January 2019
La folle impresa dei terrapiattisti: in crociera attorno al mondo per dimostrare che la terra non è tonda
17/01/2019 Archiviato in: LiguriaNautica
La nave salperà nel 2020 e, secondo i terrapiattisti, sarà “la più grande avventura di tutta la storia dell’umanità”
Siete convinti che il mondo sia tondo come un pallone, magari solo un po’ schiacciato attorno ai poli? Ed invece la terra è piatta come un frisbee, con il polo nord al centro ed una barriera di invalicabili montagne di ghiaccio tutto intorno. La luna? Piatta anche lei e l’uomo, naturalmente, non c’è mai salito sopra. Tutta quella sceneggiata dello sbarco – tra pompose frasi storiche e gran sventolio di bandiere a stelle e strisce – altro non è che un filmetto girato ad Hollywood per cercare di farci credere quello che non è.
E poi, diciamocela tutta, Guerre Stellari e Luke Skywalker sono assai più credibili di Apollo 11 e Neil Armstrong, che ci potevano investire una po’ di più negli effetti speciali, se volevano sperare di farci fessi! La terra tonda? Che scemenza! E quelli che stanno dall’altra parte del “globo” allora? Vivono attaccati al soffitto per non cadere giù?
Eh sì! Per i cosiddetti terrapiattisti della Feic (Flat Earth International Conference), convinti che la terra sia davvero piatta, il termine “evidenza scientifica” ha un significato diverso che per il resto dell’umanità. Tanto è vero che hanno deciso di fare i Cristofori Colombi della situazione, armare una nave da crociera, che di caravelle non se ne trovano più e navigare sino ai confini del mondo per dimostrare all’umanità la fondatezza della loro teoria sulla forma della terra. Continua
Siete convinti che il mondo sia tondo come un pallone, magari solo un po’ schiacciato attorno ai poli? Ed invece la terra è piatta come un frisbee, con il polo nord al centro ed una barriera di invalicabili montagne di ghiaccio tutto intorno. La luna? Piatta anche lei e l’uomo, naturalmente, non c’è mai salito sopra. Tutta quella sceneggiata dello sbarco – tra pompose frasi storiche e gran sventolio di bandiere a stelle e strisce – altro non è che un filmetto girato ad Hollywood per cercare di farci credere quello che non è.
E poi, diciamocela tutta, Guerre Stellari e Luke Skywalker sono assai più credibili di Apollo 11 e Neil Armstrong, che ci potevano investire una po’ di più negli effetti speciali, se volevano sperare di farci fessi! La terra tonda? Che scemenza! E quelli che stanno dall’altra parte del “globo” allora? Vivono attaccati al soffitto per non cadere giù?
Eh sì! Per i cosiddetti terrapiattisti della Feic (Flat Earth International Conference), convinti che la terra sia davvero piatta, il termine “evidenza scientifica” ha un significato diverso che per il resto dell’umanità. Tanto è vero che hanno deciso di fare i Cristofori Colombi della situazione, armare una nave da crociera, che di caravelle non se ne trovano più e navigare sino ai confini del mondo per dimostrare all’umanità la fondatezza della loro teoria sulla forma della terra. Continua
Il meccanismo di Antikythera, uno dei più grandi misteri che il mare ci abbia mai restituito
09/01/2019 Archiviato in: LiguriaNautica
Un oggetto “impossibile” scoperto su un misterioso relitto che giace nelle limpide acque del mare Egeo tra Creta e Citera
Il misterioso meccanismo di Antikythera esposto al museo archeolgico di Atene
Era l’estate del 1901 quando una violenta tempesta costrinse un gruppo di pescatori di spugne greci a cercare approdo sulle rocciose spiagge di Antikythera. L’isola, indicata col nome di Cerigotto nelle mappe della Serenissima Repubblica, era stata un possedimento autonomo della nobile famiglia dei Viaro e, in seguito, delle famiglie dogate dei Giustinian e dei Foscarini.
Antikythera sorge a poche miglia marine dalla più famosa Citera, che dette i natali niente popò di meno che alla dea della bellezza, Afrodite o, se preferite il latino, Venere. Cessata la tempesta, i pescatori che provenivano dalla vicina Creta, decisero di fare qualche tuffo nei fondali allora inesplorati dell’isola nella speranza di raccogliere qualche pezzo di spugna pregiato e fu così che scoprirono, adagiato nell’azzurro del fondale, a 43 metri di profondità, il relitto di una nave che, come fu stabilito in seguito, risaliva alla metà del primo secolo avanti Cristo.
Quando ritornarono a Creta, i pescatori riferirono del ritrovamento alle autorità e gli archeologi greci si misero subito al lavoro per esaminare il relitto e riportare in superficie un gran numero di interessanti reperti come anfore e statue in bronzo e in marmo. Il 17 maggio del 1902, i reperti più voluminosi e ritenuti inizialmente più importanti erano già stati puliti e classificati e Valerios Stais, l’archeologo a capo della spedizione, decise di dare una occhiata più approfondita a quello che sembrava un blocco di pietra scrostato dall’azione del mare.
Possiamo solo immaginare la sua sorpresa quando, dopo una veloce pulizia, l’oggetto apparve per quello che era: un meccanismo in bronzo e altre leghe di metallo formato da un numero imprecisato di ruote dentate, tutte incastrate tra di loro, di cui purtroppo solo le più grandi erano sopravvissute alla devastazione del tempo. Tutto l’oggetto, che diventerà famoso come il meccanismo di Antikythera, era inserito in una specie di cornice o scatola di legno, lunga 30 centimetri, larga 15 e alta circa 5 centimetri ed era destinato a diventare uno dei più grandi misteri che il mare abbia mai restituito all’umanità. Continua
Il misterioso meccanismo di Antikythera esposto al museo archeolgico di Atene
Era l’estate del 1901 quando una violenta tempesta costrinse un gruppo di pescatori di spugne greci a cercare approdo sulle rocciose spiagge di Antikythera. L’isola, indicata col nome di Cerigotto nelle mappe della Serenissima Repubblica, era stata un possedimento autonomo della nobile famiglia dei Viaro e, in seguito, delle famiglie dogate dei Giustinian e dei Foscarini.
Antikythera sorge a poche miglia marine dalla più famosa Citera, che dette i natali niente popò di meno che alla dea della bellezza, Afrodite o, se preferite il latino, Venere. Cessata la tempesta, i pescatori che provenivano dalla vicina Creta, decisero di fare qualche tuffo nei fondali allora inesplorati dell’isola nella speranza di raccogliere qualche pezzo di spugna pregiato e fu così che scoprirono, adagiato nell’azzurro del fondale, a 43 metri di profondità, il relitto di una nave che, come fu stabilito in seguito, risaliva alla metà del primo secolo avanti Cristo.
Quando ritornarono a Creta, i pescatori riferirono del ritrovamento alle autorità e gli archeologi greci si misero subito al lavoro per esaminare il relitto e riportare in superficie un gran numero di interessanti reperti come anfore e statue in bronzo e in marmo. Il 17 maggio del 1902, i reperti più voluminosi e ritenuti inizialmente più importanti erano già stati puliti e classificati e Valerios Stais, l’archeologo a capo della spedizione, decise di dare una occhiata più approfondita a quello che sembrava un blocco di pietra scrostato dall’azione del mare.
Possiamo solo immaginare la sua sorpresa quando, dopo una veloce pulizia, l’oggetto apparve per quello che era: un meccanismo in bronzo e altre leghe di metallo formato da un numero imprecisato di ruote dentate, tutte incastrate tra di loro, di cui purtroppo solo le più grandi erano sopravvissute alla devastazione del tempo. Tutto l’oggetto, che diventerà famoso come il meccanismo di Antikythera, era inserito in una specie di cornice o scatola di legno, lunga 30 centimetri, larga 15 e alta circa 5 centimetri ed era destinato a diventare uno dei più grandi misteri che il mare abbia mai restituito all’umanità. Continua