Un marinaio di nome Giuseppe Garibaldi – parte 1

L’eroe dei due mondi era un vero uomo di mare. Cesenatico lo celebrerà domenica 2 agosto con una grande festa in cielo, terra e acqua

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Una stampa ottocentesca raffigura il generale Garibaldi a pesca

Nel registro dei mozzi di marina di Nizza dell’anno 1821 compare il nome di un ragazzino appena 14enne destinato a diventare famoso nella storia d’Italia e del mondo: Giuseppe Garibaldi. Oggi sono in pochi a sapere che il vero mestiere dell’eroe dei due mondi era quello di marinaio e che, proprio come marinaio, Garibaldi ha trascorso incredibili esperienze paragonabili a quelle vissute a terra quando comandava i Mille o quando combatteva per la Repubblica del Rio Grande del Sud nei grandi fiumi dell’America Latina.
“Le competenze marittime del Generale sono sempre state liquidate nelle biografie in poche righe. In realtà Garibaldi resta sempre e profondamente un marinaio e anche gran parte dei suoi successi militari si debbono alle sue attitudini e competenze nautiche”, racconta a LiguriaNautica Davide Gnola, autore del libro “Diario di bordo del capitano Giuseppe Garibaldi”, pubblicato da Mursia.
Gnola è anche direttore del Museo della Marineria di Cesenatico e l’anima delle celebrazioni in onore dell’eroe dei due mondi che si celebrano ogni anno, la prima domenica di agosto, nella cittadina portuale romagnola con fuochi d’artificio e una sfilata di barche tradizionali d’epoca. “Solitamente – spiega – organizzavamo anche un grande pranzo proprio all’interno degli spazi espositivi del museo ma quest’anno, per l’emergenza Covid, abbiamo dovuto rinunciarvi purtroppo”. La ricorrenza sarà comunque celebrata anche quest’anno e sul sito dell’ufficio turistico di Cesenatico trovate tutto il programma nel dettaglio.

Ma cosa c’entra Cesenatico con Garibaldi? In questa cittadina romagnola e, successivamente, lungo la costa che sale verso Venezia, all’epoca assediata dalle truppe borboniche, il generale visse una delle sue avventure più drammatiche che gli costò la perdita della sua amatissima
Anita. Ma andiamo con ordine e torniamo agli anni in cui il futuro comandante dei Mille era ancora un ragazzino e sognava di seguire le orme del padre Domenico a bordo della tartana di famiglia, la Santa Reparata.
Qui il giovane Giuseppe apprende le arti marine, veleggiando lungo le coste francesi e italiane. Nel 1825 arriva sino a Roma per portare un carico di vino francese ai festeggiamenti per il Giubileo e, per la prima volta, sbarca nella Città Eterna. Ma, sin dall’inizio, era evidente che questi viaggi di piccolo cabotaggio gli andavano stretti. Erano molto più grandi i mari in cui Garibaldi era destinato a navigare.
Due anni dopo, infatti, Giuseppe saluta il padre e si imbarca nel bastimento Cortese che da Nizza lo porterà a Costantinopoli. Nei pressi della costa ottomana, il nostro eroe ebbe il primo incontro con i pirati che depredarono la nave e rubarono persino i vestiti dei marinai.

A Costantinopoli, Garibaldi fu costretto a fermarsi per tre anni a causa della guerra turco-russa. Per mantenersi insegnò francese ed italiano nelle scuole della comunità genovese arroccata nel
quartiere di Pera e dette gli esami per la patente di capitano di seconda classe. Appena le frontiere furono aperte, il Generale si imbarcò su un altro bastimento diretto in Mar Nero. Anche questa volta la nave fu abbordata dai pirati ma stavolta c’era lui al comando ed i saccheggiatori furono accolti a fucilate e respinti. Per il giovane Giuseppe fu il primo combattimento che gli costò una ferita ad una mano.
Nei mesi successivi la nave di Garibaldi fece la spola tra Nizza e l’Impero Ottomano. Ma, oltre alle mercanzie, la sua nave trasportava idee e voglia di rivoluzione. Infatti il nostro comandante offriva passaggi a tutti i sognatori ed i libertari che incontrava, e questi gli trasmisero gli ideali rivoluzionari e mazziniani che in quei tempi percorrevamo l’Europa volti alle redenzione di tutti i popoli oppressi. “Certo non provò Colombo tanta soddisfazione nella scoperta dell’America, come ne provai io al ritrovare chi s’occupasse della redenzione patria”, scrisse nelle sue memorie ricordando quegli anni in mare.

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La sfilata delle imbarcazioni a Cesenatico che si svolge la prima domenica di agosto in ricordo della partenza di Giuseppe Garibaldi

Nel 1833 Garibaldi decise di entrare nella
Marina Sabauda ma soltanto con l’obiettivo di fare propaganda rivoluzionaria col nome segreto dell’eroe spartano Cleombroto. La cosa gli valse varie segnalazioni alla polizia militare, sino a che l’ammiragliato decise di togliersi dalla scatole questo “rompiscatole” spedendolo in Brasile a bordo della fregata Conte de Geneys. In Sudamerica il nostro eroe ci arriverà ma non con la divisa sabauda. Infatti, poco prima della partenza, partecipò ad una insurrezione popolare. Garibaldi fu accusato di essere uno dei capi della rivolta, fu dichiarato disertore e cominciò la sua vita da latitante, anche questa trascorsa per buona parte in mare.
Con il nome fasullo di Giuseppe Pane, livornese, Garibaldi tornò a fare vela nel Mar Nero e poi a Tunisi. Sempre sotto falso nome, nel 1835 tornò a Marsiglia che era devastata da una epidemia di colera. Garibaldi si rimboccò le maniche e lavorò come volontario nell’ospedale della città per assistere i malati. Oggi lo avremmo definito uno degli “angeli della protezione civile”.
Ma l’Europa ormai stava stretta al Nostro che decise di raggiungere i tanti rifugiati mazziniani in Sudamerica. L’8 settembre 1835 salpò per l’Atlantico come marinaio, a bordo del brigantino Nautonnier, sempre sotto falso nome. Approdò a Rio de Janeiro nel gennaio del 1836 e si dette subito da fare nelle due cose che gli riuscivano meglio: il rivoluzionario e il marinaio. Per dirla tutta, Garibaldi fece 1 + 1 e il risultato fu quello di diventare un corsaro.
La Repubblica Riograndense, Stato secessionista del Brasile, gli concesse una formale “patente da corsa”, senza la quale sarebbe stato un volgare pirata. Garibaldi varò così una lancia che chiamò Mazzini, forte di una dozzina di fedelissimi come equipaggio. A bordo della Mazzini e delle altre navi che comanderà in seguito, il Generale abbordava tutte le navi brasiliane in cui incocciava, affrancando e liberando gli schiavi che trovava a bordo. Cosa che fece arrabbiare non poco il governo brasiliano che vide in Garibaldi il suo “nemico numero 1” ed invierà le sue migliori navi alla caccia dei corsari italiani.

Le avventure del corsaro Garibaldi sulle coste sudamericane sono davvero troppe per essere riassunte in poche righe. Garibaldi veleggiò lungo le coste del Cile, del Brasile e dell’Argentina, raggiungendo in più occasioni anche Canton e la costa del
Celeste Impero, sino a che lo ritroviamo con la spada in mano a difendere la rivoluzionaria Repubblica Romana dalle truppe francesi e napoletane accorse a sostenere Papa Pio IX.
Quando Roma cadde, Garibaldi non si dette per vinto e con un pugno di uomini e Anita sempre al suo fianco, decise di raggiungere Venezia che ancora resisteva all’assedio austriaco. Dopo una avventurosa traversata degli Appennini, il Generale arrivò a Cesenatico alla ricerca di imbarcazioni per lui e per i suoi uomini. Era il 2 agosto del 1849 e nel prossimo post vi racconteremo cosa accadde.