlarne bene in qualsiasi discorso. Voglio una lode a Berlusconi in calce a tutti i resoconti sportivi della Gazzetta, a tutti gli oroscopi, a tutte le recensioni del Mucchio.

Io accetto di vivere sotto una dittatura, purché sia una dittatura seria, senza telefonate e altri siparietti; senza facili illusioni di opposizione e democrazia. Che il duce faccia il duce, non voglio più vedergli le mutande. E mentre scrivo questo io so che da qualche parte Tremonti e Berlusconi, davanti ai veri numeri di bilancio, fantasticano quanto sarebbe bello andare alle elezioni dopodomani e perderle di misura; e farsi governare per un altro paio di anni da un utile idiota, un Prodi o un Bersani: qualcuno che metta le mani nelle famose tasche e si faccia fischiare di conseguenza. E invece no, signori: avete voluto l'Italia, l'avete vinta, adesso ve la tenete. È la pagina più buia dal dopoguerra, e tocca a voi voltarla. Ogni disastro sarà colpa vostra e non ci sarà nessuno in tv o sui giornali a rinfacciarvelo. Solo signorine sorridenti che dicono che va tutto bene. Dobbiamo calare a picco con le marcette militari.

C'è stato in noi, nel nostro opporsi fermo, qualcosa di donchisciottesco. Ma ci si sentiva pure una disperata religiosità. Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica: ne abbiamo custodito il simbolo e bisogna sperare (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.
Comments (36)

Anonymous wrote ...
(2/cont)

Tu dici: eh, d'accordo, ma oggi altro che ospitare opinioni, oggi si tappa la bocca. Almeno in televisione. E dai per scontato: a) che la tivvù sia ineluttabile, che non esista la Rete, che i quattordicenni non abbiano già cambiato mezzo di comunicazione dominante, e che ciononostante rimangano delle capre che si limitano a cliccare su "Add as friend": cos'è, colpa delle televisione che li ha educati ad un certo tipo di fruizione immediata?; b) che l'influenza via etere di Berlusconi sia stata illegale; c) che, mancando almeno uno di questi due pilastri, l'influenza eccessiva e l'illegalità, Berlusconi verrebbe meno, anzi, forse non sarebbe mai stato.

Personalmente mi trovo d'accordo sul punto b: una democrazia si sostanzia dello stato di diritto, Berlusconi è stato un cattivissimo esempio di un uomo di successo che è riuscito a vincere _sulla_ legalità per ricavarsi il potere su cui oggi può vivere di rendita.
Non sono così sicuro del punto c, ma ha poco senso discuterne, a meno che noi s'abbia la DeLorean e qualche miliardino di lire per far pendere un lodo arbitrale da una parte all'altra.
Sono infine pochissimo sicuro che l'occupazione mediatica sia una negazione di democrazia. D'altra parte quando ti addebiti afflati paternalistici sono anche d'accordo: tu credi che Berlusconi sia il cattivo esempio, e che la tendenza preponderante del cittadino sia quella di voler essere simile a chi lo governa, e così questa classe dirigente genera (anzi, degenera) direttamente il capitale umano di cui si nutre per restare al potere.
Io credo che il rapporto non sia affatto così diretto, che Berlusconi sia da sempre un esempio così come un controesempio, che anche tra i ragazzi vi siano berlusconiani che ne amano lo stile e antiberlusconiani che lo dileggiano e, potessero, lo ammazzerebbero. I risultati elettorali, periodicamente, mi riconfermano.

Siamo in democrazia; e non siamo affatto messi peggio della stragrande maggioranza delle democrazie occidentali, anche volendo restringere arbitrariamente il campo ai paesi della zona euro.

Billy "ancora io" Pilgrim
6/16/2010, 12:06:00 PM

Anonymous wrote ...
(rileggendomi: anche correggendo ho lasciato dentro almeno tre refusi; mi do sui nervi da solo)

A scienze politiche si sospende il commento normativo finché non si è conclusa l'analisi descrittiva, ben consapevoli che altrimenti si sfora nell'opinione infondata: e in quest'ultimo caso a prevalere non sono più fatti misurabili in termini oggettivi, ma rapporti di forza. Siamo già nella politica, appunto. Legittimo, basta ammetterlo; magari però senza soggiungere: "ma come fai a non vedere (...)?", insinuando subito dopo: "Dev'essere perché v'hanno insegnato (...)".
A una lettura superficiale della tua risposta sembra che, quando parli di poltica, tu ti possa accontentare di farlo seguendo il lessico politico, solo un filo più sofisticato:

"Mi accontenterei di molto meno: che gli individui della classe media acquisissero opinioni e non slogan."

Ti basterebbe un'opinione argomentata? Non ci credo. Ti serve che quell'opinione fondi i suoi argomenti in fatti che, se non oggettivamente veri, tu puoi verosimilmente credere veri. E di nuovo: credere per credere è un conto, ed è un'opinione cui posso rispondere con un'altra opinione; tentare di dimostrare è tutt'altro.
Se mi dici che il monopolio mediatico del Banana ha infiacchito le menti e inflaccidito l'agilità mentale dei ragazzi, posso concordare, ma mi chiedo quanta parte abbia avuto l'esistenza del Cavaliere e quanta la tivvù, anche sprovvista di Cavaliere. Se mi dici che il voto per Berlusconi di tante persone tra i venti e i trent'anni dipende dalla sua influenza sui mezzi di comunicazione _veramente_ di massa, ci posso anche stare. Se mi dici che questa non è democrazia, inizio a titubare.

Se c'è qualcosa di misurabile tra autoritarismo e democrazia, c'è anche qualcosa di misurabile tra ogni democrazia e la successiva, e su questo hai senza dubbio ragione; ma la minima diversità di giudizio nel primo caso cede al disaccordo quasi totale quando si tratta di definire cosa sia importante in democrazia.
L'unico vero consenso in letteratura è l'importanza della legalità nel garantire la potenzialità sostanziale di alternanza. Sostanziale, perché si deve garantire a tutti un certo accesso ai mezzi di critica (ma sì: è normale che in democrazia una certa parte politica cerchi di negare alle altre un maggiore accesso a tali mezzi). Potenziale, perché non è necessario che l'alternanza avvenga davvero. Legale, perché non si può agire con mezzi almeno costituzionalmente illegittimi; altrimenti si legittima il ricorso degli stessi mezzi illegittimi anche all'altra parte, per restituire il campo da gioco a regole comuni.
Non c'è diffuso consenso sulla quantità di mezzi che un'opposizione dovrebbe possedere di diritto per sopperire alla sua mancanza di potere e poter contendere lo spazio delle istituzioni pubbliche. Neppure v'è consenso sull'esistenza di un limite temporale che sancisca quando il controllo e l'occupazione delle istituzioni di governo sfumino nella negazione di democrazia (abbiamo avuto quarant'anni di governi a netta predominanza democristiana, eppure la nostra è stata una democrazia che ospitò le opinioni più diverse ed estreme, pur tentando - ma davvero, non c'entra 'na mazza - di recintarle, schiacciarle o cooptarle).

Billy Pilgrim

(1/cont)
6/16/2010, 12:05:00 PM

Leonardo T wrote ...
Mah, mi sembri un po' Zenone che si perde nello spazio tra Achille e la tartaruga. Lo spazio tra l'Italia e una qualsiasi democrazia decente è uno spazio concreto e misurabile: non è infinito. Si può percorrere in un senso e in un altro.

Non riesco a capire cosa devo ammettere. Il livello della nostra libertà d'espressione sarà migliore che in Zimbabwe; però gli spazi televisivi per l'opposizione si sono drasticamente ridotti. Ormai Berlusconi parla senza contraddittorio. E' vero che sulla stampa c'è più libertà, ma ormai la scuola non insegna più a leggere.
"Muterebbe il rapporto dialettico che intercorre tra opinioni differenti"? Mi accontenterei di molto meno: che gli individui della classe media acquisissero opinioni e non slogan.

"è un problema del governante di questo tipo di democrazia o sono stronzi i governati che l'hanno scelto?"

Sul serio fai questa domanda? Ma a scienze politiche di cosa discutete? Esiste nella letteratura scientifica la categoria "stronzaggine dei governati"? Io credo, e non da ieri, che il monopolio mediatico sia stato uno strumento usato in modo criminale, che ha impedito a una fetta consistente degli italiani di vedere e capire cosa stava succedendo. E' una prospettiva un po' paternalista ma è la mia.

Non rappresento nessuna élite, non vedo in che modo la mia esistenza sulla terra possa essere considerata elitaria. Ho la sfacciataggine di considerarmi più sveglio della maggioranza dei miei simili, questo sì, ma questo non mi rende privilegiato in nessun modo. La libertà che chiedo non è solo per me, ma anche per quelli che non hanno idea di cosa sia, perché non gli è stata mai mostrata. Non è un problema solo mio, non lo è mai stato, io fosse per me svilupperei problemi molto ma molto più raffinati.
6/16/2010, 1:29:00 AM

Anonymous wrote ...
A furia di copiaincolla mi son perso, hai ragione.
Riscrivo:
"Perché ammettilo: se t'invitassi a dirmi in che modo cambierebbe il livello della nostra libertà d'espressione tra questa democrazia e il tuo modello di paese democratico, saresti nella merda. Le tue opinioni raggiungerebbero altre persone? A chi, e che interesse avrebbero a leggerci? Le tue opinioni sarebbero più condivise? O muterebbe il rapporto dialettico che intercorre tra opinioni differenti, la maniera nella quale ognuno considera le opinioni degli altri?
E poi: è un problema del governante di questo tipo di democrazia o sono stronzi i governati che l'hanno scelto? Quanta parte di autonomia è negata al governato medio dal quasi-monopolio mediatico, e in che modo?
O non sei forse tu il rappresentare un'élite piuttosto ristretta - anche se relativamente sempre più gremita - che reclama più libertà perché non gli basta? E se non ti basta, è un problema tuo o del paese?

(nuovamente, e scusandomi per il casino, e consapevole del fatto che queste discussioni le avrai sostenute un altro milione di volte) Billy Pilgrim
6/16/2010, 12:43:00 AM

Leonardo T wrote ...
Tu scrivi:

"Perché ammettilo: se t'invitassi a dirmi cosa cambia tra queste destra e sinistra, da una parte, e il nostro modello di sinistra illuminata dall'altra, nel livello delle possibilità di esprimere le tue opinioni e le mie, saresti nella merda. Arriverebbero ad altri? Quali altri, e che interesse avrebbero a leggerci? E' un problema del governante o sono stronzi i governati? O forse siamo noi a rappresentare un'élite piuttosto ristretta - anche se relativamente sempre più gremita - che reclama più libertà perché siamo gli unici a cui non basta?"

Non ci ho capito niente.
6/15/2010, 10:34:00 PM

Anonymous wrote ...
(2/cont.) Tutto questo per dire che il livello ottimo di democrazia, che per me l'Italia non ha mai raggiunto, è nelle teste di ognuno di noi e sempre diverso, e che per me ti lamenti davvero troppo, trattando i governi come nazionali di calcio. (non che non mi sia accorto della carica ironica di questo post, figurati: ma Domenico non l'ha fatto, e tu sei tornato a rispondergli per le rime, in parte cedendo al tono del suo intervento)
Di nuovo, ad esempio: Prodi così rincoglionito non m'è mai parso, e più invecchia più mi sembra uno dei pochi buoni mai giunti ai vertici del paese dopo Tangentopoli e la Bolognina. Individuare quel livello ottimo di libertà democratica è difficile; e parlare di dittatura fluida, autoritarismo a cristalli liquidi, populismo mediatico è sì interessante, ma nessuno che l'abbia fatto è mai riuscito a convincermi, convincendomi dunque che si tratti di nuovo dell'abilità dialettica del singolo interlocutore più che di tratti oggettivi del Paese.

Torno infine al punto che fin qui avevo ignorato: mi basta dare un rapido sguardo al mondo che ci circonda - e non pretendo regimi conosciuti e totalitari o loro squallide copie carbone, ma anche soltanto i Balcani orientali, il Caucaso, l'Africa settentrionale e il Centroamerica - perché il sistema-paese italiano mi appaia per quello che è: una decente medietas sempre sull'orlo del baratro, ma che non cade mai, in balia di un vecchio pensionato psicolabile che, nonostante tutto, è veramente incapace di esercitarvi l'influenza e il potere che desidererebbe.

(sempre) Billy Pilgrim
6/15/2010, 9:01:00 PM

Anonymous wrote ...
Leo, mi sono soffermato solo sul commento di Domenico, e ti invito a contestualizzarlo. Specialmente noi scienziati politici (lui, poi, è di due anni più giovin di me - cosa che bisogna star lì a misurarsela, la lunghezza delle rispettive braghe); e i teorici politici, poi, ancora peggio e più di sovente; noi tendiamo da una parte a voler continuamente appigliarci alla definizione formale di 'democrazia' e 'autoritarismo', e dall'altra vogliamo relativizzare qualunque situazione a quanto di illiberale c'è nel mondo.
E, rispetto a questi due elementi, la situazione italiana assume tutt'altri connotati.
Perché ammettilo: se t'invitassi a dirmi cosa cambia tra queste destra e sinistra, da una parte, e il nostro modello di sinistra illuminata dall'altra, nel livello delle possibilità di esprimere le tue opinioni e le mie, saresti nella merda. Arriverebbero ad altri? Quali altri, e che interesse avrebbero a leggerci? E' un problema del governante o sono stronzi i governati? O forse siamo noi a rappresentare un'élite piuttosto ristretta - anche se relativamente sempre più gremita - che reclama più libertà perché siamo gli unici a cui non basta?

Sei in ottima compagnia quando dici che esistono differenti livelli di salute della democrazia - ma come li misuri, non mi sembra tu l'abbia mai detto, a parte qualche appello al deconcentramento mediatico. Allora, vediamo. Si tratta della partecipazione della società civile? E dove: alle elezioni, nei partiti, alle manifestazioni, nei sindacati, nei comitati di base, nelle associazioni spontanee? Si tratta della capacità di esprimere un'opinione o nella possibilità che un massimo di pluralismo d'opinioni raggiunga tutti? Qual è l'optimum tra informazione e disinformazione? Vogliamo persone più informate ma - magari - violentemente partecipi al dibattito politico, o meno informate ma più noiose e, per questo, politicamente pacifiche? (nota che a quest'ultimo argomento generalmente mi si risponde dicendo che la violenza domestica non si attenua con l'ottusità delle persone, anzi, si inasprisce: ma quanto diminuirebbe, con la loro educazione, rispetto ai morti che faremmo per le strade? E quali delle due morti preferiamo? Dipende, mi sa tanto, di nuovo dall'ideologia e dalla nostra scelta di un'estetica politica - romantica, rivoluzionaria; o pessimista, gattopardiana; o confusa)
L'optimum di liberalità, poi, che non per definizione ne esprime il massimo per tutti (per me, liberale e libertario, lo sarebbe; ma se mi scontro con la realtà quotidiana torno a casa spesso con le ossa rotte, da ammonticchiare nella scatola dei cattivi sentimenti), deve essere raggiunto attraverso un processo: come, violento o no? E durante quell'interregno, cosa ce ne faremmo della massa inerziale di rincoglioniti provenienti dal regime catodico? Rivoluzione culturale, lavori forzati per demariadefilippazione?

I livelli di democrazia non dipendono, insomma, da fattori misurabili oggettivamente. Proprio per questo sono territori tortuosi e scivolosissimi, che han colto in fallo più di un pensatore. Anche chi, come Eco per esempio, è abituato a cavillare sul linguaggio, cioè a teorizzare qualcosa che non potrebbe essere più pratico, ha sparato - secondo me - delle sonore stronzate quando s'è trattato di criticare l'impero mediatico di Berlusconi.
Che è il peggio del peggio almeno perché dà a tutti un pessimo modello da seguire, ma che non è un dittatore. Perché, e torniamoci, una dittatura o un autoritarismo, ancorché blandi, sono riconoscibili, e prevedono tutta una serie di tratti caratteristici e oggettivamente (vuoi che lo eviti, e ti dica 'storicamente'? E va bene, ma è lo stesso) evidenti che nel caso italiano degli ultimi venti anni non si verificano: nemmeno uno.

(1/cont.)

Billy Pilgrim (scusa, ma non riesco a postare con il mio account - maledizione)
6/15/2010, 9:00:00 PM

Vincenzo Cucinotta wrote ...
Che non siamo più in uno stato democratico, questo è sotto gli occhi di tutti, e bisognerebbe essere ciechi per non vederlo. Basti considerare che siamo ormai in un sistema a cui manca il potere legislativo. Il Parlamento viene nominato e non eletto, e certo anche per questo, si è fatto sottrarre tuto il potere di fare le leggi dal governo, che procede a colpi di decreti legge e di votazioni della fiducia. Cosa vota? Vota cose del tutto incomprensibili, tipo leggi che riguardano la disciplina, chessò di certe derrate alimentari, assieme, si tratta sempre di un esempio fantasioso, alla disciplina del finanziamento alal stampa. Il disprezzo che il governo manifesta apertamente verso il parlamento è palese, e solo dei parlamentari felloni ed incapaci, senza alcuna dignità, possono sopportarsi tutto questo.
Detto ciò, trovo infantile il "cupio dissolvi" del post: non c'è nulla di positivo ad esempio a distruggere il settore culturale, oppure ad abituare la gente a sentire soltanto il bollettino del dittatore dalla voce di Minzolini, nulla per cui dovremmo attenderci alla fine una reazione purificatrice. Lo si può credere, ma è un articolo di fede, come credere alla santissima trinità.
Altro discorso è quello economico, il popolo tiene molto di più a soddisfare la fame che il suo ipotetico bisogno di libertà. Su questo, lasciamo pure operare in pieno la crisi internazionale, ma così il problema travalica la dimnsione nazionale. Anche qui, solo i ciechi possono non accorgersi che il mondo è ormai ostaggio di gruppi di potere finanziario-mafiosi, e che l'abilità dei governanti (vedi Tremonti, ad esempio) sta nell'assecondare pedissequamente gli ordini che riceve. Il fatto è che questi gruppi, così potenti, sonop anche così ingordi che stanno strangolando il mondo, e finiranno col distruggere sè stessi, come un virus distrugge sè stesso, distruggendo l'organismo che ha parassitato.
Mi dispiace non essere nè ottimista, nè così banalmente drastico come lo è il post che i soliti lettori un po' superficialetti sembrano molto gradire. Se si ragiona, ma è sempre soltanto una delle opzioni disponibili, allora si capisce che questo patetico buffone che ci governa opera in un vuoto di idee e di iniziative di un'opposizope di fatto inesistente, e ciò che è più grave è che tutti gli attuali leaders mondiali, Obama incluso, non hanno nè le idee, nè il coraggio di opporsi a questa cupola affaristico-mafiosa che ha preso stabilmente in mano l'economia del mondo, e tramite l'economia, il potere in senso lato. In questo senso, dubiterei che in germania, per esempio, si possa dire che esista una democrazia. Brutti tempi, gente...
6/14/2010, 3:38:00 PM

isaroseisarose wrote ...
@Domenico, leonardo
Domenico, io sto con Guzzanti (e con leonardo): il punto è che in questo paese Berlusconi non viene valorizzato.
"Questo è un paese in cui se un dittatore non si mette il cappellone, non spara per aria, non vedete il passo dell'oca fuori dalla finestra, non vi raziona il pane, non lo prendete sul serio."
http://www.youtube.com/watch?v=QoqUpzRD49M
6/14/2010, 3:40:00 AM

Anonymous wrote ...
Potrebbe esserci un lato positivo però: i giornali non avrebbero modo di riempire pagine e pagine per parlare *solo* di avvisi di garanzia, di piccoli sindaci che fanno il favore all'amante per trombarsi la moglie di un altro.
Potrebbero dover inziare a parlare di politica.
Se non si può più parlare delle telefonate di Berlusconi bisognerà iniziare a concentrarsi sui suoi programmi politici (e quelli dell'opposiuzione) per poter riempire le pagine.
Potrebbe essere un effetto positivo, no? (a voler veramente sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno, ovviamente)
6/13/2010, 2:25:00 PM

Grullo wrote ...
Con tutto il rispetto per Sartori, il cui intervento è sicuramente utilissimo qui ed ora, di limiti della democrazia e di democrazia apparente si parla da decenni.

In america latina (se ne intendono) hanno definito 4 diverse fasi o macro-modelli:
dictadura, dictablanda, democradura, democracia.
Non so se al momento siamo più in
http://en.wikipedia.org/wiki/Dictablanda
o in
http://en.wikipedia.org/wiki/Democradura.

Quel che è certo è che l'inerzia non è per nulla in direzione democracia.

(per cina, iran, corea del nord.. sarebbe poi interessante esaminare la situazione del diritto d'asilo nel nostro paese nei casi di richiedenti di queste nazionalità. Ma è un altro discorso, e richeiderebbe almeno la lettura intera di quei noiosi rapporti di amnesty).

Probabilmente la definizione migliore di quel che sta accadendo la scriveranno gli storici.

Però il tanto peggio tanto meglio, no. Se continua così probabilmente resterà solo un'opposizione ideologica, di cui il "regime" ha bisogno; perdendo gradualmente esperienze di partecipazione, abitudine democratica, antidoti alla violenza strutturale, conoscenze, competenze e relazioni - eccettera. Ho l'impressione che rischiamo di giocarci molto di quello che abbiamo di costruttivo e positivo in questo paese, schiacciati dall'immaginario berlusconiano che ha sempre più strumenti e meno antidoti.
Tanto peggio è tanto peggio. Non so quanto l'ennesimo arrogante affondo possa cambiare questa inerzia: mi sembra invece che si abbia la sensazione di non riuscire più a starci dietro alle porcherie. Mentre nulla sembra scalfire il consenso, pare prevalere la rassegnazione. E quel che bolle tra la gente, l'alternativa che può nascere, sembra ancora peggio (come già ci siam liberati di Craxi in un modo che ha favorito l'emergere di Berlusconi e Bossi).
Col bavaglio le cose sono ancora più chiare: cambierà qualcosa? Lo spero: ma credo che sarà per gli anticorpi che già abbiamo, e servirà se si riesce a toglierlo subito, il bavaglio.
6/13/2010, 1:24:00 PM

Stefania wrote ...
Di "Dittatura Democratica" ha parlato Giovanni Sartori...
Bhe, può sembrare un ossimoro, ma d'altronde l'Italia è diventato il Paese dei Paradossi.
6/12/2010, 4:48:00 PM

Leonardo T wrote ...
Non è che La vita degli altri mi sembra riduttivo. E' che, alla mia non più tenerissima età, non ho bisogno di vedere un film per ricordarmi com'era Berlino quando c'era il muro. Portavo già i calzoni lunghi.

Mi consigli reportage sull'Iran, la Cina, la Corea del Nord... mi prendi per scemo? Cioè: secondo te io non ho una vaga nozione di cosa siano Iran, Cina o Corea del Nord?

Ma il punto qual è: che non è dittatura finché non c'è la tortura o il coprifuoco? Finché non ci spiano e non ci fucilano la dobbiamo considerare democrazia? Anche se la concentrazione mediatica non consente agli italiani di informarsi correttamente? Anche se la legge elettorale è una farsa? Anche se il Parlamento è esautorato?

E se invece qualcuno comincia a definirla tirannide, questo secondo te costituisce un'offesa nei confronti del nordcoreano o del cinese? Me li immagino, questi nordcoreani offesi dal mio post.

Il punto è tutto qui: dobbiamo smetterla di considerarci liberi soltanto perché abbiamo una qualità di vita ancora accettabile e sei telegiornali diversi (ancora per poco). Finché ci nascondiamo dietro la scusa che in Iran si sta peggio non andiamo da nessuna parte.
6/11/2010, 8:09:00 PM

Anonymous wrote ...
A me viene solo da piangere.
Ciao, Leonardo! Sei bravissimo!
Silvia
6/11/2010, 8:01:00 PM

Sciutti wrote ...
Salve a tutti.
Il peggior effetto di tutte queste storie e di questi ultimi anni è stato la nascita (parlo solo per me ovviamente) di un vero e proprio desiderio di vedere l'Italia sprofondare improvvisamente in una situazione tipo Grecia, solo più grave.
Vorrei vedere tutte le università chiudere insieme a tutti gli enti di ricerca e vorrei vedere questa nazione cacciata dall'Euro.
E' questo che non mi va bene, che mi abbiano portato a desiderare situazioni del genere per potermi godere la reazione sorpresa della gente semplicemente "for teh lulz".
6/11/2010, 3:54:00 PM

Anonymous wrote ...
Bravo, collega. Io quel testo di Gobetti lo leggo in classe ogni anno, non serve dire altro
Girolamo De Michele
6/11/2010, 3:40:00 PM

domenico wrote ...
Amaryllide, prima ho sbagliato: non credo ovviamente sia la libertà di parola l'unico indice che permette di distinguere fra dittatura e democrazia; ma che ci sia, o non ci sia, fa molta differenza. Non è un'invenzione degli yankee, è un fatto oggettivo. E, no, se mi 'rileggo' Alfieri, non riesco, con tutta l'onestà intellettuale di cui sono capace, a vedere quella situazione in Italia. Ma, chissà, senza ironia, forse sono io lo stupido inconsapevole, e fra vent'anni, quando questo sarà ricordato come il nostro secondo fascismo, me lo potrete rinfacciare, e inchiodarmi a questi commenti. Mi riservo, se avrò il tempo e la voglia, di scrivere un post sul decreto sulle intercettazioni sul mio blog: mi sono fatto un'opinione, ma la voglio raffinare e sarebbe lungo scriverla qua (ho già approfittato troppo di questo spazio), se e quando te lo segnalerò.
6/11/2010, 2:18:00 PM

domenico wrote ...
Tanto sarcasmo, pochi argomenti. Forse è vero che ti sopravvaluto. Ti ritengo una persona intelligente, ma quando scrivi a proposito di Berlusconi hai dei paraocchi grandissimi, e per questo ti critico. Capisco, immagino sia un uno dei lati negativi della popolarità: perché sforzarsi di riflettere, quando puoi andare col tuo solito pezzo disperato/indignato e raccogliere gli applausi della claque, sempre in cerca di rassicurazioni? Ma, questo tipo di blog, non servirebbe a discutere/riflettere? Altrimenti qual è il senso? Prima ho avuto un lapsus, il film è 'La vita degli altri,' ma immagine avessi capito. E, certo, è solo un film, e se ti sembra troppo riduttivo come spunto di riflessione, ti posso indicare tantissimi libri e reportage su Cina, Corea del Nord, Iran, Cuba, Russia...
6/11/2010, 2:06:00 PM

amaryllide wrote ...
"Se non c'è un'effettiva soppressione della libertà di parola..non c'è dittatura"

no, caro Domenico, la sostanza della dittatura non è la libertà di parola assente, questa è la definizione che gli yankee hanno imposto all'occidente nel dopoguerra per definire sè stessi come democratici per definizione e i regimi a loro opposti (nazista prima e sovietico poi) dittature. ma non basta la libertà di parola per non avere dittatura. Si ha dittatura, e questo in Europa lo si sa benissimo da secoli, quando il dittatore ha la certezza assoluta dell'impunità. Quando la legge non è uguale per tutti, siamo in dittatura.

Rileggiti Alfieri:
«TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni QUALUNQUE GOVERNO,IN CUI CHI E' PREPOSTO ALLA ESECUZION DELLE LEGGI, PUO' farle, distruggerle, INFRANGERLE, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, CON SICUREZZA D'IMPUNITA'.
E quindi, O QUESTO INFRANGI-LEGGE sia ereditario, o SIA ELETTIVO; usurpatore, o LEGITTIMO; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, CHIUNQUE HA UNA FORZA EFFETTIVA CHE BASTI A CIO' FARE, E' TIRANNO; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo."

Tu insorgi contro chi chiama dittatura il regime attuale perchè sai benissimo che se ti si toglie il velo della libertà di parola rimane lo schiavo nudo. Ma sempre schiavi restiamo, con o senza libertà di parola.
6/11/2010, 1:51:00 PM

Federica wrote ...
Da ieri mi sento una chiavica, ma leggere pezzi come questo mi fa pensare che alla fine non son proprio da sola.
Ci penso da un po': finchè ci sono valvole di sfogo, un contenitore posto in pressione non scoppia. Meglio levarle tutte e fargli fare il botto. Ma temo siamo abbastanza furbi da averlo capito anche loro ...
6/11/2010, 9:55:00 AM

Leonardo T wrote ...
Un presidente della Repubblica, alla fine del suo mandato, diventa Presidente emerito. Berlusconi non lo è. Se lo incontro lo chiamo onorevole, al limite eccellenza (lui però insiste per farsi chiamare "Presidente": a trent'anni pare che si prese un ceffone dalla madre e rispose: "ma come, io sono il Presidente". Della Edilnord).

Ho perso il conto di quante volte devo pensare: durante il film, dopo il film, e poi due volte? Cioè, mi chiedi di pensare quattro volte prima di scrivere un pezzo? Mi sopravvaluti, e di molto.

Il tuo invito a crescere mi ha segnato così profondamente che penso passerò il resto della serata a guardare ("a proposito di cos'è una dittatura e cosa non") il Dittatore dello Stato Libero di Bananas, un paio di volte, cercando di pensare all'inizio, alla fine e nell'intervallo dopo il primo tempo, per un totale di sei pensieri. Più un'altra pensatina al bagno. Va bene così?
6/11/2010, 4:09:00 AM

Domenico wrote ...
Allora. Berlusconi viene appellato 'presidente,' anche quando non presidente del consiglio in carica, per lo stesso motivo per il quale tu, Leonardo, se ti trovassi a parlare con, mettiamo, Ciampi, o Scalfaro, o Prodi, spontaneamente li chiameresti 'presidenti,' e non certo Azeglio o Oscar o Romano. È una sciocchezza, che hai scritto, su un dettaglio insignificante; ma è, credo, conseguenza e sintomo della tua scarsa lucidità sull'argomento. Ciò che ironicamente invochi non è la semplice conclamazione 'legale' della dittatura; ma proprio la sostanza di essa. Se non c'è un'effettiva soppressione della libertà di parola, e per effettiva intendo che adesso non potremmo stare a fare questa discussione, poiché la polizia postale avrebbe già oscurato il sito e prelevato di forza il suo estensore per interrogarlo, non c'è dittatura. Ci capita di vivere sotto un regime politico mediocre, inetto, diastroso: ma non sotto una dittatura: mi spiace, non siamo così sexy. A proposito di cos'è una dittatura e cosa non, e a proposito anche delle tue amate e già rimpiante intercettazioni, rivediti 'la voce degli altri,' e cerca di pensare, durante e dopo il film, e poi pensa due volte, prima di venire qui a scrivere tuoi argomenti che credi tanto puntuti e intelligenti, che a me sembrano invece un implicito insulto verso chi ha vissuto o vive sotto una dittatura vera. Quanto al watergate, al rumore delle rotative, alla potenza della stampa... Leonardo, cresci.
6/11/2010, 1:59:00 AM

Luca Massaro wrote ...
Grazie Leonardo. Quanto scrivi è l'amara verità. L'unica consolazione è sentirmi partecipe col tuo “noi”. E soffrire insieme dà mezzo gaudio.
Un abbraccio
6/10/2010, 11:23:00 PM

Ruindur wrote ...
Davvero, hai detto tutto quello che si doveva dire. Non so quanti, ma credo tantissimi, oggi, la pensano esattamente come te e me. A tutti dico: c'è rimasta la memoria, salviamo, stampiamo e conserviamo questo articolo e articoli come questo. Non dimentichiamo mai di aver vissuto il periodo di maggior buio intellettuale della storia italiana.
6/10/2010, 10:12:00 PM

Anonymous wrote ...
ho ascoltato l'intercettazione e ho deciso

un giorno andrò da uno psicanalista, lo pagherò per una, due ore, quello che serve, e lui dovrà spiegarmi

perchè a me viene da vomitare (letteralmente, mi viene la nausea) e per questi invece è normale?
siamo geneticamente diversi? ho subito degli abusi da piccolo? come si fa a dire "mi scusi, senza piaggeria" senza essere colti da dissenteria fulminante?

cazzo, se ti vendi per soldi o per altro capisco, ma non strisciare
6/10/2010, 8:45:00 PM

Elisa Caldarola wrote ...
hai intenzione di tradurlo in inglese? please!!!
6/10/2010, 8:40:00 PM

marco wrote ...
"E’ strisciante, è Fahrenheit 451
e funziona." complimenti

la nostra generazione ha un compito:
quando tutto questo sarà finito dovremo raccontare a che punto eravamo arrivati prima che spegnessero la luce
6/10/2010, 8:36:00 PM

magalibobois wrote ...
Sì... funziona perché è strisciante...è Fahrenheit 451...
Sempre più pochi se ne accorgono... perché quanti, oggi, ne hanno letto il libro? E quanti possono aver visto il vecchio film?
6/10/2010, 5:08:00 PM

Anonymous wrote ...
"E’ strisciante, è Fahrenheit 451
e funziona."

Grande!
6/10/2010, 4:47:00 PM

Cri wrote ...
Non può essere dittatura aperta semplicemente perché i paesi stranieri non potrebbero far finta di nulla, anche se sono ignorante non credo che l’Italia abbia un’influenza economica tale da giustificare la chiusura degli occhi da parte dell’Europa o dall’America.
La maggior parte, paciarotta, legge il tgcom, guarda i tg delle reti principali, si sentono informati e stanno bene.
E’ strisciante, è Fahrenheit 451
e funziona.
6/10/2010, 3:15:00 PM

Pietro wrote ...
Sì, e aggiungerei pure masochistichissimamente che la crisi economica si aggravi, e che a pagarne le conseguenze siano soprattutto coloro che sostengono il Duce. La povertà non è il peggiore dei mali.
6/10/2010, 2:16:00 PM

Ivo wrote ...
Buon per te che l'hai pubblicato, stavo già partendo per Carpi con la mia mente fragile....
6/10/2010, 1:47:00 PM

Noioso wrote ...
Il brutto del "tanto peggio tanto meglio" è che è troppo ottimista.
E' come se qualcuno si aspettasse che dopo la catastrofe ci sia una purificazione e un nuovo inizio. Balle.
Mettiamo di andare alla dittatura come l'Argentina. Cosa viene dopo? La bancarotta. E poi Menem, e un'altra bancarotta. E poi di nuovo i peronisti. Qualcosa fa intravvedere un progresso? Visti da fuori sembra solo che abbiano perso quarant'anni. Se si peggiora, si peggiora, non ci sono reti e non ci sono molle.

p.s.: come la Cina una sega.
Da noi si possono leggere giornali esteri; si può emigrare liberamente, ci si può spostare nel paese senza il passaporto interno, si può scioperare, si può scrivere e parlare (fino a oggi pomeriggio), si possono licenziare i parlamentari, non ci possono entrare in casa i poliziotti, non siamo soggetti a misure amministrative di detenzione, e in teoria potremmo perfino manifestare senza che ci sparino addosso. Peggio è peggio.
6/10/2010, 1:12:00 PM

Anonymous wrote ...
Solo una cosa sull'appellativo "Presidente". E' un vizio comune in certi ambienti... prova a fare un giro alla Camera/Senato & co. E' pieno di Presidenti, di Gruppo, di Commissione, del Gabinetto degli uscieri...
6/10/2010, 12:45:00 PM

Andrea Tuygun wrote ...
bello. un po' guevarista (come me del resto) ma bello.
6/10/2010, 12:40:00 PM

Anonymous wrote ...
Bello.
Una sola osservazione. Un ministro delle Finanze che davanti a un'evasione fiscale di 120-160 milioni annui non sa in quali tasche mettere le mani e quasi spera che tocchi governare all'opposizione o è un incapace o è un complice. O entrambi. In ogni caso, poco credibile.
6/10/2010, 12:22:00 PM

Le 10 intercettazioni che meritavano (5-3)

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Il decreto anti-intercettazioni sarà la morte del giornalismo italiano come lo conosciamo? Boh, chissà. Invece di ragionarci su, la redazione di Leonardo ha raccolto le 10 Intercettazioni Che Ci Hanno Fatto Sognare. Occhio che si entra in zona podio...

5. Quel pezzo di merda di quella vecchia troia.
È anche colpa dei vip, diciamolo. Perché straparlano al cellulare? Non possono essere più criptici? Non possono prendere esempio da... Vittorio Emanuele di Savoia? Lui nel marzo del 2006 sa benissimo di avere il telefonino “più ascoltato d'Italia”. È per questo che coi suoi soci in affari parla esclusivamente in un codice cifrato. È per questo che, malgrado gli ultimi rinvii a giudizio, a distanza di anni non abbiamo capito esattamente di cosa fosse colpevole. Chissà cosa intendeva veramente, quando diceva che al Casinò di Campione “ci sono quattro sacchi di soldi”. Chissà cosa stava chiedendo realmente Sua Maesta, quando chiede “una pucchiacca” o “una suora” per lunedì, perché deve fare “un salto in Vaticano”. E i sardi che “fanno schifo” e “puzzano”? Ci avete creduto davvero? Ma sul serio, è possibile pensare che a una raccolta fondi per le vittime di abusi sessuali quei due fantastichino di trovare “delle belle bambine, così le...” E quella “comunista di merda” “che ha fatto morire il nostro capo dei servizi segreti”, quella che “bisognerebbe portarla in una caserma di alpini e poi darla agli alpini che se la sollazzino”? Tutti subito a pensare alla Sgrena. E invece chissà di cosa si trattava. E le flebo del principe per il Terzo Mondo?

Avvocato: "E' roba per il terzo mondo, per cui non dico roba tarocca ma di basso costo, in barba a qualsiasi brevetto".
Narducci: "Ecco per esempio abbiamo un'azienda legata al principe che fa anche le flebo".
Avvocato: "Tieni conto che deve essere roba di bassissimo costo perché è per il terzo mondo".
Narducci: "Bassissimo costo, è acqua e zucchero". 

Chissà di cosa parlavano davvero. Ma il messaggio più enigmatico di tutti, a distanza di anni, resta questo:

Veltroni è un comunista, però è molto intelligente, eh?

Mai quanto il nostro erede al trono preferito. Incarcerato all'Aquila, nella prima notte cade dal letto a castello; poi rapidamente si ambienta e... ricomincia a straparlare. Senza che nessuno gli chieda niente di niente, riesce a farsi intercettare in cella mentre confessa un omicidio per cui era stato scagionato vent'anni prima. E uno si chiede: ma sul serio noi italiani avevamo un genio del genere, una risorsa così... e lo abbiamo tenuto in esilio per cinquant'anni?

Anche se avevo torto... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga.

4. Come uno che manda una raccomandata... e lui mi ha messo una bomba, ah ah! Perché non sa scrivere!



Questa in realtà meritava il podio. È un nastro antichissimo (1986), tornato in auge negli ultimi mesi. Parte del suo fascino deriva proprio da quella patina d'antico, come i colori sballati delle vecchie polaroid. Rimpianti per un passato che si meritava un presente migliore. Per esempio, si sente Berlusconi, ma ha una cadenza più svelta e milanese, e un quarto di secolo in meno. Assomiglia al nostro SB, e allo stesso tempo è del tutto diverso. Non gli stanno tirando statuette in faccia, no: le bombe, gli tirano. E lui che fa, si lamenta? Macché, ci ride su. Gli basta dare un'occhiata al chilo di polvere nera,”una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto”, per capire chi è stato (Mangano) e cosa vuole (un posto da stalliere?) E che vuoi che sia una minaccia mafiosa per uno squalo come lui: roba da farci due risate con Marcello e con Fidel. È da un'intercettazione così che capisci che carisma doveva sprizzare SB nei suoi anni ruggenti. Le bombe gli esplodono intorno e non gli tolgono il malumore, anzi: gli tengono compagnia. “La povera Veronica è qui esterrefatta”. Aveva trent'anni, Confalonieri si stupisce che possa essere gelosa di un uomo che ne ha già... cinquanta.

3. Non è che c'è un terremoto al giorno!
Eh, magari. È l'intercettazione più recente, quella che è valsa la gogna mediatica per i due cacciatori di appalti Piscicelli e Gagliardi. Rei non tanto di aver lucrato sulla “ricostruzione” dell'Aquila, ma soprattutto di averne riso, nel loro letto, alle tre del mattino, mentre studenti e pensionati morivano intrappolati nel cemento male armato. E questo noi italiani non lo possiamo assolutamente consentire – non il terremoto, neanche la speculazione: ma che si possa ridere nel proprio letto mentre la gente muore. Speculate pure sulle vittime di un terremoto, ma almeno vestitevi a lutto, piangete a voce alta, pagate qualche prefica, perché gli italiani amano sentir chiagnere mentre li si fotte. Detto questo, ridere dei morti è un reato? Negli ultimi giorni su LeftWing si è riaperto il dibattito:

Senza le intercettazioni, ha detto Gramellini, non avremmo saputo nulla di quegli imprenditori che ridevano del terremoto. Ecco, è vero: non l’avremmo saputo. Non essendo però ancora previsti nel nostro codice i reati di cattiveria, cinismo e avidità, per quale ragione, domandiamo, la famosa “opinione pubblica” avrebbe avuto il diritto di conoscere il contenuto di quella telefonata?

Già, per quale diritto? Per nessun diritto. Le intercettazioni non sono un diritto. Non abbiamo nessun diritto di conoscere il cinismo e l'avidità del prossimo nostro... però ci piace. Le intercettazioni sono un lusso. Forse un vizio. Forse stanno al buon giornalismo come la pornografia sta all'amore. Per quale motivo la famosa opinione pubblica dovrebbe guardarsi un porno ogni tanto? Perché ne ha voglia, perché esiste, perché è divertente. È un suo diritto? Non credo. Non lo so. Però so che quando gliele toglierete sarà triste, l'opinione pubblica.


Ricapitolando:
10) Abbiamo una banca
9) I furbetti del quartierino
8) Imballati o sfusi, frega niente
7) Un personaggio importantissimo della politica ..a transessuali...
6) E che cazzo! finalmente uno che sbaglia!
5) Quel pezzo di merda di quella vecchia troia.
4) Come uno che manda una raccomandata... e lui mi ha messo una bomba!
3) Non è che c'è un terremoto al giorno!
Comments (7)

Anonymous wrote ...
La foto del signor Savoia è impagabile.
5/28/2010, 9:29:00 PM

Longinous wrote ...
Ringraziamo l'anonimo Capitan Ovvio per la sua perla di saggezza.
Quando capirà il significato di "sto facendo un esempio stupido perché vale quanto un esempio intelligente" si renderà conto che, avendolo preso seriamente, la sua intelligenza è pari a quella dell'esempio.
5/28/2010, 9:07:00 AM

Anonymous wrote ...
Per Mosconi vuoi la privacy? allora dài, caro, comincia con l'abbassare il volume!
5/27/2010, 11:12:00 PM

marcell_o wrote ...
immagino che uno debba sempre distinguere tra regole e applicazione delle stesse.
che un magistrato qualunque possa mettere sotto controllo chi gli pare, quando gli pare e come gli pare non è bellissimo: nel caso di svolta autoritaria si troverebbero già un bel pezzo avanti.
certo che mettere in galera qualcuno che ha riprodotto un documento ancora segreto mi apre logico, è un reato. spiare, trafugare ecc. materiali ancora segreti mi pare una cosa grave. non poter pubblicare niente di niente fino alla fine dell'udienza preliminare (o quel che è) mi pare gravissimo: si tratta di censurare legalmente notizie per alcuni anni, se le notizie riguardano qualcuno che non può essere processato... significa censurarle per sempre.
vabbe', la pianto qui.
tuttavia usare come slogan "intercettateci tutti" non mi pare una gran cosa, decidere che si può spiare qualcuno quasi senza regole...
potremmo (quando si parla di regole) avere una certa lungimiranza? decidere di farle con un po' di visione prospettica?
fra un tot berlusconi sarà morto, resterà da capire quante berlusconate e quante antiberlusconate rimarranno
5/27/2010, 4:20:00 PM

Leonardo T wrote ...
Va da sé che hai ragione.
Poi naturalmente il discorso è più complesso - sarebbe bello se la Costituzione fosse rispettata tutta. A quel punto l'autorità giudiziaria riuscirebbe a condurre inchieste serie senza bisogno di movimentare l'opinione pubblica contrabbandando intercettazioni.
5/27/2010, 2:49:00 PM

Longinous wrote ...
"Forse stanno al buon giornalismo come la pornografia sta all'amore. Per quale motivo la famosa opinione pubblica dovrebbe guardarsi un porno ogni tanto? Perché ne ha voglia, perché esiste, perché è divertente. È un suo diritto? Non credo. Non lo so. Però so che quando gliele toglierete sarà triste, l'opinione pubblica."

L'opinione pubblica è solo una seduta di comari di campagna che vuole sapere i cazzi di tutti.
Bè, cattive notizie, care le mie comari provincialotte: se i cazzi sono miei non avete alcun diritto di farveli.
Se mi piace girare per casa nudo e ascoltare Mosconi 24/24 voi non dovete poterlo sapere se non voglio io.
Non è che pubblicare le intercettazioni non sia un diritto, è proprio vietato!
"Art. 15:
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge."
5/27/2010, 11:36:00 AM

fatacarabina wrote ...
ottimo lavoro, grazie
5/27/2010, 12:11:00 AM

Le 10 intercettazioni che meritavano (7-6)

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La legge sulle intercettazioni sarà la fine del giornalismo italiano come lo conosciamo? Nel dubbio, la redazione di Leonardo vi presenta le 10 Intercettazioni Che Ci Hanno Fatto Sognare

10) Abbiamo una banca
9) I furbetti del quartierino
8) Imballati o sfusi, frega niente

7) Un personaggio importantissimo della politica ..a transessuali...
Il fotografo Max Scarfone ha scoperto i turpi passatempi di Silvio Sircana, braccio destro del presidente Romano Prodi. Lo ascoltiamo mentre ne rende conto al suo agente, Fabrizio Corona. Il risultato è un'intercettazione al quadrato: in un colpo solo scopriamo il sordido mestiere del fotoricattatore e le inconfessabili pulsioni del portavoce.
Certe intercettazioni sono, per lessico e sintassi, di una banalità sconcertante. Sembra che qualcuno le abbia ridoppiate in post-produzione perché aveva paura che il pubblico del pomeriggio non capisse. Scarfone e Corona parlano esattamente come parlerebbero due paparazzi in una fiction. In poche righe si delineano i personaggi: il fotografo senza scrupoli che sta tallonando Silvio Sircana con l'ossessione di fare il colpo e svoltare, di “gettà le basi per un gran futuro”: vaga fantasia di lusso sfrenato in cui compare, banalissima, l'immagine della "bottiglia da champagne da novecento euro". Corona, dal canto suo, non dice quasi niente, ma è quello che “ragiona” (“è il mio pane questo”): un genio del male. E pensare che magari manco sapeva chi fosse Sircana (infatti Scarfone si guarda bene dal dirglielo: cerca di venderlo come “un personaggio importantissimo della politica”, e a Corona viene in mente solo quello che comincia con la P).
In realtà Sircana, sconosciuto ai più, diventa famoso proprio dopo questa intercettazione. Ma era davvero “importantissimo”: qualche giorno prima era diventato portavoce unico del Governo Prodi. La solidarietà sbandierata da tutta la classe politica non basterà a restituirgli la faccia. Sarà lui stesso a chiedere la pubblicazione delle foto di Scarfone. Ne esce il ritratto malinconico di un uomo solo, il cui maximum di trasgressione è un puttantour in Volkswagen senza concludere. Non sarà più il portavoce di niente. Corona invece è diventato l'agente di sé stesso.

6) Io con simpatia a dire: “E che cazzo! finalmente uno che sbaglia!”

Vale la pena di ricordare che questa è la classifica delle dieci intercettazioni che ci hanno fatto sognare, non delle più utili ai magistrati. Le intercettazioni filtrate in tv, o sui giornali, o al cinema. Quelle di mafia meriterebbero una classifica a parte, anzi un libro a parte, anzi probabilmente qualcuno lo ha già scritto. Dovendo scegliere un personaggio su tutti, mi è sembrato giusto Totò Cuffaro: è anche grazie alle intercettazioni che oggi non fa più il presidente della Sicilia. In questa ambientale del 2001 (da La mafia è bianca) due mafiosi parlano di lui, e finalmente non sono due boss da fiction: non stanno complottando, piuttosto han l'aria di cazzeggiare amabilmente, e intanto ci offrono la chiave per capire il successo del personaggio nell'ambiente. In Totò, i mafiosi apprezzano l'umanità che resiste alla politica: perché lui non è come i soliti “cacarini”, è “una persona normale” con cui ci si può mettere d'accordo. Ma soprattutto è un “cristiano emotivo”, uno che ci mette il cuore, e a volte magari sbaglia, però... è così tenero quando sbaglia. Il vero realismo è nel dettaglio dissonante. Questi rudi uomini di affari e sangue, cresciuti alla morale del Silenzio, quando vedono il giovane Totò sbroccare in tv davanti a Giovanni Falcone vanno in sollucchero. Lui può fare quello che loro, ligi alle regole, non faranno mai: partecipare alla rissa mediatica, guardare Santoro e Costanzo a testa alta, e accusarli in diretta di “giornalismo mafioso”. Dieci anni dopo, il ricordo di quella memorabile figura a reti unificate è ancora limpido: a Samarcanda quella sera i mafiosi avevano trovato la loro mascotte.
Comments (5)

Leonardo T wrote ...
Ma Max, se sul serio sei disposto a dare qualcosa per ascoltare il lessico delle mie telefonate (banalissimo, confermo), contattami e ci mettiamo d'accordo per un prezzo onesto.
2/9/2011, 1:20:00 AM

Anonymous wrote ...
Senza scrupolo caro Leonardo sei tu ....che scrivi cose di cui nn sai nulla .. E tu povera penna che hai scritto questo articolo .....non sai cosa darei per ascoltare il tuo lessico banale e scontato di una tua telefonata ...mi fai ridere pero'... Ora che la faro leggere al mio avvocato Firmato max Scarfone il noto paparazzo che a dispetto vostro continua a fare il suo onesto lavoro ....che poi difatti lo da anche a voi altri scribacchini. Distinti saluti.
2/9/2011, 12:48:00 AM

Leonardo T wrote ...
Su questo sito ci vorrebbe il tasto "non mi dispiace".
5/26/2010, 6:41:00 PM

Anonymous wrote ...
A me non dispiace! fACCI SOGNARE!
5/26/2010, 4:35:00 PM

davide wrote ...
questa rassegna lascia i lettori piuttosto tiepidi mi pare.
5/25/2010, 11:37:00 PM

Le 10 intercettazioni che meritavano (10-8)

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Ci hanno fatto indignare, ci hanno fatto ridere, ci hanno fatto sognare: poche cose ci hanno tenuto compagnia in questi anni come le intercettazioni. D'estate soprattutto – cosa sarebbe stata l'estate scorsa senza la D'Addario? l'agosto 2005 senza i furbetti del quartierino? Ambientali o telefoniche, le intercettazioni ci hanno fatto sentire un po' detective, un po' voyeur, un po' cittadini responsabili che s'informano sui difetti dei loro potenti, un po' sceneggiatori italiani che prendono appunti per una fiction ma poi gettono la spugna: tanto alla fine la realtà ci batte sempre.
È stato bello, bisogna dirlo. Berlusconi non era così terribile, finché potevamo dargli un'occhiata sotto i pantaloni. Ma ormai è tutto finito. Mentre aderiamo a tutte le proteste e le raccolte di firme del caso, noi della redazione di Leonardo abbiamo pensato di fare una classifica delle dieci intercettazioni che hanno lasciato il segno. Un modo per rileggerle o riascoltarle e magari scoprire che poche cose, giornalisticamente parlando, invecchiano bene come una buona intercettazione. Gli editoriali sbiadiscono, la cronaca stinge, ma quel che disse Berlusconi a Saccà è ancora lì, come scolpito nel marmo.

10. Abbiamo una banca!
Se la ricordano tutti così. In realtà secondo il Giornale, che pubblicò l'intercettazione nel gennaio 2006, Fassino disse a Consorte (Unipol): “E allora siamo padroni di una banca?”, per poi correggersi immediatamente: «Siete voi i padroni della banca, io non c’entro niente».
Ecco, dovessi spiegare il fascino delle intercettazioni, farei questo esempio: rubano l'anima. Per esempio, in questo lasciarsi andare (“siamo padroni!”) e rettificarsi subito (no, anzi, "siete voi i padroni", io no) c'è tutto Pietro Fassino, in tutto il suo contorcimento interiore. Lui magari voleva soltanto festeggiare con un po' di familiarità, ma poi il suo superego gesuita si ricorda che festeggiare è da sfacciati, e cerca di rimediare con una genuflessione non richiesta ("siete voi i padroni"); e intanto lascia ai paranoici (noi) l'impressione di saperne un po' di più: intuiva che lo stessero spiando? Violante si azzardò a dire che Fassino aveva usato il noi in senso dialettale, pare che i piemontesi lo facciano (noi al posto del tu? Violante? Ci prendiamo per fessi?)
È una delle intercettazioni meno sexy in assoluto; in compenso è una delle poche che forse ha davvero fatto Storia. Era la campagna elettorale del 2006; sembrava che il governo Berlusconi fosse agli sgoccioli, invece all'ultimo momento la Casa delle Libertà pareggiò con Prodi. Si parlò molto in quei mesi della sinistra uguale alla destra, che trescava con finanziarie e cooperative e addirittura pretendeva di possedere banche. Un temino sull'argomento lo scrissero tutti gli opinionisti di sinistra, penso di averlo fatto persino io. Qualche mese fa un manager milanese, Favata, ha confessato di aver consegnato personalmente l'intercettazione a Berlusconi, alla vigilia del Natale '05, ricavandone in cambio una promessa di “eterna gratitudine”, peraltro non onorata. A distanza di cinque anni Berlusconi continua a vincere le elezioni, Favata è sul lastrico, Fassino è stato completamente scagionato (Consorte no), e Bossi dichiara candidamente ai giornali che la Lega deve avere una banca. Qual è il trucco? Che in Italia puoi dichiarare ufficialmente qualsiasi cazzata. Diventa uno scandalo solo se la dici in un'intercettazione.

9. I furbetti del quartierino
L'espressione idiomatica più usata nel 2005/06, al punto da meritarsi una pagina di wikipedia. Dove si scopre la curiosa inversione semantica: il “furbetto del quartierino” per eccellenza è l'immobiliarista Stefano Ricucci, ma l'espressione (perfetta e ridondante il giusto per descrivere il provincialismo gretto dei nostri imprenditori) la coniò lui, al telefono, parlando delle manovre ostili di certe banche estere. L'espressione gli si è poi ritorta contro.
Io, lo confesso, ho un ricordo assai vago di tutta la faccenda. Era estate e ci stavamo perdendo da qualche parte in Normandia, ogni tanto riuscivamo a metter le mani su qualche vecchia copia della Repubblica, di quelle stampate in bianco e nero in un inchiostro che ci restava tra le mani. Ci stendevamo sulla spiaggia e leggevamo i dialoghi stentati dei potenti, e non li invidiavamo. Le uniche cose che ricordo un po' sono le affettuosità di Ricucci ad Anna Falchi, e di Gnutti alla sua Ferrari nuova. (A quei tempi anche l'intrusione nell'intimità di un palazzinaro ci sembrava qualcosa di rivoluzionario: a riascoltarle oggi, dopo aver sentito i consigli di Berlusconi a una entraineuse, le storielle dei furbetti ci farebbero tenerezza).

8. Imballati o sfusi, frega niente
Ma chi l'ha detto poi che servono i vip per appassionarsi a un'intercettazione. Quelle di Biutiful cauntri sono anonime e iperrealiste (forse a loro devono qualcosa gli sceneggiatori di Gomorra). L'audio è ottimo, la caratterizzazione dei personaggi impeccabile, l'accento perfetto, forse i dialoghi sono un po' telefonati, ma è il paradosso delle intercettazioni: se dovessimo scriverlo noi, un dialogo tra due imprenditori del nord che buttano tonnellate di veleno in una discarica illegale, non ce ne usciremmo con frasi stereotipate ed eloquenti del tipo “è stato fatto un accordo per non spaventare la popolazione, bisogna andare con i piedi di piombo”. Ma questi signori non stanno fingendo: stanno veramente avvelenando l'Italia, e quando parlano si permettono tutti gli stereotipi e che vogliono. “Però quello te lo tieni per te dopo il 16... se no vanno tutti i comunisti con bandiera rossa davanti”.

Comments (6)

Anonymous wrote ...
La cosa folle, assurda, surreale è che si possa pensare che opporsi a operazioni del genere sia da "comunisti con bandiere rosse". E che lo pensino pure quelli che la fabbrichetta coi veleni da eliminare non ce l'avranno mai!
5/23/2010, 4:39:00 PM

Rob wrote ...
A proposito di Biutiful cauntri: ricordo bene le telefonate degli industrialotti probabilmente legaioli fatte ai camorristi. Consapevoli i primi di avvelenare campi e corpi umani, di condannare bambini a morti premature per cancro. Consapevoli i secondi di esporre a questo rischio i propri conterranei, concittadini e magari anche parenti. Tutto solo per il risparmio dei primi ed il guadagno dei secondi.

Considerato che qui c'era tutto il disprezzo immaginabile del nordista per il terrone sub-umano, del riccastro verso il povero-che-deve-morì, del prepotente contro il debole, queste telefonate mi sembrarono molto più agghiaccianti di quanto mi siano apparse poi quelle della "Cricca" in occasione del terremoto in Abruzzo, in cui le povere teste di cazzo che giocavano a fare i cinici si preparavano a sfruttare una tragedia di cui, almeno, non erano i responsabili. Questi invece le tragedie le hanno causate in prima persona, consapevolmente, con dolo, con progettualità e ricerche. Con la beffa che nell'Italia federale voluta da questi criminali i deboli resteranno da soli a leccarsi le ferite che i cumenda gli hanno inflitto con gusto da berluschini nazistoidi quali sono.

Tralascio sogni di gente che accorre da tutta Italia con forconi in fiamme, che fende le nebbie padane ed impala doppiopetti in un'orgia di sangue e di Porsche bruciate, di piscine usate come fosse comuni e yacht che bruciano all'orizzonte come tombe vichinghe, salutati da troie in lacrime che si stringono commosse le protesi di silicone. Ma sant'Iddio, com'è possibile che nessuno ne abbia parlato, che nessuno si sia mostrato scandalizzato?

Allora forse le intercettazioni non servono a niente, dopo tutto.
5/22/2010, 10:36:00 PM

Leonardo T wrote ...
Vedo che siamo degli intenditori.
5/21/2010, 8:18:00 PM

giorgian wrote ...
"Sceriffo Bart: Siamo svegli?
Jim: Siamo mica sicuri... Siamo negri?
Sceriffo Bart: Sì lo siamo.
Jim: Beh allora siamo svegli ma siamo molto perplessi."
5/21/2010, 7:51:00 PM

Leonardo T wrote ...
Ma sì, è chiaro, ma noi non è che abbiamo tutta questa familiarità con banchieri e assicuratori.
5/21/2010, 6:37:00 PM

Anonymous wrote ...
“E allora siamo padroni di una banca?” a me sembra chiaramente inteso come "sei". Come se dico al proprietario di un ristorante "e allora ci siamo ingranditi?" o a uno scrittore "e allora siamo diventati famosi?"
5/21/2010, 12:49:00 PM

- sulla crosta sottile

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Quaquaraquà generation

Io vorrei che anche nei giorni meno ispirati, la linea ""editoriale"" di questo blog fosse la seguente: evitare i commenti tanto-un-chilo, cercare di prendere ogni argomento come se fosse solo un aspetto di un problema più vasto. Una maglia del tessuto. Un elemento di una struttura. O un pezzo dell'animale, come direbbe Baricco (che è più bravo di me, ribadisco).

Nello specifico, non si tratta di sottolineare quanto siano stronzi e maiali Principe, Sottile e compagnia, quanto di notare una volta per tutte l'epoca eccezionale in cui stiamo vivendo.

Quest'epoca eccezionale è quella in cui una tecnologia davvero rivoluzionaria (la telefonia cellulare) è stata resa disponibile anche a persone di una certa età. Il che nel passato non avveniva: quando inventarono le automobili o gli aeroplani, non credo che i sessanta-settantenni ci si dilettassero. Ma in generale, i politici, i funzionari, i principi, non sono mai stati così all'avanguardia tecnologica come adesso. Hanno imparato a usare i cellulari, adesso li usano piuttosto bene, fin troppo bene, e il risultato da un anno a questa parte è una serie infinita di scandali seguiti a intercettazioni telefoniche. Prima Ricucci e compagnia, poi Fassino un po' spregiudicato che al telefono con Consorte sbotta in un "Abbiamo una banca!" (salvo pentirsi subito, perché è Fassino). Poi Moggi. E adesso Vittorio Emanuele, che comunque di Moggi non ha né il potere né il bieco carisma. Tutta gente un po' troppo chiacchierona, e poi hai voglia a lamentarti della fuga di notizie. E star zitti?

Una volta il malavitoso di successo era il tizio con la voce bassa e roca, che parlava poco o nulla, e sempre per interposta persona. Con l'avvento del cellulare è arrivato il Chiacchierone. Indubbiamente la pubblicazione seriale delle intercettazioni è un malcostume, ma suvvia. Quante possibilità aveva di resistere il modello-Chiacchierone? Il mondo del malaffare, lo sappiamo tutti, è ferocemente darwiniano: vince chi si adatta meglio all'ambiente. Moggi parlava troppo per sopravvivere. Deve prendersela solo con sé stesso.

Il bello è che questi Chiacchieroni, lo sono diventati grazie a una tecnologia innovativa. Prima erano probabilmente intrallazzoni riservati. Il mondo del malaffare Italiano è una specie di Afganistan tecnologico, dove si è passati direttamente dalla sciabola al razzo Terra-Aria, dai pizzini di Provenzano al telefono cellulare. Risultato? Uomini potenti che si sputtanano per un nonnulla. Vittorio Emanuele si vantava di essere "il telefonino più intercettato d'Italia". E poi passava a spiegare come avrebbe rotto il naso a una giornalista tv rea d'essere brutta e comunista. Allora, a prescindere dai reati contestati, a uno così il cellulare bisogna toglierglielo. Come si sequestrano i motorini ai tredicenni.

C'è stato un periodo nella vita mia e di alcuni miei amici, in cui i nostri numeri di cellulare erano su liste della Digos. Niente di drammatico, ma c'eravamo e sapevamo di esserci. E sui nostri cellulari si sentivano clic strani: autosuggestione, probabilmente; in ogni caso era meglio non dire cazzate. Un normalissimo principio di precauzione: non si cammina su un cornicione, non ci si accende da fumare se si sente puzza di gas. E non si dicono cazzate su un cellulare. Ma noi eravamo giovani e assolutamente sfigati, non dirigevamo la Banca d'Italia né i Democratici di sinistra, né la Juventus, né la guardia al Pantheon. Questo periodo è eccezionale perché c'è un giro un sacco di vecchi furboni che di fronte a un cellulare non sanno resistere, non hanno introiettato il principio di precauzione. Come i pellerossa nei cantieri dovevano ancora introiettare il senso di vertigine. Che t'impedisce un po' nei movimenti, ma a volte ti salva la vita.

Le intercettazioni sono un colpo basso, indubbiamente. Ma posso dire una cosa poco correct? Questa gente doveva farsi furba, punto. Il reato di imbecillità non esiste, lo so bene. Ma una società che non si protegge dagli imbecilli non funziona.
Comments (5)

Leonardo T wrote ...
non è sempre possibile ma io lo faccio.
6/22/2006, 12:11:00 AM

Anonymous wrote ...
Leo, mi chiedo se è possibile vedere qualsiasi cosa come "aspetto di un problema più vasto". Non so, forse a volte le cose sono solo quello che sono, pezzi singoli e staccati. A volte, certo, non sempre.
6/21/2006, 1:32:00 PM

Mauro Annarumma wrote ...
rSalve, spero di non arrecarti troppo disturbo.. Ho pensato che si debba porre fine al silenzio dei media italiani sul genocidio in atto nel Darfur, così sto lanciando questa iniziativa: Italian Blogs For Darfur. Mi sembra che possa essere efficace l'idea delle email alle emittenti televisive, basta compilare un modulo sul blog. Se trovi l'iniziativa interessante, ti sarei veramente grato se potessi iniziare un tam-tam, in modo tale da creare un piccolo gruppo...
Grazie.
Fabrizio


How to join Italian Blogs for Darfur


People die in Darfur!
Join Italian Blogs for Darfur now!
__________________________________________________ ________
Send an email to Italian Blogs for Darfur with your web address.
Then, add our logo on the front page of your blog with a link to us(you can take the code here).
Call your friends too, and tell'em what's happening in Darfur.
Thank you!
IB4D

http://itablogs4darfur.blogspot.com
6/20/2006, 9:54:00 PM

Anonymous wrote ...
Infatti l'unico che può insegnare qualcosa è provenzano, speriamo che i magnaccia di alto bordo imparino da lui, io quando sarò ricco un po' di soldi per trombarmi la maria consè ce li butto volentieri.
6/20/2006, 8:31:00 PM

Ricambi Originali wrote ...
Ossimorico, caro Leonardo. Il titolo e' Quaquaraqua', e poi sostieni sia nato un nuovo tipo di malavitoso. Secondo me, il telefonino e la comunicazione digitale hanno solo reso piu' facile l'intercettazione (oltre a leggi che ne hanno esteso l'uso a dismisura). I chiacchieroni (come dimostra anche l'uso del termine di Sciascia) ci sono sempre stati: e sono sempre stati considerati gli imbecilli della situazione (sotto i mezzomini, gli ominicchi e i piglianculo).
Solo che ora la facilità di comunicazioni li mette in mezzo, facili prede (per fortuna) azzoppate dalla loro stessa imbecillità. Ma chi parla troppo, da sempre, è destinato a finir male.
Piuttosto, cio' che preoccupa, e' la sensazione di impunità che questo chiacchierare ostentato dimostra. Io parlo perche' chiunque provi a dirmi qualcosa sa che potrebbe finir male. Ma questi son quaqquaraqua', al massimo possono sperare in una difesa d'ufficio di Fini.
6/19/2006, 3:10:00 PM

- lo spettacolo nell'era in cui è da idioti pagarlo

Permalink
Bisogna essere scemi

Scusate se continuo a parlarne come se me ne intendessi, ma il calcio è davvero una metafa potente. Come a dire che è tutta una finta, non è di calcio che si sta parlando qui.

Uno dei paradossi del calcio contemporaneo, ad esempio, è la selezione naturale degli utenti più scemi. Intendo dire che come molti altri servizi voluttuari, il calcio, nell'era della riproducibilità digitale e gratuita, è destinato a fare affidamento sugli unici che insistono ancora per pagare, vale a dire quelli che non apprezzano una partita di calcio per quello che è, ma ne fanno un feticcio, deformato da una serie di connotazioni extracalcistiche (attaccamento ai colori, campanilismo, cameratismo, non saper come passare la domenica pomeriggio, ricerca di un senso della vita). Ma i feticisti sono, per definizione, irrazionali e irresponsabili. Spero di non offendere nessuno se li definisco, per amor di brevità, scemi. Ebbene, l'industria del calcio oggi distilla i più scemi tra gli utenti, e ne diventa schiavo.

Cerco di spiegarmi meglio. Il grande problema dell'industria dello spettacolo, oggi, è farsi pagare. Questo, a causa delle tecnologie su cui viaggia lo spettacolo, autostrade dell'informazione, via banda larga o satellitare, che sono meravigliosamente efficienti e indispensabili, ma hanno un grosso difetto: sono insofferenti ai pedaggi. Appena individui un tratto dove mettere un pedaggio, tutt'intorno si mettono a fiorire le scorciatoie. Legali o meno. Di solito meno.

Ora, attenzione: fingiamo per amor di teoria che le persone siano catalogabili unicamente per la loro intelligenza: che non vi siano persone più o meno belle, simpatiche, abbronzate, stronze, furbe, ma solo più o meno intelligenti. Detto questo, chi saranno secondo voi i primi a trovare la scorciatoia per pagare meno un servizio (o non pagarlo affatto)? I più intelligenti e informati. È ovvio.
E chi saranno gli ultimi ad accorgersene e a smettere di pagare? I meno intelligenti.
Può darsi che lo facciano perché sensibili a un concetto di legalità, o per tradizione, per senso di responsabilità, attaccamento alla maglia, eccetera eccetera: ma tutte queste cose nel nostro modello non risultano, il nostro è un modello in bianco e nero in cui appare soltanto questo: chi continua a pagare per vedere una partita di calcio è un deficiente.

Naturalmente non è tutto bianco e nero, ci sono miliardi di sfumature: in alto (bianco puro) abbiamo l'ingegnere trafficone che guarda tutto via adsl sul sito pseudoclandestino – oppure ha clonato SKY – seguono sfumature di neve sempre più sporca (chi va al bar, chi ha approfittato della super-mega-offerta del mese), fino al grigio cupo di chi la partita la paga fino all'ultimo centesimo. E poi le varie sfumature di nero di chi la partita la va ancora a vedere allo stadio: tribuna, gradinate, curva. Nel nostro modello costoro sono i più scemi: pagano relativamente di più per usufruire di meno servizi (niente primi piani, replay, commenti) e per correre più rischi (fila al WC, pioggia, tafferugli, precipita dal terzo anello un ciclomotore). Nella realtà naturalmente non è così: non è idiozia quella che li porta allo stadio alla domenica, ma attaccamento ai colori, sano cameratismo, voglia di dare un senso alla vita… ma tutte queste cose nel nostro modello, purtroppo, non si vedono. Nel nostro modello, ripeto, l'utente che paga di più per usufruire di meno servizi è considerato il deficiente.
Si tratta anche dell'unico tipo di utente che porta soldi alla maggior parte delle squadre – i soldi di Sky e company, com'è noto, se li pigliano le grandi, quindi…

Quindi, diabolicamente, le squadre medie e piccole devono investire sugli utenti scemi: ossia quelli che invece di procurarsi un'adsl, una carta clonata, una carta vera, un amico che ce l'ha, un bar… preferiscono venire allo stadio, per tutti quei famosi motivi: attaccamento ai colori, necessità di passare il pomeriggio della festa scandendo cori a rischio di beccarsi ciclomotori e mazzate. Gli ultras, insomma. Gli unici abbastanza idioti da pagare per quel che vedono: le squadre si sono messe nelle loro mani.

Verso la fine, l'Impero Romano si basava su un tacito accordo tra Imperatore e plebe romana. L'Imperatore manteneva la pace tra i confini e continuava a distribuire razioni di grano gratis da tutte le regioni dell'impero: la plebe mangiava a sbafo e non rovesciava l'imperatore. In sostanza, il bacino del mediterraneo era soggetto all'appetito della plebe romana. Il calcio contemporaneo, che smuove miliardi, è nelle mani delle plebi di una ventina di città, che in virtù della loro idiozia (pagano per vedere ciò che è gratis su tutti gli schermi ad alta definizione del mondo!) possono fare e disfare squadre, cacciare presidenti e allenatori, addirittura creare bolle di illegalità garantita. Se io non posso saldare un debito, dopo alcuni mesi verranno a pignorarmi. Ma se sono il presidente della SS Lazio, posso saldare comodamente in una trentina d'anni. Perché? Perché il presidente ha un po' di plebe dalla sua parte, perché se la sua squadra fallisse quel po' di plebe ruggirebbe forte, e fa paura la plebe quando ruggisce.

Il paradosso, purtroppo, funziona per tutta l'industria dello spettacolo. Prendiamo la musica: perché negli ultimi dieci anni le major sembrano avere investito soltanto su sgallettate improponibili? Perché bisogna essere idioti per pagare una canzone, oggi, e gli idioti non sono sensibili a virtuosismi musicali, non hanno un grande orecchio per la melodia, ma sanno riconoscere un culo se gli balla davanti. Del resto è una corsa disperata: ormai anche un deficiente sa scaricare gratis un mp3 o una suoneria. Il settore musicale è più dinamico – il calcio è più lento. Ci sono un sacco di fattori cosiddetti 'culturali' (le tradizioni, l'attaccamento, il campanilismo) che ancora impediscono una manifestazione di idiozia pura. Ma la strada più o meno è tracciata: pian piano ogni riferimento vagamente culturale verrà via, come la farina dal setaccio, e sulle gradinate vedremo soltanto una congerie di scemi paganti. Giudicate voi quanto siamo vicini o lontani da quel giorno.

Spero di non avere offeso nessuno con questo pezzo, non era mia intenzione, mi state tutti simpatici. Ma mi è ancora più simpatica la realtà.
Comments (14)

Anonymous wrote ...
Io non sopporto intellettualmente chi prende il calcio e la riduce a una cosa per scemi. La solita menata dei 22 bolliti in mutande che rincorrono una palla; i milardari pagati per giocare a pallone e bla bla bla bla.

E' solo questo che non bisogna fare.
[Ste]
6/7/2006, 12:55:00 PM

Anonymous wrote ...
a pensarci ancora meglio, in fondo, tutto dipende dalla finalità che si assegna a qualsiasi azione di cui si intenda godere.
Voglio solo ascoltarmi la musica?
Allora me la posso anche sentire nello stereo.
Voglio solo osservare l'andamento di un evento sportivo?
Allora me la posso anche vedere su Sky.
Voglio solo esprimere il mio disappunto per un disegno di legge?
Allora posso anche mandare una email al Consiglio dei Ministri.

Se però voglio PARTECIPARE ad un evento, dovrò alzare il sedere da questa poltrona.

Per godermi un concerto, per tifare la mia squadra, o per partecipare ad una manifestazione per la pace...
5/26/2006, 5:28:00 PM

Anonymous wrote ...
Il pur sempre interessante Leonardo fa una operazione di semplificazione suggestiva ma erronea, e Salvatore lo segue illustrandone benissimo sia la logica cristallina che l'errore di fondo.

Inserire in "connotazioni extracalcistiche" cose completamente differenti dal punto di vista sportivo, etico, morale, filosofico, esistenziale, porta molto fuori strada dalla comprensione del fenomeno.

Sarebbe un po' come dire "cosa vado a fare ad un concerto se:
1) sto scomodo, in piedi e in mezzo a sconosciuti
2) pago dalle due alle cinque volte il prezzo di un cd (e tralasciamo pure il ridicolo costo di emule)
3) ascolto un suono probabilmente distorto e mal equalizzato per punto preciso in cui mi trovo
4) non posso cambiare la scaletta, mandare avanti i pezzi che non amo o far rieseguire quelli che preferisco..

ecc.ecc. (si capirà che posso andare avanti all'infinito).

ora, vogliamo decidere che per tutte queste motivazioni dal punto di vista "musicale" chi va ad un concerto è (sostanzialmente) un cretino?

Facciamolo pure, ma teniamo sempre presente che stiamo confinando nell' "extramusicale" tutte quelle componenti che rendono fattibile un concerto:
1) essere lì, ora, in quel momento irripetibile al mondo
2) avere vicino persone che danno a quel momento lo stesso valore che gli dai tu (feticisti? occhei)
3) interagire (sia pure in ottica di massa e non di individuo) con gli attori principali dello spettacolo: esaltarli, incitarli, suggerirgli cose da fare, eccetera eccetera...
5/26/2006, 5:23:00 PM

Anonymous wrote ...
C'è chi si sente attaccato da Leo domenticando di capire qual'è il centro del discorso di Leonaro.
Nessuno di vai ha fatto caso a questa frase: "vale a dire quelli che non apprezzano una partita di calcio per quello che è".

Guardare una partita di calcio è uguale da casa o allo stadio. Tutto ciò che vive intorno alla partita di calcio è qualcosa di extra calcistico che non ha nulla a che vedere con la partita di calcio in sè.

Ma chi ci và "realmente" allo stadio per vedersi una partità? Chi può farlo comodamente da casa lo guarda da casa pagando o meno, truffaldinamente o meno.

Una partita di calcio vista da casa o allo stadio non perde nulla in se e per se. Lo "spettacolo" è sempre quello. Tanto è vero che l'utenza che realmente si vedrebbe la partita di calcio preferisce farlo a casa, magari pagando Sky.

Il punto fondamentale è che si paga per andare a vedere non una partita di calcio, ma per avere una serie di "pseudo sensazioni" che leo definisce correttamente Come "un feticcio, deformato da una serie di connotazioni extracalcistiche (attaccamento ai colori, campanilismo, cameratismo, non saper come passare la domenica pomeriggio, ricerca di un senso della vita). Ma i feticisti sono, per definizione, irrazionali e irresponsabili."

Salvatore
5/23/2006, 4:21:00 PM

Leonardo T wrote ...
la seconda (a volte con firefox salta la codifica dei caratteri).
5/23/2006, 9:07:00 AM

Anonymous wrote ...
L'anonymous informatico di prima, guardando da un altro firefox, ora legge i testi bene.
Se hai corretto qualcosa, complimenti.
Altrimenti, uno dei miei firefox chiede revisione
5/22/2006, 11:55:00 PM

Anonymous wrote ...
Commento tecnico informatico, non inerente al calcio del quale felicemente non so una cippa.
Su firefox se non usi le loro controparti HTML, tutte le accentate se ne vanno in punti interrogativi. Creano suspanss ma il sugo del discorso se ne va.
5/22/2006, 7:34:00 PM

Anonymous wrote ...
L'autore riconsce che non è idiozia, ma che i valori degli "scemi" non si vedono. Equivale a dire: sì non siete scemi ma vi fate trattare come tali.
Bene allora vi dirò, a me di fare la figura dello scemo non frega un caXXo. Non sono scemo nè sono così ottuso da non vedere che mi ritengono tale, come un pollo da spennare... semplicemente quelle cose che l'autore indica come valori non visibili io li sento e li vivo senza preoccuparmi che qualcuno ci speculi sopra, perchè viverli è bello, mi piace...
Vedere dal di fuori il modello e catalogarlo per me è fuffa inutile. lui qua ragiona secondo metri che non sono i miei, ma appunto i LORO. Quindi inevitabilmente quello che scrive finisce per essere una stronzata immane.
5/22/2006, 3:51:00 PM

Anonymous wrote ...
complimenti per l'ignoranza, il pezzo sarebbe anche bello, il problema è che non sai di quello che parli!!!

Pier
5/22/2006, 3:06:00 PM

Anonymous wrote ...
Il mondo del calcio crolla su sé stesso.Io posso affermare che non è una novità: chi si ricorda giocatori che si vendevano le partite, “combine” d’ogni tipo e quant’altro?
La crisi del calcio non genererà in me nessuna crisi di astinenza perché da anni ho constatato che l’intero mondo del pallone era una mela marcia.

Fino ad oggi, decine di giornalisti "patentati" dell’informazione hanno intasato le scatole per ore (per capire se un arbitro aveva sbagliato oppure no). Milioni di italiani hanno sprecato ore per uno spettacolo completamente fasullo.
Qualcuno può ragionevolmente pensare che il mondo dell’informazione sportiva fosse all’oscuro di tutto?
E’ veramente difficile da sostenere.
Pensiamo a come lo stesso mondo dell’informazione tratta per cose assai più importanti come la guerra, la situazione economica, l’energia e la giustizia ?


In realtà, è il sistema dell’informazione ad essere crollato su sé stesso – prima di quello del calcio.

Il vero “buco nero”, però, è la carta stampata dove – grazie al finanziamento governativo concesso ai giornali di “area politica” (600 milioni di euro l’anno) – il potere politico ha in mano i “cordoni della borsa” per controllare cosa scrivono migliaia di giornalisti, controllati a loro volta da centinaia di direttori, i quali sanno bene che non possono correre il rischio di scontentare i loro mecenate. I quali, a loro volta, per controllare l’informazione usano i soldi pubblici, ossia i nostri.
Non vorremmo che a questo asfittico mondo dell’informazione fosse sfuggito che un certo Licio Gelli ha manovrato per anni la politica italiana come Moggi ha fatto nel calcio, oppure che qualche parlamentare si sia lasciato “comprare” come gli arbitri.
Senza calcio si può anche sopravvivere: senza limpida informazione si finisce per diventare una landa d’automi lobotomizzati, gente senza speranza che si racconta storie mai avvenute, oppure storie accadute e mai conosciute. Enrico Mattei, Piazza Fontana, Ustica, Bologna, Ilaria Alpi…che in Italia sia esistito un “Moggi” che non s’occupava di calcio.


Breve sunto di Carlo Bertani – 17 maggio 2006 tratto da disinformazione.it
5/22/2006, 2:59:00 PM

Anonymous wrote ...
Dave, io non c'entro proprio, non sono né intelligente né informato, il calcio lo guardo pochissimo.

Il concetto che io enuncio è veramente l'arrangiamose. Non lo presento come un modello, ma come un problema. Oggi non ci sono gli strumenti per farci pagare quello che vediamo. Ci sono soluzioni alternative (sponsorizzazioni, spot, terrorismo mediatico del tipo: "chi masterizza è un borsaiuolo"), ma una soluzione semplice ed efficace non c'è.

Se non sono un feticista della forma CD, se non ho un rapporto personale coi musicisti che dovrei mantenere, se non ho resti di sensi di colpa, non ci sono motivi logici per cui io debba rispettare una legge che nessuno è in grado di farmi rispettare. Ergo, quella legge è morta.

Naturalmente esistono i bisogni, ma qui si stava parlando di consumi voluttuari: sport, musica.
5/22/2006, 2:24:00 PM

caporale wrote ...
bel pezzo, leonardo, a 'sta cosa non ci avevo pensato.
e gli ultras sono scemissimi, vero. però la differenza tra la partita adsl o via sky (sarà anceh che faccio il tifo per il trento che su sky e adsl non c'è) e la vera partita, allo stadio, è quella che passa, mutatis mutandis, tra il sesso virtuale e la vecchia sana trombata possibilmente con qualche preliminare*


* "non sai cosa siano i preliminari? non preoccuparti, cara, nemmeno El Guapo lo sa" [i tre amigos]
5/22/2006, 2:11:00 PM

Anonymous wrote ...
L'esempio del mondo della musica che hai messo in coda è il pensierino che mi vaga in testa da un po'. È anche il motivo per il quale rido pensando alle classifiche dei dischi più venduti. E, per un po', entra in sinergia con i due programmi fotocopia, sua raidue ed italia1, del sabato pomeriggio.
Ormai c'è un filtro per chi ascolta musica, che fa percolare gli utenti, per accumulare i soli utOnti.
5/22/2006, 1:14:00 PM

Anonymous wrote ...
insomma, chi non la pensa come te è un utile idiota, mentre tu no perchè sei intelligente e informato.

non ti sei chiesto se qualcuno possa credere alla corrispensione di servizio? il concetto che tu enunci non è molto dissimile dal condonismo e l'"arrangiamose" berlusconiano, con cui mi pare tu non trovi molti punti in comune. non stupirti se c'è chi aggira le tasse allora, ha trovato una scorciatoia, è intelligente e informato.

il punto della legalità che, forse, va rispettata (e non mettere in un calderone la lazio, le tassazioni, perchè mi verrebbe da dire che allora cragnotti è intelligente) a tutti i costi. è facile non rispettarla e il danno di un mp3 scaricato è praticamente nullo. e allora? ho davvero bisogno di tutti quegli mp3? la mia vita era peggiore prima? magari posso devidere di comprare più dischi e selettivamente migliori.

ne ho bisogno? perchè se il bisogno non esiste, ma esiste solo desiderio, questo diventa la mia personale sopraffazione.

dave.
5/22/2006, 1:11:00 PM

- la fiaccola sotto Moggi

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Eppure c'è gente che per il circo mediatico-giudiziario non riesce proprio a scandalizzarsi. Io, per esempio.
Lo confesso, è un mio limite, ci sono tante cose che non mi commuovono: le zingare ai semafori con preghiere di cartone, per dirne una, e un'altra sono i politici in manette. Massì, capisco, è un abuso di potere, lo so, però non mi commuovo. E anche Luciano Moggi può piangere tutte le calde lacrime che vuole, io resto di pietra. Sono giustizialista? Sono forcaiolo? Oppure semplicemente ho un'alta soglia di sopportazione.

Ognuno ha la sua, del resto. C'è fior di giornalisti, là fuori, che sapeva sapeva sapeva e nulla ha scritto, per anni, perché si sa come vanno le cose, finché ora basta, non se ne può più, la soglia di sopportazione è stata oltrepassata. Da chi? Da Moggi e Giraudo? Macché. Dai magistrati che torchiano, dagli intercettatori che non rispettano la privacy, dal circo mediatico-giudiziario.

Per contro, noi populisti forcaioli, è da vent'anni che ci scandalizziamo; da dieci che nel campionato italiano di calcio non ci crediamo semplicemente più: e oggi che c'è da inveire contro il circo mediatico-giudiziario, che ci volete fare, siamo un po' stanchi. Inveite voi, si fa un po' a turno.

Tutto questo in realtà non ha molta importanza. È molto più intrigante chiedersi: Luciano Moggi è un semplice accidente di percorso, o un difetto strutturale? Se è un accidente di percorso, è sufficiente farlo piangere ancora un po', interdirlo fino alla settima generazione, e poi passare ad altro. Ma siccome siete su Leonardo Blog, avete già capito dove voglio parare, vale a dire: secondo me Moggi è strutturale. Il che significa che il catrame e le piume non serviranno proprio a niente: cacciato con infamia un Moggi, ce ne servirà subito un altro. Perché il problema non è tanto Moggi, quanto… la struttura.

E che razza di struttura sarebbe il calcio, sentiamo. Beh, possiamo descriverla in vari modi. Struttura neoliberista: in un universo de-regolato, dove ogni squadra-società-per-azioni è libera di raccattare sul mercato qualsiasi giocatore a qualsiasi prezzo, prima o poi qualcuno doveva arrivarci: gli arbitri costano meno. E come investimento sono relativamente più sicuri. È proprio una semplice questione logica: perché svenarsi per i giocatori? Per gli sponsor, d'accordo, per il pubblico pagante. Ma se poi la squadra all-star non funziona? Se il Real Madrid galattico non quaglia? Se l'Europeo lo vince una squadra qualsiasi, tipo la Grecia? È il bello del calcio, ma comporta rischi economici che una squadra-società-per-azioni non può correre. E se intrallazzare con gli arbitri costa relativamente meno che procurarsi un paio di rinforzi a centrocampo, perché no? Sul serio, perché no? Morale: il calcio non può essere quotato in borsa. Una cosa è il professionismo, un'altra la speculazione, e Luciano Moggi è solo uno di quei manager che hanno agito per il bene degli azionisti, come i soldatini tedeschi obbedivano agli ordini del Führer. Fucilatelo se vi fa sentire meglio, ma il problema non è lui.

Questo in un universo neoliberista. Ma il calcio italiano è davvero in quell'universo? Qualche anno fa scrissi tre pezzi un po' naïf (1-2-3) in cui paragonavo il calcio inglese al calcio italiano, sull'unica base di un libro illustrato che stavo traducendo. La morale era questa: il calcio inglese è nato e si è sviluppato come una piccola industria, semi-artigianale. I calciatori hanno lottato per i loro diritti. Le squadre provinciali campavano costruendo dei campioni e rivendendoli alle Grandi. Le Grandi erano in realtà piccole ditte che si autofinanziavano con i biglietti negli stadi di loro proprietà. E tutto questo, fino agli anni Ottanta, generava ricchezza e la ridistribuiva.

Nel frattempo, in Italia, il calcio prosperava al di sopra delle sue possibilità. John Charles, “the first rich British footballer”, divenne "il primo calciatore britannico ricco" solo in Italia: la Juventus lo pagava quattro volte lo stipendio massimo consentito nel Regno Unito. Che senso avevano, questi ingaggi stratosferici?
Nessun senso strattamente economico. Il calcio non è mai stata un'attività veramente remunerativa in Italia – se così fosse le squadre sarebbero state società indipendenti, e non fiori all'occhiello dell'industriale, del petroliere, del palazzinaro di turno. Il calcio italiano del dopoguerra si è sviluppato come uno status symbol – un'attività in cui buttare un bel po' di soldi per dimostrare ai tuoi concittadini che ce l'hai fatta, sei in tribuna vips. E se avessimo dubbi sulla moralità e sull'effettiva intelligenza della nostra classe imprenditoriale, ci basterebbe fare i conti di quanti padroncini hanno rovinato sé stessi e i loro dipendenti con surreali operazioni di calciomercato. Da Zico all'Udinese all'Europarma di Tanzi, quanti soldi, quante energie buttate. E stiamo a prendercela con Moggi.

Moggi è semplicemente il capo dei briganti, e come tale lo considerava il suo padrone, Gianni Agnelli. Lo stesso che paragonava i suoi calciatori ai pittori del rinascimento: ecco cos'è il calcio in Italia, non un'industria, ma puro mecenatismo. Gli industriali contribuiscono alla pace sociale pagando la loro quota di circenses. Altro che neoliberismo. Stiamo ancora all'evo antico, ai Gladiatori. Oppure il guaio è stato passare troppo in fretta dal Circo Massimo alla Parabola, dal panem et circenses alla Società per azioni.

Rimedi? Si potrebbe cavar fuori il calcio italiano dall'evo antico, obbligandolo a diventare uno sport moderno, in cui tutte le squadre hanno rose di 22 giocatori e, udite udite, lo stesso budget: e si mantengono con il pubblico pagante.
Non c'è bisogno che me lo facciate presente, tutto ciò è frutto di un delirio, il tentativo di tornare a un modello europeo che non esiste più, perché a ben vedere è l'Europa che si sta italianizzando. È il calcio europeo che sta riscoprendo il modello pre-medievale del circo massimo: le squadre come brand mondiali, il calciomercato globale che serve anche a riciclare i soldi della malavita globale (pensare al Chelsea). L'Italia, che ha inventato il fascismo e il berlusconismo, continua ad esportare il peggio di sé. E c'è mercato.
Comments (8)

Anonymous wrote ...
Certo che però Lucianone ci mancherà. Le sue perle di previsioni sul futuro erano qualcosa di unico....
Esempi di perle: ultime parole famose di moggi

Peccato...
7/6/2006, 2:16:00 PM

*mone* wrote ...
ciao ragazzi!!
http://baghino.blogspot.com
5/19/2006, 9:18:00 AM

Anonymous wrote ...
Il calcio era e sarà sempre l'anticamera del fascismo. Da tempo in Italia è diventato anche il pentolone dove i peggiori imprenditori vanno a scaricare le loro frustrazioni finanziarie oppure a speculare con investimenti pazzi.

L'Italia è terra piena di ignoranti merde sottosviluppate e si merita tutte le peggiori prese per il culo, da Mussolini a Berlusconi, passando per Aldo Moro ammazzato dai suoi stessi compari e il tutto mascherato attribuito dai rimasugli impazziti delle Brigate Rosse.

Leggete un libro, andate a teatro, negate il calcio e negate ogni "credo".
5/18/2006, 12:04:00 PM

steu wrote ...
comincerei con il tenermi in saccoccia quei 10 euro, caro anonimo. oppure, se proprio vuoi scommettere, fatti prima un po' di gavetta sulle corse dei cavalli.
tanto per capire il meccanismo...
5/17/2006, 12:08:00 PM

Leonardo T wrote ...
già che ci sei, chiedi se mi possono ridare indietro anche i diciott'anni.
5/16/2006, 7:24:00 PM

Anonymous wrote ...
il problema sta anche nell'amoralita' delle persone, che si fanno comprare, io vorrei sapere, tutti i soldi che moggi e figlio e altri si sono rubati, ho che hanno guadagnato illecitamente, beh li tengono giusto?
poi altra proposta, se qualcuno ne ha le capacita', diciamo di organizzare una lista di tutte le partite che sono stato falsificate e magari denunciare i corrotti alla restituzione di una possibile vincita al calcioscommesse,per chi ancora in possesso dei biglietti, o magari un rimborso morale per coloro che hanno tanta passione e sofferto per una vittoria o perdita. che io non capisco, devo stare a perdere 10 euro perche' si mettono daccordo, e loro si beccano i miliardi?
vogliamo cambiare le cose in questa italietta?
cominciamo a non finanziare i corrotti, boicottiamo!
5/16/2006, 3:11:00 PM

Anonymous wrote ...
Pacato come al solito...
Ti leggerò mai sbraitare in un post?
5/16/2006, 12:32:00 PM

caporale wrote ...
da te però mi aspettavo una lode per l'arbitro Paparesta che, dopo essere stato chiuso negli spogliatoi di Bari, telefona a Moggi e si scusa. si scusa.

Altro che quei wrestlers dell'Unione. (poi la pianto di fare il polemico, promesso)
5/16/2006, 9:27:00 AM