La sottile striscia rossa
16-11-2024, 17:31Emilia paranoica, governo MeloniPermalinkL'ipotesi è che l'Emilia-Romagna, che il luogo comune vuole "rossa", sia molto più scalabile di quel che sembra. Anche da parte di una destra come quella che abbiamo oggi al governo: una destra eversiva, razzista, ma prima di ogni cosa maldestra. Persino questa destra, l'Emilia-Romagna potrebbe vincerla, se volesse. C'è un'emergenza climatica che spaventa i cittadini, una classe media che si percepisce impoverita, un settore industriale in corso di smantellamento, gli orfani del grillismo eroico risucchiati nelle sette novax, e ci sono tante macchie cupe sulla carta (Ferrara, l'Appennino), dove la destra vince già. Non sarebbe una passeggiata, ma nemmeno il K2. Se uno volesse.
L'ipotesi è che la destra non voglia. Questo spiegherebbe come mai in questi mesi sugli organi di stampa ho sentito più parlare della Liguria che della regione in cui mi sveglio tutte le mattine. Ne abbiamo già parlato: le regioni sono l'angolo buio della politica e dell'informazione (non a caso quello in cui vengono riscontrati più episodi di corruzione). Troppo piccole per andare in prima pagina sui quotidiani nazionali, troppo grandi per suscitare interesse sui quotidiani locali. E se alcune regioni almeno hanno un'identità chiara, definita da una Storia comune e da confini geografici precisi (la Liguria, appunto), questo non è il caso dell'Emilia-Romagna, un'astrazione ottocentesca che nel 1970 si è data un ordinamento e un governo semplicemente perché da decenni era disegnata su una cartina.
In ogni caso l'E-R è qua, alla mercé di chi la vuole: se la destra non la vuole, il sospetto è che abbia già calcolato che non le conviene. E soprattutto che le conviene il contrario: ricordiamoci che è una destra che vive di comunicazione, che non sa ragionare al di fuori dei racconti che produce o si fa produrre. Berlusconi almeno mentiva per salvare le sue aziende; la gang aa Meloni mente perché è il suo mestiere, sono stati selezionati sin dalla più giovane età tra quelli che la sapevano raccontare, e continuano a raccontarla, non sanno fare altro. In questo grande racconto, l'Emilia-Romagna è il ghetto rosso e tale deve restare, a dispetto di ogni dato che dicesse il contrario. Redimerla sarebbe faticoso: molto più conveniente isolarla e... punirla. Bloccare i fondi agli alluvionati, raccontarsi e raccontare che l'emergenza climatica non esiste, e i tifoni dall'Adriatico si potrebbero contenere se non ci fossero le zecche comuniste al governo. Se il pedocomplotto di Bibbiano ormai è un po' sfumato all'orizzonte, si può sempre raccontare e raccontarsi Bologna come se fosse la capitale di un sedizioso anarcosocialismo che andrebbe da Palazzo d'Accursio fino ai centri sociali – una sciocchezza che farebbe ridere qualsiasi bolognese, ma appunto: è un racconto per chi sta fuori, chi sta dentro non è contemplato. In compenso da fuori c'è chi recepisce al volo. L'altra sera Andrea Cangini, mentre testimoniava la sua solidarietà a un esercito genocida, ha spiegato che Elly Schlein "proviene dalla sinistra movimentista bolognese", che lui a quanto pare "conosce bene", ecco, questo tipo di sciocchezze che pescano ancora nel vecchio immaginario settantasettino. Elly Schlein è nata nel 1985: la "sinistra movimentista bolognese" al massimo l'ha conosciuta su RaiStoria. Ormai è quasi una forma di razzismo: se sei di Bologna come minimo in gioventù devi aver tirato una molotov, l'avranno deciso due o tre sceneggiatori alla Garbatella, e chi siamo noi per dire che le cose non stanno così? Non so quanto tempo aa Meloni abbia ancora a disposizione, ma lasciando il campo libero a lei e agli eredi prima o poi al posto dell'Emilia ci ritroveremmo la Striscia di Bologna, un territorio recintato e popolato esclusivamente da pericolosi terroristi. Viene quasi la tentazione di votarli. Sì.
Viene quasi voglia di portarli a forza all'ultimo piano di quei grattacieli, per vedere se a quel punto sbloccano gli aiuti ai romagnoli, o non preferiscono buttarsi di sotto. Chissà che un bagno di realtà non possa aiutarli a sbloccarsi. Ai grillini capitò la tegola del Covid; l'emergenza climatica è una pioggia di tegole e non dico che mi piacerebbe avere in quel momento una manica di guitti nella sala dei bottoni; ma almeno non sarebbero in giro a schiamazzare, a fomentare gli ignoranti come loro. Alla fine cosa gli resta? Erano filorussi, se lo sono dovuti dimenticare; erano contro l'euro, se lo tengono ben stretto. Ci avrebbero tolto le accise, si è visto; il premierato forse non è più così interessante, l'autonomia differenziata era uno scherzo; resta giusto il Ponte sullo Stretto, che ormai è folklore. Mi sbaglio sicuramente, a pensare che la realtà possa curare chi vive di menzogne; che possa estrarre amministratori decenti, anche solo persone decenti, da una classe dirigente di cartapesta. Mi piacerebbe, per una volta, che nel momento in cui bisognerà prendere soluzioni drastiche a problemi urgenti, a metterci la faccia fossero queste facce da – ma mi sbaglio sicuramente. Ci sono verità spiacevolissime già ben alte sopra l'orizzonte: chiunque può vederle e trarre terribili conclusioni. Forse chi ne è in grado ha già da tempo messo i remi in barca, forse le elezioni ormai sono soltanto un gioco per i poveri fessi che ci credono e si candidano. Non lo so. Domani andrò a votare, sceglierò quelli che mi sembrano più svegli.
Pavia è una provincia della mente
06-11-2024, 01:01Emilia paranoica, musica, provincia, tvPermalink– Tutti con in mano birra e Camogli / noi senza fidanzate troie né mogli. Sidney Sibilia continua a raccontare la stessa storia, il che non è per forza un male, finché la sa raccontare. Ci sono scelte che a questo punto dobbiamo accettare come autoriali, ad esempio il fatto che non senta la necessità di costruire un personaggio femminile non dico complesso (neanche i personaggi maschili sono molto complessi), ma almeno un filo simpatico. Era una cosa che saltava agli occhi già al secondo Smetto quando voglio, nel momento in cui persino la necessità di raddoppiare i membri della banda non portava all'ingresso di nessun cervello in fuga femminile: in un film di simpatici mascalzoni le donne dovevano restare esclusivamente Principi di Realtà incarnati, poliziotte o fidanzate incazzose. In dieci anni Sibilia avrebbe avuto tutto il tempo per imbarcare qualche ragazza terribile nelle sue ciurme di simpatici corsari, ma se controllate non è successo, anzi il contrario: mentre Hollywood persevera nel piano di portare le donne a vedere i supereroi ficcando attrici donne nei costumi da supereroi, Sibilia persiste ostinato in un immaginario anni '80 in cui le ragazze sono confinate ai bordi della storia, donzelle da salvare o trofei da conquistare. La Silvia dell'Uomo ragno è persino più antipatica della Gabriella dell'Isola delle rose: gli sceneggiatori non si preoccupano nemmeno di occultare quanto il suo interesse per Max sia direttamente proporzionale all'affermazione commerciale di quest'ultimo. Le storie di Sibilia, dobbiamo accettarlo, sono storie di maschi: forse non è in grado di raccontarne altre, forse filano così bene proprio perché non prova nemmeno a farle diverse. E anche al pubblico femminile piacciono così, mi pare.
– Potrebbe essere una forzatura considerare Hanno ucciso l'Uomo Ragno come un prodotto di Sidney Sibilia, che credo abbia diretto solo la prima puntata. E però tutta la serie aderisce perfettamente a un genere che ha inventato lui, e che malgrado funzioni così bene, continua a girare quasi solo lui: come definirla, una storia alla Sibilia? È indicativo che in italiano non mi venga in mente nessuna etichetta, e in inglese subito una: Rag to Riches, dalla miseria al successo. (È indicativo che in italiano un modo di dire similmente allitterante indichi la situazione inversa: dalle stelle alle stalle). Dove la miseria iniziale non è certo quella dei romanzi anglofoni ottocenteschi; è più una marginalità, una provincialità, dalla quale i protagonisti lottano per affrancarsi con mezzi quasi sempre scorretti: i cervelli in fuga di Smetto quando voglio sintetizzavano molecole proibite, l'ingegnere matto dell'Isola delle Rose costruiva una piattaforma esentasse, Erry taroccava le cassette, e gli 883... no, gli 883 non hanno fatto quasi niente di male, dai. O no? Perché a volte mi viene il dubbio di averli odiati molto, ma a questo punto non ne sono più sicuro.
– Ma chi sarai per fare questo a me. Guardando Hanno ucciso l'Uomo Ragno, mi sono reso conto che conoscevo tutte le canzoni del loro primo disco. Questo è imbarazzante. Ufficialmente io appartengo a quella comunità di persone che gli 883, all'inizio dei Novanta, "non li calcolavano", non riuscivano nemmeno a disprezzarli: erano semplicemente non-musica. Anche dopo le rivalutazioni di rito, credevo di aver sempre provato nei loro confronti una gamma di emozioni che va dall'indifferenza al fastidio. Il fastidio, in particolare, dipende dall'estrema cantabilità dei loro pezzi, che mi restano in testa per settimane intere; l'unica possibilità è sempre stata cambiare immediatamente la frequenza appena li sentivo arrivare, ed evitare come la peste ogni network che frequentavano, ovvero tutti. Dunque io da trent'anni mi sto raccontando di avere sempre evitato gli 883; e tuttavia questo "fastidio" non è mai diventato "odio", come avveniva anche solo pochi anni prima per contenuti merceologicamente simili: tuttora io so di avere odiato il giovane Jovanotti, con un'intensità che lascia alcune tracce nella mia psiche. Laddove no, non ho mai odiato Max Pezzali, perché avrei dovuto? La spiegazione che mi sono sempre dato è cronologica: quando sentii Non me la menare su K Rock Scandiano, io avevo già 18 anni. Non potevo che considerarla roba da ragazzini, e perché mai avrei dovuto prendermela coi ragazzini? Jovanotti era diverso, era un coetaneo che faceva lo scemo, sembrava volerti cavare gli schiaffi dalle mani a forza di sorrisi idioti. Gli 883 sono stati forse il primo prodotto che sembrava destinato a una generazione più giovane. Detestarli sarebbe stato come strappare caramelle ai bambini. D'altro canto, non potevo neanche permettermi di ascoltare un ragazzo più o meno della mia età che cantava "a me piacciono le birre scure e le moto da James Dean" senza provare vergogna per lui. Avrei ascoltato altro, francamente non ricordo nemmeno cosa. I Soundgarden, o gli Stone Roses.
E allora come mai quel primo disco lo so quasi a memoria?
– Basta uscire più di dieci chilometri / Che noi stronzi ci perdiamo. C'è una spiegazione quasi convincente, ovvero: mi avevano bocciato alla prova pratica per la patente. Il primo disco degli 883 esce in un momento in cui non ho ancora il controllo dell'autoradio, e tuttavia esco due o tre sere alla settimana. E siccome vivo in provincia, "uscire" significa infilarsi nell'auto di un coetaneo, sperando che sappia guidare, una cosa che a rifletterci mi dà ancora oggi brividi retroattivi. Il primo disco degli 883 è una delle cassette che imparo a memoria sul sedile posteriore dei miei amici o amiche. Se penso a un altro disco che ho conosciuto in questo modo, mi viene in mente il primo di Ligabue. Non coincidentalmente, in entrambi i dischi c'è almeno un brano che sembra parlare di "noi" che ci aggiriamo nella provincia di notte cercando la vita (e scansando la morte a ogni sorpasso). Ma se la comitiva di Sogni di rock'n'roll sembra quella dei miei amici più vecchi ("qualcuno ha imbarcato, il più scemo le ha prese e ha una faccia così"), quelli di Con un deca e di Rotta per casa di Dio sono di un lustro più giovani, e completamente sterilizzati: nessuno imbarca, nessuno le prende, è tutta gente ancora orfana della sala giochi. Sogni di rock'n'roll mi commuove al primo ascolto, Con un deca mi deprime. Forse per lo stesso motivo per cui a tutti oggi piace rivalutarla. Magari oggi vi piace riconoscervi nelle foto brufolose di quegli anni, ma gli specchi non sono belli quando ti arrivano in faccia senza preavviso. Ligabue ci consentiva di immaginarci un po' più stagionati, un po' più vissuti. Questa casa non è un albergo ci ricordava che vivevamo ancora coi nostri genitori.
– Aeroplano che te ne vai / lontano da qui chissà cosa vedrai. Ci sono altre spiegazioni, apparentemente più profonde, legate ai contenuti. Oggi se un cantante riesce a specchiare due o tre atteggiamenti della sua generazione, ne siamo già abbastanza contenti. Nel 1992 non mi bastava. Ero esigente. Avevo degli ideali, non mi ricordo neanche quali, in ogni caso non tolleravo la mediocrità. I cantanti avrebbero dovuto cambiare il mondo, o almeno provarci; questo Pezzali che si struggeva perché a Pavia c'erano poche discoteche mi ispirava un disgusto abbastanza ideologico. Doveva sembrarmi un involucro vuoto; la sua adolescenza era una sala giochi, il suo obiettivo una discoteca piena di tipe in tacchi alti. Tutto qui, in confronto Ligabue era un esistenzialista. Nel frattempo crescevo, mi diplomavo, università, e intanto facevo volontariato nell'Agesci. Un altro flash: io che tiro giù testo e accordi di Aeroplano per cantarla coi lupetti. I lupetti (10-13 anni) volevano cantare Aeroplano, e io acconsento ad accompagnarli con la chitarra. Capite cosa fa il volontariato alla gente.
– Ma non so se crederci o no. I personaggi di Sibilia vogliono evadere da una mediocrità che può essere economica (Smetto quando voglio), culturale (Mixed by Erry), o... geografica? Hanno ucciso l'Uomo Ragno potrebbe essere sottotitolata 1991 fuga da Pavia. A differenza di tanti altri eroi che "hanno un sogno", per buona parte del percorso Max non sa nemmeno esattamente cosa vuole. Tutti in quegli anni credevamo di poter fare i musicisti e i cantanti: lui nemmeno tanto, sembra arrivarci per caso (un altro flash: a vent'anni finisco di scrivere una canzone. Non so più perché mi ostino a scriverle, tutti i gruppi si sono sciolti, non ho un target preciso, mi aggiro esausto in un sogno inflazionato. La registro, la riascolto. Non è male, è molto cantabile. In effetti è troppo cantabile. Sembra un pezzo di Pezzali. Smetto di scrivere canzoni. Maledetto Aeroplano).
– Due discoteche, centosei farmacie. Quel che Pezzali ha chiaro sin da subito è che non vuole studiare e non vuole lavorare, perlomeno non nel dignitosissimo negozio di suo padre. E ce l'ha con Pavia, ce l'ha con la provincia, dove "non succede mai niente". Una cosa che in quegli anni ho sentito dire da centinaia di persone, che si incontravano in posti dove stava succedendo qualcosa. Un altro flash. Ho lasciato lo scoutismo, ho fondato un circolo culturale con ex compagni di liceo. Fondiamo una rivista, poi ne fondiamo un altra, cominciamo ad attirare un po' di gente. A un certo punto arriva un coetaneo altissimo che s'intende già di musica, mi sembra di conoscerlo perché ai concerti la sua testa spunta sempre tra me e il palco. Ci spiega, dati alla mano, che viviamo in una delle zone più interessanti del mondo per offerta musicale. Ci guardiamo smarriti: siamo in via Giardini, tutt'intorno c'è Modena, tutt'intorno c'è la provincia di Modena. Sbagliato, ci spiega paziente il giovane Damir Ivic: tutto intorno a noi c'è una conurbazione che da Bologna arriva almeno fino a Reggio, dove nel giro di una sera un automunito può spostarsi dal Link al Maffia e godere di una varietà di proposte che si può paragonare solo a quella di Londra (o forse Berlino). Quindi, insomma, cos'è la provincia? È vivere su un'autostrada piena di possibilità, e concedersi il lusso di ignorarle ? In Italia sicuramente esistono province vere, lontane centinaia di chilometri dal progresso economico e culturale: ma non era la realtà mia, o di Pezzali. Si potrebbe argomentare il contrario: gli 883 ce la fanno perché la loro supposta provincialità si può aggirare in cinquanta minuti d'autostrada, che in quei beati anni senza autovelox di notte potevano contrarsi fino a una mezz'ora. Certe zone suburbane di Milano sono peggio servite. Mentre si strugge perché "in questa città non c'è niente", i suoi coetanei probabilmente gravitano già sulla Capitale Morale due o tre sere a settimana, o si godono il clima della città universitaria. Il "niente" che opprime gli 883 è qualcosa di più profondo che anticipa il sottovuoto spinto di molti interpreti della generazione successiva; è uno spazio arredato con accessori/feticci quasi sempre immaginari, in cui ogni tanto irrompe una realtà di mediocrità sconfinata: tappetini nuovi e arbre magique. È una qualità essere i portavoce di una generazione, se poi di quella generazione restituisci un ritratto piatto e sconfortante?– Appuntamento alle nove e mezza ma io / L'ultimo flash: alla biblioteca Delfini appena aperta attacco una pezza a una ragazza, o forse è lei che attacca me. In ogni caso io nel frattempo ho preso la patente, così le propongo una serata al Circolo Left di Ponte Alto, dove al mercoledì non si balla lo ska, bensì c'è Tommaso Labranca che presenta a una dozzina di persone Andy Warhol era un coatto, leggendoci una disamina di Sei un mito che ricordo ancora. Era probabilmente la prima volta che riuscivo a portare fuori una ragazza. A Modena, anzi a Ponte Alto. Il mercoledì sera. Tommaso Labranca in carne ossa faceva l'esegesi degli 883. Ci credevamo in provincia, ci crediamo ancora.
Sul monte sei libero, da uomini e donne
03-09-2024, 00:30Emilia paranoica, santiPermalink![]() |
Pompeo Batoni |
Alcune incrostazioni narrative sono ancora più tarde; ad esempio l'idea che Marino a Rimini fosse stalkerato da una donna che sosteneva di venire da Arbe e di essere la sua legittima coniuge: solo per questo motivo Marino si sarebbe spostato dalla Riviera al Monte. È curioso perché secoli dopo qualcosa di simile sarebbe successo a un altro fondatore di nazioni cresciuto poco lontano, Benito Mussolini: Ida Dalser continuò a sostenere di essere sua moglie, anche dopo l'internamento in una casa di cura. La pseudoconiuge di Marino invece si pentì molto presto, ma ormai Marino era sul monte e ci rimase, il che lascia in noi lettori un sospetto; forse i sanmarinesi che ricamarono questa ulteriore leggenda volevano lasciare sospesa l'idea che prima di essere un santo qualche avventura Marino avrebbe potuto anche averla, magari con una straniera al di là dal mare. Son cose che capitano, in Romagna poi. L'importante è scappare al momento giusto e nel posto giusto, liberarsi da entrambi gli uomini e anche da qualche donna.
Prospero di Reggio, ammesso sia esistito
25-06-2024, 00:13Emilia paranoica, santiPermalink![]() |
Con quanto entusiasmo accoglie l'incarico |
E perché poi non dovrebbe essere esistito, Prospero di Reggio? Non c'è una città d'Italia, non c'è un paese o anche solo un accrocchio di case che non possa invocare un santo protettore; perché anche i reggiani non dovrebbero averne uno? Non sono anch'essi esseri umani? Bella domanda.
Come si fa a non volergliene.
Ora, è pur vero che tra le città sulla via Emilia, tutte un po' simili come matrioske, Reggio non è tra le più grandi, ma non è nemmeno la bambolina più piccola; scommetto ad esempio che Fidenza ci starebbe dentro anche comoda. Se Fidenza un santo se l'è trovato (pure cefaloforo), perché non dovrebbe esserci riuscita Reggio? Ma bisogna ammettere che del Prospero reggiano si conosce così poco, e quel poco sembra copiato da altri santi più definiti. Di lui si racconta, ad esempio, che avrebbe steso la nebbia sulla città per difenderla dall'incursione di Attila, il che però si dice di tanti altri santi e soprattutto di Geminiano di Modena. Bisogna comunque postulare un'Attila talmente selvaggio che conduce il suo esercito in mezzo ai campi alla cieca, invece di seguire la comoda strada romana che ti conduce nei centri urbani anche quando la nebbia non ti fa vedere a un metro di distanza. E comunque se dubiti dell'esistenza di Geminiano puoi andare a dargli un'occhiata nella sua cripta, il 30 gennaio di solito è aperta al pubblico, c'è uno scheletro ben conservato che nei suoi paramenti da vescovo fa una certa figura. I resti di Prospero, nella chiesa omonima a Reggio, sono meno spettacolari.
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Cioè questo per loro è un duomo, capite |
Per sostenere che le cose siano andate davvero così non abbiamo nessuna prova, ma una coincidenza intrigante: se invece di continuare a guardare verso Modena, ci voltiamo verso ovest, cosa troviamo? Un'altra discutibile città che in mancanza di un nome ha preso quello del torrente che la percorre: Parma. A differenza dei modenesi e dei reggiani, i parmensi non ci hanno mai nemmeno provato a inventarsi un santo protovescovo; il loro patrono è proprio Ilario di Poitiers, ovvero il compagno di viaggio di Prospero d'Aquitania. Non è nemmeno escluso che un po' di ossa dei due santi gallici siano davvero arrivate nell'Emilia occidentale, al tempo in cui i duchi longobardi effettuavano scorrerie contro i Merovingi; o più tardi, quando i Franchi diventano i nuovi signori della pianura padana e magari portano un po' di ossa famose in dono ai vescovi locali per tenerli buoni. Poi il tempo passa, i legami con la Francia (ma anche solo con Parma) si affievoliscono, Reggio nel basso medioevo comincia a gravitare intorno a Modena e subisce l'influsso del culto locale del protovescovo. È un'ipotesi.
Verso il Grande Ventilatore
20-05-2023, 03:35catastrofi, Emilia paranoica, internetPermalinkUna tempesta di merda è sempre interessante in quanto choc culturale: una persona scrive qualcosa che dal suo punto di vista non si discosta molto dalle cose che scrive abitualmente. Questa cosa, inserita nel contesto in cui la scrive, presentata al pubblico abituale, ha perfettamente senso e anche quando è controversa può suscitare al massimo un'animata discussione: che è poi il motivo per cui sui social non usiamo tutta la prudenza con cui ci difendiamo in altri ambiti pubblici. Un po' di pepe lo sai che è necessario, senza un po' di polemica non ti legge neanche la mamma (ciao mamma). La tempesta di merda, se ne avete viste, è un'altra cosa. Qualcosa che hai scritto improvvisamente sbalza fuori dal circolo abituale, attirata da un'energia oscura che la guida verso il Grande Ventilatore. Improvvisamente centinaia di perfetti sconosciuti vengono a insultarti: tra di loro c'è persino gente che ha argomenti sensati perché, alla fine il tuo piccolo contenuto, completamente ritagliato ed estrapolato dal suo contesto, è davvero discutibile. Che un'emergenza ambientale con morti e feriti e centinaia di case allagate si possa liquidare in tre righe è odioso. E allo stesso tempo, Raimo non stava liquidando un bel niente: le tre righe che ha scritto non sono diverse da quelle che ha scritto altre volte, con più tempo e più spazio, o che hanno scritto altri ideologicamente affini ma anche più competenti sull'argomento. Il motivo per cui ha scritto tre righe è proprio che nel suo contesto, di fronte al suo pubblico abituale, quelle righe bastavano. Chi leggeva sapeva già di cosa si parlava: esaltazione della motoristica, turistificazione selvaggia, allevamenti intensivi, sono tutte definizioni che rimandano a lunghi discorsi già fatti e dati per acquisiti, in un circolo neanche così ristretto.
Il contenuto però è uscito dal circolo, e fuori dal circolo no, quel che scrive Raimo è scioccante e inaccettabile. Vale la pena filtrare gli insulti più o meno prevedibili, i Vai-a-spalare-il-fango (scritti da gente che, voglio sperare, aveva appena posato la pala per un rapido coffee break), il campanilismo bieco, quei discorsini sull'eccellenza regionale che chi ha vissuto il terremoto ricorda con un certo fastidio, eccetera. Al netto di tutto questo, un sacco di brava gente è semplicemente convinta di vivere nella migliore regione possibile. Abbiamo tante piste ciclabili, rispondono. Nessuno ne ha come noi. Questa tetragona convinzione di costituire un modello di sviluppo invidiabile e imitabile è purtroppo ancora considerata la soluzione, invece che il problema. Raimo forse avrebbe potuto aggiungere un cenno alla cementificazione che ha reso il territorio più friabile ed esposto alle alluvioni, e magari aggiungere qualche numero sulle oggettive responsabilità di chi ha amministrato comuni e province (mica soltanto il Pd). Lo avrebbero insultato lo stesso, ma valeva la pena. Le sue tre righe sono finite in prima pagina sul Giornale come esempio di sciacallaggio politico – a pochi centimetri da un articolo in cui si accusava il Pd di non aver fatto casse di espansione larghe come quelle che la Lega ha realizzato in Veneto, ma che c'entra, quello è sciacallaggio professionale, Raimo è un free rider, va abbattuto. Sempre in homepage sul Giornale c'è l'intervista a un climatologo: gli chiedono se l'economia green basterà a invertire il riscaldamento globale, lui che può rispondere? Ovviamente risponde di no, ormai nessun intervento umano potrà più di tanto riportare Groenlandia e Antartide ai livelli del 1980. E anche questa constatazione terribile e banale, estrapolata dal contesto dove io e te che la leggiamo sappiamo che significa "estinzione", in homepage sul Giornale significa: l'economia green è una perdita di tempo, cosa stai a comprare la macchina elettrica, facciamo piuttosto il ponte sullo Stretto, sì, c'è anche un'intervista a un onorevole leghista che vuole assolutamente farlo, pensate cosa sono diventati i leghisti col tempo. La pianura padana sprofonda e loro vogliono il ponte sullo Stretto di Messina (costruire una macchina del tempo, spiegarlo a Bossi nel 1986).
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Contro il coro mi raccomando tutti assieme Buuuu Raimo |
La tempesta di Raimo me ne ha ricordato una molto più circoscritta che capitò a me, e alla fine a tutt'oggi è l'unico vero episodio che si possa catalogare come shitstorm. Fu tantissimo tempo fa (2010); anche in quel caso si parlava di alluvioni e mi capitò di scrivere (sull'Unità on line), un apologo abbastanza superficiale su un problema che però per me era cruciale. Il problema è questo: in democrazia, l'amministrazione emergenziale rende meglio di quella ordinaria. Chi si trova a governare un'emergenza riuscirà non solo a ottenere più fondi per rimediare, ma anche a conquistare il consenso degli elettori. Il che, portato nella realtà padana, significa che nel medio-lungo termine a un'amministrazione non conviene davvero costruire una cassa d'espansione quando il fiume è tranquillo e nessuno ha voglia di sborsare dei soldi. Persino l'amministratore avveduto potrebbe concludere che è meglio aspettare il disastro, e poi cavalcarlo: quando arriva il disastro è più facile non solo chiedere soldi a Roma e Bruxelles, ma anche ai concittadini – che in molti casi si metteranno pure a spalare fango gratis. È quello che secondo me stava succedendo in quel momento in Veneto, ma un po' di veneti si arrabbiò e me lo scrisse. In effetti, rileggendo il pezzo dal loro punto di vista, era abbastanza odioso: e addirittura autorizzava una lettura campanilista (in Emilia le casse di espansione funzionavano, in Veneto no?) che già allora mi sembrava fuori fuoco. Poi ci fu il terremoto, poi ruppe l'argine del Secchia, insomma anche se fossi stato un appassionato cantore delle amministrazioni emiliane, avrei avuto abbastanza tempo per ricredermi. Oggi proprio Libero e il Giornale ci informano che la pioggia caduta in Romagna, per quanto eccezionale, è inferiore a quella caduta qualche anno fa in Veneto, dove le casse di espansione (costruite dopo il disastro del 2010) hanno retto abbastanza bene. E quindi, insomma, avevo torto o ragione? A parte che non ha nessuna importanza, in mezzo a tutto questo fango, e che nessuna ragione mi solleverà quando sarà l'ora mia di sprofondare, probabilmente avevo torto a scrivere cose fastidiose su un giornale che veniva letto da gente che non mi conosceva, liberissima di fraintendermi: e avevo ragione, per fare delle buone casse di espansione in Veneto gli amministratori hanno dovuto aspettare l'emergenza che mostrasse a tutta la popolazione che le casse erano assolutamente necessarie. Tutta la brava gente che obietta a Raimo che non si può fare del moralismo in caso di eventi eccezionali, in generale ha ragione: il moralismo suona sempre fastidioso, e gli eventi di questi giorni sono davvero eccezionali. Ma ha anche torto, perché ciò che oggi è eccezionale diventerà la norma, e prima accettiamo questa cosa, meglio è. Raimo avrebbe dovuto spiegarsi meglio, cercare di trovare un modo simpatico di dire questa cosa, che il nostro stile di vita è insostenibile, che l'urbanizzazione romagnola (ed emiliana, e padana) è insostenibile, e che se al posto della primavera di qui in poi avremo un monsone, le piste ciclabili non ci salveranno. Ma esiste un modo simpatico di dire questa cosa? Chi lo trovasse, ce lo faccia sapere, ne abbiamo molto bisogno.
Se il noto esperto di triangoli Pinco Pallino domani se ne uscisse con "Molti pensano che un triangolo possa avere quattro angoli, ma questo è falso. È vero che esistono triangolo degeneri che si appiattiscono su un segmento, ma sono casi estremi usati solo in determinati ambiti. È vero che il numero di angoli di un triangolo è compreso fra 2 e 7, però la definizione di triangolo è che tale numero è 3"
Libero se ne uscirebbe con "Pinco Pallino smonta la bufala dei triangolo a 3 angoli: il triangolo tipico si appiattisce ad un segmento ed ha 7 angoli".
Poi uscirebbe un bel video su youtube dove qualcuno ha ritagliato il discorso di Pinco Pallino così "Esistono triangoli che si appiattiscono ad un segmento. È vero che il numero di angoli di un triangolo è 7" e dal titolo "Clamoroso! Pinco Pallino smentisce i woke dei triangoli a tre angoli!"
Ma noi continueremo a studiare i bricconi
15-10-2020, 02:05Emilia paranoica, italianistica, RodariPermalinkNell'anno di Rodari, mamma perdonami, ma insomma è andata così.
[Lunedì 23 luglio 2018] 10 libri importanti per la mia vita, #2: Riguardo alle Avventure di Cipollino ho avuto di recente una discussione animata con mia madre. Io stavo notando che Cipollino mi sembrava un po' dimenticato, rispetto ad altri titoli di Rodari: come del resto era normale che succedesse, visto che il comunismo ha perso."Il comunismo? cosa c'entra adesso il c...""Eddai mamma, è l'unica fiaba dove i personaggi fanno la rivoluzione...""Ma io l'ho letto per vent'anni ai bambini"."Certo mamma, ricordo benissimo, nella sezione dei cinque anni tu leggevi Cipollino perché...""Perché è una fiaba educativa"."Perché è una fiaba educativa e comunista, mamma, tu lavoravi in una scuola materna comunale comunista, il prete non voleva entrarvi a benedire, eddai"."Io non sono mai stata comunista"."Magari non lo eri nel segreto nell'urna, ma insomma mamma, una fiaba in cui tutti gli ortaggi umili scacciano il duce pomodoro e i principi limoni...""Rodari forse un po' lo era...""Direi, scriveva sul Paese Sera"."Ma io l'ho incontrato solo in ambito didattico, lo chiamarono nelle scuole...""Di Reggio Emilia"."Comunque lo leggevano in tutto il mondo, si vede che era univers...""Mamma! Il mondo in cui lo leggevano era: Ungheria, Romania, Messico, Unione Sovietica, mi ricordo ancora la quarta di copertina con le edizioni in cirillico. Mamma!""Ma che c'entra l'Unione Sovietica, scusa, Pollicino è stato il primo personaggio che... me lo faceva leggere mio padre! sul giornalino illustrato che ci portava a casa da...""Quel giornalino era il Pioniere, era l'inserto dell'Unità, tuo padre comprava l'Unità, Cipollino era comunista, mio nonno era comunista, non siamo sempre stati tutti morotei in questa famiglia mamma dai".Niente, se l'è presa.
Forse è proprio il problema che gli ortaggi non sono mai stati popolari presso i bambini, e oggi ancora meno.
L'Emilia-Romagna non esiste (ma resiste)
28-01-2020, 17:40come diventare leghisti, Emilia paranoica, TheVisionPermalinkOggi non è una brutta giornata. Ovvero: se do un'occhiata dalla finestra, l'Emilia-Romagna continua a sembrarmi la stessa regione inquinata e decadente di ieri. I problemi sono ancora tutti lì esattamente dove erano sabato, e in parte si tratta di problemi che Stefano Bonaccini non risolverà, perché l'Emilia-Romagna alla fine è semplicemente un pezzo d'Italia, d'Europa e di mondo, ritagliato in modo anche abbastanza casuale.
In alcune zone di questo pezzo d'Italia, la propaganda salviniana funziona, ed è facile notare che sono le zone periferiche di un tessuto che progressivamente si sta trasformando in una grande periferia. I centri resistono, ma sono sotto assedio: oppongono un modello ma non riescono più a irradiare un messaggi alternativi a quelli declinati dalla Mediaset e dalle sua varianti; già prima di arrivare alle tangenziali i discorsi nei bar cominciano ad assomigliare agli stessi discorsi che puoi sentire a Varese, Viterbo, Vibo Valentia. Bibbiano perde i contorni di placido comune in provincia di Reggio nell'Emilia e diventa un campo d'internamento dove bambini rasati venivano sottoposti a elettroshock da assistenti sociali satanisti.
Ma non si tratta soltanto di una gara a spararla grossa (che Salvini comunque era determinato a vincere). Nelle zone montane, in certa Bassa, nelle new town fungate sulle strade statali, Salvini vince come vince il Capo Indiano che chiama a raccolta i nativi messi ai margini dall'avanzata del progresso. Nelle zone industriali dove un capannone su due è una carcassa di cemento, nella riviera che non è soltanto Rimini e Riccione ma migliaia di pensioncine a trazione famigliare che la Croazia spazzerà via, Salvini non vince soltanto perché racconta cazzate. In un certo senso, non è il solo che le dice. In un tessuto sociale che ha smesso da un pezzo di essere competitivo, e mese per mese assiste al suo stesso smembramento, anche chi continua a raccontarci che siamo la terra delle Ferrari, di Farinetti, di Fellini, a volte non ha percezione di quanto ci stia ammorbando di chiacchiere. Modena era una realtà industriale quando c'erano le fonderie, e la Ferrari era poco più di una fabbrichetta – famosa in tutto il mondo ma abbastanza marginale. Ora al posto delle fonderie c'è il museo Enzo Ferrari ma non creerà mai la stessa ricchezza, non è che puoi davvero pensare di sostituire lo storytelling all'acciaio. C'è un limite oltre il quale anche la narrazione delle eccellenze diventa un tormentone non molto meno tossico dell'elettrochoc di Bibbiano, e oltre quel limite perché Matteo Salvini non dovrebbe vincere? Perché non dovrebbe raccontare che l'euro ci sta strangolando, che negli anni Ottanta si stava meglio, che l'immigrazione abbassa il costo del lavoro? È una visione superficiale, ma non più superficiale di quella che propone di risolvere tutto con l'auto di lusso, l'abbigliamento di lusso, la ristorazione di lusso.
(Mesi fa il sindaco di un piccolo centro sull'appennino parmense scrisse una circolare ai genitori degli studenti, chiedendo per favore di non ordinare lo zaino scolastico su Amazon ma di comprarlo nell'unica librocartoleria superstite. Dalla stampa nazionale insorse un editorialista progressista: ma come! Ai ragazzi bisogna insegnare a eccellere, a studiare, a diventare Bezos, non a combatterlo. Sì, in pratica bisogna insegnare ad andarsene dall'appennino, un luogo dove tenere aperta una libreria è ormai un eroismo inutile). (L'editorialista in questione non è cresciuto in appennino ma in una redazione; è figlio di un altro editorialista, perché raccontare i pregi della meritocrazia è un'arte che in Italia non s'impara in una generazione).
Però alla fine oggi non è una brutta giornata, dai. Si è alzata anche la foschia, ora splende il sole, l'aria continua a essere tra le più carbonate sul pianeta, ma non si può pretendere. Di tutto aveva bisogno questo pezzo d'Italia tranne che di un'altra gang di amministratori incompetenti e parolai. La maggior parte degli elettori del vecchio bacino emiliano 5Stelle ha deciso, di fronte a un bivio, che la direzione indicata da Salvini non era praticabile: non era affatto scontato. E soprattutto abbiamo dimostrato che un certo tipo di campagna elettorale non funziona ovunque, e quindi alla lunga non funziona. Da questo punto di vista bisogna ringraziare Salvini, proprio perché in quest'occasione ha dato il peggio di sé e ci ha dato un'occasione gloriosa per dimostrare che Salvini, anche nella sua versione peggiore, non è sostenibile. Non vince neanche se fa il Gabibbo, non vince neanche se fa Cronaca Vera (il martellamento ossessivo su Bibbiano), non vince a imbucarsi in qualsiasi sagra, ad afferrare un prodotto gastronomico e a spararsi un altro selfie con quei poveri sostenitori che ormai in memoria hanno più faccioni di Salvini che foto dei figli. Dopo Craxi, dopo Renzi, Salvini è l'ennesimo avventuriero che due o tre battaglie hanno illuso di poter conquistare almeno mezza Italia: è senz'altro bello pensare che si sia dovuto fermare sul Taro. Significa che l'Emilia rossa resiste? Anche l'Emilia rossa è storytelling. Comunista in senso stretto non lo è mai stata: forse le è capitata in sorte una classe dirigente un po' più pratica, un po' più onesta, ma quello che vedo io dalla finestra è un pezzo d'Italia individualista e frustrato che un candidato di centrodestra decente lo voterebbe. È da almeno vent'anni che lo implora: un candidato liberale, pragmatico, amico delle piccole medie imprese o di quel che ne resta. Ecco, questo candidato la destra italiana non ha mai voluto proporlo. Sia Berlusconi ieri, sia Salvini oggi, si sono sempre lasciati incantare dal mito della fortezza rossa da espugnare con gli slogan e le recriminazioni identitarie: non hanno mai pensato di proporre una vera alternativa a livello di amministrazione, forse semplicemente perché non era disponibile o credibile. Il giorno che lo sarà, qualcosa mi dice che l'Emilia smetterà di essere rossa nel giro di poche ore. Ma è una prospettiva lontana, lontana. Il centrodestra che tira è il centrodestra che la spara più lunga, tant'è che al declino della stella di Salvini sta iniziando a sorgere quella di Giorgia Meloni. Le chiacchiere che producono funzionano in tv, funzionano sui social, funzionano in tante edicole e bar, ma non ti fanno vincere le elezioni, perlomeno tra Taro e Rubicone. È una bella giornata oggi, dai.
Ma avrebbe perso lo stesso,perché il Bonaccini è un politico vero e dovresti essere contento di averlo votato. Ma nn col naso turato del "superiore moralmente",che è pure esso uno storytelling,pure deprimente tra l'altro.
Poi cosa vuoi avere ancora le fonderie in ER che già ti lamenti dell'aria carbonata?😃
Caro elettore (emiliano) di sinistra
25-01-2020, 03:28campagna elettorale (permanente), come diventare leghisti, Emilia paranoicaPermalinkEsatto, sì, sto per fare quella cosa.
(Sono più imbarazzato di te, credimi).
Domenica come senz'altro sai si vota in Emilia-Romagna, e la coalizione di Bonaccini (PD e altre liste di centrosinistra) potrebbe anche non farcela. Questo non sarebbe necessariamente la fine del mondo in regione: in Emilia-Romagna direi che dopo 50 anni un po' di alternanza potremmo anche permetterla, giusto il tempo di dimostrare l'incapacità del centrodestra locale. La vittoria della Lega salviniana però potrebbe innescare una reazione a livello nazionale, con conseguente crisi del governo e fine della legislatura proprio nel momento in cui finalmente in parlamento si cominciava a parlare di una legge elettorale proporzionale e decente (una legge che potrebbe riportare anche la sinistra in parlamento). E quindi?
E quindi, indovina: sto per chiedere il tuo voto utile. Lo so che Bonaccini non ti piace, e posso anche capire i motivi per cui, da una prospettiva di sinistra, non rappresenta quasi nulla che possa piacerti. Cioè non voglio neanche provare a indorarti la pillola, ok? Anzi, sinceramente considero la sua proposta di autonomia regionale una roba da leghisti, e forse invece di scrivere questo pezzo dovrei scriverne uno per convincere i leghisti a votare Bonaccini. Se avessi il bacino di utenza adatto lo farei. Ma è più facile che mi leggano a sinistra, e quindi caro lettore, eccomi in ginocchio da te: per favore, riflettici. Vale davvero la pena di regalare una chance a Salvini, e qualche anno di amministrazione regionale a chi fa campagna elettorale con le magliette su Bibbiano?
Non potrebbe essere l'occasione per stabilire che no, che questo tipo di campagne elettorali da Cronaca Vera non funzionano – perlomeno da noi? Pensa che precedente sarebbe, caro elettore di sinistra. Un tizio cerca di vincere le elezioni battendo ogni mercato, ogni stand gastronomico della regione con la sua scorta, senza argomenti che non siano recriminazioni e selfie, e malgrado ospiti televisivi e influencer non riescano a parlare di altro... perde. Non sarebbe già un risultato importante?
E se invece vince, non sarebbe un po' la fine della democrazia? Cioè una volta che hai dimostrato che le elezioni le vinci andando a disturbare la gente col citofono, che si fa?
E quindi caro elettore credo che dovresti davvero provarci, stavolta. Anche se.
Anche se sono il primo a trovare la cosa un po' sospetta. Ancora una volta uno scontro finale. Ancora una volta le forze del Male stanno per trionfare e l'unica speranza è spostare una manciata di voti sulle forze del Meno Peggio. È da più di vent'anni che funziona così – ieri era Berlusconi, oggi Salvini, c'è sempre un altro piccolo sforzo da fare, c'è sempre un cattivo da abbattere, c'è sempre un motivo per mettere da parte le proprie ragioni e le proprie necessità. E c'è sempre qualcuno (e a volte sono stato io) che ti chiede di metterti la mano sul cuore e di sacrificare le tue esigenze di elettore, sempre e solo le tue, e perché? Perché è in gioco qualcosa di più importante, il destino dell'Italia, dell'Unione, e del mondo, e vuoi sapere una cosa buffa? Ci credono.
(Io perlomeno sono abbastanza persuaso che l'ascesa di Salvini rappresenti un concreto peggioramento per l'Italia, per l'Unione Europea, e per tutto il quadro internazionale, e sarei veramente molto orgoglioso se la mia regione domani gli desse una spallata fatale – mentre al momento sono abbastanza inorridito dalla prospettiva che gli fornisca la spinta che gli manca).
Quindi mettiamo da parte ancora una volta le obiezioni, anche legittime, al nostro modello di sviluppo. Mettiamo da parte l'ambiente, le politiche per la casa, le rivendicazioni dei lavoratori anche quando sono represse dalla polizia, e quell'oscenità che sono i Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Insomma lasciamo da parte tutte le lotte sacrosante di una sinistra che osi ancora definirsi tale sul territorio, e concentriamoci sull'ennesima battaglia decisiva, che anche qualora si rivelasse davvero decisiva, non sarà comunque quella finale, no? Comunque non pensiamoci, c'è la possibilità di mandare Salvini nella polvere (o sugli altari), tutto il resto passa in secondo piano. Caro elettore di sinistra, a questo punto tu giustamente mi domanderai:
E se fosse solo un fantoccio, Salvini?
(Lo ammetto, anche a me il dubbio viene).
Una caricatura di nazista, un Mussolini versione farsa, un Berlusconi in sedicesimo perfino. Uno che in realtà il potere non lo vuole – quando gli è capitato, se n'è proprio liberato alla prima occasione – e che ora serve proprio come spauracchio per tenere uniti tutti quanti contro di lui. In tempi ancora di maggioritario, mentre tutti aspirano al 51%, forse l'obiettivo di Salvini è il 49%: quel che gli serve per essere sempre minaccioso, sempre sulla cresta dell'onda, sempre in tv e sui social, ospitate, libri, la scorta. Guarda, non escludo affatto che alla fine Salvini non sia che questo. Uno messo lì per catalizzare il malcontento e interpretarlo nella forma più trucida e impresentabile. È una possibilità. Ugualmente, preferirei che i suoi candidati non vincessero, domani.
Caro elettore di sinistra, dovrei tagliarla qui. Più scrivo, meno divento convincente. Ti faccio una proposta un po' più pratica: dà un'occhiata al programma di Emilia Coraggiosa, la lista pro Bonaccini di Elly Schlein (già europarlamentare con Possibile). Misura col tuo giudizio quanto sia meno di sinistra rispetto a quella, mettiamo, di Potere al Popolo. Poi vota per chi ti va, davvero. Ma se scegli di votare per una lista collegata a Bonaccini, e Bonaccini si ritrova per altri cinque anni in Regione, ti prometto che almeno da parte mia non saranno altri cinque anni passati a farmi i cazzi miei mentre il territorio si cementifica, l'ossigeno scompare, gli operai vengono processati perché scioperano. Ti sto chiedendo il mio voto? Ti offro il mio tempo e il mio spazio. Ogni volta che Bonaccini ti farà incazzare, potrai scrivermi e io mi preoccuperò, per quel che posso, di dare risonanza alle tue istanze e alle tue incazzature. Non è molto quel che posso offrirti – ma non è neanche molto quel che ti chiedo: una croce su un simbolo e su un candidato. E poi domenica vada come deve andare, una cosa buona è che almeno non ce lo troveremo più in piazza a spararsi selfie davanti a uno stand di salumi. È finita, almeno la campagna è finita. Ci vediamo.
PS: lascia stare il voto disgiunto, è una cabala.
Lettera aperta a Lucia Borgonzoni, su Bibbiano e sull'aria che c'è
21-01-2020, 07:25ambiente, come diventare leghisti, Emilia paranoicaPermalink
Senatrice Borgonzoni, allora, deve sapere che oltre a essere un elettore sono un papà, e in quanto tale molto turbato da quanto successo a Bibbiano, e anch'io non vedo l'ora che i magistrati facciano completa luce sui fatti. Per cui volevo chiederle, insomma: una volta eletta alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, in che modo esattamente potrebbe aiutare i magistrati a fare luce eccetera? Perché è da un po' che ci penso e giuro, non mi viene in mente – sarà la mia mancanza di fantasia. Cioè, non è che un presidente di regione non abbia niente da fare tutto il giorno, eh? Ci sono tutti i problemi del territorio, la viabilità che potrebbe essere molto, molto migliore di così; i rifiuti, l'urbanistica, e l'aria, mi scusi se insisto sull'aria, ma a volte mi sento quasi soffocare, ho pena per i miei figli e i loro compagni, e in mezzo a tutto questo sento che lei è molto preoccupata per Bibbiano. Del resto la prima volta che ho sentito parlare di lei è proprio perché si era infilata una maglietta su Bibbiano in Senato, e le confesso che ho la sensazione che alla fine Bibbiano per lei sia un po' quella cosa lì: una maglietta da infilarsi davanti alle telecamere. E che anche i problemi della regione per lei siano quella cosa che si può risolvere con una maglietta (e una telecamera).
E allora mi corregga se sbaglio, senatrice Borgonzoni, ma la sensazione che mi sono fatto di lei è che dei bambini di Bibbiano, e della loro oggettiva sofferenza, le freghi tanto quanto della salute dei miei bambini, e di quelli di tutta la nostra inquinatissima regione: cioè un bel niente, senatrice. Bibbiano per lei è solo la quinta per una passerella; se qualcuno ha commesso dei reati indagheranno i magistrati, non lei. Se qualcuno è colpevole lo stabiliranno i giudici, non lei. Lei chi è in tutta questa storia tremenda? A occhio mi sembra una a cui hanno dato una maglietta da infilarsi. Una maglietta tra l'altro assai poco improvvisata, una maglietta coordinata, prodotta già in serie in pochi giorni, con uno slogan coniato all'improvviso e propagato immediatamente da lei e da tutti le bocche da fuoco della propaganda salviniana (nonché da qualche fascista).
Ok senatrice, siete stati bravi: ma in quanto elettore, e più in generale persona che tende a respirare nell'Emilia Romagna, mi domando se questa abilità con le magliette, con gli slogan, con gli hashtag, con le faccine sempre sorridenti anche mentre spalate merda sugli avversari politici e sui semplici cittadini... sinceramente mi domando se tutta questa vostra capacità di macinare propaganda 24 ore al giorno sia quel tipo di abilità che serve nei palazzi della Regione. Prendiamo un problema base, ad esempio (scusi se insisto), l'aria. Cosa ha intenzione di fare per l'aria, che tra un po' non sarà respirabile? Sono andato a cercare il suo programma, che in mezzo a tutti i volantini e le news e le faccine e le magliette è abbastanza difficile da trovare, e scritto molto in piccolo. E dunque alla voce "Qualità dell'aria", si legge che "le rilevazioni degli ultimi anni non sono certo clementi con il livello di qualità dell'aria nella Pianura Padana" (io qua ci sento un po' l'insofferenza verso queste "rilevazioni", maestri severi che avrebbero anche potuto chiudere un occhio e invece no). Ma si legge anche che "le misure messe in campo fino ad oggi hanno prodotto risultati importanti [??? risultati importanti??? abbiamo le polveri sottili al doppio della soglia massima!] ma spesso sono state altamente impattanti per i nostri concittadini".
C'è scritto così: altamente impattanti. Non è chiaro a cosa si riferisca: le traumatiche domeniche senza auto, i centri chiusi alle Euro4? O al supplizio esistenziale di dover differenziare l'umido? Una rottura senz'altro, ma senatrice, se penso a una cosa un po' impattante sulla mia vita di emiliano, penso alle malattie polmonari a cui mi sto esponendo soltanto perché mi è capitato di nascere e abitare qui. E avere figli qui; figli che respirano un'aria che li condanna a una maggior incidenza di malattie polmonari. Questo è impattante, senatrice. Questo è un problema che vorrei porre in sede regionale e nemmeno mi aspetto risposte facili: so che non ci sono. Però, vede, anche solo provarci a volte aiuterebbe – metta il suo concorrente, Bonaccini: lui che pure ha la sua parte di responsabilità per questo stato di cose, sul programma ha quattro milioni e mezzo di alberi in più, bum. È fattibile? Almeno si pone il problema. Energie rinnovabili al 100% entro il 2035, dice. Si può fare? Non ne ho idea, e neanche lei ce l'ha, non ne parla. Il resto del suo paragrafo sull'ambiente serve a rassicurare i contribuenti sul fatto che non vuole chiedere tasse in più per l'ambiente, ma magari incentivare gli imprenditori che rinnovano il parco macchine. Con vetture elettriche? Ah ah ah – non necessariamente, no. Insomma senatrice a lei dell'aria interessa poco ed è comprensibile, fin qui agli emiliani premevano davvero più le tasse che la qualità dell'aria. Non credo però che si possa andare molto più avanti di così in questa direzione – e inoltre le vere tasse le decidono a Roma, via, non è che possiamo prenderci in giro anche su questo.
Senatrice non ce l'ho con lei, per quanto speculare sulle tragedie famigliari dei bambini di Bibbiano sarebbe in effetti un motivo più che sufficiente. Il suo mentore che in queste ore chiede di essere processato perché secondo lui ha difeso il popolo italiano – bloccando un centinaio di naufraghi su una nave, secondo lui i popoli si difendono così – il suo leader, dicevo, una volta ha osato accennare al fatto che bisognava portare in Emilia-Romagna il modello veneto. Magari non proprio il modello tangentaro con cui il centrodestra ha gestito il Mose, ma effettivamente anche in Emilia si potrebbero incentivare un po' più le aziende, senza troppi lacci e lacciuoli, non c'è dubbio. Proprio in questi giorni abbiamo scoperto che in trenta comuni tra le province di Verona e Vicenza il 60% dei 300 mila abitanti ha il colesterolo sballato, a causa dell'inquinamento industriale – gli acidi perfluoroacrilici immessi nella falda acquifera dalla Miteni di Trissino. Gli esperti ritengono che questi acidi possano favorire lo sviluppo di malattie alla tiroide, nonché compromettere la fertilità che so che è una cosa che anche a voi sta molto a cuore. Inoltre c'è una possibile relazione con l'insorgenza di forme tumorali, e stiamo parlando di un problema per quasi duecentomila cittadini veneti di ogni età, bambini compresi, ma certo capisco che far luce sul problema, e chiedere che i responsabili paghino, non possa essere la priorità per lei o per un partito come il suo, così attento alle esigenze degli industriali anche quando ci ammazzano neanche troppo lentamente. Continui pure a parlarci di Bibbiano, magari voteremo per lei. Magari ci piace davvero essere presi in giro mentre soffochiamo. Non lo escludo, peraltro è noto che l'aria viziata toglie lucidità. Con l'espressione della mia più profonda disistima, suo Leonardo.
Quando si tratta poi di governare si riapplicano le stesse regole ma con le sfumature dovute alla presa in carico di tutti i problemi veri che vanno in qualche modo gestiti, con i pesi allineati agli schieramenti di cui sopra, per non mollare la presa in vista della campagna successiva.
È normale che la magistratura usi nomi altamente impattanti sulla amigdala nel denotare le sue indagini?
A mio parere è molto più grave ciò che dovrebbe avvenire nelle "segrete stanze",piuttosto che sulla pubblica piazza con una gogna posta al suo centro,da parte degli inquirenti piuttosto che ciò che un poverello(politicamente parlando)come un Salvini i suo epigono,pongono in essere sfruttando un meccanismo atto al mantenimento dello status quo.
Eh si! La lega è status quo,come anche le sardine dopo la seconda "piazzata" sono divenute.
Un Paese immobile anche per colpa tua,tra l'altro.
Sei molto intelligente e brillante,ma credere ancora al Landini inficia,in parte,la tua brillantezza sociale.
È come un ragazzo di 15 anni che vuole credere,a tutti i costi,all'esistenza di babbo natale.
Si entra nella psicosi e ci si crea un propio mondo.
Un pó come gli Hikikomori da te trattati.
A mio modestissimo parere,s'intende.🐥
Cronache dalla campagna
09-01-2020, 21:14campagna elettorale (permanente), come diventare leghisti, Emilia paranoica, PdPermalink– Avrete notato che è da un po' che non ci sono terremoti in zona Cavezzo, né inondazioni dalle parti di Cavezzo; in compenso l'altro giorno è caduto un meteorite nella campagna di Cavezzo. Le possibilità di trovarlo erano abbastanza basse: e invece l'hanno trovato. È una pietra superficialmente molto nera, l'istituto astronomico ha detto che la chiamerà Cavezzo. Qualcosa del genere è probabilmente successo alla Mecca migliaia di anni fa.
– Il giorno dopo Matteo Salvini lascia detto che verrà a Modena, una città dove fin qui ha fatto un po' fatica a entrare. Andrà a prendere una birra in via Gallucci; gli scappa anche il nome della birreria ma forse non si era inteso bene con il suo impresario, qualcuno si era dimenticato di avvisare il gestore e forse nel nuovo cerchio magico manca un certo tipo di know how, sono bravissimi a pigolare su twitter ma non sanno come rapportarsi con gli esercenti modenesi, il che d'altronde non sorprende. La prima reazione del gestore in questione è infatti annunciare sui social: noi non facciamo politica, ma se viene Salvini siamo in ferie. Simpatég, eh? Il gestore, come chiunque non viva almeno tre ore al giorno sui social, sottovaluta il clima della campagna elettorale: dopo essere stato investito da commentatori ostili che minacciano il boicottaggio si ravvede, e alla fine Salvini ce la fa: entra nel locale, si fa un selfie con la birra in mano tra gli avventori – pochi, perché nel frattempo via Gallucci è stata blindata dalle forze di polizia, in stile corteo di Forza Nuova. Poi già che c'è entra anche in un altro pub, storicamente caro a me e a tutta la mia cerchia (ma ho smesso di bere il primo gennaio, quindi neanche posso boicottarlo): e anche qui selfie e sorrisoni coi gestori. Anche passando a Carpi del resto aveva fatto in modo di farsi trovare proprio davanti alle bancarelle della fiera del cioccolato.
– Il fatto che Salvini si faccia molto spesso inquadrare mentre mangia e beve ha fin qui generato più parodie che riflessioni (come qualsiasi altro fenomeno al mondo, sospetto, e questo malgrado sia più facile riflettere che scrivere battute divertenti). È un'intuizione che parte da lontano (anche Renzi veniva talvolta descritto come in preda a un'infantile bulimia) e si affina negli anni passati a fare campagna elettorale e poco altro. Senz'altro è un espediente efficace per ridurre la sua distanza col cittadino medio, ma è anche una conseguenza diretta del fatto che molto spesso la gente è già lì per bere e per mangiare, sennò Matteo Salvini neanche si scomoda. Poi certo, ogni tanto fa pure dei comizi, però in molti casi l'approccio di Salvini alla folla è parassitario: non è lui a radunarli, lui si fa trovare in un posto dove ci sono già, e siccome di solito sono lì per mangiare, Salvini deve mangiare. Nella maggior parte dei casi va tutto bene, al limite c'è da gestire qualche contestatore ma la maggior parte della folla è comunque contenta di trovarsi vicino a una celebrità, proprio come quando passa un calciatore o il tale che ha fatto un reality. A volte qualcosa va storto (a Modena, tipicamente) e allora o si molla l'osso, come a novembre, in cui si riparò fuori dal centro sardinizzato. Oppure si militarizza l'area, perché quel selfie col boccale in mano evidentemente è importante, chissà quanti voti pesa.
– Salvini le elezioni in Emilia-Romagna potrebbe anche vincerle. Lo dico, ovviamente, per dimostrarmi attento alla situazione e consapevole della distanza tra desideri e realtà: è il senso di ogni rituale scaramantico. Ma lo dico anche perché alla fine la possibilità c'è, e non ha a che vedere più di tanto con la fine del cosiddetto modello emiliano, che è in crisi già da anni, per motivi strutturali che sono gli stessi per cui è in crisi il modello padano, e l'Italia, e l'Europa il genere umano l'ecosistema. Salvini le elezioni in E-R potrebbe vincerle banalmente, perché ci tiene davvero, e non ha niente da fare tutto il giorno tranne battere la campagna, e soprattutto ci tengono i suoi fan, polarizzati e nervosi come non mai. Non è che siano la maggioranza (non in E-R, di certo), ma hanno una voglia di andare a votare che schizza da tutti i pori, mentre cinque anni fa il Pd di Bonaccini vinse con un'astensione altissima. Una tornata elettorale sui generis, in una stagione diversa dal solito, senza copertura sui media nazionali rischierebbe di premiare più le minoranze polarizzate che il famoso centro moderato. I salviniani hanno voglia di votare e sanno anche per chi voteranno; i grillini potrebbero davvero, quella domenica, svegliarsi depressi e restare in pigiama; le sardine sono state importanti da un punto di vista mediatico (sono state loro a comunicare al mondo che c'era un'elezione importante in arrivo), ma se da riempitori spontanei di piazze diventano testimonial di un partito preciso, rischiano di bruciarsi. Quanto agli elettori del PD, stanno semplicemente invecchiando. Salvini le elezioni in E-R potrebbe vincerle perché c'è gente che le perde da cinquant'anni e scalpita, e si venderebbe al diavolo purché fosse la volta buona. Dove "vendersi al diavolo" è una simpatica iperbole che temo non renda l'idea. Mettiamola così: è gente che pur di vincere voterebbe per Matteo Salvini.
– Il quale Salvini ormai non ha neanche nulla da promettere – nessuna promessa che non abbia già bruciato nei mesi di governo – toglierà le accise? uscirà dall'euro? chiuderà frontiere che peraltro non erano molto aperte neanche prima e non si sono aperte dopo? Nulla, non ha più nulla da promettere che non sia un altro anno fighissimo che passerà a spararsi selfie e streetfood. Berlusconi almeno era una figura aspirazionale, il milionario fatto da sé; Salvini è una figura tribale, un feticcio, nessuno spera di diventare come lui, è lui che si sforza di diventare come tutti noi. Mette le felpe, guarda i cantieri, mangia i panini, è un Checco Zalone senza ironia, il vicino di casa un po' scemo che mette allegria e anche quando la spara grossa sai che non lo fa per cattiveria, è il suo modo di reagire alle difficoltà, di tenersi a galla. Tutto questo non lo rende veramente un leader credibile, ma se per questo neanche Trump: evidentemente c'è gente disposta a credere a qualsiasi cosa, succede quando le prospettive sono molto brutte. Salvini a livello nazionale in realtà starebbe anche declinando: l'unico evento che potrebbe rimetterlo rapidamente in sella è una storica vittoria in Emilia-Romagna, e questo rende particolarmente surreali queste elezioni invernali – da una parte le forze del Caos, dall'altra Stefano Bonaccini. Che senso ha.
– Alcuni ne sono convinti. Ci sono intere categorie che si stanno radicalizzando, non credono nella fine dei tempi o nell'avvento del Califfato, ma nel secondo avvento di Matteo Salvini, con lui la piccola media impresa rifiorirà (pur restando piccola e media) e le partite Iva troveranno nel regno dei cieli un senso al loro lungo patire sulla terra. Non fosse un'elezione decisiva – l'ennesima elezione decisiva, l'ennesima ultima battaglia contro le forze del Caos – verrebbe voglia, davvero, di aprire la diga e amen, volete la bandierina? Tenete la bandierina. Giusto per offrirvi un'occasione in più per scoprire che non succede niente, nessuna diabolica coop rossa viene espulsa dal territorio, le strade rimangono storte e i fiumi non smettono di andare in piena. Che è successo a Parma quando ha vinto il centrodestra? Dopo un po' hanno dovuto commissariare il comune per banali questioni di tangenti, tutto qui. Che è successo a Bologna, a Ferrara? Le partite Iva stanno meglio? La camorra ha smesso di infiltrarsi? I nomadi hanno spostato il campo nomadi dall'altra parte di un canale di confine, il che qui da noi è molto spesso il modo in cui si risolve la terribile emergenza nomadi? Davvero, mi verrebbe da dire, mettiamoli alla prova, vediamo il loro bluff, dopo cinquant'anni sarebbe anche ora. Poi mi ricordo che se vincono stavolta casca il governo, l'Europa è a un bivio, il mondo fronteggia l'estinzione di massa. Nel frattempo mi arriva una notifica, a Cavezzo è caduto un meteorite. E quindi niente, andiamo avanti così. I salviniani d'Emilia e Romagna saranno pure ridicoli nella loro attesa messianica, ma prima o poi chi chiama l'apocalisse ci azzeccherà. Preferirei non essere io, ma
Sei un grande...anche se credi ancora in Landini...😄
ma intendi del genere umano?
allora lo voto (se me lo dicevi prima lo votavo anche alle politiche).
In Emilia non sta succedendo niente?
20-11-2019, 11:12come diventare leghisti, Emilia paranoica, PdPermalink![]() |
Circolate, non c'è niente da vedere |
Nel centro di una città universitaria, di una provincia con una delle più alte percentuali in Italia di residenti di origine non italiana: e ciononostante, nessuna impennata nella criminalità: un luogo dove anche un opinionista tremebondo alla Rampini la sera non solo non avrebbe paura a circolare, ma diciamolo, si annoierebbe parecchio; che settemila persone si diano appuntamento anche in una serata così fredda e umida è cosa che fa piacere, ma stupisce? Si sa che poi in amore e in campagna elettorale tutto è permesso, e se c'è la possibilità di incorniciare un frame in cui Salvini finalmente diventa l'antipatico rosicone, tanto meglio. A Modena lunedì non è neanche voluto entrare, si è fermato ai margini: meglio così. Ma non significa che in febbraio non possa vincere in Emilia-Romagna, anzi. Dipende da quanta gente andrà a votare, e da questo punto di vista lasciate perdere i sondaggi: si tratta di un vero mistero.
Morisi la sta prendendo bene, da consumato social media manager quale egli è |
Temo che la vera differenza tra il 2014 e il 2019 non abbia molto a che vedere con le istanze del territorio, ma con i cicli della politica italiana che vista da qua sembra una specie di carrozzone che si ferma ogni tanto, un Cantagiro: il 2014 era l'anno di grazia di Renzi, il 2019 è l'anno della caduta di Salvini. Già nel 2014 i politici locali si erano ridotti a chiamare Renzi, per cercare di fare notizia su tv e quotidiani (anche solo di informare gli elettori sul fatto che in novembre si votava). Nel 2019 succede lo stesso, salvo che a fare notizia è Salvini: entra a Modena o si ferma fuori? eccetera. Con Bonaccini che nel frattempo probabilmente si domanda: ma tutta questa attenzione, mi serve davvero? Perché è vero che cinque anni fa vinse col 50% (in realtà un 49%, ma non sottilizziamo), ma lo ottenne con appena seicentomila voti, più o meno la metà di quelli raccolti da Vasco Errani cinque anni prima. Fu quasi una vittoria per abbandono, e avrebbe dovuto far riflettere già allora gli osservatori che sostenevano inevitabile lo sfondamento di Renzi al centro.
Sia alle elezioni europee che alle emiliane di quel magico 2014, Renzi non sfondò esattamente al centro, ma fece una cosa più curiosa: tolse agli elettori di centrodestra la voglia di andare a votare. Che non è un effetto da sottovalutare, anzi. Di fronte a un candidato di centrodestra insipido (e il centrodestra emiliano è sempre riuscito a trovare candidati particolarmente insipidi), l'elettore-tipo di centrodestra si guarda intorno e scopre che comunque il candidato di centrosinistra non solo non mangia i bambini ma ha atteggiamenti e mentalità parzialmente sovrapponibili a quelli del centrodestra (l'ansia per il "decoro", l'ossessione per le "eccellenze"). A quel punto lo va a votare? naaah. Sta a casa. E giustamente: che vinca l'uno o l'altro, che differenza fa per lui? Ha già vinto in partenza.
Questo è più o meno lo schema con cui il PD ha tenuto in Emilia-Romagna, perlomeno fino all'arrivo di Salvini. Qui le cose potrebbero complicarsi, perché l'elettore-tipo di Salvini è un po' meno moderato e ha una serie di istanze che con tutta la più buona volontà il PD locale non può assorbire: no tasse, no euro, no gender, no tutto. A questo punto, se fossi in Bonaccini, spererei che di elezioni in Emilia-Romagna si parlasse il meno possibile: con un po' di culo magari un sacco di gente si sveglierà un lunedì di febbraio scoprendo che bisognava votare il giorno prima. Ma a questo punto arrivano le Sardine e tutti si mettono a parlare delle elezioni in Emilia-Romagna, ahi, qui ora bisogna inventarsi qualcosa. E intanto piove, e i ponti sono chiusi.
i porti invece no. daje che je la famo pure stavolta.
Ad Agata (non voglio più pensare)
05-02-2019, 17:33autoreferenziali, Emilia paranoica, repliche, santiPermalinkAgata ha solo 15 anni, quando il proconsole di Sicilia Quinziano le mette gli occhi addosso: giovane, ricca, consacrata a Cristo. Poiché non cede né alle proposte né alle minacce, la consegna a una cortigiana, tale Afrodisia, acciocché la rieduchi ai costumi pagani: banchetti, orge, prostituzione sacra… niente da fare. “Ha la testa più dura della lava dell’Etna”, dice Afrodisia, rispedendola al mittente.
Attribuito ad Andrea Vaccaro. Il dettaglio del sangue sulle dita |
“Scambiamoci ora un segno della pace”.
“La pace sia con te”.
Agata scusa posso chiedertelo: quanti seni hai? Due sul vassoio ok, ma sul serio ne hai altre due al loro posto? Dalla posa non sono in grado di farmi un’idea, e tuttavia sarebbe molto più sano per me pensare che ce le hai, e tuttavia non posso fare a meno di domandarmi: che senso ha fartele ricrescere la notte prima che t’ammazzino?
“La messa è finita andate in pace”.
Come, è già finita? Vuoi dire che è da mezz’ora che sto solo pensando a tette e a tenaglie?
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Giovanni Carlani, 1616 (Edimburgo). |
Sotto il campanile la pieve invece è un patchwork di cose messe assieme da generazioni di arcipreti dotati più di spirito di iniziativa che di senso estetico. È in piedi dall’anno Mille, quando però era più alta (pian piano si è interrata, poveretta, viviamo tutti su un budino) e a navata unica: adesso ne ha cinque, un tripudio di colonne che facevano imprecare i fotografi ai matrimoni, non si riesce a inquadrare mai niente, solo colonne colonne colonne. Io il prete l’avrò visto in faccia dopo tre anni di messa, all’inizio era solo un vocione che rombava dagli altoparlanti e rimbalzava sulle volte nel soffitto. Facciata cinquecentesca, stucchi settecenteschi, all’interno una madonna di Lourdes di quelle biancazzurre fatte con lo stampino – però ad altezza naturale. E un’altra Madonna in baldacchino, modello Carmelo, una bomboniera. Vetrate neocubiste anni Settanta. In mezzo a tutto questo l’olio di Sant’Agata sembrava un Tiziano. Crescendoci assieme perlomeno avevo questa sensazione, poi si cresce, si gira il mondo e le pinacoteche, e quando torni nemmeno Agata non ti sembra un granché, è naturale.

Insomma stanno aspettando di vedere se casca. Dipende molto da come va lo sciame, se la faglia non si riattiva ecc. Sono quei momenti in cui mi dispiace di essere me e non una persona più interessante, più compiuta, più successful, perché magari basterebbe questo a sbloccare la situazione, a togliere la pieve matildica dal lato basso del foglio delle priorità. Se fossi famoso, magari anche morto, ti immagini? la chiesa in cui il famoso tizio visse i suoi primi vent’anni, nell’atmosfera rustica e mistica insieme in cui attecchirono i semi che avrebbero generato il suo magnum opus, La Rubrica Dei Santi Del Post, ecco, magari a quel punto la sovrintendenza potrebbe decidere di sgaggiarsi. Poi per carità, tutto deve cadere prima o poi, siamo cenere ed è cenere persino il marmo della nostra tomba; ci mette un po’ di più ma è cenere comunque. Io nella pieve di Sorbara suonavo spesso la chitarra. La suonavo forte e male, nel deliberato intento di scandalizzare i benpensanti e spiazzare i malpensanti; irridevo le composizioni fiorite del post-progressive cattolico e predicavo una specie di ritorno alle radici, agli inni primordiali, di cui in certe messe pomeridiane molto intime proponevo delle rivisitazioni piuttosto punk, che Agata immobile era costretta ad ascoltare, povera Agata, quante volte avrai rimpianto che Quinziano si fosse fissato sui seni, che non ti avesse voluto strappare le orecchie. Ma esagero, in realtà ero un musicista di servizio, abbastanza duttile, suonavo anche nelle situazioni in cui nessuno se lo sentiva: i matrimoni di gente sconosciuta in paese, e i funerali. Quanti funerali.
Per me sono stati importanti, lo dico anche a volte in classe: ma voi, fanciulli, ci andate mai ai funerali? Ci siete entrati almeno una volta in un cimitero? È una cosa importante, una cosa della vita, prima o poi succede a tutti e non vi augurate certamente che succeda per primi a voi: quindi vi dovete abituare all’idea di accompagnare i vostri parenti, i vostri amici, a me è successo, è una cosa naturale, e che c’è Nizzoli?
“Posso andare in bagno?”
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Per essere un villaggio di 3000 anime ha una skyline interessante – la costruzione monumentale grigia è un mangimificio, i vicini di casa non captavano Videomusic. |
“Che è importante andare ai funerali”.
Sì. L’ultima volta che ci sono andato Agata fu testimone di questa storia assurda, io ero nella prima panca, quella su cui nessuno vuole sedersi. Durante le letture, molto belle, le avevo scelte io, aveva squillato a lungo un cellulare. Tipico. Ma eravamo credo già alla predica quando una signora si fece avanti, una matta – non lo sapevo, me lo dissero poi, manco le matte del mio paese riconosco – si fece avanti fino alla mia panca e si scusò per essere in ritardo, e chiese se faceva in tempo a vedere il morto. Poi indicò la cassa, che stava davanti a noi, e mi chiese: “È lui il morto?”
È lui il morto.
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Questa non so proprio di chi è, aiutatemi voi. Certi quadri vagano per l’internet senza più attribuzione, come gli inni sacri fotocopiati nei canzonieri. |
E io nella prima fila, le lacrime strette in fondo agli occhi, che già mi domandavo come avrei fatto a uscir fuori da lì e farmela a piedi fino al cimitero, io la guardavo e non capivo cosa stesse dicendo, certo che è lui il morto non lo vede? Le sembra il momento di scherzare? È lui il morto? Posso avere nella vita un momento, uno solo, che non sia quello di scherzare? È una cassa chiusa con le viti, i bulloni, il sottocoperchio zincato sotto il coperchio di legno, certo che è lui il morto, cosa vuole da me? Vuole che portino via me invece? Ho domandato, sa: non si può.
M’avesse preso Quinzano in quel momento, con dieci tenaglie, con cento, non avrei detto una parola, tutto giustissimo, tutto appropriato, morì sotto Decio imperatore, di lui resta un ritratto a olio pregevole in una chiesa che tra un po’ viene giù. Invece sono vivo e non ci vado più ai funerali. Mi sono stancato, in quel preciso momento. Continuo a pensare alla matta, alla bara, ai bulloni, alla bara, alla matta, pensieri che una volta che ti sono entrati in chiesa, in testa, non c’è verso di farli saltar fuori; uscirà tutto il resto – le panche, l’altare, le chitarre – loro resteranno lì.
Agata aveva quindici anni; secondo altri ventuno.
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Martirio_di_sant%27Agata_(taglio_dei_seni)_-_Guarino.jpg
Non vorrei porta' jella, ma te stai a ringalluzzi' (o io me sto a rincocconi'), me pare che hai ripreso un certo spirito, te sei (come dire?) disappannato, ecco
Sarebbe bello averti come ministro dell'istruzione...ne usciresti morto...😇
Un paese normale (dove sfondano le scuole con gli autobus)
27-04-2017, 01:22delitti e cronaca, Emilia paranoica, forze dell'ordine, giornalisti, Modena, Mondo Carpi, ragazziniPermalink- tre minorenni di origine africana si siano introdotti nottetempo in un deposito degli autobus,
- abbiano trovato le chiavi, ne abbiano dirottati cinque,
- ci abbiano giocato ad autoscontro in un parcheggio, e poi
- ne abbiano usato uno per sfondare l'ingresso della scuola che due di loro frequentavano:
- il tutto, ovviamente, filmandosi (esiste persino la soggettiva dello sfondamento scolastico).
Proprio i video hanno consentito ai carabinieri di acciuffarli nel giro di 48 ore (sabato pomeriggio, al McDonald, con i cellulari nelle tasche e i video nei cellulari), ma non è solo di questo che voglio ringraziarli. Soprattutto di come hanno gestito mediaticamente la vicenda: di come non abbiano perso né tempo né occasione per ribadire che si trattava di ragazzi "del posto", provenienti da famiglie "di lavoratori, ben integrate, che risiedono a Carpi da decine di anni", il che forse non è preciso, ma è prezioso; il fatto che il comandante abbia speso anche solo cinque secondi della conferenza stampa a comunicare che le famiglie dei ragazzi sono disperate. "Che non si venga a dare un taglio xenofobo a ciò che è successo".
Non credo mi sia successo spesso di ringraziare le forze dell'ordine: ma se di questa storia non avevate sentito parlare fin qui; se nessun'emittente nazionale ha fatto in tempo a mandare una delegazione di cronisti allucinati a montare a neve un allarme terrorismo, credo sia stato soprattutto grazie a loro. E magari qualcosa comincia a crescere anche nelle redazioni locali, che hanno mostrato nell'occasione un'umanità di cui non le credevo più capaci.
Questo non rende la storia meno tragica (per quanto buffa): non significa che noi educatori non dobbiamo porci un problema (e chi custodisce le chiavi degli autobus non debba trovare un ripostiglio meno in vista). Però quella che ho visto in questi giorni mi è sembrata una città più normale di altre: un posto dove tre ragazzi fanno una cazzata e vengono giudicati per la cazzata, e non per il colore o per il cognome. Se vi sembra una cosa da poco, una cosa normale, beati voi.
Perché Accorsi sembra uno sballato
04-05-2016, 02:21auto, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, drogarsi, Emilia paranoica, OttantaPermalink![]() |
Ma come lo stai girando, tutto perfettino, con gli stacchi giusti, le curve tonde, soccia, che due balle fai venire. Ma te, ti diverti mai quando giri?
C'è un momento, diobono, in cui non pensi alla postproduzione, alla distribuzione, all'ipoteca che ti mangerà la casa se il film va di merda e tutte le altre balle? C'è un momento in cui ti gasi e basta? Lo sai di cos'hai bisogno, te?
Di benzodiazepina. Dodici gocce e poi vai liscio.
No, scherzo.
Te hai bisogno di Loris. E sei fortunato, eccomi qua.
(Però anche la benza non ti farebbe mica male sai, anzi, se hai venti carte ci passo io in farmacia, all'Operaia mi fanno gli sconti).
Ho visto Veloce come il vento e ora nessuno potrà convincermi che Stefano Accorsi non abbia passato gli anni del suo apprendistato a imitare Vasco Rossi per far ridere i compagni; se non era proprio Vasco era lo scoppiato del quartiere. Poi da cosa nasce cosa, uno spot qua, un Muccino là e vent'anni dopo Stefano Accorsi è attore di livello quasi internazionale. Il primo a crederci poco è probabilmente lui, e questo è il motivo per cui in fondo è impossibile volergli male. Ogni tanto ci pensiamo: ma che fine ha fatto? Quand'è che torna a farsi vivo, con una delle sue genialate?
(Hanno tutti fatto uno spot ridicolo ma quello di Accorsi non ce lo dimentichiamo. Prima o poi hanno tutti avuto un'"idea", ma solo "un'idea di Stefano Accorsi" è diventato un tormentone. Non c'è un perché, Accorsi non sarà un grande attore ma non è nemmeno il più cane di tutti. Non diremmo mai di Accorsi quel che si dice di solito a scuola, che uno è bravo ma non s'impegna. Accorsi s'impegna pure, Accorsi non puoi mai dire che non ci stia provando).
Veloce come il vento era, sulla carta, un film suicida. Una storia vecchia come la Turbosedici nascosta nel casolare, implausibile come un manga fine anni Settanta, o una storia di Bug Barri di Basari e Giovannini, nessuno sa di cosa sto parlando. Una ragazza minorenne al volante di una Granturismo, che durante la prima gara resta orfana (il padre si piglia un infarto nei box, la madre è fuggita anni prima) e con un fratellino a carico. Tutto questo poteva forse essere verosimile sulle pagine del Corrierino o del Giornalino, ma verso il 2015 lo spettatore italiano è ormai abituato a standard di verosimiglianza molto diversi. Poi però succedono due cose.
La prima è che Jeeg Robot, un film ancora meno plausibile su un borgataro che beve la monnezza radioattiva del Tevere e diventa Supercoatto tiene le sale per un mese intero e si presenta alla consegna dei David di Donatello col carrello della spesa. E lo riempie. Segno che il pubblico e persino la critica stanno cominciando a fottersi della verosimiglianza e a manifestare interesse per qualcosa di diverso che in mancanza d'altro chiamiamo "film di genere" (ma ha ancora senso chiamarlo così come se fossero gli anni Settanta e lo spettatore medio andasse al cinema una volta alla settimana? (Continua su +eventi!)
La seconda è che la sceneggiatura di Veloce come il vento a un certo punto è arrivata ad Accorsi, che magari non ha sempre voglia di recitare e lo capisco, ma stavolta aveva voglia di divertirsi a fare lo Scoppiato Anni Ottanta per un'ora e mezza. Perché con tanto rispetto per il giovane Rovere che ha talento, e gira sorpassi e curve e inseguimenti che Ron Howard, per dirne una, non ne ha fatti di migliori; con tanta ammirazione per la giovanissima Matilda De Angelis che regge il volante e la scena senza sbavare, Veloce come il vento non filerebbe così bene - Veloce come il vento non filerebbe nemmeno se Accorsi non riempisse ogni buco e fessura di trama. Il suo sporc-drughè, struggente ed esilarante e completamente fuori le righe, chi ha condiviso un po' di anni Ottanta nei parchetti dell'Emilia-Romagna non potrà trovarlo famigliare - quando spalanca le braccia ti sembra di sentirlo puzzare. Non so se chi è nato a nord del Po e a sud degli Appennini possa sentire lo stesso turbamento: ma qui ce l'abbiamo tutti un fratello, cugino, zio maggiore ridotto così. Cioè: ce l'avevamo. E in un qualche modo lo rimpiangiamo. Perché è vero che era un deficiente e ci ha rubato pure le posate. Però era nel nostro sangue, e quando se ne è andato è come se ci avesse tolto il divertimento. Quello non torna più, le posate si ricomprano.

Alla quarta settimana di programmazione, Veloce come il vento regge ancora al Comunale di Barge (21:15), al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo (20:10, 22:40); al Nuovo Lux di Centallo (21:00). Vai, vai, ballerino.
Però tu schifavi Vincent Lindon perché non sbraitava abbastanza, eccerto: se sei disoccupato, come minimo devi sbraitare, sennò lo spettatore il tuo disagio come fa a percepirlo?
E quanto al discorso della plausibilità, hai visto l'ultimo Larrain? Ci sono meno escamotage e salti di sceneggiatura implausibili in "Cappuccetto Rosso" che nell'ultimo Larrain. Eppure è un grande film.
29/5/12, il giorno che ci ha cambiato la vita (per un po')
29-05-2015, 14:39anniversari, catastrofi, Emilia paranoica, Mondo Carpi, terremoto 2012Permalink"E l'allarme del terremoto come suona?"
Sospiro. È pur vero che loro non c'erano, e poi non consiste in questo il mio mestiere: nello spiegare sempre le stesse cose nel modo più chiaro possibile? Figliolo, l'allarme del terremoto lo riconosci perché arriva tardi. Se hai bisogno dell'allarme per sentirlo, non è un gran terremoto. Se invece è una scossa seria, fidati, la senti. Molto prima che il bidello azioni l'allarme. Di che stavamo parlando? Dunque, Napoleone cede Venezia agli austriaci, dopodiché...
Fino a un certo punto ci abbiamo creduto. Non so esattamente quale punto. Magari l'anno scorso ci credevo ancora; magari se me l'avessero chiesto avrei risposto che sì, il 29 maggio 2012 era il giorno che ci aveva cambiato per sempre. Non saremmo più stati gli stessi. All'inizio era ovvio. La terra si era messa a tremare sul serio, e non si sapeva quando avrebbe smesso (questo era l'aspetto più angosciante: avrebbe potuto durare per mesi, per anni, nessuno sapeva quanti).
In quei giorni prendemmo alcune risoluzioni solenni. Non saremmo mai più entrati in quel capannone. Non saremmo mai più entrati in nessun capannone. Avremmo dormito in tenda per tutto il tempo necessario. Avremmo fabbricato una seconda casa, di legno. Qualcuna è resistita, ingombra ancora il giardino di qualche villetta. Avremmo ristrutturato tutto a regola d'arte. Non avremmo mai più accettato in classe più alunni di quanti ne consentiva la legge. Era una cosa seria. Non si scherzava più.
La stessa sera dell'esercitazione ero a un concerto, nell'ultimo posto al mondo dove avrei pensato di trovarne uno, la Cantina Sociale di Sorbara - dove fanno il lambrusco.
"Datti una risposta da solo"
09-05-2015, 21:571500 caratteri, come diventare leghisti, Emilia paranoica, feste dell'unità, PdPermalinkPresidente, so che lei è un po’ meglio di come appare in un video di due minuti dove non sa più rispondere a una cronista che non sa cosa domandare. Quanto le debba suonare paradossale l’accusa di militare in un partito dittatoriale - quando per candidarsi in regione ha dovuto battagliare anche coi renziani compagni di corrente. Però doveva proprio darle un buffetto sulla guancia? E poi. Chiuda gli occhi e si riascolti. So quanto può essere fastidioso riascoltare la propria cadenza modenese, ma ci provi. Si domandi cosa le ricorda. E si dia una risposta.
Presidente, non sarà dittatoriale il suo partito, ma non lo riconosco. M’avessero impacchettato vent’anni fa, e risvegliato oggi, ascoltandola io dedurrei che i leghisti si sono presi pure l’Emilia. Mi sbaglierei? Me lo sono chiesto. E un po’ mi sono già risposto.
La gente è stanca anche di essere stanca
25-11-2014, 01:34astensionisti maledetti, Emilia paranoica, PdPermalinkDa una parte, un Renzi ormai prigioniero del suo garrulo personaggio, pronto a esultare per aver "strappato alla dx" una regione come l'Emilia-Romagna, mai governata dalla destra in tutta la sua storia, al punto che ti immagini da un momento all'altro parta la musichetta dello spot: Ti piace vincere facile? Dall'altra, i grandi teorici dell'astensionismo, questo fiume in piena che presto sconvolgerà il sistema. Non stavolta, la prossima volta. È sempre la prossima.
Hanno ovviamente tutti torto, e la ragione non sta nemmeno in mezzo. Renzi non è l'asso pigliatutto che sperava di essere: non l'uomo di una provvidenza che non è che si stia dando tutto questo daffare per noi. Non siamo in uno di quei momenti storici in cui il popolo intravede in un individuo il concretarsi del destino collettivo. Piuttosto in uno di quei secoli bui in cui il potere è un po' di chi se lo piglia, di chi passava nel palazzo in quel momento in cui i pretoriani fanno fuori il Cesare pazzo e nessun altro accetta di farsi acclamare. Se vince è perché intorno non c'è nessuno veramente intenzionato a contendergli il potere: quelle forze che per esempio nel '94 stopparono bruscamente l'avanzata dei Progressisti di Occhetto mobilitando quotidiani, televisioni e confindustria, trent'anni più tardi non sanno veramente che fare, dove piazzare quei due spicci che gli sono rimasti. Di Renzi non è che si fidino un granché, ma all'orizzonte non vedono nient'altro - e del resto, se avessero gli occhi buoni, le squadre di calcio che ancora si comprano non traboccherebbero di brocchi. Se l'unico progetto alternativo diventa quello folkloristico che l'onorevole Borghezio coltiva da una vita - l'alleanza tra leghisti al nord e postfascisti al centrosud col pretesto del no euro - è abbastanza chiaro che la partita è chiusa, bom xibom xi bombombom. E tuttavia seicentomila voti in Emilia-Romagna sono assolutamente scalabili, come erano scalabili gli undici milioni delle europee di maggio. Il fatto che oggi non ci sia un solo centro di potere interessato a coalizzare un po' di consenso contro Renzi e risvegliare milioni di elettori di centrodestra in sonno, non significa che andrà sempre così.
Voi magari siete delusi e arrabbiati; la gente che conoscete sui social network vi potrà sembrare delusa e arrabbiata; i talk show che preferite guardare in tv vi rimbalzeranno immagini di gente delusa e arrabbiata; forse vi basterebbe dare un'occhiata ai dati di ascolto per scoprire che nel frattempo c'è un sacco di gente che si guarda la fiction, o il reality, e i video di gatti su facebook (che per inciso sono sempre più belli, e molto più intelligenti di qualsiasi editoriale del Fatto Quotidiano). Un'enorme massa critica di gente che magari se glielo chiedi ("Sei arrabbiato?") ti risponderà di sì, per non ferirti. Ma arrabbiato al punto di alzare il sedere, cercare il tesserino e andare a votare un qualsiasi avversario del Pd, evidentemente, no.
Il Pd peraltro sarà anche quel partito di inquisiti che dite; ma se invece di approfondire la pluridecennale collusione con le cooperative dei costruttori e della grande distribuzione continuate a insistere con scemenze come il rimborso di un vibratore; se davvero credete che l'elettore medio emiliano-romagnolo si scandalizzi per un vibratore - beh, siete molto meno "gente" di quel che credete di essere. Non è che abbiate torto, quando ripetete che la gente non ne può più, che la gente è stanca. È che dovete accettare di essere parte dello stesso quadro, e che la gente a questo punto è stanca anche di voi. Cambia canale e non vi vota. Bon Xibom Xibombom.
Lì si parla di cose serie non di boiate
scusa)
Tu hai capito tutto
leona', il post ti ricicla;
come ci si sente a essere diventati un classico e/o un longseller?
ti pagano di nuovo o hai ceduto tutti i diritti, a suo tempo?
e le legioni di santi arruolati dagli ultimi tre papi, a chi non interessano: a loro, a te, a (presuntamente, io per esempio mi dissocio) noi?
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11725773/Bechis--pornodive-e-veline-future.html
Un po' come quelli che NON credono in Dio, ma credono nella religione.
quindi poi, una volta convinto leonardo è fatta!
non è un governo del cazzo e un'opposizione ridicola, no è colpa di euro, montepaschi, negri, zingari e leonardo
Non che i piddini siano tetragoni è che è difficile il concetto ed è bene ribadirlo...chissà che...
Firmato Anonimo
"il problema è quando sono culo e camicia"
Del resto poi qualcuno qui considera gli incontri con l'amico comune Denis roba vecchia di 6 mesi fa...come se gli effetti di quegli incontri non ci fossero nei mesi a divenire...
Questa è la perspicacia di chi vuole qui avere la pretesa di leggere in maniera obiettiva i fatti della politica...
"il problema è quando sono culo e camicia"
Del resto poi qualcuno qui considera gli incontri con l'amico comune Denis roba vecchia di 6 mesi fa...come se gli effetti di quegli incontri non ci fossero nei mesi a divenire...
Questa è la perspicacia di chi vuole qui avere la pretesa di leggere in maniera obiettiva i fatti della politica...
"il problema è quando sono culo e camicia"
Del resto poi qualcuno qui considera gli incontri con l'amico comune Denis roba vecchia di 6 mesi fa...come se gli effetti di quegli incontri non ci fossero nei mesi a divenire...
Questa è la perspicacia di chi vuole qui avere la pretesa di leggere in maniera obiettiva i fatti della politica...
"il problema è quando sono culo e camicia"
Del resto poi qualcuno qui considera gli incontri con l'amico comune Denis roba vecchia di 6 mesi fa...come se gli effetti di quegli incontri non ci fossero nei mesi a divenire...
Questa è la perspicacia di chi vuole qui avere la pretesa di leggere in maniera obiettiva i fatti della politica...
Questa è gente che preferisce sicuramente i gattini di facebook allo squallore della politica, ma magari cerca anche di ritrovare un minimo di orgoglio nazionale guardando su youtube successi di Rosetta e Samantha Cristoforetti (notiziole queste che ovviamente non meritano nemmeno la prima pagina sui quotidiani nazionali: http://www.wired.it/attualita/media/2014/11/24/partenza-samantha-cristoforetti-notizia-prima-pagina/).
Infine ci sarà sicuramente differenza tra cantastorie e cantastorie-criminale, il problema è quando entrambi sono culo e camicia.
secondo me bisogna imparare a distinguere. senti che ideona! dire che sono tutti ladri e parassiti (eletti ed elettori del pd) non aiuta
oltretutto per alcuni tiepidi elettori del pd (ne vedo ora uno allo specchio) incitare a linciare un ladro è un reato peggiore del furto
ochei, altro esempio: continuare ad accomunare renzi a berlusconi è un'altra cosa assai fastidiosa (tra cantastorie e cantastorie-criminale c'è differenza)
anche dirmi che sono una merda e un parassita è una cosa fastidiosa (soprattutto se chi me lo dice non ha lavorato neanche il 10% di quel che ho lavorato io)
comunque se il pd quando perde le elezioni lo fa con il 49% del 37-38% dei votanti, ma il secondo partito si becca il 20% del 37-38% e il terzo arriva al 13% del 37-38%...
personalmente (non abitando in emilia-eomagna) avrei preferito uno schiaffo più forte a renzi, ma temo che, stante la scempiaggine degli avversari, non cambi granché (è cambiato qualcosa a bologna dopo la parentesi guazzaloca?)
in estrema sintesi: dirmi che l'italia è una merda per colpa di euro, montepaschi, negri e zingari non è un ragionamento (antropologicamente) condivisibile, per me
Se prima si facevano assemblee quotidiane che duravano 12 ore per decidere se tagliare la siepe di 7 o di 7,5 cm, ora decide tutto l'amministratore bomba e alla gente del pd mancano quelle 12 ore di discussione a partire dalla fenomenologia della siepe per poi finire con l'immancabile fotosintesi clorofilliana.
Ognuno ha avuto il suo motivo per non andare a votare: chi non lo sapeva, chi se n'è fregato come sempre, chi per vendetta, chi per tattica, chi per 'credo'.
Sugli elettori pd astenuti mi sembra difficile credere che non siano arrabbiati o delusi, perchè altrimenti sarebbero andati alle urne "a votare il candidato della Lega, o quello del M5S o della sinistra di area Tsipras, o di una lista civica, o persino dell'NCD".
Quegli elettori sentono il pd come una casa: la loro casa. Non si rinuncia facilmente alla propria casa. Per quanto ci vivi male, scomodo, con sempre meno spazio, andartene in un'altra è l'ultima delle soluzioni.
Non mi viene altra metafora per descrivere la scorza dura e spessa dell'elettore pd fedele.
Poi comunque c'è anche da dire che alle urne le proposte alternative serie erano quasi nulle.
Roberto
Può darsi, i gatti sono favolosi. Il brutto, per te, è che gli editoriali del Fatto Quotidiano sono sempre più belli e intelligenti delle cazzate che scrivi tu.
Dai, censurami.
E se Renzi non c'entrasse niente (con l'Emilia-Romagna)?
24-11-2014, 04:00Emilia paranoica, Pd, provincia, RenziPermalinkCapisco benissimo che alla maggior parte degli italiani non freghi poi molto di quel che succede in Emilia-Romagna o Calabria, a meno che non coinvolga Renzi; e se c'è stata una frana di affluenza al voto, sarebbe tanto bello riuscire in qualche modo dimostrare che l'ha causata Renzi; che corrisponde a quella frana del consenso nei confronti di Renzi che tutti si aspettavano. La stagione del resto va avanti da un po'; sappiamo tutti che a questo punto dell'arco narrativo Renzi dovrebbe essere in grossa difficoltà; abbiamo tutti seguito con molto interesse la schermaglia con Landini, il Corriere boicotta apertamente e persino la Stampa comincia a lanciar frecciate, insomma è tutto pronto per una pausa natalizia col cliffhanger, il finale a sorpresa. Sarebbe oltremodo antipatico venir qui a dire che no, Renzi non c'entra quasi niente, o che anche se c'entra non è la cosa più interessante.
Facciamolo.
She's often inclined to borrow somebody's dreams 'till tomorrow.
Come tutti sappiamo, ci sono due Pd in costante lotta tra loro, più o meno da quando è nato il Pd. In questo momento stanno vincendo i veltroniani, che hanno trovato in Renzi il loro primo vero campione. L'uomo dei renziani in Emilia-Romagna è Stefano Bonaccini. Prima di loro però il Pd emiliano era saldamente in mano agli ex diessini della ditta bersaniana, capitanata da Stefano Bonaccini. Dunque, se anche volessimo ammettere che la disaffezione al voto sia causata dalla crisi del Pd, di quale Pd staremmo parlando? Bonaccini li rappresenta tutti e due (Bonaccini peraltro ha sempre dato la sensazione di poter perdere anche correndo da solo). Si potrebbe anche accusare Renzi di aver predicato la rottamazione e razzolato avanzi di apparato, proprio nella regione dove la collusione con cooperative e altri potentati è più forte. Se proprio dobbiamo accusare Renzi di qualcosa. Io rimango del parere che chi si stufa di Renzi può benissimo andare al seggio e votare qualcun altro, come stavolta ho fatto io. La maggior parte degli emiliani non ha fatto questo. La maggior parte degli emiliani non è andata a votare. E siccome è sempre stata una delle regioni con le percentuali di affluenza più alte, siccome tra i votanti comunque il Pd tiene, viene da domandarsi: ma gli emiliani lo sapevano, che domenica si votava?
Queste elezioni anticipate, causate dalle dimissioni di Vasco Errani (condannato in appello per falso ideologico), sono le prime regionali emiliane sganciate da qualsiasi altra consultazione. Tutte le altre volte che ci è capitato di votare per il consiglio regionale e il presidente, stavamo anche votando per le province o i comuni. È abbastanza normale che le elezioni comunali siano più sentite: sono quelle più combattute a livello locale. Tutti conosciamo di vista almeno un candidato; in piazza c'è sempre qualcuno con un volantino da lasciarci, ecc. Le elezioni nazionali, e ancor di più le europee, sono meno dibattute in piazza, ma possono contare sull'irradiamento di tv e altri media. Cinque mesi fa, alle europee, gli emiliani furono tra gli italiani che votarono di più, mancando la soglia del 70% di un misero 0,02. Solo gli umbri fecero di meglio (un mezzo punto in più). Agli emiliani piace votare, se sanno che si vota. Stavolta forse semplicemente non lo sapevano. Nessuno aveva molto interesse a farli affluire alle urne, a parte Salvini - ma anche Salvini sta ancora scaldando i motori.
Put on a gown that touches the ground
Float on a river for ever and ever
Emily, Emily...
La tv non ne parlava. I giornali poco, del resto chi li compra più. Notiamo en passant che il Pd aveva due quotidiani di riferimento, L'Unità ed Europa, e li ha lasciati chiudere senza troppi pensieri - tanto c'è twitter. Ma twitter mi tiene in contatto con Roma o New York, mica col mio vicino di casa. Ok, per quello c'è il citofono, e il volantino, e il quotidiano locale o il giornalino super-locale. Ma la regione su questi mezzi urbani non viaggia. È troppo grossa per il volantinaggio, e troppo piccola per interessare la tv. Alla fine ci si riduce a chiamare Renzi perché con Renzi arriveranno le telecamere nazionali, ed è con quelle che speri di raggiungere il tuo elettorato: passando da un satellite e dalla Rai di Roma. Questo magari è un problema più in certe regioni, che hanno un'identità più labile di altre - l'Emilia-Romagna è un insieme di province che storicamente hanno sempre preferito stare per i fatti loro. Magari altrove non è così, ma per un parmense o un ravennate l'idea che molte cose si decidano a Bologna continua ad apparire surreale - e un po' lo è. Aggiungi che c'è la crisi, e che per certe campagne perse in partenza alcuni proprio non hanno più intenzione di aprire la borsa - se ci lamentiamo della disaffezione dei piddini, cosa dire di quella dei forzisti, o degli stessi grillini? La Lega invece va forte, ok, ma sta semplicemente raccattando tutto il disagio sociale a destra di Renzi, M5s compreso. Potrebbe anche andare più forte di così, e invece il Pd tiene.
Una delle prime (e poche) cose che Renzi ha fatto una volta al governo è stata abolire le elezioni provinciali - in realtà no: le ha trasformate in elezioni indirette, di secondo grado: sono i rappresentanti eletti dei comuni a eleggere consiglieri e presidenti provinciali. Così si risparmia qualche soldo e si ha un'occasione in meno per lamentarsi della disaffezione degli elettori. I francesi qualche anno fa hanno fatto l'opposto: sbaraccato le elezioni regionali, trasformandole in consultazioni di secondo grado. Io avrei seguito l'esempio francese: le province mi sembrano insiemi più definiti delle regioni. Ho sempre trovato più sensato votare per un mio rappresentante in provincia, piuttosto che mandare a Bologna qualcuno che sicuramente non conosco. Ma a un certo punto le province sono diventate un simbolo della cattiva gestione della cosa pubblica, e così addio province. In realtà i veri scandali sono sempre scoppiati nelle regioni, e in fondo non è difficile capire il perché. La regione è il punto cieco della politica italiana: noi di solito ci interessiamo degli intrighi di palazzo a Roma, o delle beghe di condominio e di municipio. La regione sta nel mezzo, ci passano parecchi soldi ma non interessa quasi a nessuno. Che si può fare?
In futuro probabilmente capiterà a qualche presidente di regione di dimettersi in anticipo con qualche scusa, per agganciare al volo qualche altra consultazione nazionale e non essere penalizzato dall'astensione. Sempre ammesso che l'astensione li penalizzi: se guardo in questo momento i parziali, non mi sembra che Bonaccini abbia poi così da lamentarsi. Un dato superiore al 45% mesi fa se lo sarebbe sognato, e pazienza se neanche un terzo degli aventi diritto ha votato davvero per lui. Non votare è un altro modo di dire di sì a chiunque vinca le elezioni: chi non voleva davvero Bonaccini, doveva fare il piccolo sforzo di entrare nel seggio e scegliere qualcun altro. Non è andata così, neanche stavolta. Forse per merito di Renzi, forse nonostante lui; ma Renzi o non Renzi, il Pd queste elezioni le ha vinte.
There is no other day
Let's try it another way
You'll lose your mind and play
Free games today
See Emily play
Se tu avessi letto il post, avresti saputo il contrario, ma sei talmente accecato dall'idea che Leonardo abbia votato PD che ti rifiuti di leggere un testo in cui Leonardo ci dice che non ha votato PD.
Abbandona le ideologie che ti accecano e LEGGI.
quelli che facevano il finto posto di blocco l'anno scorso in autostrada li si asfalta con una nissanmicra hai presente.
se davvero volete la guerra con gli statali è evidente che non capite un cazzo. ci siamo magnati fascisti democristiani berlusconi e a voi manco vi vediamo col microscopio. vi mandiamo direttamente le nostre piattole.
va va piangi coglioncello da tastiera.
E non parliamo dei rivoluzionari. Anche tralasciando gli avventurieri e i violenti "per il gusto gusto di", l'inerzia culturale se ne sbatte dei rivoluzionari tanto quanto dei partiti.
Si può fare qualcosa? Vivere al meglio, cambiare e influenzare quel che si può, evitare e combattere il resto, ma senza rovinarcisi la vita o anche solo il buon umore.
Daje, fatece ride pure a sto santo Natale.
Fermate le macchine, impaurite le donne, fatevi forti della vostra ignoranza (prendendo gli schiaffi dagli ultrà olandesi peraltro), fate i vostri picchetti per far avere gli sconti sul carburante agli autotrasportatori che guidano i camion VUOTI e mantengono primitiva la logistica di sto paese, fatelo pure quest'anno, così poi a piazza del popolo ve ritrovate in 50.
Ma hai capito che il centro lo hanno solo spostato?
Conosciamo bene il tuo pensiero tetragono:)
Siccome non è successo, forse la "maggioranza degli italiani" non vuole quello che tu creda che voglia, in base non si sa bene a quale proiezione.
Fino a quando andremo a votare turandoci il naso non cambierà nulla.
Dobbiamo iniziare ad indignarci.
Riguardo ai tuoi esempi: solo la 2 soddisfa la caratteristica "dimesso perché indagato". Le altre sono tutte condanne o quantomeno episodi che tutti possono verificare (i plagi nei testi pubblicati). E la 8 non fa molto onore alla democrazia olandese, se posso aggiungere.
Poi ovviamente hai trovato soltanto esempi che soddisfacevano la tua tesi: hai mai sentito parlare di un certo Jacques Chirac, indagato mentre faceva il presidente della Repubblica? non si dimise, anzi si ricandidò e vinse, e fu processato soltanto alla scadenza del secondo mandato. Ti potrei fare tanti altri esempi di politici indagati che non si sono dimessi, ma non serve a niente.
Non so da quale fonte tu stia copia-incollando, ma "autority" ed "estraconiugale" sono proprio brutti. Tieni sempre presente una cosa: la qualità di una fonte si capisce anche dalla quantità dei refusi.
Peró purtroppo ho ragione.
Vedete voi se non ci becchiamo un bell'Orban in massimo 5 anni. Orban lotta contro l'euri e le banche, ridä dignitá al suo paese con dei superpoteri molto precipui che ha.
E ho scritto indagati perchè nei paesi civili basta essere indagato per dimettersi e generalmente sparire dalla scena. Qua aspettano tre gradi di giudizio, vengono condannati e nel frattempo continuano a derubarci, e dopo uguale. Poi vi stupite che a votare ci vanno solo le truppe cammellate degli indottrinati di sinistra?
Dimissioni in Europa
1. feb2014 Il ministro all'immigrazione inglese, Mark Harper, si è dimesso per aver assunto una colf senza permesso di soggiorno per 7 anni.
2. mar2013 Il ministro del tesoro francese, Jerome Cahuzac, tra i promotori della tassa del 75% per i ricchi, si è dimesso in seguito all'accusa di possedere un conto segreto in una banca svizzera.
3. ott2006 Il ministro svedese alla cultura, Cecilia Stego Chilo, responsabile per la TV pubblica, si è dimessa per non aver pagato il canone televisivo per 16 anni.
4. mag2012 Il ministro rumeno per l'istruzione e la ricerca, Ioan Mang, si è dimesso per accuse di plagio intensivo nelle sue pubblicazioni scientifiche.
5. feb2009 Il ministro di giustizia spagnolo, Mariano Fernández Bermejo, si dimette per aver partecipato a battute di caccia assieme al giudice Baltasar Garzón senza licenza.
6. set2013 Il ministro tedesco per l'Istruzione, Annette Schavan, si dimette per le accuse di plagio della sua tesi di dottorato.
7. nov2013 Il primo ministro lettone, Valdis Dombrovskis, tra i promotori dell'abolizione dell'autority statale sulle costruzioni, si è dimesso a seguito del cedimento del tetto di un supermercato.
8. mag2010 Il consulente d'immagine del partito Cristiano-Democratico, nonchè ministro della difesa olandese, Jack de Vries, si è dimesso a causa di una relazione estraconiugale con un membro del suo staff.
Da tutte le parti abbiamo provato prima uno e poi l'altro, avvolte pure il terzo polo, ma niente.
Non cambia niente perchè ovviamente nella vita non cambia niente mai. Pure se finisce che ti si abbassa una tariffa o ti fanno lo sconto fiscale sul detersivo, la verità è che sei sempre sposato con un canotto, tuo figlio si droga e pure tu puzzi in una maniera che da giovane potevi solo temere alla lontana. Quindi tua moglie, pur canotto, comunque si agghinda a troione e si fa il postino mentre tu stai al lavoro e hai pure paura che l'ufficio chiuda e riapra i battenti sotto nome diverso e senza di te che gli appesti i locali col tuo olezzo.
Dopo varie volte in cui hai capito che un cambio di governo non ti cambia la vita, smetti pure di fare la fatica di votare, e guardi le partite in TV. Tra l'altro in Emilia Rovagna, siccome non ci sono squadre decenti, sono tutti iuventini o interisti o milanisti, come i calabresi.
E se a sinistra ci stava il solito stracotto, a destra ci stava il solito unto, e il terzo incomodo era una che probabilmente avrebbe detto che per fare l'inceneritore di Parma dovevano passare sul suo cadavere (sinistra sinistra neanche la calcolo, visto che accusano il PD di poco consenso, e sono seri quando lo dicono, senza vergogna) (Ah, non calcolo nemmeno il NCD o altre insulsità simili), ecco, a me chi me lo fa fare di andare a votare? Il poltergeist di berlinguere? Le foto di Pertini che su Facebook mi dice la ricetta della carbonara? Ammirante come fosse antani?
Allora ecco.
Ecco dicevo un giorno poi arriverà uno che dirà di essere una specie di Obama, la gente lo voterà venendosi nei pantaloni, e poi capirà comunque che non sarà cambiato niente.
Io mangio pop corn OGM seduto davanti al mio TV Color 50 pollici, come gesto politico.
diciamo che se bisognerebbe parlare con più rispetto della seconda forza politica del paese forse (ho detto forse) bisognerebbe parlare con altrettanto (o più) rispetto della prima forza politixca del paese
io avevo riassunto in modo evidentemente schematico il risultato di questa tornata elettorale, quindi se tu pensi che non sia giusto dire "questo pd fa schifo al cazzo, ma gli altri partiti sono ridicoli" puoi dirlo
Purtroppo la maggioranza di voi non dà più peso alle condanne..importante è vincere non importa come...importante è fare pappapero all'avversario.
Che pena.
Da quando in qua è necessario parlare con rispetto di Salvini?
Curiosità: perché conti gli indagati e non i condannati?
Vi è una sottile differenza.
Il tuo pd, per capirsi, è il partito con più indagati della storia repubblicana. Piu della dc, del psi, dei berlusconiani.
Uli
Però l'ultima fase della carriera politica di Renzi (quella di livello nazionale) sembrerebbe aver contribuito non poco al processo di disillusione e disaffezione dell'elettorato nel suo complesso.
Forse più che in un insieme di piccole concause funzionali si dovrebbe cercare i motivi in una consapevole presa di distanza sia dalle più antiche che dalle più moderne ideologie (reazione destrorsa/neoliberista e populismo renziano). Se fosse così, ci sarebbe da chiedersi quale sia la vera natura di quel tot%-del-tot% residuale.
Che stia nascendo un nuovo dualismo?
Che stia veramente nascendo un Partito della Nazione, forte di una sostanziosa maggioranza relativa, contrapposto ad una nazione senza partito?
Probabilmente Renzi confidava in una fetta maggiore di partecipazione al voto tra i fedeli al partito, secondo quell'attaccamento ben spiegato da Diamanti ieri su La Repubblica.
Ma la strategia è sfuggita di mano: iscritti ed elettori rimasti a casa sono stati più del previsto, forse proprio per protesta verso questa nuova impostazione escludente del partito.
La disaffezione politica generalizzata unita a una partecipazione convinta dei simpatizzanti leghisti hanno fatto il resto.
Roberto
tuttavia... se il pd non ha "davvero" la fiducia degli elettori gli altri partiti cos'hanno?
se lega, m5strilli e centrodestra in genere non riescono neanche ad avvicinarsi a pensare di poter credere di avere una possibilità di vincere in emilia romagna in queste condizioni...
mi sa che stanno davvero messi male
il risultato elettorale si può riassumere così:
questo pd fa schifo al cazzo, ma gli altri partiti sono ridicoli (alcuni più di altri)
Forse che sia questo il punto?
L'Emilia è una regione della mente
21-11-2014, 09:38Emilia paranoica, PdPermalinkL'Emilia-Romagna non dovrebbe essere così difficile da capire. Tutte le regioni (eccetto le isole) sono astrazioni, e l'E-R più di altre; un assortimento di territori che hanno in comune la bizzarria di una conformazione ortogonale, così peculiare in Italia. Quasi al centro di una penisola di golfi e seni e montagne e colline e valli intorte e ricurve, l'Emilia è tutt'un'altra Italia possibile: larga e orizzontale in una penisola stretta e verticale. Ancora prima che i Romani la incasellassero con la centuriazione, fiumi e crinali sembravano assecondare un'idea del territorio euclidea, razionale, che è una contraddizione nei termini, ma anche un progetto interessante. L'E-R peraltro non ha nulla di così bizzarro; diciamo che è tutto il resto dell'Italia a non somigliarle e così le capita suo malgrado di essere la regione alla rovescio - quella dove l'Alto sta a sud e la Bassa a nord, e i comunisti governano da 70 anni, come succede soltanto nelle fiabe di Berlusconi e a Modena e Reggio.
L'egemonia di un partito che sin da Togliatti aveva di comunista poco più del nome ci ha resi appena un po' diversi - diversi in un modo molto più sottile di quello che si immagina oltre il Po e sotto l'Appennino. Non siamo tutti stati "comunisti", neanche nell'accezione molto vaga in cui lo si era da noi. Nemmeno tutti figli di comunisti; a più della metà degli emiliani viventi non è capitato. Ma anche chi non ha mai lavorato per la ditta e si è sempre tenuto lontano dalle feste dell'unità, non poteva mandar giù i tormentoni dell'anticomunismo che altrove hanno invece funzionato così bene. Il PCI non ci ha mai dato da mangiare dei bambini; eppure siamo ingrassati anche noi, e più di altri (e anche noi da un certo punto in poi abbiamo cominciato a dare il benessere per scontato). Le chiese non sono diventate fienili; questi ultimi piuttosto sono diventati abitazioni, polisportive, biblioteche, centri culturali. Essere anticomunista in Emilia era possibilissimo, ma significava misurarsi contro il sindaco della propria cittadina, non contro Stalin: era molto spesso una sfida più difficile perché il PCI credeva più nella buona amministrazione che allo stalinismo, e finché funzionò riuscì a selezionare una classe dirigente di buona qualità - anche e soprattutto nei centri piccoli e medi.
Mezzo secolo di esercizio del potere avrebbe stroncato Pericle, figuriamoci il PCI. Ma anche questo è un carattere peculiare dell'esperienza emiliana. Non è una regione difficile da capire, ma non puoi leggerla, per esempio, con l'autobiografia della nazione che oggi va per la maggiore forte oggi, quella di Piccolo e dei suoi "Tutti". Il comunista da salotto che si affeziona al partito come alla squadra sfigata che vince poco ma quando nessuno se l'aspetta, ecco, questo magari era il PCI ovunque: ma in Emilia no. Da noi il PCI era già Bundesrepublik, un grosso e grasso ingranaggio che macinava giovani virgulti dal ginnasio non per risputarli intellettuali disincantati, ma burocrati noiosi e inossidabili, poco necessari a Roma ma imbattibili nel loro elemento. Il cursus honorum culminava nel Municipio di nascita o di adozione: due mandati da sindaco senza sgarrare, e poi un posto tranquillo in una municipalizzata o al limite nel consiglio provinciale. I nostri comunisti non avevano diversità da marcare o coltivare: li vedevi a cena con gli imprenditori e col vescovo. Non cercavano sconfitte dietro le quali nascondersi: in effetti non perdevano mai, non era previsto.
Poi cos'è successo.
Potrebbe anche non essere stato il muro di Berlino; nell'89, perlomeno, il sistema non registrò particolari squassoni: se fu l'inizio della fine fu un inizio molto lento. Ancora: se non è difficile capire l'imbarazzo di molti comunisti italiani nell'89 (soprattutto dopo il massacro di piazza Tienanmen), e apprezzare il coraggio di Occhetto, bisogna mettersi nei panni di quei particolari italiani che a Bologna, ad esempio, sostenevano il sindaco Imbeni: il muro poteva anche non essere più un muro, e l'URSS squagliarsi in una Comunità di Stati Indipendenti: ma Imbeni restava Imbeni, che c'entrava il muro di Berlino con Imbeni, siamo seri. Siamo pratici. Un mio muretto personale crollò al tempo del suo successore, Walter Vitali. Non saprei dire se sia stato un buono o cattivo sindaco: ma con lui era improvvisamente svanito un timore riverenziale che più che con la politica aveva a che fare con le dinamiche famigliari. Vitali era più giovane di mio padre, forse è tutto qui.
Quel che si è registrato, un po' dopo l'89, non è il crollo di questa o quella ideologia, ma un mancato passaggio di competenze tra due generazioni di amministratori. O forse siamo cresciuti noi e guardandoci attorno abbiamo visto per la prima volta una quantità imbarazzante di mezze pippe arrivate al Municipio o alla Provincia o alla Regione non si sa bene per quale congiunzione d'astri o scambio di favori. La persistenza in regione di Vasco Errani per più di due mandati - contro il buon senso e a un certo punto anche contro la legge - testimonia la difficoltà di una classe dirigente che fino a un certo punto ha saputo trovare e formare i migliori sulla piazza (Errani incluso), e dopo di lui, niente. Il diluvio.
Forse perché era troppo avvinghiata ai poteri che aveva coltivato per mezzo secolo; forse perché l'Italia stava cambiando più velocemente e i vecchi ingranaggi del partito non funzionavano più. Giravano ancora, producevano ancora quadri e amministratori; ma davano spesso l'impressione di girare a vuoto, scaricando sul territorio più detriti che leader.
La soluzione più logica era l'alternanza, ma chi ci ha provato non può in coscienza dirsi soddisfatto. Parma è stata la prima a provare il centrodestra: neanche dieci anni e si è ritrovata la giunta sotto inchiesta e il commissario prefettizio. Il caso di Bologna forse è più deprimente perché dimostra come neanche una sconfitta elettorale riesca a rigenerare un partito. Gli attuali notabili emiliani sono personaggi particolarmente opachi che nemmeno Renzi riesce a far luccicare. Il loro renzismo, peraltro, è sincero; com'era sincero il loro bersanismo, e il veltronismo, e il dalemismo e il togliattismo. È gente pratica, indossa i leader come le cravatte.
Domenica si vota e sono terrorizzati. Hanno paura che la gente non lo sappia. Non che non voti per loro; che non lo sappia. Certo loro non sarebbero stati in grado di far notizia, neanche se ci si fossero provati: hanno dovuto invitare Renzi ai comizi, come se non avesse niente di meglio da fare. La loro mancanza di carisma non sarebbe un dramma, se soltanto fossero buoni amministratori. Ma li conosciamo anche da quel punto di vista: sappiamo quel che hanno fatto fin qui e soprattutto quello che non sanno fare. Nel frattempo il territorio sprofonda, per una serie di abusi e negligenze che loro stessi hanno commesso o visto commettere dai predecessori. Non sono davvero un granché, ma i loro avversari sono talmente pittoreschi che nessuno si può augurare di ritrovarseli nel palazzo della Regione per cinque anni. Il M5S emiliano è quello che ha perso l'occasione più ghiotta di mandare affanculo il suo leader e diventare qualcosa di serio; la Lega, in quanto pallida e velleitaria imitazione di quella al di là del Po, mi pare la peggior Lega possibile.
Queste strane di novembre sono forse un anticipo di come saranno d'ora in poi tutte le elezioni: scarsa affluenza, scarsa attenzione, una scelta secca tra un centrosinistra discutibile e avversari semplicemente impresentabili. La scelta sarà quasi obbligata, ma se stavolta mi riservo di pensarci su non è a causa di Renzi. Renzi, nella crisi emilianoromagnola, c'entra poco o niente. Non è né merito né colpa di Renzi se il centrosinistra si è inceppato in una posizione di potere, dove non riesce quasi più a produrre buona politica, ma nemmeno a consentire ai concorrenti di evolversi e proporre alternative serie. È un problema di inerzia, di povertà di visione, forse di scarso coraggio. Non se ne esce di certo con un voto di protesta; ma in un qualche modo se ne dovrà uscire prima o poi.
L'Emilia mi è sempre sembrata più una regione della mente che della Repubblica: un luogo tranquillo, plasmato da un tetragono buon senso, dove nulla di terribile potrebbe mai accadere; e in generale tutti gli eventi straordinari dovrebbero avere la cortesia di avvisare per tempo. Alla prova dei fatti non è mai andata così. Ormai tutto è possibile ovunque; e come andranno stavolta le elezioni non lo sa davvero nessuno. Potrebbe essere l'occasione per tagliare un cordone ombelicale. Il problema è che forbici pulite in giro non se ne vedono, nessuno ha imparato a sterilizzarle.
Sono io il poveretto e chiedo scusa a tutti.
Da ora in poi cercherò di fare pochi interventi e mirati.
Buona domenica.
Perché non me ne ricordo una, sai.
Poi immaginare l'establishment che viene qui a leggere "schiena dritta", "madama la marchesa", "papà di renzi" e ci rimane male, mah, come dire, le tue cose contro l'establishment potresti anche tenertele per la letterina a Babbo Natale.
Contento di essere un poveretto con la schiena dritta.
riguardo il sindaco è diverso: quando fu eletto argan (avevo per lui un'ammirazione sconfinata, adoravo i suoi volumi di storia dell'arte) e poi petroselli fu una vera rivoluzione per roma e poi... be' siamo nella situazione emiliana: il centrodestra fa davvero pena e costringe a votare per gente strana...
Se continui a scrivere da anonimo, resterai confuso con quell'altro poveretto.
Distinguerti dipende unicamente da te: perché dovrei "provare a distinguere" gente che non si firma? Purtroppo funziona così: per me siete uno solo, ed è un tizio veramente molto scarso.
Io non sono un troll, semplicemente mi piace leggere quello che scrivi e talvolta commentare. Poche volte sono d'accordo con te ma non per questo ricorro all'insulto. Sono sicuro che lo scarso era riferito ad altri anonimi.
La prossima volta però ti chiederei di fare maggiore attenzione e provare a distinguere i diversi interlocutori per evitarti brutte figure.
Grazie
(È troppo scarso).
ma
boh
scusa eh ma il sabato davvero io mi annoio tanto
È da molti mesi che vieni qui, e da quel che scrivi non par di rilevare una grossa consapevolezza linguistica, né una gran maturità sessuale.
In parole che tu possa capire: lo si capisce benissimo chi è che non tromba fisso, qui.
Adesso calmati, fa un grosso respiro, esci e fatti un giro, su.
Non ce l'hai davvero con me, ce l'hai col mondo. Vaglielo a dire.
"Io sono scarso, ma anche tu..."
Lascia perdere le avversative. Tu sei scarso. È tutto quello che ti serve sapere.
Adesso esci, fatti un giro.
Preoccupante.
Lo sai perché?
Perché sei scarso.
Non sai nemmeno cosa sto dicendo.
Non ti cancello perché la pensi diversamente da me (tutti la pensano diversamente da me). Ti cancello perché sei scarso.
Puoi consolarti pensando che i politici rubano. Ma non è il motivo per cui sei scarso.
Però in questo modo tu hai sempre l'ultima parola, bravo Leo, sei furbo!
Cancella anche questo mi raccomando!
Probabilmente è inutile spiegarti perché sei scarso.
Non sta funzionando, non ti cancello perché sei fastidioso. Fai solo un po' pietà, non è l'effetto che vorresti ottenere.
Ci devi lavorare di più, non ci siamo.
il contrario invece si.
I politici vanno bene così.
I troll invece, vero problema di questo paese, possono e devono essere meglio
Salvini, il razzista utile
12-11-2014, 08:37come diventare leghisti, Emilia paranoicaPermalinkMagari i numeri, quando usciranno davvero, ci sorprenderanno come al solito: ma per ora Salvini è il miglior avversario che Renzi si possa augurare. Le sue sparate anti-euro sono ideali per parassitare l'elettorato grillino e cannibalizzare quello berlusconiano, indebolendo i due partiti concorrenti senza riuscire a risucchiarli completamente: le sbandate razziste lo rendono allo stesso tempo popolare e impresentabile. Salvini non può diventare l'uomo della provvidenza del centrodestra; il movimento che lo sostiene ha limiti strutturali enormi (da Bologna in giù). Allo stesso tempo finché c'è lui in scena è difficile che l'attenzione dell'elettorato di destra-centrodestra si coaguli intorno a qualche altro candidato più credibile, che finora non è saltato fuori. Molti voteranno Salvini in mancanza di meglio; ma molti altri, piuttosto votare un tizio del genere, sosterranno Renzi. Che ha tanti difetti, ed enormi; ma insomma, vuoi mettere?
Prendi me. Tra due settimane in Emilia-Romagna si vota e, salvo ripensamenti, mi concederò il lusso di non votare PD. Non si tratta, almeno nelle intenzioni, di un voto di protesta contro il governo Renzi: peraltro è difficile immaginare che il partito riesca a perdere le elezioni qui da noi: non dico che non ci si stia provando in tutti i modi, ma sarebbe un'impresa storica, la prima sconfitta dal dopoguerra. Questa continuità estenuante, che ha ragioni storiche ma che alla lunga sta causando una degenerazione della classe dirigente, mi ha spinto più volte a votare altrove: quasi sempre un po' più a sinistra. Farò così anche stavolta e probabilmente il mio voto andrà disperso. Almeno non voterò Renzi, visto che non mi sta piacendo. Ma tra due anni?
Tra due anni - uno più uno meno - si andrà a votare per la Camera con un sistema che non è ancora definito, ma che sicuramente polarizzerà le opzioni. Da una parte dunque Renzi, e dell'altra magari un Salvini o comunque un salvinoide anti-euro, anti-immigrazione, anti-zingari, ecc. A quel punto il voto a Renzi rischia di diventare un voto contro il razzismo, il fascismo, i pogrom, eccetera. Salvini potrebbe essere quello che Jean-Marie Le Pen fu nel 2002: il candidato impresentabile che al ballottaggio costrinse i socialisti francesi a ingoiare antiemetici e votare Chirac. Un razzista sciovinista ributtante ma - dal punto di vista di Renzi, e di chi lo sostiene - decisamente utile.
Formano coppie stabili, gli adolescenti vivono coi genitori ma preferiscono stare un poco discosti, hanno un canto molto variegato nonché trasmesso in maniera culturale. Al momento non spediscono sonde sulle comete... ma dagli qualche milioncino di anni e vedrai che cosa ti combineranno!
"se ricorderai un simpatico collega di salvini a suo tempo provocò un morto tra i rom in una roba simile"
davvero? di cosa parli? mica di borghezio no? quello ha "inavvertitamente" bruciato un giaciglio di zingari (credo) ma non è morto nessuno!
Fritz
Lo so che ti credi molto divertente, ma purtroppo è una idea che rimane confinata nella tua cameretta.
Ah no scusa, trattasi di malafede e disonestà intellettuale. Sempre, anche quelle.
Stai cercando di cambiare argomento perché non ti piace che ti si rinfacci questa cosa dei gibboni? Per favore, rispondi sui gibboni è impo.
D'altronde quando si è ospiti a casa di qualcuno non si impongono le proprie regole visto che nessuno ci obbliga ad intrufolarci.
E non venite a dirmi che gli anonimi scappano dalla guerra o dalla fame: mica stiamo parlando dei disperati che solcano il Mediterraneo. Insomma, a differenza dei rifigiati che si affollano sulle carrette del mare, nessuno obbliga gli anonimi a sbarcare sulle sponde di questo blog.
In calce a un pezzo dove un tizio dice che non voterà pd ci sei tu che lo chiami "piddino d'ordinanza". Non hai nemmeno letto il post.
Ma forse leggere è una cosa da superiorità antropologgica, tu sei antropologgicamente un'altra cosa e quindi il merito delle discussioni degli altri lo decidi tu.
Ok, ma facciamo a parti inverse: se io dicessi che tu ultimamente stai dimostrando una passione morbosa per i gibboni? È proprio una cosa che trasuda da tutto ciò che scrivi: io leggo solo gibbone gibbone gibbone.
Mi fai la cortesia di rispondermi nel merito? Che posizione prendi sui gibboni? Per favore non tenermi sulle spine.
Affermazione: "Fra tutti i casi positivi che potevi scegliere, hai scelto proprio X che è un caso negativo"
Risposta dell'Anonimo: "Perché dici che X è un caso positivo?"
Affermazione: "Gli spaghetti cuociono in 10 minuti, se li tieni di più diventano scotti"
Risposta dell'Anonimo: "Quelli come te che cuociono gli spaghetti scotti sarebbero un esempio di superiorità antropologica?"
Affermazione: "Secondo me questa volta D'Alema ha torto marcio!"
Risposta dell'Anonimo: "Perché difendi D'Alema, piddino del cavolo?"
Quanto alle supercazzole: chi di supercazzola ferisce, di supercazzola perisce, caro il mio anonimo che ne genera una ad ogni intervento.
Ma ti rendi conto che dal punto di vista dei gorilla di montagna, l'umanità è un vero e proprio cataclisma apocalittico che potrebbe portare alla loro fine del mondo?
Ottima anche l'autogiustificazione per esercitare la censura. Sempre meglio che rispondere nel merito, no?
Non credo proprio che la barba d'ordinanza significhi essere piddino
Io ho la barba e sono 10 anni che non voto proprio
Buona serata
Interessante però il meccanismo dei trollini a molla, detto anche "cosa succederebbe a parti inverse".
- Succede qualcosa (ad esempio pestano i piedi alla nonna di Renzi). Non ne scrivo nulla.
- L'anonimo interviene capovolgendo i termini: cosa succederebbe se la nonna di Renzi andasse in giro a pestare piedi innocenti? Scommetto che scriveresti un sacco di cose indignate (io in realtà non scrivo mai cose indignate, ma è difficile che se ne accorgano).
- Questa ipotesi costruita su un'inversione paradossale (se la nonna di Renzi andasse in giro a pestare i piedi io scriverei tantissimo invece di non scriverne niente) diventa una dimostrazione di una supercazzola a caso, ad esempio la superiorità antropologgica (che nessuno sa bene cosa sia).
Tutto è così ovvio, così mal recitato, che non credo nessuno se la prenderà se il prossimo "cosa succederebbe a parti inverse" lo cancello senza leggere oltre: confido che anche voi, a parti inverse, fareste la stessa cosa.
fare un'azione politica cercando di provocare una reazione, da sfruttare mediaticamente mi sa che si può chiamare proprio una provocazione (indipendentemente da quanti e quanto nazisticamente reagiscano)
non so dove chi e dove abbia scritto che il votante leghista sia il nemico, certo lo diventa quando incita al pogrom o fa quelle caratteristiche fiaccolate contro immigrati o rom o gay o salcazzo, diversamente dal dirigente o militante leghista che invece si può considerare un avversario in certi casi, un criminale in altri
in ogni caso inviterei a non considerare nemico chi - più o meno soffrendo - ha votato pd, ecco
"e il voto di protesta si disperda in vari partiti e movimenti vari così da fare pochi danni"
psichiatricamente si potrebbe definire (se tu fossi un m5strilli) "coda di paglia"
salvini che va a fare non so cosa vicino a un campo rom la considero sì, una provocazione (se ricorderai un simpatico collega di salvini a suo tempo provocò un morto tra i rom in una roba simile)
speravo si cogliesse il senso di disapprovazione quando ho scritto -> *i nostri testosteronici "antagonisti dei centri sociali" o quel che sono dovrebbero usare più il cervello che la mazza (in ambito politico intendo)*
oltretutto è nella stessa frase nella quale mi auguravo che "la voglia di pogrom abbandoni almeno la sinistra"
torno a dire:
è giusto dirmi che non so scrivere (peggio ancora quando vado di fretta), ma qui qualcuno non sa leggere o forse legge troppo di fretta
- L'episodio di Salvini aggredito non è il tema del post.
- Nessun individuo sano di mente e di sinistra può essere in cuor suo contento del fatto che la provocazione di Salvini sia riuscita, tanto che ci sono idioti che parlano di superiorità antropologica della sinistra e approfittano per la solita colpevolizzazione generale poiché sono abituati a cercare sempre altrove i colpevoli, come tanti altri italiani di sinistra, destra o centro. Ma i colpevoli veri sono i pochi deficienti ai quali spero che i compagni facciano un mazzo così, visto che Salvini ha giustamente di che gongolare. Chi non stigmatizza l'episodio e parla soltanto di "provocazione" è - politicamente - un imbecille. La provocazione è riuscita, e questo dovrebbe far riflettere non poco. In più il gesto di Salvini può anche essere disgustoso ma rientra nella legalità, a differenza quanto fatto dai suoi assalitori.
Per rispondere ad altro, questo post mi sembra asservito a un meccanismo consolatorio: il "tanto peggio, tanto meglio" affiora con prepotenza mostrando una scarsa capacità di capire lo stomaco del Paese, che non è detto che vada assecondato, ma deve essere necessariamente compreso anche nelle sue altre conseguenze. Se i sondaggi sulle intenzioni di voto danno la lega al 10% c'è un potenziale problema enorme che riguarda gli enti locali. Significa che un votante su tre (a spanne) al Nord appoggia la Lega, e non è cosa da poco. Non è una questione di semplici travasi di voto, è questione di scarsa voglia di comunicare con persone che sono - prima di tutto - spaventate. Vedere queste persone come il nemico solo perché si cagano in mano e agiscono di conseguenza (e guardando Renzi mi viene da dargli ragione) è un grave errore. Il PD, nel medio termine, rischia di pagare la fiducia accordata a Renzi (anche da chi lo considera un asset strategicamente importante perché "guardatevi in giro, c'è solo di peggio") in maniera molto pesante.
Sintetizzando il loro discorso è : anche se facciamo qualcosa di propriamente non bello e morale è comunque parte di un percorso che porterà al bene comune (assoluto).
Ai tuoi occhi poi possono sembrare due pesi e due misure ma è qui che ti sbagli.
Sempre due pesi e due misure, sempre.
La colpa è nostra che li abbiamo votati ..prima erano delle gran brave persone....
spesi male, fra tangenti e corruzioni /
ho comprato ministri faccendieri e giornalisti /
ho venduto il mio di dietro ad un amico americano /
e adesso cerco un'anima anche di seconda mano....
....scusa, mi e' venuto automatico
Difficile fare previsioni a lungo termine, ma chi lo sa che la storia d'Italia non venga un giorno riassunta così: quarant'anni di governo centrista, un ventennio di turbolenze, altri quarant'anni di governo centrista.
Poteva andare peggio, ma sarebe anche potuta andare meglio... meno male che almeno nell'Euro siamo riusciti ad entrarci, altrimenti la svalutazione ci avrebbe letteralmente soffocati.
quindi un salvini ci sarà comunque e mi sa che hai ragione te
in fondo fare ragionamenti col culo (o con altre parti del corpo) è una necessità per tante persone e qualcuno che esprima quelle idee c'è sempre stato
voglio dire: se renzi parla di diritti civili e berlusconi pure agli omofobi non resterà che votare lega o i partitini nazistoidi, magari senza dirlo apertamente, e succederà pure che alle prossime elezioni (per il motivo appena detto) la lega potrebbe avere un boom, togliendo voti agli altri partiti di protesta
oh, non sto facendo previsioni, tra l'altro non ci indovino mai
un partito tipo lega o m5strilli non andrà mai al governo da solo (renzi, per favore vedi bene che razza di legge elettorale stai scrivendo) e quindi sarà costretto a rivedere l'estetica delle proprie posizioni, ha cominciato a farlo perfino il m5strilli
naturalmente ogni tanto invece un movimento di protesta va la governo in modo "democratico" e così abbiamo p.e. la germania nazista che è la cosa più simile a un governo della lega io riesca a immaginare
quindi sì, spero che i nazistoidi italiani continuino a votare per tanti e concorrenti partitini da prefisso telefonico e il voto di protesta si disperda in vari partiti e movimenti vari così da fare pochi danni
l'altra cosa che mi auguro è che prima di fare decreti o accordi con altri partiti presenti in parlamento si discuta dei contenuti (di decreti e accordi) dentro il pd, per davvero
altra cosa che mi auguro è che la voglia di pogrom abbandoni almeno la sinistra (cosa sarebbe successo se salvini fosse sceso dall'auto?), oltretutto non è una cosa intelligentissima cadere nelle provocazioni degli stronzi... i nostri testosteronici "antagonisti dei centri sociali" o quel che sono dovrebbero usare più il cervello che la mazza (in ambito politico intendo)
Le nutrie contro il riscaldamento globale
22-01-2014, 22:08ambiente, catastrofi, Emilia paranoica, ModenaPermalink![]() |
Gazzetta di Modena |
Mi capita per la seconda volta in pochi anni di trovarmi ai margini di un disastro, il che oltre a farmi sentire impotente dovrebbe suggerirmi una grande cautela e magari il silenzio [seguono cinquemila battute]. Anche stavolta la vicinanza non mi consente di capire qualcosa in più, anzi il contrario: come ci capitò di sperimentare ai tempi del terremoto, più si è vicini più si è esposti a un flusso di informazioni che poi risulteranno false; è come se le bufale scaturissero proprio dalle stesse fenditure del terreno o degli argini. Io poi non sono più esperto di Secchia di chiunque lo attraversi uno o due volte a settimana: se mi dicono che il fiume andrebbe dragato posso crederci; se mi dicono che si rischia di eliminare le piante che invece servono a compattare gli argini posso crederci; se qualcuno accusa l'Aipo (l'agenzia interregionale del Po) di non aver manutenuto un tratto d'argine, subito gli do retta; se l'Aipo ribatte che l'ultima manutenzione era avvenuta in dicembre non ho argomenti per smentirlo, eccetera.
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Sulpanaro.net |
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Bastiglia, non mi ero mai accorto pendesse così tanto (Gazzetta di Modena) |
Su facebook intanto è scoppiata una specie di guerra tra le nutrie e il riscaldamento globale. Il secondo sapete tutti cos'è: è quello che ci rende sospetto qualsiasi fenomeno climatico, comprese le nevicate abbondanti in inverno o l'afa in estate - persino le mezze stagioni, ora che le abbiamo ritrovate, non riusciamo più a godercele; e se fossero preavvisi di catastrofe? Senz'altro negli ultimi anni sta piovendo tantissimo, e il livello del Secchia è tornato a essere un argomento di discussione: è alto, è veramente molto alto, ha tracimato nel saldino, l'anno scorso è arrivato quasi a pelo, no quest'anno è più alto ancora, eccetera. Che sia o no colpa del riscaldamento globale, a questo punto si tratta di una tendenza che dovrebbe portarci a delle conclusioni: allarghiamo le casse? Alziamo gli argini? Aggiungiamo canali? Qualunque cosa decidiamo di fare, ci costerà di meno dei danni che dovremo pagare se non facciamo niente. Purtroppo - è un vecchio discorso - la prevenzione non ti fa vincere le elezioni; il piangere sul latte versato a volte sì.
Quanto alle nutrie, si tratta di grossi roditori semiacquatici importati dal Sudamerica già da prima della guerra, con la sconsiderata idea di abbattere i prezzi delle pellicce. Quando il mercato espresse globalmente la sua contrarietà agli indumenti a base di pelo di ratto gigante, qualche sciagurato allevatore liberò le nutrie in un habitat dove si scavarono rapidamente una nicchia alle spese di altri animali autoctoni. Le nutrie sono grosse e scavano tane molto grandi; secondo l'Aipo il tratto d'argine potrebbe aver ceduto a causa di tane di nutrie, tassi o volpi. Le reazioni delle associazioni animalistiche non si sono fatte attendere: giù le mani dalle nutrie, non fanno niente di male, i responsabili sono ben altri, ecc. ecc.
Non essendo né un esperto di clima, né di habitat, né di nulla che non siano le storie che si raccontano tra di loro le persone, vorrei cercare di proporre una terza posizione: quello che è successo è semplicemente la prima rottura di un complesso sistema circolatorio che ha funzionato per mezzo secolo, ma che negli ultimi anni era visibilmente sotto stress. Chiedersi se sia stato il riscaldamento globale o se siano state le nutrie a spaccare venti metri d'argine, è come chiedersi se l'infarto di un tuo caro sia dovuto all'ipertensione o alle tre sigarette che si è fumato ieri. No, non sono state semplicemente le ultime tre; e allo stesso tempo no, non avrebbe dovuto fumarle. Per quanto sia complesso un sistema, il primo anello a spezzarsi sarà sempre il più debole: questo è il modo in cui finiscono le cose.
Questo è il modo in cui finiscono le cose. Non con un bang, ma con un lamento sottile. Non con le catastrofi pirotecniche dei film, ma un po' alla volta, col fango che sale e non si asciuga, e le polemiche sulle nutrie e la cementificazione, e gli aiuti che tardano. Ieri la Gazzetta di Modena apriva con un gigantesco MAI PIU' che riassumeva con precisione il nostro umore dominante, e allo stesso tempo ci alza un'ultimo argine d'illusione: forse dovremmo cominciare ad ammettere che invece queste cose succederanno ancora, e saranno la piccola parte di una complicata catastrofe che attraverserà giorno per giorno la nostra vita, e quella dei nostri figli. Abbiamo proiezioni (e non sono buone): sappiamo di quanto potrebbe alzarsi la temperatura, di quanto potrebbe alzarsi il livello del mare. Eravamo palude, potremmo tornare palude. Dipende tutto da noi? No, magari. Ci saranno incidenti, ci saranno altre cose che non riusciamo a capire finché non succedono. Ma dobbiamo organizzarci, è tutto quello che possiamo fare.
ma le nutrie si potrebbero sterminare comunque, esiste un animale più brutto e molesto e nocivo?
a parte l'uomo, voglio dire
ma, insomma... chiunque ha mai partecipato a una riunione di condominio sa cosa significa decidere il da farsi...
ma d'altra parte immagino che frane e terremoti e allagamenti hanno sempre colpito le case dei poveracci (intesi come persone qualunque), la differenza è che ora frega a qualcuno, mentre prima bastava raccoglie du' coperte e un pacco de pasta (dopo il cataclisma)
ecco, nel 2014 dopo tanti anni di suffragio universale dovremmo aver imparato a usarlo, ma forse sarà meglio riparlarne fra 2 o 300 anni
Potremmo dire che i Sumeri inventarono il metodo di produzione cosiddetto "antico orientale" (con sacerdoti, agricoltori, sistema sessagesimale e tutto il resto) solo per organizzare l'irrigazione e i flussi d'acqua in Mesopotamia, mentre noi ci dimentichiamo di organizzare i flussi di acqua in casa nostra solo per promettere meno tasse e vincere le elezioni.
Corre in cielo corre in cielo, oh! Battagliero
09-09-2013, 00:04Emilia paranoica, Il Post, musica, Ottanta, santiPermalink![]() |
Ma sul serio ti prendevamo sul serio? |
Giovanni Lindo Ferretti prende forse il nome da San Giovanni, che come lui perse la testa, o dall'Evangelista, che invecchiando appartato scrisse di rivelazioni e apocalissi con l'aria di chi la sa lunga e invece magari bastava variare il dosaggio; da Lindo, ovvero "pulito", perché seppe ripulirsi di tanta rumorosa malvagità diffusa negli anni della perdizione; e dai Ferri di cavallo, che lo sostennero nei terreni impervi quando più facile era ricadere nelle paludosi valli della concupiscenza.
GLF nacque, se Wikipedia non tira i pacchi, a Cerreto, in culo ai lupi, nel decennale del primo giorno della Resistenza antifascista; e fu buon figliolo e chierichetto e spesso deliziava i parrocchiani cantando gli inni a maggior gloria di Dio eccetera. Crescendo nell'appennino reggiano fu avviato sin dalla più tenera età alla professione maggiormente richiesta in quelle terre benedette da Dio, ovvero l'operatore psichiatrico, cioè psico-socio-assistenziale, cioè assisteva i matti in manicomio anche se non si può più chiamare manicomio e non è giusto chiamarli matti e però andateci voi sul Crinale, andateci, poi ditemi. Fu forse operando in quel settore strategico dell'economia reggiana che incrociò per la prima volta il demonio, che stese la sua ala sopra di lui e gli disse, Lindo, dam rèta, i matti che cerchi non sono qui, va' in stazione e prendi il primo treno per Berlino, amarcmand, Ovest. Lui obbedì ma in cuor suo temeva che una volta arrivato nell'avamposto della civiltà occidentale non si sarebbe trovato a suo agio per la mancanza di cavalli e l'inveterata tendenza dei nativi a parlare in tedesco. Ma non temere Lindo, gli disse il demonio, ti manderò un tizio che conosce il reggiano come te, puoi chiamarlo Zamboni, insieme passerete il Muro e scoprirete il fascino vintage dei colbacchi e della cartellonistica del socialismo reale con quindici anni di anticipo su tutti i potenziali competitors. Poi tornerete in Italia e trasferirete lo stesso tipo di ironia sull'Emilia oppressa dal giogo del Partito Comunista Più Grande d'Occidente. E così fu, e per anni GLF divenne il punto di riferimento di una generazione di sconquassati che non sempre andando a furiosa caccia di gomitate in mezzo alla pista percepivano l'ironia demoniaca di chi cantava Voglio rifugiarmi sotto il patto di Varsavia.
Fu forse lo stesso demonio a rendersene conto, nel mentre che l'Unione Sovietica liquidava il Comecon, e gli disse: Lindo, qui cominciano a mancare i punti di riferimento, basta pankeggiare contro tutti, qui tra un po' ci sarà fame di guru e tu hai la fisionomia giusta. Cosa devo quindi fare? Chiese GLF. Boh, rispose il demonio, prova a a prendere le cose più sul serio, riscopri i valori veri in cui crede la gente, che ne so, la Resistenza, la pace nel mondo, la natura incontaminata. "Posso metterci i cavalli?" chiese GLF. Va bene, perché no, se ci tieni, infilaci pure i cavalli, e il tramonto dell'Occidente. E mi raccomando, ieratico. "Cioè?"
"Eh, come faccio a spiegarti, hai presente Battiato quando ha cominciato a sedersi sul tappetino in mezzo al concerto?"
"Forte Battiato, posso metterci anche Battiato?"
"Certo, mi fa piacere se ti piace, è un altro mio cliente" (continua sul Post...)
Ratzinger un debole e Bergoglio un piacione. Scommettiamo? :-)
E a Tel Aviv la gente fa troppe feste per i miei gusti.
http://www.deejay.it/video/puntata-6-tel-aviv/330582/
la storia dei cristiani n'è piena!
e che i punk, per loro natura, non andrebebro mai presi sul serio (non prima, né dopo e men che meno durante)
comunque sarà l'età (la mia o la tua, non so) ma sembri addirittura migliorare, 'sto post è davvero bello:
ispirato, poetico, dememziale, ironico... punk?
Lo spleen di Sorbara di Bomporto
31-08-2013, 01:21Emilia paranoica, poesia, Svuotando i solaiPermalink1993
I mille fogli sparsi in cui il destino
mio ricercavo in un segno, una traccia
stan nel cestino
della cartaccia.
Le corde e i tasti che in giorni volati
tanto sondai, cercandone l'incanto
giaccion scordati
lì, in un canto.
Dei cieli troppo azzurri sono stanco
dei tuoi occhi verdi non ne posso più:
mi sa che lascio questo foglio in bianco
e imparo a manovrare le autogrù.
Le autostrade
15-08-2013, 01:51auto, Emilia paranoica, papà, poesia, Svuotando i solaiPermalink(2000)
Vede ora il mondo con gli occhi di suo padre
Un grande esploratore di autostrade
Quella che porta al mare ha quattro strisce
Lisca di pesce in fondo alla pianura
Chi entra al casello a volte ha un po’ paura
Chi entra al casello a volte non ne esce
Danza la bambolina allo specchietto
ha un occhio ancora aperto
il collo è rotto
Vede ora il mondo come l'ha visto il padre
Ma come sono grandi le autostrade
Meditate, gente, e pentitevi!
tra santi e poesiole, ci siamo rotti il c...
ti amiamo e ti leggiamo, perché sei, sì, il migliore
non poeta, non agiografo: ti vogliamo bloggatore!
Fottiti apocalisse
16-07-2013, 13:12catastrofi, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, Emilia paranoica, fb2020PermalinkI Kaiju. Io non sono sicuro che a Cuneo possiate capire, che rompimento di coglioni siano i Kaiju. Uno guarda il telegiornale e pensa di farsi un'idea. Anch'io la pensavo così, poi si è aperta la faglia qua dietro. Niente di paragonabile per carità, lo sappiamo che i nostri son kaiju ruspanti, che non tirano giù grattacieli o centrali nucleari. Al massimo se la prendono con un condominio, una palestra, un magazzino. Però davvero non avete idea, di quanto rompano i coglioni i kaiju. Anche quando non escono. Magari stanno fermi per un mese - pensate che in quel mese noi si dorma? No, no, ci vanno nei sogni, li calpestano, sgambettano nei nostri progetti del futuro, ci lasciando la bava, fanno questo i kaiju. Ti svegli urlando: ma prenditi piuttosto un condominio. E lasciami i sogni. Prendi quello sfitto qua di fianco. Tanto i prezzi son crollati. Fanno questo i kaiju. Si siedono sul tuo mutuo ventennale, ci fanno la cacca di ammoniaca. Ti svegli sudato e vedi tua moglie che sta ditando lo smàrfon.
"Ma cosa fai a quest'ora".
"Ho sentito qualcosa".
"Stavi sognando".
"L'hai sentito anche tu, ti sei svegliato".
"Mi sono svegliato per la lucina di quel cazzo di smàrfon".
"Vedi? Lo sapevo io. Ne è uscito uno di seconda categoria, a Massa Finalese".
"Un kaiju di seconda categoria".
"Esatto".
"Mi hai svegliato per un cazzo di kaiju di seconda categoria, non lo senti nemmeno con gli strumenti un kaiju di seconda categoria".
"Magari adesso viene qui".
"Da Massa fin qui, certo. Manco i pompieri chiamano più, per un kaiju di seconda. Non ci vanno neanche i vigili urbani".
"Potrebbe essere l'inizio di una sequenza".
"Se prova ad attraversare il Secchia se lo mangiano le pantegane, un kaiju di seconda categoria. Io te lo rompo quello smàrfon di merda".
"Me l'hai regalato tu" (continua su +eventi)
Non so se da Cuneo riusciate a capirci, è che ce li portiamo a letto i kaiju. Di giorno rovistiamo i solai, le cantine abbandonate. Troviamo vecchi bracci di gru, motori dei Landini, campane sganciate da campanili sigillati.
“Ma cosa ci vuoi fare con la campana, dai”.
“È bronzo, è buono, ci facciamo la testa”.
“All’età del bronzo siam tornati?”
“Per prendere la rincorsa”.
Siamo la resistenza, cos’altro dovremmo essere. Abbiamo vaghe nozioni del tempo e dello spazio. A volte in qualche cassetto ci imbattiamo in un tesoro dell’infanzia – un torso intero di un Mazinga Z, qualche arto di Jeeg robot d’acciaio.
“Questo a diesel funziona”.
“E i raggi gamma?”
“Potremmo usare le resistenze”.
“Si fonde tutto”.
“Va bene, fottiamoci dei raggi gamma. Cerchiamo un’alabarda”.
“Spaziale”.
“L’antenna di via Marx”.
“Perfetta”.
Se avessimo saputo che tutto questo ci sarebbe servito – le catene di trasmissione dei Ciao Piaggio, carcasse di betoniere, l’argano dell’OM Lupetto, le teste di Daitarn…
“Non ci facciamo un cazzo con una testa di Daitarn”.
“Ma dai, è così bella”.
“Lo sai che va a energia solare, sì?”
“Così non sporca”.
“No, macché, devi soltanto rivestire tutta la città di pannelli fotovoltaici, pregare che non piova e aspettare che carichi per una settimana. E dopo hai abbastanza energia per fargli fare la demo. Hai presente la demo, sì?”
“E ora con l’energia del sole vincerò!“
“Con l’aiuto del sole vincerò. E poi si spegne”.
“Ma no, dai”.
“E il kaiju se lo incula”.
“Che schifo”.
“È successo, sai. A un Gundam di Crevalcore. Si è sbilanciato e si è bloccato a novanta. Il kaiju gli è arrivato dietro in un attimo”.
“Viviamo in tempi orribili”.
Ai bambini non sappiamo cosa dire. Tesoro, ci dispiace, abbiamo fatto un mutuo in una terra di mostri che non avevamo previsto – benché in certi affreschi cinquecenteschi ferraresi risultassero chiarissime evidenze di combattimenti tra draghi ed enormi armature – pensavamo fosse mitologia, pensavamo fosse fiction, ci dispiace tanto. Pensavamo che sarebbe andato tutto bene, l’economia avrebbe tirato per sempre, e sopra i vani degli euromissili americani avremmo riempito tutta questa vallata di villette a schiera col giardino l’altalena e la cuccia del cane. Invece stiamo scavando rifugi anche per te, tesoro. Facciamo fatica a guardarli in faccia, i bambini, e ci rimettiamo a rovistare vecchi garage.
“Una tastiera alfanumerica, potrebbe servire”.
“Se si leggessero le lettere… butta via, è uno Spectrum a sfioramento, ti partono le lame rotanti senza che te ne accorga. Ci tagliamo i piedi da soli”.
“Non ce le abbiamo le lame rotanti”.
“Mio cugino ha detto che ci porta le frese in ghisa, andranno bene. E questa che cos’è?”
“Robaccia, butta via”.
“Ma sembra antropomorfa”.
“È un pezzo di transformer”.
“Bleah. Ti suona il telefono”.
“Ah sì, è… è l’allarme”.
“Che palle. Che dice?”
“Ma niente, un… un terza categoria”.
“Dove?”
“A Fossoli”.
“Che palle. Che palle”.
“Avevano appena riaperto la scuola”.
“Viene verso di noi”.
“Piscerà su tutta la ciclabile, io adoro quella ciclabile. E la ferrovia…”
“Se intercetta il regionale per Suzzara fa un macello. Ci andiamo?”
“Non so. Abbiamo il torso di un Mazinga, i cingoli di un fiat trattori, la testa in bronzo…”
“Abbiamo l’alabarda”.
“In fondo è solo un terza categoria, voglio dire, gli fai un po’ di paura e scappa via”.
“Oppure gli spacchiamo il culo”.
“Pensi che possiamo?”
“Guardati intorno, fratello. Sta andando tutto a puttane. Dove vorresti essere mentre tutto va a puttane? Dietro una scrivania? In un cantiere? O dentro un torso di Mazinga?”
“Va bene, si va a Fossoli”.
“Stavolta gli spacchiamo il culo a quel bastardo. Dammi la mano”.
Abbiamo l’alabarda. Abbiamo i cingoli. Le lame rotanti arriveranno. Cancelleremo l’apocalisse un po’ per volta, come uno scarabocchio: con le nostre gomme staedtler smangiucchiate. I bambini alzeranno la testa e ci guarderanno negli occhi, e vedranno degli eroi.
(Pacific Rim è un film di Guillermo del Toro, costato dieci milioni di dollari in meno di World War Z e dieci milioni di volte più bello, con i robottoni di quando eravamo piccoli – sono proprio loro, sono arrugginiti, hanno tutte le scritte consumate, e si smontano appena provi a usarli. Ma sono tornati. Il mondo ormai se ne frega, il mondo ha altre priorità, ma loro hanno un lavoro da finire, un’apocalisse da cancellare. È difficile da spiegare, e non so se a Cuneo interessi. È un film di enormi robot che le prendono da enormi lucertoloni, e io ho pianto per mezz’ora. C’è che odio i kaiju. Li odio veramente tanto).
Pare che sia molto bello anche in 3d – lo dice Bernocchi ed è uomo di fede – la versione in occhialini è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:05 22:45 e al Multisala Impero di Bra alle 21:15. Lo trovate in 2d al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:00 e alle 22:40; ai Portici di Fossano alle 21:30; al cinema Italia di Saluzzo alle 21:30.
tutto il mio giorno, a casa mia ci sono kaiju che distruggono la citta', le strade, i parcheggi. Feriti, incendi e polizia.
mio figlio mi ha sfinito... ed io a riprenderlo: "in italiano si dice mostri, dinosauri!"
professore che lingua devo insegnare a mio figlio, se anche l'italiano si sta nipponizzando?
:-) con affetto
Ma considerata la tua attività su ipi e sul tuo blog, è un po' come citofonarmi per avvertirmi che mi hai lasciato un messaggio in segreteria. Riesci sempre a stupire.
Andrea Zanardo is a stalker and he must be punished for that.
http://allegroefurioso.wordpress.com/2013/07/17/394/
Mi ricordano le idiozie che inevitabilmente girano tra maschi adolescenti (già ai miei tempi: che adesso girino anche tra le femmine mi sembra una conferma dell'inesorabile scivolamento di questo Paese verso il terzo mondo), per cattiveria, per conformismo, o per semplice stupidità. E non sono ricordi che mi suscitino nostalgia, anzi.
tibi
me ne viene in mente solo una però... questa recensione
la mia prima figlia è femmina all'inizio degli anni '80, quindi candy candy, heidi, lady oscar, lupen, hallo spenk, lamù, ecc.
anni dopo il maschio era più splatter (guardava documentari sui bacarozzi e collezionava mute di cicala) e dragon ball, ma più che altro simpson, e un po' dopo south park ecc.
pochi robot...
comunque se fanno lamù contro gozilla ci vado di corsa
oppure chessò lady oscar contro calderoli
(e ci aggiungerei un bel LOL che fa tanto inizio XXI secolo)
Guarda che se poi vado a vedere il film e non ci trovo l'Emilia Paranoica, ci rimango male.
E ti mando un kaiju contro il blog.
Magari travestito da abitante di Brighton.
O forse no.
Certi kaiju meglio non evocarli.
Neanche a Crevalcore, dove sta un mio omonimo.
“Che schifo”.
“È successo, sai. A un Gundam di Crevalcore. Si è sbilanciato e si è bloccato a novanta. Il kaiju gli è arrivato dietro in un attimo”.
”Viviamo in tempi orribili”.
[...]
"gli spacchiamo il culo” (repeat)
Questa recensione l'avevi proposta a La Padania ma te l'hanno rifiutata perché era sotto al loro standard?
tibi
Il terremoto e le palle di Grillo
29-05-2013, 03:48Beppe Grillo, Emilia paranoica, ho una teoria, terremoto 2012Permalink
Il 29 maggio del 2012 fu il giorno più lungo per i terremotati della bassa emiliana, molti dei quali stavano cercando di superare lo shock sperimentato una settimana prima ed erano tornati da poco sul posto di lavoro. Le interminabili scosse tra le nove e le tredici non furono un colpo micidiale soltanto per chiese e capannoni, ma anche per il morale di migliaia di persone. Quello che capimmo il 29 è che non si trattava semplicemente di un terremoto, ma di qualcosa di più lungo e perfido: uno sciame sismico, uno stillicidio di scosse e scossette che poteva rubarci il sonno e la tranquillità ancora per mesi e forse per anni. Proprio come lo sciame del 1570-1574, che aveva terrorizzato Ferrara per più di quattro anni. Quello che facemmo in molti la sera del 29 - piantare una tenda in cortile - nel 1571 lo aveva fatto il duca Alfonso nei giardini estensi. Nulla di nuovo, insomma: quello di Ferrara è uno degli eventi sismici che ci hanno lasciato una più ampia documentazione storica. I documenti, però, ogni tanto qualcuno dovrebbe fare la fatica di andarseli a leggere: sennò restano lettera morta e ci si convince - in barba alle mappe del rischio sismico - di vivere in terre misteriosamente sicure.
Il 29 maggio del 2012 Federica Salsi - consigliere comunale m5s a Bologna, non ancora caduta in disgrazia presso l'entourage di Grillo - segnalava sul suo profilo facebook il vero colpevole dei terremoti in Emilia: il fracking delle compagnie petrolifere in combutta con "Matto Morti". Fonte: un video complottista proveniente da un sito universalmente screditato. La Salsi lo aveva trovato su internet e non si era posta il problema di verificare se effettivamente ci fossero prove di un'attività invasiva come il fracking in Emilia, o in Italia, o in Europa. Fu senz'altro un'imprudenza, da parte di una persona ancora poco esperta di comunicazione. Diverso dovrebbe essere il discorso per Beppe Grillo, che inesperto non è, e che ha avuto tutto il tempo per approfondire il problema - se proprio ci tiene a parlarne. Anche perché nel frattempo è passato un anno e nessuno ancora ha capito o visto dove le compagnie petrolifere avrebbero estratto gas o altro nella bassa emiliana. Negli USA, dove il fracking si fa sul serio, di solito vengono evacuate intere contee.
Nelle dichiarazioni strappate dai giornalisti a Mirandola, e al comizio di Sestri Levante, Grillo ha giocato ancora una volta sull'equivoco tra fracking e stoccaggio di gas. Sono due cose molto diverse: la prima in effetti può provocare scosse - forse anche superiori al grado 5 magnitudo - il secondo no. In ogni caso nella bassa emiliana non risulta né l'una né l'altro (continua sull'Unita.it, H1t#181)
schiacciante vittoria?
non so se mi stai leggendo nel pensiero, ma nel caso stai leggendo male
non so perché, te paoli', ti sei sentito chiamato in causa...
dove ho scritto "certi grillini"
"grillino che sei in agguato"
"mezzasega"?
personalmente non sono contento se quasi metà degli elettori non va a votare. essendo, in una qualche misura, deluso da grillo e dal m5s posso essere solo parzialmente sollevato se questa delusione sembra essere condivisa da altri
queste elezioni insegneranno qualcosa al piddì? lo spero (a giudicare dalle parole di letta non direi)
queste parole insegneranno qualcosa a grillo e al m5s? lo spero (a giudicare dalle parole di grillo e altri non direi)
ma paoli', acuto cinquestelle con apparente scarso senso dell'umorismo, concordo con te nel consigliare di tener d'occhio ognuno l'interno delle proprie mutande (non vorrei sembrare schizzinoso, ma le mutande altrui mi interessano davvero poco)
un'ultima cosa, prima che leonardo ci censuri - giustamente - per tristezza, qualche tempo fa qualcuno ironizzava su bersani che era riuscito nell'impresa di non vincere contro berlusconi in quelle condizioni storiche... per questo ironizzavo col m5s che ha avuto un risultato poco brillante contro alemanno e marino in queste condizioni storiche (ti prego: non dire che è colpa di repubblica o dell'unità)
Cioè non esistono rischi ambientali legati all'uso del fracking?
"C'è chi sostiene che usando acqua pressurizzata in prossimità di faglie attive, la sollecitazione potrebbe attivare movimenti sismatici. Ci sono elementi che confermano questa ipotesi, ma non in modo tale di scatenare un sisma disastroso. Tenendo conto che le perforazioni avvengono a sei-settemila metri di profondità. Ma le faglie, per via dei movimenti geo-tettonici, tendono a caricarsi naturalmente di energia che poi sfocia in terremoti dannosi. Dunque perforarle con il fracking potrebbe addirittura contribuire a rilasciare parte di quella energia, evitando catastrofi, come il sempre temutissimo Big One che prima o poi dovrebbe spazzare via la California che sta sulla faglia di Sant'Andrea. Tesi e antitesi, come si vede. Sono stati fatti esperimenti e studi ma la verità è che non esiste un parere scientifico univoco sulla questione".Cosa rispondiamo, allora, a chi è convinto che il recente sisma in Emilia sia una conseguenza di anni di fracking eseguito su quel territorio?
"Che bisogna essere molto cauti e non cedere al facile allarmismo. Anche se le tecniche di microfratturazione idraulica possono generare una micro-sismicità molto localizzata e piuttosto limitata. Sono stati comunque registrati alcuni terremoti, probabilmente indotti, superiori al 5º grado della Scala Richter. Ad esempio nel Rocky Mountain Arsenal, vicino a Denver in Colorado, nel 1967. Dopo l'iniezione di oltre 17 milioni di litri al mese di liquidi di scarto a 3.670 metri di profondità, furono rilevate una serie di scosse indotte localizzate nell'area, con una punta massima di magnitudo compresa fra 5 e 5,5. Questo non significa che le trivellazioni in Emilia abbiano prodotto il sisma. Mi sembra francamente improbabile in quel caso specifico".
assomigliano tanto ai craxiani quando perdevano...
comunque va bene così, spero solo che il risultato non alleggerisca il peso dalle spalle del piddì
grillino che sei in agguato: sì, alle prossime elezioni spaccherete il culo ai passeri, sì, siamo morti, morti, morti!
ma certo non essere neanche arrivati al ballottaggio a roma contro marino e alemanno... aiutami a trovare la parola giusta... mezzasega?
Noi emiliani siamo razzisti (tranne te)
20-05-2013, 02:16autoreferenziali, Emilia paranoica, Mondo Carpi, segnalazioniPermalink«Ecco, grazie capo.»
scusa ma era piu' forte di me...
odio gli eletti, i raccomandati da dio o chi si sente superiore.
sono razzista al contrario.
e poi zanardo e' una simaptica macchietta dai.
uno spiraglio di luce (divina) in questa lunga stagione di pioggia tropicale giapponese.
un saluto dalla terra dei terremoti
mica tutti eh, solo quelli stronzi
http://masonicpress.wordpress.com/2011/06/26/a-palestinian-becomes-grand-master-of-israel/
si gli italiani sono fottutamente razzisti. lo vedo tutte le volte che torno in italia. lo vedo con gli occhi dello straniero che in Giappone sono , lo ascolto nelle parole di mio fratello fascista (ed hai voglia a spiegargli che io, il fratello sono lo straniero in un altro paese), lo sento nei commenti dei giornali e nelle parole di mio padre ("l`italia e` il paese piu' bello del mondo", pur non essendone mai uscito), ecc...
vedrai con i figli degli immigrati che festa di italianita`
E pero', i mussulmani nella tendopoli che chiedono due cucchiai diversi, onestamente, mi paiono abbastanza poco affamati da potersi permettere di saltare un pranzo (e lo stesso, va da se', varrebbe per un cattolico che non volesse, in una tendopoli, mangiare carne di venerdi' santo; o un ebreo che volesse, in una tendopoli, due set di posate per carne e latticini; o un bambino di sei anni che volesse, in una tendopoli, la pasta come gliela fa la nonna e senza verdure). In fondo, l'obesita' e' un problema serio.
Santo Cavalieri
La storia poi si è moltiplicata col tempo; l'ho sentita associata a tre campi diversi; si racconta di magrebini che avrebbero sputato in tutte le pentole di un campo; nessuna prova, sempre sentito-dire.
(Non è affatto un periodaccio in realtà. Rispetto all'anno scorso, soprattutto).
no perché un secolo fa una collega mussulmana, che sapevo osservante, ordinò una braciola. Io le avevo prontamente detto che braciola = maiale e da allora mi interrogo se ho fatto bene a metterla di fronte al dilemma: avere la sua braciola o salvare la faccia? Forse allora avevo ragione io.
Nascondici o Geminiano
31-01-2013, 05:59Emilia paranoica, Il Post, Modena, santiPermalink
31 gennaio - San Geminiano (312-397), patrono e difensore di Modena, Attila non passerà!
È il 31 gennaio e dovrei parlare di Modena e del suo biancobarbuto patrono, ma non ci ho voglia. Se proprio devo dirla tutta, io ho sempre tifato Attila. Quante volte a un semaforo, o errando alla vana ricerca di un parcheggio, o nel fetore piccionesco del centro l'ho invocato: vieni Distruttore, fin troppo hai errato nella valle, salta fuori dalla nebbia e ràdici al suolo. E invece no, Attila non s'è mai fatto vivo. Era atteso per il 452, aveva già devastato Aquileia - cos'è Aquileia? Niente, appunto, da quando ci passò Attila. Ma prima era la quarta città italiana per grandezza. E poi aveva saccheggiato Padova, Bergamo, e un sacco di altre città che terrorizzate gli aprivano le porte senza neanche provare a resistere. Ma Mutina (Modena) no, Mutina attivò lo schermo protettivo, ovvero invocò il patrono e questi benigno dall'aldilà fece scendere la nebbia. La leggenda tradisce il pregiudizio che Attila fosse un coglione, un subumano, uno che attraversa la Valpadana come una steppa senza fare neanche caso alle strade romane, che pure son lì, sono comode, tu prendi la Aemilia (oggi SS9) a Mediolanum (Milano) in direzione Ariminum (Rimini), e nebbia o non nebbia ci arrivi a Mutina, semmai il grosso rischio è passare oltre e non farci caso perché non è questo granché di città, diciamo, con tutta quella rete fognaria che resterà a cielo aperto fino al Novecento. Ma Attila non era quel buzzurro che si pensa in giro. Sì, era unno, aveva imparato a cavalcare prima di camminare eccetera. Ma era cresciuto a Ravenna, ostaggio degli imperatori di occidente; parlava correntemente latino; è difficile pensare che non riuscisse a orientarsi su un piano padano che è quasi cartesiano. La triste verità è che Attila, Modena, l’ha snobbata: non gli interessava. (continua qui).
http://www.ilpost.it/leonardotondelli/2013/01/31/attila-e-la-fuori-nella-nebbia/2/
Consiglio di continuare a leggere: è spassoso e poetico allo stesso tempo... come al solito ;)
@ il post che mi spia:
brigadiere sofri, belline le foto di mia nipote ve'?
Il soviet in provincia di Grosseto
16-01-2013, 03:13Emilia paranoica, Il Post, memoria del 900, Modena, Mondo Carpi, preti parlanti, santiPermalink![]() |
Lo so, lo so, ma Castellitto aveva già fatto sia don Milani che padre Pio. |
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La chiesa di San Giacomo Roncole, dopo le scosse del 29 maggio scorso. Anche Fossoli è stata duramente colpita dal terremoto. |
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Danilo, “Barile”. |
A differenza di altri preti rivoluzionari, che sotto la tonaca nascondevano una formazione classica persin troppo raffinata, Zeno non diede mai nella sua vita l’impressione di semplificare le sue idee per il volgo incolto: le idee di Zeno erano già semplici, e il volgo incolto era quello da cui proveniva lui, che aveva abbandonato la scuola a 14 anni, per poi vergognarsene. Quattro anni più tardi, arruolato alla Grande Guerra, sperimenta lo choc che gli cambia per sempre la vita. Niente bombardamenti: una semplice discussione di politica nelle retrovie con un compagno di branda, un amico anarchico. L’eloquenza di quest’ultimo lo annienta, lo umilia di fronte ai camerati. “Come in una bolgia infernale quasi tutti i soldati presenti cominciarono ad esaltarsi in favore del mio avversario: fischi, sgarberie, urla mi costrinsero al silenzio“. Perché non è riuscito a difendere le sue idee di bravo cattolico? Perché non è istruito, l’anarchico sì.
Al ritorno dal fronte Zeno informa il suo prete che ha intenzione di studiare teologia e diritto, da privatista. Le prime pagelle saranno agghiaccianti, ma Zeno è determinato: vuole diventare l’avvocato dei poveri. Riesce effettivamente a laurearsi alla Cattolica, ma poi preferisce farsi prete, convinto che i poveri si difendano meglio così. Nel ’31, durante la stessa cerimonia prende i voti e adotta il suo primo figlio, “Barile”, un giovane molto promettente ladro di polli che era andato a prelevare direttamente alla caserma dei Regi Carabinieri. Il primo di quattromila, dice la biografia ufficiale. Per tenere occupati i suoi piccoli apostoli, Zeno si affida alle sue passioni: il circo e il cinema. Trasforma gli orfani in saltimbanchi e affida loro la spericolata gestione delle sale parrocchiali. Gli porta fortuna la passione per i film americani, boicottati dal circuito delle sale ufficiali fasciste: noleggiarli costa poco, e le sale alla domenica sono sempre piene. A metà spettacolo i ragazzi accendono le luci e don Zeno fa la predica per quelli che a messa al mattino non c’erano, la maggior parte. Però chi a messa ci è venuto entra gratis: fuori dalla chiesa i Piccoli Apostoli ti timbrano il polso, come in disco.
A metà anni Trenta, nella Bassa modenese, i double feature dei Piccoli Apostoli, film+predica, sono lo show più trasgressivo consentito dal regime. Zeno riuscirebbe anche a guadagnarci, se non avesse una famiglia sempre più numerosa e se non reinvestisse parte del ricavato in una tipografia e in una bicicletta di corsa, poi in una moto, poi in una Balilla Torpedo, nel tentativo di simulare l’ubiquità in quello che ormai è un circuito alternativo, cinque sale diverse nel giro di 70 chilometri, in cui si proietta film americani introvabili altrove.
Un’altra cosa che ricordo di Nomadelfia è il religioso silenzio con cui il gruppo familiare assisteva alla trasmissione del telegiornale. “Religioso silenzio ” non è un modo di dire, era il medesimo che si sentiva durante le preghiere. Noi visitatori eravamo sorpresi dal fatto che i nostri coetanei guardassero i notiziari con tanta attenzione, e in breve scoprimmo che era una delle poche cose che si potevano guardare senza, come dire, censure. Perché a Nomadelfia quando ci sono stato c’era una sola antenna, in cima alla collina, che captava i programmi e alcuni (i notiziari) li ri-trasmetteva direttamente; tutti gli altri li filtrava, lasciando passare soltanto le cose, come dire, adatte. Era il secolo scorso, non esisteva ancora non dico il wi-fi ma nemmeno il protocollo http, magari adesso è tutto diverso. Anche se il sito di Nomadelfia dice che
L’uso della televisione è libero per quanto riguarda l’informazione, mentre si opera una scelta dei programmi visibili che sono trasmessi via cavo dalla emittente interna.
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Siori e siore, i piccoli apostoli. |
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Irene? |
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"Fev dò mòcc!" |
Essendo nelle nostre mani anche la parrocchia di Fossoli, ci sarà facile aggregare alla erigenda parrocchia di Piccoli Apostoli soli; quel territorio che man mano ci occorrerà per crearvi le nostre borgate. Così avremo nella S. Madre Chiesa una prima parrocchia dove la legge di vita dei parrocchiani è la fraternità cristiana in tutti i settori della vita personale, famigliare, sociale: Nomadelfia (dove la fraternità è legge).
Sorgeranno le borgate, ognuna di esse sarà parrocchia alle dipendenze dell’Opera e finalmente una diocesi. In pochi anni, se le vie di Dio continuano di questo passo, saremo una diocesi dove non esistono né servi né padroni, ma soli fratelli in Cristo, tutti dediti all’apostolato nel mondo.
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Tagliano il filo spinato per entrare. |
Le vie di Dio, non occorre sottolinearlo, presero alla svelta un’altra direzione: l’idea di una Diocesi-Kolchoz nella bassa modenese tramontò rapida quanto rapido aumentava il debito dell’Opera Piccoli Apostoli, perché gli emiliani erano ben lieti di prestare al buon Zeno quanto gli serviva, ma mica a fondo perduto, anzi con gli interessi. I debiti furono il modo in cui il sistema bocciò il progetto di don Zeno, ma per farlo sloggiare ci volle la Celere di Scelba. I minori furono dispersi negli orfanotrofi. Nel frattempo, grazie a una pia e generosissima donazione di Maria Giovanna Albertoni Pirelli, Nomadelfia aveva aperto una filiale in Maremma, un luogo dimenticato da Dio e dai lupi, nel quale i Piccoli Apostoli arrivarono come padri pellegrini in un nuovo continente: per due anni, mentre dissodavano e disboscavano, vissero nelle tende. Nasce in quel periodo l’equivoco tra “nomadi” e “nomadelfia”, che in realtà è l’accrocchio di due parole greche, “fraternità” e “legge”. Ma appunto, negli anni Cinquanta accettare la legge della fraternità poteva significare ritrovarsi a vivere come un beduino nella Toscana profonda. Per poter seguire i suoi don Zeno si era temporaneamente spretato, chiedendo e ottenendo la riduzione allo stato laicale.
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Se ci ripenso mi vien fame. |
Ci spiegarono che in realtà non avevano mai giocato, “non era costume” che una ragazza giocasse. L’espressione sembrava arrivata diretta dagli anni Cinquanta come una cartolina bloccata in una fessura dell’ufficio postale per quarant’anni; ma del resto a Nomadelfia in provincia di Grosseto resistevano voci del dialetto modenese che in Emilia ormai si stavano perdendo, come “razdora”, ovvero reggitrice, colei che governa la casa, più mater familias che casalinga: il perno del gruppo familiare.
Lo sgombero di Fossoli fu la grande batosta della vita di don Zeno. Fino a quel momento lui e i suoi non avevano forse avuto percezione dell’ostilità del mondo esterno: in fondo non volevano fare nulla di male, soltanto abolire il denaro e le classi sociali. Anche quando la tensione col Vaticano si sarà allentata, e Giovanni XXIII consentirà a Zeno di ri-consacrarsi sacerdote, i nomadelfi esiteranno a mettere radici. Quando ci andai gran parte delle abitazioni erano ancora prefabbricati smontabili: è un popolo pronto a partire, gli è già successo. I sogni rivoluzionari di Zeno finiscono lì, nella difesa appassionata di quattro chilometri quadrati in provincia di Grosseto. Un popolo, dice lui, ma anche una proposta al mondo. I ragazzini studiano ancora da saltinbanchi, e durante l’estate Nomadelfia diventa un teatro tenda itinerante: a metà dello spettacolo c’è ancora il momento fisso della predica.
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Gli apostoli a Fossoli |
Questa più o meno era la situazione quando ci andai, ed è passato davvero molto tempo; ma a leggere i documenti ufficiali in rete non noto nessuna novità. Mi riesce facile immaginare che Nomadelfia sia ancora lì, prefabbricata e sbattuta dal vento; che l’antenna trasmetta ancora quello che ritiene giusto trasmettere, che le madri più eminenti siano chiamate razdore. Può darsi che il comunismo non abbia niente che non vada, ma tende all’equilibrio, e se le cose vanno abbastanza bene le lascia come stanno: Nomadelfia quando ci andai mi sembrava un posto tutto sommato in pace con sé stesso, la foto di don Zeno (scomparso nel 1981) era appesa un po’ dappertutto insieme a quella di Giovanni Paolo II che l’anno prima aveva voluto visitare quel villaggetto pacificamente opposto a tutto il mondo. Il comunismo forse non ha niente che non va, il problema è quando ne esiste solo una piccola bolla in un universo capitalista che per sua natura non può star fermo, deve stravolgere tutto in continuazione. Occorre scoprire necessità diverse, esaudirle, rimanere insoddisfatti, cercare di diventare persone diverse, riuscirci, rimpiangere quelli che eravamo prima eccetera. L’idea che in questo vortice Nomadelfia resista tranquilla ha del miracoloso, ma non credo che sia quel tipo di miracolo che ti svolta una causa di beatificazione.
Io non sono stato in tantissimi posti in vita mia, ma a Nomadelfia ci sono stato, e devo essere sincero: mi aspettavo qualcos’altro, chissà cosa. Un posto più aperto all’esterno, la versione stabile di quella bella compagnia in cui stavo crescendo in quel momento, in cui ragazzi e ragazze si davano del tu e giocavano a pallone. Il gruppo si è sciolto qualche anno più tardi quando i più grandi hanno cominciato a metter su famiglia: in questo Zeno aveva ragione, famiglie e comunità non vanno così d’accordo. Ogni tanto trovo i volantini degli spettacoli itineranti di Nomadelfia e mi viene tenerezza, mi domando se una cosa così fuori dal tempo non dovrebbe essere protetta, non so, dai beni culturali. Ma il più della volte non ci penso a Nomadelfia. Solo qualche volta tra dicembre e gennaio mi vedete alla coop che cerco il panforte in offerta speciale. È una cosa particolare quella tra il panforte e me, se ne apro uno posso mangiarlo intero, i miei familiari lo sanno e mi tollerano, ma ignorano lo choc che ci sta dietro, il momento cruciale della mia vita in cui il mio stomaco ha capito cos’era il comunismo e non gli è piaciuto, veramente, mi piacerebbe poter raccontare di sì ma la verità è che no, non mi piace il comunismo, preferisco le mandorle.
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Capisco benissimo come il mio pezzo possa risultare irritante e superficiale, visto che lo è. Fa parte di una collana di pezzi dedicati ai santi (don Zeno ancora non lo è) che sono tutti a loro modo superficiali. Servono a presentare delle storie interessanti a lettori che il più delle volte non ne hanno mai sentito parlare, a punzecchiarli, incuriosirli. Non c'è nessuna pretesa di fare del giornalismo o della storiografia.
Per me è importante che questo approccio superficiale sia esplicito, e quindi in tutto il pezzo ho ribadito che non conosco Nomadelfia, che ci sono stato una volta sola tantissimi anni fa, che le mie osservazioni di allora (Baudelaire) erano puerili e che in sostanza ero uno stomaco in movimento. Il pezzo insomma parla più di me che non di Nomadelfia, se vuoi parla di come può reagire un adolescente cresciuto nel consumismo quando passa una settimana in una società comunitaria. Se qualcuno si incuriosisce, senz'altro troverà subito in rete materiale più interessante sull'argomento.
Alcune cose che ti possono aver fatto arrabbiare (magari giustamente, eh) sono causate dalla necessità di semplificare, di trasformare materiale piuttosto complicato in una storia facile da leggere. Una volta che ho attirato l'attenzione credo che il mio compito sia esaurito - non è che non mi piacerebbe approfondire, ma purtroppo non ne sono in grado. Però se grazie al mio pezzo un centinaio di persone ha imparato che esiste Nomadelfia, secondo me il bilancio è positivo; ancor più se sotto c'è qualche testimonianza di qualcuno che Nomadelfia la conosce davvero. Internet funziona così, ognuno porta un pezzo. Mi dispiace non essere più serio, ma il senso del post è appunto che non sono bravo a essere serio.
Queste cose si imparano solo con l'osservazione partecipata ed è per questo che ho voluto aggiungere un altro punto di vista al dibattito. Il mio intervento va inteso in questo senso.
Se da ciò che ho scritto traspare un po' di irritazione è perché, ripeto, a volte le domande o le osservazioni che si sentono sono davvero assurde. Inoltre, mi sono preoccupata di fare qualche puntualizzazione perché, certe frasi, lette da chi ha senso critico vengono prese per quello che sono, ma lette da chi giudica senza sapere, potrebbero assumere delle sfumature inquietanti. Anche questo lo dico per esperienza.
Secondo me, il difetto principale dell'articolo sta nel fatto che è basato su ricordi un po' datati, e di un'esperienza un po' troppo breve. Insomma, gli elementi per dire che quasi sicuramente non è cambiato nulla mi sembrano un po' pochi.
Se volesse fare un bell'articolo, Leonardo dovrebbe prendersi qualche giorno per dare un'occhiata di persona.
PS suppongo anche io che chi ha fame abbia tutto il diritto di prendere un'altra porzione. Certo, se mio fratello non ha ancora mangiato, magari aspetto che si serva lui prima di finire la minestra, però se ce ne è per tutti in abbondanza non vedo dove sia il problema (infatti il voler evitare gli sprechi non c'entra). In effetti non capisco perché non abbia chiesto il bis. Il fatto che lui si vergognasse è un aneddoto simpatico; però, vedi, è un esempio di come un semplice resoconto dei propri ricordi possa trasformarsi in un'immagine fuorviante. Sembra quasi che lì sia proibito servirsi due volte. Magari fosse così: non avrei tanti problemi a tenermi a dieta, quando ci vado!
Non per fare l'avvocato di Leonardo (che da buon letterato sa difendersi benissimo da solo), ma secondo me non dovresti interpretare le sue osservazioni in senso negativo: attraverso le numerose pagine del suo blog (non ho avtto il piacere di incontrarlo di persona) ho imparato a conoscerlo come persona curiosa e rispettosa, che non dà giudizi affrettati.
Tornando a Nomadelfia, e vero che non è l'unica realtà comunitaria, ad esempio ne conoscevo una non lontano da Pisa in quanto una ragazza di tale comunità ha fatto il liceo con me, però è una delle più famose (credo).
Suppongo poi che se uno sia molto affamato abbia tutto il diritto di prendere una seconda porzione dopo che gli altri si sono serviti: evitare gli sprechi non significa negare il cibo agli affamati ;)
Ti faccio solo due ultimi appunti. Primo: quando dici che gli orfani vengono trasformati in saltimbanchi, dai l’impressione che si faccia sfruttamento di lavoro minorile. Non voglio insegnarti il mestiere, ma stai attento a come calibri le parole. Secondo: la parola orfanotrofio ai Nomadelfi proprio non va giù. Perdonami, ma si tratta di ridurre ad un ospizio un’esperienza che quantomeno si pone obiettivi molto più ampi. E ambiziosi. Almeno in termini di pedagogia.
Per concludere, i documenti ufficiali non possono darti nessuna novità. I cambiamenti non si leggono, si annusano. Si notano parlando con la gente, si osservano. Come dicevo all’inizio, ogni lettura dipende dal tipo di persona che la fa, e dalle sue aspettative. Sono sicura che oggi Nomadelfia sia un posto “molto più aperto all’esterno” di come lo ricordi tu. Magari potresti anche scoprire “la versione stabile di quella bella compagnia” di cui parli. Però, se, come dici, quella bella compagnia si è sciolta, non è perché “famiglie e comunità non vanno d’accordo”. È perché certi obiettivi impongono di fare dei cambiamenti nel modo in cui viviamo, impongono degli sforzi, forse anche delle rinunce. È per questo che Nomadelfia viene spesso fraintesa: si vede un esperimento di società utopistica, le cui regole e modi di vita sembrano ispirati a chissà quali principi. In realtà quelle regole, quei modi di vita assurdi, spesso hanno solo delle motivazioni pratiche. Sono mezzi per realizzare un principio: la fratellanza. I mezzi possono cambiare in ragione delle situazioni e dei tempi. Ma sono dettagli. Il principio no.
Spero di conoscerti di persona, un giorno.
A presto
Federica
In realtà, anche la rai e le tv private si sono dotate di un codice di autoregolamentazione dei contenuti. Se lo fa Nomadelfia, però, diventa censura. Mi viene da pensare che gli altri genitori guardino i porno a cena con i loro figli.
Posso capire la critica rispetto ai cartoni animati. Personalmente non ho del tutto accettato l’idea, visto che sono una grande estimatrice dei film Disney, e a volte li guardo ancora. Dico “non del tutto” perché i Nomadelfi sostengono che i cartoni tendano ad astrarre dalla realtà, ed io sto iniziando a pensare che sia vero. Infatti, ho letto alcuni studi (divulgativi) di psicologia che parlano di come una parte del cervello non sappia in realtà distinguere fra immagini virtuali e immagini vere. A volte mi sorprendo a sperimentarne gli effetti su me stessa. Comunque, che queste motivazioni siano veritiere oppure no, le ragioni della “censura” non nascono dal fatto che i cartoni, o altri contenuti, siano giudicati “non utili, non interessanti”.
È vero che anche questo tipo di stimoli concorre a formare la personalità; io però non liquiderei Baudelaire così facilmente. La coscienza di un individuo si forma anche confrontandosi con la letteratura e la filosofia; e il fatto che in biblioteca ci sia Baudelaire (come anche Hemingway e Lawrence) dimostra che a Nomadelfia non si tenta di manipolare o ostacolare questa crescita.
Lo stesso vale per il “costume”. L’espressione “non è costume” in effetti viene ancora usata; nel 90 poteva ancora essere un residuo di una mentalità un po’ datata; oggi, però, io la considero una formula che racchiude una serie di scelte educative non facili, che mirano a rendere più tranquilla la convivenza fra ragazzi che possono avere reazioni diverse, e non sempre contenibili. Oggi, in ogni caso, nessuno avrebbe problemi ad organizzare un torneo misto. Io stessa vi ho partecipato. Di pallavolo, però: io odio il calcio.
Con il tempo, ho iniziato a pensare che il problema fondamentale è che Nomadelfia viene dipinta come un esperimento di società alternativa. È per questo che, dove si tratta di semplici regole di convivenza, si inizia a parlare di censura e totalitarismo. In realtà, si tratta solo di vivere nella società, la stessa in cui vivi tu, in cui vivo io, ma in modo diverso da quello a cui siamo abituati. Per questo, “l’idea che in questo vortice Nomadelfia resista tranquilla” non ha niente di miracoloso. Sarebbe un fiasco totale. Significherebbe aver creato un’esperienza fine a sé stessa, avulsa dalla realtà circostante. Come vedi, i beni culturali, lì, non hanno nulla da fare.
Come non si vuole trasformare la società, non si vuole nemmeno abolire le famiglie. Per rispondere ai tuoi dibbi, l’esperienza del gruppo familiare ha una doppia motivazione. Una, spirituale: vivere la fraternità fino in fondo. L’altra, pratica: dove il lavoro diventa troppo per due genitori, si uniscono le forze. Si chiama economia di scala.
Non si vuole nemmeno abolire il denaro. Nessuno si sognerebbe di tornare al baratto; quello che si contesta è l’uso che ne viene fatto. Ma questa è una questione un po’ troppo lunga.
In effetti, le idee di Don Zeno non sono né semplici, come dici tu, né comuniste. Le classi sociali, è vero, ci restano un po’ sullo stomaco. Ma basta per essere collocati a destra o a sinistra? Io credo di no. Essendo una studentessa di Economia, sul pensiero di Don Zeno trovo tutti giorni spunti interpretativi diversi. Spero solo di avere il modo per poterli approfondire.
(continua)
Il tuo articolo racconta la tua esperienza e le tue impressioni. Personalmente, cerco di vedere qualunque tipo di commento o critica come un contributo costruttivo. Lasciami dire, però, che a volte, raccontare o descrivere un’esperienza secondo le prime impressioni di chi ha trascorso pochi giorni (così mi pare di evincere) in una realtà così complessa, può contribuire a creare, o a rafforzare, quell’immagine esterna di fenomeno da baraccone che, personalmente, trovo tanto irritante. Tanto più se la persona che racconta, come tu stesso ammetti alla fine del tuo scritto, è arrivata in quella realtà con delle aspettative particolari.
Lo dico perché conosco bene le perplessità che nascono al primo impatto: non solo le ho vissute, le ho anche dovute analizzare a fondo. Alcune di quelle che ho avuto io sono probabilmente diverse dalle tue: chiaramente, parliamo di due vissuti diversi, e di due generazioni diverse, dal momento che io ho 25 anni e tu, da quanto ho dedotto, sei sulla quarantina.
Ad esempio, io non credo che la sopravvivenza di Nomadelfia sia una specie di miracolo. In fondo, avevo conosciuto altre realtà comunitarie già da ragazzina. Non sono poi così rare, sai? Sono stati altri gli elementi che mi hanno colpito.
Un altro esempio: quando parlo di Nomadelfia, un’altra delle domande tipiche è: ma sei sicura che sono cattolici e non comunisti?
Sono sicura, sì. Nomadelfia non è un kolchoz, anche se i mezzi di produzione sono posseduti collettivamente. Si tratta del punto di arrivo comune di due percorsi intellettuali diversi, e per molti altri versi, antitetici.
Inoltre, bisogna fare attenzione a non far passare per comunismo ciò che invece è normale. Anche a me hanno insegnato ad aspettare che abbiano mangiato tutti prima di fare il bis, e non solo perché da bambina ero un po’ troppo rotondetta. Don Zeno ti avrebbe detto che il tuo stomaco, più che capitalista, è umano. Che alcuni istinti debbano piegarsi alle esigenze sociali, però, è qualcosa che impariamo da piccolissimi: non è comunismo, e non è una prerogativa di Nomadelfia, si chiama educazione. A Nomadelfia, è vero, l’educazione comporta che si impari una maggiore autolimitazione in favore del prossimo. Però per me questo è un pregio. E comunque non a tavola.
La questione della tv, invece, è delicata. A me non è sembrata così strana, visto che i miei genitori hanno sempre filtrato i contenuti. Se usi la parola censura, sembra che si voglia mettere in atto una qualche forma di controllo del pensiero. In realtà si tratta semplicemente di evitare che passino messaggi diseducativi, violenti, o che comunque non possono essere capiti da tutti. Questo deriva dall’esigenza di conciliare le esigenze di tutti, bambini, anziani, o ragazzi portatori di ritardi mentali, che sono stati accolti all’interno della comunità, e che non possono vivere da reclusi o vedersi escludere dalle attività ricreative.
(continua)
permettimi di raccontarti la mia esperienza.
Io non sono cresciuta a Nomadelfia; l’ho conosciuta quasi quattro anni fa tramite un mio compagno di università, che invece vi era nato e cresciuto. Non ti nascondo che, pur suscitandomi tanta ammirazione, il mio primo impatto con la comunità non è stato esente da qualche perplessità.
Dopo qualche mese il mio compagno di università è diventato il mio ragazzo. Per questo motivo, quelle che prima erano perplessità sono dovute diventare, per forza di cose, spunti di riflessione. Tanto più che il mio ragazzo, una volta laureato, ha scelto di tornare a vivere a Nomadelfia.
Chi mi vede andare e venire da Grosseto mi fa spesso delle domande: cosa fa il tuo ragazzo, come vi siete conosciuti, e così via. Quando parlo di comunità mi capita spesso di dover dare ulteriori spiegazioni, perché le realtà comunitarie non sono così conosciute, e mi trovo spesso molto in difficoltà nel far capire che non si tratta né di una comunità di recupero, né di una strana setta.
Però, anche quando cerco di spiegare la situazione nel miglior modo possibile, quando mi sembra di essere stata chiara, esaustiva, diretta, mi trovo di fronte a domande del tipo: ma se uno si sente male, come fanno? Ma le hanno le macchine? Ma se uno vuole leggere un libro? Ma se un figlio decide di andarsene, poi può tornare a trovare i genitori? Ma il tuo ragazzo può uscire? Ma puoi telefonare alle tue amiche?
Non mi fraintendere. Io mi sforzo di capire tutte le motivazioni di chi mi sta di fronte: si tratta di una realtà alquanto fuori dal comune; inoltre, certi dubbi possono essere legittimi; oggi, poi, si sentono storie talmente assurde che certi collegamenti di idee possono anche capitare. Però non ti nascondo che, alla lunga, si finisce per sentirsi una specie di fenomeno da baraccone. E la cosa rompe.
Voglio dire, cosa pensano che facciano quando stanno male? Un bel rito vodoo? Che si spostino in calesse, in stile Anna dai capelli rossi? Che vivano reclusi, magari con un bel pigiama a righe? O che leggano e scrivano ancora sulle pergamene? Magari andando prima a scuoiare le pecore di persona?
Perdonami lo sfogo. Ti scrivo queste cose per farti capire che, a volte, si è un po’ esasperati.
(continua)
http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Maurizio_Ferrari
appena mi ripiglio dalla lettura ti lascio un commento "vero"
In diretta a Radio Popolare Roma, tra un po'
19-10-2012, 09:00autoreferenziali, Emilia paranoica, segnalazioni, terremoto 2012Permalink(Scusa, non mi rendevo conto che i post non hanno l'indicazione oraria).
Sono emiliano e non sto reagendo bene
16-10-2012, 23:58catastrofi, Emilia paranoica, terremoto 2012Permalink![]() |
Qui spiega perché questa è la carta più importante. |
Un'occasione favolosa, che spero non si lascerà sfuggire più. Non è soltanto la goffaggine di passare sopra una tragedia di 300 morti, per il capriccio di paragonarla a una disgrazia che in una zona molto più vasta ne ha fatti una trentina; non è la cialtroneria che si potrebbe perdonare a un qualsiasi avventore di bar o di forum o Sgarbi, ma implausibile in uno che di mestiere fa il capo della Protezione Civile. Non è la disonestà intellettuale di chi mescola, e sa di farlo, le mele con le pere, una scossa con magnitudo 6 e un epicentro nei pressi di un capoluogo regionale con uno sciame di magnitudo inferiore, che ha fatto comunque danni immensi, ma che sarebbe stato ben altrimenti catastrofico se avesse lambito una sola delle grandi città a poche decine di chilometri dalle faglie.
No, è proprio che questo mito dell'emiliano che reagisce bene ha rotto il cazzo, definitivamente. Tante grazie Gabrielli che reagiamo meglio di una città universitaria in cui crollano gli edifici storici e la casa dello studente. Tante grazie che, essendo inseriti in un contesto produttivo più dinamico di quello abruzzese (anche se in crisi fissa) abbiamo tenuto botta e riaperto il prima possibile. Avevamo alternative? Tante grazie che non abbiamo aspettato che si sbloccasse la burocrazia degli aiuti. Tante grazie al cazzo, Gabrielli. Vieni dalle nostre parti a dirci quanto siamo bravi a riaprire delle aziende col rischio di finire in galera se poi arriva un'altra botta da 5 e casca un altro tetto. Vieni a dire alla gente che ha perso la casa, e se la rifarebbe pure, ma non ha chi gli faccia credito; vieni a dirgli che dev'essere fiero di essere un emiliano che si comporta meglio di un aquilano. Vieni qui a dire le tue cazzate Gabrielli. Vai in una qualsiasi tendopoli tra Novi e Finale a spiegare perché dopo trenta giorni, con la canicola di luglio, erano già finiti i soldi: vediamo se te la cavi con una bell'ode al pensionato emiliano propositivo pieno di voglia di vivere, ma anche, perché no? di crepare in una tenda a ferragosto! Vieni vieni, non aver paura, siamo gente ospitale noi.
Alla mia finestra c'è il solito campanile. Quattro mesi fa transitavano gli sciacalli, all'inizio non era così facile trovare qualcuno che restasse di guardia lì sotto. La seconda notte arrivò a darmi il cambio uno di Sulmona, AQ. Rimase una settimana, faceva tutti i turni di notte. Spiegaglielo pure a lui quanto sono superiori gli emiliani, Gabrielli.
Dò atto al blogger di tollerare opinioni diverse da quelle dominanti, non è una cosa sempre scontata
Sul nostro stemma leggi Immota manet perché, nonstante la cittá sia stata distrutta da fortissimi terremoti nel corso della storia fu sempre ricostruita.
Sí, nonostante tutto, a fatica e con sacrifici della popolazione rimasta, L’Aquila rimase sempre impiedi.
Sul portale del Forte spagnolo leggi (Ad reprimendam aquilanorum audaciam) perché gli aquilani si ribellarono molteplici volte agli aragonesi incapaci di accettarne la dominazione, uscendone alla fine, in un modo o nell’altro, vincitori, e prima ancora si erano ribellati contro il feudalesimo riuscendo ad ottenere lo statuto di cittá e un'organizzazione autonoma.
Dunque se conoscessi la storia un po’ di piú capiresti che non siamo certo un popolo di piagnoni miserabili come ci descrivi tu, ma siamo decisi e combattivi e coerenti, abbiamo storia alle spalle e se messi in condizione di agire sappiamo creare cose belle e concrete.
Se sei davvero interessata ad imparare cos'è L'Aquila e chi sono gli aquilani vai su google e ricerca, poi, se per caso dovessi anche interessarti a saperne di piú sul misticismo e il simbolismo nascosto dietro la fondazione della cittá potresti iniziare e dico solo iniziare a studiare dalla Basilica di Collemaggio che ora noi tanto piangiamo ( è il nostro simbolo)....vai e dai un'occhiata a questo link e...http://www.laquilax.com/Sito%20prova%202/web-content/p%203%20Misteri.html
e poi procedi oltre, link dopo link, per vedere dove arrivi.
Ho voluto solo darti una dritta anche se, credo, con te sia come dare i confetti agli asini.
Arrivederci
Vi
Mi dispiace per te.
No niente censura per te ne' per nessun altro...di questi tempi non serve perche' vi auto censurate e auto emarginate da soli.
Leonardo grazie ancora.
Virginia
S'era capito...
PS: non m'importa dove sei nata: non sei terremotata, non sai cosa significa, pontifichi sul dolore e sulla forza di resistenza di persone che non conosci.
I FATTI, PLEASE!
Nei libri di storia ci sono scritte tantissime cose che però restano lì, se non li apri. In particolare non c'è tracce delle "civiltà ben più complesse e articolate" di cui stai cianciando.
Il fatto che dalle tue parti siano ovviamente nate persone geniali non ti rende un millesimo più intelligente: non sono quelle persone a scrivere scemenze su un blog, sei tu. Peraltro, non credo che tu sia terremotata: stai parlando di una cosa per sentito dire.
Che c'è sono superba? So solo che dalle mie parti sono nati tali Marconi, Galvani, Mussolini, Giuseppe Verdi, Toscanini, Enzo Ferrari, Lamborghini, Fellini, Pasolini, Antonioni, Pavarotti, e questo solo nell' ultimo secolo. Vogliamo metterci anche Dalla, Guccini, Ligabue, o i Nomadi? Voi chi avete, Nino Manfredi? Ok mi era simpatico, un punto a vostro favore.
Virginia ti consiglio una vacanza a Cuba o in Corea, sono sicura che là potrai esaudire i tuoi desideri di censura e di arrestare chi non la pensa come te
Io aquilana che mi sto affannando a far capire le cose a questa Viviana non avrei saputo scrivere meglio.
Viviana leggi, medita e impara...come vedi nel nord non la pensano tutti come te.
A questo punto spero solo che tu sia in grado di essere obbiettiva con i tuoi alunni lasciando da parte la tua "pseudo-superiorita'" leghista, perche' se fossi genitore di uno dei tuoi studenti e mi accorgessi che durante una lezione tu cerchi di plagiare la mente di mio figlio ti farei arrestare.
Grazie ancora Grullo.
Virginia.
La cosa che continua a sorprendermi è come un semplice dato (geografico) tra migliaia possa diventare l'unica chiave d'interpretazione dell'universo, anche se continuamente negata dai fatti; e l'infinita sproporzione tra la ormai classica lamentazione leghista per cose infinitamente minori, e l'arroganza mostrata verso le vittime di latitudine un po' troppo bassa.
Capitasse tra Monza e Bergamo, una cosa anche di gran lunga minore di quella aquilana, m'immagino le rivendicazioni della popolazione contro lo stato centralista..
Mi cimento nell'attività che ho definito inutile o superflua.
Quali parole "infondate e dolorose"..? Tutte, praticamente.
hai letto quel che hai scritto, e quel che han scritto gli altri, e l'articolo originale di Leonardo?
Stai proclamando la tua opinione come verità di fede, indifferente ai fatti ed ai tanti esempi contrari che sono stati portati.
Ti rendi conto che stai dicendo a gente che ha perso tutto (la casa, il lavoro, spesso amici e familiari, la comunità), che è stata messa contro la sua volontà in casette sparse in mezzo al nulla, ha subito scelte dall'altro -governo, legislazione e protezione civile diverse da quella di oggi, palazzinari ed amici degli amici arrichitisi sulla loro pelle-, ha faticato anche contro burocrazia ed apparati militareschi per riaprire attività in una città quasi fantasma ed in gran parte distrutta:
"cavoli vostri, siete solo terroni lamentosi, guarda gli emiliani che son più bravi"
(per qualche presunta ed immutabile ragione culturale o razziale, anche se poi non vi piace che lo si sottolinei).
Senza contare che noi emiliani abbiamo avuto un decimo dei danni e partivamo da situazioni molto più favorevoli per risorse, tessuto produttivo, forza delle istituzioni locali, e normativa -vivaddio- cambiata proprio dopo l'esperienza degli errori fatti sulla pelle degli aquilani.
Al loro posto, penso che ti avrei risposto molto peggio.
Ma soprattutto, ribadendo un'altra cosa ovvia - che è poi la tesi argomentata dell'articolo di Leonardo - l'ottima reazione degli emiliani e il vittimismo degli aquilani sono tutti da dimostrare - ipotesi, pregiudizi, verità di fede.
La cronaca è piena (ed ho avuto la fortuna di qualche qualche fonte diretta) delle lotte degli aquilani. Delle sfide alle autorità superiori, anche solo per riaprire un negozio o un bar vicino alla zona rossa, con uno sforzo enorme (e pagato di tasca propria) per cercare di non lasciare morire definitivamente la città. D'altra parte la "reazione degli emiliani", vista da vicino, non è tutta rose e fiori. E' l'umano mix di generosità, slanci, solidarietà, egoismi, piccolezze, disorganizzazioni, approfittatori, e tanto burnout. Se fosse possibile "misurare" le reazioni probabilmente vedremmo che sono molto simili, ma estremamente diverse sono le condizioni.
Ultima cosa che, insisto, trovo fondamentale: il rispetto per il prossimo, che nelle tue parole manca totalmente.
Si vede che non sai cosa vuol dire vivere un evento di questo tipo.
Ti assicuro che anche qui, dove i danni sono stati più marginali, la maggioranza non ha reagito poi così bene, anzi.
Certo, in tanti ci siamo attivati - e i problemi non sono stati pochi, nonostante l'enorme solidarietà e le grandi risorse dei territori più colpiti e soprattutto di quelli vicini.
Ma -visti i problemi, anche psicologici- di chi tutto sommato se l'è cavata con poco, non oso neanche immaginare cosa ha vissuto e vive chi s'è visto crollare il mondo addosso - e spesso s'è visto ostacoli poco comprensibili ai suoi sforzi per ripartire. E magari e venuto pure a dare una mano tra Modena e Ferrara (associazioni di protezione civile abruzzesi ed aquilane sono intervenute in Emilia - ricambiando dopo qualche anno).
Conosco gente schizzata per molto meno.
L'unica cosa che proprio non tollero è, appunto, la mancanza di rispetto, la leggerezza con cui li si offende - senza sapere veramente di cosa si sta parlando.
"Io non ho parlato dei terremotati, ma dell' atteggiamento delle popolazioni meridionali di fronte agli eventi della vita"
Pardon? A parte l'affermazione un po' paradossale, visto che di reazioni al terremoto si sta parlando da troppi paragrafi, vogliamo rileggere dal primo intervento..?
Ad ogni modo spero davvero che si decida per la separazione e vorrei che ti eleggessero a presidente della nuova Italia settentrionale, saresti la degna erede di Hitler...quello che perseguitava gli Ebrei in nome della razza ariana ed era il primo non ariano della Germania, ma sai che penso? Penso che alla fine c'è sempre qualcuno a nord di noi, cosí se è vero che siete a nord dell'Abruzzo, è anche vero che siete al sud del Veneto, del Trentino, Del Friuli e cosí via, dunque non stupirti se la parte d’Italia veramente settentrionale che condivide le tue stesse idee di grandezza e di predominio razziale derivante da una mera localizzazione geografica, snobba anche voi chiamandovi “meridionali”.
Stai attenta, dunque, perché in questo caso faresti la fine di Mussolini che si alleò ad Hitler pensando di essere considerato un suo pari e invece fu preso solo per i fondelli.
A questo punto dunque, dividendo l’Italia in due, io opterei per una scelta legata piú che alla collocazione geografica, alla personalitá e agli atteggiamenti condivisi. Farei dunque l’Italia delle persone egoiste ed ottuse e quella della gente onesta, altruista, obbiettiva e dall’atteggiamento umile e cooperativo, che si sente parte di una Nazione ed è fiera di esserlo fino in fondo. Nel bene e nel male.
Noi "meridionali" come ci chiami tu, siamo tutti troppo orgogliosi per continuare a dover subire le chiacchiere ridicole-razziste di persone come te e credo che sotto questi presupposti saremmo tutti d'accordo a levare i battenti.
Tra l’altro, insegnante, considera questa come l’ultima preziosa pillola di sapere che ti regalo: al di lá di stupide guerriglie goliardico-campaniliste che sono ovunque anche all’interno di una stessa Regione tra cittá e cittá, noi Abruzzesi che siamo a nord del Molise, della Campania, della Puglia, e cosí via, di fronte a questioni importanti, non certo ci mettiamo a snobbare chi vive a sud di noi, come un Campano non snobba un Pugliese e un Calabrese non snobba un Siciliano. Piuttosto pensiamo ad aiutarci. Questo dimostra il diverso livello di civiltá che abbiamo tutti noi a sud di voi che certo non cambierei per nulla al mondo.
Chiunque viva al nord e condivida i nostri ideali è il ben venuto nella nostra comunitá di “stupidi idealisti”, perché noi ci basiamo sul cuore e non sulla geografia.
Leonardo e tutti coloro (emiliani, piemontesi, veneti ecc.) che hanno apprezzato e compreso il suo intervento ovviamente saranno i primi.
Buona giornata
Vi.
In quanto a te Virginia, guarda sono insegnante, se fai un salto da me te le dò io le ripetizioni
mi stai facendo fare due risate gratuite... si separatevi pure... meno gente senza cervello verrà criticare in csa nostra.
e comunque potete venire a farci visita come turisti... ahahhahah
IO non voglio controllare nessuno ma viste le tue risposte "spinose" o presunte tali NON MERITI ALTRE ATTENZIONI.
pensala come vuoi e vedi di non annoiarci troppo con questo tuo atteggiamento di chiusura mentale.
Tante grazie
Gianni F
E sai cosa? Quando un alunno e' ignorante come te va mandato a ripetizione.
Vi.
In ogni caso appare evidente che provare a spiegarle quanto sia offensivo quello che afferma -senza sapere di cosa parla-, è superfluo e controproducente nel primo caso, inutile nel secondo.
Parole infondate e dolorose, in particolare per le vittime di un disastro -risintetizzo estremamente- di proporzioni non paragonabili, e gestito con un assetto legislativo e politico completamente diverso, che ha imposto dall'altro scelte del tutto errate (e spesso interessate) e non gradite alla popolazione, oltre che legato le mani alle vittime.
So che è difficile - in particolare per chi ha perso tutto, casa, lavoro, anche amici e familiari- e magari s'è trovato costretto nelle new town in mezzo al nulla, ma veramente certe dimostrazioni di totale mancanza di rispetto per il prossimo o di offesa gratuita non meritano un centesimo della rabbia ed indignazione che giustamente suscitano.
Caso diverso se a dare fiato alla bocca è il capo della Protezione Civile..
E' talmente evidente che "ho perso tutto, non mi rimborsano un centesimo, e mi impediscono anche di fare qualcosa per ricostruirmi una casa, riaprire una attività e rivitalizzare una comunità" per certe orecchie è piagnisteo vittimista o legittimo motivo di secessione, a seconda di chi lo afferma.
(ma non dicevano sempre "dal Po in giù l'Italia non c'è più"? Anche noi emiliani saremmo sotto, eh)
Ok, se è un troll ha "vinto". Ma suscita reazioni perché la provocazione non è fine a se stessa ma interpreta pregiudizi e sentimenti diffusi.
E tu Gianni F., chi sei il direttore generale di fantozziana memoria visto che presumi di dare le direttive al gruppo? E non ti permettere di offendere gratuitamente chi ha idee diverse dalle tue. Se io voglio separarmi dal mio partner esiste il divorzio, mai sentito parlare? E se a me non piace convivere coi meridionali, ho e abbiamo tutto il diritto di fare la stessa cosa con voi. Con o senza il permesso di un cretino intollerante come Gianni F.
E comunque anche le tue non sono altro che lamentele e vittimismo. Tu e quelli che la pensano come te non sono migliori di quelli come me, anzi, direi peggiori poiche' non accettano i propri limiti ne' vedono al di la' del proprio naso, ma si vantano di pregi che non hanno....ma dico io, Leonardo perche' non la oscuri questa Leghista del cavolo?
Grazie se lo fai
Vi
che è sta discriminazione? oooooooh siamo le 2012 datevi na regolata! cara viviana quoto martina sopra il tuo commento TU NON ESISTI! sei un profilo falso che sta quà a fomentare chi ha sofferto davvero... tu nemmeno sai cosa significa subire un terremoto dubito fortemente che tu sia stata mai a L'Aquila ne in Emilia... quindi ragazzi STOP AI COMMENTI,non merita altre risposte.
Gianni F.
che la si ritenga questione di presunti "popoli" e loro "attitudini", o che si riconosca la differenza di entità dei danni, il diverso tessuto produttivo, la diversa geografia con annesse "vocazioni" del territorio e risprse, ed i grandi cambiamenti normativi avvenuti nel frattempo..
una visitina a
http://www.facciamoadesso.it
può far bene a tutti.
Una cesta di prodotti di aziende terremotate sotto l'albero fa la sua porca figura.
(se poi è aceto balsamico dop, etc. ancora di più)
Megli smettere di rispondere alle sue provocazioni,lasciamola adagiata dugli allori della sua fantasia...con la speranza che si renda conto di ciò che è realmente la realtà.
Siamo liberi di pensarla come vogliamo e di gridare forte ciò che riteniamo meglio per il nostro territorio.
Fiera di essere Abruzzese.
Un saluto a tutti, anche a te Viviana spero tu apra gli occhi prima o poi.
MARTINA M.
Apri gli occhi. Cos’è la realtá fa male?
L’Aquila prima era una cittá tranquilla. Hai mai sentito parlare di L’Aquila nelle cronache prima del terremoto? Gente ignorante nemmeno sapeva dov’era.
Ho lavorato 5 anni in un giornale locale e la cronaca era solo fatta di qualche rissa, furti senza uso di violenza, questioni di droga come ce ne sono ovunque e roba del genere. Piccola criminalitá locale e basta. Adesso si sente di tutto.
Sí, le mamme (e ho amiche che lo sono e lo ammettono) prima del terremoto erano piú tranquille, i bambini giocavano in cortile con la stessa libertá che avevano noi venti anni fa. Ora hannno dovuto cambiare attegiamento perché i tipi loschi che girano non si contano, perché il progetto case è fatto di isole-casa in mezzo al nulla. Di notte sembrano loculi di un cimitero e l’aria che si respira deprime e non regala certezze.
Prima c’erano i portici, noi ragazzi uscivano e non c’era nemmeno bisogno di mettersi d’accordo perché eravamo tutti lí, ci si incontrava, si faceva un giro, un aperitivo e il centro era pieno di vita. Arte, cultura, vita sociale. Adesso gli aquilani vivono nei centri commerciali, anzi nel centro commerciale, perché di vero e proprio ce n’è uno solo e di certo non per colpa della televisione.
Vieni a vedere se hai le palle, a L’Aquila non c’è rimasto molto, ma lo sai? Piangiamo tanto e non agiamo come dici tu al punto che non appena i militari ce lo hanno permesso, solo dopo circa un anno, non abbiamo voluto rinunciare e con pioggia sole e vento abbiamo continuato a passeggiare per i portici....anzi, fuori, perché quelli all’interno sono tutti puntellati. In giro c’è solo qualche piccolo bar che è riuscito a riaprire e tutto il resto è fatto da case-rottame e stradine piene di erbacce. C’è freddo gelido e silenzio.
Mi dispiace che tu sia cosí superficiale e piena di luoghi comuni, ma forse dovresti smetterla di parlare se le cose non le sai o se sei stupida al punto da non vedere l’evidenza.
Noi paghiamo le tasse ai governi che si arricchiscono con i nostri soldi e loro devono rispettare la legge e aiutare la popolazione in difficoltá, ma sai qual’è la veritá? La nostra è stata una tragedia di proporzioni immani per un Governo fatto da veline e papponi corroti che si divertiva a fare festini con prostitute e battute infelici davanti ad altri capi di stato.
I soldi non ci sono mai stati e quelli che c’erano sono stati sprecati per opere inutili tipo per esempio il G8 o il costo eccessivo (gonfiato) delle new town, costruite senza criteri, imposte a noi aquilani seppure abbiamo fatto di tutto per opporci, perché si sarebbero potute trovare soluzioni piu' economiche.
La nostra è stata una tragedia mediatica in cui la corruzione italiana ha sguazzato a lungo.
Noi siamo l’esperienza che insgena, quella da non ripetere e voi dovreste solo esserci grati.
Stai attenta perché può darsi che i soldi non arrivino nemmeno a voi.......ma poi scusa, che danno hai subito tu personalmente? Io ho perso amici e una casa non ce l’ho piú e tu?
Vi
La tua è solo l' ennesima sequela di piagnistei che ho già sentito mille volte,ma con questo atteggiamento sarà ben difficile ricostruire ciò che la natura ha distrutto
qui mi sembra piu' uno sfogo giusto, ma in un ambiente ristretto.
con stima
Indovinate un pò chi fu il prefetto che dette l'ordine?
Gabrielli
http://tuttosquat.net/news/laquila-la-digos-sequestra-le-carriole/print/
Grazie Leonardo!
Chi parla di mafie del sud e non italiane, di un nord operoso, onesto e vittima dei meridionali, meriterebbe almeno un corso accelerato di storia d'Italia e la lettura coatta di un paio di quotidiani al giorno.
Giorgio
non avrei saputo rispondere meglio alle parole di Gabrielli
Lei ha usato parole inqualificabili come stupidità, aprono la bocca per parlare di cose che non capiscono,fanno ridere le scimmie,superficialità,etc., senza dire nulla di concreto.
Però è bello notare come in questo blog, a differenza di tanti altri contesti, ci siano pure i commenti sciocchi (ed offensivi - ma di una misura "inoffensiva" da ultrà, "io son nato qua quindi noi che siamo nati qua siamo meglio di quelli nati altrove, gnè gnè", e non è possibile che uno nato qua la pensi diversamente), ma siano rari e subito sepolti da parole ragionevoli ed argomentate.
Fosse la regola e non l'eccezione - fosse il rispetto per il prossimo, in particolare per le sue difficoltà ed i suoi dolori, veramente regola base della convivenza; o anche solo l'evitare di sparare giudizi con leggerezza su cose che non si conosocono- sarebbe certamente un paese migliore
Mi è bastato vedere le conseguenze, infinitamente minori, sulla vita delle persone care e dei vicini, anche solo per la paura. E conoscere un po' le attività dei campi, della solidarietà anche informale. Uno sforzo enorme, che pure sembra sempre insufficiente.
Inutile ribadire le differenze (di intensità, durata, posizione rispetto al centro urbano, danni, numero di sfollati, numero di vittime,comunità disgregate e disperse in prefabbricati sparsi in mezzo al nulla, ma anche di tessuto produttivo, geografia, risorse del territorio immediatamente riattivabili) che rendono le due cose assolutamente non paragonabili.
E' però importante segnalare che anche il quadro normativo è completamente cambiato.
E' cambiata la protezione civile, sono cambiate le leggi, sono cambiate le competenze degli enti locali, che hanno un po' meno le mani legate. Tutte cose cambiate anche per non ripetere gli errori fatti sulla pelle degli aquilani.
In un certo senso l'Emilia ha beneficiato dell'essere venuta dopo. Ed avere avuto la possibilità ed i mezzi per poter rifiutare categoricamente l'imposizione dall'alto del modello "casette", come invece ha subito, nonostante la sua opposizione, la Provincia de l'Aquila.
primo: numerosi volontari abruzzesi sono stati da noi, a San Felice, Finale, Mirandola ecc ecc... io ci ho parlato. magari su dieci ho trovato gli unici ma quasi tutti mi hanno detto: il problema non sono i soldi che sono arrivati è che le attività di ripresa (ricostruzione, rilancio economico, rimborsi) sono state gestite male. di fronte ad un mio: "Ma gestite male da chi?" alcuni hanno risposto: "Eh, noi non siamo emiliani".
Non vuole dire niente figurati, ma è solo un esempio per dirti che quello che ha detto Gabrielli lo hanno detto anche molti che hanno lavorato all'Aquila. non di certo io, che mai mi permetterei di fare una classifica delle tragedie.
detto questo, io non mi ero mai trovato di fronte ad una cosa così. sono tra i "fortunati" che almeno non hanno perso il lavoro (e fa tanta differenza). l'ho vista da fuori, perchè ero all'estero al momento delle scosse. l'ho vista come ho visto L'Aquila in tv o su internet. E quando sono arrivato il 2 di giugno, ho trovato una forza e una proattività nel rinascere e ricostruire a mio avviso fuori dal normale. poi non voglio generalizzare, magari ho la fortuna di frequentare solo la parte "buono" dei terremotati emiliani. ma io il terremoto l'ho già dimenticato da un pezzo: si ho una casa crollata, ho molte tasse da pagare non ho nemmeno più il campo da tennis (sembra una stupidata ma non lo è!)
in termini di produttività i due terremoti sono lontani anni luce e al momento, anche in termini di aiuti da parte dello Stato. 6 mesi dopo il terremoto molti aquilani erano (per fortuna!) sistemati in moduli in quella che diventò la nuova Aquila. qui non c'è ancora niente, tutti si stanno arrangiando. è di ieri la notizia di una verifica della Corte Europea sui rimborsi per danni chiesti dalle aziende dopo il terremoto dell'Aquila, dove pare ci sia un totale di qualche decina di milioni di € richiesti (e rimborsati) a fronte di danni inesistenti.
spero di averti risposto. l'unica cosa che condivido di questo post è che la battuta di Gabrielli è infelice perchè fa distinzione tra italiani, ed è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno...
Primo, noi non siamo vittimisti, ma orgogliosi e chiediamo quello che ci spetta di diritto. Le proteste derivano solo dal fatto che darci una mano concreta è una cosa che il Governo, specie quello di prima, ha da sempre reso talmente difficile che ovviamente dopo tre anni di clausole e cavilli la situazione di stallo in chi ci troviamo ci esaspera.
Secondo, L'Aquila fino a prima del terremoto era la cittá piú tranquilla d'Italia dove potevi lasciare le chiavi in macchina e nessuno te la fregava,i bambini giocavano per strada tranquilli, niente sbarre alle finestre, nientre stupri, non c'era che piccola criminalitá e non è mai stata al centro di cronache. Infatti prima del terremoto nessuno ci si filava piú di tanto perché non c'era niente di cui parlare. Ora la criminalitá e la serietá dei reati è aumentata esponenzialmente con la crescita di patologie psicologiche post-trauma perché a L'Aquila non c'è piú niente e l'aria che si respira è di solitudine e distanze vuote. I teenager e i giovani in generale sono allo sbando. Vivono nei centri commerciali, le mamme devono sempre gettare un occhio sui bambini che giocano negli spiazzi dei progetto case per paura che chissá cosa possa succedere e il senso di finito che si avverte annulla anima e coscienza e ovviamente la frustrazione e la disperazione della gente che ha perso tutto lascia spazio a gente male intensionata che pensa di potersene approfittare. Comunque noi la mafia non ce l'abbiamo mai avuta e dal terremoto in poi si sta facendo di tutto per tenerla lontana, certo è difficile e i corrotti e i delinquenti stanno ovunque.
Ci sarebbe troppo da dire al riguardo, ma è inutile perché queste cose possono capirle solo gli aquilani e quelli che conoscevano L'Aquila prima di adesso.
Terzo ed ultimo, per favore prendi coscienza del fatto che la vera mafia sta dove girano i soldi. La vera mafia è al nord e non al sud come per luogo comune tanti vogliono credere.
Ovviamente con questo non voglio offendere le persone straordinarie che vivono al nord perché so che ce ne sono e io stessa ne conosco tante, ma voglio solo far aprire gli occhi a gente come te. È bello vivere in un mondo di sogni, ma la realtá è un'altra e fa male.
Grazie
Virginia
Quali sono secondo te le differenze tra il nostro terremoto e quello dell'aquila?
Non è per fare polemiche, per carità, ma è solo per capire se un commento del genere viene da reali elementi o dal "sentito dire"...
E ora scandalizzatevi pure, ripeto è la verità che ferisce, non i banali e accomodanti luoghi comuni come quelli che dice il signor Leonardo
sei molto obbiettivo e capisco che non tutti possono capire ciò che abbiamo provato sulla nostra pelle quella Notte.
Riguardo a te Viviana, non meriti risposte in quanto sono convinto che ne hai già avute abbastanza e anche dure nei Toni, questo merita una persona come te che sparla delle persone senza prima connettere il Cervello se mai ne hai avuto uno.
Questo vale anche per qul t...ta di c...o di Gabrielli che a differenza tua un cervello lo ha pure ma sembra che lo faccia funzionare.
Gente innocente che muore e si pensa solo a sparare odio e cattiverie da questa presunta superiorità sfacciata e spacciata ogni santo giorno e come vediamo non hanno nemmeno il minimo buon senso di fermare la loro bocca o le mani (se al pc) se si parla di queste catastrofi.
E' sempre così ogni terremoto, sempre peggio. Ma è così necessario dire cazzate per sentirsi superiore antropologicamente ? dicesi anche razzismo.
Non oso immaginare cosa sentiremmo in un ipotetico (e speriamo non succeda mai) terremoto in Campania, Calabria, Sicilia. Forse Gabrielli elogerà gli aquilani. Si vede che a capo della protezione civile non ci deve essere mai uno buono; dopo Bertolaso che ha un processo per ogni cosa che ha toccato ( e che ha riso all'eventualità di un eruzione del Vesuvio definendola non una cattiva eventualità...) ora c'è sto fenomeno. Avanti un altro
Sebastiano
Ho comprato casa a L'Aquila 6 mesi dopo il terremoto, e l'ho riparata con i miei soldi, con le mie mani.
Vuol dire che ho reagito bene, o male?
Chi ha il diritto di sindacare su come ciascuno reagisce? Come dovrebbe reagire chi ha perso moglie e figli ed è rimasto solo?
Come dovrebbe reagire chi non dorme più, chi ha perso il lavoro e chi non riconosce più la propria città di 70.000 abitanti, e il modo di viverci?
Forse gli emiliani hanno reagito meglio? In base a quali standard?
Fermatevi, e valutate se in queste circostanze lo Stato lascia davvero spazio ai cittadini, alla loro voglia di fare.
Fermatevi e pensate che a L'Aquila, tutt'ora, io non posso girare nella mia città, o operarmi per riparare qualcosa perchè rischio l'arresto da parte dei militari
Sono aquilano. Sono scout.
Dopo il terremoto tanti scout emiliani hanno prestato il loro servizio qui da noi. Ci hanno sostenuto.
Sfortunatamente, abbiamo avuto l'occasione, tempo dopo, di poter ricambiare la fraterna vicinanza.
Ognuno ha aiutato il proprio fratello a reagire al meglio.
Senza che la cosa si trasformasse in una gara al più bravo.
Sergio
Davvero bellissima iniziativa. Certe dichiarazioni servono solo a creare distacco tra le persone che, ahimè, non avrebbero nessuna voglia di trovarsi in classifica. Potranno anche esserci diversità di pensiero, culturali, morti e di "magnitudo" ma, ragazzi, un terremoto è un terremoto e soltanto chi lo prova capisce che le classifiche servono davvero a poco...
Ma vi dico una cosa..leggere questo articolo e questi post mi ha fatto venire i brividi! GRAZIE!
Grazie di aver dimostrato di non essere "diversi" ma semplicemente delle persone che vivono nei nostri stessi problemi. Siete grandi tutti quanti e non perche siete emiliani (per carità bellissima regione) ma solo perche questo piccolo articolo ha dimostrato che non deve essere per forza quello che vogliono...
Solo chi ha vissuto il terremoto ricorda quanto ha unito le persone nei primi tempi...era come se tutti fossero fratelli. Poi questo passa, purtroppo passa, ma almeno questa volta, in questo articolo, il caro Gabrielli non riesce a creare i presupposti per una "guerra tra poveri" stavolta se la prende in culo!! GRAZIE ANCORA!
Grazie Leonardo
Un imbocca al lupo di cuore a tutti gli emiliani!
Tuttavia devi sapere che il nostro territorio e' montuoso e impervio al 90% e non abbiamo grandi fabbrichee grandi nomi che investono e portano soldi come li avete voi che siete in pianura.
La nostra economia si e' sempre basata sul turismo e le nostre "fabbriche" sono poche e molto spesso di produzione artigianale e direzione familiare. Se un terremoto di 6.3 distrugge tutto come ha fatto, il turismo stenta a ripartire e pure la produzione locale, allora noi siamo finiti.
Tieni presente però che nopi paghiamo le tasse proprio come le pagate voi e se la legge dice che in caso di calamita' naturale spetta al Governo intervenire, allora è giusto che noi aquilani ci aspettiamo il suo aiuto.
Leonardo ha fatto una descrizione lucida e veritiera della situazione e non certo sta sputando sulla sua terra, anzi, credo che le sue parole, come tutte quelle degli altri emiliani che sono d'accordo con lui, gli stia facendo un grande onore. Tu invece che fai la pensi come quelli della Lega? “Roma ladrona tagliamo l’Italia dalla Padania in giú cosí i meridionali non ci fregano piú i soldi” e poi sono loro stessi i primi ladroni d'Italia? Tra l’altro, in passato, hanno avuto pure la faccia tosta di venire a trovare adepti al sud. Roba da matti!
Grazie Leonardo per quello che hai scritto.
La veritá è sempre dalla parte di chi sa distaccarsi dai sentimenti personali e sa vedere il tutto con obbiettivitá.
Virginia C
Basterebbe davvero poco per sapere dove e, persino, quando è nato Leonardo.
Se non è in grado di trovare un'informazione sotto i suoi occhi perché parla di cose a lei aliene ed incomprensibili?
Leonardo, ti ringrazio moltissimo per la solidarietà.
Se effettivamente questo profilo di blog fosse farlocco, l'autore sarebbe sorprendentemente bravo: 11 anni a integrare un falso profilo con le notizie di Modena e dintorni, l'esperienza dei social forum, la scuola, il territorio... tutto fasullo e perfettamente architettato?
In tal caso potrei solo fargli tanto di cappello per 11 anni di recitazione eccellente.
Bei tempi, ve lo ricordate? quando eravamo dignitosi, esemplari nel dolore..... vero? rassicurante veder distribuire case e dentiere in tivvì. non può essere falso: falsi saranno i terremotati. ed ingrati. non può essere vero che lì è tutto ancora a terra. è colpa degli aquilani... e la realtà si perde, sfuma...
chissà tra tre anni che colpe avranno gli emiliani...........
UN ABBRACCIO IMMENSO A TUTTI GLI EMILIANI
Matteo da L'Aquila
quello reagisce (combatte) la malattia e vince (?!) e quindi chi muore se lo merita?
gli emiliani reagiscono meglio (?!) quindi gli abruzzesi si meritano di stare come stanno? gli emiliani che sono ancora in tenda è perché non hanno reagito abbastanza?
detto questo può darsi che gli emiliani abbiano reagito meglio degli aquilani ma fatevi una domanda: i disagi sono stati gli stessi???
non si tratta di soldi,leggi bene, si tratta di un contesto abitativo completamente estirpato e cambiato, si tratta di anni di presidio da parte dei militari e di continue opposizioni alla volontà della gente di dare una mano; ti ricordo che Gabrielli ha sequestrato "le carriole" che PACIFICAMENTE E A COSTO ZERO volevano rimuovere le macerie per velocizzare i lavori... questo nessuno se lo ricorda.
iO OGNI DOMENICA FINCHè CI HANNO PERMESSO DI FARLO ERO Lì,a caricare macerie per riavere gli spazi che avevo vissuto dino a quella maledetta notte... ma quà s parla solo di soldi, non di valori, non di speranze di ritornare alla normalità...
Cara Viviana se tu sei Emiliana mi dispiace x la tragedia che hai vissuto ma prova a farti un esame di coscienza, poi forse potrai avere le idee chiare e poi forse potrai permetterti di sputare sentenze su argomenti che ovviamente (ed è evidente che) non conosci!
Saluti Alessandra V.
Leonardo Io sono aquilana...grazie...mi sono commossa a leggere quello che hai scritto...in bocca al lupo x tutto!
(ieri ho dovuto mantenere la calma sentendo delle persone sull'autobus che davano ragione a Gabrielli arricchendo ancora di più il discorso)
E' assurdo come molte persone parlino solo per aprire la bocca. Molte persone aprono la bocca per parlare di cose che non capiscono, con una stupidità che fa ridere le scimmie. Anche persone che a capo di particolari organizzazioni dovrebbero imparare a comportarsi con intelligenza, a riflettere e soprattutto a tacere molte volte.
Fa bene ad arrabbiarsi, a reagire. Non esiste che questi terribili eventi vengano così portati in giro. E' una vergogna come questa superficialità abbia così facile accesso in questa società.
Arriva la Scossa
26-07-2012, 14:41autoreferenziali, Emilia paranoica, pubblicità, segnalazioni, terremoto 2012PermalinkPiù in lungo: due mesi fa – ma sembrano secoli – i redattori di Chiarelettere mi contattarono per propormi di scrivere un libro in formato digitale (ebook mi fa un po' schifo, scusate). Io mi misi subito a proporre idee, loro dissero che erano interessanti ma... ma non era vero, era una pietosa menzogna, io di solito ho idee troppo bislacche per riuscire a farne un libro (sennò ne avrei già scritti parecchi, a questo punto). Ci stavamo ancora riflettendo, quando la terra si è messa a tremare. Per un po' non ci siamo sentiti, poi su un trenino che mi riportava dalle mie parti mi è suonato il telefono; quel che mi chiedevano lo immaginavo già. Sapevo anche di non esserne capace. Ma mica per modestia, eh.
È che scrivere un libro su una catastrofe naturale è già di per sé un gesto sconsiderato. Ma scriverlo durante la catastrofe naturale, col pavimento che ogni tanto dà una botta e non sai se è l'assestamento quotidiano o la vicina di casa che ha urtato i puntelli con la carrozzina – non è proprio possibile, capite, ti capita di scrivere che il tale campanile ha retto e il giorno dopo magari lo buttano giù. Poi ti sembra di fare lo sciacallo. Ma in realtà, semplicemente, sei in mezzo a una battaglia, e chi è in mezzo a una battaglia non ci capisce nulla, non ha la minima idea di dove stia andando l'avanguardia e dove stia arretrando la retroguardia, non può dirti il numero dei morti e dei feriti, vede solo della gente che spara e della gente che scappa ed è tutto. Però.
Però mi avevano chiesto di scrivere un libro; mi avevano dato un tema, una data di scadenza. È una vita che sogno una situazione così. Io tutto sommato scrivere so, ma non mi è mai chiaro di cosa dovrei scrivere, non sono mai molto sicuro di quel che interessa la gente. Un libro poi non è questa cosa eccezionale, oggi lo si può pubblicare anche in proprio, ma non è che mi interessi molto rifriggere gli sfoghi quotidiani in un altro formato. Quello che mi interessava era avere un committente. Uno che mi dica: questo è interessante, prova a scriverci su, mandami tutto entro il 29. Ho sempre sognato che qualcuno si facesse vivo e me lo chiedesse, e ora potevo dire di no? Ho detto di sì, ci provo. E ho scritto un libro. Il 29 era finito.
Attenzione però. Esce con Chiarelettere, ma non è un'inchiesta. Non credo di essere in grado di farne una, ma anche se lo fossi, era troppo presto: tutto stava ancora succedendo. Ci sono cose molto interessanti su cui ho preferito non scrivere niente, perché ancora non c'è niente di chiaro. Lo abbiamo notato tutti, per esempio, che i capannoni costruiti negli anni Cinquanta hanno retto bene e quelli degli anni Ottanta no; è ormai una nozione condivisa, però... però non potevo esserne sicuro, non c'è ancora disponibile un censimento dei capannoni danneggiati. È una sensazione condivisa, tutto qui, ma molti hanno anche condiviso la sensazione che l'INGV truccasse i dati della magnitudo, e che il transito di Venere davanti al Sole c'entrasse qualcosa. Mi sarebbe piaciuto essere più tecnico, tirare fuori dei numeri veri, ma sui quotidiani ogni giorno c'era una storia diversa; le biblioteche erano tutte chiuse. Di cosa potevo scrivere?
In realtà di cose da scrivere ne avevo fin troppe, come al solito, e anche per questo sono contento che qualcun altro abbia letto e sfoltito e corretto (mi hanno corretto le bozze! È un lusso per me) mettendo a fuoco il tutto. Ho scritto la mia descrizione della battaglia, da un punto di vista qualsiasi: gente che scappa, gente che resta in posizione, gente che attende ordini che non arrivano, e nel frattempo si scambia informazioni. Quasi tutte sballate. Ho scritto un libro sulla gente che parla di Haarp, di fracking, di guerra ambientale americana, di perforazioni che non ci sono mai state, di previsioni di terremoto che vengono pubblicate invariabilmente dopo il terremoto. Ho scritto un po' sull'emilianità, questo concetto inventato l'altro ieri che improvvisamente ha individuato in mezzo alla pianura padana una comunità di persone delle quali viene dato per scontato il coraggio, la tenacia, la capacità organizzativa – mentre qui nel mezzo della battaglia si vedeva gente che piangeva, smadonnava, panicava, eccetera. Ho scritto anche un po' di me, quel poco che serviva a mettere le cose in prospettiva. E ho fatto tutto molto in fretta, volevo che si notasse. Su questo terremoto si scriveranno libri migliori, inchieste coi fiocchi, tra qualche anno sapremo tutto. Mi piacerebbe però che questo rimanesse fresco come rimangono certi taccuini di combattenti, con tutti gli inevitabili errori di prospettiva. Ero troppo vicino per capirci davvero qualcosa, ma qualcun altro leggerà e capirà. Grazie.
Visto che mi occupo di immagini sono state quelle per me la chiave d'accesso per ragionare su queste cose. ho pensato di realizzare qualcosa, una specie di documentario, ma senza obbligarmi a farlo davvero. in effetti ho coinvolto un amico con cui tra pub, bar, cucine, passeggiate e mail abbiamo discusso e raccolto materiale. forse il documentario era una scusa...
A volte guardo la mia compagna, che amo tantissimo, e credo di vedere in lei l'emilia, ho sposato l'emilia, lei è questo e comunque molto altro..
Io invece non sono nato qui; per cause biografiche non sono di nessun posto in particolare. di conseguenza mi manca totalmente un certo senso di appartenenza che è quella cosa che dovrebbe farti sentire qualcuno e farti sentire amato anche quando sei solo o lontano da casa.
Per questo mi è piaciuto particolarmente questo passo:
[...]Ma il volantino non parla di questo. Parla soprattutto dell'invidia. Guardateli, dice, questi stranieri. Come fumano ridono e scherzano. Guardateli. Cosa c'è da ridere? Cosa c'è da scherzare?
C'è che loro hanno perso molto meno di noi, tutto qui. Una casa? Ne troveremo un'altra. Un lavoro? Vabbè di sicuro non era il miglior lavoro sulla terra. Ci sarà qualche altra terra dove andare, qualche altra opportunità. Tanto il cordone ombelicale lo hanno reciso da un pezzo. E' a noi che duole, a loro no. [...]
Volevo ringraziarti perchè grazie al tuo libro certe cose mi sono più chiare. A volte alcuni dicono delle cose in cui tanti possono identificarsi, ma che non tutti sanno esprimere ugualmente.
Io penso che tutta questa cosa del terremoto in emilia tra vari aspetti ha comunque messo in luce certi nostri difetti (escludendo chi legge?), e questi difetti sono essenzialmente che siamo dei bambini. però dei bambini rigidi (degli adolescenti?). E' quel cordone ombelicale di cui parli, secondo me, che è il problema: un conto è se l'identità ti vien data e vivi di rendita, un conto è se l'identità la ottieni.
così forse quegli stranieri non hanno la cultura che abbiamo noi (e che ha certamente l'autore del volantino), ma forse hanno un senso dell'essere uomini che a noi manca. E lo si vede benissimo anche dai vagiti dell'imbarazzante uso dell'italiano in parole come emiliAMO, dal basso alla bassa ecc.
Buffo, mi viene in mente che siamo famosi per gli asili...
Appena mi passerà la paura leggerò il tuo libro. ciao
e leggere un pdf sul portatile quando sto al mare non mi pare il caso
la maniera di finanziare il mio blog preferito e' solo rimandata
e' che non ho il reader
mi posso comprre il lettore solo per un libro ? forse si, altri seguiranno
ma ora e' tardi per portarselo in vacanza
problemi da primo mondo
Per quanto riguarda gli stereotipi (aquilani mani in mano che aspettano lo Stato / emiliani per cui non è necessario preoccuparsi che tanto si arrangiano benissimo da soli) secondo me c'entra anche un po' il tentativo di tenere sotto controllo la frustrazione: si fa la donazione, si accetta l'accisa, si compra il grana terremotato.
Si sa che non basta, ci si sente un po' in colpa, come sempre quando succedono tragedie che toccano altri, non te, e non per tuo merito, ma per pura fortuna.
Ci sente ingiustamente miracolati. Non è una bella sensazione, e allora scatta lo stereotipo che un poco ce ne libera.
Non so, è una ipotesi di interpretazione.
Intanto ho comperato il libro da leggere sul mio kindle. Lo segnalerò anche sul sito.
Ciao Leonardo, ti seguo dall'inizio. Ada
http://www.ibs.it/code/9788887132588/dante-emiliano-laurenzi-massimiliano/terremoto-zeronove-diari-da.html
Oddio, magari proprio simile no, però il filo rosso ci può stare :)
E il Veneto? (e il Vesuvio?)
04-07-2012, 08:30catastrofi, Emilia paranoica, ho una teoria, terremoto 2012Permalink
E il Veneto?
Perché, cosa c'entra il Veneto, adesso? (Scopritelo sull'Unita.it, H1t#134).
Piccoli uomini Grandi rischi
12-06-2012, 15:47catastrofi, Emilia paranoica, ho una teoria, terremoto 2012Permalink
Ma quelli che oggi si lamentano perché la Commissione Grandi Rischi ha segnalato il rischio di altre scosse, sono gli stessi che prima si lamentavano perché i sismologi non riuscivano a prevedere i terremoti e ad allertare la popolazione?
Certo che dev'essere dura fare i sismologi in Italia. Fino a pochi giorni fa Beppe Grillo e compagnia si lamentavano del fatto che non riuscissero a fare previsioni accurate almeno come quelle del meteo ("Se il meteo ci dice che domani pioverà, terremo a portata di mano l'ombrello. Ma se non viene nemmeno annunciato il rischio di un forte terremoto, perché il Comune non ci dice come comportarci?") Ora che i sismologi hanno indicato con una certa precisione l'area a maggior rischio, ecco che li si accusa di voler seminare un panico ingiustificato.
Una domanda antipatica: il documento della Commissione Grandi Rischi che ha fatto infuriare tanta gente (qui nell'Emilia terremotata e altrove), quanti lo hanno letto davvero? Perché purtroppo la voce che correva tra tendopoli e bar, il giorno dopo, era la solita: "hanno detto che sta per arrivare un'altra scossa forte". Oltre all'angoscia, che a un certo punto dovremo cominciare a gestire, stavolta si è sentita anche una certa rabbia, forse dovuta alla sensazione che lo sciame comunque si stia disperdendo: scosse se ne sentono ancora tutti i giorni, ma ogni giorno un po' meno, e meno forti (la stessa cosa, purtroppo, la stavamo pensando alla vigilia del 29 maggio). E quindi, insomma, cos'è questa Commissione che insiste a farci paura? (continua sull'Unità, H1t#131).
"Finché non mi arriva [il tuo CV] non credo che pubblicherò altri commenti tuoi di questo genere: mi sembra che arrechino danni all'immagine dello Stato di Israele e dei suoi cittadini"
ti risulta di ardua comprensione?
Tendo a frequentare il meno possibile i blog antisemiti che fabbricano finti israeliani antipatici; per quanto ho visto, sul tuo non c'è nessun passaporto. Un link? Troppa fatica?
Mi sembra che tu non sia mai stato in grado di rispondere direttamente a una domanda: eppure non fai altro che pretendere risposte da tutti.
L'unica cosa che so di te verificabile è che hai seri problemi a leggere testi semplici: ti dichiari cittadino di Israele, dichiari di pagare le tasse, ma se fossi in grado di leggere sapresti che alla donazione ha contribuito soprattutto Walter Arbib con l'organizzazione Canadian United Israel Appeal. Ti stai facendo bello con un regalo che qualcun altro ha fatto.
La stessa difficoltà probabilmente ti rende difficile comprendere, dopo settimane, a chi dovresti inviare la mail... La mia mail è su tutte le cose che scrivo, ma appunto, qui c'è un problema. Prova qui: leonardo_blogspot@yahoo.it
Tu non hai scucito un bel niente e ti aspetti ringraziamenti per soldi che hanno speso altri. A cosa serve l'identità: a farsi bello coi regali degli altri.
Comunque ti ringrazierò, non appena provvederai a inviarmi quel CV che ti chiedo già da molto tempo. Finché non mi arriva non credo che pubblicherò altri commenti tuoi di questo genere: mi sembra che arrechino danni all'immagine dello Stato di Israele e dei suoi cittadini, e non mi sembra davvero il caso.
[dopo il terremoto in Emilia, per la cronaca]
http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/2012/07/02/738030-terremoto-casette-per-neomamme-israele-lieberman-a-mirandola.shtml
Come cittadino dello Stato che fornisce aiuti alla tua zona, io mi aspetterei almeno due parole di ringraziamento.
Non imboschiamoci
02-06-2012, 15:55catastrofi, Emilia paranoica, ho una teoria, Modena, Mondo Carpi, terremoto 2012Permalink![]() |
Ciao, sono un campanile in controtendenza |
Prima cosa: chiunque vi dica che c'è un altro grosso terremoto in arrivo - e so che ce ne sono, so che la voce gira - vi sta mentendo. Nel migliore dei casi è un mitomane, nel peggiore un infame, uno sciacallo: e così dovete trattarlo. Non vi chiedo di prenderlo a ceffoni, anche se li meriterebbe, ma ridetegli in faccia: ridicolizzatelo, umiliatelo, fate sì che si vergogni di andare in giro a dire certe cose, e che chi lo ascolta si vergogni di avergli dato retta per più di un istante. I terremoti non si prevedono: i terremoti si sconfiggono con la prevenzione, la prudenza e il coraggio.
L'altra cosa che vorrei dirvi è appunto questa: ci vuole coraggio. Un po' di più di quello che abbiamo avuto fin qui. Vorrei dirvi che il terremoto è un evento catastrofico, che scatena sotto le case l'energia di un bombardamento misurabile in megatoni; però anche il terremoto non è che sia più forte di noi. Di noi tutti assieme, intendo, se ci facciamo coraggio. Chi ha una casa distrutta ha tutto il diritto di piangerla, ma guardiamoci negli occhi: la stragrande maggioranza delle nostre case non è distrutta. La stragrande maggioranza delle nostre case ha ballato su una scossa superiore ai cinque magnitudo, ed è ancora lì. Lo sapevate di avere case così robuste? Ora lo sapete. E quindi adesso si tratta di tornarci, di riprendere a vivere e a lavorare. So anch'io che non è facile.
Ci vuole coraggio. Quel coraggio che hanno avuto per esempio i nostri nonni, molto più poveri di noi, che si sono presi una medaglia d'oro. C'era il nazismo e loro hanno avuto un po' di coraggio. Non credo che oggi ce ne serva più di quello che hanno avuto loro. Noi poi andiamo molto fieri del loro coraggio, lo festeggiamo tutti gli anni e non facciamo che parlarne: ecco, è l'ora di mostrare che lo ricordiamo per un motivo. Fingete solo per un attimo che il terremoto sia il nazismo: che si fa, si scappa? È' un nemico insensato che rade al suolo paesi inermi, e lo fa per spaventarci: ci imboschiamo?
Io non posso dirvi quando finirà - e chiunque sostiene di potervelo dire è un bugiardo, un traditore, una spia. Potrà metterci anni, e forse ci saranno altre crepe e altri caduti. Può benissimo succedere, e allora? L'unica cosa che so è che alla fine se ne andrà, perché alla fine i terremoti se ne vanno tutti: e avremo vinto noi. Se non saremo scappati, se avremo tenuto in vita i centri piccoli e grandi, se non l'avremo data vinta al declino e alla paura del declino, che sono la stessa cosa. Quel giorno avremo vinto: e ricorderemo chi è caduto perché cercava di rimettere in funzione una linea di produzione; ricorderemo chi ha tenuto i negozi aperti anche oggi 2 giugno; chi ha aiutato negli ospedali da campo e nelle tendopoli; chiunque abbia lottato ogni giorno per tornare a una vita normale; e gli imboscati non li ricorderemo. Avete paura per la vostra famiglia? Mettetela al sicuro, ma poi tornate qui. Abbiamo bisogno di voi, anche solo per festeggiare quando sarà tutto finito. Le vostre case, in nove casi su dieci, non vi hanno tradito: non lasciatele sole.
(C'è anche un'altra cosa. L'altra sera, al presidio contro gli sciacalli, c'erano volontari venuti da Reggio ad aiutare. Molto nobile da parte loro: ma davvero vogliamo farci salvare le case, col rispetto parlando, dai reggiani?)
che dovete fare presidi notturni,
anche con gente che viene da fuori ?
Voglio dire, sono stati visti e/o arrestati dei ladri
o devono ancora arrivare ?
qui in emilia ci si scorna tra vicini: modena-reggio, reggio-parma, è tutta una "guerra" di campanile. ma niente di serio, eh?
comunque bravo Leonardo, e in bocca al lupo!
Lorenzo (un reggiano)
Fabio
Da Reggio.
Forza io voglio ricominciare a vivere ... perchè questo non è vivere!
Perry
Forza bassi padani, vi mangerete anche questo terremoto!
Elvetico
Insomma se questi uomini sono morti, è perché qualcuno più in alto non ha avuto il coraggio di fermare tutto per una settimana, perché i sismologi non hanno detto fermatevi perché è possibile a breve una scossa di pari entità!
io preferirei se li ricorderemo contando gli anni di galera a chi li ha minacciati di licenziamento se non andavano a crepare. E il fatto che sotto le macerie ci sia rimasto anche un padrone non cambia le cose. Perchè se il padrone vuole andare a rischiare la pelle nella sua azienda, è una sua libera scelta, mentre l'operaio che viene licenziato se non ci va non ha potuto scegliere.
Ciao Crepa
24-05-2012, 02:00autoreferenziali, catastrofi, Emilia paranoica, segnalazioniPermalinkDi solito metto una foto, però di campanili e casari in pezzi ho la nausea, perdonate.
Hanno rotto i maroni (i Maya)
21-05-2012, 09:30catastrofi, Emilia paranoica, ho una teoria, superstizioni, tvPermalinkEcco, io non avevo veramente bisogno che il Tg1 (ma non solo il Tg1) mi facesse ascoltare le speculazioni di Red Ronnie a proposito di congiunzioni astrali e profezie Maya. Mi domando in effetti chi ne abbia bisogno. In generale, se c'è qualcosa di cui a 40 km dall'epicentro non si sente alcun bisogno, è un po' di paura in più, un po' di procurato allarme. Red Ronnie probabilmente non se ne rende conto, ma chi ha deciso di intervistarlo per il Tg1 dovrebbe. Non si fanno i tarocchi sulle emittenti nazionali del servizio pubblico: non si cura il malocchio con le fatture e non si tirano in ballo le Pleiadi per un sisma con epicentro a Finale Emilia. Se era uno scherzo, non faceva ridere. Ma non era uno scherzo, vero? (Continua sull'Unita.it, H1t#2^7)
Le misure della strada
22-03-2012, 01:14cinema, coccodrilli, Emilia paranoica, poesiaPermalink(Non è Sa vinzém néun, di Tonino Guerra, 1920-2012)
Se vinciamo,
se vinciamo noi,
io
se vinciamo noi,
ti vengo a prendere in casa:
ti faccio venire in mente quel che mi hai fatto
e poi ti ammazzo
a morsi
nella testa
e dappertutto
se vinciamo noi,
se noi
vinciamo
se.
Anche se poi
se vinciamo noi
lo so già
come va a finire:
che avrò tanto da fare
per averti pure tra le palle
che pigoli pietà per i figlioli
se vinciamo noi
se noi vinciamo
e se
per caso mi vedrai dietro la casa
sta calmo lì da sotto la finestra
che se vinciamo noi, veniamo solo
a prender le misure della strada.
A me dispiace che Guerra sia noto ai più per uno spot pubblicitario, per il personaggio del vecchietto sprint che sembra precipitare da Amarcord. In generale mi dispiace che Amarcord gli sia rimasto cucito addosso, a lui e un po' anche a Fellini, non perché sia un brutto film, ma perché ha ridato fiato a un bozzettismo strapaesano che ha spalancato le porte a due generazioni di scrittori cispadani tutti un po' matti, tutti un po' simpatici, tutti un po' minimali, tutti un po' boccaloni, tutti un po' una lieve rottura di coglioni, coi nostri accenti assortiti da pubblicità di generi alimentari. Ecco, almeno Guerra reclamizzava gli elettrodomestici, il Futuro, no i tortellini. È sempre stato molto più cosmopolita di noi, ha scritto Deserto Rosso e Blow Up e Zabriskie Point - è l'unico grado di separazione tra Ciccio Ingrassia e i Pink Floyd. ha preso un De Filippo e ci da scritto Matrimonio all'Italiana; ha preso uno Sheckley e ha scritto, ehm, la Decima vittima (forse l'esperimento più folle, un film di fantascienza sociologica con Ursula Andress e Mastroianni biondo canarino, ambientata in un futuro ipertecnologico dove ci sono comunque ancora i caroselli coi balletti e la riforma pensioni prevede l'eliminazione fisica degli anziani, salvo che i giovani italiani sono piezz'e'core e quindi li nascondono negli scantinati iperaccessoriati; e però non c'è ancora il divorzio, perché il divorzio nel 1965 in Italia non era nemmeno fantascienza). In seguito ha lavorato con Tarkovskij e Angelopoulos, sì, in film che di solito non avevamo voglia di vedere, però capiamoci: Tarkovskij e Angelopoulos, mica ciccioli e salama da sugo. Insomma di strada ne ha fatta tanta, Guerra, si vede che la sapeva fare. Noialtri non so.
Qui, mi pare, ci sia molta più sincerità, e si sente.
Insistere sul Se è un modo per ammettere che non si è mai vinto, oltre alla reminiscenza classica (quel che risposero gli spartani al re Filippo).
Potresti spiegarmi, però, cosa sono quei versi all'inizio del pezzo? (una tua rielaborazione?, una canzone ispirata da?, ...) mi interessa, in particolare, quell'ostinata ripetizione di se, noi e vinciamo che nella poesia di Guerra non c'è, ma che, almeno ad una prima lettura, m'era parsa significativa...
Non a caso é la terra di numerosi poeti, pubblicati da Einaudi, mica scherzi.
Elvetico
Bastardi senza Loria
27-02-2012, 19:21Emilia paranoica, ho una teoria, migranti, Mondo CarpiPermalinkStudenti, pensionati, lavoratori, stranieri, nella nostra biblioteca vengono tutti: è il luogo più condiviso di tutta la mia città. La varietà di persone che ci trovi dentro non la vedi da nessun’altra parte: né in parrocchia, né in palestra, nemmeno al pronto soccorso. Forse a scuola, tra i bambini, ma gli adulti anche in piazza si tengono separati, ognuno nel suo capannello. La biblioteca è l’unico posto in cui tutti troviamo qualcosa che ci serve, la dimostrazione più bella di cos’è la cultura: non un castello che svetta nelle tenebre dell’ignoranza, ma il posto dove puoi entrare per guardare un film comico in lingua originale, e scoprire a pochi metri un romanzo di cui non avevi mai sentito parlare, un disco di Beyoncé, una fuga di Bach. Le persone che vengono qui anche alla domenica, dove sarebbero altrimenti? Allo stadio, al cinema, in un internet point? Probabilmente non rischierebbero mai di incontrarsi. Qui il rischio c’è, tutti i giorni, ed è fantastico.
Io ho avuto gran fortuna nella vita, ma forse non me la meritavo... (continua sull'Unita.it, H1t#114).
Il Lodo Ligabue
11-07-2011, 20:07Emilia paranoica, Ligabue, racconti, ucroniePermalinkStavo cercando di inventarmi un'ucronia, sapete, una realtà alternativa, non la solita dove Hitler vince la guerra; una cosa un po' più verosimile, del tipo: la CIR nel 1991 si prende la Mondadori, magari riesce anche a ottenere un'emittenza televisiva, la Fininvest perde smalto e quando arriva Mani Pulite Berlusconi è già decotto. Di conseguenza noi oggi saremmo... boh, una nazione normale? Una dittatura del popolo con gigantografie di Scalfari su tutti i muri? O viceversa Scalfari sarebbe caduto e dimenticato come Trotskij? Ma faccio molta fatica, non è come Hitler e il nazifascismo, una foto in bianco e nero da osservare da fuori. Questa è una foto a colori, e in più ci sono dentro anch'io, non riesco a mantenere il necessario distacco, voglio dire, nel 1991 ero quasi maggiorenne, andavo già in giro, facevo cose.
Oddio, “cose”.
In realtà l'estate 1991 è un angolo buio, non c'è neanche un Mondiale o un Europeo per aggrapparsi al ricordo delle partite. Tutto quello che riesco a ricostruire è che avevo comprato un biglietto per un concerto di un giovane cantautore rock di Correggio che l'anno prima mi aveva piacevolmente sorpreso – non è che andassi pazzo per il rock italiano, però il primo disco di questo tizio era la fotografia precisa di quello che stavo facendo io e i miei amici in quel periodo, ovvero niente.
Ma un niente molto inquieto, che cominciava alle ventuno nel parcheggio della parrocchia e che poteva portare in una pizzeria dall'altra parte della provincia, e da lì in una birreria che stava magari nella provincia di fianco, e poi a far la coda per entrare in una disco magari in un'altra regione, magari per rompersi le palle prima di entrare perché dai, ventimila lire e sono già le tre, e finire in un'altra birreria in un'altra provincia ancora, se non era già l'ora dei bomboloni in un forno ad altri cento km di distanza – insomma, in quel periodo la sera, più che andare in pizzeria, o in birreria, o in disco, si stava in macchina. Per ore intere, ad ascoltare musica con impianti stereo spesso più soddisfacenti di quelli che avevamo in casa, come a dire che alla fine le brevi consumazioni nei pub di Ravarino o Gualtieri non erano che pretesti, scuse per aggiungere chilometri alla serata. E questo nuovo rocker di Correggio, imparato a memoria sui sedili posteriori degli amici che avevano la patente, ecco, non è che suonasse così originale neanche allora, al massimo si poteva apprezzare che non cercasse di copiare Vasco; che partendo da un accento simile fosse già riuscito a costruire un birignao tutto suo. Ma soprattutto che parlasse di noi, esattamente di noi, che ci fornisse polaroid non importa quanto mosse o saturate della nostra vita banalissima e inquieta, e insomma, io venticinque sacchi per il suo concerto li avevo staccati, ma in realtà era anche e soprattutto una scusa per vedere la Franca.
Perché quando arrivava luglio e la scuola era terminata da un pezzo, e le corriere non si prendevano più, le persone che ti eri abituato a vedere tutti i giorni diventavano improvvisamente ricordi lontani (no cellulari, no facebook), e l'idea di rivederle diventava un miracolo, un'epifania, la sola fantasia di poterle riavere per un istante nel campo visivo ti rendeva capace di espedienti astuti e temerari, o viceversa penosi e ridicoli, come comprare un biglietto per Ligabue senza avere la macchina per andarci. Nessuno dei miei amici mi avrebbe accompagnato, non so perché poi: probabilmente erano troppo tarantolati, troppo schiavi dell'inquietudine del motore a scoppio per accettare le costrizioni di un concerto, il dover restare bloccati nella stessa folla per un'oretta senza poter girare i tacchi in qualsiasi istante “O raga mi son rotto le palle, andiamo a Pievepelago che c'è un posto dove hanno la birra non filtrata?” E un po' li capisco, in fondo sono anch'io così. Quando non sono innamorato.
Ecco (comincio a ricordare) io nell'estate del 1991, mentre De Benedetti e Berlusconi si giocavano la Mondadori e il destino dell'industria culturale, ero sbandato perso per la Franca, totalmente drogato di quella cosa potentissima che è l'assenza, dopo mesi e anni che avevo avuto per parlarle invece di far lo scemo con Baraldi sui sedili posteriori, poi arriva l'estate del 1991 e magari non avevo neanche il numero del suo fisso. Ma Ligabue a Nonantola non se lo sarebbe perso. Di questo ero sicuro, e di nient'altro: Ligabue le piaceva, l'iscrizione in uniposca sopra la tasca del suo zainetto non mentiva e soprattutto non potevano mentire le foto appiccicate sulle pagine estive della sua smemo (intercettata da Baraldi durante una innocente finta colluttazione sui seggiolini). Oggi, ripensando al primo tizio con cui si mise (e al tizio con cui si mise due anni dopo, il padre se non sbaglio dei suoi quattro cattolicissimi figli, ma potrei aver perso il conto) mi sembra evidente ciò che nel 1991 non mi attraversava nemmeno per sbaglio il cervello, ovvero: Ligabue le piaceva soprattutto in quanto uomo; le piaceva quel tipo di vitello emiliano con quell'aria da sventragalline a riposo, con quell'esistenzialismo alla Lupo Alberto, per cui è sempre colpa della sfiga, è Dio che ce l'ha con me, ma se tu insisti baby mi converto, quel tizio che a ventisei anni ne mostra trentasei ma poi inspiegabilmente si blocca lì, quindi di recente devo averlo sorpassato a destra. Non che abbia molta voglia di controllare.
Dunque a Franca piacevano quei tipi lì, questo mi è terribilmente chiaro solo oggi, però voglio dire, non è detto, uno passa anche trent'anni di vita senza assaggiare ghiaccioli all'anice, poi scopre che esistono e diventa matto e ne vuole tutti i giorni, sì, cose di questo tipo succedono. Io coi miei amori de lonh ero probabilmente un tizio ridicolo nel 1991, e magari per certi versi lo sono anche adesso, però mi piace pensare che avrei potuto essere il ghiacciolo all'anice della Franca, se non fosse stato per Baraldi che la sera mi dice: Ma sei sfigato? Come ci vuoi andare a Nonantola, in bici? Dai qua il biglietto, valà. E cala trenta sacchi, un Return On Investment immediato del dodici per cento, ma non fu quello il motivo per cui capitolai. Fu l'incubo della Sfiga, fu la vergogna di avere un biglietto e non avere nemmeno un vespino, qualcosa di dignitoso, niente: pedalare nella notte fino a Nonantola e ritorno non sarebbe stato un problema, ma era una cosa che fanno gli scemi del villaggio, non gli innamorati.
“Ma a te non faceva cagare Ligabue, scusa”.
“Non è per me, è una mia (occhiolino) amica, ce la porto”.
“Allora te ne servono due”.
“Lei ce lo ha già, però non ha nessuno che la accompagni, (occhiolino) capisci”.
Baraldi adesso te lo posso dire, tu mi hai rovinato la vita io ti odio, con quel tuo perpetuo occhiolino e il tuo continuo alzare l'asticella sul baratro della Sfiga, io quella notte sarei sfrecciato nella luce del crepuscolo sulla mia viscontea bordeaux, perché no?, l'aria mi avrebbe phonato i capelli dando loro il volume ottimale, asciugando nel contempo il sudore senza lasciare aloni sulla polo, e sarei arrivato in tempo per occupare le prime file e trovarci la Franca, magari per lasciarle il posto davanti alla spia del solista, e lei avrebbe sgranato gli occhi con quel riflesso condizionato di cui era inconsapevole, e mi avrebbe detto Ma cosa ci fai qui? Sei da solo? Sei un matto!, ma con quel sarcasmo bonario che amavo alla follia anche se ci avevo messo quattro anni per accorgermene, e poi avrebbe preso il mio posto passandomi davanti e lasciandomi a pochi centimetri dai suoi dolcissimi fianchi per tutto il concerto, che mi auguravo lunghissimo – ma tu mi hai corrotto, tu, tu hai messo su un piatto i miei sogni d'amore e sull'altro trentamila lire, tu hai comprato la mia innocenza, il mio entusiasmo giovanile, con un ROI immediato del dodici per cento (cinque sacchi), mi hai fatto sentire irrimediabilmente sporco. Ma non è neanche questo il problema.
Il problema è che, come ben immagina il lettore a questo punto, la ragazza che hai accompagnato al concerto era proprio la Franca, e che la notte stessa sotto il ponte di Navicello l'hai sverginata sulla tua Tipo Diesel rossa, con Ba-ba-bambolina in sottofondo, tu con la tua estetica da bagnino nato per sbaglio in questo luogo così ingiustamente remoto al mare: tu non mi hai semplicemente spezzato il cuore, tu lo hai trasformato in antimateria, c'è una vescica di nulla che pulsa da allora nel mio petto, io Franca l'avrei amata sul serio, non avevo neanche bisogno di convertirmi e credere al Vangelo, io quattro figli glieli avrei fatti sulla parola, saremmo andati a vivere in una di quelle villette a schiera di San Prospero che non costano tanto e non sono poi così male, e insomma a questo punto sarei una persona molto diversa. Non saprei neanche dirti che persona sarei.
Andrò in tribunale, a chiedere l'indennizzo per la persona che non sono diventato nel 1991. Cinquecento milioni non li spunto, ma un paio, chissà. Insomma, è una vita intera, mica briciole.
(è un racconto, Franca e Baraldi non sono mai esistiti, neanche io del resto, e magari non è esistito neanche Liguabue, non so, non ho molta voglia di controllare).
"quattro figli cattolici". Se penso che con la mia prima fidanzata, svangata del Liga, sarebbe potuta finire così ho i brividi.
Post fantastico
Per tutto il resto della sua carriera ha solo ribadito il concetto.
Anche se... scusa se te lo dico, anche se ci fossi andato a quel concerto, la Franca sarebbe stata insieme alle sue 2/3 amiche del cuore e ti avrebbe cagato solo di striscio...
Il passato è passato, e in fondo è già tanto poter rievocare l'epopea di quei trenta denari, in cambio dei quali ti capitò di vendere un tuo certo futuro.
Ma ce n'è stato sicuramente un altro, e un altro ce ne sarà ancora a partire da oggi, nel momento in cui il Caimano ferito a morte, e abbandonato dai suoi parassiti, fa echeggiare il più clamoroso dei propri silenzi.
Ti auguro che questo tuo futuro, come quello della nostra Povera Patria (di battiatesca memoria), come quello della nostra povera Terra, sia ricco di intensa poesia come quella che ci hai regalato.
Chiedo i danni.
Meraviglioso.
Però cinque sacchi su un investimento di venticinque è un ROI del venti per cento.
Roberto
Paperolibero
Ma il cuore della vicenda è che sta pensando di fare causa a Leo perchè anche lui voleva essere un'altra persona nel 91 e la dipendenza di Leo dal Roi gliel'ha impedito. Ci vediamo in tribunale.
Baraldi
P.S. Baraldi ce l'ha piccolo.
p.s. se vinci la causa, avvertici che potremmo intentare una class action per tutti i momenti rubati da un Baraldi o una Baralda qualunque.
Letizia
Morte e Liberazione
25-04-2011, 17:2925 aprili, anniversari, Emilia paranoica, fascismo, feste, Mondo Carpi, racconti, resistenzaPermalinkCon questa vanga, che mi lasciò il povero padre, insieme a un’affittanza e due sorelle da maritare, ora tu scavi, Ferruccio.
Non sai come si fa, ma non mi dire. L’avrai ben visto un giorno un contadino. Si calca il tallone sul pedale e si taglia la terra, zac, un colpo netto, come la gola dei republicanos. Ma te neanche lo sai cos’è un republicanos, Ferruccio, vero? e allora scava.
Ché non sai niente della vita che hai fatto vivere agli altri, non sai niente della morte. Quando m’hai mandato volontario in Spagna, e avevo appena smesso i calzoncini; ad ammazzare contadini come mio padre m’hai mandato: e allora scava, adesso, Ferruccio.
Non ti far fretta, io non ne ho.
Ma t’han da venire le sfioppole alle mani. T’han da venire i calli. T’han da venire le mani da contadino, Ferruccio, che non ti son venute in quarant’anni; le mani di mio padre e di mio nonno, scava, scava. Ma le mani che mi son venute in Affrica, a scavar fosse di negri che non m’avevan fatto niente, le mani d’assassino, le vedi? Per queste non c’è sapone, non c’è sego né lisciva. Queste mani che mi pulsano di notte, quando tutto tace e loro suonano il tamburo, un problema di circolazione dice il dottore, sì, te lo dico io qual è il problema. Son le gole dei republicanos che ho vangato con la baionetta, nella Mancia, e intanto pensavo: sarò dannato, ma almeno le mie sorelle sono a posto. Pensavo, c’è Ferruccio che ci pensa. Bravo Ferruccio. Scava. Scava.
Io che avevo appena smesso i calzoncini perché mi era morto il padre, e quel che mi lasciava era una vanga e due sorelle senza dote. E mi dicesti di andar via tranquillo, ché ci avrebbe pensato il fascio alle sorelle, ma che partire volontario bisognava. Ché le mie sorelle sarebbero rimaste putte sennò, per via che nessuno si voleva portare in casa le figlie di un socialista, e io non capivo, cos’era questo socialismo, una malattia? Se mio padre se l’era presa da giovane, non me l’aveva mai detto, non parlava di politica con me, non parlava di niente. Ho imparato a parlare da per me, Ferruccio, e adesso tu mi ascolti. Mentre scavi.
Quando mi dicesti che ci avrebbe pensato il fascio, che ci avresti pensato tu alla Pace e all’Evelina, Ferruccio. E la Pace ch’era del Diciotto me l’hai lasciata morire di tbc, è così che ci hai pensato. E l’Evelina intanto mi scriveva del moroso, ma che in dote la vanga di papà non gli bastava, e senti, Ferruccio, ma secondo te io non me lo son mai chiesto chi gliele scriveva quelle belle letterine all’Evelina, che non sapeva nemmeno tenere il pennino tra le dita, il parroco gliele scriveva? E al parroco chi gliele dettava? Io che dalla Spagna non ero ancora venuto a casa, e lei che mi scriveva di ripartire in Affrica volontario – l’Evelina! Che quando ero partito si faceva ancora le trecce, e ora mi scriveva del moroso che non l’avrebbe sposata, del disonore, della pancia che le cresceva, Ferruccio! Chi gliele dettava quelle belle letterine! E tu credi che non ho avuto il tempo per pensarci, mentre montavo la guardia sotto l’Ambaradam?
E quando son tornato e ho trovato Evelina zitella, che te l’eri presa in casa come serva; e la trattavi da puttana; e il bambino lo avevi dato ai preti; è stato allora che ho chiesto io di andare in Albania, perché altrimenti v’ammazzavo tutti e due con queste mani: e piuttosto sono andato ad ammazzar dei greci che non m’avevan fatto niente, neanche socialisti erano. Adesso però scavi, Ferruccio.
T’ha da venire il mal di schiena di mio padre; quello lo ha ucciso, altro che il socialismo. T’ha da gelarti il sudore in fronte mentre scavi - e mi dispiace, te lo devo dire, non aver più la forza che ho lasciato in Grecia, perché ti strozzerei, Ferruccio, ti tirerei il collo come al tacchino che sei, che è la fine che ti meriti, ti staccherei la testa a morsi dalla rabbia che m’hai fatto venire, e non sai quanti fantaccini si son presi i ceffoni che volevo dare a te; ma adesso intanto scava, che t’ho da seppellire.
Scava più a fondo, Ferruccio, che devi entrarci te e la tua casa del fascio tutta intera, col capoccione in bronzo. Sai che per quanto scavi non la farai mai grossa come quella che mi sono fatto io, dalla Mancia all’Epiro passando per il Tembien, una fossa grande mezzo mondo ho scavato, per gente che non m’aveva fatto niente, e guarda quel che m’hai fatto tu. T’ammazzassi dieci volte, non sarebbero abbastanza.
Hai scavato?
E allora adesso ascolta. Tu sei morto. Se hai documenti con te, buttali dentro. Poi prendi quella terra, e riempi la buca. Tienti per morto, Ferruccio, e seppellisciti da solo, ché di fosse io ne ho riempite già abbastanza. Hai da colmarla bene, che nessuno ha da sapere dove sei finito. Nessun bambino ha da inciamparci mentre gioca a nascondersi.
Poi prendi la sacca, arrangiati con le carte che ci son dentro. Va’ in montagna dai ribelli, di’ che sei un soldato del re, già di stanza nei Balcani. Di’ che il tuo plotone s’è sbandato a Bologna, che i repubblichini ti volevan metter la camicia nera, che ti sei rifiutato. Fagli veder le mani. Racconta che i miliziani ti volevano ammazzare, e sei scappato. Di’ quel che ti pare, hai sempre saputo raccontarle. Così quando se Dio vuole arrivan gli americani, te sei a posto. E se t’ammazzan prima, ti faranno pure il monumento, Ferruccio, il monumento al martire, ci pensi.
Ma se non t’ammazzano, come non t’ho ammazzato io, tu quando discendi con gli americani hai da tirar tuo figlio fuori dal convento; e mia sorella fuori dal bordello, che è la tua famiglia, Ferruccio, non la mia. Ché un bambino non saprei tirarlo su, son cresciuto ammazzando e solo ad ammazzare son buono ormai.
E se Evelina te lo chiede, sono morto in Albania.
(Schegge di Liberazione è una fantastica iniziativa messa in piedi da Barabba che da due anni riesce a produrre un bel libro collettivo sulla festa che ci sta più a cuore, il 25. Questo pezzo è preso dall'ebook dell'anno scorso: quello di quest'anno probabilmente è più bello, ed esiste anche nella versione cartacea. Dovevamo presentarlo a Carpi oggi, ma c'è stata una disgrazia orribile. Buona Liberazione comunque).
Pensavo di aver chiuso con Billy
07-01-2011, 12:01autoreferenziali, Emilia paranoica, repliche, santamargheritaPermalinkAvendo sentito dire che adesso noi blog siamo i trendsetters (ma forse è già troppo tardi), volevo approfittarne per rifarmi delle mie frustrazioni sull’uomo più ricco di Gates: per annunciare, insomma, che Ikea è definitivamente Out. E mi sembra che siamo tutti d’accordo.
Allora potrei tirare la mazzata finale, e aggiungere: non è mai stato In, e credo che vi troverei ugualmente d’accordo, ma direi una bugia, e voi sareste contenti di credermi. No, c’è ancora in giro qualche portaciddì, qualche cassettino portaspezie in compensato. No, la lavagnetta magnetica resta sempre un oggetto simpatico. No, c’è stato un periodo in cui trovavamo a casa degli amici la mensola per libri paraboloide e pensavamo: però, figata. Insomma, un conto è il trendsetting, un conto è il revisionismo. Quello i blog non lo fanno… ehm, beh, almeno stasera a me non va di farlo. Perché insomma, io certe cose le ho viste. Ho visto i cassettini in compensato in casa di gente rispettabile, laureati, laureandi, architetturandi, e sarà stato il 1998, massimo 1999. Ho visto Fight Club, nel 1999, e ho sogghignato quando Ed Norton sfoglia il catalogo Ikea al gabinetto, l’allusione masturbatoria colpiva sul vivo. E poi ho visto anche i famosi bastimenti in fiamme dalle parti di Orione, ma da vicino, sapete, non furono un granché, preferisco concentrarmi sull’Ikea. Fu un grande fenomeno di fascinazione collettiva, vi sentite di negarlo? Non vendevano truciolato, chiunque è in grado di venderti truciolato, loro vendevano stile di vita (sapessero fare i mobili come fanno i cataloghi). E noi abbiamo comprato.
A volte, bisogna dirlo, abbiamo comprato perché non avevamo scelta. Quando arrivò in Italia, Ikea puntò tutto sulla liberazione del Giovane e della Giovane. il cartello che a quei tempi andava per la maggiore era una duecavalli in camporella (giornali sui finestrini). Titolo: Non è ora di andare a vivere da soli? Probabilmente già allora la risposta di molti ventenni italiani fu: “No, perché?” Ma per altri era ora, decisamente. Quando io uscii di casa, non pensavo davvero ai mobili Ikea, non perché mi fossi accorto di quanto fossero brutti, ma perché credevo di non potermeli permettere. Pensavo di dover volare più basso, genere mercatoni di provincia. Ma nel giro di un mese mi resi conto di una cosa: solo Ikea capiva i miei problemi.
Se la mia stanza era lunga 1mt.60 x 3, era impossibile farci stare un letto e una scrivania, per tacer dell’armadio. Ergo, serviva un letto a soppalco, ma singolo. Adesso non so, ma vi garantisco che nel 1999 non li vendeva nessuno. Solo l’Ikea. Gli altri avevano letti a castello per bambino: perfetto, esco da casa dei miei e mi ritrovo nel reparto infanzia del mobilificio. Era come fare la spesa da single: umiliante.
E allora, quello che trovai da Ikea non era il fascino per il compensato svedese. Non ero così idiota, nemmeno nel ’99, e neanche voi. Quello che trovai a Casalecchio era rispetto. Rispetto per la mia situazione di ventenne-e-qualcosa-single-andato-ad-abitare-in-un-cesso-di-un-metro-e-mezzo-per-tre. Gli altri avevano solo sorrisi di commiserazione e lettini della Barbie. L’Ikea aveva un letto a soppalco singolo, grigio, anonimo, alto il giusto per non sembrare infantile. E ce l’ha ancora, esposto con tutto l’occorrente per trasformare lo spazio sottostante in uno studiolo, un guardaroba, un harem con tappeti e cuscini, una palestra da bodybuilding, un loft. Presi un giorno di malattia per andarlo a prendere con la macchinina, e quando arrivai scoprii che non l’avevano, e piantai una grana finché non me lo diedero lo stesso, e bestemmiai in svedese per farlo stare dentro la macchinina, e ripartii sgommando e cantando
I think I’m on another planet with you, with you
Ce l’avevo fatta. Ero autonomo. Avevo un letto tutto mio. Io, e il mio soppalco, non avevamo più bisogno di nessuno (anche se avessimo avuto bisogno, di qualcuno, non ci sarebbe più stato spazio, né sulla macchinina, né nella stanza, né sul soppalco). Eravamo liberi, indipendenti, autonomi, automuniti.
Giunto a casa, l’amara delusione. Il foglio delle istruzioni – sapete come sono fatti, no? Niente parole, solo disegni – mostrava chiaramente due persone che montavano il letto. Un ragazzo e una ragazza – per colmo dell’umiliazione. Bussai alla Fra’.
“Fra’”
“Sì?”
“Fra’, io pensavo di farcela da solo, ma nel disegno…”
“Che c’è?”
“C’è anche una donna, vedi”.
“Una donna?”
“Ha i capelli lunghi”.
In due riuscimmo a montare il soppalco, anche se demolimmo tutto il resto della stanza. Su quel soppalco ho passato gli anni più assurdi della mia vita. Al mattino, quando suonava la sveglia, mi alzavo – le grucce appese sotto la rete mi salutavano gnigolando – e mi sembrava di essere il capitano di un vascello in rotta verso l’ignoto. Perché ero lì? Ero saggio? Ero responsabile? Ero un idiota? Se lo sarà chiesto mille volte anche Cristoforo Colombo.
Allora, chi lo sa, forse il motivo per cui oggi Ikea non ci piace più, è che la generazione che è uscita di casa alla fine dei Novanta ormai ha passato il guado, si è sistemata, e ha bisogno di mobili più solidi, più personali, meno giovanili, che ne so? Ora a Casalecchio mi pare che puntino di più sugli adolescenti che vogliono rifarsi la cameretta. E mi pare giusto. Ikea è una specie di evoluzione del lego: ti monti le cose da solo, le ricombini, poi ti annoi, smonti tutto e compri un’altra scatola. Va bene.
Una cosa che invece non capisco è il laminato bianco, che quest’anno va molto. Io ho sempre odiato il laminato bianco, ma perché? Ne ho parlato con due miei amici, e condividevano. Poi ci siamo resi conto di una cosa: avevamo in comune un’infanzia in una zona industriale.
Probabilmente in Svezia queste cose non se le immaginano neanche. Devono avere tutto lo spazio per mettere le fabbriche da una parte e le casette dall’altra, tutte belle col loro giardino e il tetto spiovente per la neve. Ma in Emilia è successo tutto in modo così convulso. La gente si è messa a costruire fabbrichette, capannoni in cemento, e sopra, o di fianco, ci ha costruito il suo appartamento. Così si teneva il lavoro in casa. E in casa, per evitare confusione, mobili di noce massiccio. Invece giù, nell’ufficio, schifezze di laminato bianco.
Noi siamo cresciuti giocando col lego, ma anche con le scrivanie di laminato bianco, digitando numeri assurdi sulle calcolatrici da tavolo di papà, e a volte partiva il rullo della carta e non si fermava più. Poi, crescendo, può darci che ci torni un po’ di nostalgia per il lego, come per i cartoni giapponesi: ma il laminato bianco è il rovescio della medaglia, il mondo brutto che vorremmo esserci lasciati alle spalle per sempre, anche se ci ha dato da mangiare per così tanto tempo.
D’altro canto, al noce massiccio non ci siamo senz’altro arrivati, e forse non abbiamo intenzione di arrivarci mai.
E allora – dove siamo? (Ammiraglio, d’accordo, una terra l’abbiamo trovata. Ma che terra è?)
Ecco, volevo aggiornarti sull'evoluzione dei letti a soppalco ikea:
1) Il modello è ora diventato a una piazza e mezza
2) E' di legno nero
3) Non ci sono più una donna ed un uomo a montarlo, ma due uomini
d) (Ma questo non è sulle istruzioni) Non verrà usato da un ventenne ma da un thirty-something.
Tu che ne pensi, ci si può fare uno studio sociologico anche su questo?
Non li ho mai potuti soffrire nemmeno io questi mobili ecologici fatti da schiavi cinesi.
Roberta
Riguardo ai mobili, esiste un punto d'incontro, un classico di ogni tempo che sta fra il noce ed il laminato bianco, ed é il faggio o betulla :)
I mobili IKEA sono scarsi qualitativamente, ma rappresentano libertá: libertá di arredare una casa senza spendere un patrimonio, libertá di arredarla come ci pare, libertá di buttare tutto se dovesse essercene il bisogno. E´piú una filosofia, le cose si fanno possedere e sfruttare, e non vieversa :)
Poi dopo i 50 ci sará tempo per i mobili in noce e le cucine in muratura, e magari i mobili IKEA nella camera dei bimbi :)
Comunque scusate ma Billy non si batte.
- Adesso che sono un dipendente pubblico, ho maggiori possibilità di gestire il tempo e in sei anni ho fatto meno di sei giorni di malattia (compresi i quattro giorni per un'operazione).
Kodak di paglia ? Anche lei dipendente pubblico?
Ma che bravo.
Lapsus freudiano che dimostra la mentalità classica del futuro dipendente pubblico.
ps: sono un buon sociologo che lavora in svizzera
prima di tutto perche è tutto a vista,
e a me non piace la vista di tutte le cose,
l'oggetto più assurdo Leo indovina cosa è?
l'inaffiatoio piante con uno stile che l'acqua va ovunque meno che nella pianta veramente
incapace di assolvere il suo compito.
saluti
Amelie
Magari ci siamo anche incontrati, a Casalecchio all'Ikea.
E l' ikea era proprio quell'idea lì, un poco di più del laminato bianco, abbastanza di meno del noce massiccio. Credo sia stata l'idea vincente.
La terra di adesso è quella che ha come moda il laminato.
Begm Shnez
07-10-2010, 11:12coccodrilli, delitti e cronaca, Emilia paranoica, migrantiPermalinkViceversa troverete in giro per la bassa un sacco di ragazzi dalla lingua strana e dalla pelle scura, che vivono “all'occidentale”, o almeno ci provano. Mettono blue jeans e qualche firma sulle felpe. Il sabato nei parchi giocano con mazze e palline – cosa c'è di più occidentale. Entrano nei bar, a volte ne escono con la ceres in mano. Qualcuno magari a mezza voce dice che la ragazza se la meritava, chissà chi frequentava a insaputa del padre. Lo dice anche il giornale, che voleva vivere “all'occidentale”.
Auguro a Nosheen di vivere, da qui in poi, la vita che vorrà. Sarà occidentale, sarà orientale, sarà probabilmente complicata. Io non so se le interessassero davvero i jeans, o mostrare i capelli. Le piaceva un ragazzo italiano? I giornalisti in queste cose sguazzano, ma sono chiacchiere e non ci sono prove (ci sarebbe anche un video, ma guarda un po', non lo ha visto nessuno). Quel che si sa è che era una brava figlia e una buona musulmana, che non voleva sposare un cugino che non conosceva; che non credeva che il suo Dio la obbligasse in questo senso; che sua madre era con lei; che ha fatto tutto quello che una quarantenne pachistana a Novi poteva fare per difenderla (andò persino dai carabinieri a lamentarsi del marito: che coraggio deve avere avuto questa signora?); che alla fine, per difendere sua figlia, Begm Shnez ha perso la vita.
Dirò una cosa antipatica. Io non so se vivo in occidente o in oriente. È una battaglia quotidiana, che mi appassiona solo fino a un certo punto. So che ancora trent'anni fa mia nonna si copriva il capo con un foulard prima di andare alla novena. Viveva poco lontano da dove risiede Nosheen. So che nel mondo complicato di mia nonna, di Nosheen, e mio, c'è un valore supremo e (mi dispiace) non è il diritto di portare i jeans o scoprire i capelli o farsi i video coi ragazzini italiani. È la vita, e offrire la propria in cambio di un'altra è la cosa più grande, più nobile che si possa fare. Per ricordarcelo noi occidentali abbiamo pietre. Abbiamo lapidi e monumenti, fuori e dentro le chiese – ma evidentemente non ci bastano. Su un'altra pietra, fuori dalle chiese, ma davanti agli occhi di tutti i residenti di Novi, occidentali o no, in jeans o velati, vorrei che si scrivesse qualcosa su Begm Shnez, che ha donato due volte la vita a sua figlia, che è morta lottando, e stava lottando per tutti noi, occidentali e orientali di Novi; che è caduta ma che ha vinto, quel poco che si poteva vincere quel giorno a Novi, per tutti noi.
Ai pachistani che arriveranno, da una terra ormai distrutta e spappolata da una guerra taciuta per dieci anni e da un'alluvione di cui nessuno ha parlato, non chiederò se conoscono l'italiano, i fratelli d'Italia o il va' pensiero. Se vogliono vivere all'occidentale o all'orientale o come preferiscono. L'unico prerequisito, per quanto mi riguarda, è che passino davanti alla lapide di Begm Shnez. Che sappiano. Volete stare da noi? Se c'è posto, bene, ma da noi funziona così: i nostri eroi non sono i padri che lapidano, ma le madri che danno la vita. Avete intenzione di tormentare figlie e madri? Non è il posto che fa per voi. Dareste la vita per loro? è l'unica cosa che ci serve sapere. La lingua poi s'impara, le usanze cambiano, e oriente e occidente non sono che nomi.
Quindi (bella scoperta che faccio) la pena di morte non viene rifiutata in sé, ma spesso si discute di altro, magari per condannare il comportamento di un governo, di un regime, di un costume o di una religione. Del resto, anche se il nostro codice non contempla più l'adulterio e non prevede la pena di morte nemmeno per l'omicidio, nei nuclei sociali più ristretti - la famiglia, il clan, la banda - la pena di morte continua ad essere applicata, anche se viene chiamata "gesto di follia". Le donne sono le vittime più frequenti, perché ancora è diffuso un senso di proprietà su di loro. In parte anche la religione cattolica le espropria del loro corpo, votato più alla procreazione per conto di Dio che alla propria vita. La grande conquista dell'occidente è di avere stabilito le libertà individuali e collettive, senza distinzione di sesso, ed il diritto a non essere ucciso dalle autorità per nessuna ragione. Certo se fosse davvero così non avremmo nemmeno i casi come quello di Cucchi, i casi di omicidio-suicidio, i neonazi e quant'altro, e non invocheremmo un'eccezionale pena di morte verso ogni "mostro" che i media offrono al nostro orrore e al nostro scandalo.
Dove voglio andare a parare? Semplicemente al fatto che siamo ancora degli scimmioni appena in parte ripuliti grazie a poche menti elette trascinatrici di animi. Vestirci in giacca e cravatta o in caffettano non ci differenzia molto: il desiderio di dominare e di punire si esprime in modi nemmeno tanto diversi. Come comunità possiamo piangere su una balena spiaggiata e nello stesso tempo considerare una strage di bambini afgani come un sopportabile peso (o scandalizzarcene se a compierla sono i talebani), piangere per un povero premio nobel cinese e non per le ragazze cinesi fucilate ogni anno perché si prostituiscono per sopravvivere, per arrivare al paradosso di chi invoca la chiusura delle frontiere (cioè la morte, per molti) come dimostrazione di civiltà.
Non voglio assolvere nessuno, sia chiaro, giustificandone "la cultura", ma solo ribadire che abissi di incomprensione ci dividono non solo da altre culture ma anche dalle singole scelte, opinioni, paranoie e disperazioni di ogni altro individuo, e che a regolarle ci sono le nostre leggi, più che i nostri costumi, e che queste sono frutto di provvisorie vittorie della ragione sull'istinto, il quale resta a dominare la vita reale e va continuamente tenuto a bada, generazione dopo generazione, paesello dopo paesello.
A me sembra esattamente la stessa mobilitazione - al di la dei dettagli giuridici, ci sono fonti discordanti, ma è evidente che l'essere donna è elemento fondamentale al di la dei formalismi, cosa che vale anche nel caso di Faith (condannata a morte per l'omicidio dell'uomo che avrebbe cercato di stuprarla)
Forse non è chiarissimo un piccolo dettaglio: i forcaioli che si sono sciaquati la bocca con Sakineh sono quelli che hanno fatto si che adesso Faith sia in attesa della forca.
Trovo incredibile il silenzio (se non il consenso) sul caso di Faith. Ancor più mentre il paese all'unanimità -mostrando una sensibilità bipartisan assolutamente superficiale e spesso ipocrita- si mobilita contro una condanna a morte e gli abusi di genere per una donna lontana.
A te no? Non per polemica, voglio capire: ti basta il fatto che Faith non fosse originariamente condannata per adulterio per distinguere e trovare qualche elemento di normalità in tutto ciò?
Stante questa situazione, che dovrei fare, finta di nulla? Evitare di parlarne per non disturbare, perché altrimenti sembra che si "sposti la questione" sugli avversari?
Non sto parlando di battibecchi teorici ma di nostre esperienze quotidiane. Di vite con cui si gioca, e c'è qualcuno con responsabilità precise.
Ho accennato a molte cose (fatti, non chiacchiere) che lo stato e la società hanno messo in campo in questo paese contro la violenza di genere e la "cultura" che la alimenta.
Mi sento parte di questo mondo e di questa lotta "culturale" (e alcune delle mie migliori amiche e delle persone che più stimo vi sono molto più impegante -professionalemnte o da volontarie) per cui mi fa un po' specie sentirmi accusare di sottovalutare la gravità di una condanna religiosa ad una donna per il fatto di essere donna: ok, lo esplicito, è una cosa che mi disgusta - pensavo fosse scontato.
Dopo avere in passato firmato e fatto firmare appelli per casi come quello di sakineh, ho concluso che sia più utile, efficacie ed urgente agire qui ed ora. Ed è quello che facciamo.
Nel frattempo ci tagliano i centri antiviolenza, deridono e boicottano le iniziative della società civile per fare uscire di casa le varie Begm, spalano guano a quintali sugli stranieri - anche i più integrati, ci espellono Faith (perché aveva denunciato il suo aggressore) e ci fanno pure la morale da tv e giornali.
Che dobbiamo fare, tacere perché altrimenti sembra che ce la prendiamo solo con l'avversario politico? Non è una domanda retorica, mi piacerebbe proprio sapere se ci sono alternative - oltre all'agire e subire supinamente.
Fermo restando che spesso è semplicissimo vedere la strumentalità: basta osservare i fatti, che era il punto originale.
Hai perfettamente ragione sul fatto che oggi il battibecco -non solo su questi casi ed argomenti - tende ad oscurare le questioni serie. Forse c'è anche un'abitudine -un po' teleguidata- ormai radicata ad interpretare qualsiasi cosa come strumentale al battibecco di turno. (in fondo siamo l'unico paese in cui i tg aprono non con i fatti ma con i commenti dei politici su presunti fatti)
Che fare? Trovo un po' difficile parlare dei fatti ingorandone alcuni protagonisti. Forse non è solo questione di comunicazione
giustissimo quel che dici sull'esempio dato da Shnez, tanto più se pensiamo che pochi anni fa la madre di un'altra ragazza pakistana assassinata dai maschi di famiglia perché viveva con un italiano è stata complice dell'esecuzione e della fuga. Sicuramente ha avuto un enorme coraggio e ha pagato carissimo aver osato difendere la possibilità di sua figlia di scegliere la vita che preferiva.
Se tu non vedi il Corano come faro dei diritti umani non può che farmi piacere; diciamo che trovo la disputa fatta da alcuni Coranobrutto/perchélaBibbiainvece? piuttosto vacua e risaputa e mi sembra che ormai dovrebbero aver tutti perso le illusioni di trovarci i diritti umani. Un altro discorso sarebbe - e mi pare che il commentatore bersagliato tentasse di introdurlo - quale sia la società oggi in cui i comportamenti nei confronti delle donne e non solo siano meno legati a questi testi religiosi o a interpretazioni che vi si richiamano, che nella forma in cui li conosciamo, non possono appunto essere considerati più faro di diritti umani o modelli morali tout court, ma prodotto di circostanze storiche e società ben lontane nel tempo e nello spazio. Poi certo che una donna possa essere condannata per adulterio a morte solo se l'hanno colta in flagrante n persone, o tutte le complicate prove con l'erba amara previste contro le adultere nella Bibbia, potessero anche essere escamotage all'epoca per rendere difficili le punizioni può darsi, ma oggi è il principio stesso della "colpa" giuridica di questo tipo di azione a essere inumano.
In ogni caso mi sembra che il tuo filtro di ingresso sia un'ottima idea, se vogliamo parlare del fare io lo voto.
@grullo: quando tu sposti il discorso sui "forcaioli" stai facendo esattamente quel che dico: te la prendi con un avversario politico (cosa legittima) usando la questione dell'autodeterminazione femminile come argomento strumentale, niente di diverso da quel che rimproveri di fare a loro col Corano.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
c'è scritto che la condanna per "viricidio" è di dieci anni poi ridotti a cinque, mentre per l'adulterio è stata prima alla frusta e poi anche alla lapidazione, quest'ultima cosa da parte di un tribunale religioso. Siccome l'articolo non è di oggi e resta in linea solo una settimana, fra un po' il link non sarà più attivo. Ma se pure fosse condannata alla "sola" frusta mi sembra comunque un principio giuridico inaccettabile, cosa di cui, il tuo commento sembra confermarlo, ben pochi si rendono conto, perché dà a un giudice, tra l'altro religioso, giurisdizione su ciò che una donna vuol fare del proprio corpo, come fosse una schiava. Anche per me Sakineh era una nota a parte, un caso estremo di persona di sesso femminile condannata a morte per avere - forse - disposto di sé stessa. Come un'altra voleva fare rifiutando il matrimonio combinato. Molte altre in casi diversi vorrebbero poter decidere della propria vita come possono fare i maschi. Insisto: il riconoscimento di questa autodeterminazione come un valore da difendere e tutelare, oggi passa troppo in secondo ordine davanti alla possibilità di buttarsi nel battibecco "bruttocomunista/bruttoleghista".
@leo
Io parto da un presupposto: la Shnez era musulmana praticante, e lo è anche sua figlia. Si sono ribellate ai maschi di famiglia. Per farlo non hanno rinnegato il Corano, non hanno smesso di sentirsi musulmane, e probabilmente non avevano nemmeno quel famoso fidanzatino. Magari volevano vivere più all'occidentale, ma magari anche no.
A questo punto possiamo ripeterci tra noi che comunque il Corano è maschilista, ma non serve a nulla, e non ci avvicina di un cm a persone come la Shnez. Credo sia più utile e praticabile rispettare la loro fede e assisterle quando si ribellano.
Chi non crede in un dio può essere portato a volte a sottovalutare la fatica che costa liberarsene. Ribellarsi alla famiglia e al patriarcato è già una cosa eroica, secondo me: se mentre lo fanno si sentono almeno il loro dio dalla loro parte, io non ci trovo niente di male. Mi sforzo di giudicare le persone dalla conseguenze delle loro azioni e trovo che Shnez abbia dato un esempio importante, qualsiasi sia il suo credo religioso.
solo due puntualizzazioni: su sakineh (e poi basta, che era solo un riferimento a margine in relazione al caso di Faith) la condanna a morte, almeno secondo il tribunale iraniano, è per l'omicidio del marito - non per l'adulterio, per cui l'avevano già frustata. Esattamente come nel caso di Faith Ayworo -due condannate a morte per omicidio, in circostanze e contentsi discutibili-: è proprio la stessa mobilitazione.
Mentre ci si straccia le vesti per una, si consegna l'altra al boia.
Non è giusto, perché non si possono misurare le soffernze, ma non posso contorollare le sensazioni: a me dispiace persino di più per Faith, perché "più vicina", ed il mio paese ha una responsabilità diretta, di cui mi vergogno.
Posso almeno dare dell'ipocrita ai forcaioli che piangono lacrime di coccodrillo per una e han mandato alla forca l'altra? Perché dover essere io -e amici- a giustificarmi e non chi ha il potere di intervenire - e vediamo come lo ha fatto - inizia ad essere alquanto surreale.
Soluzioni forse non ne abbiamo, ma non è neanche il deserto: di tentativi, strategie, risorse e competenze specifiche ne abbiamo tantissime.
Pubbliche, del privato sociale e del volontariato.
A partire dal percorso che ha portato alla diffusione dei centri antiviolenza, del numero verde nazionale, delle case protette. Cose a cui ora stanno tagliando i fondi: non è più poriorità. Anche se i numeri danno un aumento, sia tra le italiane che le straniere, delle donne che chiedono aiuto.
Competenze specifiche, appunto: è vero che la violenza di genere è un problema assolutamente privo di confini di nazionalità, religione, classe sociale (e fa notizia solo quando ci scappa la morta, e solo in alcuni casi particolari); e che anche per questo le capacità e gli approcci necessari (oltre ai metodi per entrare in contatto) sono estrememente vari. Inoltre l’allontanamento da casa con figli e bagagli non può che essere la “soluzione” solo nei casi di maggior rischio manifesto (spesso in struttura, perché questo tipo di violenza è purtroppo tollerato o ignorato dalla rete sociale di riferimento)
Ovviamente non si possono usare le stesse strategie in caso di violenza con la donna affermata e "di buona famiglia" o con quella del paesino sperduto e culturalmente più succube del marito. La provenienza dalle zone più remote del pakistan aggiunge alla casistica altri elementi e complessità. Non basta dire che non è giusto (cosa su cui son d'accordo anche molti pakistani). Bisogna intervenire, bene, e non c'è una ricetta unica, se non le competenze e l'esperienza di chi ha scelto questo come mestiere - o se ne occupa nel tempo libero.
Ed è una cosa emotivamente molto logorante..
Secondo me, il resto è fuffa. C'è chi fa, e chi bercia strumentalmente.
E chi bercia spesso coincide con chi per prima cosa cerca di togliere gli strumenti a chi fa.
@altri alla rinfusa:
Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite "Terese Lewis" di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno nei confronti di un condannato chiunque sia: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sinceramente si penserebbe che fosse diventato più evidente all'altro sesso, ma a quanto pare continua a essere ostico. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso - se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.
@altri alla rinfusa:
Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite "Terese Lewis" di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso - se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, dagli al comunista, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere, dagli al leghista. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.
@altri alla rinfusa:
Per quanto riguarda la questione Sakineh, ci sono due discorsi da fare, che di solito si confondono.
1) pena di morte bruttabrutta (per riprendere l'espressione letta più su)
2) adulterio è qualcosa che non può comportare un processo o una condanna, a morte, alle frustate o alla lapidazione come in questo caso, perché si tratta di un comportamento NON sanzionabile mai e da nessuno da un punto di vista legale. (In caso c'è il divorzio.) Richiamandosi al Corano, lasciamo perdere per il momento le questioni di interpretazione (dovrebbero esserci tre testimoni dell'adulterio ecc.) alcuni tribunali che applicano la legge islamica in diverse parti del mondo continuano a emettere condanne a morte, a volte eseguite, e molto probabilmente creano infinite "Terese Lewis" di cui non siamo a conoscenza. I condannati da questi tribunali sono solo donne, donne che non possono disporre di sé stesse, né nella vita sessuale, né in molti altri ambiti. E questo è un altro problema, rispetto alla pena di morte, che riguarda tutte le donne di quei paesi in tutti i momenti della loro vita, non solo quelle che per qualche motivo inciampano nella giustizia e prescinde totalmente dalla questione pena di morte e dal fatto che tale pena sia accettabile o meno: è il problema dell'autodeterminazione della donna. Sono due questioni importanti che vanno tenute ben separate a livello logico. Poi che le stesse persone possano militare per entrambe oppure trovare mobilitazioni differenti mi sembra inevitabile.
3)l'argomento sulle condannate a morte per cui non si fanno campagne perché stanno negli USA piace molto al regime iraniano, ma questo al limite non sarebbe essenziale, semplicemente mescola le due cose e a mio parere farlo è assolutamente capzioso - se preferite benaltrista. Tra l'altro mi ricordo di campagne a favore di diversi condannati a morte negli USA nei decenni, per fortuna senza distinzione di sesso.
http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20101014/pagina/16/pezzo/289041/
4)l'impressione è che i discorsi che fanno riferimento alla cronaca che riguarda le donne, da Shnez a Sikineh, usino le suddette femmine in maniera abbastanza strumentale, per dirsi reciprocamente: arabaccibrtutti, coranocattivo, immigratidacacciare, arabibuoni, leggitilabibbia, immigratidaproteggere. Come diceva una generazione che non è la mia, sul corpo delle donne.
“La cosa che trovo sgradevole, perché a mio parere infinitamente capziosa, è che ogni discussione su questo argomento finisce con il ridurlo a pretesto per accapigliarsi sulle politiche del governo nei confronti degli immigrati.”
Esattamente quello che stigmatizzavo io: solo che non è questo il caso, ed a farlo sono solitamente i leghisti e loro amici.
E’ un florilegio di condanne dello straniero / dell’islam ad ogni pezzo di cronaca che parli di uno scippo o furto di merce da 10 euro, ma solo se il reo non è “italiano”.
Non mi sembra che si sia poi parlato nei commenti delle politiche dell’immigrazione, anche se erano marginalmente argomento del pezzo.
Io citavo un esempio di violazione del diritto internazionale da parte del nostro paese: consegnare alla forca una condannata a morte, mentre ci si straccia le vesti per un'altra condannata (ma da un tiranno brutto e cattivo) per lo stesso reato.
“[..] la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé.”
Mi sfuggono interventi qua sopra in questo senso, mi sembra sia proprio il contrario (qua siamo in maggioranza agnostici, mi sa)
“Non è che a voi di Sakineh, per dire, freghi più di tanto, anzi nulla: vi importa solo della parte che impersonate nelle beghe interne di casa nostra e di quanti punti date all'avversario e agli amici dell'avversario. E lì siete certissimi (siete tutti maschi, tra l'altro) di avere la verità rivelata nel fazzoletto.”
Bello quest’ulteriore ribaltamento della realtà. Non ho mezzi per scandagliare le coscienze (ma non è questo il punto), anche se un sistema per stime grossolane c’è.
Per Sakineh si sono trovati fianco a fianco Gino, attivista di Amnesty, Pino, insegnante in parte per professione in parte per volontariato, Tino, quello della piccola associazione che è quitidianamente al fianco delle tante Begm, da una parte; e il leghista o il La Russa di turno dall’altra.
Uhm, uhm, quale interessamento sarà più sincero?
Sarà un caso, ma per altre condannate a morte meno strumentalizzabili in chiave anti-immigrazione del larussa e del leghista nemmeno l’ombra.
Di più: abbiamo la possibilità concreta di salvare Faith Aiworo, una donna nella stessa situazione, mentre tutto il paese si straccia le vesti e che facciamo? Per salvarla non dobbiamo fare assolutamente nulla. Invece la consegniamo ai sui carnefici. Violando la nostra legge ed il diritto internazionale in talmente tanti modi che è difficile contare. A muoversi (prima e dopo l’espulsione) son rimasti solo Gino, Pino e Tino.
Intanto, dalla tv nazionale alla testata locale più sfigata, larussi e legisti danno dell’ipocrita a Gino, Pino e Tino, mentre continuano a lavorare per allontanare più Faith e Begm possibile.
Detto ciò, c'è una bella differenza tra uno che ti dà della puttana e uno che ti dà delle mazzate. Si parlava di violenze domestiche contro le donne, che sono una triste e diffusissima realtà, di nuovo trasversale alle culture e ai Paesi. C'è una Bella Differenza, e un Grosso Problema, se uno si sente giustificato da una norma (religiosa, civile o consuetudinaria..) a dare delle mazzate a una donna. Vedo che qui ci si chiede che soluzioni proporre.. io non saprei proprio. E' una questione grossa. Mi limito a rilevare il problema, che secondo me si è perso nelle discussioni “di metodo”. E, come dice Leonardo, non si tratta proprio di vivere all'Occidentale. Si tratta di avere rispetto, se non della donna – ce ne vuole ancora.. - almeno della vita umana. Punto e basta.
saluti
Laura
"In sottofondo, la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé."
Ma che pezzo hai letto, scusa?
Visto che di Sakineh non ho mai scritto niente, toglimi almeno dall'elenco di quelli che ci hanno speculato su.
Ah, e poi ultimamente c'è questa moda di criticare le persone accusandole di essere certissimi delle proprie verità... certissimo no, non mi pare; ma abbastanza sicuro sì, sennò non starei neanche a discuterne. Probabilmente anche tu sei abbastanza sicura/o delle tue idee: sennò ne avresti altre.
La cosa che trovo sgradevole, perché a mio parere infinitamente capziosa, è che ogni discussione su questo argomento finisce con il ridurlo a pretesto per accapigliarsi sulle politiche del governo nei confronti degli immigrati. In sottofondo, la difesa a prescindere della religione in quanto bene in sé. Non è che a voi di Sakineh, per dire, freghi più di tanto, anzi nulla: vi importa solo della parte che impersonate nelle beghe interne di casa nostra e di quanti punti date all'avversario e agli amici dell'avversario. E lì siete certissimi (siete tutti maschi, tra l'altro) di avere la verità rivelata nel fazzoletto.
A parte il grandissimo sollievo che cio' costituira' per Theo van Gogh, per la cinquantina di pendolari londinesi e i 200 di Atocha, e' esattamente il ragionamento di un Faurisson: siccome non si trova l'ordine originale di Hitler, con tanto di timbro della Cancelleria del Reich, l'Olocausto e' una bufala, al piu' nelle camere a gas ci disinfestavano gli ebrei pidocchiosi; siccome tu non vedi nessun marchio di qualita' Official Sharia Court, allora e' solo un po' di patriarcato, circolare non c'e' niente da vedere.
A proposito di patriarcato, guarda un po' qua, il Global Gender Gap Report 2010:
http://www.weforum.org/pdf/gendergap/rankings2010.pdf
A parte l'Italia a meta' classifica che fa gia' abbastanza schifo, nell'ultima ventina di posizioni ci trovi solo Paesi islamici (o con consistenti minoranze islamiche come Camerun ed Etiopia), tranne il Nepal.
Vedi alle volte la sfiga, eh?
tibi
A fare questo grande passo i cristiani ci sono riusciti da poco (non i fondamentalisti), gli ebrei anche (non in fondamentalisti), ci riusciranno perciò anche gli islamici (sicuramente non lo faranno i fondamentalisti).
Quando avverrà? Boh, probabilmente, vedendo il nostro caso, aiuterà molto sbattere i religiosi fuori dalle stanze del potere e lasciarli in anticamera a tuonare contro la lunghezza delle gonne, affacciandosi ogni tanto a dirgli "sì, sì", mentre dentro si pensa alle cose serie. Il problema è che questi ogni tanto si riaffacciano, e bisogna essere fermi e decisi, come con i bambini, e avari con la paghetta, se no si montano la testa. Purtroppo noi oggi viviamo di nuovo in una fase disgraziata e delicata nella quale ci vorrebbe molta determinatezza e tanto, tanto relativismo etico per evitare rigurgiti identitari, razzisti e fondamentalisti.
Insomma, fondamentalismo è bruttobrutto (e ci metto dentro anche i leghisti), buon senso è bellobello, bon ton una meraviglia (mi riferisco al "birbantello").
Qualsiasi analista a questo punto ti direbbe che ti sei scoperto: qual è il tuo obiettivo? Portare una visione diversa dei rapporti con la comunità islamica? Sì, ma soprattutto far "alzare la pressione" a un tizio che ti sta sulle palle. Va bene, ok, sei proprio un birbantello, ciao. In dieci anni sei l'unica persona che mi sono pentito di avere incontrato.
No, scusa, è troppo bella: mi sto scompisciando.
Al-Ma'idah (The Table Spread)
# 5:33 (Asad) It is but a just recompense for those who make war on God and His apostle, and endeavour to spread corruption on earth, that they are being slain in great' numbers, or crucified in great numbers, or have, in result of their perverseness, their hands and feet cut off in great numbers, or are being [entirely] banished from [the face of] the earth: such is their ignominy in this world . But in the life to come [yet more] awesome suffering awaits them-
Al-Ahzab (The Confederates)
# 33:61 (Asad) bereft of God’s grace, they shall be seized wherever they may be found, and slain one and all.
At-Tauba (The Repentance)
# 9:111 (Asad) BEHOLD, God has bought of the believers their lives and their possessions, promising them paradise in return, ,[and so] they fight in God's cause, and slay, and are slain: a promise which in truth He has willed upon Himself in [the words of] the Torah, and the Gospel, and the Qur'an. And who could be more faithful to his covenant than God? Rejoice, then, in the bargain which you have made with Him: for this, this is the triumph supreme!
Al-Baqara (The Cow)
# 2:191 (Asad) And slay them wherever you may come upon them, and drive them away from wherever they drove you away - for oppression is even worse than killing. And fight not against them near the Inviolable House of Worship unless they fight against you there first; but if they fight against you, slay them: such shall be the recompense of those who deny the truth.
An-Nisa (The Women)
# 4:89 (Asad) They would love to see you deny the truth even as they have denied it, so that you should be like them. Do not, therefore, take them for your allies until they forsake the domain of evil [108] for the sake of God; and if they revert to [open] enmity, seize them and slay them wherever you may find them. And do not take any of them [109] for your ally or giver of succour,
(E potrei continuare, ma poi a Leo si alza la pressione: facciamo che puoi farti il tuo sonnellino in pace, visto che l'evidenza t'annoia. Buonanotte.)
tibi
Le società musulmane sono patriarcali. Come molte altre.
Che i delitti d'onore avvengano anche al di fuori dell'ambiente musulmano l'hai detto tu.
Ari-yawn.
Quindi, in sostanza, proponi quello che propongono tutti gli altri: il banale buon senso di tutti i giorni. Le altre chiacchiere che stai facendo da cinque giorni cosa sono?
Stai esercitando il tuo diritto di "blabla quant'è brutto il Corano". Un punto di vista come un altro, che non ci fa fare un solo passetto avanti.
Il problema non è che tu sia xebofobo (lo sei) o razzista (lo sei). E' che sei semplicemente molto noioso, e non hai veramente nulla di concreto da proporre. Ti aggiri di qua e di là, molli un corano-cattivo qua, scoreggi un islamofascismo là, in attesa di tempi migliori.
Sotto sotto, stai cercando un puzzone più puzzone di te che mostri i muscoli e prospetti soluzioni finali. Tu da solo non ne hai il coraggio, ma se ti dessero un po' di ordini, saresti così felici di eseguirli.
Anche solo qualcuno che ti proponesse di esplodere in una qualche moschea: che liberazione. Per tutti quanti.
(Si è capito che non sei gradito? Ci sono altri modi in cui io possa spiegartelo?)
Sarebbe come dire che, se si trovano dei morti ustionati e disidratati nel Sahara, il sole c'entra zero, al più possiamo chiamarla 'sovraesposizione ai raggi ultravioletti', roba che potrebbe capitare a chiunque ovunque, anche a chi usa una lampada abbronzante a casa sua.
Opinione interessante, peccato che i fatti siano leggermente diversi e dicano, per esempio, che la piaga degli 'honour killings', dapprima sconosciuta, sia recentemente apparsa anche nei Paesi del centro-nord Europa, soprattutto ad opera di comunità d'immigrati come i turchi, i curdi, i pachistani appunto, gli iraniani, popoli diversi per lingua, cultura, economia, sistema politico, etc. ma con una caratteristica comune, chissà quale.
(E per favore risparmiami lo strawberry blonde argument che esistono persino altri immigrati che, ogni tanto, ammazzano la moglie/figlia per 'questioni d'onore'.)
Ma se non ti fidi di me, chiedilo un po' a loro, chi deve decidere chi deve sposare una donna:
http://pewglobal.org/files/pdf/258.pdf
Noterai che i Paesi dove la libertà di scelta della donna è sostenuta da una minoranza sono tutti islamici tranne l'India (dove peraltro c'è una forte minoranza mussulmana).
E quando si tratta di scegliere chi educare tra figli maschi o femmine, i Paesi dove la priorità ai maschi raggiunge percentuali a due cifre sono tutti islamici.
Che sfortunata coincidenza, eh?
tibi
Le chiamo col loro nome. Il Corano nel caso specifico c'entra zero, mentre il patriarcato c'entra eccome.
Perchè mi sembra che il "tuo" problema sia che tuto ciò accada vicino a casa tua, e sarebbe più bello se succedesse altrove.
P.s.: la "sindrome da crocerossino" a casa mia si chiama umana decenza.
T'informo che sono 170milioni, secondo le ultime stime: non è xenofobia, è solo la legge dell'incompenetrabilità dei corpi.
Ma la vera genialata, la soluzione omeopatica dell'integralismo religioso è... costruiamogli più moschee. Sì, perché t'informo anche che 'lasciargliele costruire' non basta: a PD, il comune gli voleva lasciare il terreno e il fabbricato gratis, ma hanno risposto che a ristrutturarlo poi spendevano troppo.
Quindi no, di parassiti religiosi che si succhiano i soldi delle mie tasse senza neanche chiedermeli ne ho già e temo che farò molta fatica a liberarmene, di certo non ne voglio altri.
Ma a parte le quisquilie economiche, sono veramente ammirato: ah, se nel primo dopoguerra ci fosse stato un illuminato come te, ad alzarsi e gridare losoio come risolvere il problema dello squadrismo: facciamogli costruire più case dei fasci!
Non mi sembrano proposte concrete, solo berciate di uno che apre la bocca senza ragionare.
(Prova ne sia che non resisti ad infilarci dentro la tirata antisraeliana, giusto per far caciara, per cui non raccolgo.)
Le mie sono molto più semplici: accoglienza, nei limiti delle risorse e nel rispetto delle priorità (t'informo che ci sarebbe anche un po' di crisi, in giro); tolleranza zero nei confronti di chi predica e pratica la violenza e la negazione dei diritti umani, che valgono anche per le donne pakistane: ti sorprenderà, ma persino loro, prima che 'brave mussulmane', sono esseri umani e in quanto tali titolari di diritti inalienabili; o almeno, qui al bar dell'Occidente si bercia così.
E se a qualcuno non piace, può sempre andarsene altrove: il mondo è grande e ricco di posti pieni di gente timorata di dio e pronta a dar man forte ad un padre che voglia rimettere in riga le sue femmine disubbidienti - ops, aspetta, è proprio da lì che vengono.
E visto che me lo chiedi, ti dirò di più: se qualcuno non cogliesse spontaneamente la contraddizione insita nel riproporre qui le stesse usanze medievali e disumane del posto da dove è scappato, sono anche disposto a sostenere politicamente i buttafuori, purché iscritti all'albo e rispettosi del codice deontologico; non siamo mica in un saloon del West, diamine.
tibi
T'informo che sono 170milioni, secondo le ultime stime: non è xenofobia, è solo la legge dell'incompenetrabilità dei corpi.
Ma la vera genialata, la soluzione omeopatica dell'integralismo religioso è... costruiamogli più moschee. Sì, perché t'informo anche che 'lasciargliele costruire' non basta: a PD, il comune gli voleva lasciare il terreno e il fabbricato gratis, ma hanno risposto che a ristrutturarlo poi spendevano troppo.
Quindi no, di parassiti religiosi che si succhiano i soldi delle mie tasse senza neanche chiedermeli ne ho già e temo che farò molta fatica a liberarmene, di certo non ne voglio altri.
Ma a parte le quisquilie economiche, sono veramente ammirato: ah, se nel primo dopoguerra ci fosse stato un illuminato come te, ad alzarsi e gridare losoio come risolvere il problema dello squadrismo: facciamogli costruire più case dei fasci!
Non mi sembrano proposte concrete, solo berciate di uno che apre la bocca senza ragionare.
(Prova ne sia che non resisti ad infilarci dentro la tirata antisraeliana, giusto per far caciara, per cui non raccolgo.)
Le mie sono molto più semplici: accoglienza, nei limiti delle risorse e nel rispetto delle priorità (t'informo che ci sarebbe anche un po' di crisi, in giro); tolleranza zero nei confronti di chi predica e pratica la violenza e la negazione dei diritti umani, che valgono anche per le donne pakistane: ti sorprenderà, ma persino loro, prima che 'brave mussulmane', sono esseri umani e in quanto tali titolari di diritti inalienabili; o almeno, qui al bar dell'Occidente si bercia così.
E se a qualcuno non piace, può sempre andarsene altrove: il mondo è grande e ricco di posti pieni di gente timorata di dio e pronta a dar man forte ad un padre che voglia rimettere in riga le sue femmine disubbidienti - ops, aspetta, è proprio da lì che vengono.
E visto che me lo chiedi, ti dirò di più: se qualcuno non cogliesse spontaneamente la contraddizione insita nel riproporre qui le stesse usanze medievali e disumane del posto da dove è scappato, sono anche disposto a sostenere politicamente i buttafuori, purché iscritti all'albo e rispettosi del codice deontologico; non siamo mica in un saloon del West, diamine.
tibi
Perché qui abbiamo migliaia di persone inserite nel tessuto economico che in quel Corano ci credono, e non è che pestando i piedi la situazione cambia.
Quindi: cosa proponi? Vuoi convertirli tutti? A furia di commentini su un blog o proponi di trascinarli in chiesa? Ma non ti piacciono neanche le chiese. Facciamo la rivoluzione, trasformiamo le loro moschee in fienili? Ops, non gliele abbiamo fatte neanche costruire (così non sappiamo dove le hanno).
Una bella deportazione di massa? Dove, visto che il Pakistan praticamente non esiste (costituzionalmente avrebbero ormai diritto tutti all'asilo, ma lasciamo perdere)? Sloggiamo qualche altro popolo inutile dal medio oriente e li recintiamo lì, tanto ci scorre il latte e il miele?
Non so. Sto ragionando a bocca aperta. Mi sto mettendo nei panni di uno xenofobo e sto cercando di capire se è in grado di proporre soluzioni concrete. Li diamo tutti a Gheddafi, che ha un sacco di posto nel deserto per piantare altri campi di, di... chiamiamoli ancora "campi di lavoro", per un po'.
No, seriamente: proposte? Perché la gente come te è molto brava a berciare. Oddio, no, non è il tuo caso, non sei neanche bravo a berciare. Parlo della categoria. Ma quando si tratta di proporre qualcosa, improvvisamente si è fatto tardi e uscite dal bar.
Io stavo spiegando una cosa a te, magari non riuscendoci, non ad un ipotetico qadi saudita che certamente ha altro da fare che stare a sentire il mio arabo approssimativo.
E comunque io non stavo parlando della lapidazione delle adultere (e tu non stavi parlando delle tizie dai capelli rossi, lo so).
È che il tuo argomento rifiuta la complessità, ovvero afferma che ci cerca di introdurre complessità, o meglio distinzione, in un certo tipo dico di discorsi, è complice involontario di nefandezze culturalmente incoraggiate.
Bene, nel caso specifico del post, la nefandezza in questione non ha nessun incoraggiamento dal testo che tu (non io) hai tirato in questione: anche se ammetto tranquillamente che lo abbia in una cultura che definirei "patriarcale" e che non è specifica delle società musulmane.
Infine: la legge "coranica" è il prodotto di uno sviluppo storico variabile. Non è immutabile né nel tempo né nello spazio (a differenza del TESTO coranico, che è sostanzialmente lo stesso ovunque e sempre).
Il punto dello strawberry blonde argument, che forse ti e' sfuggito, era che qualsiasi nefandezza potesse essere stata prescritta dal Corano sarebbe arrivato qualche apologeta occidentale a spiegare che ma in Occidente si fa questo e peggio, o, come fai adesso tu, che ma non e' vero che le adultere vanno lapidate, c'e' scritto cento frustate (se non ricordo male, sai la magnanimita'):
“some of the women were shot and not decapitated, but clearly only decapitation is sanctioned in the Koran”.
Come vedi, anche tu rientri appieno nella casistica prevista.
Inoltre, da occidentale, avresti l'arroganza di andare a spiegare la legge coranica a chi l'amministra, sentenze capitali comprese.
E' la _loro_ religione: io non ne condivido una virgola, ma riconosco la loro autorita' in materia; alla fine, mi sa che li 'rispetto' piu' io di te.
tibi
E non c'è nemmeno un versetto che dice che il marito di Begm Shnez poteva fare quello che ha fatto (non c'è scritto neanche che si possono lapidare le adultere, tra le altre cose, ma lasciamo stare). Il che significa che la tua tesi di fondo, e cioè che quell'atto è stato fatto in ossequio alla cultura "islamica", ha qualche problema.
(ah, ad avercela con la gente rossa di capelli, for the record, erano i cristiani. Pessimo esempio).
Certo, se a "islam" sostituisci, che so, "patriarcato" magari ci si intende meglio.
"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
Se non peggiore, bum.
Sfido qualsiasi donna sana di mente a sostenere, in buona fede, che in Occidente la sua condizione sarebbe peggiore che in un Paese islamico.
"Anche la "cultura occidentale" rende le donne delle nullità, pura merce, manco la metà del valore del maschio."
Metti sullo stesso piano qualche culo in TV o tetta in copertina con la sharia, renditene conto.
tibi
O no?
ciao.
Amelie
"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
L'esito è lo stesso solo ed esclusivamente nel senso che una donna uccisa in un modo o in un altro è sempre una donna morta.
Altrimenti va bene qualsiasi cosa, aboliamo lo Stato, le leggi, la polizia e i tribunali e lasciamo che ciascuno se la veda un po' da sé.
Il fatto che non si riescano a prendere tutti i criminali non è un buon motivo per rinunciare a perseguirli e a distinguere tra chi agisce per impulso personale e autonomo e chi perché si sente legittimato (e spesso viene concretamente spalleggiato) dal gruppo cui appartiene e dalla cultura che esprime.
Altrimenti aboliamo anche il reato di associazione mafiosa, visto che un morto è sempre un morto, che sia da incidente stradale o da lupara.
Le battaglie per migliorare la condizione femminile si fanno sul piano penale ma anche sul piano culturale. Viceversa, fare negazionismo sul problema specifico rappresentato da una cultura specifica significa rinunciare a combattere a priori.
tibi
PS: "E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k."
Sarà; ma dubito che senza l'ausilio dei prodotti di qualche multinazionale ti sarebbe stato possibile avere un computer, scriverci questo messaggio, collegarti a internet e spedirlo (oltre a migliaia di altri consumi quotidiani da cui dubito tu ti astenga per non essere complice della multimalvagità.
"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
L'esito è lo stesso solo ed esclusivamente nel senso che una donna uccisa in un modo o in un altro è sempre una donna morta.
Altrimenti va bene qualsiasi cosa, aboliamo lo Stato, le leggi, la polizia e i tribunali e lasciamo che ciascuno se la veda un po' da sé.
Il fatto che non si riescano a prendere tutti i criminali non è un buon motivo per rinunciare a perseguirli e a distinguere tra chi agisce per impulso personale e autonomo e chi perché si sente legittimato (e spesso viene concretamente spalleggiato) dal gruppo cui appartiene e dalla cultura che esprime.
Altrimenti aboliamo anche il reato di associazione mafiosa, visto che un morto è sempre un morto, che sia da incidente stradale o da lupara.
Le battaglie per migliorare la condizione femminile si fanno sul piano penale ma anche sul piano culturale. Viceversa, fare negazionismo sul problema specifico rappresentato da una cultura specifica significa rinunciare a combattere a priori.
tibi
PS: "E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k."
Sarà; ma dubito che senza l'ausilio dei prodotti di qualche multinazionale ti sarebbe stato possibile avere un computer, scriverci questo messaggio, collegarti a internet e spedirlo (oltre a migliaia di altri consumi quotidiani da cui dubito tu ti astenga per non essere complice della multimalvagità.
"Ma scusa tibi, che differenza fa se poi l'esito è esattamente lo stesso, se non peggiore? "
L'esito è lo stesso solo ed esclusivamente nel senso che una donna uccisa in un modo o in un altro è sempre una donna morta.
Altrimenti va bene qualsiasi cosa, aboliamo lo Stato, le leggi, la polizia e i tribunali e lasciamo che ciascuno se la veda un po' da sé.
Il fatto che non si riescano a prendere tutti i criminali non è un buon motivo per rinunciare a perseguirli e a distinguere tra chi agisce per impulso personale e autonomo e chi perché si sente legittimato (e spesso viene concretamente spalleggiato) dal gruppo cui appartiene e dalla cultura che esprime.
Altrimenti aboliamo anche il reato di associazione mafiosa, visto che un morto è sempre un morto, che sia da incidente stradale o da lupara.
Le battaglie per migliorare la condizione femminile si fanno sul piano penale ma anche sul piano culturale. Viceversa, fare negazionismo sul problema specifico rappresentato da una cultura specifica significa rinunciare a combattere a priori.
tibi
PS: "E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k."
Sarà; ma dubito che senza l'ausilio dei prodotti di qualche multinazionale ti sarebbe stato possibile avere un computer, scriverci questo messaggio, collegarti a internet e spedirlo (oltre a migliaia di altri consumi quotidiani da cui dubito tu ti astenga per non essere complice della multimalvagità.
Il riferimento al neoliberismo l'ho fatto per mostrare come anche la "cultura occidentale" rende le donne delle nullità, pura merce, manco la metà del valore del maschio.
E comunque le multinazionali sono cattive, anche senza k.
"noi i bianchi superiori abbiamo scritto nelle costituzioni che uomo e donna sono uguali, perciò il problema è risolto. "
Straw man argument:
-ho parlato de 'i bianchi'? No, te lo sei inventato tu;
-ho detto che il problema più generale della violenza sulle donne in Occidente e in Italia in particolare non esiste? No, ho detto testualmente che non è Disneyland; il che non significa certo che si debbano accettare ulteriori peggioramenti, dettati da una cultura in cui la sottomissione violenta delle donne è scritta in una fonte che, per quella cultura, vale più della costituzione.
Che è esattamente il problema specifico che tu (in buona compagnia) ti rifiuti assolutamente di vedere, tirando fuori qualsiasi altra cosa ti sembri servire per buttare il tutto nel calderone.
Tipico strawberry blonde argument:
"Ritieni più civile e progredito lo strangolamento con successivo stupro? O le torture e le mutilazioni inflitte alle centinaia di donne a Ciudad Juarez, Messico, capitale neoliberista?"
Ti pareva che potessero mancare le multinazionali kattive?
Comunque, il tuo 'argomento' è perfettamente sovrapponibile a quello esemplificato in precedenza:
“there was a news story last week where a Mormon man killed his wife and she had red hair”.
So what?
Forse che nel codice civile o penale messicano, o nella versione messicana della Bibbia (giova ricordare che nell'islam la differenza è relativa o, in alcuni Paesi, inesistente) c'è scritto che le donne si possono violentare e ammazzare?
Neanche andando avanti di esempi farlocchi fino a tirar fuori il ratto delle Sabine riuscirai a negare l'evidenza: che non stiamo parlando di violenze e uccisioni inflitte _contro_ ma _secondo_ le norme vigenti in una determinata cultura.
La differenza sta tutta lì, non certo nei metodi di uccisione.
tibi
Eccoti qualche dato:
Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte. (da Repubblica.it)
in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale (sempre Repubblica.it)
Oppure è il modo che ancor ti offende? Le pietrate in testa, intendo. Ritieni più civile e progredito lo strangolamento con successivo stupro? O le torture e le mutilazioni inflitte alle centinaia di donne a Ciudad Juarez, Messico, capitale neoliberista?
"C'era quella parte sulla legittimazione del testo sacro, pensavo che fosse quello il punto."
Certo che era quello il punto: legittimazione a _fare_ qualcosa (nella fattispecie, ammazzare di botte la donna che non ubbidisce all'uomo). Visto che nessun cristiano / ebreo lapida le adultere, è evidente che non si sente più legittimato dal libro sacro (nel caso dell'ebreo), mentre il libro sacro del cristiano addirittura glielo vieta espressamente.
"sembra che durante il mio copia-incolla ci siano abolizioni che non condivido."
Non 'sembra', è certo che ci sono abolizioni che fai finta di ignorare.
Detto questo, io sono il primo a criticare l'invadenza nefasta della Chiesa cattolica in Italia, per quanto attenuata dalla secolarizzazione della società (subita più che accettata dalla Chiesa stessa). A maggior ragione, sono contrario all'invadenza/invasione di un'ideologia religiosa che ha ripreso (come hai maldestramente evidenziato tu) le parti più truculente e misogine della tradizione veterotestamentaria e poco o nulla della misericordia e del potenziale liberatorio di quella neotestamentaria e che i conti con la modernità deve ancora iniziare a farli.
"PS. Haha, quella cosa del nome. Alta scuola."
Basterebbero le scuole elementari per capire la differenza tra un nome (che ci si ritrova) e un nickname (che si è scelto): non hai colpa né merito del primo, ma del secondo sì.
(Oh, se poi salta fuori che i tuoi ti hanno iscritto all'anagrafe come 'Rutto', tante scuse e massima solidarietà, sia chiaro.)
tibi
C'era quella parte sulla legittimazione del testo sacro, pensavo che fosse quello il punto.
Ho... ho.. fatto un errore. Miseria :(
Io... io pensavo... Sì, cioè io pensavo che una volta scritta quella cosa della legittimazione del testo sacro si potesse portare un esempio.
Mai avrei pensato che poi con una replica si potesse cambiare il punto a tutt'altra cosa. Mi sento mancare.
Ahimé, non starò qui a incollare esempi sul nuovo punto perché sembra che durante il mio copia-incolla ci siano abolizioni che non condivido.
PS. Haha, quella cosa del nome. Alta scuola.
Dato che ci piace il genere, pensa che quella là si chiamava Scazzi, l'avvocato è Biscotto. Mpfhhh, uh uh uh. *gomitatina* *occhiolino*
Di esempi evidenti di applicazioni della legge coranica è pieno il mondo (e ormai si trovano anche nella cronaca locale, appunto).
E' altrettanto evidente che non troverai un esempio di ebrea adultera lapidata negli ultimi secoli, men che meno di cristiana negli ultimi duemila anni: perché sai, mentre tu eri impegnato a fare copincolla, la lapidazione l'hanno abolita, in Occidente.
E' questo il problema con l'evidenza: si può decidere d'ignorarla, ma poi si finisce comunque per sbatterci il muso.
tibi
> ci sia da sottilizzare rispetto alla tragica,
> ma coerente applicazione di principi che fanno
> parte integrante di una cultura e trovano
> legittimazione nel libro sacro,
Giusto, aggiungo i riferimenti per completezza.
> dove si specifica il posto della donna
> (sottomessa all'uomo),
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__P3.HTM
[16] Alla donna disse:
"Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà".
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PYH.HTM
[22] Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;
[23] il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.
[24] E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
> nonché il valore della sua parola (metà di
> quella di un uomo)
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PXR.HTM
[34] Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.
[35] Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
> e il metodo da usare in caso di disubbidienza
> ostinata al marito (le bastonate).
http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__P4V.HTM
[20]Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità,
[21]allora la faranno uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un'infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così toglierai il male di mezzo a te.
http://www.youtube.com/watch?v=bvHln-wKk9E
Se avete problemi con la pronuncia americana, ho anche la trascrizione:
«Imagine the Koran exactly the way it is, but with one additional line “If you see a red haired woman on your doorstep at sunset, cut her head off”. Just imagine a text like that which makes it down through the ages and is still there today. I can tell you what kind of world we would live in: a world in which red haired women are found murdered in the Muslim World. We would open the NY Times and read that 20 heads were just found in a bag and they were all red haired women. We would also live in a world in which apologists for Islam would look at that behavior and say it has nothing to do with Islam. They would say things like “there was a news story last week where a Mormon man killed his wife and she had red hair” and “Many of the women whose heads were found in the bag were not actually redheads – some were strawberry blonde” and “some of the women were shot and not decapitated, but clearly only decapitation is sanctioned in the Koran” etc. This is the type of gymnastics we would be faced with.»
Ed è il tipo di commenti che ho letto qui.
tibi
Detto questo 30 anni fa un mio compaesano è stato obbligato dai futuri cognati "a prender moglie", e non era la soluzione ad una gravidanza.
poi non dico più niente, perchè sennò parte la solita polemica uno contro l'altro e non è utile a una discussione. Però ti assicuro che io meno di dieci anni fa, in Sicilia, ho toccato con mano la realtà di paesi dove in piazza, seduti al bar o in giro, ci stanno solo gli uomini, e le donne se devono passare di lì fanno un giro più largo, ma la piazza non la attraversano. Dove se vai al bar e ordini qualcosa le donne non ti guardano in faccia. Ti servono, ma non ti guardano in faccia. Non ti dico i nomi dei paesi solo perché sembrerebbe di additarli in qualche modo, e non voglio. Sono sopravvivenze, certo, e per fortuna poche, ma insomma, io credo che dovremmo andarci cauti nel vedere tutto il male sempre e comunque in culture di cui non sappiamo un accidenti. Perché poi il punto irritante è questo: cosa sai, davvero, del Pakistan, o della Cina, o dell'Albania o della Romania, a parte quando leggi un articolaccio di cronaca nera? Tu ne sai davvero così tanto? Io no. Mi risponderai che quel che ne sai ti basta a trinciare il tuo giudizio. Bene. Quel che ne sanno i più spesso l'ha fabricato gente come Feltri o Belpietro o Vespa o Ferrara o Minzolini. C'è da andarne fieri.
Stiamo parlando di abusi che avvengono non in sfregio ma _in ossequio_ alle norme vigenti della comunità, norme che forse vigevano ancora in qualche villaggio siculo, lucano, o sarcazzo, del secolo scorso, ma che certamente non sono accettabili né accettate oggi.
Non si può far finta di ridurre l'Occidente ai capelli sciolti o ai jeans; l'Occidente, oggi, è semplicemente il posto dove le donne non vengono compravendute, per contratto, a un padrone che rileverà il diritto di vita o di morte che aveva il padre su di loro, ma si scelgono liberamente un partner da cui potranno un domani separarsi.
Non è Disneyland, ma non è nemmeno un'enclave medievale dentro la modernità, perché è di questo che stiamo parlando: per la singola che ha il coraggio estremo (questo lo vede anche Leo) di ribellarsi e viene ammazzata, ci sono le migliaia che subiscono in silenzio, per sopravvivere.
tibi
Ah no? Sei sicuro che non esiste? Certo non è specificamente pugliese, ma secondo te davvero nelle campagne, fino a poco tempo fa, e forse tuttora nei posti più isolati e poveri, davvero la violenza sessuale del padre/zio o dei fratelli maggiori sulle figlie/sorelle era una cosa così rara?
Il mondo contadino era un mondo mica così rosa come sembra ai cittadini oggi che ci fanno le scampagnate e finiscono negli agriturismi. Magari non le compravendevano (e poi ci sarebbe da discutere anche su questo), ma la prevaricazione sulle donne era all'ordine del giorno.
"Cioè, stai dicendo che se i pachistani stessero a casa loro non avremmo il problema della violenza famigliare?
Perché hai scelto proprio la mattina più indicata per scriverlo."
No, credo che con 'questi problemi' intendesse la presenza di esponenti di una cultura per cui le donne sono femmine da riproduzione da compravendere tra i maschi delle varie famiglie.
Ecco perché il tuo parallelo è mistificante: non esiste un'analoga cultura pugliese contemporanea per la quale le ragazzine debbano subire le attenzioni sessuali degli zii senza ribellarsi, pena l'uccisione (con la cooperazione degli altri maschi di casa).
tibi
Grazie Leonardo per questo post.
alfonso
Mi associo agli applausi.
OT
Scorfano, torna. Per quanti mesi sarai ancora "silente"?
Ammetto che mi aspettavo un tono un pò più accogliente nella tua risposta; sembra che a dire "cristianesimo" si dica chissà quale bestemmia...mah...
L'occidente attuale, almeno quello europeo (nelle Americhe le cose sono molto diverse, non solo dall'Europa ma anche tra i singoli posti) non è più intriso di "cultura cristiana". È intriso di tante cose, una delle quali, importante, è il cristianesimo. Anche se non andrei a sostenerlo a voce troppo alta, per esempio, in Israele.
L'occidente attuale è capitalista, è tecnologico, è post-industriale, è tollerante, ed è più o meno "laico". Il cristianesimo ci entra pure, ma forse non è la cosa fondamentale. Le Filippine sono in grande maggioranza cristiane cattoliche, ma basta questo a renderle "occidentali"? E l'Etiopia?
Se poi andiamo invece a discutere di profondità storica, non esiste qualcosa come una cultura "orientale". L'Islam è molto più vicino a noi di quanto lo sia alla Cina o alle tradizioni hindu.
L'occidente probabilmente esiste, ma significa molte cose diverse. Potrei definirlo, ad esempio, come ciò che combina l'eredità del pensiero greco classico con quella del monoteismo abramitico. In questo senso, l'Islam fa parte a pieno titolo dell'Occidente.
Oppure uno potrebbe pensarlo come l'erede culturale della cristianità di rito latino. Solo che, ehm, ci sarebbero anche gli ebrei.
In questo caso, lo sono abbastanza. E' vero che "vivere all'occidentale" può significare poco. Basta vedere la differenza in quanto a modo di vivere che c'è solo in Italia tra Milano e Napoli, tanto per dire (o tra Usmate e Castellabbate, per chi ha visto "Benvenuti al Sud"). Però è innegabile che alcuni tratti distintivi ci siano tra la vita occidentale OGGI e la vita orientale OGGI. Per dirne una, io ho a che fare spesso con persone cinesi e vedo che per loro, la cultura della famiglia è molto diversa dalla nostra. E' solo un esempio, ma per dire che delle differenze di vita ci sono.
"Vivere all'occidentale" credo significhi in questo caso o in casi simili volersi allontanare da quei precetti - o presunti tali - della cultura islamica che, oggettivamente, occidentale non è. L'occidente è intriso semmai di cultura cristiana, non islamica. Vista così, l'espressione ha senso.
Sull'ultimo paragrafo del tuo post non sono d'accordo. Credo che per una vera integrazione, l'ospitato (in questo caso il pakistano) debba tenere presente che non può venire in Italia e costruirsi "un angolo di Pakistan" o "un angolo di Cina" o un'angolo di qualcos'altro. Le China Town non sono integrazione. Conosco invece cinesi e albanesi, che, avendo imparato la lingua, e avendo in parte abbracciato la cultura del popolo in cui si trovano (non dico tanto, anche solo il cibo è già un passo...) ora sono veramente integrati e ben voluti dalla gente del posto. Basta poco.
Per quanto riguarda il commento di Anonimo, parlando razionalmente e usando le sue parole, "stessero a casa loro" avremmo meno di questi problemi; è matematica: i nostri casi (che ci sono) più i loro, sono di più che solo i nostri. Però non significa nulla...l'immigrazione non si può fermare, si deve controllare facendo in modo che sia veramente una risorsa e non una causa di illegalità e insicurezza sociale...
Jonathan
Perché hai scelto proprio la mattina più indicata per scriverlo.
Lo voglio perché è mio
27-08-2010, 00:37Emilia paranoica, Ferretti e co., jukebox '10, musicaPermalinkIo non so perché in quell'anno si ritrovarono a distribuire le Pagine Utili in agosto. Evidentemente c'era stato un ritardo nella produzione, ma non aveva senso lo stesso, a quel punto è meglio aspettare settembre, il rientro. Conosco le abitudini. Capivo che c'era qualcosa che non andava, ma ero tramortito dal sole, dalla solitudine, e nello scantinato del caporale c'era un enorme planisfero politico, io non riesco a concentrarmi sui miei problemi da piccolo umano quando mi mettete davanti a un planisfero politico, uno sguardo più puro sul mondo, così gli dissi sì, conosco la Bassa, vi posso coprire un comune, ma piccolo, facciamo... Camposanto.
Camposanto, adesso io non voglio polemizzare, ci ho anche degli amici, però c'è un motivo se tra tutti i nomi al mondo gli è rimasto appiccicato Camposanto. Camposanto, secondo i tabulati che mi consegnarono, faceva tremila abitanti: meno di mille pezzi da distribuire. Ma era un calcolo fatto d'inverno, forse nei ruggenti anni Ottanta. Camposanto, quando ci arrivai in quell'agosto, il baule carico di pagine utili intonse, era la cosa più simile al villaggio del west quando si esaurisce la miniera. I cespugli rotolanti, avete presente? Ne ho visti. Un miraggio, probabilmente, ma ciò non toglie.
Il mestiere consisteva nel distribuire questi ingombranti parallelepipedi utili di carta, che se fossero stati realizzati in ghisa non avrebbero pesato meno, agli abitanti. Qualcuno in seguito avrebbe telefonato a un campione di questi abitanti, per verificare se il lavoro era stato fatto. Il problema era che essi abitanti avevano visibilmente abbandonato Camposanto al suo omonimo destino. L'età media della popolazione residua si aggirava intorno ai settanta. Molte casette anni '50, con la scala esterna e il garage interrato, risultavano sprangate. I cinque nativi che incrociai il primo giorno mi recitarono più o meno la stessa scena:
ABITANTE DEL CAMPOSANTO: Guardi che è inutile che suona a quelli lì. Non ci abitano mica più.
IO: Mi scusi, sto distribuendo gli elenchi telefonici, io...
AdC: Gli elenchi in agosto? Ma a noi li han già dati.
IO: Sì, ma questi sono un po' diversi... comunque io li lascio qui, sul davanzale, così quando ritornano...
AdC: Ma guardi che lì ormai ci abitava solo la Pina, ma poi si è ammalata... è da tanto che è in ospedale... lasci perdere...
Ogni volta che nella vita mi hanno detto di investire sul mattone, che era una sicurezza e non sarebbe mai sceso, mi torna in mente la situazione immobiliare di Camposanto. La gente aveva tirato giù le tapparelle ed era andata a morire, e la casa stava lì, ammuffendo, nel nulla. Chi se la sarebbe presa. E a che prezzo. Insomma, lasciatemi perdere. Non voglio comperare (né essere comprato).
Al termine del primo giorno potevo già constatare il fallimento: solo un elenco telefonico su quattro era stato consegnato a persone apparentemente viventi. Gli altri erano stati appoggiati sui davanzali, davanti alle porte, il mattone di carta essendo troppo ingombrante per la cassetta della posta. Inoltre i dati del mio stradario risultavano completamente sballati, perché proprio in quei mesi Camposanto aveva preso una di quelle misure impopolari che si prendono una volta ogni cinquant'anni, ovvero cambiare il nome e la numerazione delle strade. Probabilmente per dar fastidio a me. Cioè, sul serio, cominciavo a pensare che Camposanto fosse un fondale realizzato per farmi impazzire. 24mila pensieri al secondo fruiscono, inarrestabili.
Il giorno dopo mi recai a Modena per il secondo carico di parallelepipedi utili. Avevo il baule vuoto, eppure all'altezza di Albareto cominciai a sentire un tonfo sordo, come un ostaggio che bussava. Era l'albero di distribuzione del motore, come seppi poi, che si era trinciato di netto, e se muoveva ancora pistoni nei cilindri era solo per sbaglio, come quegli animaletti decapitati che ancora respirano. La macchina si fermò in Villa d'Oro, di botto.
Mi feci prestare quella dei miei, con l'aria condizionata. Comodo, ma come dire: poca soddisfazione. Il secondo giorno mi addentrai nella Madonna del Bosco, la zona più selvaggia della bassa modenese. Le strade non erano ancora asfaltate. Lungo la Panaria scoprii tutta una serie di vecchie fattorie occupate da neri e magrebini. Loro non erano segnati nei tabulati, ma gli elenchi glieli davo lo stesso. A quel punto li avrei dati anche i marziani, pur di farla finita. Alimentando voglie e necessità.
A un certo punto tornai nel ventre di Camposanto, e un'osservazione mi sollevò l'umore: gran parte delle pagine utili che avevo 'distribuito' il giorno prima erano ancora sui davanzali, nelle fessure dei cancelli. Certo, e dove avrebbero dovuto essere? Nessuno era così sciocco da portarseli via. Sarebbero rimasti lì fino a settembre, e con un po' di fortuna molti abitanti del Camposanto le avrebbero trovate, avrebbero testimoniato che il lavoro era stato fatto. Bastava solo che non piovesse. Del resto il cielo era limpido.
Quel pomeriggio grandinò. In pochi minuti l'acqua inondò i marciapiedi, decine di pagine bianche andarono a intasare i tombini. La cosa positiva è che Antenna uno aveva ripreso la programmazione. Stavano scartando le novità, addirittura. Una lunga lagna di quei tizi che avevano avuto successo anni prima e poi si erano persi di vista, i Radiohead. E un pezzo dei CSI un po' più tirato del solito.
Proprio in quei giorni qualcuno che era rimasto negli uffici compilò i dati di vendita e scoprì qualcosa che aveva dell'incredibile: il nuovissimo disco dei CSI era primo in classifica. Fu una svolta storica; ma adesso, ripensandoci, chi accidenti se li andava a comprare i dischi a metà agosto? Bisognava essere persone strane, intrappolate in situazioni assurde, attratti, fortemente attratti. Civilizzati, sì, civilizzati.
Ma voi volete sapere se alla fine mi pagarono; se irruppi nello scantinato gridando "Voglio ciò che mi spetta". No, non lo feci, e sì. Qualcosa mi diedero. Nulla che valesse un albero di distribuzione, ovviamente.
Riguardo alla grafica del blog... Oddio, ma un blog come questo ha solo bisogno di essere scritto in un carattere leggibile, nero su bianco. Il resto lo fanno i post, e lo dico senza piaggeria. Io non mi avventurerei in esperimenti allucinatori come Diego Bianchi (verde su nero!), e soprattutto lascerei perdere chi ha messo mani sul sito dell'Unità, dove non tutti riescono a lasciare i commenti.
vabbè fa niente
Samuele mi ha fatto leggere stamattina questo tuo raccontino e sono davvero felice, da Camposantese come lui, poterlo pubblicare su Mumble: !
Domenica 5 settembre alla festa PD di Ponte Alto facciamo un festival dell'editoria indipendente chiamato Indidee (http://www.mumbleduepunti.it/site/index.php/festival-stampa-indipendente/), se avessi voglia di farci un salto ne saremmo onorati!
Buona giornata e buon stòfag
Giac
eppure in quel periodo non c'era pseudoalternativo del cazzo che non avesse almeno una k7 dei csi in bella vista accanto allo stereo.
com'erano contenti poi a radiodiggei di passare un singolo dei csi!
e con che sguardo pieno di mistica esaltazione certe pischelle mi raccontavano "di quando avevano visto il concerto dei csi in una chiesetta sconsacrata sperduta nelle campagne del monferrato".
tutti esegeti dei cccp diventammo, per sei mesi o giù di lì.
Tortellino tra i tortellini
26-04-2010, 15:49come diventare leghisti, Emilia paranoica, ho una teoriaPermalinkNe approfitto anche per segnalare, con un imperdonabile ritardo, l'ebook commemorativo sulla Resistenza Schegge di Liberazione raccolto dalla infaticabile redazione di Barabba in occasione del 25 aprile. Ci sono belle pagine, memorie, racconti ispirati alla Resistenza; e li hanno scritto i migliori bloggatori d'Italia... per dire, tra i più scarsi c'ero io, figuratevi gli altri. Godetene tutti.
Sabato l'Unità era in Emilia. C'ero anch'io. In realtà io ci sono tutti i giorni, in Emilia, ma proprio per questo probabilmente non ci faccio più caso, non ci rifletto abbastanza. Comunque sabato la carovana dell'Unità arrivava a Reggio, e io non potevo perdermela. Appeno entro provo una strana sensazione. Vedo metalmeccanici emiliani, pensionati emiliani, genitori emiliani, bambini emiliani. È da anni che non mi trovo così circondato. Non ci sono abituato; a scuola ho colleghi calabresi e allievi pachistani. Tanti emiliani tutti nello stesso posto non li trovo più nemmeno alle feste dell'U... alle feste democratiche. Mi viene un po' d'ansia, e così, mentre aspetto che cominci il dibattito politico, mi faccio un giro in centro.
È bella, Reggio Emilia: forse non è più il gioiellino di qualche anno fa, la crisi si sente; ma i negozi sono ancora pieni di belle cose da comprare. Qualche mese fa un giornalista del Corriere venuto a intervistare i leghisti emergenti scrisse che alle sei di sera non c'era un solo italiano in piazza. Chissà in che città lo avevano portato, i leghisti emergenti. Non è che non ci siano facce scure, a Reggio. È una delle città con la più alta concentrazione di residenti stranieri. Ma ci vuole fantasia per immaginare che i reggiani doc sbarrati dentro casa alle diciotto. È un sabato normalissimo, italiani e stranieri passeggiano, mangiano il gelato, guardano le vetrine. L'ansia è passata. Torno al dibattito.
La sala nel frattempo si è riempita. L'età media, come noterà il direttore, è abbastanza avanzata. E il tasso di emilianità è altissimo, quasi insostenibile. Per carità, sono simpatici gli emiliani, ma... come i tortellini, sono buoni la domenica; non li mangeresti tutti i giorni. Troppi emiliani tutti assieme sembrano un'esagerazione. Forse perché l'Emilia non è mai stata una terra omogenea. Non esisteva, l'Emilia, al tempo delle Signorie, quando già Repubblica Veneta e Piemonte erano concetti chiari, ma Parma Modena e Bologna avevano tre signori diversi. Non esisteva all'inizio del Novecento, quando nella bassa non ancora del tutto bonificata i braccianti distruggevano le trebbiatrici e il fascismo agrario incubava. Non esisteva nel dopoguerra, quando le fonderie richiamavano lavoratori prima dal meridione, e poi dall'Africa. Io sono cresciuto in un paesino dove la seconda lingua più diffusa era il dialetto casertano: questa è l'Emilia per me. Ritrovarmi in una stanza con tanta gente che parla il mio stesso accento e mi assomiglia, mi dà una strana vertigine. Come su cento specchi deformanti, rivedo i miei tratti emiliani doc su volti più magri, più floridi, più anziani; ecco come sarò quando mi cadranno i capelli... Vorrei tornare in piazza, con gli africani che mangiano il gelato, e invece resto. Proiettano un video sui giovani leghisti emiliani. Ecco, va già meglio, quella è gente che mi sembra di aver visto in piazza. Certo, dicono scemenze a raffica. Uno ha appena finito di leggere il Piccolo Principe di Machiavelli. Però sono gli stessi giovani che stanno guardando le vetrine, che leccano il gelato nella panchina di fronte agli africani.
A questo punto mi ritrovo in un paradosso. Quei ragazzi del video dicono di voler essere padroni a casa loro. Che vorrebbero mandare a casa i clandestini. Le solite cose. Si capisce che hanno in mente un'Emilia di soli emiliani. Proprio quella in cui sono rinchiuso in questo momento, e che mi dà un po' di nausea. Chissà se a loro è mai capitata una riunione così, di soli emiliani. Per quanto se la cantino e se la suonino, non sono ancora così tanti. Per far numero devono andare in Lombardia: per loro dev'essere un viaggio straordinario in un Paese esotico... Ma chissà, forse un giorno ce la faranno a riempire la loro assemblea emiliana. Forse quel giorno sentiranno la stessa ansia che sento io. Ma per ora non ne sono ancora capaci, fanno il 14%. Invece, sapete chi è capace di riempire un salone di puri emiliani? L'Unità.
La cosa fantastica è che tutti i signori seduti intorno a me sono a favore dell'integrazione, della parità dei diritti, dell'accoglienza; gli amministratori per la verità si lamentano un po' del fatto che di stranieri ne siano arrivati troppi e troppo in fretta, e che Maroni non riesca a tenere in prigione quelli che delinquono... Il solito pragmatismo degli amministratori emiliani, nemmeno questo è una novità. Nessuno accenna alla necessità di dare diritti civili ai regolari, ma voglio pensare che lo diano per scontato. Il paradosso è che qui dentro sono tutti uguali, e vogliono accogliere i diversi. In piazza invece sono tutti diversi, e preferirebbero trovarsi soltanto in mezzo agli uguali.
Non se ne esce. Ne usciranno gli immigrati, quando finalmente entreranno in questa stanza, si siederanno, prenderanno parola, lotteranno per i diritti che gli spettano. Non possiamo farlo noi al posto loro, ci facciamo la figura di altruisti benefattori, e noi emiliani non siamo così.
Il mio incubo è che forse in questa stanza gli immigrati non entreranno mai; che a un certo punto, semplicemente, se ne andranno come sono venuti, sulle tracce di un Benessere che per trent'anni è transitato anche da noi, ma evidentemente era solo di passaggio. Sono stati gli ultimi ad arrivare, ma se il lavoro non c'è più saranno i primi ad andarsene. E mi lasceranno qui, emiliano tra emiliani, tortellino tra i tortellini, e a me i tortellini – spero di non offendere nessuno – alla lunga stancano.
Gli uomini prima del diluvio
15-02-2010, 16:25elezioni 2010, Emilia paranoica, generazione di fenomeni, ho una teoriaPermalinkAltri dettagli in Ho una teoria #10, sull'Unita.it (dove temo che i commenti non funzionino).
Ho una teoria: Bertolaso – che non nasce berlusconiano – è rimasto suo malgrado intrappolato nella categoria berlusconiana degli “uomini del fare”. Vere e proprie incarnazioni della Provvidenza, gli Uomini del Fare risolvono i problemi da soli, in poche mosse. Moderno Cesare, l'Uomo del Fare viene, vede, vince, e vola a farsi un massaggio antistress. Stress che si lascia facilmente spiegare: gli Uomini del Fare non lo dicono, ma devono essere circondati da incompetenti a cui non potrebbero cedere nemmeno un decimo delle loro responsabilità, senza correre il rischio che tutto il loro lavoro crolli come un castello di carte. Dopo gli Uomini del Fare c’è sempre il diluvio.
Prendiamo la Lombardia. La più popolosa regione d’Italia, saldamente in mano a una classe dirigente di centrodestra che negli ultimi quindici anni dovrebbe avere espresso e cresciuto numerosi validi amministratori… e invece no, pare che l’unico in grado di mandare avanti la regione, da quindici anni a questa parte, sia Roberto Formigoni. Dopo aver surclassato il record di Franklin Delano Roosevelt (appena dodici anni alla Casa Bianca), il governatore lombardo punta ora a completare il ventennio, un primato senza molti precedenti nelle democrazie moderne (persino in una democrazia sui generis come la Federazione Russa, dopo otto anni di presidenza Putin si è dovuto trovare un altro incarico). Certo, dietro Formigoni c’è un compatto blocco di potere.. Ma sarebbe nell’interesse di qualsiasi blocco di potere rinnovare i propri uomini ogni tanto: giusto per non dare l’impressione che dopo Formigoni ci sia il diluvio. Tanto più che una sua eventuale rielezione rischia di risultare illegale: la legge 165 del 2004 vieta esplicitamente la rielezione dei presidenti delle regioni dopo due mandati consecutivi (quello di Formigoni sarebbe il quarto). Ne ha scritto di recente, sulle colonne dell’Unità, il professore di diritto costituzionale Vittorio Angiolini. L’ineleggibilità di Formigoni, già lungamente dibattuta in rete (tra i primi a parlarne Luca Sofri e Giuseppe Civati nei rispettivi blog) non ha forse ancora avuto sui quotidiani la visibilità che meriterebbe. Gli stessi avversari di Formigoni esitano a sollevare la questione.
Non è difficile capire perché: basta attraversare il Po per trovare un’altra grande regione (l’Emilia-Romagna) governata da un Uomo del Fare (Vasco Errani, PD) che gareggia per il suo terzo mandato. Una sua vittoria (probabile) non sarebbe meno illegale di quella di Formigoni a Milano. Ma il caso di Errani è, se possibile, più preoccupante, perché dimostra che la categoria degli Uomini del Fare sta penetrando anche nelle regioni storicamente di sinistra (per carità non chiamiamole più “rosse”). Ma davvero l’elettore emiliano di sinistra è così incline al culto della personalità? In realtà finora ha dimostrato il contrario, confermando al governo della regione e di tante amministrazioni locali una classe di funzionari piuttosto efficiente, ma che non brilla certo per eccessi di protagonismo; tanto che a parte l’eccezione rilevante del piacentino Bersani, gli amministratori emiliani non hanno mai avuto brillanti carriere a livello nazionale (viceversa sono stati personaggi carismatici alla Cofferati ad avere i loro problemi con la base emiliana). Lo stesso plurigovernatore Errani non è mai stato una celebrità alla Formigoni, e difficilmente lo diventerà anche dopo una terza vittoria. Chi andrà a votarlo, più che l’Uomo, premierà la continuità, la tradizione, forse anche l’appartenenza… tutti valori che potevano essere espressi da qualsiasi altro amministratore emiliano capace, purché il PD lo candidasse. Riproporre invece per la terza volta lo stesso Uomo, per quanto validissimo (ma se è così bravo, possibile che non gli si possa trovare nessun altro incarico all’altezza?) lascia intendere che anche nella sinistra emiliana, dopo Errani, non ci sia che il diluvio. Una prospettiva, per chi ha meno di quarant'anni, abbastanza inquietante.
http://www.pder.it/index.html?idpg=7&id=1210
non la regione degli imbesuiti militanti
Chiampa è visto, specie da se stesso, come il possibile "uomo nuovo" (a 65 anni!) del PD e l'ha detto, con un tempismo molto poco felice. Non ha mai dovuto affrontare avversari degni di questo nome (Berlusconi nel Suo infinito ego proibiva si candidasse gente che potesse farGli ombra e Chiampa ramazzava percentuali bulgare) e tutte le volte che c'erano da sostenere discussioni politiche serie (Tav, inceneritori, acqua pubblica...) si è sempre sottratto con malcelata stizza e il fastidio di chi ha ben altro a cui pensare. Idem Bresso, il cui più formidabile atout, ancora, è l'avversario, l'inqualificabile Cota.
Una nidiata di piccoli Uomini (e qualche Donna) del Fare che una volta allontanati dalla sicura nicchia crollano miseramente. Basta vedere Cofferati. Non scorderò mai come da voi, a Casa Cervi, il 25 Aprile di due anni fa abbia parlato Violante (quello dei "ragazzi di Salò" per gli smemorati) senza che nessuno dei disciplinati e imbesuiti militanti abbia mosso un ciglio. Il partito non c'è più da un pezzo. È rimasta la Disciplina. Ma i capi si sono dissolti.
Penso anche che il pd (se non si è bevuto il cervello) abbia verificato, legge alla mano, che potesse essere ricandidato.
Ti consiglio un incontro ravvicinato con Errani, potrebbe riservarti più di una sorpresa.
Non pensavo che uno come te considerasse "il protagonismo" (cioè l'apparire sui giornali e in TV) una unità di misura del carisma e delle capacità personali.
Io per giudicare guardo ai livelli di civiltà, di diffusione di diritti e di innovazione che questa regione garantisce al di sopra di molte altre, grazie non solo "al fare", ma anche "al "progettare". Hai letto dei Tecnopoli?
Ti chiedo anche: preferiresti che l'Italia fosse governata come in Lombardia o come in Emilia?
Non parlo di storia, parlo dell'oggi e delle persone che di quei governi regionali sono artefici.
Il ricambio delle classi dirigenti è un problema vero. Come lo affronti tu mi pare decisamente superficiale. Il diluvio non è responsabilità solo di chi c'era prima e di chi c'è adesso. Mi pare decisamente troppo comodo per chi scalpita, ma resta al palo.
Il problema delle generazioni di mezzo è forse che sono rampanti che si accontentano di scrivere blog anzichè misurarsi con la capacità di direzione, che scrivono avendo in testa interlocutori immaginari e che raramente si trovano a guardare negli occhi i loro interlocutori con la capacità di dire dei SI o dei NO motivati. Parole tante, capacità d'ascolto e di decisioni poche.
In Toscana basta essere residenti per essere coperti dall'assistenza sanitaria.
Fave y fuke
cliste
Non è che per caso li devi approvare tu?
E così anche un candidato PD ha un surplus di mandati? Fantastico.
Se pensiamo a quello che è successo con Bassolino e con Marrazzo, ha ragione Mozart2006 a parlare di "gobierno", perché questi personaggi ricordano "il governatore della Cosa, la California" del vecchio Zorry Kid.
Gobierno, regione, provincia e comune son troppo occupati a distribuire appalti alle ditte amiche per occuparsi del tessuto sociale in disfacimento di questa regione.
Ma non farebbero niente comunque: meglio additare lo straniero come nemico che occuparsi di una situazione che sta esplodendo.
Se togli il nemico alla destra cosa rimane,
l’ideologia? Sanno a malapena chi è stato Craxi.
L´etica? Ma se van tutti a troie…
Il buon governo? Governo? Non sanno proprio come si fa, e meno male che ci son le emergenze, altrimenti nei consigli dei ministri sai che palle…
Ah sì, loro son quelli che calano le tasse. Cioè, non proprio a tutti, però chi non le paga se ne sta tranquillo, nessuno le verrà mai a cercare.
La verità è che se togli alla destra un nemico da additare
(non da combattere, altrimenti il problema verrebbe risolto)
quello che resta sono solo balle e propaganda
A casa questo governo di puttanieri, mafiosi e incapaci!
http://www.presidenterrani.it/comunicati_stampa/pagina31088.html
Oppure mi scappa qualcosa.
(Uguale "dall'altra parte", eh. Il PCI ha dovuto coprire il crack dell'Unita' e il crollo dei tesseramenti, DC ed altri hanno dovuto cedere patrimonio sotto i colpi di Tangentopoli.)
Beneath the blue suburbian skies
15-05-2008, 15:24Emilia paranoica, famiglie, migrantiPermalink
Allora, mettiamo che io stia cercando una casa in una cittadina che stavolta non vi dico, tanto l'ho già chiamata per nome altre volte.
Devo dire che andar per case è divertente. Di solito capisci che non le comprerai già dal portone; ugualmente ti fai un giro in una zona che magari conoscevi poco, getti uno sguardo da una finestra insolita, le stanze sono tutte vuote e ti metti lì a pensare a dove si accuccerebbe un bambino e dove si rintanerebbe un adolescente. Vivi un sacco di vite possibili; alla fine ti dicono il prezzo, tu fai il possibile per non ridergli in faccia, tanti saluti, la faremo sapere.
Ieri per esempio un tale ci aveva promesso “un pezzo di villetta praticamente in centro”. Alééééé! E un superattico no? Andiamo a vedere. Per essere in centro, non è in centro. È in uno di quei quadranti residenziali degli anni Settanta che hanno un certo effetto su di me, perché in luoghi simili vivevano quasi tutti i miei compagni delle elementari : casetta, cortile, un'aiuola, due ciliegi, un garage, e da qualche parte quell'uccello che fa sempre cuu-cuuu (io vivevo sopra un'officina sulla statale, vroooom! Vrooom!) Tutto questo percuote il mio cuore come la promessa di un'estate infinita, il calcetto per strada, le ragazze che saltano su piste di gesso...
“E poi, ci tengo a dirlo, è una zona italiana al cento per cento”.
“Eh, già”.
“Perché sa, adesso c'è tanta gente che scappa dal centro... senza voler discriminare nessuno, però... sta diventando una jungla”.
Fanno tutti così. Forse è colpa mia, che se mi chiedono “lei è di qui”, rispondo di no. In realtà sono nato a 15 km di distanza, in centro ci abito e ci lavoro, però non glielo dico: e il risultato è che cercano di vendermi una via di brutte casette anni Settanta come il quartiere fortificato sudafricano, sospeso tra le bidonville.
“Una jungla, una jungla”.
La principale emergenza criminalità in centro sono gli scippi in bicicletta. Giusto ieri però leggevo che è stata debellata: si trattava di un 15enne albanese che siccome in quattro mesi ha scippato 25 donne, è stato battezzato dal Resto Del Carlino “scippatore seriale”. Qui c'è tutto lo stile dei giornali locali: se in zona non c'è un assassino seriale, e nemmeno uno straccio di stupratore seriale, ci arrangiamo con lo scippatore; sarà seriale pure lui. Così non si rischia di confonderlo con gli scippatori episodici, quelli occasionali: voglio dire, se mi scappa di acciuffare una borsetta in piazza mica sono uno scippatore seriale, no? Il RdC descrive anche il suo “modus operandi”:
dopo aver individuato le proprie vittime, generalmente donne anziane a bordo di biciclette, le avvicinava da tergo, anch’egli a bordo di una bicicletta, e, con mossa repentina, asportava le borse riposte incautamente nei cestini, per poi fuggire.
Una strategia diabolica, anche se per scippare una vecchina in bicicletta non me ne verrebbero in mente altre. (Il frontale? Farsi investire e fingere un malore?)
Nel frattempo il venditore ci ha fatto vedere il piano terra. L'unica vera finestra è a affacciata a nord, e sbarrata da inferriate. “Però è molto luminoso e tranquillo... siamo tutti tranquilli, qui...”
Il figlio del vicino di casa sta suonando la batteria. Non è neanche male, dai.
“Perché senza essere razzisti, è inutile nasconderlo, quando poi arriva il rumeno, o il cinese... anche se è uno tranquillo anche lui, eh? Però il valore cambia”.
Dalla strada vedo passare una Ritmo rossa – non avesse la vecchia targa nera, penserei che è stata reimmatricolata da un fanatico del vintage. Invece no: è una Ritmo del 1981, e non stona nell'insieme. E a quel punto mi viene veramente da ridere, però non posso! E non posso neanche rifarmi gli zigomi e presentarmi alla porta con una valigetta piena di Yuan, ma Dio sa quanto mi piacerebbe.
“Buongiolno signole, ho visto sua blutta casa in qualtiele di vecchie case in cemento, abitato da anziani signoli italiani, sì? Io so che essele in vendita”.
“Ma veramente noi... non per essere razzisti, ma abbiamo deciso di fare del nostro quartiere cadente il baluardo della razza ariana, e quindi...”
“Io ho qui tlecento subito”.
“Affare fatto. Lunga vita al Presidente Mao”.
“Plesidente Mao molto”.
“Sì, piace molto anche a noi”.
C'era una via così nel paese dove abitavo. Avevo un paio di amici lì. In realtà era la via più sicura del mondo, siccome contava ben due residenti agli arresti domiciliari. Un bel risparmio per i carabinieri di ronda: due firme al prezzo di una. Però, ripensandoci, col senno della maggiore età, una via di 500 m. con due arresti domiciliari ha da essere un record. Cioè, che infanzia ho vissuto? Uno spacciava droga, l'altro droga più armi. Tutti italiani, eh, ci mancherebbe. Gente tranquilla. Solo i cani, un po' mordaci.
Invece adesso sto in centro, in affitto. Anche qui, ci avevano spiegato, “siamo tutti italiani”. Tranne un interno che restava sempre sfitto. Un bel giorno è arrivata la famiglia magrebina, col passeggino: la jungla che avanza! Io ci speravo da sempre, che arrivasse quel momento in cui si insediano gli stranieri e i prezzi crollano. Ma l'affitto non me l'hanno mica abbassato, anzi. E, scommetto, neanche ai magrebini.
Non per fare il razzista: io lavoro a scuola e quando lavoro per me le razze non esistono. Lo dico anche ai ragazzi. Gli dico che hanno fatto un esperimento molto complicato (hanno mappato il genoma, vabbè)... e hanno scoperto che le razze veramente non esistono. Ma se compro casa è chiaro che penso a tutto. M'interessa l'orientamento, il verde, il posto macchina, e m'interessa pure il colore della pelle dei vicini. Non andrei mai a vivere sopra una friggitoria cinese. Non andrei mai a vivere in un condominio con altre cinque famiglie tutte curde o cingalesi. Quindi in generale sì, preferirei vicini italiani. Non per essere razzista, anche se forse un po' lo sono.
Ma per lo stesso motivo preferirei non avere vicini poveri, e non c'è un motivo al mondo per cui la povertà debba rimanere a lungo fuori da un quartiere così dimesso. Cioè, guardatevi, girate ancora in Ritmo. Oppure vi prendete un SUV della Kia, ma a chi la raccontate? Queste vecchie case non troppo grandi e non troppo luminose, che vi verranno libere quando vi muore il nonno o la zia, non le rivenderete agli italiani – almeno finché la povertà non li avrà ripresi, questi fighetti illetterati nipoti di contadini, quindi chissà, quel giorno forse non è così lontano. Ma a quel punto il posto dello scippatore seriale albanese se lo sarà preso uno scippatore seriale di Quartirolo, e a me che differenza fa? Seriamente, che differenza fa? Le razze non esistono. Esistono ricchezza e povertà, e c'è capitato di vivere un decennio in cui la pelle scura è un indicatore di pezze al culo. Tutto qui.
E a proposito di culo, o proprietari: lo volete capire che state appoggiando con troppa sicumera il vostro su un'enorme bolla immobiliare? Parlo almeno del paese mio, dove per un quartiere del genere ti propongono prezzi assurdi, buffoneschi, catartici, dirompenti, esagerati, folli, gargantueschi, hollywoodiani, insensati, jenniferlopeziani, kafkiani, luculliani, massicci, notevoli, oppressivi, pazzeschi, quasariani, roboanti, strabilianti, temerari, unici, viziati, watussiani, xenofobi y zarri.
Un po' vi compatisco: vi hanno raccontato sin dalla culla che tutto era vanità, fuorché il mattone. Le maglierie potevano chiudere, la lira sprofondare, l'oro arrugginire, ma il mattone sarebbe cresciuto sempre. Sempre. Bastava mettere su quattro pareti e un tetto, e tutti avrebbero fatto la fila per comprartelo.
Adesso sospendono i cantieri. Ne ho visti: metton su le impalcature, poi si fermano. Nessuno ha più voglia di comprare: e voi fate pure i difficili. Valà che ve lo sognate pure voi, il cinese con la valigetta. Però anche i cinesi hanno i loro problemi, adesso.
INVESTIRE IN CAMPAGNA? UN PESSIMO AFFARE
A mio avviso il mercato immobiliare, ora morto, può riprendersi solo se i prezzi calano ulteriormente. Chi mette in vendita ai prezzi assurdi di 2 o 3 anni fa , IN REALTà NON VUOLE VENDERE, non ha bisogno di vendere: ASPETTA IL POLLO, IL FESSO DA SPENNARE.
Una casa è vendibile solo se il venditore richiede un PREZZO DI RIVENDIBILITà, ovvero se a quel prezzo, al prezzo al quale compra, il compratore riuscirà a sua volta a rivendere l’immobile.
Mi sembra che i casi più eclatanti di IRRIVENDIBILITà presenti sul mercato siano quelli delle case di campagna, cascine, casolari, coloniche, rustici ecc. OGGI ASSOLUTAMENTE INVENDIBILI, specie se restaurate.
I prezzi delle country house REALMENTE IN VENDITA stanno crollando verticalmente.
Posto al riguardo un articolo, per intero perché l’edizione di settembre del mensile che lo ha pubblicato non è più on line, che ben illustra la situazione delle country house dell’italia centrale e meridionale, e la dunkerque dell' italian dream delle country house in Italy ingenuamente, molto ingenuamente, comprate dagli Inglesi.
http://www.ladestra.info/?p=4573
“ Country house : Inglesi in fuga.
(Articolo di Filippo Matteucci su ItaliaReale di Settembre)
I miei consigli per gli acquisti di case di abitazione sono i seguenti, pochi ma sicuri:
comprate solo a un PREZZO DI RIVENDIBILITA’, cioè assicuratevi che vi sia la concreta possibilità di rivendere la casa almeno allo stesso prezzo che state pagando,
evitate gli acquisti di moda (dal finto borgo marinaro al romantico-rurale-agreste): andate invece sul sicuramente rivendibile,
evitate come la peste le case di campagna, cascine, casolari, coloniche, rustici, casali, ex agriturismi (per lo più falliti…) ecc. OGGI ASSOLUTAMENTE INVENDIBILI, specie se restaurate,
comprate invece al centro, o nelle zone di immediata o prossima espansione urbanistica,
comprate nelle città capoluogo di provincia o nelle cittadine turistico-balneari più richieste,
comprate case costruite negli anni ’60 e ’70: hanno una qualità costruttiva migliore e stanze più grandi rispetto alle nuove costruzioni pur costando un po’ meno, non hanno bisogno di grandi ristrutturazioni e sono più vivibili di certi loculi-alveari a caro prezzo,
guardate allo spazio a disposizione: più ce n’è e meglio è, corti, giardini, parcheggi, garage (meglio se doppi), e non alle finiture o alla jacuzzi o alla robotica&domotica (dà solo problemi),
riscaldamento rigorosamente autonomo,
se avete sufficiente capitale, compratevi case singole con corte e giardino, vivrete meglio…. altrimenti studiatevi il regolamento di condominio: più divieti (di comportamenti da cafoni) ci sono, più il condominio e l’immobile sono di sicura qualità,
fate attenzione a tralicci, ripetitori radiotelevisivi e di telefonia cellulare, discariche, piste di motocross, strade e linee ferroviarie trafficate: se sono presenti vicino all’immobile difficilmente lo rivenderete senza rimetterci,
massima attenzione alla stabilità dell’immobile e del terreno su cui è edificato: i soldi per una perizia privata (sicuramente più affidabile di quelle pubbliche…) del vostro geologo di fiducia non saranno mai spesi meglio.
A me sembrano comunque prezzi folli, penso che un po' caleranno, ma sentendo cosa costano le case a Roma Bologna e Milano mi tranquillizzo... Però noto il fenomeno: qui da me i cartelli vendesi, pure a questi prezzi, durano due mesi al massimo. Vai in altre zone, più "migratorie", e anche con prezzi molto più bassi è tappezzato di cartelli vendesi fermi da anni.
Noi l'abbiamo qua, dopo aver antropizzato vasti territori, se andassimo a vivere in Mauritania soccomberemo alle condizioni climatiche di quella Nazione.
Complimenti per il blog...divertente!
il tuo è esattamente il commento mi che piacerebbe leggere sempre! Altro che pedanteria.
La dama del lago
Prendiamo per buono che un'abitazione di 100 mq a Trondheim in Norvegia costi 2,5 milioni di corone. Tradotto significa 3182 euro al mq.
Sono poi andato sul sito di tecnocasa (http://www.tecnocasa.it/commerciale/txtsearch/searchi.jsp?conf=ra&orig=Google dove si possono vedere i prezzi delle abitazioni in vendita in tutta Italia.
Ho notato che il prezzo minimo per un monolocale a Milano sono 2400 euro per mq (in zone non tanto belle), un dato simile si ha se si guarda agli appartamenti di circa 100 mq.
Se si va un po' fuori Milano, a una ventina di chilometri, si scende verso i 1800 euro per mq.
Per curiosità ho guardato anche i prezzi di Salerno, città paragonabile a Trondheim: rispettivamente 138.000 e 163000 abitanti. Qui il costo di una casa di 100 mq si aggira attorno ai 4000 euro per mq (talvolta un po' meno).
In conclusione il prezzo medio al metro quadrato di una casa a Trondheim è una via di mezzo tra quelli che ho trovato in Italia. Ma c'è un problemino.
Fatto 100 il PIL pro-capite medio dell'Europa a 27 stati, il PIL pro-capite Norvegese previsto per il 2008 è pari a 182,9, mentre quello italiano è solo 98.5.
Questo vuol dire che mediamente un norvegese guadagna 1,86 volte di più di un italiano (cioè il salario medio in Norvegia è circa il doppio che in Italia). Quindi per poter affermare che una casa a Oslo costa più o meno quanto a Milano il suo prezzo dovrebbe essere sì e no di 4.500-5.000 euro al mq, ovvero 3,5-4 milioni di corone norvegesi nel caso di un appartamento da 100 mq.
Bene, penso di aver vinto il premio per l'intervento più noioso della discussione, ma perdonatemi, si tratta di pedanza professionale.
Ah, i dati sul PIL italiano e norvegese li potete trovare sul sito eurostat: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/
quelli che fanno paura son quelli di forza nuova. quando li vedi in quattro o cinque... son contento di non essere un loro target.
secondo me qui hanno paura "loro", quelli che lavorano e devono vede' in giro (poco per fortuna) 'sti loschi figuri.
io ci ho i due figlioli a bologna e mia moglie vuole che andiamo su anche noi a trovarci una casa in un posto tipo monterenzio... a parte il lavoro l'idea non mi dispiacerebbe
Bel paesino, tranquillo, in mezzo al verde di colline da sogno. Fai 13 km di statale, senza semafori e code ( okkio solo agli autovelox) e in 15 minuti sei a Bologna.
Prezzi umani e case per tutti i gusti, molte nuove palazzine, colorate, belle e con appartementi ben rifinit.
D'estate si dorme al fresco senza climatizzatore (o al più, con meno caldo di Bologna).
Un esempio di costo?
Bilocali di 50/60 mq a 100.000/110.000 euro, ed è meglio cercarli ora, altro che prezzi che scendono.
Dimenticavo: corriera line blu, ogni 30 minuti passa e in 45 minuti sei in centro a Bologna 8studenti? svegliatevi, affitti alla metà di Bologna...)
Un paesano felice
Noi cercavamo una casetta di 60 mq: il prezzo per una casa ristrutturata è di circa 240mila euro.
Gli eventi ci hanno travolto e abbiamo smesso di cercare.
Comunque è vero che ci stanno un'infinità di case in vendita e nessuno che se le compra.
Noi ci abbiamo le zanzare africane, le nutrie russe, l'afa a maggio, i magliari, la camorra, con tutti questi benefitz è chiaro che non me la puoi paragonare a una costa azzurra qualunque.
Anche io, ma è un'impresa impossibile, ci sono prezzi da costa azzurra... se togli le grandi città e i luoghi turistici credo che peggio di carpi non ci sia niente.
cioè 60metri quadrati su circonvallazione ostiense (cioè mica vista colosseo) 600 mila euro ah belli!!
il problema non è la mancanza di case,.
le case ci sono eccome. sfittte, chiuse, inabitate. e sapete di chi sono?
banche e immobiliari che le acquistano, le tengono ferme, non le mettono sul mercato e quindi i prezzi non scendono almeno nelle grandi città.
guardatevi bene intorno e contate le finestre chiuse!
questo tra l'altro si chiamerebbe aggiotaggio....
del resto aspettiamo trichet che abbassi sto cazzo di costo del denaro. ma poi la benzina come la paghiamo?!
Ma io non mi sto lamentando: sto solo dicendo attenti alla bolla. E non ditemi che i prezzi non scenderanno perché non sono mai scesi dal dopoguerra. Di sicuro non vengono a casa a dirvelo, quando li tirano giù. Ma li stanno tirando giù. Oppure sospendono le trattative e aspettano.
Ognuno è libero di fare il prezzo che vuole, ci mancherebbe: è anche libero di spendere un patrimonio a ristrutturare un rudere che poi non riesce a vendere a nessuno per anni. Si chiama legge del mercato, o della giungla, è lo stesso: chi è pirla muore.
Ho visto case in vendita da 2 o 3 anni: nessuno le compra. Una bolla, quando scoppia, non fa molto rumore.
Scherzi a parte, se in Romagna davvero 100mq stanno sui 150mila, tocca evacuare da Roma domani direzione casa Leo.
Qui alla Bufalotta con 150mila, ti fai si è no un garage.
quelli che girano coi volantini di forza nuova in tasca.
che la povertà vi colpisca.
http://andreapoulain.blogspot.com/
Verissimo Leonardo, ma perché in così pochi capiscono?
Ecco, il confronto l'ho fatto, con cifre mie, e non ci trovo tutta questa differenza.
A questo aggiungo che i tassi di credito qui in Norvegia sono un 1-2% piu' alti che in Italia.
Quindi.
Andrea
la differenza sarà il costo del terreno edificabile, immagino.
la differenza la fa la domanda & l'offerta.
io ho dovuto/voluto comprare fuori roma risparmiando un bel po', tipo 50% o anche più, dipende cosa paragoni.
e poi il traffico: aumenta il traffico e aumentano i prezzi delle case in centro, il traffico scorre e aumentano i prezzi delle villette semi-periferische.
ma non scendono mai! non a roma.
quelli dell'agenzie so' teribbili (a roma so' teribbìli, altrove saranno terribili): ragazzotti gelatinati con gigantesco nodo alla cravatta e braccialetti q.b. oppure ragazzotte lampadate & leopardate q.b.
son dei leccaculo teribbili.
Senza contare che anche a parità di tutte queste condizioni il prezzo "bruto" al mq non può essere confrontato se non si conoscono tutti gli altri aspetti delle case. Tipo che se un 80 mq al quarto piano senza ascensore a Milano zona V.le Umbria costa 500€ meno della media a Oslo forse il paragone non è proprio adatto.
sei interessato ad uno scambio link?
grazie
Sette Note
www.settenote.org
Leonardo fa notare che qui ti ammollano certi cessi per delle cifre assurde.. Qui a Roma poi, chettelodico a fa? Se ti sei visto Report sui palazzinari dei dormitori, ti metti l'anima in pace.
C'è un solo modo per aggirare la bolla, boicottare le agenzie, che sono il vero cancro del mercato immobiliare.
Ma alla fine è solo culo.
A proposito:
“Plesidente Mao molto”.
“Sì, piace molto anche a noi”.
sto ancora ridendo... sei proprio un lazzista! come il sottosclitto.
[mia sorella insegna ad alcuni ragazzi cinesi. Le loro famiglie
hanno votate compatte per Belusconi]
Ldl
La dama del lago
Non capisco dove stia il problema dei prezzi, chi ha una proprietà può venderla al prezzo che gli pare. Se il prezzo è troppo alto, non riuscirà a venderla, semplicemente. La verità è che in Italia la densità abitativa è molto alta, c'è molta gente e comunque poche case rispetto a quante potrebbero essere vendute. Gli USA, paese della bolla immobiliare, hanno molta superficie rispetto al numero di abitanti. I prezzi delle case in Italia non sono alti, sono in linea con l'europa occidentale. In Norvegia sono più alti che in Italia, per esempio. Certo, se ti adatti a periferie varie, i prezzi scendono, ovunque. Ma col cavolo: voglio scegliere un lavoro che mi piace, abitare nella città che voglio, e nessun altra, e magicamente il mio progetto deve avverarsi. Poi aspetto un po' e se non mi riesce, mal che vada mi lamento. Bisogna darsi da fare, crederci e lamentarsi poco. (Secondo me)
Le razze esisterebbero se ci fosse un confine definito e identificabile tra le stesse.
Invece la variabilità genetica umana è senza soluzione di continuità e ricca di similitudini e di differenze che rendono ridicolo ogni tentativo di distinguere tra una razza ed un altra.
il bar ritrovo di mille razze che prendo il caffè e la birretta tutti insieme, russi cinesi arabi e coatti.
insomma io sono felice e non mi fa sentire sola.
è chiaro è garbatella, mica tor bella monaca, mo forse se fosse ovunque così non si lancerebbero molotov addosso allo straniero.
Per ora ci teniamo l'appartamento in affitto vicinissimo al centro, ma in piena periferia: strutture indistriali dismesse, palazzi (fatti bene, per fortuna) in cui spesso neanche conosci i vicini -che come te, più che altro li ci dormono-, un supermercato e poco altro, non un "quartiere", pochi spazi sociali, affitti comunque quasi jenniferlopeziani. Comprare, mah? E se poi si sciolgono le calotte? E se non rinnovano il contratto?
Comunque, esilaranti le visite agli appartamenti. Puntualissimo, di fronte al bel faccino italico, l'immancabile incipit "non per essere razzisti".. ma "qui non ci sono tutti quegli stranieri.." (a 400 m in linea d'aria dal quartiere più popolare della città).
Il buffo è che andando ad un paio di queste visite tornavo da riunioni di progetti sulla convivenza in cui associazioni di volontariato di migranti spiegavano pragmaticamente cosa andrebbe fatto per evitare il degrado.
Mi sarebbe piaciuto andarci qualche volta accompagnato dall'amico marocchino cui gli stessi appartamenti venivano negati in agenzia.. e che dopo tanti anni di studio e lavoro in nero, alla fine è tornato in Marocco per avere più opportunità, non solo per la casa.
Grullo
http://en.wikipedia.org/wiki/Lewontin%27s_Fallacy
semmai insegnagli che tale diversità genetica non ha alcun motivo di essere base per una discriminazione.
Per quanto riguarda la bolla cito la mia esperienza personale. E' dal 1972 che vivo sotto l'incubo delle case troppo care per essere comprate e che sicuramente "adesso scenderanno". Non molto più che un pio desiderio, a farsi due conti... Le case non troppo grandi, centrali ecc. non calano MAI, al massimo smettono di crescere per qualche mese. Sbrigati a comprare, perché non siamo negli USA e i prezzi restano quelli, ci piaccia o no!
p.s. io a Bologna la casa non l'ho nemmeno cercata, pur essendo cresciuto conm poche pretese alle Lame, in un bel palazzone IACP. A Manchester, pure in periodo di bolla speculativa, due anni fa avevo l'imbarazzo della scelta. E poi mi chiedono perche' non torno indietro...
don't care about the old folks
26-07-2007, 10:06concerti, Emilia paranoica, invecchiare, musica, ragazziniPermalink
Fontana dell'eterna giovinezza (frizzante)
Un’ordinaria storia padana. Al castello dei Pico il comune aveva organizzato un ciclo di incontri sulla condizione femminile, “la Fortezza delle donne”. Un assessore conosce Alessandro, Alessandro ha un tour da organizzare, Soda è una ragazza di oggi che scrive canzoni d’amore per le ragazze di oggi, per cui ok, si può fare, perfetto.
Ma il pubblico? Il tipico pubblico dei concerti indiepop si muove sostanzialmente attraverso blog e radio (soprattutto radio). A Mirandola l’unica radio da cui captare indiepop era Antenna Uno, e ha chiuso. I blog in luglio languiscono, sono poco letti e chi li scrive è in giro per i festival. Insomma, è un periodaccio, ma che importa? La piazza davanti alla rocca è piena, perché il comune di Mirandola ha il suo zoccolo duro di partecipanti ad eventi culturali. Cinquantenni emiliani, il sale della terra. Si sono bevuti i comizi di Pajetta, la corazzata Potemkin, le retrospettive di qualunque cosa, le feste etniche e il ritorno della pizzica, figurati se non sono in grado di bersi, perdonatemi il giochino, Soda Fountain Rag. Anzi: va giù che è un piacere, la ragazzuola.
L’Indiepop è un universo cantabile e rassicurante, il porto necessario e senza pretese dove ripararsi quando le angosce dell’adolescenza cominciano a diventare angosce adulte. È un mondo che si schiude confortevole al primo ascolto, strofa ritornello strofa ritornello, questa gente si è bevuta molto di peggio senza batter ciglio. Così la radice punk di questi ragazzini, che a mille miglia da casa suonano come nel loro garage, si ritorce contro sé stessa: i punk sputavano ai vecchi, Soda li intrattiene. Suo malgrado, forse, ma li intrattiene. I punk sputavano ai vecchi, i vecchi hanno vinto.
Se avesse il coraggio di voltarsi, Alessandro scoprirebbe che sta andando tutto bene, gli umarells brizzolati reggono il colpo, mantengono un’aria concentrata ed applaudono bulgaramente ogni volta che la canzone s’interrompe. Paradossalmente sono i giovani i meno attenti: stanno in fondo, nella zona bar, chiacchierano e gestiscono i figli, sì, perché son poi giovani per modo di dire, sulla trentina andante. Fa un bel fresco, tira persino il vento, che nella Bassa di luglio è un sospirato miracolo.
Penso che questa cosa è interessante, ma non so da che parte tirarla. Potrebbe trattarsi di una parabola sull’età pensionabile, sì? In Norvegia investono sui giovani, in Italia sui pensionati, ecco il risultato: una ventenne norvegese che canta per un pubblico di pensionati italiani che nel tempo libero estivo si annoia talmente tanto da trovarla interessante. Ma è una forzatura: è domenica sera, i giovani italiani non sono mica in fabbrica a lavorare per pagare i contributi ai loro vecchi sibariti. Sono a Marina di Ravenna a fottersi fegato e capillari, ballando roba che i vecchietti di stasera non percepirebbero nemmeno come musica, così come noi non percepiamo certi infrasuoni interessanti per i cani. Invece percepiamo l’indiepop. Musica composta ed eseguita da gente rigorosamente più giovane di noi. Accordi che si tirano giù al primo ascolto, canzoni che sapremmo suonare meglio, in teoria. Cos’è questa regressione? Ho sempre pensato che a una certa età avrei cominciato ad ascoltare Schubert, a legger Proust. Col cacchio. Ascolto Soda Fountain Rag.
Quando avevo vent’anni ascoltavo Paolo Conte, e non ero mica il solo. In gita scolastica al liceo, tutti a cantare Un gelato al limon, possibile? All’università ho incontrato Enzo, e anche lui ascoltava Conte (giuro). Perché lo facevamo? Beh, perché ha scritto canzoni favolose, e anche molto cantabili (e di nascosto ballabili). E poi per darci un tono, certe ragazze non le intorti coi Van Halen in autoradio. È l’età in cui si impara a bere i liquori e ad annodare le cravatte.
Poi arriva un’altra età, la cistifellea manda segni pessimi, la cravatta che ti sembrava ironica comincia a stringerti il collo, ti manca il fiato, e Paolo Conte è l’ultima cosa che ti viene in mente di ascoltare. Non c’è più nessuna necessità di affettare gusti adulti, anzi, lode a Dio se trovi ancora un posto dove ti fan ballare. Eppure hai bisogno di carne fresca, hai bisogno di canzoni nuove, e l’indiepop è una manna dal cielo. Fa lo stesso se Soda canta di amorazzi puberali, ha ragione lei, le parole non sono importanti. Conta la musica, e questa musica è… giovanile. Colui che scrisse che giovanile è il contrario di giovane aveva maledettamente ragione, ma c’è poco da fare ironia qui. Qui gli anni precipitano, e ci si aggrappa a quel che c’è. Soda canta e io per lei sono solo uno dei brizzolati che ascoltano e applaudono. Ho cinquant’anni? Ne ho trenta? Secondo voi una ventenne norvegese sarebbe in grado di apprezzare la differenza? Meglio non chiedere, ascoltare e battere il tempo con gratitudine. Sto combattendo la Vecchiaia, vediamo chi vince.
Per fortuna ci sono anche i bambini. A loro non interessa sembrare adulti o giovani, a loro non interessa sembrare; loro ascoltano la musica e queste strofe, questi ritornelli, sono fantastici. Ogni tanto c’è persino un na na na na, tutto quattro quarti, non è meraviglioso? Così in realtà abbiamo passato metà del concerto a guardare un bambino che con due bacchette suonava una batteria immaginaria, con rullante charleston e pure il campanaccio. Era fantastico, così gli abbiamo rubato l’anima. Però è venuta scura.

Siamo così abituati a pensare che le cose 'nuove' debbano essere necessariamente rivolte ai regazzini (anche perché in effetti è quasi sempre così) che vedere un pubblico di cinquantenni a un concerto indie è spiazzante.
- oddio, in effetti questo sarebbe un discorso piuttosto ampio, però questo è uno spazio commenti e non un'enciclopedia in 35 volumi quindi direi che lascio tutto così, coi concetti tagliati con l'accetta.-
ciao
saluta la "morosa" delle mie parti!
Ale
Tra l'altro, sempre a memoria, direi che "Architetture lontane", dallo stesso album, la suonammo anche nella prima puntata di polaroid alla radio, nel 2001.
Per ultimi due album intendo gli ultimi due album della discografia: "Razmataz" (piacevole ma quanto meno elusivo) e soprattutto "Elegia", che ho sentito quasi come una parodia di sé stesso.
Il confronto fra Conte e la cantautrice norvegese non l'ho fatto e non perdo tempo a farlo. Mi sembra evidente che sono due campionati differenti.
Leggi post e commenti prima di attribuire "minchiate".
Rido e mi commuovo, ricordo quando ascoltavamo Paolo Conte (ma con gli ultimi due tre dischi anche lui ha fatto di tutto per allontanarsi da noi) e cerco di non pensare agli anni che ho e a quelli che ho sprecato.
Credo che da un punto di vista strettamente musicale comunque abbia ragione il commentatore Adrix. Ma parte del fascino di questa piccola nicchia di canzoni sta proprio nell'eterno oscillare tra estenuata nostalgia e adolescenziale smemoratezza.
ciao,
e.
ps: sì, è impossibile non pensare alla morte ogni tanto. Specie a Natale e per le ferie d'agosto.
Comunque, per il commentatore che mi chiedeva del destino dei Lomas: ho fatto una rapida inchiesta e sembra proprio che non esistano più. Sono il primo a cui dispiace.
Mi rode veramente questa cosa, che dopo quattro dischi e almeno trenta grandi canzoni, i Lomas si sono sciolti e il mondo non si è accorto di niente.
(e io sono la prima; non mente migliore ma ruminante)
però m'hai incuriosito e mi toccherà di cercare qualcosa di 'sta soda fountain rag (che sembra una specie di bacardi breeze...)
E c'era anche questa ottantenne che batteva il piedino nei pezzi punk...
Mirandola stupisce sempre, anche se ha una viabilità fuori dall'umana concezione.
Io sono nato a Mirandola.
2) Non me la menate:
a 50 anni si è solo dei bambini!
A proposito dei punti (1) e (2):
hanno appena riesumato Pico dopo 500 anni.
E' ancora così in gamba che gli restano 6 mesi di vita.
complimenti davvero!
mi piace il tuo modo di ragionare, scomporre e ricomporre i cocci della nostra cara, vecchia, diabolica società! ;)
Comunque anch'io continuo ad ascoltare cose moderne, come Arcade Fire, Beirut, Bloc Party, I'm From Barcelona, ma anche Maximo Park, Franz Ferdinand e persino gli Artic Monkeys.
Credo sia un tratto caratteristico della nostra generazione (non tutti, mi piace pensare solo i migliori) quello di restare collegati e aggiornati col presente.
Io sinceramente, a 32 anni, di pensare solo al lavoro alla spesa e a guardare la tv non ci penso nemmeno!
pavlov ("e ora, stupidamente, non ascolto Mozart")
AT
erre18@omnimail.sm
(cioè, non me, ma genericamente, ecco.)
a's'v'dam
04-03-2007, 11:32Emilia paranoica, Modena, provincia, resistenzaPermalink
Appunto sui modenesi: ai modenesi piace ridere di sé stessi.
Questo in genere è un bene: meglio ridere di sé che prendersi sul serio, in assoluto. E tuttavia.
Io non so, nessuno sa, di cos’è fatto esattamente Infinite Jest, il cortometraggio di James O. Incandenza che nell’omonimo romanzo trasforma gli spettatori in amebe desiderose unicamente di vedere Infinite Jest all’infinito (sicché nessuno può tornare vivo a raccontarne il contenuto); e tuttavia, se fossi James e lo dovessi girare a Modena, mi basterebbe riprendere un modenese che, nell’atto di recitare in un film, fatica a stare serio, pregustando il momento in cui rivedendosi riderà. Di sé stesso, che sorride a denti stretti, pregustando il momento in cui rivedendosi riderà di sé stesso, e la cosa può ben andare avanti all’infinito, e sarà comunque divertente. Per un modenese, certo.
Ma perché poi essere m. dovrebbe essere intrinsecamente divertente, vediamo.
Primo, non invidiamo nessuno. A una certa età è una selezione naturale: chi avrebbe voluto vivere in un altro posto ormai c’è andato.
Secondo: siamo noi stessi sinceramente divertiti di trovarci qui. Cresciuti a tv e internet, è sempre stato buffo mettere il naso fuori di casa e trovarci una piccola città con tutti che parlano strano, e ancora più buffo sentire che anche noi parliamo così. Con nessuno sforzo. Ma insomma sembra tutto messo lì per finta, in attesa di montare una città vera, una vita vera. È un posto dove crescere (con calma) o nascondersi proprio.
Cerco di spiegarmi meglio. Quando autoindulgiamo in quella cadenza, simile a certe che sentite negli spot di generi alimentari, è molto difficile capire dove finisce l’eredità o l’ambiente, e dove comincia la posa. Taglio corto: modenesi non si nasce. Apparentemente. Sei tu che scegli di parlar così, ma non sarà mai una scelta seria. Avrai sempre l’impressione che puoi metterti a parlar normale, da un momento all’altro, se solo lo volessi. Certo, basterebbe prendere un treno per scoprire che non è vero, che l’accento è un destino ancestrale che ti trascini dietro.
Allora fa’ così: quel treno lì, non prenderlo. Problema risolto.
Non so se sono stato chiaro: ogni volta che un modenese parla, è come se prendesse in giro il modenese che è in lui. Siamo la caricatura di noi stessi, e ci divertiamo.
(Il parlare bolognese è inadatto alle lettere d’amore, diceva uno scrittore di quelle parti. Il nostro è inadatto, ormai, a qualunque cosa non sia una barzelletta).
E tutto questo non è colpa della provincia. In provincia ci si prenderebbe anche sul serio, è sempre stata una cosa seria la vita. Ma la provincia più la tv ottiene uno strano effetto. A furia di vedere NY e LA sullo schermo, cominci a pensare che quel che si vede fuori dalla finestra non sia tanto serio.
Quando non avevano ancora i mezzi per ascoltarsi e guardarsi e farsi il verso, i modenesi erano probabilmente gente più seria. Lo sappiamo dagli annali. Tra le altre cose, Medaglia d’oro della Resistenza. Ecco, immaginati i modenesi d’oggi che riparano in montagna con fucili e bombe a mano per resistere all’invasor. Non ce la fai, sembra subito la trama di un cortometraggio ridicolo.
Fortunatamente la Storia non passa più di qui in tank e bombardieri. Ma – la solita prevedibile domanda – se ricapitasse? Che figura ci facciamo?
Se la Storia prenderà di nuovo quella piega, allora si vedrà, zio canta... :-)
"Ci vediamo" sta anche per "vediamo noi stessi".
Lapitta, credo che superato lo shok iniziale, non ci sia nulla di insormontabile. Da qualche parte ho sentito dire che è una specie di decamerone: se anche lasci perdere la cornice (che è molto più intricata del decamerone) i racconti in sé sono tutti belli e divertenti.
Poi, se io facessi un seminario a discipline della comunicazione, lo potrei intitolare: "Se Proprio Devi Fallire un Romanzo, Fallo in Grande: come accumulare per 1000 pagine una serie di attese e pretese che nemmeno Omero, Joyce e Stephen King riuscirebbero a soddisfare, e poi rinunciare al finale con la scusa del post-moderno", e inviterei senz'altro Foster Wallace, che secondo me conosce l'argomento.
Ma a discipline della comunicazione fanno cose più serie.
Tra la secchia e 'l Panaro in un pantano,
è Modena città di Lombardia,
dove si smerda ogni fedel cristiano
che si accinge a passar per quella via
[...] Ad ogni modo, i modenesi corressero il terzi verso del Tassoni così:
dove s'allegra ogni fedel cristiano"
Mario Soldati, Vino al Vino (1977)
- l'era dell'ottimismo
10-03-2006, 10:42CPT, Emilia paranoica, giornalisti, migrantiPermalinkDiciamo che esiste Xavière (nome inventato): è una ragazza di 28 anni che proviene da un Paese dell'Africa occidentale. Ma sta in Italia. In un Centro di Permanenza Temporanea.
Xavière non dice niente, ma ci sorride dal giornale.
La cosa fa scalpore e induce anche un po' al sospetto, perché a prima vista il CPT non è appare come un luogo divertente dove vivere. Per dire, tutto intorno c'è una recinzione alta alta, e non si può uscire. Insomma, quando in prima pagina sul giornale locale compare il titolo "Storia di Xavière che grazie al CPT torna a sorridere", uno lì per lì non ci crede. Fortuna che nelle pagine interne è tutto spiegato.
E infatti lì si apprende che Xavière
– ha smesso di sorridere anni fa, quando uno zio ha commesso su di lei violenze e soprusi che "l'avevano portata a rischio di vita".
– ma per fortuna un ente missionario italiano si è interessato al suo caso, e l'ha fatta venire in Italia.
E volendo la storia sarebbe già finita qui, e noi sul giornale leggeremmo: "Storia di Xavière che grazie alla missione italiana torna a sorridere"…
– e invece no! perché la missione riesce solo a procurarle un permesso di soggiorno turistico (e ci mancherebbe altro, lo zio ti molesta e vuoi che ti neghiamo una gita turistica nel Bel Paese?) Diciamo che Xavière si sistema da turista presso il fratello, immigrato regolare in una dolciastra cittadina lombarda. Per tre anni rimane lì, "facendo per conto della parrocchia locale dei piccoli lavoretti".
E in fondo la storia potrebbe essere finita anche qui, e su un altro bel giornale locale leggeremmo: "Storia di Xavière che grazie alla parrocchia torna a sorridere"…
– ma per fortuna non è così! Perché la "comunità che la assiste" nel frattempo si è dimenticata di iniziare la trafila per regolarizzare la sua posizione. Così un giorno – magari in seguito a una telefonata – le forze dell'ordine passano in parrocchia per un controllo e ci trovano la turista Xavière, nel bel mezzo del suo Grand Tour europeo, magari mentre dà lo straccio in oratorio. E la arrestano, anzi no, non si può dire che l'arrestino, non è la parola giusta; limitiamoci a dire, con Vasco, che la prendono e la portano via. La portano nel CPT di un'altra città.
– In questo CPT gli operatori ricostruiscono la storia, ne controllano la veridicità, mettono in ordine i dati e ottengono la regolarizzazione. Così in effetti adesso Xavière sorride. Grazie al CPT.
Però io non mi limiterei a ringraziare il CPT, che in questo caso ha effettivamente fatto un buon lavoro. Tutti hanno la loro parte di merito per aver fatto sorridere Xavière. E quindi mi sembra il caso di ringraziare anche:
– La parrocchia che le ha dato un lavoro, anzi, tanti "lavoretti", senza mai intraprendere la regolarizzazione; se fosse stata regolarizzata subito, Xavière non avrebbe mai incontrato il personale del CPT, e quindi sorridere.
– La missione che l'ha portata in Italia ma non aveva niente di meglio da promettere che un visto turistico; se non fosse mai arrivata in Italia, Xavière non avrebbe mai potuto essere
– E sì, forse anche lo zio, perché a ben vedere senza le sue molestie, come avrebbe fatto Xavière ad arrivare in Italia, anzi nel CPT che le ha ridato il sorriso?
Ma in fondo noi esageriamo l'importanza degli enti, delle parrocchie, delle persone. Se l'accoglienza degli stranieri in Italia è una macchina così bene oliata, il merito è delle leggi. In un altro Paese, in un altro mondo Xavière sarebbe arrivata e si sarebbe semplicemente messa a lavorare con un contratto regolare. Non avrebbe dovuto ringraziare nessun generoso salvatore. Pensate che ingiustizia.
In Italia, invece, guardate quanta gente Xavière deve ringraziare; quanti eroi a cui deve il suo sorriso. Dai datori di lavoro della parrocchia agli operatori del CPT, è tutto un piccolo grande mondo che si adopera affinché dopo mille traversie Xavière finalmente sorrida. E non è fantastico questo?
Voglio dire, trent'anni fa partivamo ancora con le valige di cartone. E adesso in tante città abbiamo centri murati e recintati dove gli operatori si adoperano a far sorridere la gente. Non è un mondo perfetto. Però ci stiamo lavorando.
E cosa sono questi brontolii – li sento, sapete. Che razza di mondo avete in mente, voi? Un mondo dove chiunque arriva può mettersi a lavorare regolarmente, subito, senza ringraziare nessuno? O addirittura un mondo senza paesi poveri, dove non esistono zii molesti, e quindi nessuno deve scappare con permessi di fortuna?
Davvero è questo il vostro sogno? Un mondo grigio, senza sorrisi? Un mondo dove tutti si danno da fare e nessuno ti ringrazia?
Tenetevelo, il vostro mondo. Noi preferiamo stare qui. È pieno di creaturine sorridenti. Di sicuro vorrebbero dirci "grazie".
Se solo potessero parlare…
questi titolo occhiello e testo
Storia di Yvette, strappata all’inferno
Vittima di violenze, gli operatori del Cpt le hanno fatto ottenere l’asilo
Di tante storie ce n’è una che gli operatori del Centro di Permanenza Temporanea - e Assistenza come tengono a ricordare - sono felici di raccontare. Una delle poche a lieto fine. E’ la storia di Yvette una giovane di ventott’anni, scappata da Burkina Fasu e aiutata nella fuga da una missione italiana che voleva salvarla da una situazione di violenza familiare. Violenze e soprusi da parte di uno zio che l’avevano portata a rischio di vita. Yvette raggiunge l’Italia e si ricongiunge, con permesso di soggiorno turistico della validità di tre mesi, con il fratello che vive, regolare con la moglie, a Crema. Qui rimane per tre anni, aiutando la cognata e facendo per conto della parrocchia locale dei piccoli lavoretti con i quali riesce a guadagnare qualcosa. Il permesso di soggiorno scade e - dal racconto degli operatori - la comunità che la assiste, l’Emmaus di Crema, non intraprende per lei nessun percorso di regolarizzazione. Yvette è quindi, per la legge, una clandestina come tante altre. Un giorno, forse per una segnalazione, c’è un controllo alla parrocchia e Yvette viene trovata senza i documenti necessari per rimanere in Italia. Prelevata da Crema arriva al Cpt di Modena. Già dai primi colloqui con gli operatori emerge l’amara storia della giovane e nel Cpt comincia un difficile iter per chiedere l’asilo per motivi di violenza familiare. Giovanni Martino del Progetto Sociale e Giovanni Gargano attuale direttore della struttura se ne occupano personalmente e, attraverso una lunga e difficile raccolta della documentazione che attesta la veridicità della storia, riescono a creare le condizioni per l’asilo in Italia. La domanda viene accettata e Yvette rientra a Crema per riabbracciare fratello e cognata: ora è regolare. Se Yvette fosse tornata in patria, come molte altre donne che scappano da situazioni di violenza, avrebbe certamente subito la vendetta dei suoi aguzzini. Probabilmente avrebbe pagato con la morte. La foto sorridente di Yvette ci racconta quanto gli incontri nella vita di chi viene da lontano facciano la differenza. Questa, come tante altre storie a ricordarci non solo l’importanza degli interventi di chi conosce i diritti degli immigrati, ma anche quanto di non conosciuto possa esserci dietro la parola clandestino. Uguale per tutti e diversa per ogni storia. (al.pe.)
grazie, ciao
Alduccio, si sa.
Un business:
il CPT di Modena, ad es., è in mano al fratello del minitro Giovanardi
(http://www.meltingpot.org/articolo5094.html).
Gli altri sono in mano a enti riconducibili alla chiesa ...
- radicalchoc
01-03-2006, 02:57dialoghi, Emilia paranoica, migrantiPermalinkCosa fai lì. Vieni dentro
Vuole parlare Signora?
Ho visto che è qui in giro e fa domande. Io ho visto tutto.
Sì, il marocchino pestato, sì.
No, no, non siamo stati noi a chiamare il centotredici. La vicina. Ha fatto bene.
Adesso, certo, tutti a dire povero marocchino, e cos'hanno fatto al marocchino. Signora, vuole sapere cosa dico io? Io spero che muoia, quel marocchino. Che è una vergogna. Ubriaco tutto il giorno.
Cosa dici, smettila.
Smettila tu. No, Signora, non dicevo a lei. È mia moglie qui nascosta.
Sta sempre in casa nascosta, ma cosa crede. È solo che ha paura. Le donne hanno paura, qui. C'è tutta questa gente che ruba che spaccia che beve. Ubriachi la domenica mattina, è una vergogna. Io ho vergogna, del posto dove vivo.
Dov'ero io? Signora, io cercavo di dormire. È festa, no, la domenica? Una volta era festa, qui.
Vieni via, vieni via, che vergogna.
Idris ho sentito che lo chiamano, come quel negro in tv, ma è diverso questo, è marocchino. Beve e non fa un cazzo. Già l'altro giorno è venuta l'ambulanza a prenderlo – e lui ha fatto il matto, dicono che ha rotto una bottiglia contro l'ambulanza. Io stavo in fornace. Questa settimana ho il turno di notte.
Ma lui è sempre qua. Dorme qua, sulla scala. E mia moglie non esce più.
Se stava nel Palazzo Verde, prima? Non so, non credo. Ci stava anche brava gente lì. Regolari, col mutuo. Lui non credo che è regolare. È una boccia persa, dicono qui. Lo sa cosa vuole dire Boccia Persa, Signora?
Vieni via, ci sono le telecamere
Io sono a letto che cerco di dormire – quando arriva mia moglie e mi dice C'è la polizia. Allora vengo qui, proprio qui sul balcone. E da qui vedo i poliziotti, due vestiti uno in borghese, e per terra quel marocchino, nudo, quasi nudo, una vergogna. E intorno i curiosi. Sì, anche come-si-chiama, il marmista. Quello che ha preso il video.
L'ubriaco resta sdraiato per tre minuti e non si vuole alzare. Poi i poliziotti giustamente si sono stancati. Le ha prese, sì, le ha prese, io spero che muoia. È una boccia persa, ubriaco tutto il giorno.
Il pugno? No, io da qui non l'ho visto il pugno a un poliziotto. Ma è naturale, voglio dire, gli ubriachi fanno queste cose. Un marocchino che beve e tira pugni ai poliziotti, non ha più interesse a vivere. È peggio di un terrorista, Signora. Almeno un terrorista sa ancora cosa fare della sua vita.
Ma cosa stai dicendo, vieni via
Io sono di qui, Signora. Vent'anni che lavoro in fornace e i miei figli e mia moglie devono vivere in un quartiere di marocchini ubriachi che pisciano sulle nostre macchine. Scriva questo sul giornale. Io non ho mai fatto male a nessuno in vita mia, ma perché un ubriacone marocchino deve pisciare sulla mia macchina ogni giorno? Faccio male a dire che lo voglio morto? Signora aspetti che un marocchino ubriaco venga a dormire sulle sue scale, poi mi dirà. Promette che verrà a dirmelo.
Ahmed, per amor del Cielo
Mi chiamo Ahmed. Di dove sono? Signora, sono di Sassuolo. Di S a s s u o l o. Vent'anni di fornace e le mi chiede di dove sono. Ma cosa cazzo crede lei.
Ahmed!
Che siamo tutti cugini, noi marocchini. Che devo parlare bene di un ubriaco che mi piscia la macchina tutte le mattine. Io spero che muoia, signora. È una vergogna per tutti. Lo scriva sul giornale. Guardi che io lo leggo il giornale, lo sa. A volte lo compro anche.
Signora, mi dispiace. Ha bevuto. Non lo regge tanto bene.
Zitta. Sta zitta. Sto parlando alla Signora.
Io voglio leggere sul giornale che i marocchini di questa via vogliono più polizia. Cosa devo fare per farmi sentire? Mi faccio saltare in aria? Un marocchino che salta in aria ci va sul giornale, sì?
Non siamo cugini. Non siamo cugini. Dello stesso paese, sì. Ma noi siamo regolari. Dica questo. Che vergogna.
Zitta. Sta Zitta.
Ho voluto "mettere certe cose in bocca a un marocchino (esasperato e impaurito) piuttosto che a un italiano (esasperato e impaurito)" per due motivi.
1. Far notare che l'italiano e il marocchino reagiscono nello stesso modo quando sono "impauriti" (in realtà quando sono impoveriti: che paura dovrebbe fare, esattamente, un ubriaco per strada? Non fa paura, offende solo la mia dignità: mi dimostra in che schifo di quartiere abito).
2. Perché è assolutamente verosimile: nel quartiere Braida i musulmani sono la maggioranza. Credo che sia stata una musulmana a chiamare il 113: anche il marmista che ha mandato il filmato ha fatto capire che il tizio stava rompendo i coglioni a tutti quanti. In Italia ci sono 3-4 quotidiani a diffusione nazionale che danno voce al Brambilla incazzato: credo che ci sia spazio anche per un blog che con un po' di fantasia prova a ricostruirsi un Ahmed incazzato. In attesa che anche il figlio di Ahmed apra un blog, il che non necessariamente succederà.
"Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso
degli uomini onesti", diceva Martino Lutero Re.
Ma, oggettivamente, questa canea tribale mi pare di per se grave ed inquietante.
Il paese (e non solo) si è velocemente trasformato in una curva sud?
MCP
http://d4rkcloud.splinder.com/post/7314729
[se sarà ditribuito in Italia il film Kurtlar Vadisi (la valle dei lupi) potrebbe interessarti]
- 2025
09-11-2005, 02:422025, coop-landia, Emilia paranoica, TeopopPermalink
Il Regime d'la Rasdòra
Mentre Leonardo si prepara alla sua terza (o quarta) (ma comunq, si spera, ultima) missione suicida, vale forse la pena schiarirsi l'idea su: Ma cos'è questo Teopop di cui si parla tanto?
Oh, ma andiamo:
Tu sai cos'è il teopop
Tutti sanno cos'è il teopop
Il teopop non è il tuo incubo peggiore:
il teopop è il tuo sogno più banale.
Il teopop è un regime fondato sul lavoro, tanto, poco pagato e inutile.
Il teopop è un regime fondato sul compromesso, un compromesso fondamentale tra tutte le parti sociali di questo grande Paese, con l'obiettivo ultimo di scontentarle tutte.
Il teopop crede nella legalità. Viva le leggi! E non stiamo a sindacare su chi li ha scritte, se le ha scritte così avrà avuto i suoi motivi.
La legge è pane per l'affamato, acqua per l'assetato, tetto per l'immigrato clandestino sbaraccato; copertura infortunistica per il lavoratore in nero sciancato. E cosa sono questi tumulti alla finestra?
"Maestà, chiedono giustizia".
"E voi dategliene, no?"
"Ma non ce n'è abbastanza per tutti".
"Come sarebbe a dire".
"Sarebbe a dire che non ci sono abbastanza edifici a norma per tutti. Non ci sono abbastanza permessi di soggiorno legali per tutti. Non ci sono abbastanza lavori non sommersi per tutti. In effetti, Sire, è un'epoca di carestia della legalità, per cui questi qui si lamentano e noi non sappiamo bene che fare".
"Certo che lo sappiamo. Chiedono legalità e noi gliela diamo".
"Ma insomma, se non ce n'è abb..."
"E voi spalmatela! Sui manganelli, guardate, così".
Il teopop crede nell'inalienabile diritto, anzi dovere, del cittadino alla Ricerca della Felicità, e si pone il problema di rendere questa ricerca della felicità più lunga e movimentata possibile.
Ne consegue che:
Il teopop non proibisce nulla, il teopop sconsiglia. Continuamente.
Il teopop è in agguato alle spalle, non per farti del male, ma per dirti vedi, io te l'avevo detto.
Quando vai a donne e droga, il teopop ti aspetta fino a tardi, con il rosario in mano e la cena pronta.
Siamo stati abbastanza chiari? Hai capito cos'è il Teopop?
Il teopop è Tua Madre, ora e sempre.
Attenzione, però:
Il teopop non reprime, il teopop stanzia
Vuoi fare la rivoluzione? Fammi un preventivo, presentalo nell'ufficio rivoluzioni, mettiti comodo in sala d'aspetto, può darsi che troviamo un finanziamento anche per la tua rivoluzione.
Il teopop non schiaccia, il teopop coopta.
Il teopop è cristiano, se serve
Il teopop è popolare, se serve
Secondo una leggenda, all'inizio il Teopop era la commissione di una consulta alle politiche giovanili di un comune emiliano, che in un qualche modo sopravvisse a quell'epoca di caos e distruzione in cui orde di giovani imbelli bruciavano automobili per il solo motivo che esse prendevano fuoco bene; sicché ben presto tutta l'Italia fu messa ferro a fuoco; e solo in quella città un sindaco integerrimo e malvagio di cui purtroppo si è perso il nome (lo chiameremo Innominato, giusto per) riuscì a imporre il suo pugno di ferro e il coprifuoco: sicché nella desolazione che ne seguì, non fu difficile per un manipolo di eroi marciare sulla capitale al grido di ordine, legalità, morte ai pancabbestia e ai lavavetri!
Non incontrarono resistenza, a eccezione di un manipolo di Irriducibili della Lazio che si trincerò in uno stadio e ivi gloriosamente si estinse, perché non avevano pensato a portarsi le ragazze.
Che ne pensi? Hai una leggenda migliore da proporci? Scrivici, fratello, l'indirizzo è qui di fianco. C'è un posto anche per la tua storiella nella gloriosa mitopoiesi del Teopop.
Secondo altri, "Teo" sta per "teologia", il Teopop è un movimento integralista cristiano.
Nessuno tocchi il Papa
Nessuno tocchi il crocefisso-nelle-scuole.
Nessuno tocchi Babbo Natale
Nessuno tocchi la Bibbia (abbiamo provveduto a sigillarla).
Nessuno tocchi qualsiasi cosa tu non vuoi che sia toccata, fratello, vieni anche tu! C'è un posto anche per te nella grandiosa paranoia Teopop!
Se conosci qualcuno che non segue questi consigli, vieni da noi, fratello, parlacene. C'è un posto anche per te nella grande famiglia del Servizio Segreto di Strada del Teopop. In regalo con la prima delazione il kit del confidente e il simpatico distintivo del SSS!
Secondo altri, "Pop" sta per "Popolare". Il Teopop è un regime comunista.
Il capitalismo, infatti, è stato sconfitto dalla Storia. Come andò?
Ebbene, pare che successe durante le vacanze estive: quando i manager tornarono dalle Maldive, trovarono sulle loro poltrone tanti simpatici segretari cinesi che costavano meno e producevano uguale. Il capitalismo finì lì, e noi non lo rimpiangiamo. Per ora. (Che succede, fratello, lo rimpiangi? Vieni da noi, parlacene. Facci un progetto, potremmo anche decidere di passare al Teocap).
Secondo altri ancora, il "Teopop" nacque in ambito musicale, quando Comunione e Liberazione invitò alcuni complessi Indiepop a suonare ai matrimoni. Ne nacque una scena locale battezzata, per l'appunto, Teopop, che prese il potere in un momento in cui il potere non lo voleva nessuno. Come vedete, noi abbiamo tutte le teorie del mondo, e anche di più.
Perché... il Teopop sei tu,
chi può darti di più?
- 2025
06-04-2005, 02:292025, Emilia paranoica, pontefici, rivoluzioniPermalink
Caro Leonardo,
È stato stamattina: dietro una porta a vetri Assunta e Antonio-Abate parlavano del mio destino. Io sedevo nel corridoio cercando di ripescare i ricordi nel modo sbagliato: concentrandomi. Volevo trovare un'immagine di Wojtyla che fosse solo mia: tutto qllo mi veniva in mente era un vecchio film di Don Camillo.
C'è Peppone che deve buttare giù una madonnina (e ci siamo io e Arci su un divano con due birre, e aspettiamo che il Papa muoia). Ha l'autorizzazione della Curia; ha l'autorizzazione di Don Camillo. Ma c'è una vecchietta che si mette tra la madonnina e l'autocarro, la gente sul ciglio della strada grida vergogna, e Peppone non sa che pesci pigliare. Alla fine smusserà l'angolo della Casa Popolare e ingloberà la Madonnina nel progetto.
"Ce ne sono di angoli smussati, da queste parti".
"Non ti immagini quanti".
La notizia arriva fino "a Roma", dove i "pezzi grossi del Partito mormorano": e Peppone, al telefono, perentorio: "mettetevi voi, contro un migliaio di vecchiette".
"Peppone aveva capito tutto".
"Naturalmente", feci io. "Cioè?"
"Le vecchiette. Ogni rivoluzione italiana finisce lì".
"Le vecchiette ci sono dappertutto".
"Ma in Italia è diverso. C'è un matriarcato nascosto. E la DC che si batte subito per il suffragio femminile. L'età media più alta del mondo. Tutto porta in una sola direzione: potere alle vecchiette!"
"E ai vecchi no?"
"Le donne vivono di più".
"Allora a 80 anni avremo l'imbarazzo della scelta, ih ih".
"Non sei divertente. E probabilmente non ci arriveremo, ad 80".
"Fanculo, perché no?"
"Perché, perché, il solito occidentale evoluto che crede che tutto gli sia dovuto. Nei prossimi anni l'età media si abbasserà".
"E come fai a saperlo".
"Vuoi davvero che ti tiri fuori i grafici e i calcoli per dimostrarti che…"
"Lascia perdere. Mi dicevi delle vecchiette. Erediteranno il mondo?"
"No, assolutamente. Ma hanno ereditato l'Italia. La prossima rivoluzione sarà con le vecchiette o non sarà".
"Uh, la vedo grigia".
"No, perché? Basta trovare un obiettivo comune. Qualcosa per cui le vecchiette siano disposte a combattere. Qualcosa che desiderano ardentemente, o che hanno una paura matta di perdere".
"E cosa?"
"E che ne so".
In quel mentre il film sfumò su un'edizione straordinaria. Comparve… come si chiamava… Emilio Fede, malrasato e scollettato ad arte, e disse: "Non avrei mai voluto dare questa notizia, il Papa è morto".
"Amen", dissi io.
"Alleluia", soggiunse Arci.
"Non essere blasfemo".
"Voglio ragionare da cristiano. Era anziano, sofferente, e puro di cuore. Al massimo stasera in cielo c'è un Santo in più, che c'è da piangere? È assurdo".
"Ma la pietà…"
"È roba da morti. È scritto sul Vangelo: lascia che i morti seppelliscano i morti. I vivi hanno altre incombenze"-
"…e la figura storica…"
"Sì, sì, certo. Ma voglio ragionare da cristiano cattolico. I Papi sono eletti dallo Spirito Santo, che è Dio, e che sicuramente non tarderà a ispirare un altro Papa infallibile e carismatico come questo. O dubitiamo dell'onnipotenza dello Spirito Santo Dio?"
"Ci sarà chi dubita un po', evidentemente".
"È scritto: chi bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonato".
"Sul Vangelo?"
"Sul Vangelo".
"Ma quando l'hai letto, tutto questo Vangelo".
"Ho fatto un corso, una volta".
Questo era il ritornello di Arci: una volta aveva fatto un corso, ecco perché sapeva tutto. Anni dopo mi sono reso conto che lo diceva con lo stesso tono di Stallone in Rambo-Tre, quando un pakistano gli chiede: "Ehi, ma vuoi andare in Afganistan da solo? Ma lì ci sono i sovietici, la guerra, tu te ne intendi un po' di guerra? Sai cos'è? Eh?" E lui, John Rambo Tre, risponde: "Ho sparato, qualche volta".
Ho sparato, qualche volta…
"Sveglia".
"Uh, Assunta, ciao. Mi ero messo a pensare e…"
"Stavi russando, Mac. Qui nel corridoio".
"Mm. Com'è andata?"
"Abbiamo concluso che sei un coglione".
"Ma qsto già si sapeva, no".
"Hai aggredito un collega di lavoro davanti all'ispettore della Propaganda Fidei. Hai messo nei guai il tuo capo e tua moglie che ha brigato per farti avere il posto. Diciamo che ieri hai stabilito nuovi standard di coglionaggine. Senza parlare del fatto che hai fornito ricordi fittizi, sui quali non c'è riscontro…"
"Ancora con qsta storia? Wojtyla è stato a Santiago, lo giuro su…"
"Non risulta".
"Ma i giornali…"
"Sono carta straccia e lo sai. Ricordi almeno in che anno sarebbe successo?"
"Io… non so, facevo il liceo… dall''87 al '92".
"Abbiamo cercato. Niente. Ha ragione Pioquinto".
"Oh, ma andiamo. Da quando in qua mi invento i ricordi".
"A volte succede, Mac".
"Succede agli altri. Ma io non… la canzone. Cerchiamo la canzone".
"Mac, stai parlando di avvenimenti oltre il Muro di Cristallo. Evidentem non sono stati salvati dalla cristallizzazione, quindi sono persi. Fine".
"Bisogna cercare la canzone".
"Ricordi l'autore?".
"No".
"Molto strano, non trovi?"
"Non l'ho cristallizzato, tutto qui. Può essere l'unica prova che il Papa sia stato a Santiago".
"Non è una prova. Anche se tu trovassi la canzone, e dubito, devi dimostrare che allude a un viaggio storicam avvenuto. Non capisco perché t'infervori tanto".
"Perché ti voglio dimostrare che non m'invento le cose. Taddei".
"Eh?"
"Devo trovare Taddei. Lui sa. Si ricorda".
(continua)
E poi ormai il romanziere del decennio e` Piperno.
abbiamo creduto di farcela:
malgrado le palme
le panchine
le facce di camerieri - in camicie da quattro soldi.
ci abbiamo provato e
abbiamo creduto di farcela:
e abbiamo camminato incontro
a tramonti
muti
che si ha pudore di guardare
e abbiamo dimenticato i nostri corpi inadeguati.
sperduti, abbiamo riso.
le nuvole sono immobili e senza contorno
le nuvole sono immobili e senza contorno
sullo sfondo.

Karaoke esistenziale, ciak! 10
Ravenna, Massimo Volume (Emidio Clementi), 1995
La punteggiatura però è mia (il karaoke è mio).
La foto l'ho presa qui.
Sì, è proprio Ravenna.

Sai che c’è? C’è che non va
Sabato sera i Lomas hanno suonato al TPO di Bologna. Non lo sapevate e non vi siete persi un granché.
Io l’ho saputo e ci sono andato, perché amo i Lomas e i loro pezzi. Cioè, “amo” è un po’ forte da dire a persone che hanno la barba (e i basettoni). Dirò allora che gli “voglio bene”. Sì: “voglio bene” va benissimo. Io voglio un gran bene ai Lomas e ai loro pezzi. A volte mi chiedo come sia possibile, da un punto di vista meramente statistico, che l’unico gruppo italiano degli anni ’90 a cui non abbia smesso di voler bene sia proprio nato a pochi km da casa mia (e non sia mai andato molto più in là).
Bisogna ricordarsi che nei ’90 la via Emilia era… “trendy” non mi sembra la parola adatta, eh? Assolutamente. Direi piuttosto che la Via Emilia era molto pompata… esclusivamente sulla Via Emilia. Sulla via Emilia c’erano scrittori, musicisti, filmaker, artisti, giornalisti, che non facevano che parlare di scrittori, musicisti, filmaker, artisti, giornalisti sulla Via Emilia. La cosa poteva andare avanti all’infinito e mi dava una certa nausea. Sulle Feltrinelli della Via Emilia, io trovavo libri di scrittori della Via Emilia: li aprivo, mi mettevo a leggere e… rimettevo il libro al suo posto, perché si parlava di una ragazza che anch'io avevo incontrato, mentre passeggiava per la Via Emilia, e allora, insomma, mi suonava tutto così incestuoso.
Che poi, d’accordo, in teoria saremmo la regione più europea d’Italia “per offerta culturale”, ma in pratica finiamo per andare sempre negli stessi posti a fare le stesse cose: in dieci anni di consumo culturale ci siamo praticamente conosciuti tutti, ma proprio tutti, e non sto parlando di sei gradi di separazione. Per tacere del groviglio di relazioni sentimentali e sessuali che, ecco, appunto, taciamone.
I Lomas, in tutto questo? Apparentemente c’erano dentro fino al collo. Basta leggere i titoli delle loro tre raccolte: “Modena, stazione di Modena per Carpi Suzzara Mantova si cambia”; “Porci Ceramiche”; “Mutina Punkae Lomas”; “0.5.9. 1.9.9.8”. Bisogna aggiungere che 059 è il prefisso di Modena, che i suini e le ceramiche sono il principale contributo modenese al Prodotto Interno Lordo, che Carpi-Suzzara-Mantova sono le uniche coincidenze su cui l’altoparlante della Stazione FS tenga informati, da epoche immemori, i viaggiatori? Tutto questo però può suonare incomprensibile se abiti appena a… a… Casumaro.
E se i titoli degli album non ti hanno convinto, prendiamo quelli delle canzoni: “Elena Morselli”, “Claudio Bellei”: sembra l’appello di una scuola media di Bomporto. (Non sto scherzando, io ho fatto e faccio le medie di Bomporto e avevo un compagno che si chiamava così). Però tutto questo localismo secondo me era riscattato da una cosa: i Lomas erano bravi. Di un tipo di bravura che non c’entra tantissimo col saper usare gli strumenti, quanto nel saper cogliere problemi universali con un linguaggio semplicissimo e divertente. Questo è il dono dei classici. E i Lomas, per me, sono dei classici.
Credo che non lo siano soltanto per me, ma per almeno una mezza dozzina di persone, con le quali a volte mi trovo e ci mettiamo a cantare che “dietro un banco c’è un mutuo che il cliente non sa”, oppure “non dire niente, non tacer nemmeno”, oppure “Oh Peggy Peggy uonderbra / non va più lontano di tanto il primo appuntamento”; o anche “lui suona male / ma sei peggio te che non conosci le scale”; oppure “lui verrebbe a prenderti stasera / ma tu trovi sempre un'altra scusa / bussi ma la porta è sempre chiusa / bussi ma nessuno ti aprirà" o anche "e sei tu sei come me non hai mai concluso un cazzo nella vita di concreto / e sei uscito dalle Medie con discreto"; e più spesso “Carpi, che è un posto come tutti gli altri /e sei tu che hai problemi, e non loro”.
E potrei continuare per parecchio, ma temo che mi stia divertendo solo io.
Infatti quelle che ho scritto, che a voi alieni potranno sembrare casualità sconnesse, per noi modenesi sono invece grandi verità della vita, che nessuno ha saputo raccontarci e cantarci meglio dei Lomas. Nessuno, in Italia e forse nel mondo. A me piacciono i Beatles, i Clash, i Lomas. Il resto viene da sé, è una naturale conseguenza: se mi piacciono quelli, mi devono piacere anche gli altri (un sacco di altri).
Poi, naturalmente, mi dispiace che al contrario degli altri due gruppi citati i Lomas non possano essere classici se non per una ristrettissima comunità di persone.
- A volte mi dico che non importa, anzi: i Lomas sono il simbolo di qualcosa di nuovo e importante: la Piccola Proprietà Intellettuale (un po’ come i blog, ogni tanto bisogna parlare un po' di blog). Non importa che tutte le orecchie del mondo ascoltino i Lomas. Ma sarebbe bello che in tutte le piccole città del mondo nascesse un gruppo autoctono e geniale come i Lomas. Prendete le loro canzoni e cambiate i nomi, cambiate i testi, fate quello che vi pare, non credo che s’incazzeranno, e se anche s’incazzano, poi gli passa. Sono anarchici e, se tutti gli anarchici fossero persone ammodo come loro, saremmo anarchici anche noi.
- Altre volte però mi domando se questa ossessione toponomastica non sia stato un po’ un modo per non crescere mai (anche se come uomini sono diventati grandi e lavorano fuori di casa). Varrebbe per loro quello che vale per molti scrittori, musicisti, filmaker, giornalisti sulla Via Emilia: che a furia di parlare di Via Emilia si sono persi sulla Via Emilia, come Pier Vittorio Tondelli quella volta che continuava ad andare avanti e indietro sullo stesso tratto per non perdere il segnale di MondoRadio (cfr. Un Weekend postmoderno). E insomma, quando vi decidete, tutti quanti, a crescere e ad andare per il mondo? (Detta da me, questa frase, è come spiccare un salto per infilare con la testa un cappio al volo. Canestro!).
I Lomas a Bologna sembravano i marziani su Saturno. Fox tra un pezzo e l’altro continuava a dire: “Cioè, ragazzi… noi non vi vediamo, non vi sentiamo, non capiamo chi siete…” Probabilmente aveva ragione lui: non ci si vedeva e non ci si sentiva un cazzo. Ma questo sarebbe stato un problema come tanti sul palco del Left di Tre Olmi, o nella stalla di Libera a Marzaglia, o nel mitico mattatoio X, dove nel 1996 saltò la valvola quand’era pieno di fumo e persone.
A Bologna, invece, i Lomas non credevano semplicemente nella possibilità di comunicare con gli indigeni. E sarò anche stato anche il bere e il mangiare, siam d'accordo, che "dopo duecento birre siamo tutti fratelli, dopo trecento birre abbiamo tutti ragione", però... “Elena Morselli” è diventato un catalogo dei nomi degli istituti superiori modenesi; “Racconti di Modena Est”, senza l’omonimo cortometraggio, un flusso di in-coscienza di Fox. “Tortellino nero” ha funzionato anche, ma in coda nessuno si è accorto che Mucci da dietro i piatti stava cantando il pezzo inedito su Forza Nuova: acustica di merda, siamo d’accordo. Però.
Però non credo che nessun bolognese, davanti al palco, abbia avuto l’impressione che i Lomas cantassero per loro. E invece i Lomas ai bolognesi avrebbero tante cose da dire, secondo me. Non è questione di campanile, di gara a chi ce l’ha più lungo (comunque la Ghirlandina è più lunga): ma l’understatement dei Lomas a Bologna è merce rara, bisognerebbe aprire uno spaccio da qualche parte, e darne via a chili, quintali di understatement sotto i portici bolognesi. Che Bologna è poi un posto come gli altri (e sei tu che hai problemi, e non loro).
L’ho fatta molto lunga, e mi scuso, ma ci tenevo. Il titolo del post è preso da una canzone di Porci Ceramiche, dedicata a un amico che non viene più nel vecchio bar a bere con gli amici perché è diventato una promessa in qualche squadra di calcio locale: “Sai che tutti sanno ormai / che in Serie A tu giocherai / e se la tua squadra perde? / E se perde tornerai”.
I Lomas sono quel tipo di amici lì, per i quali una serata al bar con gli amici vale più di ogni cosa, compresa una folgorante carriera in Serie A. E serata dopo serata, briscola dopo briscola, i loro discorsi cominci a saperli a memoria. E pensi: ma si rendono conto che anche loro, con un po’ di sforzo, se non in Serie A almeno in C1 avrebbero potuto giocarci?
Poi forse hanno ragione loro: l’importante non è quel po’ di gloria che ti trovi per strada: l’importante è bere e mangiare tra amici in un posto ospitale, un banco del bar dove "a volte tiri fuori i tuoi gioielli". Io non lo so. Mi resta il dubbio.
(Se siete curiosi scaricate qui)
Grazie Lomas e grazie Fox
Camme
...e i lomas tre e quattro volte me li sono visti...e se a carpi si arriva da nord, posso sempre ricordarmi che modena è crudele con chi non è bello, ma sono di bologna quindi...
...quindi un cazzo! Al tpo non li vidi!
Gran belle parole....gli voglio bene anche io..un tot.
mangoni!
ma ne dovessi scegliere una direi banchi dei bar. è un vero classico.
grazie leonardo.
http://basettoni.blogspot.com/

(Fiaba emiliana del XXI sec. Ogni riferimento a persona o cosa continua a essere puramente casuale).“Ho preso anch’io tant’acqua, se ti può consolare. Pensa che noi eravamo su in collina e…”
“Aspetta un attimo. Come sarebbe a dire che eri in collina?”
“Sopra Vignola, sai, volevamo vedere la fioritura”.
“L’unico anno che non t’invito fuori tu ci vai?”
“Magari quest’anno se tu mi avessi invitata…”
“E con chi sei andata?”
“Oh, Giorgio, sai, il…”
“Giorgio il figlio del magliaro? (Eeeeetchm) Quel berlusconiano di merda?”
“Azzurro, non si dice berlusconiano. Si dice azzurro. Comunque è piovuto tutto il tempo, e siamo rimasti in casa”.
“In casa di chi?”
“In casa di Giorgio, sai che i suoi ne hanno una da quelle parti”.
“Ma eravate da soli?”
“Ma sai che fai un sacco di domande?”
Faccio un sacco di domande, e siccome sono quelle sbagliate, ci metto parecchio prima di trovare le risposte. Negli anni successivi mi sono spesso chiesto una cosa sciocca, e cioè: se io avessi saltato il corteo e ti avessi invitato fuori prima di Giorgio, forse non ti saresti messa con lui proprio nella piovosa giornata del 25 aprile 1994. È un’idiozia, me ne rendo conto, ma non mi sono mai perdonato di aver perso quel pomeriggio a urlare Berlusconi ladro, come se già non si sapesse, come se questo impedisse a stronzi come Giorgio e come te di votarlo, in piena coscienza, prima di mettervi in macchina e andare a prendere il fresco a Vignola.
“No, ma guarda, ti compatisco, un pomeriggio intero chiusa in casa con quel berlusconiano, dev’esser stato un bel divertimento”.
“Si dice azzurro”.
“Ma fammi il pia- Eeetch!”
“Salute”.
“Grazie”.
…I 25 aprili presenti…
Per un po’ ci siamo persi di vista, è vero: a parte le rispettive feste di laurea, i matrimoni degli amici, eccetera. L’anno scorso per esempio: si sposava Pedro e tu hai voluto venire al mio tavolo. Ho fatto il possibile per non parlare di politica, ma tu…
“Ho sentito che insegni, adesso”.
“Supplente”.
“Sai che sto pensando di fare delle supplenze anch’io?”
“Saresti un’ottima prof di matematica”.
“Naaah. Avrei dovuto fare commercio estero”.
“Per carità”.
“Certo che i prof come te, al giorno d’oggi rischiano”.
“Cosa intendi?”
“Massì, hanno anche attivato un numero verde a Bologna, per segnalare i professori che fanno propaganda politica”.
“Io non faccio propaganda politica”.
“Dai, Davide”.
“Ti giuro. Ho un paio di ragazzi, in classe… dei balilla, veramente. Però sanno la sintassi. Per me la sintassi è molto importante”.
“Quelli come te deformano sempre un po’ la realtà… poi con i libri di Storia che vi trovate…”
“I libri di Storia che ci troviamo non hanno impedito alla gente come voi di crescere come siete cresciuti e di votare quello che avete votato”.
“Ti ho colto sul vivo, eh?”
“Ma figurati”.
“Per esempio: tra tre giorni è il 25 aprile. Scommetto che dopodomani tu entrerai in classe e detterai una lettera…”
“…di un condannato a morte della Resistenza. E allora? Questa tu la chiami propaganda?”
“Ma scusa, non lo vedi? È passato mezzo secolo e ancora state a menarvela con questa Resistenza”.
“Faccio finta di non aver sentito”.
“Io quasi quasi l’abolirei, il 25 aprile. È una festa che divide più di unire”
“Mica dobbiamo essere uniti per forza”.
“Lo vedi? Siete ancora convinti di essere la maggioranza e di avere sempre ragione, e invece non è così”.
“Mi stai dando del voi. Detesto quando mi date del voi”.
“E tutti quelli che scelsero di stare dall’altra parte? Loro non esistono? Non meritano di essere ricordati?”
“Meritano di essere ricordati come quelli che hanno scelto la parte sbagliata”.
“E tuo zio?”
“Cosa c’entra mio zio”.
“Non merita di essere ricordato anche lui?”
“Ricordato per cosa? Era un fascista, punto. Stava dalla parte sbagliata, punto”.
“E quindi è giusto dimenticarsene. Tanto più che non l’hanno mai trovato, no?”
“In guerra succedono tante porcherie”.
“Ragion di più per non esaltare i ragazzini con la Resistenza. E poi gli fai leggere il Partigiano Johnny, scommetto”.
“Troppo lungo. Guardiamo il film”.
“Lo vedi come sei?”
“Dai, Costanza…”
“Guarda che io lo dico per il tuo bene, prima o poi ti denunciano”.
“Carino da parte tua”.
“E poi cosa fai il 25? Stai a casa e correggi la sintassi dei temi?”
“No, con Vitto e Toni pensavo di farmi un giro sull’Appennino”.
“Dai, davvero?”
“Una cosa non molto impegnativa, anzi, se tu e Giorgio siete liberi…”
“Giorgio lavora”.
“Beh, puoi venire da sola, mica ti mangiamo”.
“No, meglio di no. Devo stare riguardata”.
“Perché? Mi sembri in splendida forma”.
“Davvero? Devo dirti una cosa…”
(Oddio – penso – adesso mi annuncia il matrimonio. Sono così stanco dei matrimoni).
“… ma tu non devi dirla a nessuno, per ora”.
“Spara”.
“Aspetto un bambino”.
Pierino è nato sotto Natale, ha i tuoi occhi e il tuo naso, ma i capelli è ancora troppo presto per dire. Ogni tanto passo a controllare, ma il 25 aprile non pensavo di trovarli in casa. E invece:
“Toh, ma chi c’è lì? C’è lo zio Davide! Saluta lo zio Davide!”
“Ciao Pierino, ciao Costanza”.
“Fagli un sorriso!”
Uaaaaaaah!
“Mi sa che è un po’ presto per i sorrisi”.
“Quand’è di buon umore li fa. E tu come mai da queste parti? Ti pensavo a qualche corteo”.
“Sono andato stamattina a quello dell’Anpi”.
“Quello dell’Anpi? Ci andavo quand’ero piccola”.
“Lo so”.
“Danno ancora gnocco fritto?”
“Come no”.
“Certo che siete dei begli incoerenti, voialtri”.
“Eh?”
“È da sei mesi che andate in giro a fare cortei per la pace, e adesso festeggiate il 25 aprile come se niente fosse”.
“Perché non dovremmo…”
“Dei begli ipocriti. Però gli sciiti e i curdi in Iraq non avevano il diritto di festeggiare, secondo voi”.
“Non ho detto questo”.
“È quello che pensi. Dove credi che saremmo, oggi, senza una guerra? Senza gli americani? Avete una faccia tosta incredibile”.
“Ci vuole della faccia tosta anche a paragonare Bush a Roosvelt. Questa guerra l'hanno fatta per il petrolio, dai”.
“Per il petrolio, sentilo! Mi sei rimasto al petrolio!"
"Il petrolio, sissignore".
"Non capisci che gli anglo-americani hanno liberato un Paese, esattamente come hanno fatto sessant'anni fa con l'Italia? Il 25 aprile è la festa dei difensori della democrazia e della libertà…”.
“Ma se l’anno scorso volevi abolirla...”
“La nostra festa, non la festa dei pacifisti come te. È la festa dei combattenti. Come mio nonno”.
“Perfetto, adesso tuo nonno è diventato un simbolo della libertà. Siamo a posto”.
“Era una guerra. In guerra succedono tante porcherie”.
“Ragione in più per…”
Uaaaaaaah!
“E se parlassimo d’altro?”
“Comunque potevi venire stamattina, mica dobbiamo esserci per forza soltanto noi”.
“E il pupo dove lo sistemo?”
“A proposito, io sono passato, ma credevo di non trovarvi. Pensavo che col ponte sareste andati a Vignola”.
“Niente ponte. Giorgio lavora”.
“Come sta?”
“Sta bene, sta bene”.
“Senti, perché non usciamo un po’ fuori? È una bella giornata”.
“E il pupo?”
“Lo portiamo in carrozzina. Adesso c’è quella ciclabile che arriva fino all’argine”.
“No, è meglio di no”.
“Dai, si prende un po’ d’aria”.
“Il cielo si sta coprendo, non mi piace”.
“Ma tu stai bene?”
“Eh?”
“Va tutto bene con Giorgio?”
“Lo sai che fai troppe domande?”
“Se ogni tanto qualcuno mi rispondesse”.
“Allora, se lo vuoi sapere, la risposta è no. Non va bene. Non può sempre andare bene. Contento?”
“No”.
Ghe!
“Guarda! Sta sorridendo. Ciao, Pierino! Sei contento, Pierino?”
Ghe!
(Continua).

(Fiaba emiliana del XXI sec. Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale).
Io ho sempre sognato di portarti in montagna il 25 aprile, Costanza: e ogni volta tu mi racconti una storia diversa. Se almeno mi dicessi: “non vengo perché non mi piaci”, ecco, capirei. Ma no, sembra sempre colpa mia.
I 25 aprili passati...
Già quand’ero bambino, tu andavi al corteo dell’Anpi con tuo nonno e io non potevo venire. Perché? Nessuno mi spiegava il perché. Tu ti facevi mezz’ora di corteo, poi ti davano la Fanta e lo gnocco fritto. E a me toccava un’altra Messa infrasettimanale. Perché?
“Ma mamma, cosa c’entra la Messa col 25 aprile?”
“Che domande. È l’Ascensione”.
“Ma mamma, l’Ascensione è stata la domenica scorsa”.
“Ehm, allora sarà la Pentecoste”.
“Ma no, la Pentecoste è domenica prossima”.
“Guarda sul calendario, una qualche festa ci sarà”.
“San Marco Evangelista”.
“Vedi? Ha scritto il Vangelo, è uno importante”.
“Ma scusa, Luca e Matteo e Giovanni mica ce l’hanno una festa, perché?”
“Perché, perché, perché… Quante domande, che fai, eh?”
Siccome facevo le domande sbagliate, ci misero anni a dirmi le risposte giuste. Che insomma, il 25 aprile di molti anni prima mio zio era scomparso, e nessuno sapeva nulla tranne forse tuo nonno; fatto sta che il 25 aprile a te toccava la fanta, a me la festa di San Marco Evangelista; e poi il giorno dopo a scuola mi sfottevi.
“Maestra, quand’è che cantiamo Bella Ciao?”
“Quando finiamo il cartellone la cantiamo. Ma le sapete, le parole?”
“C’è Davide che non le sa”.
Questo era molto sleale da parte tua.
“Non è vero che non so le parole!”
“Non le sai! Non le sai! Ieri non sei neanche venuto a vedere i partigiani. Sei andato a Messa! Sei andato a Messa!”
“Però le so, le parole”.
Le avevo studiate. Tuttavia il contesto mi sfuggiva. Dunque, c’è uno che si sveglia la mattina (o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao) e incontra l’Invasor. Fin qui tutto bene. Questo Invasor però doveva già essere conciato male, poiché nella seconda strofa prendeva la parola e chiedeva al Partigiano:
“O partigiano, portami via (o bella ciao, etc.)
O partigiano, portami via
Che mi sento di morir”
Si era in guerra, evidentemente, e in guerra anche i nemici hanno il dovere di curare i feriti. Ma c’era di più, perché l’Invasore esprimeva un singolare desiderio:
“E se io muoio da partigiano (o bella ciao, etc.)
Tu mi devi seppellir”.
Com’era possibile che l’Invasor volesse morire da Partigiano? Trattavasi di tradimento? Ma che senso aveva tradire i suoi da moribondo? No, si trattava di un pentimento in punto di morte. Ce l’aveva ben spiegato don Marzio a dottrina, che in punto di morte ci si può pentire di tutti i peccati, ci si può perfino battezzare se uno non ci ha pensato prima, e si va in paradiso leggeri come angioletti.
(“E allora perché a noi ci hanno battezzati subito, che ci tocca andare a Messa e confessarci sempre?”
“Voi siete i bambini più vicini a Gesù, e lui da voi pretende qualcosina di più”).
Dunque l’Invasor in punto di morte si era pentito, aveva chiesto di farsi battezzare partigiano, ed era trasvolato nel paradiso dei Partigiani, un Paradiso in bianco e nero lassì in montagna, dove tutti si mettevano la brillantina sui capelli, mangiavano gnocco e bevevano fanta le feste comandate. Forse anche mio zio aveva avuto il tempo di convertirsi e trasferirsi lì: forse tra un po’ si sarebbe incontrato con tuo nonno e si sarebbero scambiati pacche sulle spalle.
“…E le genti che passeranno / mi diranno:”Che bel fior”. Vedi che la so?”
“Non la sai! Manca il fiore del partigiano”.
“Eh?”
E questo è il fiore del partigiano (o bella ciao, etc.)
E questo è il fiore del partigiano morto per la libertà.
“Non la sai! Non la sai! Perché i fiori ti fanno starnutire!”
“È perché sono allergico. Non è giusto che mi prendi in giro perché sono allergico”.
“Davide è allergico! Davide è allergico!”
“Maestra!”
Sono allergico ai pollini delle graminacee: per me il 25 aprile è una benedizione. Prima che il polline invisibile dilaghi in valpadana, nel profumato mese di maggio, c’è il tempo di farsi la prima scampagnata dell’anno. Poi sarà tempo di tossire e starnutire. Poi sarà troppo caldo. Poi verrà la pioggia e il freddo, e ancora un altro anno passerà, e un’altra volta ti inviterò fuori, invano.
La butti sul politico, e sembra sempre che sia colpa mia.
In quarta superiore ricordo che litigavamo tutto il tempo. Tuo padre, segretario della sezione del PSI, ti aveva promesso l’iscrizione alla Bocconi, ma voleva vedere risultati. E invece per tutto gennaio non si era nemmeno riusciti a fare lezione. Colpa dell’occupazione.
“Hai sentito che quella stronza della prof di matematica vuole abbassare le medie?”
“Dai, vuol solo farci paura”.
“Tutta colpa di questi cazzo d’Iraq, che manco so dove sta sulla carta. Ma si può essere così deficienti? Io non so”.
“Era per il petrolio…”
“Certo che era per il petrolio. E allora? Vi siete fatti i vostri 15 giorni di vacanza? Avete fatto le vostre marce? Avete sventolato le vostre bandierine? Bravi. Avete fermato la guerra?”
“Abbiamo discusso, abbiamo fatto qualcosa insieme, abbiamo reso una testimonianza…”
”Avete concluso qualcosa? L’unica cosa che avete concluso è che in matematica avrò sei e alla Bocconi col cazzo che ci vado. Siete contenti?”
“Senti, Costanza… io con quegli altri pensavamo di andare su in montagna per il ponte”.
“Tu e chi?”
“Mah, io, Vitto, Toni, Pedro…”
“Bravo, bella gente, complimenti”.
“Non è che ti andrebbe…”
“…di venire su coi tuoi amici che a parte farsi le canne e le seghe mentali sulla rivoluzione non sanno mettere insieme un discorso decente? Quei comunisti del cazzo?”
“Ma non dire così, dai… se tuo nonno ti sentisse”.
“Lo sai cosa sei, Davide?”
“No, non lo so. Dimmelo”.
“Un deficiente sei. Proprio tu, mi tiri fuori la storia di mio nonno”.
“Tuo nonno era un partigiano, tu dovresti essere fiera di lui”.
“Mio nonno ha ucciso tuo zio, lo sai?”
“Eh?”
“L’ha portato dietro l’argine e gli ha fatto scavare la fossa. Lo sanno tutti in paese. E tu no”.
“Sapevo che c’entrava per qualcosa, ma… in fin dei conti…”
“In fin dei conti cosa?”
“Mio zio era nella milizia!”
Ricordo che hai scosso la testa, delusa, come migliaia di altre volte. A 17 anni eri più alta di me, più sveglia di me, ci tenevi ai vestiti e ai voti in matematica. Non ci saresti venuta con me in montagna, neanche morta.
“Tuo zio e mio nonno si filavano la stessa ragazza. Uno ha ucciso l’altro. È andata così”.
“Mio zio era un fascista!”
“E per questo andava ucciso? Il giorno dopo che se ne sono andati i tedeschi? Ma la conosci la Storia?”
Questo era molto sleale da parte tua. Io avevo otto in Storia, in Italiano e in Filosofia, e anche se in quarta superiore arrancavamo con la Riforma Protestante, non vedevo l’ora di crescere e studiare l’antifascismo e la lotta partigiana.
“Comunque grazie dell’invito, ma devo studiare. Matematica”.
“Se ci ripensi…”
“Non ci ripenso. Cerca di non farti troppe canne”.
“Cercherò”.
Mai fumata una canna. Devo essere allergico anche a quelle.
Alla fine probabilmente hai fatto bene a non andarci, alla Bocconi. A quei tempi sembrava chissà cosa. Poi ci fu qualche scossone, Milano non andava più tanto di moda, anche tuo padre per un po’ non si più è candidato. Finché non saltò fuori un partito tutto nuovo.
Era già il 1994, io facevo Lettere, e il 25 aprile ricordo che presi tanta pioggia a un corteo.
“Vi ho visto in tv! Che sfigati”.
“Eh, certo, si capisce”.
“Ancora dietro al 25 aprile… vi resta solo quello, ormai”.
“Eeeeetchm!”
“Allergia?”
“No, è proprio raffreddore”.
(continua)