Storia della subacquea
Gli urinatores, i primi subacquei della storia. E gli scherzi di Cleopatra
14/02/2020 Archiviato in: LiguriaNautica
Secondo gli autori antichi, i primi sub si immergevano respirando da otri pieni d'aria. La regina d'Egitto li usava per combinare scherzi al suo amante Antonio
Un bassorilievo assiro mostra un subacqueo che respira da un otre gonfio d'aria
Tito Livio, uno che le cronache le sapeva scrivere, racconta che nell’anno 168 a.C. Perseo, re di Macedonia, saputo dell’arrivo dell’esercito romano, si spaventò a tal punto che ordino di gettare tutto il suo immenso tesoro nel mar Egeo. Le cose poi andarono diversamente. Il re si pentì del suo gesto e decise di ricorrere agli urinatores per recuperare il malloppo.
Mal gliene incorse, a questi poveri subacquei dell’antichità. Per tutta ricompensa, infatti, il re macedone fece mozzare loro la testa. Che non andassero in giro a raccontare che un monarca del suo calibro si fosse lasciato intimorire da una potenza straniera a tal punto da gettare il suo oro in pasto ai pesci!
Eh sì! A quei tempi, non era cosa facile avere a che fare con i re. Le cose andavano un po’ meglio sulla sponda romana del Mediterraneo dove gli urinatores si erano costituiti in una vera e propria corporazione (oggi diremmo sindacato..), avevano stabilito un preciso tariffario sulle prestazioni che effettuavano ed un compenso sui recuperi marini proporzionale al valore degli oggetti che riportavano in superficie.
Chi lo sa? Magari un tariffario simile, legato al valore del recupero, esisteva anche in Macedonia ed è questo il vero motivo che è costato la testa agli urinatores di re Perseo! Ma per quanto ne sappiamo ora, è in epoca romana che gli urinatores si costituiscono come corpus. Tanto è vero che molte epigrafi d’epoca riportano le cause civili che questi intentavano a coloro che, usufruito dei loro servigi, si rifiutavano di pagare il dovuto. Continua
Un bassorilievo assiro mostra un subacqueo che respira da un otre gonfio d'aria
Tito Livio, uno che le cronache le sapeva scrivere, racconta che nell’anno 168 a.C. Perseo, re di Macedonia, saputo dell’arrivo dell’esercito romano, si spaventò a tal punto che ordino di gettare tutto il suo immenso tesoro nel mar Egeo. Le cose poi andarono diversamente. Il re si pentì del suo gesto e decise di ricorrere agli urinatores per recuperare il malloppo.
Mal gliene incorse, a questi poveri subacquei dell’antichità. Per tutta ricompensa, infatti, il re macedone fece mozzare loro la testa. Che non andassero in giro a raccontare che un monarca del suo calibro si fosse lasciato intimorire da una potenza straniera a tal punto da gettare il suo oro in pasto ai pesci!
Eh sì! A quei tempi, non era cosa facile avere a che fare con i re. Le cose andavano un po’ meglio sulla sponda romana del Mediterraneo dove gli urinatores si erano costituiti in una vera e propria corporazione (oggi diremmo sindacato..), avevano stabilito un preciso tariffario sulle prestazioni che effettuavano ed un compenso sui recuperi marini proporzionale al valore degli oggetti che riportavano in superficie.
Chi lo sa? Magari un tariffario simile, legato al valore del recupero, esisteva anche in Macedonia ed è questo il vero motivo che è costato la testa agli urinatores di re Perseo! Ma per quanto ne sappiamo ora, è in epoca romana che gli urinatores si costituiscono come corpus. Tanto è vero che molte epigrafi d’epoca riportano le cause civili che questi intentavano a coloro che, usufruito dei loro servigi, si rifiutavano di pagare il dovuto. Continua
Quell'universo sotto il mare
21/07/2010 Archiviato in: Altro
Tutto cominciò con una città che non esisteva e con dei lugubri rintocchi di campana che, nelle notti di luna piena, salivano dal fondo del mare terrorizzando gli increduli marinai.
Era l’estate di quarant’anni fa e tra i pescatori di Chioggia e di Pellestrina si vociferano cupi leggende di morti senza pace le cui anime dannate vagano nel fondo del mare. Sono le anime degli abitanti di Metamauco, sussurravano i pescatori, la città perduta e sprofondata nel mare tanti e tanti anni or sono, che ancora tormentano i vivi per testimoniare la loro tragedia.
Continua