November 2018
Immergersi sotto i ghiacci – parte prima
27/11/2018 Archiviato in: LiguriaNautica
Tutto quello che bisogna sapere per immergersi sotto la superficie gelata di un lago alpino
Un subacqueo fa il segno della risalita dopo una immersione in un lago ghiacciato
Scritto per LiguriaNautica - L’inverno ormai è arrivato ma anche voi, come me, non avete nessuna intenzione di impacchettare l’attrezzatura e di riporla in soffitta in attesa della prossima estate, giusto? Magari, approfittando delle festività natalizie, avete già programmato qualche viaggio nel Mediterraneo meridionale, dove le acque sono sempre tiepide ed è ancora possibile fare qualche immersione senza morire di freddo.
Io, ad esempio, me ne andrò a svernare a Creta e di sicuro scriverò qualche reportage per Liguria Nautica sui fondali dell’isola greca e magari raccoglierò anche qualche bella storia di mare dai pescatori locali. Qualcun altro starà pensando al mar Rosso dove le acque sono sempre azzurre. O magari ai paradisi d’Indonesia o alla splendida Cuba che non delude mai. Continua
Un subacqueo fa il segno della risalita dopo una immersione in un lago ghiacciato
Scritto per LiguriaNautica - L’inverno ormai è arrivato ma anche voi, come me, non avete nessuna intenzione di impacchettare l’attrezzatura e di riporla in soffitta in attesa della prossima estate, giusto? Magari, approfittando delle festività natalizie, avete già programmato qualche viaggio nel Mediterraneo meridionale, dove le acque sono sempre tiepide ed è ancora possibile fare qualche immersione senza morire di freddo.
Io, ad esempio, me ne andrò a svernare a Creta e di sicuro scriverò qualche reportage per Liguria Nautica sui fondali dell’isola greca e magari raccoglierò anche qualche bella storia di mare dai pescatori locali. Qualcun altro starà pensando al mar Rosso dove le acque sono sempre azzurre. O magari ai paradisi d’Indonesia o alla splendida Cuba che non delude mai. Continua
Il misterioso relitto di Punta Bianca: storia del piroscafo Almerian, l’ultima nave che salutò il Titanic
23/11/2018 Archiviato in: LiguriaNautica
Nei fondali di Agrigento una spedizione subacquea è riuscita ricostruire la storia di una nave a vapore affondata durante la prima guerra mondiale
Gli archeologi subacquei esplorano il relitto di Punta Bianca
Scritto per LiguriaNautica - Senza voler essere superstiziosi, ci sono navi che non hanno certo portato fortuna a chi le ha incrociate. Ed è stato questo il destino del piroscafo inglese Almerian, l’ultima nave che vide il Titanic nel suo primo e ultimo viaggio e l’ultima nave ad essere affondata dal combattivo sommergibile tedesco U-Boat 73 che fece colare a picco ben 12 navi inglesi, senza contare i mercantili, prima di auto affondarsi davanti alle coste francesi per non consegnarsi al nemico.
Anche la storia del ritrovamento dell’Almerian è una di quelle cha val la pena di essere raccontate ed è emblematica di come agiscono i subacquei appassionati di archeologia del mare, o se preferite chiamarli come li chiamo io, i “cacciatori di relitti”.
Comincia tutto come comincia sempre. Con un amico pescatore che ti racconta una storia. “Nel 1991 sono venuto a conoscenza del relitto di Punta Bianca grazie al mio amico Luigi Bisulca che mi ha portato a fare un’immersione in apnea nel luogo del ritrovamento. Mi sono chiesto che tipo di relitto fosse, l’anno e le cause dell’affondamento. Le acque del sito, quasi sempre torbide, mi hanno però impedito in quel momento di rendermi conto delle reali misure del relitto”, ricorda Stefano Vinciguerra, subacqueo della Lega Navale di Agrigento e del Giass, Gruppo Indagine Archeologica Subacquea Sicilia. Continua
Gli archeologi subacquei esplorano il relitto di Punta Bianca
Scritto per LiguriaNautica - Senza voler essere superstiziosi, ci sono navi che non hanno certo portato fortuna a chi le ha incrociate. Ed è stato questo il destino del piroscafo inglese Almerian, l’ultima nave che vide il Titanic nel suo primo e ultimo viaggio e l’ultima nave ad essere affondata dal combattivo sommergibile tedesco U-Boat 73 che fece colare a picco ben 12 navi inglesi, senza contare i mercantili, prima di auto affondarsi davanti alle coste francesi per non consegnarsi al nemico.
Anche la storia del ritrovamento dell’Almerian è una di quelle cha val la pena di essere raccontate ed è emblematica di come agiscono i subacquei appassionati di archeologia del mare, o se preferite chiamarli come li chiamo io, i “cacciatori di relitti”.
Comincia tutto come comincia sempre. Con un amico pescatore che ti racconta una storia. “Nel 1991 sono venuto a conoscenza del relitto di Punta Bianca grazie al mio amico Luigi Bisulca che mi ha portato a fare un’immersione in apnea nel luogo del ritrovamento. Mi sono chiesto che tipo di relitto fosse, l’anno e le cause dell’affondamento. Le acque del sito, quasi sempre torbide, mi hanno però impedito in quel momento di rendermi conto delle reali misure del relitto”, ricorda Stefano Vinciguerra, subacqueo della Lega Navale di Agrigento e del Giass, Gruppo Indagine Archeologica Subacquea Sicilia. Continua
Nelle profondità del Mar Nero scoperto il relitto di “Ulisse”. E’ la nave intatta più antica del mondo
11/11/2018 Archiviato in: LiguriaNautica
Una troupe di scienziati archeologi, grazie a dei sofisticati droni subacquei, ha trovato i resti di uno scafo risalenti a 2400 anni fa
Scritto per LiguriaNautica - E’ il relitto più antico del mondo. Per 2 mila e 400 anni è rimasto addormentato nelle abissali profondità del Mar Nero, sdraiato in assetto di navigazione a oltre duemila metri di profondità. Trovarlo e restituirlo alla storia, è stata una impresa del celebre Map, acronimo di Maritime Archaeology Project. Una troupe internazionale di archeologi e scienziati che fa riferimento all’Università di Southampton e che dal 2015 sta setacciando con un alcuni droni abilitati per le alte profondità e attrezzati per raccogliere immagini a tre dimensioni, le coste della Bulgaria dove un tempo approdavano le navi provenienti dalla Grecia e, in generale, dai porti mediterranei.
La scelta del mar Nero non è casuale. Non soltanto per la grande attività commerciale e marittima che vi si svolgeva nell’antichità, ma per le profondità delle sue acque che assicurano una sorta di ibernazione del possibile relitto. La quasi totale assenza di ossigeno riscontrabile nelle acque profonde, impedisce infatti il proliferare degli organismi acquatici che sono la causa principale del deterioramento del legno. Continua
Scritto per LiguriaNautica - E’ il relitto più antico del mondo. Per 2 mila e 400 anni è rimasto addormentato nelle abissali profondità del Mar Nero, sdraiato in assetto di navigazione a oltre duemila metri di profondità. Trovarlo e restituirlo alla storia, è stata una impresa del celebre Map, acronimo di Maritime Archaeology Project. Una troupe internazionale di archeologi e scienziati che fa riferimento all’Università di Southampton e che dal 2015 sta setacciando con un alcuni droni abilitati per le alte profondità e attrezzati per raccogliere immagini a tre dimensioni, le coste della Bulgaria dove un tempo approdavano le navi provenienti dalla Grecia e, in generale, dai porti mediterranei.
La scelta del mar Nero non è casuale. Non soltanto per la grande attività commerciale e marittima che vi si svolgeva nell’antichità, ma per le profondità delle sue acque che assicurano una sorta di ibernazione del possibile relitto. La quasi totale assenza di ossigeno riscontrabile nelle acque profonde, impedisce infatti il proliferare degli organismi acquatici che sono la causa principale del deterioramento del legno. Continua
Il bombardiere sotto il mare: una delle più belle immersioni in Liguria
01/11/2018 Archiviato in: LiguriaNautica
Al largo di Santo Stefano al Mare si trova il relitto dell’aereo italiano BR 20 abbattuto dall’asso francese Pierre Le Gloan durante la seconda guerra mondiale
Il relitto del bombardiere BR 20 sul fondale di Santo Stefano al Mare
Scritto per LiguriaNautica -La seconda guerra mondiale ha disseminato i fondali del Mediterraneo di relitti. Ognuno di loro ha una sua storia da raccontare. Storie di uomini e di mare. Storie che qualche volta arrivano dal cielo e che nella profondità del mare hanno trovato la loro conclusione. Una di queste storie è quella del bombardiere italiano BR 20, immatricolato MM 21503, i cui resti giacciono ad una profondità di circa 47 metri ad un miglio e mezzo dal porto di Santo Stefano al Mare, in provincia di Imperia.
L’aereo realizzato dalla Fiat nel 1936 era un bombardiere leggero, 22 metri circa di apertura alare, 16 metri di lunghezza, armato con tre mitragliatrici e poteva trasportare un carico di mille e 600 chili di bombe da sgancio stivate, a differenza degli altri modelli di bombardieri, orizzontalmente e non verticalmente, così da privilegiare la precisione del lancio. Fu il primo bombardiere italiano realizzato completamente in metallo ed ebbe il suo battesimo di fuoco nella guerra civile di Spagna. Continua
Il relitto del bombardiere BR 20 sul fondale di Santo Stefano al Mare
Scritto per LiguriaNautica -La seconda guerra mondiale ha disseminato i fondali del Mediterraneo di relitti. Ognuno di loro ha una sua storia da raccontare. Storie di uomini e di mare. Storie che qualche volta arrivano dal cielo e che nella profondità del mare hanno trovato la loro conclusione. Una di queste storie è quella del bombardiere italiano BR 20, immatricolato MM 21503, i cui resti giacciono ad una profondità di circa 47 metri ad un miglio e mezzo dal porto di Santo Stefano al Mare, in provincia di Imperia.
L’aereo realizzato dalla Fiat nel 1936 era un bombardiere leggero, 22 metri circa di apertura alare, 16 metri di lunghezza, armato con tre mitragliatrici e poteva trasportare un carico di mille e 600 chili di bombe da sgancio stivate, a differenza degli altri modelli di bombardieri, orizzontalmente e non verticalmente, così da privilegiare la precisione del lancio. Fu il primo bombardiere italiano realizzato completamente in metallo ed ebbe il suo battesimo di fuoco nella guerra civile di Spagna. Continua