Gli urinatores, i primi subacquei della storia. E gli scherzi di Cleopatra

Secondo gli autori antichi, i primi sub si immergevano respirando da otri pieni d'aria. La regina d'Egitto li usava per combinare scherzi al suo amante Antonio

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Un bassorilievo assiro mostra un subacqueo che respira da un otre gonfio d'aria

Tito Livio, uno che le cronache le sapeva scrivere, racconta che nell’anno 168 a.C.
Perseo, re di Macedonia, saputo dell’arrivo dell’esercito romano, si spaventò a tal punto che ordino di gettare tutto il suo immenso tesoro nel mar Egeo. Le cose poi andarono diversamente. Il re si pentì del suo gesto e decise di ricorrere agli urinatores per recuperare il malloppo.
Mal gliene incorse, a questi poveri subacquei dell’antichità. Per tutta ricompensa, infatti, il re macedone fece mozzare loro la testa. Che non andassero in giro a raccontare che un monarca del suo calibro si fosse lasciato intimorire da una potenza straniera a tal punto da gettare il suo oro in pasto ai pesci!
Eh sì! A quei tempi, non era cosa facile avere a che fare con i re. Le cose andavano un po’ meglio sulla sponda romana del Mediterraneo dove gli urinatores si erano costituiti in una vera e propria corporazione (oggi diremmo sindacato..), avevano stabilito un preciso tariffario sulle prestazioni che effettuavano ed un compenso sui recuperi marini proporzionale al valore degli oggetti che riportavano in superficie.
Chi lo sa? Magari un tariffario simile, legato al valore del recupero, esisteva anche in Macedonia ed è questo il vero motivo che è costato la testa agli urinatores di re Perseo! Ma per quanto ne sappiamo ora, è in epoca romana che gli urinatores si costituiscono come corpus. Tanto è vero che molte epigrafi d’epoca riportano le cause civili che questi intentavano a coloro che, usufruito dei loro servigi, si rifiutavano di pagare il dovuto.
Ma chi erano gli urinatores? Non erano persone che facevano tanta pipì, anche se l’etimologia del termine riconduce sempre alla parola “liquidi”. Gli urinatores erano i subacquei dell’antichità. Erano persone che sapevano nuotare – cosa non frequentissima in quegli anni – e, soprattutto, che sapevano immergersi in apnea. Secondo alcuni storici, i primi apneisti professionisti della storia dell’Occidente sarebbero i pescatori di spugne della Grecia. In tempo di guerra venivano arruolati anche loro, e gli storici antichi riportano molti episodi in cui il loro intervento si sarebbe rivelato determinate in assedi o battaglie navali.

Erodoto racconta di tale Scillia che nuotò in apnea per 15 chilometri. Come? Non ci credete? Neanche Erodoto ci credeva, e sottolinea malignamente come, a parere suo, il tipo se li era fatti in barca quei 15 chilometri! Tucidite, dal canto suo, racconta di come gli spartani assediati a Pilo, in una delle loro eterne guerre contro gli ateniesi, furono riforniti di acqua e vettovaglie trasportate sott’acqua da degli abili apneisti.
Ma bisogna andare nella Roma dei Cesari ed attendere il divo Claudio (41 – 45 d. C.) perché gli urinatores si trasformino in un vero e proprio corpo militare e la presenza a bordo di un apneista professionista diventasse un obbligo per tutte le navi militari e, probabilmente, anche civili. I loro compiti erano quelli di disincagliare l’ancora, verificare lo stato della carena della nave, effettuare piccole manutenzioni dell’opera viva, e anche nuotare sino a riva per portare messaggi o chiedere assistenza. Come ho detto, che un marinaio dovesse anche saper nuotare è una idea bislacca nata solo in epoca moderna!
Ma gli urinatores si immergevano solo in apnea? Fondamentalmente sì, ma quando potevano usavano anche rudimentali strumentazioni. Aristotele ci racconta di un apparecchio che consentiva loro di respirare dalla superficie. Molto probabilmente, si trattava di una specie di snorkel fatto con una semplice canna.
Altri autori parlano di otri o di sacche ricavate da stomaci di animali e riempite d’aria. Questa tecnica sarebbe conosciuta sin dai tempi degli assiri, come dimostrerebbe il famoso bassorilievo del VII secolo a. C., anche se, per qualche storico, l’uomo raffigurato usa la sacca a mo’ di salvagente e quindi non respira l’aria dal tubo ma la soffia per tenersi a galla.

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Cleopatra ed Antonio pescano nel Nilo. Un urinatore, respirando da una sacca piena d’aria, attacca i pesci all’amo

Vero o falso? Io, una volta, ci ho pure provato ad andare in apnea con un borsone stagno (stomaci di animali non ne vendono nel mio negozio di subacquea preferito&hellipWinking che avevo riempito d’aria non compressa e zavorrato. Beh… è più la fatica di governare il tutto che il vantaggio di disporre di una piccola e difficilmente accessibile
riserva d’aria a pochi metri dalla superficie.
Magari gli urinatores erano più abili di me che durante il mio esperimento sono mezzo annegato, ma questa storia delle sacche sembra una di quelle notizie in stile “incredibile ma vero” che tanto deliziavano gli autori antichi e, soprattutto, i loro lettori, ma che non entravano certamente nella quotidianità del duro lavoro degli urinatores.
Sullo stesso piano, tendo ad interpretare quanto afferma Plinio il Vecchio, secondo cui gli urinatores si immergevano con la bocca piena di olio che poi sputavano per migliorare la visibilità in immersione. E questa devo ancora sperimentarla di persona! Ma Plinio racconta anche di piovre giganti che attaccano i nuotatori, li strozzano e ne succhiano la linfa dai tentacoli. Neanche questo, fortunatamente, l’ho mai sperimentato.
Di sicuro, da quando la civiltà è apparsa sulla terra, avere a disposizione un buon apneista è sempre utile. Lo sapeva bene anche Marco Antonio. Innamoratissimo della sua Cleopatra, durante le romantiche crociere che la coppia reale si concedeva lungo le placide acque del Nilo, il condottiero romano si faceva bello agli occhi della regina d’Egitto esibendo le sue mascoline doti di pescatore con la cattura di enormi pesci, uno più grosso dell’altro.
Il fatto è che il bell’Antonio, con la lenza in mano, era una vera pippa ma, in compenso, disponeva tra le file del suo esercito di abilissimi urinatores che, nascosti sotto la barca regale, gli infilavano sull’amo le ambite prede. Peccato che Cleopatra fosse tutto fuorché scema e che anche lei disponesse di bravi urinatores e dotati, per di più, dei sopracitati otri per respirare sott’acqua. Possiamo solo cercare di immaginare le risate della regina d’Egitto e la faccia che deve aver fatto il divo Antonio, quella volta che si trovò attaccato all’amo un grosso pesce… secco!