Il condominio tra i vulcani

Permalink
Attenzione, questa non è un'esercitazione
(è l'Italia)

Si dice di noi italiani che siamo sospesi fra Europa e Africa; il concetto merita un approfondimento geologico. Europa e Africa in effetti non sono due signore che si incontrano pacificamente in un meeting interculturale: si tratta di enormi placche tettoniche che si sfregano contro, e l'Italia è il risultato di questo morboso strusciamento tellurico. Una terra sismica, con centinaia di terremoti storicamente accertati, e noi siamo quelli che ci vivono sopra. Non l'abbiamo scelto noi – ma è vero che molti di noi, lungo i secoli, hanno deciso di andarsene: verso terre più ricche, più accoglienti, e magari più prevedibili.

Allora è possibile che in un qualche modo nel corso del tempo l'Italia si sia scelta i suoi italiani. Voglio dire (forzando parecchio il povero Darwin) che alcuni caratteri nazionali che siamo abituati a identificare come “pregi” e “difetti” sono semplicemente i più adatti a farci vivere qui piuttosto che altrove.
Fate finta che l'Italia sia un condominio. In una zona sismica. Con qualche vulcano nei pressi. Voi lo comprereste un appartamento? Magari al quinto piano? Magari no. Eppure, se ci pensate bene, lo avete fatto. O lo hanno fatto i vostri genitori per voi. Può darsi che infatti stiate pensando di andare altrove: avete i vostri buoni motivi. Ma questo significa che il vostro appartamento resterà sfitto, finché non arriverà da un rione più povero (e ce ne sono, tutt'intorno) qualche persona un po' più rassegnata di voi. Col passare degli anni, e dei secoli, il condominio tra i vulcani avrà selezionato un certo tipo di umanità.

Di questa umanità si possono dire alcune cose buone: essa è generalmente solidale. Per forza, convive con disgrazie ed emergenze. È generosa, anche nella penuria di mezzi. L'Italia non è il posto migliore dove passare una serata, ma non diventa il far west appena qualcuno stacca la luce (come può accadere in Paesi più “civili”).

L'altra faccia della medaglia sono le superstizioni, i piagnistei, utilizzati come valvola di sfogo ogni volta che ci va male, e ci va male spesso; l'affidarsi alla Provvidenza, non tanto come principio metafisico ma più spesso come statua di gesso o uomo di bronzo (o, più recentemente, cerone) da portare in processione. Tutto questo siamo liberi di trovarlo insopportabile, ma è un fatto che lo sopportiamo, tant'è che siamo qui; magari poi ce ne andremo, o sarà nostro figlio a farlo, dopo averci chiesto conto dell'appartamento che gli abbiamo lasciato al quinto piano.
“Ma siete stati pazzi a comprare qui”.
“Però c'è un bel paesaggio”.
“Che bel paesaggio? È un vulcano”.
“Ma è spento da 60 anni”.
“Perché l'eruzione è in ritardo! E sarà esplosiva! Ci sono resoconti storici! Scappate con me finché siete in tempo!”
“Ma no... ma che modi... vedrai che per altri vent'anni resiste...”
“E dopo?”

Ecco, a caratterizzarci è soprattutto l'incapacità di farci questa domanda: “e dopo?” Può darsi che il vulcano non erutti per un po', che la terra non tremi, che la frana non frani: ma dopo? Perché se non succederà a mio figlio succederà al suo – ma io non sono geneticamente selezionato per farmi questa domanda, altrimenti mi sarei già trasferito in Germania da due generazioni, mi chiamerei Leonhardt e verrei solo in agosto a scuotere la testa di fronte alla sagoma del Vesuvio: quanto ziete pazzi foi italiani a costruire qvi. Appena fulcano tremare, zeicentomila perzone da efacuare? Dofe? Però ziete tanto pitoreski.

"Nessuno ha offerto istruzioni calme, rassicuranti, civili, informate", scrive dall'Aquila il dottor Massimo Gallucci
La mia piccola storia assieme alle centinaia di storie di amici, mi ha insegnato che se avessi avuto una torcia elettrica sul comodino non mi sarei fratturato la colonna vertebrale, se avessi avuto un cellulare a portata di mano avrei chiesto aiuto per me e per il palazzo accanto, se molti avessero parcheggiato almeno un’auto fuori dal garage ora l’avrebbero a disposizione, se in quell’auto avessero (e io avessi) messo una borsa con una tuta, uno spazzolino da denti e una bottiglia d’acqua, si sarebbero tollerati meglio i disagi. Se si fosse tenuta una bottiglia d’acqua sul comodino, se si fosse evitato di chiudere a chiave i portoni di casa, se si fosse detto di studiare una strategia di fuga…. Pensate a chi è rimasto incarcerato per ore senza poter comunicare con l’esterno perché aveva il cellulare in un’altra stanza, o perché non trovava al buio le chiavi di casa, come le ragazze di un palazzo a fianco a me già semi sventrato: 6 ore sotto un letto, con la terra che continuava a tremare, perché la porta era chiusa a chiave, senza una torcia elettrica e senza cellulare per chiedere aiuto!
Aggiungerei: pensate a chi non è stato e non sarà mai trovato perché aveva un affitto abusivo (stranieri e studenti, forse il 90% del centro dell'Aquila) e non aveva un cellulare caricato sul comodino. E quindi? Caso Giuliani a parte, perché la popolazione non è stata allertata per un semplice principio di precauzione?

C'è una risposta sgradevole: la popolazione non è stata allertata perché gli italiani (e gli aquilani in particolare) devono considerarsi sempre allertati. Il cellulare sul comodino, la torcia elettrica nel cassetto, sono precauzioni che ognuno di noi dovrebbe prendere ogni notte. Da un punto di vista razionale potrei dire che uno sciame sismico non anticipa necessariamente una scossa come quella dell'Aquila; da un punto di vista emotivo (di italiano emotivo) aggiungo che lo scorso inverno mi è bastata una scossetta da nulla per dormire sul divano col telefono in mano. Vivere in Italia è questo e lo sappiamo: ci sono le regole (e non le applichiamo), le esercitazioni (e le prendiamo per buffonate)... ma se fossimo persone più razionali e apprensive forse non abiteremmo qui. Perché questa non è una terra per persone razionali e apprensive.

Dovevate comunque allertarci, dicono. Anche in assenza di una previsione scientificamente accettata: per un principio di precauzione. Ma un aquilano che viene avvisato via tv o telefono della possibilità di uno scisma imminente non andrà a letto con un telefono e una torcia a portata di mano: più probabilmente abbandonerà la casa, scenderà in piazza (come s'era visto a Sulmona pochi giorni prima). Il tutto in attesa di una scossa che forse non ci sarebbe stata. O sarebbe potuta arrivare a 100 km. di distanza, in una località dove gli aquilani si fossero rifugiati. O qualche giorno dopo, proprio nel momento in cui gli aquilani decidevano di tornare a casa. A meno che gli aquilani non decidessero di andarsene definitivamente. Ma questo nessuno osa pensarlo. Già, perché nessuno osa?

Osiamo noi. In base a un principio di precauzione, perché deve esistere L'Aquila? Una città di quasi centomila abitanti appoggiata su una faglia. Insediamento medievale, va bene, ma molte rocche medievali le abbiamo pian piano svuotate o trasformate in musei. L'Aquila invece è capoluogo regionale e sede universitaria. Venivano studenti da tutta Europa: anche lì, perché? Ok, gli erasmus sono inconsapevoli, ma gli italiani? Chi, potendo scegliere una sede un po' lontana da casa, opterebbe per una falda sismica?

Qualcuno prima o poi deve aver pianificato di mantenere un grande insediamento lì; la scelta di portarci la Regione e l'Università (fondamentale per l'indotto) l'avrà pur presa qualcuno; qualcuno quindi deve aver fatto uno di quei calcoli che sembra che gli italiani non facciano mai (perché c'è qualcosa di effettivamente osceno in un calcolo del genere). Il calcolo diceva che abbandonare quella terra sismica sarebbe costato di più di sopportare qualche catastrofe ogni tre-quattrocento anni; tanto la gente dimentica presto, e al limite chiederà conto al politico che si è appena insediato. Tanto peggio per quel signore; sempre che non sia abbastanza furbo da farsi inquadrare mentre soccorre la vedova e l'orfano, rivoltando la frittata in suo favore. E cosa vuoi che siano trecento morti, se tre secoli fa erano stati seimila: lo vedi che anche noi col tempo miglioriamo?

Ma ora non vi basta più, volete essere pre-allertati. La terra vi tremava sotto i piedi e siete andati a letto, in case costruite con la sabbia: ma se Bertolaso vi avesse detto qualcosa un'ora prima... non resta che pre-allertare Napoli, a questo punto.
In base allo stesso principio. Il Vesuvio nei prossimi anni esploderà, è chiaro. Nessuno può dirci quando, ma non ha senso restare lì ad aspettare il panico dell'ultimo momento. Ci sono testimonianze storiche abbastanza esplicite: intere città sommerse dai lapilli, nubi di gas roventi. Nei comuni alle pendici bisognerà intensificare le esercitazioni per l'evacuazione. Ma anche in città sarebbe meglio cominciare a dormire con cellulare e torcia a portata di mano. Naturalmente in tutta la provincia va verificato il rispetto delle norme antisismiche, perché vulcano e terremoti vanno a braccetto. Occorre cominciare a pensare a tutto questo e farlo subito.
Oppure fingere che tutto sia sotto controllo e lamentarsi dopo, con le statue di gesso di turno. Ma forse è una falsa scelta, forse è l'Italia che ha scelto noi.
Comments (24)

Anonymous wrote ...
Abbandoniamo anche la Terra!
Prima o poi qualche meteorite ci colpirà. Quando non lo sappiamo, ma abbandoniamola.
E poi il sole tra poco meno di 5 miliardi di anni ci distruggerà, quindi cerchiamone un altro
5/12/2009, 4:58:00 PM

deid00 wrote ...
Cosa vuoi che ti dica... anche se in ritardo!

Vaffanculo! Perché fingi di non sapere che 7 non è un terremoto così forte, e lo stesso terremoto in Giappone non avrebbe prodotto danni simili.

Vaffanculo! Perché sai benissimo che in California vivono aspettando thebigone, ma non è che per questo la gente dorma con la torcia in mano.

Vaffanculo! Perché sai benissimo che si tratta dei soliti bastardi all'italiana che se fregano della gente, della sicurezza, ed in generale di qualunque cosa non sia i propri interessi, e non di stupide (proprio stupide, da stupidi) teorie sull'ambiente e le persone che se ne vanno. Tutti, in tutto il mondo, amano la propria terra. Ed è sempre un dolore andarsene. Forse non ne conosci il significato?

Ti adoro come persona che scrive, ma come ogni persona dici delle gran stronzate. E questa, devo dire, è una delle peggiori.
4/22/2009, 2:10:00 AM

sam wrote ...
Visto che citi un post che riporta supposizioni più che pericolose (che i morti siano molti di più di quanti sappiamo), mi permetto di riportare qui, un commento che ho lasciato sullo stesso:

"Su cosa si basa la notizia che diffondi? Come puoi rilanciare quanto sostenuto da una blogger sconvolta dopo il terremoto, dopo il crollo della casa e del negozio, dopo essere scappata da L’Aquila, che ci siano più di mille vittime?
Sei consapevole del tipo di accusa che lanci? Qui si sta dicendo che lo stato italiano sta lasciando clandestini fra le macerie, perché nessuno li cerca. Nessuno li cerca? Nemmeno i loro compagni e le loro compagne? E su che base? Ancora la clandestinità non è reato, almeno fin tanto che le leggi razziste della lega non passeranno…
Lanci accuse da Tribunale dell’Aja… ma su che basi? Pensi che quando hanno portato i cani da soccorso – e poi i cani da cadavere – questi chiedessero il documento al corpo fra le macerie? Credi che per le ricerche si siano basati esclusivamente sulla lista degli aquilani? Credi che le case senza regolare contratto d’affitto siano occupate solo da clandestini? Non da italiani? Non ci potevano essere turisti o persone che per lavoro si trovassero là?
Dimmi: hanno fatto sparire dei cadaveri? Magari per non far fare brutta figura a Berlusconi?!?

Trovo pericolosissimo questo post, anche perché sta rimpallando in rete. E si basa sul nulla. Sulla supposizione che negli scantinati vivano clandestini (e soffitte, no?) e che siano ancora sotto le macerie.
Come se tutti i soccorritori là sul posto, gente che si è fatta un culo così a scavare, gente come me e te, ha nascosto un cadavere perché di clandestino!

Anziché sostenere un vigliacco “adesso lo sapete anche voi”, se ritieni di avere prove su quanto dici, vai e fai regolare denuncia.
Ma già, probabilmente sei della scuola del grande complotto, che non serve denunziare.
Questo tuo post, sappilo, non aiuta nessuno. Anzi, è pericolosissimo."
4/17/2009, 2:10:00 PM

Leonardo T wrote ...
Mario, io mi stavo chiedendo che senso avesse tenere all'Aquila la sede della Regione e un'Università. Se guardi nella cartina del rischio sismico (cliccando s'ingrandisce) noterai che già a Pescara il rischio è molto minore.

Paragonare tutto questo alla California non ha molto senso; a parte che anche i californiani non hanno la capitale a San Francisco ma a Sacramento; ma è proprio una questione di scala. Se pensi di trasferire tutte le università e gli uffici in una zona non sismica, devi fare migliaia di chilometri (e magari ti ritrovi nel deserto). In Italia bastava spostarsi a Pescara, ma equivaleva a condannare a morte economica l'entroterra. Evidentemente si sarà calcolato che un terremoto ogni due-trecento anni poteva anche starci.
4/16/2009, 3:59:00 PM

The_Blacks91 wrote ...
Dopo questa incredibile tragedia io spero che a questo punto che chi ha responsabilità sul mancato rispetto delle norme sismiche paghi. Ho letto che l'On.Melchiorre, presidente dei Liberal Democratici ha aperto due interrogazioni parlamentari per l'accertamento di queste responsabilità. Spero che giustizia venga fatta!
4/16/2009, 12:55:00 PM

Mario wrote ...
Immagino che la maggior parte dei paesi ad alto rischio sismico siano sottosviluppati o in via di sviluppo perché la maggior parte dei paesi è effettivamente sottosviluppata o in via di sviluppo... (in poche parole non è così evidente la correlazione rischio sismico/sviluppo paese)

"La California è la zona più densamente popolata della Costa occidentale, soprattutto a causa del clima.". Non vale lo stesso per l'Italia, relativamente all'Europa e al bacino Mediterraneo?
4/16/2009, 11:42:00 AM

autogatto9000 wrote ...
Bellissimo blog complimenti al padrone di casa

E’ vero che l’Italia è nella stragrande parte della sua estensione a rischio terremoto.
Quindi a mio avviso le contromisure da attuare dovrebbero muoversi parallelamente in 2 direzioni:

La prima sarebbe quella di riuscire a prevenire i terremoti per mettere in salvo la popolazione… oggi probabilmente non siamo ancora in grado di stabilire il dove e il quando con la dovuta precisione per rendere, le eventuali evacuazioni, sufficientemente limitate nello spazio e nel tempo.
Però gli studi e le ricerche in questo campo non si dovrebbero reprimere ma piuttosto approfondirle investendoci risorse e “cervelli” …e il caso di Giuliani la dice lunga su come venga trattata la “ricerca” in Italia. Se fossi un governante di un paese a rischio terremoto (California, Giappone, Cina) etc.. contatterei subito il tipo (il Giuliani) in questione offrendogli una cospicua borsa di studio per sviluppare il progetto … altro che denuncia.

La seconda direzione sarebbe quella di mettere in campo tutta quella “tecnologia” in campo edile che da decenni ha trovato adeguate contromisure per limitare o addirittura “annullare” danni a cose e persone in caso di terremoto mediante la messa in sicurezza degli edifici esistenti e la realizzazione dei nuovi con criteri obbligatoriamente antisismici…

Ma siamo in Italia e le risorse economiche, al di la dei tanti discorsi di sempre fatti col senno di poi, servono sempre per altre “emergenze” tipo il ponte di Messina o piani casa dove l’importante è ingrandire i volumi.
4/16/2009, 10:31:00 AM

Anonymous wrote ...
Lo stato sociale dovrebbe compensare i peggiori vizi sociali. Non eliminarli ma almeno contrastarli. Un piano di di prevenzione serio sarebbe stato ascoltato, anche per mesi e mesi di fila, perchè anche se la casa te la devi tenere, con la vita non ci giochi.

Che senso ha poi dire che un aquilano che viene allertato scapperà? E' suo diritto correre il rischio di perdere 1-10-1000 notti e scappare ogni volta anzichè mettersi semplicemente sotto il tavolo con un sacco a pelo...
4/16/2009, 2:40:00 AM

Leonardo T wrote ...
Abbasta, in teoria i pompieri dovrebbero venire a scuola tutti gli anni. E almeno due volte all'anno la campana dovrebbe suonare per un'esercitazione a sorpresa. Il fatto che ci sorprendiamo per un'esercitazione che ha coinvolto 500 persone, quando in caso di vero allarme occorrerebbe evacuare 600.000 in poche ore, la dice tutta.

Il paragone con la California e il Giappone è una specie di riflesso involontario. Come se fossero le uniche zone sismiche del mondo. In realtà basta dare un'occhiata per notare che la maggior parte delle zone sismiche sono occupate da Paesi sottosviluppati o in via di Sviluppo (ci mettiamo anche il Messico, la Turchia, la Grecia e perché no, l'Italia); al massimo sono California e Giappone ad essere eccezioni.

Ma vediamo pure le eccezioni. Può darsi che i californiani siano più avveduti di noi: vedremo. In ogni caso paragonare gli atenei californiani a quello dell'Aquila non ha molto senso. La California è la zona più densamente popolata della Costa occidentale, soprattutto a causa del clima. Le università sono concentrate lì perché la popolazione è concentrata lì (più di 40 milioni): non mi pare sia il caso dell'Aquila, che è un centro relativamente grande in una regione relativamente spopolata.

Il caso giapponese credo sia ancora più particolare. Io qui sopra ho scritto che l'Italia potrebbe avere selezionato gli italiani, nel corso dei secoli, tra coloro che passando di qui (e ne sono passati parecchi) decidevano di restare. Ma questo dipende appunto dal fatto che l'Italia è storicamente una terra di passaggio: il Giappone no, è un arcipelago che ha vissuto per millenni isolato dal continente. Ne consegue un approccio diverso all'ambiente. E bisogna anche aggiungere che nel secondo dopoguerra i giapponesi hanno vissuto una radicale messa in discussione della loro civiltà: qualcosa che in Italia non è successo.
4/15/2009, 9:57:00 PM

vermario wrote ...
bel pezzo.

Ti segnalo che la parte in cui c'è il link alla pagina di wikipedia sul vesuvio funziona perfettamente anche se sostituisci il link con

http://it.wikipedia.org/wiki/Fascismo

Prova...
4/15/2009, 8:54:00 PM

Anonymous wrote ...
Credo che la filosofia di fondo sia riassumibile nella frase: "di una maniera si deve morire" (che non so se si dica solo qua o anche a livello nazionale)
4/15/2009, 8:23:00 PM

Mezzos@ngue wrote ...
questo post e' incredibile, in senso positivo, per la sua genialita'. Concordo con tutto. Si sa che i terremoti avvengono li, ogni 10, 20 o 60 anni, non si sa. Ci puoi essere di mezzo tu, o i tuoi nipoti. Ma noi sembra non vediamo seriamente il rischio. Siamo come san Tommaso forse? Non crediamo se non tocchiamo? Siamo proprio caratteristici devo dirlo. Ciao Leonardo, grande post ;)
4/15/2009, 7:35:00 PM

abbasta wrote ...
Potrai stupirti ma esiste un piano dettagliato per l'evacuazione dei comuni vesuviani in caso di eruzione. Nel 2000 fu fatta anche un'esercitazione che coinvolse un campione di 500 persone che vennero ospitate qui a Potenza e dintorni e tutto funzionò a meraviglia.

http://209.85.129.132/search?q=cache:TmNlF7SodLQJ:www.basilicatanet.it/comunicatistampa/2000/Novembre/398%2520Basilicata%2520e%2520area%2520vesuviana.doc

Ma non fu più replicata (almeno che io sappia). Una sola esercitazione a campione e basta, per mancanza di fondi suppongo (occorrono pullman, elicotteri e molte altre cose per fare le esercitazioni, e vanno pagate ovviamente).

Ricordo che, dopo il disastro del 1980, a scuola venivano i pompieri a spiegarci cosa fare e non fare durante una scossa. Imparai allora che non bisogna precipitarsi giù per le scale che sono il punto più debole di un edificio, ma rifugiarsi sotto il pilastro più vicino, e nemmeno uscire in strada se si vive in un centro storico o un borgo antico (lo sono tutti quelli dell'appennino) perché si rischia di beccarsi una tegola o un cornicione in testa (molti muoiono così pare). Consigli che si rivelarono preziosi durante i terremoti successivi, specie quello del 1990, paragonabile a quello dell'Abruzzo (tra l'altro qui devono aver ricostruito bene, perché allora i danni furono minimi). Ma anche quella fu una cosa estemporanea, e mai più ripetuta, alle superiori mai visto un pompiere. Così non si va molto lontano.
4/15/2009, 6:39:00 PM

Anonymous wrote ...
Leo, piu' che gli altri difetti che ti sono stati addebitati, direi che sei scaduto nel luogocomunismo, malattia cronica del blogger tuttologo.
Se l'ambiente 'seleziona' / condiziona / determina gli abitanti, com'è che i californiani e i giapponesi (esempi già citati da altri) non sono come gli italiani?
E com'è che i bengalesi non sono come gli olandesi, che come loro stanno da sempre in una zona deltizia soggetta a inondazioni e mareggiate?
As usual, la natura non costituisce una scusa per l'incoscienza umana. Prova ne sia che case rimaste intatte ce ne sono anche a Onna:

http://www.corriere.it/gallery/Cronache/vuoto.shtml?2009/04_Aprile/terremoto/35&1

tibi
4/15/2009, 6:17:00 PM

Leonardo T wrote ...
Se parlo di Giuliani è perché sono vanitoso; se parlo di Vesuvio è perché sono permaloso? Dama, conosci argomenti a parte quelli ad hominem?

"Dovevate allertare tutti".
"Non si può fare".
"Lo dici perché sei vanitoso".
"Non credo, comunque in tal caso allertatevi, il tal vulcano esploderà tra breve".
"Lo dici perché sei permaloso".
"Va bene, e allora fottetevi".
"E sei pure volgare".
"Ma vaff..."
"E ripetitivo".
4/15/2009, 4:31:00 PM

Ipazia Sognatrice wrote ...
Forse evacuare l'Abruzzo, la Campania, l'Italia intera son proposte un po' sopra le righe. Dovrebbero evacuare anche il Giappone, o la California?
Magari basterebbe pensare che se una zona ha sentito 7 scosse di terremoto solo negli ultimi cento anni, qualche precauzione andrebbe presa, un po' di 'educazione al richio andrebbe fatta'.
@ la dama del lago: immagino che il terremoto avvenuto ben 8 giorni fa sia oramai un tema inflazionato. Appena ne capiterà uno più grave, tanto ne riparleremo, no? A che servirà mai, parlarne ADESSO?
4/15/2009, 3:25:00 PM

Anonymous wrote ...
dio Leo, sei brillante-ingegnoso-intelligente, tutto quello che ti abbiam sempre detto, ma un po' meno permalosità a volte gioverebbe alla varietà dei tuoi pezzi: la variatio è una delle essenze del ben scrivere ...
poi certo c'è anche la ripetitività del tema di facile successo.
La dama del lago
4/15/2009, 3:08:00 PM

Eugenia wrote ...
Già, della serie "quanto dipende da noi"...
4/15/2009, 1:03:00 PM

Marco wrote ...
...senza considerare quei fessacchiotti degli americani, che hanno piazzato -non una- ma ben 10 universita' (tra cui quelle di Berekeley e di Palo Alto) nella cinta urbana di San Francisco, ovvero giusto sopra la faglia di San Andreas. Ma in effetti sono tutti italiani o figli di italiani...
4/15/2009, 12:12:00 PM

antonio wrote ...
chiediamoci anche perche' esiste Messina
4/15/2009, 11:22:00 AM

StefsTM wrote ...
Chi è miope col passato lo è anche col futuro.

Oddio, l'ha detto meglio Primo Levi (anche se si riferiva ad altro) "Chi dimentica il proprio passato è costretto a ripeterne gli errori"

Ma forse la situazione è ancor più grottesca, forse qui da noi il futuro si ricorda - a pezzettoni quando fa comodo- con una mano sulle balle, a far scongiuri e un'occhio al santo.

Aloha
4/15/2009, 10:38:00 AM

toyg wrote ...
Questo e' il post che avresti dovuto scrivere prima degli ultimi due :)

(E devo ammettere che l'accento tedesco a tradimento e' stato un bel colpo.)
4/15/2009, 10:08:00 AM

Anonymous wrote ...
Beh, considerando come vanno le cose in Italia, dove le linee guida per la gestione di qualunque evento sono "Arrangiati e Spera", credo che in presenza di uno sciame sismico non avrei aspettato "Le Istituzioni" per organizzare un minimo piano di emergenza familiare.
4/15/2009, 9:13:00 AM

Mammifero Bipede wrote ...
Ehm, "sisma", non "scisma" (continuavi a pensare a Ratzinger, eh?).
Complimenti, bel pezzo... direi come sempre. :-)
4/15/2009, 8:53:00 AM

Vizi italiani (3): siam vecchi (ma mica fessi)

Permalink
Giù le mani dai vecchi!
(Sono una risorsa nazionale...)

Tra un signoramia e l’altro bisognerebbe anche cercare di essere ragionevoli. L’Italia è la nazione più vecchia del mondo, quindi è abbastanza scontato che abbia una delle classi dirigenti più vecchie del mondo. Può non piacere, ma ha un senso. Quindi: ha un senso passare mesi e mesi a scontrarsi a videocamere accese sull’età pensionabile? Sì, un senso ce l'ha eccome: perché per quanto l’argomento possa sembrare poco sexy, è questo che intriga la maggior parte degli italiani: non la guerra in Iraq, non la pena di morte del mondo, non la droga in periferia: la panchina ai giardinetti. Può dare fastidio, ma ha una sua logica strutturale (e se poi, dopo esservi lamentati, andate a vedere i Genesis al Circo Massimo, in fondo siete vecchi dentro anche voi).

Quindi va bene, avanti col dibattito: potrà sembrarvi logorante, ma in fondo è democrazia. Quello che invece non capisco è il concetto di conflitto generazionale; ovvero, lo capisco benissimo, ma non mi convince molto. Gli alfieri dell’innalzamento dell’età pensionabile (Bonino in testa) insistono sul concetto: se continuiamo a sborsare per baby-pensionati di 58 anni, non avremo soldi per le giovani generazioni che ne han tanto bisogno. Ora, magari Bonino & company potrebbero aver ragione. Ma non sono convincenti, e le loro istantanee non ci restituiscono l’immagine del mondo in cui viviamo. Se guardo fuori dalla finestra non vedo nessuna trincea di pensionati, assediata da giovani squattrinati e famelici. Quello che vedo è un sacco di ventenni scapestrati che fanno ancora molto affidamento sulla pensione di mamma e il lavoretto in nero di papà. Insomma il conflitto generazionale, come lo vedono i politici, ha tutta l’aria di una fantasia nata alla buvette di Montecitorio.

Provate a mettervi in un 25enne di oggi (per alcuni di voi non sarà difficile). Da una parte vedete una generazione di pensionati e pensionabili che ha votato il centro-sinistra, ha vinto le elezioni (seppure di striscio), e adesso – giustamente – difende lobbisticamente i suoi interessi. Che non sono i vostri, è chiaro. Dall’altra parte invece chi c’è? Ci sono i giovani? No: ci sono politici che sostengono di voler innalzare l’età pensionabile per risparmiare soldi da… dare ai giovani? In che forma? Sul serio? Ci crediamo?

In pratica, caro 25enne: da una parte hai tuo nonno, dall’altro Emma Bonino o Padoa Schioppa. Di chi ti fidi? A chi lasceresti il malloppo? Io non avrei un dubbio, neanche un po’. Diamoli al nonno, è più probabile che alla fine ti arrivi qualcosa. Conflitto generazionale? Davvero i giovani sarebbero così stupidi da mettersi contro i vecchi, che in Italia sono la maggioranza? No, non ha senso. I giovani, istintivamente furbi, hanno probabilmente capito che in Italia i vecchi vanno utilizzati come una risorsa. Perché sarà vero che non abbiamo petrolio né diamanti, e anche a metano non siamo messi benissimo, ma vecchi pensionati ne produciamo a profusione. E allora sfruttiamoli, no? Del resto, come fa notare Suzukimaruti, funzionano da dio. Sono spesso più produttivi di noialtri. Altro che panchina: continueranno a lavorare per altri 10 anni, salvo che lo faranno in nero. Spendendo poco, perché sono risparmiatori di natura… E secondo voi chi erediterà tutto quanto?

Se io fossi un 25enne, probabilmente farei molto più affidamento sull’eredità del nonno pensionato che sul destino del mio TFR. La mia prospettiva a lungo termine non esclude lo squagliamento delle calotte polari e l’emigrazione nella fertile Terra di Baffin; secondo voi posso avere fede nella sopravvivenza dell’INPS di qui a 40 anni? Inoltre, se avessi 25 anni probabilmente sarei un precario, in attesa che un vecchio vada in pensione per prendere il suo posto. Secondo voi accenderò ceri a Maroni o alla Bonino, che gli innalzano l’età pensionabile? Ma neanche un po’. Io voglio che vada in pensione, anche perché probabilmente è mio nonno, o mia madre, e una volta in pensione potrò lasciarle il bambino il pomeriggio, risparmiando un fracco di soldi su asilo e baby-sitting.

Adesso coraggio, onorevole Bonino, mi dica che i soldi ricavati dallo scalone aveva intenzione di devolvermeli sotto forma di assegni per l’asilo e per il baby-sitting. Su, andiamo, me lo dica, coraggio. Non voleva darli a Montezemolo e ai suoi poveri piccoli imprenditori, vero? Non voleva darli a Pannella per la sua nuova campagna mondiale sui diritti civili, no, no. Voleva darli a me. E io volendo potrei crederle, in fondo ha una faccia abbastanza rassicurante. Invece mi fido più di mio nonno.

Se ne avessi ancora uno. Ma sono morti tutti e due abbastanza presto.
Facevano mestieri usuranti.
Comments (23)

VaCCi wrote ...
"Se io fossi un 25enne, probabilmente farei molto più affidamento sull’eredità del nonno pensionato che sul destino del mio TFR"

Le cose che tu scrivi sono giuste, giuste per un paese che non ha più niente da offrire a questi giovani laureati.
Retorica?
No, sono un aspirante ingegnere e il lavoro lo cercherò all'estero perché non ho alcun interesse nel lasciare mio figlio alla mamma in pensione.
Se questo è sviluppo... mah.
7/24/2007, 1:38:00 AM

Anonymous wrote ...
sono d'accordo te e quindi con filippo. a parte mia nonna che si sarebbe sputtanata tutto comunque, dico: che bisogno c'è del tramite statale allora?

tanto vale dare i miei contributi direttamente a mio nonno o mio padre. saltiamo un passaggio. e risparmieremo tutti.
7/20/2007, 7:22:00 PM

Anonymous wrote ...
Il ragionamento fila (salvo il fatto che in ogni caso la Bonino a Pannella non gli farebbe vedere un centesimo), ma che bisogno c'è di un nonno? Basta un papà prepensionato. E il discorso può essere esteso anche ai trentacinquenni.
7/20/2007, 2:17:00 PM

Leonardo T wrote ...
perché da bambino non guardavi i film di sf nei pomeriggi estivi.
7/20/2007, 12:58:00 PM

Anonymous wrote ...
la soluzione è la pena di morte per chiunque compia il 57esimo anno d'età. che stupido a non pensarci prima :-)
7/20/2007, 10:38:00 AM

Leonardo T wrote ...
Avete tutti ragione, però anch'io.
Secondo me non tenete conto di due postulati fondamentali, che non valgono soltanto per la situzione italiana, ma per la politica in generale.

1. In politica non c'è nulla di più difficile dell'abbattimento di un privilegio acquisito. E' un'operazione che la classe dirigente può fare solo se conta su una base compatta e massiccia di persone che trarranno dall'abbattimento di quel privilegio un beneficio sicuro e immediato.

2. Nelle situazioni catastrofiche (ad es. se una casa sta crollando) le persone che si fermano a riflettere su cosa è meglio per la collettività in quel momento sono una minoranza, peraltro una minoranza con scarse possibilità si sopravvivere. La catastrofe premia i più egoisti.

Io sono assolutamente convinto che in Italia il discrimine sociale non sia tra chi lavora e chi va al Billionaire, ma tra chi può contare su una famiglia risparmiatrice e chi no. E' giusto? No, non credo che sia giusto, ma in questo momento la classe politica non ha la faccia per cambiare le cose.

Banalmente: è inutile raccontare al giovane lavoratore che i soldi tolti alla pensione li prenderà lui in busta, perché non ci crede. Il governo è debole e ci sono tante lobby che chiedono briciole: se anche si lobbizzassero, i giovani sarebbero comunque una lobby debole rispetto agli anziani, quindi è meglio puntare su di loro. E' inutile anche prospettare al giovane la possibilità di andare in pensione anche lui, perché è giovane e non ci pensa, e comunque è molto scettico sulla persistenza dell'INPS da qui ha 40 anni, e non è detto che abbia torto.
7/20/2007, 10:35:00 AM

Anonymous wrote ...
la pensione è sempre stato un abominevole ricatto statalista. Proprio come i giovani non sono scemi, i vecchi non sono rincoglioniti.

Nessuno in Italia crede di farcela con la pensione. Solo tutti la vogliono perchè 'ne hanno diritto'.

E' come il matrimonio. Una cosa da abolire. Lasciamo che ognuno intaschi ciò che merita e che mamma stato mafioso si tolga dai coglioni. Gli italiani si arrangeranno (come sempre hanno fatto) benissimo.
7/20/2007, 9:39:00 AM

Anonymous wrote ...
c'è qualche problema, non solo tecnico. fare parte dell'unione europea (e dell'euro) ha il positivo effetto di sottrarre a quella ghenga di debosciati dei politici italiani la politica monetaria. è un bene sommo: rende impossibile inventarsi tesoretti di plastica da distribuire annualmente semplicemente svalutando la moneta (e mandando in vacca il paese). ma.
fare parte dell'unione europea ci costringe ad aderire a delle regole che, se perfettamente adatte alla libera olanda o alla ligia germania, sono perfettamente inapplicabili da noi. d'altronde l'europa, e noi siamo tutti europeisti convinti, da 96% ai referendum, è fondata sul principio di eguaglianza e pari dignità tra gli stati. gli altri si incazzano se tu vuoi delle regole tutte tue. se tu vai in bancarotta sono anche problemi loro e loro, giustamente, problemi non ne vogliono. è vero quel che dici: gli italiani hanno escogitato uno stato ed una società fondati sulla famiglia prima e al di sopra di ogni altra cosa, dove non c'è onestà, virtù, indignazione che non si pieghi davanti al superiore bene di un congiunto. ecco, a me questo non va bene. vorrei vivere in un paese normale: con i treni ad alta velocità, la gente che va in pensione a 65 anni, i salariati che lasciano lì il 33% di tasse ed il resto lo usano per vivere la loro vita quando hanno le forze per farlo veramente e non quando, cinquantenni, erediteranno il gruzzolo del deceduto genitore ottuagenario.
7/20/2007, 12:37:00 AM

Anonymous wrote ...
In un paese in cui l'aspettativa di vita media è 70 anni e ci sono 2,4 figli per ogni donna non è difficile pagare le pensioni.
In futuro l'aspettativa di vita media sarà intorno ai 90 anni. E attualmente ci son 1,2 figli per ogni donna in Italia.
Non è difficile capire che pagare più pensioni e più a lungo con meno persone non è possibile.
Detto questo le trincee ed il conflitto generazionale non lo vedo. Vedo dei nonni che aiutano i nipoti e dei politici che non parlano di numeri ma di ideologia.
7/19/2007, 7:19:00 PM

pietro wrote ...
se vogliamo mandare in pensione le persona e 55 anni e pagargli una pensione finoa 90 anni, bisogna considerare che i soldi dovrà tirarli fuori soto forma di inasprimenti fiscali chi lavora, e pensare che si possano far pagare abbstanza tase ad una sparuta minoranza di ricchi è ingenuo.
Insomma volete mandare in pensione prima i vecchi? accontentatevi di uno stipendio netto piu basso.
L'idea che non esistono pasti gratis è dura ad entrare in certe teste , nonostante queste siano desolatamente vuote.
7/19/2007, 7:07:00 PM

Anonymous wrote ...
Non credo che andrò in pensione. Creperò curva sul computer a novant'anni, perché smettere di lavorare significa - automaticamente - morire di fame.
7/19/2007, 12:10:00 PM

Anonymous wrote ...
Leonardo hai fatto male i conti. Se è un po' che lavori (e non hai 25 anni - io ne ho 36, per esempio) tu e io abbiamo già pagato e stiamo pagando la pensione a qualcun altro con il nostro lavoro. E questo qualcun altro più andrà in pensione con età "bassa" più utilizzerà nostri soldi per pagarsi la sua vecchiaia. E non è detto che poi trasferisca a noi i suoi vantaggi (capitale), magari semplicemente li consumerà. Invece tu ed io dovremo pagare la nostra vecchiaia da soli perché nostro figlio non pensarà più a noi, ma a se stesso. E' il criterio contributivo, che spezza la relazione tra generazioni. E la fregatura c'è. Sul mio blog lo spiego in un pallosissimo post dal titolo "La tassa generazionale". E non è un'invenzione di qualche parlamentare. Sebbene molto appealing e antiqualcosa questo post è completamante avulso dalla realtà.. Il nodo è: per sistemare i bilanci previdenziali tu ti beccherai la metà di quello che si prende tuo padre a parità di lavoro svolto e lui prenderà così grazie a te, ma tu non avrai modo di ringraziare nessuno. Ok, vogliamo bene ai nostri vecchi, ma chi trasferirà la sua solidarietà a noi?
7/19/2007, 11:33:00 AM

Anonymous wrote ...
Ma quando uno non si può fidare né dell'INPS né del nonno né nel padre? Si spara nei coglioni, no?
7/19/2007, 11:27:00 AM

Anonymous wrote ...
i politici fanno il loro interesse a non affidarsi ai giovani, in quanto questi ultimi non rappresentano nemmeno una degna base elettorale, in quanto vanno poco a votare mentre è risaputo che i vecchi sono tra quelli che leggono di più i quotidiani e votano di più, facendo girare tutto il carro, pur essendo l'ultima ruota.

è un circolo vizioso...i politici si rivolgono ai vecchi, i giovani scappano all'estero, o si rifugiano in un'indifferenza rancorosa. quindi ci sono meno giovani, e ancora meno senso di rivolgersi ai pochi rimasti...e così via...
Lara
7/19/2007, 9:41:00 AM

Anonymous wrote ...
Stavo tra l'altro meditando di scrivere un post (ma poi l'ho scartato perché non era congruo con i miei temi) sul problema della differenza tra i sessi nell'età pensionabile.

Da un lato è evidente che biologicamente le donne dovrebbero andare in pensione alla stessa età (se non addirittura più avanti) degli uomini.

Ma questo in un mondo ideale, in cui sia sul lavoro che A CASA i maschi facessero appieno la loro parte.

In realtà sulla schiena delle donne, e in particolare sulle 50-60enni, sta in bilico molta parte della nostra società.

Ma di questo si rendono conto i politici e gli intellettuali?
Io credo che la maggior parte di loro abbiano mogli che non sono in situazioni molto diverse da quella di Trudie.
7/19/2007, 12:01:00 AM

Anonymous wrote ...
Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo:
"secondo voi posso avere fede nella sopravvivenza dell’INPS di qui a 40 anni?"
E degli altri fondi pensione?

Già otto-nove anni fa, quando due terzi dello stipendio me li mangiava la macchina per fare Bologna-Modena, un quasi-pensionato mi chiedeva perché non investissi in un fondo pensione... non avevo neanche da mangiare, quasi!

E ancora oggi continuo a scontrarmi con 60enni sul fatto che il mondo sta cambiando, e la mia mezza età non potrà essere come la loro.

Ma non è un conflitto generazionale: anche molti giovani non l'hanno capito.
Ad esempio quelli che - da precari - aspettano ovviamente a sposarsi e poi però sputtanano decine di milioni negli accessori del matrimonio.

Tanti si spaventano per l'(apparente) emergenza pedofilia, e non pensano che stiamo finendo il petrolio...

Io, privilegiato dipendente, sono ben contento di pagare i contributi.
Ma non perché speri nella pensione: piuttosto perché il sistema non crolli subito.
7/18/2007, 11:52:00 PM

caporale wrote ...
leonardo, hai ragione.
nell'acquisto dell'abitazione, per esempio, e i dati disponbili ci dicono che la proporzione delle giovani coppie con appartamento in affitto si è abbassata nel tempo, il ruolo dei trasferimenti intergenerazionali è fondamentale. morale: il vecchio (o la vecchia) deve aspettare ad andare in pensione? il figlio (o la figlia) deve aspettare a comprar casa. e avanti così.
insomma, il conflitto intergenerazionale è in buona parte un mito ('na cosa tipo i dobermann di qualche estate fa).

e a ricordarlo si è in buona compagnia:
S. Arber, C. Attias-Donfur (eds), 2000. The Myth of Generational Conflict - The Family and State in Ageing Societies, London/New York, Routledge.
7/18/2007, 11:00:00 PM

Anonymous wrote ...
Il problema non sussiste.
La struttura lavorativa è cambiata e nessuno di chi programma politiche del lavoro e politiche sociali sembra essersene accorto. Ancora a pensare che tutta Italia ruoti intorno a una famiglia nucleare, con capofamiglia dipendente fulltime e a tempo indeterminato, moglie del capofamiglia inpiegata part-time e a tempo indeterminato...
L'unica soluzione realistica sarebbe secondo me abbandonare il welfare familista e introdurre il concetto di cittadinanza sociale INDIVIDUALE, cioè io ho dei diritti perché sono IO, non perché sono figlia di, moglie di, madre di. Tutto ora si basa sul presupposto che ci si arrangi con quel che c'è in casa: i grandi anziani accuditi dalle figlie adulte se non anziane, i bambini accuditi dai nonni, i figli mantenuti dai genitori... Finché non si cambiano le premesse, è inutile fare politiche ad hoc.
(scusa la logorrea)
7/18/2007, 8:38:00 PM

Anonymous wrote ...
eccezionale, ma chetelodicoaffà.
7/18/2007, 6:30:00 PM

Marcopie wrote ...
Illuminante!
Non avevo mai osservato il problema da questo punto di vista.
Sono d'accordo anche sui Genesis... :-)
7/18/2007, 6:09:00 PM

Anonymous wrote ...
be', no è che il post fosse breve...
7/18/2007, 5:19:00 PM

Leonardo T wrote ...
ahem... un abstract?
7/18/2007, 5:05:00 PM

Anonymous wrote ...
un'articolata replica (o lettura adeguata ai tempi morti):
http://it.geocities.com/giorgio_nova/barbieri.doc
7/18/2007, 4:45:00 PM

Vizi italiani (2): pappagalli

Permalink
Non scriverò tormentoni
Non scriverò tormentoni
Non scriverò tormentoni
– ops.

La ragazza automatica

Dopo tanto, il video originale di Frangetta non lo avevo ancora visto. È carino.
Per i non iniziati: il pezzo è stato diffuso su internet, mesi fa, col passaparola con i nuovi fenomenali mezzi di condivisione del web 2.0. L’intenzione degli autori viene subito intesa e apprezzata: si tratta di stigmatizzare le abitudini e i tic linguistici di un determinato tipo umano, la ragazza-con-frangetta che studia a Milano e passa lunghe serate appoggiata al muro dei locali, a togliere e mettere gli occhiali grossi. Il suo discorse è una semplice enumerazione di cose che si fanno e di persone che si incontrano; l’ironia è evidente, ma non viene mai esplicitata. Con voce d’automa la ragazza descrive un mondo di abitudini e passatempi che dovrebbero descrivere una personalità originale, e invece sono terribilmente omologati. Ottimo. Gran pezzo, tra i capolavori della misoginia contemporanea. Finché...


Scrivo-una-“Frangetta”
La-mando-a-Radio-DeeJay


...Finché non è piaciuto anche a Linus, di radio Dj, che lo ha trasformato in un tormentone del suo programma, ed è arrivato al punto di lanciare una simpatica iniziativa: “mandateci le vostre frangette. Come parlano le ragazze snob di Roma, Torino, Bologna, Catania, Castellamare di Stabia?”. Linus è simpatico, e quello che ha fatto è molto interessante, ancorché perverso. Da buon intrattenitore italiano, ha ragionato così: se una cosa è divertente, moltiplichiamola per cento e sarà divertente cento volte; non solo, ma occorre tener presente del localismo italiano, perché i romani non ridono come i milanesi o i fiorentini o i goriziani. Tutti si devono sentire protagonisti, tutti hanno una parlata divertente. E non va sottovalutato il risultato finale: un atlante d’Italia dei ritrovi delle ragazze snob.
Ne è nato un vero e proprio genere letterario, che se in realtà ha smesso subito di essere divertente, ha continuato a lungo ad essere interessante; vedasi per esempio questo intervento di Roberto Moroni che confrontando la versione originale con la copia romana, definisce i ritardi dell’ironia romanesca (ancorata al vernacolo) rispetto al cosmopolitismo milanese.

E allora che male c’è nella proliferazione di frangette? Beh, è un paradosso enorme. La canzoncina nasceva per irridere l’omologazione culturale di un gruppo di persone, e si è trasformata in un tormentone super-omologato, con tanto di bollino di radio dj e varianti regionali. Ora la ragazza automatica potrebbe concludere il pezzo così: Scrivo-una-frangetta. La-mando-a-radio-Dj.

Sarà che sono un ingenuo, che mi ostino a credere che la parola serva a cambiare le persone. Persino una canzoncina come questa, secondo me, avrebbe dovuto servire a smuovere la coscienza delle frangette. È la stessa folle idea che aveva Flaubert, mentre redigeva il dizionario dei luoghi comuni. Lui li enumerava tutti per consumarli, per impedire alla gente di usarli più. Ecco. Io credevo che la Frangetta originale servisse a far sì che le frangette smettessero di comprare Taschen come se fossero soprammobili. Ma in Italia non funziona così. In Italia le ragazze che ancora non si sentivano abbastanza frangette si sono messe ad ascoltare la canzone prendendo appunti sugli occhiali grossi e sui registi importanti da scaricare. Siamo un popolo di pappagalli. È sempre così.

Moretti-Ricci-De Beauvoir

Viene sempre in mente la stessa scena di Ecce Bombo: “Come campi?” “Faccio cose, vedo gente”. Il pubblico ride. Ma era una scena drammatica, di un film malinconico e moralista. La ragazza-automatica di quei tempi non portava la frangetta, viveva di espedienti e non aveva progetti per il futuro: Moretti la descriveva perché voleva consumarla, distruggere il modello, impedire che altre ragazze cominciassero a vivere così. E invece è stato ridotto a un tormentone, pure lui: ci siamo sorbiti trent’anni di ragazze divertenti che ti dicevano “faccio cose, vedo gente”, con la scusa dell’autoironia. L’autoironia. Ma essere autoironici a diciott’anni e un po’ come studiare sodo per diventare sfigati da grandi.

Poi mi viene in mente un altro italiano con la barba, Ricci. Lui secondo me ha cominciato con le migliori intenzioni. Voleva far ridere la gente sui fatti del giorno, non c’è missione migliore, anch’io ne sono convinto. Poi ha notato che la maggior parte del pubblico non rideva perché capiva le battute: rideva per simpatia, per imitare gli altri. La maggior parte in effetti non capiva nulla e rideva perché aveva paura che gli altri non se ne accorgessero. Al punto che rideva anche se lo sketch non era divertente, in effetti bastava una risata finta a farli scattare. Insomma, a un certo punto Ricci ha capito che gli italiani sono un popolo di pappagalli.

E ha tratto le sue conseguenze. Tormentoni facili da memorizzare e ripetere, e risate, risate finte ovunque. Se ogni tanto c’è anche una battuta, il comico te la spiega due volte. Se c’è una situazione buffa, te la ripete tre o quattro volte, perché è sicuro che la prima non ci arrivi. Se c’è una candid camera con un cane che salta per prendere un bastoncino e sbatte la testa contro un ramo, lui non si fida: qualcuno del pubblico potrebbe non capire che è divertente, meglio doppiare il cagnolino con una voce (dialettale, s’intende) che dice “Ahia che male”. Persino le tette devono essere molto evidenti, perché gli italiani fanno persino fatica ad arraparsi, e anche in quello si fidano molto del giudizio di chi hanno intorno. Persino il pupazzo è grosso, e di colore rosso acceso, perché i pappagalli reagiscono soprattutto ai colori.

Infine mi viene in mente qualcosa che non c’entrerebbe nulla con Ricci e Moretti; una vecchia prefazione a un romanzo della De Beauvoir che non ho in casa, e che diceva, se ricordo bene: state attenti. Voi questo romanzo lo leggete come una delle pietre miliari dell’esistenzialismo, e della questione femminile eccetera: ma al tempo serviva anche come manuale pratico sui locali da frequentare nel Quartiere Latino. Insomma, non c’è niente da fare. Ci sono persone – non necessariamente stupide – che leggono i libri, come noi. Che ascoltano la musica, come noi. Che vanno al cinema, magari con noi: ma tutto quello che ne tirano fuori è un campionario di vestiti da indossare, di locali da frequentare, di atteggiamenti da assumere. Esistono, queste persone. E molto spesso sono ragazze. Anche simpatiche. Ma un po' automatiche. Non so perché, ma accade, e me ne cruccio.
Comments (16)

Anonymous wrote ...
Oltre ai libri....

http://images.google.it/images?q=Taschen&sourceid=navclient-ff&ie=UTF-8&rlz=1B2GGFB_itIT218IT218&oe=UTF-8&um=1&sa=N&tab=wi

Salvo
7/16/2007, 4:58:00 PM

Anonymous wrote ...
il mio orrendo vizio di non rileggere.

scusate i vari orrori.
7/13/2007, 11:46:00 AM

Anonymous wrote ...
Santo Cielo.. Qui come al solito si parte con una chicca interessante e si finisce a lanciarsi sedie sull'immortalità dell'anima.

Leonardo, sarai mica Savonarola?

Dunque. Tanto per cambiare ti assecondo, perché poi non mi sembrava il tuo post così anti-eretico. Il contrario.
La satira (che poi è paradosso) la comprendi così bene che noti il rovesciamento del fine frangettifero.

L'omologazione di chi condanna l'omologazione. La divisa da anticonformista. Per dirla coi fratelli Marx: La divisa da poliziotto in borghese.

Ebbene questa cosa, caro Leo, accade da sempre. Tu citi Flaubert, ma ancora oggi tutti lo leggono alla rovescia. Sarebbe davvero fuori dal coro colui (ma soprattutto colei) che difendesse Emma Bovary dal tribunale del lettore. Tanto che ci si mise Gustave...

Ricordo quando facevo il militare. Il gioco dei nonni preferito era ancora fare il verso a FULL METAL JACKET (film che probabilmente non avevano mai visto per lo più) ma che fico costruire nuovi soldati "palla di lardo". Il film più antimilitaresco che si possa immaginare ha creato solo amore per la guerra e il nonnismo.
Kubrick non è mai stato fortunato con i messaggi.

Penso poi a tutte le varie opere di denuncia per le violenze sessuali, i crimini, la mafia, la droga (davvero crediamo cha roba come Alpha Dog riesca a condannarla?)

Insomma come vedi, il campo dell'ironia è forse quello meno dannoso. Hai ragione, la gente ride per le risate degli altri. La solita ansia di essere accettati. Mi viene in mente l'episodio di J.K.J. in 3 uomini in barca (o era in quelli a zonzo). Quando un paio costringono a ridere tutta una platea fingendo di capire cosa stia suonando e cantando il vecchio austrungarico al piano (ovviamente una tragica storia).

Accade così che il vero offeso sarà l'autore frainteso. Ma poi, se avrà tanto inaspettato successo, farà come il mitico Peter Sellers nella Pantera Rosa.

"Primula...come ha fatto a fare tutti quei colpi?"

E lui, arrestato e condannato da innocente, si guarda intorno in mezzo ai fans assiepati e urlanti ai finestrini del cellulare:

"le dirò... non è stato facile"

FINE
7/13/2007, 11:32:00 AM

Anonymous wrote ...
L'ironia a mio avviso è distruttiva sempre. E' la consapevolezza che ciò che si pensa che si fa che si crea si riveli a conti fatti sempre insufficiente rispetto agli obiettivi che ci si era preposti. L'ironia è una via biforca: può portare all'impegno o al disimpegno; a seconda che si sia deciso di metterla in gioco per necessità o per volontà.
Il dizionario dei luoghi comuni di Flaubert ci parla della necessità dell'ironia, contro i mali inevitabili del prendersi troppo sul serio, dell'aver assorbito questa serietà senza "conflitto". Ai luoghi comuni, è risaputo, si accompagnano i mali comuni: dire chi viene prima chi viene dopo è come interrogarsi sulla famosa questione dell'uovo e della gallina.
Oggidì va di moda la volontà di gabbarsi da sé, perché di tutto si può parlare (ma non di censura) ma fino a un certo punto. In televisione, si può fare intrattenimento "serio", ma basta che sia intrattenimento e che, soprattutto, il gioco valga la candela: se si deve far ridere, si faccia ridere; se si deve fare un quarantotto, si abbia quantomeno la certezza di farlo.
Negli ambienti più colti, o più "alti", se vi piace di più, l'ironia si volge spesso contro i tesori di un tempo passato: tesori che sono o che dovrebbero essere alla portata di tutti; il romanzo storico, il cinema e la letteratura engagé ecc ecc. E' come se l'unica attività realmente appagante non fosse quella di andare a lanciare pietre contro i monumenti gloriosi, e che l'unica arte (nel senso etimologico del termine) non sia quella di lanciarne "in un certo modo" e "con un certo effetto".
A metà strada fra questi due modi dell'ironia, serpeggia l'indignazione. Chi la pratica sa che si tratta di un vizio di pochi, dunque di un privilegio: il monito costante che si rivolge a se stessi e agli altri è quello di spegnere la televisione, di non andare o di non mandare in libreria a comprare e addirittura a leggere i libri che leggono "tutti" e che vincono i soliti premi.
Poi, si sa come va a finire: mancano le alternative; quindi bisogna ripetere quello che hanno già scritto e detto altri. Ma ahinoi neppure questo è possibile: c'è infatti chi potrebbe criticarci, noi critici, per essere venuti a meno a quello che è il fine ultimo della nostra attività, nonché l'alimento della nostra indignazione: produrre conoscenza. Per uno che era partito dalle più nobili premesse, sentirsi dare del papagallo del retrogrado dell'accademico del fascista, è quanto di più indegno ci possa essere.
7/13/2007, 10:15:00 AM

Leonardo T wrote ...
Aggiungo soltanto che se fate partire il filmato di Ecce Bombo e, dopo qualche secondo, il video di Frangetta a un volume più basso, l'effetto è interessante.
7/13/2007, 9:11:00 AM

Anonymous wrote ...
leo, ma appunto: il dizionario dei luoghi comuni l'ha già fatto Flaubert, 150 anni fa. tutto l'ha già fatto qualcun altro, quindi rifarlo rifarlo e rifarlo non è peccato. di più: è peccato far finta/illudersi che quello che hai fatto non l'abbia già fatto qualcun altro.
7/12/2007, 7:33:00 PM

Anonymous wrote ...
(Scrivo-una-“Frangetta”, la-mando-a-Leonardo)

FIRE IS BURNING (Tautological Mix)

Accumulo massa.
Vado avanti.
Vado e torno.
Occupo spazio.
Perdo tempo.
Sono vivo.
Voglio prodotti.
Compro prodotti.
Faccio prodotti.
Faccio cose.
Facevo altre cose.
Farò cose nuove.
Poi morirò.
Vado via.
Mi muovo.
Sto fermo.
Dormo anzi no riposo.
Sto cantando.
...
Faccio elenchi.
Faccio liste.
Assorbo nozioni.
Dico parole.
Dico frasi.
Sono un animale razionale.
Faccio gesti.
Ho dei peli.
Ho la pelle.
Sono nudo.
Mi metto i vestiti.
Mi tolgo i vestiti.
Faccio la doccia.
Mi lavo i denti.
Mi faccio la barba.
Uccido gli insetti.
Morite bastardi.
Faccio un lavoro.
Guadagno denaro.
Spendo denaro.
Da capo.
Faccio un lavoro.
Guadagno denaro.
Spendo denaro.
Morite bastardi.
...
Sono un organismo complesso.
Sono un mammifero.
Sono una quadrupede.
Sono sapiens.
Sono sapiens al cubo.
Penso dunque sono.
Sono, esisto.
Ho degli orifizi.
Respiro.
Mangio cibo.
Digerisco cibo.
Bevo liquidi.
Faccio la pipì.
Faccio la cacca.
Faccio tanta cacca.
Uh il ciclo della vita.
Ho un organo sessuale.
Mi riprodurrò.
La mia specie si evolve.
La mia specie è eterna.
La mia specie governa il mondo.
Morite bastardi.
...
Ho un'anima anzi no una psiche.
Ho dei sentimenti.
Ho dei valori.
Ho dei pensieri.
Ho dei ricordi.
Dimentico i ricordi.
Ho dei nuovi ricordi.
Dimentico i nuovi ricordi.
Mi scrivo le cose su foglietti.
Perdo foglietti.
Ricevo ordini.
Ricevo disordini.
Sono membro di una società.
Sono membro di una gerarchia.
Ho un presidente.
Ho una padre.
Ho una madre.
Ho degli amici.
Ho delle amiche.
Incontro gli amici.
Ho dei capelli.
Lavo i capelli.
Taglio i capelli.
Ho una pettinatura.
Perderò i capelli.
L'acqua bagna.
Il fuoco brucia.
L'acqua bagna.
Il fuoco brucia.
L'acqua bagna.
Il fuoco brucia.
Ora smetto.
Prometto che smetto.
Dai smetto.
Andate in pace.
7/12/2007, 6:02:00 PM

Leonardo T wrote ...
I Taschen sono libri d'arte economici, e molto democratici, e di solito le traduzioni italiane dei testi sono corrette, tranne nei pochissimi casi in cui le ho corrette io.

Miic, Benty, diciamo che io mi ostino a concepire socraticamente la fase ironica come fase distruttiva: l'idea di fondo è che se prendi in giro gli atteggiamenti di una persona, la costringi per forza a cambiare atteggiamento. E' appunto l'idea di Flaubert quando ebbe l'idea incredibile di scrivere il dizionari dei luoghi comuni: non un pamphlet per ridersi addosso, ma un libro che amputasse la banalità dalla lingua dei lettori. "Dovrebbe essere fatto in modo che, una volta letto, non si osasse più parlarne, per la paura di farsi sfuggire una delle frasi contenute".

Insomma l'ironia dovrebbe dovrebbe preludere a una fase successiva, in cui si rimettono insieme i pezzi e si crea qualcos'altro. Poi, è vero, arriva il postmoderno, che trasforma l'ironia nel fine ultimo del discorso: prenderti in giro non serve più a trasformarti in qualcosa di diverso, ma a identificarti come un soggetto, un target, un elemento prendibile in giro in un determinato modo. Lo stesso soggetto accetta di buon grado la presa in giro perché gli conferisce un'identità, e presto si passa a prendersi in giro al quadrato, al cubo, finché in tutti questi elementi si distillano nella Spocchia, che è l'approdo estremo dell'ironia contemporanea. La fase in cui hai elementi per prendere in giro chiunque (te stesso incluso), ma ne sei anche un po' stanco e preferisci startene zitto.

Lara, non mi pare di avere avuto un atteggiamento protezionista: le frangette esistono, non mi metto certamente a fare una petizione per chiudere i siti che le contengono, però mi incuriosiscono come fenomeno di emulazione. Mi sembrava molto paradossale il fatto che una canzone anti-omologazione avesse dato vita a un fenomeno di emulazione: in effetti è molto postmoderno. Poi non c'è nulla di male nella proliferazione, anzi è divertente ascoltarne un po' e andare a cercare quella della propria città. La lieve sensazione fastidiosa che se ne trae è quella di avere una generazione di ragazze che dice Guardami, sono proprio omologata come piace a te.

Poi io sono convinto che la maggior parte delle frangette siano state scritte da ragazzi cornuti e rancorosi - ma questo vale per il 50% della letteratura mondiale.
7/12/2007, 5:48:00 PM

Anonymous wrote ...
ciao...sono una lurker del tuo blog da un po' (ma essere lurker è da frangetta? secondo me un po' sì). non avevo ancora sentito il tormentone frangetta, l'ho letto per la prima volta sul tuo blog e sono andata a cercarmi su you tube quello della mia città, Padova, che è una città perfetta per una cosa del genere, in degrado, ma con carattere. quindi grazie per avermi dato l'occasione di riflettere. proprio per questo non trovo nulla di male nell'emulazione del progetto frangetta iniziale, perchè, a parte quello di roma che era proprio fatto male ed era troppo godereccio per essere veritiero, quelli che ho visto su altre città che conosco erano niente male, e per una volta vedo che abbiamo saputo sfruttare non male un filone senza usurarlo troppo, anzi facendo sorridere e riflettere. trovo positivo che il fenomeno frangetta si sia moltiplicato in maniera a mio parere quasi mai banale e fine alla sola emulazione. anzi, a volte trovo stupido proteggere troppo un prodotto se è buono, facendone una specie di perla e guai a darla ai porci. la frangetta di milano, col suo video ben fatto etc è quasi arte moderna, no? perchè non lasciare che altri ci provino? non saranno tutti artisti ma un prodotto fatto con un po' di cura può portare a riflettere lo stesso molto bene, anche se è nato per emulazione di un originale migliore. le idee buone e originali sono così poche al giorno d'pggi che un attaggiamento un po' chiuso e "protezionista" come il tuo non ce lo possiamo permettere.
Baci e complimenti per il blog
Lara
7/12/2007, 3:54:00 PM

CuloDritto wrote ...
Non ho capito la storia dell'autoironia a diciotto anni.
C'è un'età in cui si può iniziare a essere autoironici? Prima, ciccia?
7/12/2007, 2:32:00 PM

benty wrote ...
ho dovuto fare una ricerca su google per sapere che cosa erano i taschen e ciò non ho capito se più mi inquieta o mi tranquillizza. adesso che lo so me lo segno, poi magari un giorno chissà ... Riguardo alla presunta sterilità dell'autoironia la vedo come miic. Forse, a un certo livello, sarà inutile e controproducente, ma se ti guardi intorno oggi e vedi quanta ne manca viene da rabbrividire
7/12/2007, 9:36:00 AM

Anonymous wrote ...
Rileggo.Orrore ! "Aborriscono LE novità.."
Già che riscrivo per errata corrige continuo: lo scemo ddelle vignette trova una sua esemplificazione in quelle trasmissioni del dopo TG, quelle coi pacchi, mi pare. Prima Bonolis, venti milioni di spettatori, si grida al MIRACOLO ! Poi, disastro, se ne va e arriva Pupo. PUPO ! Ventun milioni ! Va Pupo(!) e arriva davvero uno scemo qualunque (nel senso che ancora non so nemmeno chi sia) Diventa famoso ! Lo intervistano tutti i giorni, gli chiedono dei massimi sistemi...

Ah, Leona', quell'immagine di Totti madonna pellegrina è bellissima ! (ho notato che curi molto bene la scelta delle immagini) Ciao.
7/11/2007, 11:15:00 PM

Anonymous wrote ...
Questo post mi fa venire in mente una striscia di Disegni e Caviglia: si vedeva, ripetuto in una decina di vignette tutte uguali, un mezzobusto televisivo. Quel che cambiava erano le sue parole. Esordiva con:
"Buonasera, sono uno scemo qualunque" e così continuava per un paio di vignette. Poi cambiava in:
" Buonasera, sono uno scemo qualunque ma ora mi conoscete" e poi ancora:
"Buona sera, sono uno scemo qualunque ma ora mi conoscete bene"
Quindi, finalmente:
"Buonasera, ora sono il vostro scemo qualunque preferito"
Seguivano ulteriori progressi che non ricordo.
Insomma, l'apparizione pubblica e poi la reiterazione già garantiscono il successo, di QUALUNQUE COSA O PERSONA.
Sembra una legge di natura, non necessariamente italiana però.
Se la frangetta ha usufruito di un congruo numero di ripetizioni inevitabile l'imitazione.
Ho letto che i produttori americani, maestri nel confezionare film di cassetta, aborriscono dalle novità nelle trame, perchè il pubblico si aspetta sempre le stesse cose e se non gliele dai è un flop.
Nei sequel badano bene a riprodurre esattamente la struttura che ha costituito il successo del primo film perchè il pubblico NON VUOL ESSERE SORPRESO, ma ama la ripetizione.
Caro Leonardo, se semo fatti così che ce vuoi fà, come diceva di noi la buonanima: "Un popolo di pecore non puoi cambiarlo in vent'anni"
Ora lui voleva trasformarci in eroi, effettivamente difficile, ma trasformarci in individui dotati d'indipendenza di pensiero è impossibile.
7/11/2007, 10:59:00 PM

Anonymous wrote ...
Uh, carina questa cosa... vivendo all'estero me l'ero persa. Mi sa che lo spettro è così ampio che ognuna di noi, a modo suo, è un po' frangetta :-) Adesso cosa faccio con tutti i miei Taschen? E io che li volevo metere su aNobii?! :-(
7/11/2007, 8:03:00 PM

Anonymous wrote ...
A' Catulleo! (ah ah ah - risate finte)
7/11/2007, 6:47:00 PM

Anonymous wrote ...
Caro Leo, mi pare che alle tue riflessioni sfugga un punto che, mi dicono, abbia molto a che fare con la postmodernità.
Ed ecco, in quel "mi dicono" che ho buttato lì, quasi in automatico, c'è già quello che volevo dire, quella che è una cifra del tempo in cui viviamo: il non prendersi sul serio, lo smorzare le denunce, il rifiutare, per motivi estetici, il sentimento dell'indignazione. Il pezzo di dj frangetta non aveva intenti pedagogici, né era un'accorata messa alla berlina della condizione umana delle giovani fighette metropolitane: era un'autocitazione, un gioco interno allo stesso gruppo sociale che descriveva e prendeva in giro. E infatti, decine di blogger hanno scritto la loro frangetta, ognuno adattandola al proprio gruppo di riferimento, ognuno pensando un po' anche a sé stesso. Così, la stessa ragazza può mettere occhiali grossi e scaricare registi e comprare Taschen e contemporaneamente scrivere una frangetta che prende per il culo tutti questi atteggiamenti. Io non sono così sicuro che l'autoironia sia un atteggiamento così da sfigati, neanche a diciott'anni. Se penso a qualcuno che non è autoironico mi viene in mente, oggi come oggi, il tifoso di calcio, il comunista italiano, il teodem.
Però lo ammetto, l'autoironia può essere sterile e autoconsolatoria. Io, per dire, prendo per il culo Veltroni spesso e volentieri, ma so di essere profondamente intriso di veltronismo, e quei due tre post bonariamente sfottenti non mi aiutano a sfuggirne, e nemmeno a capirci di più. E anche Moretti, quando fa quella battuta sul sentirsi parte di una minoranza: se ci pensi è una frase pesantissima, disperata, potenzialmente persino fascista o almeno antidemocratica; ma siccome Moretti la fa in un contesto autoironico, con l'automobilista che riparte mandandocelo, ecco che diventa una battuta da citare e ricitare, tra noi, un po' credendoci e un po' no. Mi dispiace, c'è forse da excruciarsene, ma è una cifra di questo tempo, o almeno della classe culturale di cui io e te facciamo parte; e non mi sembra nemmeno la peggiore.
(scusa il commento eterno)
7/11/2007, 1:55:00 PM

Vizi italiani (1): gente volgare

Permalink
Scriverò meno parolacce
Scriverò meno parolacce
Scriverò meno parolacce

Davvero, non è per fare l’antisnob – che comunque sarebbe snob: io ricordo di essere stato felice, seriamente felice, appena Grosso segnò l’anno scorso. Parte della mia felicità derivava senza dubbio dal trovarmi in un’aula piena per metà di francesi, che per due ore ci avevano urlato nelle orecchie zizù, zizù (e una manciata di questi francesi ci toccò poi consolarla per lunghe ore, sempre per via del loro odiosoamato zizù, zizù). Ma non escludo per qualche minuto di essermi sentito davvero fiero di essere italiano, fiero di una nazionale senza molta classe ma con tanto carattere, e sudore, e scarponi, tutte caratteristiche che in fondo mi ritrovo.
Ricordo anche molto bene quando è finita: appena il pupone è salito sul palco della premiazione col tricolore a mo’ di foulard, come un tredicenne in gita scolastica. Insomma, è il momento più alto della tua carriera sportiva, è un momento di gioia per tutta la nazione, e tu fai il pagliaccio. Per conto mio la festa era terminata, e rovinata.

Se almeno Totti avesse avuto l’esclusiva della cafonaggine. Ma Gattuso, l’eroico Gattuso, invece di posare immediatamente per una statua di marmo da riprodurre e distribuire in tutte le piazze italiane, cominciava a bere e a dire sciocchezze ai giornalisti, estasiati. “Abbiamo avuto due coglioni grossi come una casa, nel senso che abbiamo lottato su tutti i palloni”. In mondovisione. In seguito avrebbe alluso a pratiche anali. Un bell’esempio per tutti i minorenni maschi d’Italia, ma del resto che cosa ti aspetti? Gattuso era allenato per l’occasione da un CT che a telecamere accese dava degli stronzi ai giornalisti.

Si fanno tanti confronti tra il 2006 e il 1982, il più delle volte giocando sui dati soggettivi: certo, nel 1982 mi divertivo anche solo a giocare a biglie sulla spiaggia, non c’è dubbio che stessi meglio, perciò viva Bearzot. Alcuni dati oggettivi però ci sono: quell’Italia segnava di più e non diceva le parolacce. Perlomeno non le diceva davanti ai microfoni, che per me fanno tutta la differenza.
Da emiliano, ho sviluppato una certa tolleranza per la bestemmia sul luogo di lavoro: ma quando parli ai microfoni, tu parli ai tuoi bambini. Non credo che Bruno Conti o Ciccio Graziani avessero uno spessore culturale superiore a quello di Totti o Gattuso, ma so che loro non avrebbero mai detto “abbiamo avuto due coglioni grossi come una casa”. Nel 1982 le parolacce avevano il loro posto, e il loro senso. Oggi no. Oggi sono abbellimenti retorici, per gente che si trova un microfono davanti e deve usare l’unica retorica che sa. “Non è per fare una leccata”, diceva Gattuso prima di fare un complimento a Del Piero. Coglioni, stronzi, leccate, vaffanculo: tutte parole vecchie, arcinote ben prima del 1982; la novità è che hanno tracimato. Si sentono in tv, in radio, sono il principale espediente usato dai registi italiani per far ridere il pubblico. Quel che è successo alla lingua italiana è che sono saltati i registri: quello basso e volgare ha contaminato tutti gli altri.

Gli inglesi non ne hanno un’idea. Gli inglesi sono convinti che Berlusconi abbia dato alla Thatcher della “gnocca” (l’Independent suggerisce di pronunciare “nyocca”), e questo basta per un articoletto di colore. In realtà Berlusconi ha detto persino di peggio: “Se fosse stata una bella 'gnocca' me la ricorderei ancora...” Invece, siccome la lady di ferro ha semplicemente piegato i laburisti, i sindacati e l’Argentina, Berlusconi fa un po’ fatica a ricordarsela. E uno se la dovrebbe prendere con Gattuso? Gattuso dice la parolaccia perché è l’unica cosa un po’ spiritosa che gli viene in mente, in fondo lui lavora coi piedi. Berlusconi invece lavora con la lingua, è un laureato, ha un intero impero editoriale che può scrivergli i discorsi, e puntualmente se ne esce con queste cose: la Thatcher non è una bella gnocca, Prodi dice stronzate, gli elettori non sono così coglioni da votare contro i loro interessi, eccetera. Senza dubbio Berlusconi ha qualche responsabilità nella degenerazione del lessico italiano, un fenomeno recente quanto lui. Ma non è senz’altro stato il primo. I due pionieri sono stati Bossi e Cossiga, anticipati forse da Pannella.

A questo punto – siccome qui non ci si accontenta del facile moralismo sulle parole volgari – bisogna spiegare cosa c’è, di così scandaloso, in questa tracimazione delle parolacce. Cosa ci perdiamo? Beh, per prima cosa ci perdiamo le parolacce. Sono preziose. Hanno un’energia rara, che deriva da un elemento (l’osceno) difficile da maneggiare. Ma come le monete, le parole soffrono l’inflazione. Ci fu un tempo in cui dare dello stronzo a qualcuno era quasi una maledizione biblica: come se l’obiettivo dell’insulto dovesse trasformarsi d'incanto in una colonnina di escremento solido. Ma se comincio a dare dello stronzo a chicchessia, il mondo non si popola di siffatte colonnine, al contrario: è la parola “stronzo” a sapere sempre meno di fece e sempre più di uomo. Alla fine oggi stronzo è quasi un complimento, nessuno pensa più che in principio trattavasi di materia fecale. Abbiamo guadagnato un sinonimo (abbastanza inutile) per “simpatica canaglia”, e abbiamo perso una parolaccia straordinariamente forte. Ecco un motivo per non dire più le parolacce: per salvarle dalla morte più grigia, la banalizzazione. Occorrerebbe invece lavorare in senso inverso: ridurre l'uso delle parole forti, salvarle per i momenti speciali. “Rogna”, in sé, non è nemmeno così volgare: ma quando Dante la piazza nel bel mezzo del Paradiso, sembra veramente che vengano giù i Santi.

Infine: la parolaccia è un limite del linguaggio. Se anche il lessico politico raggiunge quel limite, esaurisce tutte le sue possibilità (non a caso vi ricorrono spesso uomini politici anziani, che nulla più hanno da perdere). Di cosa parleremo negli spogliatoi e nelle caserme, quando gli onorevoli si saranno presi tutte le nostre parole sconce? Perciò abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente che la smetta di blandire il popolo con le battute da osteria, e se questa classe dirigente non c’è, ci arrangeremo con Veltroni, che questa cosa l’ha capita da tempo, almeno. L’ha capita meglio dei blogger, me compreso, che alla facile parolaccia indulgono.

E tuttavia, se da (cattivo) politico volentieri lancerei una campagna paternalista anti-parolaccia, da (cattivo) linguista sarei scettico sui risultati. Non è così che vanno le cose. Quando le parole tracimano, tracimano, non c’è niente da fare. Forse puoi convincere Gattuso a non dire più “coglioni” in conferenza stampa (e in effetti è incredibile che nessuno glielo abbia spiegato), ma non i bambini che ormai Gattuso lo hanno sentito. Direi che tutte le parolacce della mia generazione ormai sono state assorbite dal lessico tv. Come a dire che hanno smesso di essere parolacce, e che difficilmente i posteri le riconosceranno tali. I nostri sbadati lettori futuri troveranno estremamente formali le nostre dispute a base di “stronzo” e “vaffanculo”, esattamente come noi irridiamo gli antenati coi loro “perdindirina” e “Gesù Giuseppe e Maria”.
Non avete un’idea di quante parole d’uso comune o persino scientifico siano state, in un’altra epoca, parole sconce. La vagina era il fodero della spada, il glande era la ghianda: eufemismi piccanti da non pronunciare davanti a una signora. In fondo la volgarità è una porta del linguaggio, da cui entra il materiale grezzo che nel corso dei secoli l’erosione dell’uso trasforma in parola comune. Mettersi davanti alla porta è un gesto abbastanza stupido. E allora?
E allora vaffanculo. Forse vale la pena di sdoganarle tutte, ripeterle fino alla noia, finché non perdano quell’infinitesimale residuo di simpatica volgarità che trattengono ancora. Quando saranno parole come le altre, Berlusconi non avrà nemmeno più interesse a pronunciarle.
E nel frattempo ci sarà sempre, in uno spogliatoio o in un campeggio, qualche oscuro geniale ragazzino pronto a inventare sconcezze nuove. Perché ce n’è bisogno. Basta che non tracimino subito: la lingua ha i suoi tempi.
Comments (20)

Anonymous wrote ...
Nonostante tutto nei film inglesi (i piu' violenti, i piu' realistici, quelli vietati ai minori, ecc...) la parola "cunt" viene contestualizzata il giusto e usata. Quand'e' che lo faremo anche noi con le bestemmie?
7/18/2007, 2:26:00 PM

Marcopie wrote ...
Ci sono almeno due fattori che non hai preso in considerazione: che da un lato siamo diventati meno "borghesi" e dall'altro abbiamo perso il contatto emotivo con le molte sgradevolezze della vita.
E' un discorso lunghino, l'ho sviluppato in questo pallosissimo post. :-)
7/12/2007, 1:23:00 PM

livefast wrote ...
ze ecsplanescion: "cunt" è la maniera più volgare esistente per riferirsi all'organo sessuale femminile. non sono mica d'accordo però sul fatto che gli americi sarebbero più sboccati degli anglii, almeno televisivamente parlando. è vero infatti che south park lo producono i primi, ma in prima serata lo trasmettono i secondi. uscendo dal catodico, poi, ho una qualche esperienza di business meetings sia con i mericani che con gli albioni e sono decisamente questi ultimi i più inclini a f-wordare i sostantitivi. si potrebbe anzi affermare che la raggiunta piena conoscenza del queen's english da parte di uno straniero sia misurabile in base al corretto utilizzo della f-word in tutte le sue molteplici e caleidoscopiche potenzialità.

livefast
7/11/2007, 11:52:00 AM

.mau. wrote ...
Nautilus: cunt che ti puss?
(sì, è di livello infimo, lo so)
7/11/2007, 10:13:00 AM

Leonardo T wrote ...
Nessuno li vuole perfetti, ma un po' migliori, acciderbola.

E' così difficile capire che le goliardate si fanno nello spogliatoio, e le parolacce non si dicono in diretta?
7/11/2007, 9:22:00 AM

Anonymous wrote ...
Riprendendo quello che diceva simone (o Simone) gli inglesi hanno un'approccio più sostenuto con la parolaccia rispetto agli americani. Nonostante i secondi si ostinino a bippare (nel senso di mettere un beep sulle parole) e i primi invece hanno addirittura show dedicati (vedi the f word), nella vita reale sembra stranamente che gli angli ci vadano più leggeri.
Bitch (puttana) negli Stati Uniti è popolarissimo: tutti sono le "bitch" di qualcun'altro e tutti stanno "bitchin' around". In Inghilterra invece no.

Nel discorso politico comunque siamo sempre i primi (o gli ultimi).
7/11/2007, 9:01:00 AM

Anonymous wrote ...
Tuttavia il bacio (come quello di tutti fu bello).

Non possiamo volerli perfetti perchè non lo possono essere. Ma i calciatori fanno alla fine più pena che altro, sono i nuovi gladiatori, senza nemmeno la speranza di liberarsi.

E allora quando vincono (anche per noi), infortunati, stanchi, sconvolti. Perdoniamoli per una notte.

Che non dimentica nessuno.
7/11/2007, 8:54:00 AM

Anonymous wrote ...
Ummh... sto cercando d'immaginarmi qualche sconcezza del futuro ma non mi viene in mente niente; cioè, le cose e le attività sconce quelle sono, che altro si può tirar fuori?? Qua veramente ci vorrebbe un fior di genio!
7/10/2007, 10:45:00 PM

Leonardo T wrote ...
...no, direi di no.
7/10/2007, 6:10:00 PM

Anonymous wrote ...
Per me la manifestazione più volgare dell'italica gente (anche perchè se non sbaglio ne abbiamo il copyright) è il non saper rispettare il minuto di silenzio.
Cazzo ! Ma a nessuno balena per la mente COME MAI si chiama così ? Macchè, giù applausi a scroscio. Ma ci sono o ci fanno ? Cioè: credono in buona fede di onorare meglio così il morto di turno o proprio non ce la fanno a starsi zitti un momento e prefericono buttarla in caciara ?
Per me buona la seconda, che palle il silenzio, ma che volete da noi italioti, il sangue ?


Simone, CUNT che vor dì ? Si può dire a quelli che applaudono invece di tacere ?

Nautilus
7/10/2007, 5:51:00 PM

livefast wrote ...
il "simone" di primaa sarebbe poi livefast (maledetto blogspot)
7/10/2007, 5:36:00 PM

livefast wrote ...
gli inglesi - in realtà - le hanno sdoganate peggio di noi. tutte le declinazioni di fuck- sono perfettamente accettabili su BBC1 durante il prime time. salvo una: cunt. se dici "cunt" sulla tv inglese non andrai mai più in tv, se dici "cunt" a qualcuno nella vita reale potresti non camminare più per un periodo prolungato o per sempre.

and now shut the fuck up, asshole :-)
7/10/2007, 5:35:00 PM

dago wrote ...
La lingua è una cosa viva, ma come ogni cosa viva ha ben bisogno di essere coltivata (nurtured, dicono gli anglofili).
Ogni parola ha un suo singificato e per questo bisogna battersi.
"Chi parla male pensa male", diceva quello...
Grande post.
7/10/2007, 3:17:00 PM

Anonymous wrote ...
a me è succcessa la stessa cosa con il "c'ho": non c'era verso di farlo se non proprio digerire, almeno tollerare dalla mia vecchia maestra delle elementari. Ho combattuto per anni contro l'imprinting familiare per impedirmi l'uso deturbato del possessivo.
Ci ha pensato poi Massimo Boldi a sdoganare il tutto (tatatata! c'ho la libidine c'ho!), anche se la mia vecchia maestra si ostina a non approvare.
7/10/2007, 2:37:00 PM

Andrea Ferrigno wrote ...
Pensavo qualcosa di simile a proposito del "ma però". La mia maestra con i suoi sguardi mi ha inibito a vita l'uso del "ma però". Poi l'hanno sdoganato, e mia sorella, undici anni meno di me, può pronunciare il "ma però" senza temere l'arrivo di bacchettate. Hai ragione, vaffanculo sia. La lingua è una cosa viva.
7/10/2007, 2:08:00 PM

Leonardo T wrote ...
Fa almeno un tentativo, cazzo.
7/10/2007, 12:58:00 PM

hana J. wrote ...
non posso non essere daccordo con te...
7/10/2007, 12:39:00 PM

Anonymous wrote ...
non posso che consigliarvi il film "idiocracy" che riprende il tema dl post, cioé (fra le altre cose) mostra un futuro dove tutto ció che noi percepiamo come parolaccia é stato sdoganato.
gio
7/10/2007, 12:30:00 PM

.mau. wrote ...
"pinco pallino", da quanto ho sentito, deriverebbe da "pene e palle", giusto per aggiungere un po' di etimologia.

Però quello che mi sconcerta è mettere Cossiga tra gli sdoganatori della parolaccia. A me sembra che sia sempre stato più attento nei suoi discorsi, nel senso che menava fendenti a destra e sinistra ma sempre con un lessico assolutamente irreprensibile.
7/10/2007, 11:45:00 AM

Anonymous wrote ...
Bellissimo post. Grazie.
7/10/2007, 11:21:00 AM