April 2022
Alla ricerca dei relitti delle navi negriere per non dimenticare le proprie radici: la sfida di 500 sub afroamericani
12/04/2022 Archiviato in: LiguriaNautica
Un'associazione di subacquei afro americani si immerge per trovare i relitti dei velieri che trasportarono i loro antenati nelle Americhe
“Quando sei un afroamericano e ti immergi sul relitto di una nave di negrieri lo fai con uno spirito completamente diverso dagli altri subacquei. Non puoi non renderti conto pienamente di due cose: la prima è che forse qualche tuo antenato è stato imprigionato su quella nave, la seconda è che hai una storia diversa da quella degli altri americani. Una storia che non è cominciata nei mercati degli schiavi sulla costa degli Stati Uniti ma molto, molto prima, nel continente africano”. Così racconta i suoi sentimenti l’archeosub ed istruttore Albert José Jones, uno dei fondatori della National Association of Black Scuba Divers, un’associazione americana di subacquei di origine africana.
Jones è anche membro del consiglio di amministrazione della Dwa, acronimo di Diving With a Purpose, traducibile con “immergersi con uno scopo”, un’organizzazione internazionale che si occupa di fornire ai subacquei la formazione necessaria a supportare progetti di ricerca e di conservazione del nostro patrimonio sommerso.
Proprio su proposta dei subacquei afroamericani, la Dwa ha recentemente varato un programma di ricerca dei relitti delle navi negriere che per più di tre secoli hanno fatto la spola tra le coste africane e quelle americane per trasportare una “merce speciale”: gli schiavi. La prima nave negriera batteva bandiera spagnola e salpò nei primi anni del 1500 per portare in Centro America quella forza lavoro che nel Nuovo Continente, tra un massacro e l’altro, cominciava a scarseggiare. L’ultima nave schiavista lasciò la costa africana nel 1866 diretta a Cuba. Continua
“Quando sei un afroamericano e ti immergi sul relitto di una nave di negrieri lo fai con uno spirito completamente diverso dagli altri subacquei. Non puoi non renderti conto pienamente di due cose: la prima è che forse qualche tuo antenato è stato imprigionato su quella nave, la seconda è che hai una storia diversa da quella degli altri americani. Una storia che non è cominciata nei mercati degli schiavi sulla costa degli Stati Uniti ma molto, molto prima, nel continente africano”. Così racconta i suoi sentimenti l’archeosub ed istruttore Albert José Jones, uno dei fondatori della National Association of Black Scuba Divers, un’associazione americana di subacquei di origine africana.
Jones è anche membro del consiglio di amministrazione della Dwa, acronimo di Diving With a Purpose, traducibile con “immergersi con uno scopo”, un’organizzazione internazionale che si occupa di fornire ai subacquei la formazione necessaria a supportare progetti di ricerca e di conservazione del nostro patrimonio sommerso.
Proprio su proposta dei subacquei afroamericani, la Dwa ha recentemente varato un programma di ricerca dei relitti delle navi negriere che per più di tre secoli hanno fatto la spola tra le coste africane e quelle americane per trasportare una “merce speciale”: gli schiavi. La prima nave negriera batteva bandiera spagnola e salpò nei primi anni del 1500 per portare in Centro America quella forza lavoro che nel Nuovo Continente, tra un massacro e l’altro, cominciava a scarseggiare. L’ultima nave schiavista lasciò la costa africana nel 1866 diretta a Cuba. Continua
Il subacqueo che consegna le pizze in fondo al mare
04/04/2022 Archiviato in: LiguriaNautica
A Key Largo, in Florida, un istruttore disoccupato si è inventato il servizio di consegna più incredibile del mondo
Thane Milhoan prepara le pizze da consegnare ai clienti del Julius Lodge, in Florida
Facciamo che ve ne stiate in fondo al mare e che vi venga improvvisamente voglia di una “Quattro stagioni”. Due sono le opzioni che avete a disposizione: tornare in superficie, liberarvi della muta e di tutto l’equipaggiamento per correre alla pizzeria più vicina, oppure potete chiamare lui, Thane Milhoan, che in men che non si dica, vi raggiungerà con pinne e boccaglio, per consegnarvi la vostra pizza ancora calda e fumante.
No, no. Non stiamo scherzando. Quanto abbiamo scritto è tutto vero ed accade giornalmente nella splendida cittadina di Key Largo, bagnata dall’azzurro mare della Florida. I clienti di Thane sono gli ospiti di un famoso hotel subacqueo: il Jules Undersea Lodge. “Jules” sta per Giulio Verne, quello delle “Ventimila leghe sotto i mari”.
L’hotel che si onora del suo nome non scende così in profondità e si ferma ai primi 10 metri sotto il livello del mare. Ma il Julius rimane comunque un vero hotel subacqueo. Unico negli Stati Uniti e, per quanto ne sappiamo, nel mondo. Per accedere alle stanze, gli ospiti non hanno altra scelta che infilare maschera e pinne e tuffarsi nel blu, perché la reception è sul fondale e non ci sono, come in altre strutture simili, tunnel che lo colleghino alla superficie. Continua
Thane Milhoan prepara le pizze da consegnare ai clienti del Julius Lodge, in Florida
Facciamo che ve ne stiate in fondo al mare e che vi venga improvvisamente voglia di una “Quattro stagioni”. Due sono le opzioni che avete a disposizione: tornare in superficie, liberarvi della muta e di tutto l’equipaggiamento per correre alla pizzeria più vicina, oppure potete chiamare lui, Thane Milhoan, che in men che non si dica, vi raggiungerà con pinne e boccaglio, per consegnarvi la vostra pizza ancora calda e fumante.
No, no. Non stiamo scherzando. Quanto abbiamo scritto è tutto vero ed accade giornalmente nella splendida cittadina di Key Largo, bagnata dall’azzurro mare della Florida. I clienti di Thane sono gli ospiti di un famoso hotel subacqueo: il Jules Undersea Lodge. “Jules” sta per Giulio Verne, quello delle “Ventimila leghe sotto i mari”.
L’hotel che si onora del suo nome non scende così in profondità e si ferma ai primi 10 metri sotto il livello del mare. Ma il Julius rimane comunque un vero hotel subacqueo. Unico negli Stati Uniti e, per quanto ne sappiamo, nel mondo. Per accedere alle stanze, gli ospiti non hanno altra scelta che infilare maschera e pinne e tuffarsi nel blu, perché la reception è sul fondale e non ci sono, come in altre strutture simili, tunnel che lo colleghino alla superficie. Continua