May 2020
Il mare al tempi del coronavirus: la meraviglia dei fondali che riprendono vita
26/05/2020 Archiviato in: LiguriaNautica
Una spedizione subacquea ha raggiunto il relitto della Haven per verificare come il blocco delle attività umane abbia favorito la ripresa della vita nei fondali
Il fondale attorno alla petroliere Haven si è riempito di vita marina
Un’esperienza unica quella vissuta dai subacquei che si sono immersi in questi tempi di lockdown. Sono bastati pochi mesi di interruzione delle attività umane perché la natura si riappropriasse dei suoi spazi e l’ambiente marino tornasse cristallino, come doveva essere quando le grosse eliche delle navi non spazzavano i sedimenti dei fondali.
Una esperienza unica che i subacquei dell’equipe guidata da Andrea Bada hanno potuto vivere grazie ad un progetto scientifico e cinematografico condotto in sinergia tra la Marina Militare Italiana, la Capitaneria di porto di Genova e la casa di produzione multimediale E-motion. L’obiettivo della missione era per l’appunto quello di documentare gli effetti che il blocco delle attività umane a causa dell’emergenza Coronavirus, ha avuto sul mare. Continua
Il fondale attorno alla petroliere Haven si è riempito di vita marina
Un’esperienza unica quella vissuta dai subacquei che si sono immersi in questi tempi di lockdown. Sono bastati pochi mesi di interruzione delle attività umane perché la natura si riappropriasse dei suoi spazi e l’ambiente marino tornasse cristallino, come doveva essere quando le grosse eliche delle navi non spazzavano i sedimenti dei fondali.
Una esperienza unica che i subacquei dell’equipe guidata da Andrea Bada hanno potuto vivere grazie ad un progetto scientifico e cinematografico condotto in sinergia tra la Marina Militare Italiana, la Capitaneria di porto di Genova e la casa di produzione multimediale E-motion. L’obiettivo della missione era per l’appunto quello di documentare gli effetti che il blocco delle attività umane a causa dell’emergenza Coronavirus, ha avuto sul mare. Continua
L’Olandese Volante, la più nota e maledetta leggenda del mare
07/05/2020 Archiviato in: LiguriaNautica
Cosa si cela dietro la storia del capitano Van der Decken condannato a navigare in eterno per aver sfidato gli dei?
The Flying Dutchman dipinto da Charles Temple. Uno dei tanti quadri raffiguranti l'Oalndese Volante
Il vecchio Eznaola è un impenitente vagabondo dei mari. A 82 anni suonati continua a navigare sulle burrascose acque del Rio de la Plata sul suo cutter “sventolando bandiere di amnistia”. I suoi figli, come ci racconta il grande scrittore recentemente scomparso Luis Sepulveda, sono comprensibilmente preoccupati ma anche divertiti e rassegnati. “Il vecchio non cambia e non cambierà mai”, dicono.
Il leggendario Eznaola ha una missione da compiere: trovare il vascello fantasma di una nave di pirati inglesi condannati a vagare in eterno per il golfo di Buenos Aires, senza poter mai uscire in mare aperto, prigionieri di una maledizione per essersi ammutinati e aver assassinato due capitani. La faccenda va avanti da 400 anni e il vecchio Eznaola, che è persona di buon cuore, ritiene che quei poveretti abbiano sofferto abbastanza. E così naviga alla loro ricerca per annunciare loro che sono stati perdonati dal Buon Dio, e poi guidarli, come deve fare un bravo marinaio, “fino alla grande libertà del mare aperto”.
Questa del vecchio Eznaola, che Sepulveda ci racconta in Patagonia Express, altro non è che la versione australe di una leggenda che, pur con nomi diversi, ha attraversato tutti i mari di tutti i popoli di tutte le ere dell’umanità. Una leggenda antica come la prima zattera che l’uomo ha gettato in acqua: quella del vascello condannato a navigare all’infinito, senza mai trovare pace in un porto, per aver violato una legge non scritta o dell’onore o del mare o degli dei. Continua
The Flying Dutchman dipinto da Charles Temple. Uno dei tanti quadri raffiguranti l'Oalndese Volante
Il vecchio Eznaola è un impenitente vagabondo dei mari. A 82 anni suonati continua a navigare sulle burrascose acque del Rio de la Plata sul suo cutter “sventolando bandiere di amnistia”. I suoi figli, come ci racconta il grande scrittore recentemente scomparso Luis Sepulveda, sono comprensibilmente preoccupati ma anche divertiti e rassegnati. “Il vecchio non cambia e non cambierà mai”, dicono.
Il leggendario Eznaola ha una missione da compiere: trovare il vascello fantasma di una nave di pirati inglesi condannati a vagare in eterno per il golfo di Buenos Aires, senza poter mai uscire in mare aperto, prigionieri di una maledizione per essersi ammutinati e aver assassinato due capitani. La faccenda va avanti da 400 anni e il vecchio Eznaola, che è persona di buon cuore, ritiene che quei poveretti abbiano sofferto abbastanza. E così naviga alla loro ricerca per annunciare loro che sono stati perdonati dal Buon Dio, e poi guidarli, come deve fare un bravo marinaio, “fino alla grande libertà del mare aperto”.
Questa del vecchio Eznaola, che Sepulveda ci racconta in Patagonia Express, altro non è che la versione australe di una leggenda che, pur con nomi diversi, ha attraversato tutti i mari di tutti i popoli di tutte le ere dell’umanità. Una leggenda antica come la prima zattera che l’uomo ha gettato in acqua: quella del vascello condannato a navigare all’infinito, senza mai trovare pace in un porto, per aver violato una legge non scritta o dell’onore o del mare o degli dei. Continua