March 2021
Le “navi gialle” che rimasero bloccate nel canale di Suez per 8 anni
31/03/2021 Archiviato in: LiguriaNautica
Durante la Guerra dei Sei Giorni quindici navi mercantili furono intrappolate nel canale e... organizzarono le Olimpiadi del Lago Amaro
Una delle navi che rimasero bloccate nel Lago Amaro di Suez per otto anni (foto tratta da un video di Al Jazeera)
Le chiamavano le “navi gialle” per via della sabbia del deserto che si depositava sui ponti e che solo il vento, di tanto in tanto, spazzava. Quattro battevano bandiera britannica, le altre appartenevano alle marine mercatili di Svezia, Germania, Polonia, Bulgaria, Cecoslovacchia, Usa e Francia. Quindici grandi navi mercantili, tutte bloccate nel bel mezzo del canale di Suez. E… no, non avevano compiuto una manovra sbagliata, come l’ormai celeberrima Ever Given! La colpa, quella volta, era tutta della guerra. Quella che passerà alla storia come la Guerra dei Sei Giorni e che ebbe come conseguenza la nascita dello Stato di Israele. Continua
Una delle navi che rimasero bloccate nel Lago Amaro di Suez per otto anni (foto tratta da un video di Al Jazeera)
Le chiamavano le “navi gialle” per via della sabbia del deserto che si depositava sui ponti e che solo il vento, di tanto in tanto, spazzava. Quattro battevano bandiera britannica, le altre appartenevano alle marine mercatili di Svezia, Germania, Polonia, Bulgaria, Cecoslovacchia, Usa e Francia. Quindici grandi navi mercantili, tutte bloccate nel bel mezzo del canale di Suez. E… no, non avevano compiuto una manovra sbagliata, come l’ormai celeberrima Ever Given! La colpa, quella volta, era tutta della guerra. Quella che passerà alla storia come la Guerra dei Sei Giorni e che ebbe come conseguenza la nascita dello Stato di Israele. Continua
“Dieci fiumi e un oceano” per denunciare l’invasione della plastica
17/03/2021 Archiviato in: LiguriaNautica
Dal Gange al Niger, dal Mekong al Nilo: la crociata a remi di Alex Bellini sui corsi d’acqua più inquinati del pianeta
“Ciao, mi chiamo Alex e sono un avventuriero”. Così si presenta Alex Bellini, classe ’78, di professione, leggiamo sempre nel suo blog, “mental training” e “personal coaching”. “Tutti noi – spiega Alex – possediamo le risorse necessarie per fare cose apparentemente impossibili nella nostra vita. Basta solo allenarle o riscoprirle. E trovare la strada per praticarle”.
Un strada che Alex ha imboccato sin da piccolo, quando si arrampicava sulle aspre montagne di quel piccolo paese alpino dove è nato. Poi la sua vita è stata tutta un susseguirsi di avventure. Avventure che lo hanno portato a camminare sulle strade di tutti i continenti e a navigare, per lo più a remi, nei mari e nei fiumi di tutto il mondo. Ricordiamo solo i 33 mila chilometri percorsi a remi nell’oceano Pacifico tra Lima e Sidney, per esempio. Oppure la maratona di 70 giorni e 5 mila e 300 chilometri da Los Angeles a New York. O l’attraversamento del più grande ghiacciaio d’Europa, il Vatnajokull in Islanda, su una slitta.
Tutte avventure che Alex ha vissuto come un percorso di consapevolezza interiore che lo hanno avvicinato all’ambientalismo. Perché imparando a conoscere se stessi, si impara a conoscere, e ad amare, anche questa terra su cui viviamo. E così l’ultima avventura partorita dalla fervida immaginazione di Alex Bellini è una campagna di sensibilizzazione sul problema della plastica che sta asfissiando il pianeta, cominciando dai mari e dai fiumi.
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“Ciao, mi chiamo Alex e sono un avventuriero”. Così si presenta Alex Bellini, classe ’78, di professione, leggiamo sempre nel suo blog, “mental training” e “personal coaching”. “Tutti noi – spiega Alex – possediamo le risorse necessarie per fare cose apparentemente impossibili nella nostra vita. Basta solo allenarle o riscoprirle. E trovare la strada per praticarle”.
Un strada che Alex ha imboccato sin da piccolo, quando si arrampicava sulle aspre montagne di quel piccolo paese alpino dove è nato. Poi la sua vita è stata tutta un susseguirsi di avventure. Avventure che lo hanno portato a camminare sulle strade di tutti i continenti e a navigare, per lo più a remi, nei mari e nei fiumi di tutto il mondo. Ricordiamo solo i 33 mila chilometri percorsi a remi nell’oceano Pacifico tra Lima e Sidney, per esempio. Oppure la maratona di 70 giorni e 5 mila e 300 chilometri da Los Angeles a New York. O l’attraversamento del più grande ghiacciaio d’Europa, il Vatnajokull in Islanda, su una slitta.
Tutte avventure che Alex ha vissuto come un percorso di consapevolezza interiore che lo hanno avvicinato all’ambientalismo. Perché imparando a conoscere se stessi, si impara a conoscere, e ad amare, anche questa terra su cui viviamo. E così l’ultima avventura partorita dalla fervida immaginazione di Alex Bellini è una campagna di sensibilizzazione sul problema della plastica che sta asfissiando il pianeta, cominciando dai mari e dai fiumi.
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Rino Island: la Repubblica delle isole che non ci sono
02/03/2021 Archiviato in: LiguriaNautica
Il territorio di Rino Island è costituito da tutte le isole che i marinai hanno segnato sulla carta “per errore o perché avevano bevuto troppo rum”
“L’isola sconosciuta era lunga all’incirca un miglio marino ma larga al massimo un centinaio di metri. Quello che colpiva di più era la sua ricchissima vegetazione che brillava di un verde pallido tendente all’azzurrognolo. E ancora di più stupivano le centinaia e centinai di uccelli di specie che non avevo mai visto prima, che le volteggiavano sopra in danze folli e sfrenate”. Il capitano che in quel lontano 1879 veleggiava al largo della costa cilena di Valparaiso era un italiano e volle dare all’isola il nome della sua nave: Barone Podestà. Sui suoi diario di bordo segnò diligentemente la posizione dell’isola: 32° 14′ di latitudine sud e 89° 08′ di longitudine ovest. Continua
“L’isola sconosciuta era lunga all’incirca un miglio marino ma larga al massimo un centinaio di metri. Quello che colpiva di più era la sua ricchissima vegetazione che brillava di un verde pallido tendente all’azzurrognolo. E ancora di più stupivano le centinaia e centinai di uccelli di specie che non avevo mai visto prima, che le volteggiavano sopra in danze folli e sfrenate”. Il capitano che in quel lontano 1879 veleggiava al largo della costa cilena di Valparaiso era un italiano e volle dare all’isola il nome della sua nave: Barone Podestà. Sui suoi diario di bordo segnò diligentemente la posizione dell’isola: 32° 14′ di latitudine sud e 89° 08′ di longitudine ovest. Continua